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    Predefinito Padre Marco D'Aviano

    Dal sito Cappuccini del Veneto:

    PICCOLA BIOGRAFIA DEL VEN. PADRE MARCO D'AVIANO
    (Aviano, 17 novembre 1631 - Vienna, 13 agosto 1699)

    Da 12 anni era morto s. Lorenzo da Brindisi quando, ad Aviano, nel Friuli occidentale, nacque il 17 novembre 1631 Carlo Domenico Cristofori, il futuro padre Marco d'Aviano. Di famiglia benestante, fu mandato a studiare nel collegio di Gorizia tenuto dai gesuiti.

    Vi rimase fino a 16 anni quando se ne fuggì per arruolarsi sotto le bandiere della repubblica di Venezia che nel 1645 aveva dichiarato guerra ai turchi ed era scoppiata la cosiddetta guerra di Candia. Era una guerra che si presentava terribile e decisiva dove Venezia si giocava tutto. Non erano pochi i giovani che fuggivano di casa per arruolarsi. Sembrava esploso un entusiasmo da crociate.

    Carlo Domenico arrivo` fino a Capodistria stanco e senza un soldo. Busso` al convento dei cappuccini, che erano li` da oltre vent'anni, fu accolto ma anche consigliato di tornarsene a casa.

    Passarono due o tre anni e nel settembre del 1648, chiese e ottenne di essere ammesso al noviziato dei cappuccini a Conegliano. Prese il nome di Marco d'Aviano. Terminato il noviziato fu mandato ad Arzignano dove passo` qualche anno nel raccoglimento e nel lavoro, in attesa di essere esaminato per poter accedere agli studi. Purtroppo l'esame fu un disastro: fu giudicato inadatto e insufficiente. Gli dissero che poteva essere semplice sacerdote, ma assolutamente non predicatore.

    Suoi futuri compiti: celebrare la messa, recitare l'ufficio divino, dare qualche benedizione, sorvegliare la chiesa, e la sacrestia. Fu ordinato sacerdote nel novembre del 1655.

    Un fatto improvviso. Nel 1653 il generale dell'ordine, p. Fortunato da Cadore, vide in quel giovane frate qualcosa che gli altri non avevano visto e quando nella provincia venne istituito un nuovo corso di studi, lo fece ammettere.

    Terminati gli studi, nel 1664, fu abilitato alla predicazione. D'ora in poi prima di tutto e soprattutto sarebbe stato predicatore. Perche` sarebbe stato anche consigliere politico, organizzatore militare, stratega. Ma tutto questo per lui era semplicemente il dilatarsi della sua predicazione.

    PREDICATORE CAPPUCCINO

    Fu predicatore dunque e predicatore cappuccino. Che a quel tempo voleva dire predicatore contro corrente, preoccupato di annunciare soprattutto "l'ignudo crocifisso" con "parole nude, semplici et humili, piene nondimeno d'amore, infuocate et divine", come dicevano le Costituzioni del 1643.

    Predicatore popolare semplice ed essenziale, nitido e accurato, mirava a convertire i peccatori e a illuminare i credenti. Il resto non aveva importanza. La sua predicazione era "ridondanza d'amore" diretta a "riscaldare gli altri", come dicevano sempre le costituzioni. La sua predicazione nasceva dalla contemplazione e sembrava scendere sugli ascoltatori come un turbine "mentre egli - come annotava un notaio di Bassano del Grappa nel 1690 - col crocifisso in mano gli andava animando allo sprezzo di questo mondo, al pentimento de loro peccati et al chieder perdono a Dio".

    Ma la sua predicazione ebbe una svolta nel 1676 quando a Padova con una benedizione guari` una monaca inchiodata a letto da 13 anni. Fu l'inizio di una vita senza pace. Fu mandato a Venezia poi, per farne perdere le tracce, a Lendinara e a Verona. Ma tutto fu inutile. Padre Marco allora penso` di mettere la sua benedizione all'interno di una funzione penitenziale dove dovevano snodarsi riconoscenza per i divini benefici, fede e confidenza in Dio, deplorazione per la propria ingratitudine, pentimento per i peccati commessi. Prima breve esortazione, poi lentamente dialogo commovente tra p. Marco e i fedeli, finche` si giungeva al "diluvio di pianto" e a "tanta compunzione, pianto e voci dolenti, che pareva il giorno del giudicio" come scriveva p. Marco in una sua lettera. La benedizione che impartiva dopo la recita dell'atto di dolore era il segno che invariabilmente dava l'avvio a fatti umanamente inspiegabili. Ad esempio nel 1681 a Monaco di Baviera, nella chiesa dei cappuccini, dopo queste celebrazioni si raccolsero 150 stampelle, 80 bastoni, due apparecchi ortopedici lasciati da infermi guariti.

