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    Predefinito 28 marzo (23 ottobre) - S. Giovanni da Capestrano

    Dal sito SANTI E BEATI:

    San Giovanni da Capestrano (o da Capistrano), Sacerdote

    23 ottobre - Memoria Facoltativa

    Capestrano, L'Aquila, 1386 - Tarvisio, Villach, Austria, 23 ottobre 1456

    Giovanni, convertito all'ideale francescano dopo travagliate vicende nell'ambito forense e politico, iniziò quel incessante ministero della predicazione che lo portò dalla Terra Santa, ai Paesi Bassi, alle regioni germaniche e slave, così da essere chiamato l'apostolo dell'Europa. Spirito intransigente, organizzò i Minori Osservanti, fu consigliere di papi e svolse la sua opera per la difesa della fede e per il rinnovamento dei costumi anche in Italia. Animò la resistenza della città di Belgrado assediata dai Turchi. Concluse la sua testimonianza di missionario itinerante per una malattia contratta in guerra. (Mess. Rom.)

    Era nato a Capestrano, vicino all'Aquila, nel 1386, da un barone tedesco, ma da madre abruzzese. Studente a Perugia, si laureò e divenne ottimo giurista, tanto che Ladislao di Durazzo lo fece governatore di quella città. Ma caduto prigioniero dei Malaspina, decise di farsi francescano, diventando amico di san Bernardino e difendendolo quando, a causa della devozione del Nome di Gesù, venne accusato d'eresia. Anch'egli così prese come emblema il monogramma bernardiniano di Cristo Re. Il Papa lo inviò suo legato in Austria, in Baviera, in Polonia, dove si allargava sempre di più la piaga degli Ussiti. In Terra Santa promosse l'unione degli Armeni con Roma. Aveva settant'anni, nel 1456, quando si trovò alla battaglia di Belgrado investita dai Turchi. Per undici giorni e undici notti non abbandonò mai il campo. Ma tre mesi dopo, il 23 ottobre, Giovanni moriva a Villaco, in Schiavonia, oggi in Austria (Villach). (Avvenire)

    Patronato: Giuristi

    Etimologia: Giovanni = il Signore è benefico, dono del Signore, dall'ebraico

    Simbolo: vessillo con lo stemma di Cristo Re

    Martirologio Romano: San Giovanni da Capestrano, sacerdote dell’Ordine dei Minori, che difese l’osservanza della regola e svolse il suo ministero per quasi tutta l’Europa a sostegno della fede e della morale cattolica. Con il fervore delle sue esortazioni e delle sue preghiere incoraggiò il popolo dei fedeli e si impegnò nella difesa della libertà dei cristiani. Morì presso Ujlak sulla riva del Danubio nel regno di Ungheria.

    Martirologio tradizionale (28 marzo): San Giovanni da Capistrano, Sacerdote dell’Ordine dei Minori e Confessore, di cui si fa memoria il ventitre Ottobre.

    (23 ottobre): Presso Villak, in Ungheria, il natale di san Giovanni da Capistrano, Sacerdote dell'Ordine dei Minori e Confessore, illustre per la santità della vita e per lo zelo nel propagare la fede cattolica; il quale colle sue preghiere e coi suoi miracoli, sbaragliato il formidabile esercito dei Turchi, liberò dall'assedio la fortezza di Belgrado. La sua festa però si celebra il ventotto Marzo.

