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  1. #21
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    Predefinito Dai Discorsi di sant'Agostino.

    Sermo CLXXXVI, in Natale Domini, 1-2, in PL 38, 999-1000.

    Rallegriamoci, fratelli, gioiscano e si allietino le genti. Questo giorno per noi venne reso sacro non dall'astro solare che vediamo, ma dal suo Creatore invisibile quando, divenuto visibile per noi, lo partorì la Vergine Madre, feconda pur rimanendo integra, anche lei creata dal Creatore invisibile. Vergine nel concepirlo, vergine nel portarlo in grembo, vergine dopo averlo partorito, vergine per sempre.
    Perché ti meravigli di questo, o uomo? Era conveniente che nascesse così Dio, quando si degnò di diventare uomo. Così l'ha creata colui che è stato fatto da lei. Prima che venisse formato nel seno materno già esisteva e, poiché era onnipotente, poté essere formato pur rimanendo ciò che era prima. Si formò una madre, mentre era presso il Padre; e mentre veniva fatto dalla madre, rimase sempre nel Padre. Come avrebbe potuto smettere di essere Dio quando cominciò ad essere uomo, se alla sua madre fece dono di non smettere di essere vergine quando lo partorì?
    Il Verbo si fece carne non significa che cessò di essere Verbo per divenire carne mortale, ma che la carne si unì al Verbo per non essere più mortale. Con l'uomo è formato di anima e di corpo, così Cristo è Dio e uomo. È uomo e insieme Dio; è Dio e insieme uomo: senza confusione della natura, ma nell'unità della persona. Colui che come figlio di Dio è da sempre coeterno al Padre che lo genera, è lo stesso che cominciò ad essere dalla Vergine come figlio dell'uomo.

    Se Verbo significa Dio e carne significa uomo, che significa: Il Verbo si fece carne se non: Colui che era Dio si è fatto uomo? Perciò colui che era Figlio di Dio è divenuto figlio dell'uomo assumendo ciò che era inferiore, non mutando ciò che era superiore; prendendo ciò che non era, non perdendo ciò che era.
    Come potremmo affermare nella professione di fede che il Figlio di Dio è nato da Maria Vergine, se fosse nato dalla Vergine Maria non il Figlio di Dio, ma un figlio dell'uomo? Nessun cristiano nega che da quella donna nacque un figlio d'uomo; afferma però che Dio si è fatto uomo per cui un uomo è divenuto Dio. Infatti il Verbo era Dio e il Verbo si fece carne.
    La vera fede è che colui che era Figlio di Dio, per poter nascere dalla Vergine Maria, prese le sembianze di servo, divenne figlio dell'uomo restando ciò che era e assumendo ciò che non era. Cominciò ad essere nella natura umana, inferiore al Padre, continuò a rimanere nella natura divina, nella quale lui e il Padre sono una cosa sola.

  2. #22
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    Predefinito Dalle "Omelie" di san Cirillo d'Alessandria.

    Grande, profondo e veramente stupendo è questo mistero della religione, in cui gli stessi santi angeli desiderarono fissare lo sguardo. Dice infatti un discepolo del Signore a proposito di ciò che i santi profeti avevano predetto di Cristo salvatore del mondo: Ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno predicato il vangelo nello Spirito Santo mandato dal cielo, cose nelle quali gli angeli desiderano fissare lo sguardo. Quegli angeli, infatti, penetrando con la loro intelligenza questo grande divino mistero, quando Cristo apparve nella carne, resero grazie per noi cantando: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama. Come non avrebbero potuto traboccare di letizia vedendo nascere il Salvatore e il liberatore del mondo dalla Vergine quegli angeli che giubilano per un solo peccatore che si converte! Proprio così come afferma il Signore.