    Insomma quel padre predicatore dalla intelligenza per nulla straordinaria, dall'oratoria essenziale, che ormai sembrava non ripetere altro che un continuo atto di dolore, faceva passare dovunque una ventata di soprannaturalita`.

    ASSEDIATO DALLE FOLLE

    Da allora la vita di p. Marco fu impossibile. La gente accorreva a folle, non aveva orari ne` di giorno ne` di notte. E cominciarono i viaggi lunghi e snervanti compiuti attraverso l'Europa. Nel 1678 il duca Carlo V di Lorena lo volle a Innsbruck, subito dopo il duca Massimiliano Filippo lo volle a Monaco, poi a Salisburgo, a Linz presso l'imperatore, poi a Neuburg dove l'attendeva il conte palatino Filippo Guglielmo, Bamberga, Wurzburg, Worms, Magonza, Coblenza, Colonia, Dusseldorf, Augusta. Sempre assediato dalla folla, consumato.

    Nel 1681, dopo la quaresima predicata a Venezia, nuovamente in
    viaggio: Mantova, Milano, Torino, giunse in Francia da dove fu allontanato da re Luigi XIV e spedito al nord, poi Mons, Bruxelles, Anversa, la Vestfalia, la Gueldria, la Renania, il Palatinato, la Svevia, la Svizzera e ritorno in Italia.

    Nel 1682, sempre dopo la predicazione della quaresima, ando` in Austria dove lo aspettava il giovane imperatore Leopoldo I. Era cosciente che troppe cose gli sfuggivano e gli erano taciute, che altre non riusciva a giudicarle con chiarezza. Insomma aveva bisogno di uno che lo aiutasse. Ebbe il coraggio e l'onesta` di chiedere aiuto a padre Marco che divenne consigliere e padre spirituale oltre che sua coscienza critica. Incontri frequenti e corrispondenza fittissima, nell'autunno ritorno` in Italia.

    IL SUO CAPOLAVORO: VIENNA

    L'anno 1683 fu anno tragico. L'aggressione turca da oriente si faceva sempre piu` minacciosa. All'inizio dell'anno l'esercito turco, forte di 100-150.000 uomini aveva iniziato la sua marcia verso l'Ungheria e l'Austria. L'imperatore non poteva opporre che 40.000 soldati.

    A fianco dell'imperatore si era schierato subito il papa Innocenzo XI. Ma i principi cristiani non riuscivano, o non volevano, coalizzarsi in una crociata antiturca.

    La Francia simpatizzava per i turchi, la Polonia tergiversava, gli ungheresi ribelli si alleavano con i turchi che, mentre l'esercito cristiano si stava ancora organizzando, avevano invaso l'Austria inferiore e, verso la meta` di luglio gia` cingevano d'assedio Vienna.

    Vienna era l'ultima resistenza cristiana, poi i turchi avrebbero potuto marciare su Roma. L'imperatore si era rifugiato nell'Austria superiore e solo agli inizi di settembre gli alleati cristiani riuscirono a riunirsi, ma non riuscivano che ad accapigliarsi tra di loro per avere il comando supremo dell'esercito.

    Il papa mando` in Austria p. Marco. Doveva incontrarsi con l'imperatore a Linz e intervenire presso Tulln al consiglio di guerra. Fece opera drammatica di mediazione mentre Vienna stava crollando. L'8 settembre inizio` la marcia di avvicinamento a Vienna. Prima p. Marco celebro` la messa e tenne una "esortazione straordinaria", fece ripetere più volte "Gesu`, Maria! Gesu`, Maria!", fece ripetere da tutti l'atto di dolore e imparti` la benedizione. Il 12 mattina sul monte Kahlenberg, vicino a Vienna, ancora un infiammato discorso e la benedizione alle truppe. Ebbe inizio la battaglia.

    La vittoria degli alleati cristiani fu piena e totale. P. Marco durante la battaglia correva tra i soldati, incoraggiava e benediva con il suo crocifisso alzato (cf. foto sopra). Ora a vittoria ottenuta era felice. Voleva che gli alleati cristiani inseguissero i turchi, sfruttassero la vittoria. Ma gli alleati non si mossero. Intrighi politici bloccavano tutto. Padre Marco fu disgustato da tanta insipienza e fece ritorno in Italia.

    Ma ormai p. Marco era diventato il perno morale attorno a cui la "Lega santa" come si sarebbe chiamata, doveva coagularsi. Sarebbe stata formata dal papa, l'imperatore, Polonia e Venezia.

    Scrisse all'imperatore: "Gia` vedo ch'Iddio mi vuole impiegato per il bene del christianesimo e molto volentieri mi sottometto al volere di Dio". Egli vedeva cosi` la guerra contro i turchi. Si trattava della sopravvivenza del cattolicesimo.