    Dalla data tradizionale del 28 marzo, il nuovo Calendario della Chiesa ha riportato al 23 ottobre, data effettiva della sua morte, la memoria facoltativa di San Giovanni da Capestrano, uno dei due Santi che, nelle opere d'arte del '400, vengono rappresentati con lo stemma di Cristo Re.
    Il primo è San Bernardino da Siena, che mostra lo stemma raggiante sulla tipica tavoletta di legno, da lui alzata su tutte le piazze come simbolo di libertà e pegno di pace. Il secondo è San Giovanni da Capestrano, che sventola invece quel luminoso stemma sopra una bandiera spiegata, garrente nell'aria di una ideale battaglia.
    Era nato a Capestrano, vicino all'Aquila, nel 1386, da un barone tedesco, ma da madre abruzzese, e il biondo incrocio tra il cavaliere tedesco e la fanciulla abruzzese veniva chiamato " Giantudesco ". " I miei capelli, i quali sembravano fili d'oro - ricorderà da vecchio -io li portavo lunghi, secondo la moda dei mio paese, sicché mi facevano una bella danza ". Studente a Perugia, si laureò e divenne ottimo giurista, tanto che Ladislao di Durazzo lo fece governatore di quella città. Ma da Perugia si vedeva, sul fianco del Subasio, la rosea nuvola di Assisi, e Giantudesco, caduto prigioniero dei Malaspina, meditò in carcere sulla vanità del mondo, come aveva già fatto il giovane San Francesco.
    Non volle perciò tornare alla vita mondana e uscito di carcere si fece legare dalla corda francescana, entrando nell'Ordine, dove San Bernardino propugnava, nel nome di Gesù, la riforma della cosiddetta " osservanza ".
    Giantudesco entrò in intimità col Santo riformatore. Lo difese apertamente e valorosamente quando, a causa della devozione del Nome di Gesù, il Santo senese venne accusato d'eresia. Anch'egli così prese come emblema il monogramma bernardiniano di Cristo Re e lo portò nelle sue dure battaglie contro gli eretici e contro gl'infedeli. Il Papa lo nominò Inquisitore dei Fraticelli; lo inviò suo legato in Austria, in Baviera, in Polonia, dove si allargava sempre di più la piaga degli Ussiti. In Terra Santa promosse l'unione degli Armeni con Roma.
    Ovunque c'era da incitare, da guidare e da combattere, Giantudesco alzava la sua bandiera fregiata dal raggiante stemma di Gesù o addirittura una pesante croce di legno, che ancora si conserva all'Aquila, e si gettava nella mischia, con teutonica fermezza e con italico ardore.
    Aveva settant'anni, nel 1456, quando si trovò alla battaglia di Belgrado investita dai Turchi. Entrò nelle schiere dei combattenti, dove era più incerta la sorte delle armi, incitando i cristiani ad avere fede nel nome di Gesù. "Sia avanzando che retrocedendo - gridava, - sia colpendo che colpiti, invocate il Nome di Gesù. In Lui solo è salute!".
    Per undici giorni e undici notti non abbandonò mai il campo. Ma questa doveva essere la sua ultima fatica di combattente. Tre mesi dopo, il 23 ottobre, Giantudesco moriva a Villaco, nella Schiavonia, consegnando ai suoi fedeli la Croce, emblema di Cristo Re, che egli aveva servito, fino allo stremo delle sue forze.

    Fonte: Archivio Parrocchia


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    Ignoto, S. Giovanni da Capestrano alla battaglia di Belgrado, ultimo decennio XVII sec., Museo nazionale abruzzese, L'Aquila

    Luca Giordano, Apparizione di S. Giovanni da Capestrano a S. Pietro d'Alcantara, Pinacoteca provinciale, Bari

    Bartolomeo Vivarini, S. Giovanni da Capistrano, 1480 circa, Muséè du Louvre, Parigi

    Gaetano Lapis, S. Giovanni da Capistrano, XVIII sec., Cassa di Risparmio di Fano, Fano

    Alonso Cano, SS. Giovanni da Capistrano e Bernardino da Siena, 1652-57, Museo de Bellas Artes, Granada

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    APOSTOLO DELL'EUROPA UNITA