    C'è anche la moltitudine degli spiriti beati, la quale esulta per noi. Quale è il motivo della loro gioia? L'incarnazione del Figlio unigenito, la sua nascita tra gli uomini, l'abisso della sua bontà, la grandezza della sua incomparabile amicizia per noi. La morte trionfante divorò la terra scrive il beato Isaia, ma aggiunge: Il Signore Dio ha asciugato le lacrime su ogni Volto. E in che modo ha asciugato le lacrime su ogni volto? Come ha ridotto al nulla l'antica maledizione e ha abbattuto il funesto potere della morte? Sarà il sapiente Paolo questa volta a comunicarcelo: Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la Vita. Che cosa vuol dire: ne è divenuto partecipe? Niente d'altro se non il fatto di essere nato tra di noi, da Maria, la santa Madre di Dio, nel sangue e nella carne, Colui che della sua pienezza riempie il mondo volle umiliarsi fino all'annientamento. Si umiliò per noi, senza alcuna costrizione, assumendo anzi liberamente per noi la forma di schiavo, egli che per natura era libero; si fece uno di noi colui che sta al di sopra dì ogni creatura: si fece mortale, egli da cui prende vita ogni cosa. Egli infatti è il pane vivo che dà la vita al mondo. Si sottomise alla legge, lui che era al di sopra della legge, anzi addirittura il creatore della legge, essendo Dio. Si fece come uno di quelli la cui vita ha inizio, egli che era prima di tutti i secoli, anzi che degli stessi secoli è l'autore e il creatore. In qual modo si fece simile a noi? Assumendo, in modo davvero prodigioso, un corpo dalla Vergine: un corpo non privo di anima, come affermano alcuni eretici, ma informato da un'anima razionale. Uomo perfetto, dunque, nacque da donna, senza peccato: uomo vero, non semplice apparenza, senza però abdicare alla sua natura divina, o senza cessare di essere quello che era sempre stato, è e sarà: vero Dio.

    Ne segue che per enunciare una professione di fede retta e irreprensibile basta confessare che la Vergine è Madre di Dio, Theotokos. Aggiungere che è anche la madre di un uomo non ha il minimo interesse Infatti ci hanno insegnato a credere in un solo Dio, anche dopo l'Incarnazione: un solo Dio, un solo mediatore tra Dio e gli uomini. Affermiamo ora con certezza che il Verbo di Dio si è fatto uomo, senza affatto mutarsi. E a proposito della sua natura corporea diciamo che la Vergine ha generato un corpo consustanziale al suo e al nostro. Proclamarla Madre di Dio pone in perfetto risalto questa verità: Maria non ha dato alla luce una divinità pura e semplice, ma il Verbo dì Dio unito alla carne. Il termine "Madre di Dio" non sopporta alcun altro significato, eccetto quello che gli diamo, in cui il concetto dell'Incarnazione è posto in piena luce.Concludiamo dunque: la Vergine è davvero Madre di Dio, perché ha messo al mondo in modo soprannaturale un solo Cristo che è partecipe della carne e del sangue e che sul piano umano procede dalla medesima sostanza che appartiene a sua madre e a noi. Sì, Cristo ha preso carne da Maria, Madre di Dio.

  3. #23
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    Predefinito Dai Sermoni di san Bernardo.

    La vita eterna è una fonte inesauribile che irriga tutto il paradiso. Lo irriga? Anzi lo inebria, è la fontana dei giardini e la polla d'acque vive che scaturiscono con impeto dal Libano. E' il fiume che rallegra la città di Dio. E chi è questa fonte di vita se non il Signore Gesù? L'apostolo ci dice infatti: Quando si manifesterà Cristo. la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria . Davvero: la pienezza si è annichilita per essere la nostra giustizia, la nostra santificazione, il nostro perdono. Questa fonte cessò di apparire come vita, gloria e beatitudine e deviò verso di noi, le sue acque invasero le piazze; soltanto chi vuole tenersene lontano non può berne. Quella scaturigine del cielo è giunta a noi attraverso un acquedotto: non prorompe in tutta l'abbondanza della fonte, ma lascia cadere nei nostri aridi cuori la grazia a goccia a goccia, a chi più e a chi meno. L'acquedotto, naturalmente, è pieno, affinché tutti possano attingere alla sua pienezza che, peraltro, rimane sempre intatta. Avete già capito, se non erro, di quale acquedotto intendo parlare: questo acquedotto ha ricevuto dal cuore del Padre la pienezza della fonte stessa e l'ha data a noi se non come è in sé stessa, almeno nella misura di cui noi siamo capaci. Sapete infatti a chi fu detto: Ti saluto, piena di grazia C'è da meravigliarsi allora se Maria, proprio lei, sia l'acquedotto?