    "QUELLO SPIRITO CHE INCALORIVA LE ANIME"

    Dal 1684 fino al 1697 ogni anno, quando la salute glielo permetteva, varcava le Alpi per incontrarsi con l'imperatore e, fino al 1688, per andare nell'esercito in Ungheria e noi Balcani.

    L'ultima volta che si reco` a Vienna fu nel maggio 1694. La pace
    con i turchi era stata conclusa qualche mese prima, ma gli affari andavano molto male e le relazioni con la santa sede erano tesissime a causa dell'insolenza dell'ambasciatore a Roma. Scrisse ad un confratello: "Io sto faticando per il bene comune, ne` mai ho trovato le cose piu` imbrogliate di quello trovi hora". Purtroppo la sua salute andava crollando. Si aggiunsero le "molestie", come le chiamava lui, dei frati e dei secolari.

    Mori` a Vienna il 13 agosto 1699. L'imperatore scrisse: "...spirava quello spirito che incaloriva le anime". I funerali furono un trionfo. Fu sepolto nel cimitero dei frati. Nel 1703 le sue spoglie mortali furono trasferite nel sepolcro nuovo fatto costruire dall'imperatore nella chiesa del convento, accanto alle tombe imperiali.

    LA SPIRITUALITA` DEL SERVIZIO

    La sua spiritualita` era quella tipica dei cappuccini della seconda meta` del Seicento. Immerso nel lavoro e contemplativo. Il lavoro sia quello piu` "religioso" come quello piu` politico era vissuto sempre come un servizio a Dio. Il suo vero e congeniale spazio religioso era delimitato dalla sua cella in una costante nostalgia eremitica. Sognava sempre di "starsene ritirato in una povera cella, per darsi, tutto a Dio e procurare d'infiammarsi del divino amore". Una sua confidenza gioiosa: "Sequestrato dalla conversazione degli huomini, me ne sto tutto con il mio Dio, e mi pare d'esser in paradiso".

    Le sue grandi devozioni: l'eucaristia, la Madonna, l'Atto di dolore.

    Le sue grandi virtu`: fiducia sconfinata in Dio, delicato amore verso il prossimo, profonda umilta`, senso bruciante della fede.

    I suoi grandi ideali: la pace e la giustizia tra i cattolici, veder nascere una comunita` cattolica orgogliosa della sua fede e capace di esprimerla nella vita, l'unita` e la magnanimita` tra i principi cattolici. Insomma una chiesa adulta e vigorosa.

    Il suo temperamento: schivo, modesto, affabile, mansueto, con una "faccia d'angelo", come scriveva un suo confratello, sembrava destinato a fare tutt'altro di quello che fece e a trovarsi in luoghi diversi da quelli dove venne a trovarsi. Sembrava un uomo condannato a vivere nel posto sbagliato. La strada della diplomazia e della consuetudine con i potenti non le venne aperta dalla sua intelligenza ma dai "miracoli". Fu un uomo di azione in un secolo che si inebriava di parole, fu un uomo retto in un secolo contorto, fu un uomo di Dio in un secolo "politico", fu un uomo del silenzio essenziale in un secolo sedotto dalle apparenze.

    Il nunzio di Vienna scriveva di p. Marco alla segreteria del papa: "Libero da secondi fini, parla senza velo".

    Il francescanesimo cappuccino veneto vide in p. Marco l'espressione della sua anima che, del resto era l'anima di tutti i cappuccini del Seicento.

    Proprio quelli che Alessandro Manzoni aveva scelto per mettere nel suo romanzo "I promessi sposi". Di essi diceva: "...tale era la condizione de' cappuccini, che nulla pareva per loro troppo basso, ne` troppo elevato. Servir gl'infimi, ed esser servito da' potenti, entrar ne' palazzi e ne' tuguri, con lo stesso contegno d'umilta` e di sicurezza, esser talvolta, nella stessa casa, un soggetto di passatempo, e un personaggio senza il quale non si decideva nulla, chieder l'elemosina per tutto, e farla a tutti quelli che la chiedevano al convento, a tutto era avvezzo un cappuccino".

    *** 28 giugno 2001 ***
    La Consulta medica della Santa Sede approva il miracolo presentato dai postulatori della Causa.

    *** 8 gennaio 2002 ***
    Nella "plenaria" della Congregazione delle Cause dei Santi, riunitasi in Vaticano, viene dato il "nulla osta" alla beatificazione. Ora manca solo la firma del Papa.

    *** 23 aprile 2002 ***
    In Vaticano, alla presenza del Papa Giovanni Paolo II viene letto e firmato il Decreto relativo al miracolo attribuito al Ven. p. Marco d'Aviano. Prossimamente sara` fissata la data della Beatificazione.