    Non si può certo dire che fu un uomo tutto casa e chiesa, o meglio, visto che era un frate, tutto convento e cappella. Ha avuto una vita movimentata, molto varia e ricca di esperienze. Ha girato prima l’Italia e poi l’Europa, ma non per turismo religioso o per convegni di aggiornamento con soggiorno in alberghi a varie stelle... ma per predicare. E non dimentichiamo che, nel Quattrocento, lo stesso “viaggiare” era sinonimo di fatica, dormire poco, soffrire la fame e la sete con pericoli vari e imprevedibili: ogni giorno una buona dose di disagio di vario genere con avventure non sempre a lieto fine.
    Nel 1453 era caduta la città di Costantinopoli, la capitale dell’Impero Romano d’Oriente. L’impressione fu enorme. Il senso della minaccia sulla cristianità europea era tangibile e incombente. La paura e l’angoscia erano tornate prepotenti e si facevano sentire con forza su larghi strati della popolazione. Anche se non su tutti. Davanti ad ogni avvenimento doloroso c’è sempre un certo numero di apatici, che sono poi quelli dagli ideali ristretti e dagli orizzonti che coincidono esattamente con il proprio benessere e tornaconto. Fu così anche allora. Il nuovo pericolo che minacciava l’Europa era costituito dall’avanzata sanguinaria e apparentemente inarrestabile dell’Islam e dei Turchi. Furono i papi Niccolò V e poi il successore Callisto III che organizzarono una crociata in difesa della fede cristiana e dell’Occidente intero minacciati dal pericolo ottomano-islamico. Ma sul campo è stato Giovanni da Capestrano, un umile frate, a raccogliere la sfida e darsi da fare, con la predicazione, per reclutare uomini. Purtroppo solo gli Ungheresi, i più direttamente minacciati, risposero al suo appello.
    Con un esercito di quasi 5.000 uomini si mise in cammino verso Belgrado, fortezza che era stata chiusa in una tenaglia dalle truppe di Maometto II e dalla flotta turca. Fu dapprima un comandante ungherese, lo Hunyadi, dietro suo impulso a rompere l’assedio navale con un attacco che riportò pieno successo il 14 luglio 1456. Una settimana dopo arrivò anche la vittoria terrestre. E questa ebbe come protagonista assoluto Giovanni da Capestrano che guidò l’attacco. Un frate trasformatosi in generale vittorioso. Fu questa azione a difesa dell’Occidente che gli meritò in seguito l’appellativo di “Apostolo dell’Europa Unita”. Ma gli costò anche la vita. Contrasse infatti la peste e ne morì tre mesi dopo nel convento di Ilok, in Croazia. Era il 1456. Anno della Battaglia di Belgrado dell’Europa contro i Turchi, come viene indicato nei libri di storia.

    Giovanni: inquisitore e predicatore in Italia

    Giovanni nacque il 24 giugno 1386 a Capestrano non lontano da L’Aquila, nell’Abruzzo. I suoi genitori erano di nobili origini. La prima istruzione l’ebbe in famiglia da uno speciale pedagogo. E ancora adolescente conobbe il dolore: subì infatti, per rappresaglia, l’uccisione di ben dodici persone del parentado e la distruzione della stessa casa. Giovanni studiò diritto canonico e diritto civile a Perugia. Diventò anche giudice di questa città facendosi notare e ricordare per la sua integrità morale e imparzialità. Stava per far rientro in paese per guadagnare un po’ di denaro e così autofinanziarsi gli studi per la promozione al dottorato, quando, nel 1415 in seguito ad un conflitto tra Perugia e Rimini, cadde prigioniero. Come sarà alcuni secoli dopo per Sant’Ignazio di Loyola che si convertì durante la prigionia, così fu per Giovanni da Capestrano (cf box a pag. 18). Alcuni anni dopo entrò tra i francescani osservanti, divenendo sacerdote nel 1417.
    La sua vita si può dividere in due grandi periodi. Il primo comprende la sua attività in Italia fino al 1451; il secondo la sua predicazione nell’Europa centrale e la partecipazione alla battaglia di Belgrado, e la morte (1456).
    Nel primo periodo furono tre i principali interessi di Giovanni: la predicazione, la difesa della ortodossia cattolica e la riforma dei frati minori.
    A partire dal 1422 cominciò a predicare a L’Aquila davanti a grandi folle, che rimanevano estasiate alle sue parole e al suo entusiasmo. Folle enormi lo seguiranno anche a Roma, Siena, Perugia, Milano, Padova, Vicenza, Venezia e altre città. Fece anche alcune puntate in Spagna e in Terra Santa. La sua predicazione, specialmente durante l’Avvento e la Quaresima, fu un grande aiuto per il rinnovamento spirituale e dottrinale delle popolazioni italiane del tempo. Diventato un predicatore famoso, Giovanni ne conobbe un altro grandissimo, Bernardino di Siena, di cui divenne amico (e difensore quando venne accusato di idolatria). Fu quest’ultimo a comunicargli la devozione al nome di Gesù (condensato nelle famose tre lettere IHS che significavano Jesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini). Per le sue conoscenze del diritto Giovanni veniva anche chiamato dai papi come paciere e come diplomatico incaricato di delicate missioni.
    Venne nominato in seguito inquisitore dei Fraticelli e chiamato così a combattere il fraticellismo: una setta che pretendeva di praticare “alla lettera e senza glosse” la regola di San Francesco, professando diverse dottrine dichiarate eretiche dalla Chiesa. Proprio per il successo che ebbe come riformatore dell’ordine francescano si meritò l’appellativo di “Colonna dell’Osservanza”.
    Altro incarico che svolge con molto zelo e efficienza, anche senza i risultati desiderati, fu la sua attività di inquisitore degli Ebrei (1427) o meglio la sua battaglia contro l’usura, grandemente ed efficientemente praticata da questi, che ha poi lasciato su di loro lungo i secoli seguenti una fama poco bella. Giovanni si era adoperato presso papi, principi e governatori di città, e specialmente presso la regina Giovanna di Napoli, per far applicare le leggi contro l’usura in generale e contro gli Ebrei in modo particolare, cercando di costringere questi ultimi ad osservare le disposizione del diritto ecclesiastico e civile del Regno. Non ebbe grande successo anche perché non godette degli appoggi importanti su cui lui contava.