    In che modo questo nostro acquedotto riuscì a collegarsi con una fonte tanto sublime? In nessun'altra maniera se non con un desiderio intensissimo, con il fervore della pietà e la preghiera pura. Sta scritto infatti: La preghiera del giusto penetra i cieli. E chi è giusto se non Maria, dalla quale è nato il nostro Sole di giustizia? Proprio bussando e cercando, ella si è accostata all'inarrivabile maestà di Dio e, alla fine, ottenne quel che cercava. Hai trovato grazia presso Dio, le aveva detto l'angelo. Perché? Se è già piena, di grazia, come può aver trovato ancora grazia? Ma era degna di trovare quel che cercava colei alla quale non basta la propria pienezza, colei che non può essere paga del bene che possiede. Nel libro sacro sta scritto: Quelli che mi bevono, avranno ancora sete. Maria diede a Dio una sovrabbondanza di grazia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo scenderà su di te, e quel balsamo prezioso si riverserà in te in misura così ricca da traboccare copiosissimo per ogni parte. E' così: noi già lo sentiamo e i nostri volti diventano radiosi: uno sparso unguento è il tuo nome, esclamiamo; e la tua memoria va di generazione in generazione. E ciò non è inutile perdita; il profumo si effonde, ma non si sperde; e quindi le giovanette, cioè le anime semplici, amano e non poco, lo Sposo divino, il cui olio scende non solo fino alla barba, ma arriva fino a toccare i lembi della sua veste.

    Avete notato così come il nostro acquedotto sale sino alla fonte; non penetra i cieli soltanto con la preghiera, ma con la verginità, la quale avvicina a Dio. Si tratta infatti di una Vergine santa di corpo e di spirito, a cui ben si addicono le parole: La nostra patria è nei cieli. Santa, ripeto, di corpo e di spirito, perché nessuno nutra dubbi su questo acquedotto: sublime certo, e molto, ma sempre incorrotto; un giardino chiuso, una fonte sigillata, tempio del Signore, tabernacolo dello Spirito Santo. Non si tratta di una vergine stolta rimasta senz'olio nella lampada. Maria ha il vaso pieno d'olio, cioè il cuore e la parola colmi di Dio in sublimante preghiera. A Maria, perciò si rivolgeva il canto ispirato del libro sacro: Chi è costei che sorge come l'aurora, bella come la luna.. fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati? Maria infatti sta al di sopra del genere umano, oltre gli angeli e qualsiasi altra creatura celeste; bisogna che ella attinga al di sopra degli angeli quell'acqua viva che deve poi riversare sugli umani. Vediamo come Maria si elevò fino agli angeli per la sua pienezza di grazia e come superò gli angeli per la venuta dello Spirito Santo in lei. Negli angeli c'è carità, purezza e umiltà. E quale di queste virtù brillò in Maria? L'abbiamo già spiegato sopra così come ci fu possibile. Vediamo ora qualcosa di più. A chi mai degli angeli è stato detto: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la suo ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio La verità, dunque, è nata dalla natura umana, non da quella angelica: non la natura degli angeli, ma il seme di Adamo essa prese. E' grande l'angelo quale ministro di Dio; ma è sublime Maria, perché madre del Signore. Pertanto la maternità di Maria è gloria eminentissima, tanto più eccellente rispetto agli angeli per il suo singolare privilegio, quanto più è diverso il suo titolo di Madre da quello, proprio degli angeli, di ministri di Dio. Maria, già piena di grazia, ebbe questa grazia: lei fervente nella carità, integra nella verginità, pia nell'umiltà, ebbe la grazia di diventare madre senza intervento dell'uomo e senza dolore nel parto. Ma è ancora poco. C'è di più: quel che è nato in lei si chiama il Santo ed è il Figlio di Dio.

  4. #24
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    Predefinito Dalle "Meditazioni" di sant'Anselmo di Cantorbery.

    E' stupendo contemplare Maria posta sulle altezze. Nulla eguaglia Maria; tranne Dio nulla è più grande di lei. A Maria Dio diede il Figlio suo unico, che dal suo seno aveva generato uguale a sé stesso e che amava come sé stesso; e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l'unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio; Dio che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria. Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione; poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene. Davvero con te è il Signore. il quale volle che tutte le creature e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.

    Cielo, stelle, terra e fiumi, giorno e notte e tutte le creature sottoposte al potere dell'uomo o disposte per sua utilità, si rallegrano, o Signore, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di aver ricevuto una grazia nuova, inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall'oppressione e avevano perso vivezza per l'abuso di coloro che si erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall'uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia, sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore, non solo invisibilmente le regge dall'alto, ma anche. presente e visibile tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.