    *** 20 dicembre 2002 ***
    La Segreteria di Stato del Vaticano comunica che il Sommo Pontefice ha disposto che la cerimonia di Beatificazione del Ven. p. Marco d'Aviano avra` luogo domenica 27 aprile 2003 in Piazza S. Pietro a Roma.

    *** 27 aprile 2003 ***

    CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE DEL VEN. P. MARCO D'AVIANO.

    Nuovo sito dedicato al prossimo Beato: Padre Marco d'Aviano

    Dal predetto sito dei cappuccini veneti, altro profilo biografico:

    Beato P. Marco d’Aviano
    (Aviano, 17 novembre 1631 - Vienna, 13 agosto 1699)


    festa: 13 agosto

    Nato ad Aviano (Pordenone) il 17 novembre 1631 da Marco Pasquale Cristofori e Rosa Zanoni, appartenenti alla ricca borghesia dei paese e dal cui matrimonio nacquero altri dieci figli, fu battezzato nello stesso giorno con il nome di Cario Domenico.

    Ricevette nel suo paese di origine la prima formazione spirituale e culturale, che fu perfezionata negli anni 1643-1647 nel collegio dei gesuiti a Gorizia. Qui il giovane Cristofori ebbe modo di ampliare le basi della sua cultura classica e scientifica e di approfondire la sua vita di pietà resa più incisiva dall'appartenenza alle congregazioni mariane.
    Il clima epico determinato dalla guerra di Candia (Creta), combattuta in quegli anni tra la Repubblica di Venezia e l'impero Ottomano, ebbe un influsso decisivo nella vita dei giovane avianese. Animato dal desiderio di raggiungere il luogo delle operazioni belliche, disposto a dare anche il suo sangue per la difesa della fede, a 16 anni lasciò il collegio di Gorizia e giunse dopo giorni a Capodistria, dove, stremato dalla fame e dalle fatiche dei viaggio, bussò alla porta dei Cappuccini. Dal superiore dei convento, oltre a cibo e ricovero, ricevette anche il saggio consiglio di far ritorno a casa presso i suoi genitori.

    Durante la breve permanenza presso i Cappuccini di Capodistria, illuminato dalla grazia, l'avianese intravide la possibilità di seguire in modo diverso la sua vocazione all'impegno cristiano e al martirio. Il tutto sfociò nella ferma decisione di abbracciare l'austera vita cappuccina. Nel mese di settembre dei 1648 fu ricevuto nel noviziato di Conegliano e un anno dopo, il 21 novembre 1649, emetteva i voti religiosi con il nome di fr. Marco d'Aviano. Compì in seguito il corso regolare degli studi, fissato tra i Cappuccini in un triennio di filosofia e un quadriennio di teologia, durante il quale, il 18 settembre 1655, fu ordinato sacerdote a Chioggia.
    Per diversi anni visse senza compiti specifici, fortemente impegnato nella preghiera e nella vita comunitaria, nell'umiltà e nel nascondimento, nella fedele osservanza della Regola e delle Costituzioni dell'Ordine, Dal settembre 1664, anno in cui ottenne la "patente di predicazione" padre Marco profuse le sue migliori energie nell'evangelizzazione in tutta Italia, soprattutto in occasione della Quaresima e dell'Avvento. Non mancarono impegni di responsabilità e di governo: nel 1672 infatti fu eletto superiore dei convento di Belluno, e nel 1674 fu chiamato a dirigere la fraternità di Oderzo.

    L'evento, che tolse il cappuccino avianese dall'umile nascondimento della cella conventuale e lo impose all'attenzione universale, si verificò l'8 settembre 1676: mentre si trovava a predicare nel monastero padovano di San Prosdocimo, grazie alla sua preghiera e benedizione fu istantaneamente guarita la monaca Vincenza Francesconi, ammalata e costretta a letto da circa 13 anni.
    Eventi straordinari simili si verificarono un mese dopo a Venezia, creando intorno alla sua persona un notevole afflusso di popolo e dando così un credito particolare alla sua attività apostolica.
    Non turbato dalla fama - che sempre più si diffondeva intorno a lui e che presto fece richiedere la sua presenza anche fuori d'Italia - padre Marco continuava il suo servizio pastorale e specialmente l'attività della predicazione, sempre incisiva ed essenziale. In particolare esortava i suoi ascoltatori all'incremento della vita di fede e al pentimento dei propri peccati: a tutti faceva recitare l' "atto di dolore perfetto" (una preghiera stampata e diffusa a migliaia di copie in molti paesi europei) e impartiva poi la sua benedizione, sempre apportatrice di abbondanti frutti spirituali e spesso anche di eventi prodigiosi e guarigioni straordinarie.
    Furono proprio questi eventi taumaturgici a far richiedere ovunque la presenza del cappuccino e a fargli intraprendere negli ultimi venti anni della sua vita faticosi viaggi apostolici in tutta Europa. Questi venivano effettuati sempre dietro precetto obbedienziale dei superiori dell'Ordine o comandati direttamente dalla Santa Sede. Continuamente richiesto da sovrani, governanti e dalle autorità pubbliche, veniva accolto con grande entusiasmo da numerosa folla desiderosa di ascoltare la sua parola e ricevere la sua benedizione.