    Un predicatore per l’Europa

    Dal 1451 al 1456 abbiamo il secondo periodo della vita di Giovanni quello propriamente “europeo”. Su istanza di papa Niccolò V egli partì per l’Austria insieme a dodici compagni (tra i quali uno dei suoi biografi, un certo Nicola della Fara). Fu lo stesso imperatore Federico III a richiedere la sua presenza come predicatore (predicò in Baviera, nella Turingia, nella Sassonia, Slesia ed in Polonia, parlando in latino e aiutato da un interprete), come riformatore dei frati conventuali, come inquisitore degli Ebrei e anche per cercare di riconvertire gli hussiti di Boemia. Questi erano i seguaci del riformatore Jan Hus, arso come eretico nel 1415 (e “riabilitato” da Giovanni Paolo II nel dicembre ’99, quando espresse il “profondo rammarico per la crudele morte inflitta a Jan Hus e per la conseguente ferita, fonte di conflitti e divisioni, che fu in tal modo aperta nelle menti e nei cuori del popolo boemo”). Gli storici dicono che questo tentativo di “riconversione” fu un fallimento nonostante qualche compromesso raggiunto.
    Ma questo punto nel programma di Giovanni diventava secondario rispetto al pericolo incombente posto dall’Islam che avanzava insieme ai Turchi. Si dedicò completamente a questo obbiettivo fino alla morte.
    Che messaggio ci lascia Giovanni da Capestrano? Anzitutto la sua totale dedizione per la causa del Vangelo, attraverso la predicazione in Italia e nell’Europa centrale contrastando le eresie del tempo. Egli “può restare come esempio di un uomo che, in quello scorcio finale del Medio Evo, seppe capire problemi e aspirazioni, angosce e attese del suo uditorio, e cercò di ripresentare il Vangelo in quella situazione... Un messaggio ... resta per i predicatori di tutti i tempi, quello di farsi ricercatori e annunciatori del senso attuale che deve avere la rivelazione divina per ogni generazione e cultura” (A. Pompei).
    Giovanni da Capestrano ha lasciato una profonda impressione nella Chiesa del Quattrocento, per la sua predicazione travolgente e convincente (e le sue prediche non erano propriamente uno show: duravano infatti dalle due alle tre ore, con qualche eccezione... ancora più a lungo). Fu un uomo di successo apostolico per le conversioni spettacolari operate, per i suoi poteri taumaturgici che esercitava per la povera gente, e non ultimo anche per la sua multiforme santità. “Giovanni appare come un discepolo di Cristo, del quale segue l’esempio per quanto la sua condizione umana glielo consente. L’imitazione di Cristo è dunque primordiale ed il modello evangelico guida la vita di Giovanni. La profonda pietà e la grandissima umiltà del santo colpirono i suoi contempora-
    nei; egli si imponeva prove umilianti, come attraversare la città di Perugia, della quale fu giudice, malvestito e in groppa ad un asinello. Il suo amore per la pace, legato ad un innato senso della giustizia ed una ardente carità nei confronti del prossimo, lo pongono nella categoria dei santi. La sua vita è condotta nel segno dell’austerità: accatta il suo pane, porta quotidianamente il cilicio, digiuna tutti i giorni in eguale misura” (da Storia dei Santi e della Santità cristiana, vol. I).
    Un santo ancora oggi, per molti aspetti, significativo.