    Potrei essere pago, o Madre di Dio, di dire che i tuoi benefici riempiono l'universo quando invece penetrano negli inferì e svettano più alti del cielo? Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negli inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra, gioiscono dì essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso Figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata. 0 Donna piena e sovrabbondante di grazia. ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. 0 vergine bella per il nostro sguardo, amabile a contemplarti, dolcissima da amare, tu superi ogni capacità del mio cuore.

    Vergine santa, tu sei la madre della giustificazione e dei giustificati, della riconciliazione e dei riconciliati, madre della salvezza e dei salvati. Beata certezza e rifugio garantito! La madre di Dio è nostra madre. La madre del nostro unico motivo di sperare e temere è madre nostra. Madre benedetta ed esaltata non soltanto per te ma anche per noi, che vedo arrivarci per opera tua? Qualcosa di enorme, degno d'amore! Questa vista mi colma di una gioia inesprimibile. Se tu, Maria, sei madre di Dio, gli altri tuoi figli non sono forse suoi fratelli? Ma quali fratelli e di chi? Oserò proferire quel che fa esultare il mio cuore o tacerò per tema di sembrare presuntuoso? Eppure quel che credo così ardentemente, perché non proclamarne le lodi? Parlerò allora non per vanità ma per gratitudine. Infatti colui che nascendo da una madre, volle condividere la nostra natura e, restituendoci la vita, renderci figli della madre sua, proprio lui ci invita a riconoscerci suoi fratelli. Il nostro giudice è quindi nostro fratello. Il Salvatore del mondo è nostro fratello. In una parola, il nostro Dio si è fatto, grazie a Maria, nostro fratello.

  5. #25
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    Predefinito Dalle Omelie di san Giovanni Damasceno

    Homilia in Dormitione Mariae, 1-4.8.14, in SC 80, 81-119.

    La memoria del giusto è in benedizione (Prv 10,7 (LXX)), ci dice il sapientissimo Salomone, e Davide, l'antenato di Cristo,aggiunge Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli (Sal 115,15 (LXX)).
    Se il ricordo dei giusti è trasmesso con elogi, come non lodare la fonte della loro giustizia e il tesoro della loro santità? Non per aggiungere qualcosa alla gloria di Dio, ma per penetrare noi nella gloria eterna. La dimora di Dio non ha bisogno di glorificazione da parte nostra, ché su di lei sono state pronunciate parole esaltanti, come quelle che le rivolse il divino Davide, esclamando: Di te si dicono cose stupende, città di Dio (Sal 86,3).
    La città del Dio invisibile e illimitato, che contiene l'universo nel cavo della mano, chi è se non Maria? Lei sola ha accolto realmente, in modo soprannaturale e sovressenziale, il Verbo di Dio sovressenziale e illimitato. Per lei sono state dette parole magnifiche dal Signore stesso. E cosa vi è di più glorioso che aver accolto il disegno di Dio?
    Né lingua umana né intelligenza supercosmica possono celebrare in modo adeguato Maria, perché in lei contempliamo distintamente riflessa la gloria del Signore. E allora? Rimarremo zitti, trattenuti dal timore, perché non siamo in grado di celebrarla degnamente? Niente affatto.

    Con quale titolo inghirlandarti, o sovrana? Con quali espressioni ti saluteremo? Con quale diadema di lodi incoronare il tuo capo santo e glorioso, o donatrice di beni, dispensatrice di ricchezze, splendore del genere umano, orgoglio di tutta la creazione, resa da te tanto beata? Colui che l'universo non poteva contenere, per opera tua ora lo contiene. Colui sul quale non riuscivamo a fissare lo sguardo, ora lo contempliamo a viso scoperto. Aprici, o Verbo di Dio, la bocca restia a parlare; dona alle nostre labbra una parola piena di grazia. Soffia in noi il dono dello Spirito, grazie al quale umili pescatori diventano eloquenti, e illetterati parlano disinvolti della sapienza che supera l'uomo. Allora anche la nostra debole voce proclamerà, sia pur confusamente, le grandezze della tua amatissima Madre.