    Tra gli autorevoli personaggi, che richiesero insistentemente la sua presenza e gli offrirono la loro amicizia, vanno annoverati il governatore dei Tirolo Carlo V di Lorena e sua moglie Eleonora, il duca di Neuburg Filippo Guglielmo e suo figlio Giovanni Guglielmo, l'elettore di Baviera Massimiliano Emanuele e lo zio Massimiliano Filippo, la principessa di Vaudemont Anna Elisabetta, la deifina di Francia Maria Anna Cristina Vittoria, il re di Spagna Carlo II e la sua seconda moglie Marianna di Neuburg, e in modo particolare il re di Polonia Giovanni Sobieski, l'imperatore Leopoldo I e vari esponenti della corte imperiale. Meta dei suoi viaggi furono in questi anni la Germania, la Francia, il Belgio, l'Olanda, la Svizzera, la Boemia e l'Austria.
    Va sottolineata in particolare la profonda amicizia che legò padre Marco all'imperatore Leopoldo I. Dal primo incontro, che ebbe luogo a Linz nel settembre 1680, fino alla morte, il frate avianese fu per Leopoldo amico, consigliere, padre spirituale e confidente in ogni occasione e per ogni problema, tanto di ordine familiare che politico, economico, militare e religioso.
    Tra i due esisteva in effetti una profonda complementarietà di carattere: l'insicuro e indeciso Leopoldo incontrò provvidenzialmente sulla sua strada la forte e decisa personalità di padre Marco che, oltre alla sincera amicizia, offrì al suo augusto contemporaneo coraggio, forza, decisione, sicurezza di giudizio e di azione, aiuto e direzione nelle necessità spirituali, confidenza e consiglio nei suoi problemi di coscienza e in tutti i suoi impegni di governo.

    Proprio in base alle pressanti insistenze imperiali e agli ordini provenienti da Roma, Marco d'Aviano dovette recarsi alla corte imperiale, di solito nei mesi estivi, ben quattordici volte, e partecipare attivamente alla "crociata antiturca". Ad essa il frate prese parte in qualità di legato pontificio e di missionario apostolico.
    Fu suo grande merito l'aver contribuito in prima persona e in maniera determinante alla liberazione di Vienna dall'assedio ottomano il 12 settembre 1683. Dal 1683 al 1689 partecipò alle campagne militari di difesa e di liberazione: suo scopo era instaurare e favorire reciproche relazioni amichevoli all'interno dell'esercito imperiale, e assistere spiritualmente i soldati.
    Non mancarono grandi successi militari, come la liberazione di Buda il 2 settembre 1686, e quella di Belgrado il 6 settembre 1688. Negli anni seguenti fu molto viva la sua azione per riportare la pace in Europa, soprattutto tra Francia e Impero, e nel promuovere l'unità delle potenze cattoliche in difesa della fede, sempre minacciata dalla potenza ottomana.

    Nel maggio 1699 Marco d'Aviano intraprese il suo ultimo viaggio verso la capitale dell'impero. La sua salute, già cagionevole, subì un progressivo peggioramento, tanto che dovette interrompere ogni attività. Il 2 agosto ricevette in convento la visita della famiglia imperiale e poi quella dei più illustri personaggi di Vienna. Il 12 dello stesso mese il nunzio apostolico Andrea Santa Croce portò personalmente la benedizione apostolica dei papa Innocenzo XII all'ammalato, che ricevette gli ultimi sacramenti e rinnovò la professione religiosa.
    Il 13 agosto 1699, assistito dal suo amico l'imperatore Leopoldo e dall'imperatrice Eleonora, stringendo tra le mani il crocifisso, padre Marco spirava dolcemente. Per permettere alla numerosa popolazione, accorsa da ogni dove, di vedere e venerare per l'ultima volta le spoglie mortali del cappuccino avianese, l'imperatore ordinò che i funerali si celebrassero il giorno 17. Il corpo di padre Marco riposa nella chiesa dei Cappuccini, accanto alle tombe imperiali.
    La fama della sua santità era riconosciuta dai contemporanei, ma per diversi motivi il processo di canonizzazione venne introdotto soltanto alla fine dell'ottocento.
    Dopo la causa ordinaria, nel 1912 il papa veneto Pio X introdusse il processo apostolico, Il 6 luglio 1991 Giovanni Paolo II dichiarò l'eroicità delle virtù di padre Marco e il 27 aprile 2003, in Piazza San Pietro a Roma, lo proclamò "Beato" elevandolo all'onore degli altari.