    MARIO SCUDU SDB

    ****

    Conversione e missione di Giovanni da Capestrano

    Giovanni era stato fatto prigioniero in una delle tante liti e guerre tra le varie città italiane nel ’400. In questo caso tra Perugia e Rimini. Dopo un tentativo di evasione, viene di nuovo imprigionato e durante la prigionia chiede a Dio di essere liberato. Uno dei suoi primi biografi, Nicola di Fara, scrisse che Giovanni ebbe una visione, che lo portò alla conversione e alla sua futura missione.
    «Gli apparve nell’aria un uomo, che vestiva l’abito dei francescani e che così gli si rivolgeva: “A chi parli con tanta arroganza?”. Pieno di terrore Giovanni gli chiese: “Che cosa vuole Dio da me?”. E l’uomo gli rispose: “Non vede che cosa Dio ha scelto di fare di te? Non vede l’abito che porto? In questo modo insegnerai Religione”. Giovanni rispose: “Farò quel che Dio mi comanda e la proclamerò, poiché questo è il volere di Dio”.
    L’uomo scomparve ma egli ebbe un’altra visione: gli fu mostrata la terra quasi nell’oscurità, in un’ombra fitta, e in mezzo alle tenebre c’era un raggio di luce e verso questa luce affluivano molti popoli, innumerevoli folle. Sempre egli pensò e credette che l’uomo che gli era apparso fosse il beato Francesco. Nessuno può negare che i popoli che andavano verso la luce fossero gli Italiani, i Tedeschi, i Boemi, gli Ungheresi, i Rumeni, i Russi e gli Slavi; e il raggio di luce era Giovanni stesso, che diffuse la dottrina divina» (Nicola di Fara).

    Fonte: Rivista Maria Ausiliatrice, 2000, fasc. 9

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    S. GIOVANNI DA CAPESTRANO

    Tra le genti che nel 1383 vennero in Abruzzo, al seguito di Luigi duca d'Angiò, vi fu un barone di patria tedesca che prese per moglie un donna di Capestrano della famiglia D'Amico. Dalla loro unione nacque, il 24 giugno 1386, alle ore 21,00, un bambino al quale venne dato il nome di Giovanni, in onore di S.Giovanni Battista di cui, in quel giorno, ricorreva la festività. Giovanni fu battezzato nella chiesa di S.Maria del Rosario. La fantasia popolare narra alcune leggende sull'infanzia del Santo. Una di esse racconta, che nella pietra concava presente nell'aia sotto le mura del paese, appartenuta alla famiglia di S.Giovanni lo stesso consumava a volte la sua zuppa. Sin dall'infanzia Giovanni fu affiancato da ottimi educatori. All'età di 18 anni intraprese a Perugia gli studi di diritto ecclesiastico e civile. Mentre era lontano da Capestrano, in un sussulto militare di fazione gli vennero trucidati i fratelli e altri parenti e vennero date alle fiamme le case materna e paterna.

    Terminati gli studi fu chiamato da re Ladislao a Napoli, capitale del regno e iniziò la sua carriera come consigliere della vicaria, regio tribunale dove si discutevano i processi politici. Inviato dallo stesso re a Perugia, avamposto del regno di Napoli, fu prima giudice onestissimo e brillante e poi luogotenente del capitano del popolo.

    Dopo il ritiro della guarnigione napoletana, i cittadini mandarono Giovanni come messaggero di pace dai Malatesta. Essi lo fecero prigioniero e lo rinchiusero nel castello di Brufa. Tenuto a pane e acqua con i ceppi ai piedi, tentò la fuga calandosi dalla torre usando i listelli di una coperta.

    Ripreso, fu gettato nelle cantine del castello con i piedi nell'acqua e una catena alla cinta che lo teneva addossato alla parete. Stando così tre giorni, ormai stremato, ebbe l'apparizione di S.Francesco e sulla sua testa comparve la chierica simbolo dei Francescani.