    O Cristo, il Padre ti ha generato fuori del tempo, senza uscire da sé e senza alterazioni, e nel suo piano di benevolenza ha scelto fin dal principio Maria che ti concepì negli ultimi tempi. Ella ha dato carne della sua carne a te, nostra propiziazione e salvezza, nostra giustizia e redenzione, perché sei la vita nata dalla vita e la luce nata dalla luce, Dio vero da Dio vero. Tua madre fu concepita in modo straordinario: la sua nascita oltrepassò la natura e l'intelligenza umana, e portò la salvezza al mondo; la sua dormizione fu gloriosa, davvero santa e degna di lodi. Il Padre l'ha predestinata; i profeti, per mezzo dello Spirito Santo, l'hanno preannunziata; poi la potenza santificatrice dello Spirito l'ha visitata, purificandola, ed è come se l'avesse irrigata.

    O Verbo di Dio, tu sei la definizione e la manifestazione del Padre. Hai preso dimora in Maria, senza subire limiti. Hai elevato la nullità della nostra natura sino all'infinita altezza della tua irraggiungibile divinità. Di questa natura umana hai ottenuto le primizie dal sangue totalmente casto, immacolato e purissimo della Vergine santa. In Maria ti sei circondato di una carne dotata di un'anima razionale e intelligente, perché assumendola, potesse sussistere in te. Sei diventato uomo perfetto, senza cessare di essere perfettamente Dio e consostanziale al Padre, ma prendendo la nostra debolezza con ineffabile misericordia.
    Poi, sei uscito dal seno materno come un solo Cristo, un solo Signore, un solo Figlio, Dio e uomo insieme, perfetto Dio e perfetto uomo, completamente Dio e completamente uomo, una sola persona in due nature perfette.

    O Figlio di Dio, non sei unicamente Dio e semplicemente uomo, ma Dio incarnato, Figlio unigenito, Dio e uomo in una sola persona. Tu presenti in te stesso le proprietà innate delle due diverse nature ipostaticamente unite senza confondersi né separarsi: quella increata e quella creata, quella mortale e quella immortale, quella visibile e quella invisibile, quella circoscritta e quella illimitata. Sei dotato di una volontà divina e di una volontà umana, di un'attività divina e di un'attività umana, entrambe libere, la divina come l'umana. In te ci sono le meraviglie divine e le inclinazioni umane, quelle naturali e innocenti. O Signore, hai assunto il primo Adamo nella sua interezza, libero però dal peccato. Misericordioso come sei, hai accolto un corpo, un'anima, uno spirito e le loro facoltà naturali prima della trasgressione, per salvare tutta la mia persona; è vero infatti che quello che non è stato assunto, non è stato guarito.

    O Cristo, tu sei l'unico mediatore tra Dio e gli uomini. Hai annullato l'inimicizia e ricondotto al Padre l'uomo che si era fatto lontano. Hai corretto ciò che si era pervertito, illuminando ciò che era ottenebrato; hai rinnovato ciò che si era infranto, hai reso incorruttibile quello che si era corrotto. Hai liberato la creazione dal mito politeistico. Figli di Dio tu hai reso gli uomini, dichiarando partecipi della tua gloria divina quelli che si erano disonorati. Chi era stato condannato agli inferi, l'hai innalzato sopra ogni principato e potenza; sul trono regale, in te stesso, hai fatto sedere i condannati a tornare alla terra e ad abitare l'Ade. Quale fu lo strumento di questi immensi benefici che oltrepassano ogni pensiero e comprensione? Non forse colei che ti ha generato, la Semprevergine? Vedete, padri e fratelli amati da Dio, la grazia del giorno presente. Vedete la solennità e la grandezza di colei che oggi è celebrata. Non vi incutono tremore questi misteri pieni di meraviglie? Beati coloro che vi sanno cogliere tutto ciò che va contemplato. Beati quelli che possiedono tale sensibilità spirituale.

    O incolmabile bontà di Dio! 0 amore ingiustificabile! Colui che chiama all'esistenza ciò che non esiste, che riempie cielo e terra, colui per il quale il cielo è trono e la terra sgabello per i piedi, ha fatto della propria serva una spaziosa dimora e vi realizza il mistero più nuovo. Dio diviene uomo, generato in modo soprannaturale; egli apre il grembo materno senza violare il sigillo della verginità. Viene portato in braccio come un neonato, lui che è del Padre irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza (Eb 1,3); lui che sostiene l'universo con la parola della sua bocca. O meraviglie davvero divine! Sono misteri che trascendono la natura e l'intelligenza. Sono privilegi sovrumani della verginità. Qual è questo grande mistero che ti circonda, o santa madre e vergine? Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo (Lc 1,42)! Beata sei fra generazioni di generazioni, l'unica degna di essere chiamata beata.