    In un'epoca e in un contesto diversi rifulse per santità il beato Marco d'Aviano, nel cui animo ardeva il desiderio di preghiera, di silenzio e di adorazione del mistero di Dio. Questo contemplativo itinerante per le strade dell'Europa fu al centro di un vasto rinnovamento spirituale grazie ad una coraggiosa predicazione accompagnata da numerosi prodigi. Profeta disarmato della misericordia divina, fu spinto dalle circostanze ad impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l'unità dell'Europa cristiana. Al continente europeo, che si apre in questi anni a nuove prospettive di cooperazione, il beato Marco d'Aviano ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane. [omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II, 27.04.2003]

    Saluto, ora, i cari Padri Cappuccini e quanti esultano per la beatificazione di Padre Marco d'Aviano, con un particolare pensiero per i pellegrini venuti dall'Austria e accompagnati dall'Arcivescovo di Vienna, il Cardinale Christoph Schönborn. Marco d'Aviano è un esempio per la coraggiosa azione apostolica, apprezzata da tutti, e per la preghiera, fedele alla più genuina tradizione francescana e cappuccina. I suoi interventi in campo sociale, sempre finalizzati al bene delle anime, costituiscono un incoraggiamento anche per i cristiani di oggi a difendere e promuovere i valori evangelici. Il beato Marco d'Aviano protegga l'Europa, perché possa costruire la sua unità non trascurando le comuni radici cristiane. [udienza del Santo Padre Giovanni Paolo II, 28.04.2003].

  2. #2
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    Galleria dei Ritratti del Beato Padre Marco d'Aviano




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    Le Preghiere più belle del Beato Padre Marco d'Aviano

    Atto di dolore perfetto

    Gesù, Maria,
    io debole creatura ed indegna, prostrato ai vostri piedi confesso,
    con intenso dolore e con l'anima piena di confusione,
    le mie innumerevoli negligenze e peccati, che ho commesso nella mia vita.
    Vi ho offeso o mio Dio. Vi ho offeso e mi pento dal profondo del mio cuore.
    Nella viva speranza del Vostro Santo Aiuto, ho il fermo proposito di morire, piuttosto che commetere ancora un solo peccato mortale.
    Mi dolgo senza fine dei miei peccati, soprattutto per questo: Perchè ho offeso Voi, mio Dio infinitamente buono e amoroso, dalla cui lode, ringraziamento e glorificazione, nessuna creatuta dovrebbe mai cessare. Amen

    O Maria Santissima Mia Padrona

    O Maria Santissima, Mia Padrona,
    nella vostra benedetta fiducia,
    nella vostra speciale protezione
    e nel seno della vostra misericordia,
    mi raccomando oggi, tutti i giorni,
    e nell'ora della morte.
    Ogni mia speranza e ogni consolazione,
    le mie angoscie e tutte le mie miserie,
    la mia vita e il termine della mia vita,
    tutto a voi affido affinchè,
    per i vostri altissimi meriti e l'intercessione vostra,
    tette le mie opere si facciano e si dirigano
    secondo la vostra Volontà e quella del vostro Divin Figlio. Amen

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    Il Testamento Spirituale

    Prima di morire desidero di essere confortato dalla confessione generale dei miei peccati e di ricevere il Santo Viatico. Nel caso che mi trovassi nell'impossibilita di fare una confessione generale, io m'accuso di tutti i peccati che abbia potuto commettere in pensiero, desideri ed opere, sia contro Dio che coniro la mia anima ed il mio prossimo. Sin d'ora li detesto infinitamente e non desidero più lunga vita se non per piangerli con più amarezza, non per timore dell'inferno o di altro castigo, ma unicarnente perché offendono Dio, Sommo Bene, che avrei dovuto amare sopra ogni cosa. Con l'aiuto della sua grazia, propongo fermamente di non peccare mai più.

    In quanto al Santo Viatico, se non potessi riceverlo realmente, voglio però riceverlo spiritualmente nel mio cuore, scongiurando il Signore di non abbandonarmi nel momento di una partenza cosl pericolosa, di difendermi contro tutti gli assalti del demonio, e infine di condurmi, come per sua mano, alle porte dell'eterna felicità.

    Desidero anche di ricevere, all'avvicinarsi della morte, l'estrema unzione, e se ciò non si potesse fare, prego la divina Maestà di ungermi con l'olio della sua misericordia, e, in ogni caso, di impregnare con questa unzioone tanto i miei sensi interni, quanto gli esterni, e di perdonarmi tutto quello che io avessi potuto fare di male coi miei occhi, con le mie orecchie, con la mia lingua, coi miei piedi e con le mie mani.