    Pagato il riscatto di 400 ducati riacquistò la liberta.Tornato a Capestrano sciolse il vincolo del matrimonio che aveva con una giovane capestranese, che tra l'altro non aveva mai consumato, e tornato a Perugia si sottopose ad una grande umiliazione in disprezzo delle cose di questo mondo. Si mise in testa un cappello con su scritti i suoi peccati e cavalcando un asino alla rovescia, attraversò la città raccogliendo le burla dei cittadini.

    Il 4 ottobre 1415 entrò nel convento di Monteripido presso Perugia. Dopo il noviziato passò al convento di Fiesole dove era guardiano S. Berardino da Siena, divenuto poi suo maestro spirituale.

    Iniziò quindi suo peregrinare per molte città d'Italia e d'europa in difesa della chiesa di Roma e per edificare conventi in onore di S.Francesco.

    Ottimo predicatore radunava presso di sè sempre più grandi folle, era anche un lavoratore instancabile. All'Aquila veniva spesso notato al lavoro manuale per la costruzione dell'ospedale di S. Salvatore vicino all'odierna basilica di S. Bernardino. Costruì molti conventi in Abruzzo ed iniziò anche quello di Capestrano nel dicembre del 1447.

    Dal 1451 il Santo dedicò la sua vita alle nazioni d'oltralpi senza più tornare in Italia.

    In seguito Callisto III incaricò frate Giovanni da Capestrano di sollecitare interventi militari presso principi e re europei contro la minaccia dei turchi. Egli lavorò indefessamente come diplomatico pontificio, ma non disdegnò di stare accanto ai soldati che rischiavano la vita per la nostra fede. Alla testa dei crociati comandati dal principe ungherese Giovanni Hunyadi il 22 luglio 1456 fermò alle porte di Belgrado l'esercito turco e lo costrinse a fuggire disordinatamente. Sul campo di battaglia, ingombro di cadaveri insepolti, scoppiò la peste e il 6 agosto 1456 la contrasse egli stesso.

    Con il fisico debilitato, ma con la mente lucida, continuava ad architettare piani contro gli infedeli convinto che la vittoria dovesse continuare fino in Palestina.

    Il 1° settembre venne trasferito nel convento di Villaco (Ylohk) in Ungheria dove, il 23 ottobre del 1456, morì all'età di 70 anni.

    Il suo corpo rimase in venerazione otto giorni. In seguito fu sepolto nella prima cappella della chiesa in una cassa chiusa a sette chiavi. Lì rimase sicuramente fino all'anno 1556, quando i turchi invasero l'Ungheria e la città di Villaco.

    Prima di morire S. Giovanni espresse desiderio che tutti i suoi averi, che non erano altro che libri e manoscritti, fossero riportati a Capestrano. Li affidò a fra Giovanni da Taglicozzo e fra Ambrogio da L'Aquila e, giunti a Capestrano, furono collocati in una biblioteca fatta costruire per l'occasione dalla contessa Cobella da Celano.

    Il 16 ottobre 1690 il papa Alessandro VIII emanò il decreto di canonizzazione del beato Giovanni.

    Cosimo III, che reggeva il Granducato di Toscana e il Principato di Capestrano, proclamò otto giorni di festeggiamenti e regalò alla popolazione il busto argenteo del Santo, attualmente conservato nel convento.

    Nel 1984 S. Giovanni da Capestrano è stato nominato patrono dei cappellani militari di tutto il mondo.

    FONTE

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    Congregazione per i sacramenti e il culto divino

    S. GIOVANNI DA CAPESTRANO PATRONO DEI CAPPELLANI MILITARI


    I cappellani militari (latino: curiones) delle diverse nazioni onorano con particolare e assiduo culto san Giovanni da Capestrano, sacerdote dell'ordine dei frati minori, dotato di insigni virtù, fulgido esempio specialmente di coloro cui è affidato il ministero pastorale dei militari.