    Anche noi, oggi, ti stiamo dinanzi, o sovrana; sì, lo ripeto, sovrana, madre di Dio e vergine, a noi tu sei di speranza e le nostre anime si legano a te come all'ancora più salda e infrangibile. Ti consacriamo tutta la nostra persona, anima e corpo, e vogliamo onorarti, per quanto a noi è possibile, con salmi, inni e cantici spirituali (Ef 5,19), anche se sarà sempre lode inadeguata. Secondo le Scritture, l'onore reso ai compagni di servitù è segno dell'affetto verso il comune padrone. Come allora oseremmo essere pigri nel lodare la Madre del Signore? Non va ricercato con alacrità l'onore che ti spetta? Non va stimato più prezioso del nostro respiro, perché è fonte di vita? In tal modo potremo testimoniare meglio l'affetto al nostro Signore. Accetta comunque con benevolenza questo desiderio appassionato, sapendo che va oltre le nostre forze. Volgi lo sguardo verso di noi, nobile sovrana, madre del nostro Sovrano. Governa e dirigi il nostro destino, come tu credi; frena l'impeto delle nostre passioni, guidaci al porto senza tempeste della divina volontà, gratificandoci della felicità futura, della dolce illuminazione che scende dal Verbo, il quale in te si è incarnato.

  6. #26
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    Predefinito Dai Discorsi di san Bernardo.

    Sermo IV in Vigilia Nativitatis Domini, 1, 3-6, in PL 183, 101-103.

    Il Verbo ci arreca oggi la consolazione: lui, gaudio e delizia degli angeli, si è fatto salvezza e conforto degli infelici; lui, il re grande e sublime della santa Gerusalemme, riversa la felicità sui suoi abitanti; lui, piccolo e umile nell'esilio, porta la gioia agli esiliati; lui, la gloria del Padre nell'alto dei cieli, dona in terra la pace agli uomini che egli ama. Oggi un piccolo è donato ai piccoli, per renderli grandi e gloriosi, quando, divenuto lui stesso grande e glorioso, potrà giustificarli. Ecco, io faccio nuove tutte le cose (Ap 21,5). Chi parla così? L'Agnello che siede sul trono, Agnello pieno di tenerezza, di bontà e d'unzione. Egli merita di essere definito pieno d'unzione, perché questo significa il suo nome di Cristo. Verso di chi potrebbe mostrarsi duro e sgradevole quando nascendo non provocò né amarezza né dolore? E' un prodigio nuovo davvero questo casto concepimento, questo venire al mondo indolore.

    La maledizione che pesava su Eva non grava più su Maria: ella dà alla luce il figlio senza dolore. La maledizione si cambia in benedizione all'annunzio di Gabriele:
    Benedetta tu fra le donne (Lc 1, 42). Maria è davvero beata, perché l'unica libera dalla comune maledizione, la sola a non conoscere le doglie del parto. Non stupitevi, fratelli: poteva apportare sofferenza alla madre colui che doveva portare le sofferenze del mondo? Isaia dice infatti: Egli si è addossato i nostri dolori (Is 53,4). Alla fragilità umana ripugnano due cose: l'umiliazione e il dolore. Cristo ci libera da entrambe, perché se le prende su di sé. Il momento cruciale di questa liberazione fu la sua condanna a morte, alla morte più vergognosa, sentenziata da gente iniqua. Per rassicurarci che davvero ci dona la liberazione, Cristo la anticipò in sua madre con il casto concepimento, con il dare alla luce in modo indolore.

    L'orizzonte si espande: ecco la grazia accumulare gloria e ricchezze, producendo nuovi segni, compiendo nuovi miracoli. Non vi è solo un casto concepimento, e un parto indolore, ma la madre conserva l'integrità verginale. La novità è inaudita: una vergine dà alla luce e resta vergine dopo il parto; in lei si coniugano la fecondità e l'integrità, la gioia di diventare madre con l'onore di restare vergine. lo aspetto, ormai pieno di fiducia, la gloria promessa dell'incorruttibilità nella vita definitiva, perché fin da quaggiù Cristo ha preservato sua madre dalla corruzione della verginità. Colui che ha il potere di conservare la verginità della madre al momento della nascita, potrà facilmente rivestire il nostro corpo corruttibile d'incorruttibilità, facendolo risorgere. Ma ecco ricchezze ancora più grandi, una gloria più alta: Se nella madre non è alterata la verginità, nel Figlio è assente ogni traccia di peccato. La maledizione di Eva non si rovescia sulla madre e il Figlio sfugge al destino comune di cui parla il profeta: Chi può trarre il puro dall'immondo? Nessuno. (Gb 14,4 (LXX)). Ecco un bambino senza sozzura, il solo che sia tale davvero, perché è la Verità.