    Benché i miei peccati avrebbero meritato mile volte l'inferno per me,non voglio però dubitare della misericordia di Dio, so che egli perdona ai più grandi peccatori, ed io, ahimè!, sono nel numero di questi, ed ho sempre presenti al mio spirito queste parole del suo Vangelo: "Non sono venuto per i giusti, ma pei peccatori".

    Confesso di non ricordarmi d'aver mai compiuto un'opera buona che potesse meritarmi la vita eterna, e, se l'avessi compiuta, non avrei potuto farlo che per la grazia di Dio e non coi miei deboli mezzi, non avendo di mio che la negligeuza. Ma quantunque mi riconosca spoglio di ogni merito per l'eterna vita, spero tuttavia di pervenirvi, perché tutta la mia confidenza è riposta nel Sangue Prezioso versato per me sul Calvario.

    Sopporterò volentieri e pazientemente ogni malattia, ogni dolore e la morte stessa. Confermo ora questa volontà, affinché se nel delirio, o per qualche tentazione del demonio, dovessi sentire impazienza o mormorare contro Dio, questa cattiva disposizione sia revocata, esclusa e disapprovata sin d'ora dalle presenti disposizioni.

    Perdono di tutto cuore le offese che si avessero potato farmi e che fossero state dirette contro il mio onore, la mia riputazione, la mia vita stesa.

    Prego Dio di perdonare ai miei persecutori e di assisterli, e domando loro a mia volta di perdonarmi il torto che avessi potuto fare ad essi.

    Sin d'ora e prima degli ultimi miei istanti, rendo grazie alla divina Maestà di tutti i benefici che hanno ricolma la mia vita, benefici visibili od invisibili, corporali o spirituali, e soprattutto per le grazie insigni della creazione, della redenzione, della vocazione alla fede e alla vita reigiosa. Ringrazio principalmente Iddio della longanimità, della pazienza usate a mio riguardo, lasciandomi il tempo di pentirmi e di correggernni, quando avrebbe potato togliermi la vita, nel momento in cui il peccato mi teneva ancora schiavo nelle sue catene.

    Ho eletto la Santissima Vergine, avvocata dei peccatori, che io venero più di tutti i Santi, come custode delle mie ultime volontà. La prego di essere presente alla mia morte, di assistermi, di consolarmi e d'ottenermi dal suo divin Figlio che accolga la mia anima in pace.

    Costituisco a difensore ed avvocato della mia anima, al momento in cui dovrà essere giudicata, l'angelo a cui Iddio ha confidato la mia custodia e lo prego di restituirla al suo Signore.

    Infine, per la misericordia di Gesù Cristo, prego tutti i miei amici, tutti i miei conoscenti, tutte le pie persone che mi vogliono bene ad avere pietà della mia povera anima, quando passerò per le fiamme del Purgatorio, dopo aver ella meritato un castigo più grave. Le prego di soccorrerla con le opere espiatorie e specialmente col santo sacrificio della messa. Io mostrerò loro la mia riconoscenza, quando l'ora della liberazione sarà suonata per me.

    Per ciò che riguarda la mia morte, mi rimetto ancora con piena e intera conformità alla volontà di Dio, circa il modo, il tempo e le altre circostanze che l'accompagneranno. Accetto tutto in espiazione dei miei peccati.

    Firmo questo atto che racchiude le mie ultime volontà, alla presenza i tutti i Santi e soprattutto dei miei santi patroni, che prego a servirmi di testimoni.

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    Predefinito Il Beato Transito

    Dagli Annali della provincia d'Austria dell'ordine dei frati minori cappuccini, 1699

    ...Venendo meno le forze corporali, Padre Marco si dispose alla felice conclusione della sua vita nel miglior modo possibile, in particolare celebrando devotissimamente la Santa Messa nella Stanza Regia che si trova tra le mura del nostro Convento e in parte nell'Infermeria.

    L' Imperatore Leopoldo, informato che Padre Marco di giorno in giorno andava indebolendosi nel corpo, ordinò subito ai suoi medici personali di prendersi cura di lui. A nulla giovarono tutte le medicine usate, perché contro il male della morte non ci sono rimedi.

    I Cardinali Kollonitz e Grimam, pure informati di queste cose, vennero a visitare Padre Marco a letto, s'intrattennero conversando alquanto con lui e infine ricevettero da lui, benché a lungo riluttante, la benedizione.

    Dopo questi due, venne anche ii Nunzio Apostolico che al Padre Marco, in nome del nostro Papa Innocenzo XII, impartì l'indulgenza plenaria per la remissione di tutti i peccati. Ottenutala, Padre Marco meravigliosamente ne godette nel Signore e dimostrò una grande consolazione spirituale.

    Infine, aggravandosi ii male, fatta prima la Professione di Fede e la rinnovazione dei Voti religiosi e invocata umilmente la remissione degli errori commessi, egli venne confortalo degli ultimi Sacramenli della Chiesa la Santa Comunione come Viatico e l'Estrema Unzione. Così, in ogrn ora e in ogni momento, con grandissimo desiderio attese la venuta del suo Signore.

    Prima però di partirsene dai vivi, Padre Marco fu visitato spesso nella sua povera cella dall' Imperatore e l'Imperatrice: nel giomo della Porziuncola (2 agosto) e anche il 13 dello stesso mese quando, genuflessi accanto al suo lettuccio, essi chiesero da lui la benedizione e la ricevettero come dono, con grande consolazione.

    Dopo aver alquanto conversato insieme, dissero al morente Padre Marco ii loro estremo saluto e dolenti raggiunsero la carrozza con la quale erano giunti in incognito. Appena fatto qualche passo fuori delle mura del convento, però, Fra Ermanno, questuante del Convento di Vienna, disse loro che Padre Marco stava entrando in agonia. Discesero allora subito dalla carrozza, ritornarono ambedue accanto al morente e, inginocchiati accanto al letto, vi rimasero fino a che - assistito nel modo prescritto dalla Santa Chiesa da Padre Efrem da Cremisano, Guardiano del luogo e Definitore Provinciale, che ne raccomandava l'anima - Padre Marco, verso l'ora undecima del giorno, spirò.

    (religioso silenzio)

    FONTE

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    Predefinito

    CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

    DECRETO SUL MIRACOLO

    VEN. SERVO DI DIO

    MARCO D'AVIANO


    II Venerabile Servo di Dio Marco d'Aviano (at sec. Carlo Domenico Cristofori) nacque ad Aviano, attualmente in provincia di Pordenone, il 17 novembre 1631. Entrato nell' Ordine dei Frati Minori Cappuccini, eamise i voti religiosi nel 1649 e, nel 1655, fu ordinato presbitero. Con zelo e con frutto si dedico' al ministero della predicazione in Italia e in Europa, accompagnato ovunque da una vasta fama di santita' e di miracoli. Difese la fede, promosse la concordia tra i popoli, collaboro' con ii suo apostolato a liberare l' Europa dall'invasione dei Turchi. Il 13 agosto 1699, assistito dalla famiglia imperiale, che lo aveva carissimo, Si addormento' santamente nel Signore.

    II Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, 16 Iuglio 1991, ha dichiarato che ii Servo di Dio ha esercitato in grado eroico le virtu' teologali, cardinali ed annesse.

    In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto all' esame della Congregazione delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa dei bambino Antonino Geremia di sei anni, ii quale, dopo un mese da un intervento diadeno-tonsilloctomia subito in una casa di Cure di Padova, presento' improwisamente febbre alta, cefalea intensa e vomito. Ricoverato ii 26 maggio 1941 nella medasima clinica, i medici emisero la diagnosi di meningite acuta purulenta e la prognosi infausta. Vista la gravita' della situazione a l'inefficacia della cure, la moglie del primario della clinica si reco' dal P. Leopoldo da Castelnuovo, oggi Santo, il quale le consegno' una medaglia dei Servo di Dio Marco d'Aviano, esortandola a ricorrere con fiducia ella sua intercessione: cio' fu fatto da diverse persona a cominciare dal pomariggio del 27 maggio. Quella stessa sera il bambino comincio' a migliorare e la mattina succassiva era perfattamenta guarito.

    La felice conclusione del caso fu subito attribuita alla intercessione dai P. Marco d'Aviano, per cui, presso la Curia di Padova, negli anni 1942-1946, fu istruito il processo apostolico, la cui validita' giuridica e' stata riconosciuta della Congregezione delle Cause dai Santi con decrato del 20 dicembre 1991.

    La Consulta Medica di questo Dicastaro dopo aver esaminato il caso piu' volte, nella seduta del 28 giugno 2001 ha riconosciuto che la guarigione del piccolo Antonino Garamia fu motto rapida, completa, duratura e scientificamante inspiegabite. Il 9 novambre successivo si e' tenuto il secondo Congrasso Peculiare dei Consultori teologi e l'8 gannaio di quest'anno ha avuto luogo la Sessiona Urdinaria dai Padri Cardinali e Vascovi, essendo Ponente della Causa l' Ecc.mo Mons. Girolamo Grillo, Vascovo di Civitavecchia-Tarquinia.

    Data a Roma, il giorno 23 del mese di Aprile dell'Anno del Signora 2002

    JOS. CARD. SARAIVA MARTINS. Preffilts

    L.+ S. + Edoardo Nowak, Arciv. tit. di Luni, Segretario

    FONTE

 

 
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