    L'angelo Gabriele aveva annunziato a Maria: Sarà chiamato figlio dell'Altissimo (Lc 1,32). Sappiamo tutti chi è l'Altissimo, ma Gabriele specifica ancora, per togliere ogni ambiguità: Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio (Lc 1,35). Veramente egli è santo! E se il Signore non lascia che il suo Santo conosca la corruzione della carne, ha pure preservato sua madre dalla perdita dell'integrità verginale. Ancora nuovi miracoli, tesori stupendi: colei che dà alla luce è insieme vergine e madre, ma chi viene al mondo è Dio e uomo ad un tempo. Eppure quel tesoro deve rimanere nascosto, solo più tardi sarà manifesto; il concepimento casto è dissimulato dal fidanzamento, il parto indolore è coperto dai vagiti del neonato, l'integrità verginale della madre si occulta dietro la purificazione legale, l'innocenza del bambino è velata dalla tradizionale circoncisione. Nascondi il tuo bambino, o Maria, nascondi il fulgore di questo nuovo sole. Deponilo nella greppia, avvolgilo nelle fasce. Quei panni sono più preziosi della porpora, quella mangiatoia è più gloriosa di un trono regale, perché la povertà di Cristo è ricchezza ineguagliábile rispetto a tutti i tesori del mondo. Cos'è più pregiato dell'umiltà? Che vi è di più prezioso? Con essa si ottiene il regno dei cieli, con essa si acquista la grazia divina.

  7. #27
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    Predefinito Dai "Discorsi" di S. Agostino, vescovo

    Sermone 72/A, 7

    Ecco, fratelli miei, ponete attenzione, ve ne scongiuro, a ciò che dice Cristo Signore stendendo la mano verso i suoi discepoli: Sono questi mia madre e i miei fratelli. E se uno farà la volontà del Padre mio che mi ha inviato, egli è mio fratello, mia sorella e mia madre (Mt 12,49-50). Non fece forse la volontà del Padre la vergine Maria, la quale per la fede credette, per la fede concepì, fu scelta perché da lei la salvezza nascesse per noi tra gli uomini, e fu creata da Cristo prima che Cristo fosse creato nel suo seno? Santa Maria fece la volontà del Padre e la fece interamente; e perciò vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo anziché madre di Cristo; vale di più, è una prerogativa felice essere stata discepola anziché madre di Cristo. Maria era felice poiché, prima di darlo alla luce, portò nel ventre il Maestro. Vedi se non è come dico. Mentre il Signore passava seguito dalle folle e compiva miracoli propri di Dio, una donna esclamò: Beato il ventre che ti ha portato! (Lc 11,27). Il Signore però, perché non si cercasse la felicità nella carne, che cosa rispose? Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica (Lc 11,28). È per questo dunque che anche Maria fu beata, poiché ascoltò la parola di Dio e la mise in pratica. Custodì la verità nella mente più che la carne nel ventre. La verità è Cristo, la carne è Cristo: Cristo verità nella mente di Maria, Cristo carne nel ventre di Maria; vale più ciò che è nella mente anziché ciò che si porta nel ventre. Santa è Maria, beata è Maria, ma più importante è la Chiesa che non la vergine Maria. Perché? Maria è una parte della Chiesa, un membro santo, eccellente, superiore a tutti gli altri, ma tuttavia un membro di tutto il corpo. Se è un membro di tutto il corpo, senza dubbio più importante di un membro è il corpo. Il capo è il Signore, e capo e corpo formano il Cristo totale. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo Dio per capo.

  8. #28
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    In rilievo.
    Trattasi - quello della Divina Maternità di Maria - di un dogma non accettato dai razionalisti, antichi e moderni (QUI).
    Che Dio possa toccare i loro cuori, aprendoli a questa sublime Verità.

    Aug.

  9. #29
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    Giambattista Tiepolo, Vergine con Bambino, 1759, Amherst College and Springfiel Quadrangle, Hadley

  10. #30

 

 
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