    Per questo gli ecc.mi vicari castrensi delle regioni sia orientali sia occidentali, raccogliendo i voti comuni e il parere della conferenza episcopale della rispettiva nazione, hanno debitamente approvato l'elezione di san Giovanni da Capestrano, sacerdote, quale patrono universale presso Dio di tutti i cappellani militari di tutto il mondo. I medesimi hanno vivamente richiesto, con lettere spedite a questa sacra congregazione negli anni dal 1981 al 1983, che tale elezione e approvazione fossero confermate, a norma del n. 30 dell'istruzione De calendariis particularibus atque Officiorum et Missarum Propriis recognoscendis (Sacra Congregazione per il culto divino, 24.6.1970: EV 3/2606).

    Perciò la Sacra Congregazione per i sacramenti e il culto divino, in virtù delle facoltà attribuitele dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, accogliendo quanto sopra esposto, tenuto conto che l'elezione e l'approvazione è stata fatta a norma di diritto, ha dato risposta affermativa alle richieste e conferma san Giovanni da Capestrano, presbitero, patrono presso Dio dei cappellani militari di tutto il mondo, con tutti i diritti e i privilegi liturgici che conseguono secondo le rubriche.

    Da spedirsi con lettera apostolica in forma di breve.

    Nonostante qualsiasi cosa in contrario.

    Dal palazzo della S. Congregazione per i sacramenti e il culto divino, 10 febbraio 1984, nell'anno giubilare della redenzione del genere umano.

    + Giuseppe card. Casoria, prefetto.

    + Virgilio Noè, arciv. tit. di Voncaria, segretario.

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    Trasfigurazione di N.S. Gesù Cristo: giorno in cui si conseguì la vittoria di Belgrado

    S. Bernardino da Siena

    S. Giacomo della Marca

    Santi contraddistintisi nella lotta ai musulmani per salvare l'Europa cristiana:

    Beato Marco D'Aviano, cappuccino

    S. Pio V Papa

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    Predefinito Dal trattato «Lo specchio dei chierici» di san Giovanni da Capestrano, sacerdote

    Parte 1, Venezia 1580, 2

    Coloro che sono chiamati alla mensa del Signore devono brillare di purezza con l'esemplare condotta di una vita moralmente lodevole, e rimuovere ogni sozzura o immondezza di vizi. Vivano per sé e per gli altri in modo dignitoso, come sale della terra. Splendano per un grande spirito di sapienza e con questo illuminio il mondo. Comprendano dall'altissimo maestro Gesù Cristo quello che egli solennemente proclamò non solo agli apostoli e ai discepoli, ma anche a tutti i sacerdoti e chierici loro successori: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini» (Mt 5, 13).
    Coloro che fanno parte del clero e danno cattivo esempio per i loro pessimi costumi, per i vizi e i peccati, sono degni di disprezzo e di esser considerati come fango spregevole. Non sono più utili né a sé, né agli altri. Dice infatti san Gregorio: «Se di qualcuno si disprezza la vita, ne segue che non se ne accetta neppure la predicazione». «I presbiteri che esercitano bene la presidenza siano trattati con doppio onore, soprattutto quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento» (1 Tm 5, 17). I sacerdoti degni, infatti, godono di un duplice onore: uno reale l'altro personale, uno temporale l'altro spirituale, uno transitorio l'altro eterno.
    Abitano sulla terra e sono sottoposti con le creature mortali alla inevitabile limitazione umana, ma in realtà sono concittadini degli angeli, perché sono accetti al Re, quali saggi suoi ministri. Perciò, come il sole sorge sul mondo nei cieli altissimi di Dio, così risplenda la luce del clero davanti agli uomini, perché vedano le sue opere buone e rendano gloria al Padre che é nei cieli (cfr. Mt 5, 16). «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 14). Come la luce non é fatta per illuminare se stessa, ma diffonde i suoi raggi tutt'intorno e fa risplendere le cose visibili, così la vita santa degli ecclesiastici giusti e onesti illumina e rasserena coloro che li vedono fedeli al loro ideale di santità. Per questo, chi é innalzato al governo degli altri, deve mostrare in se stesso in che modo gli altri si debbano comportare nella casa del Signore.

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    Pulpito esterno detto di S. Giovanni da Capistrano (vicino alla Torre Nord) da cui il Santo predicò contro l'invasione turca portando alla vittoria dell'esercito cristiano nel 1456 nella battaglia di Belgrado, Cattedrale di S. Stefano, Vienna

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    St. John Capistran

    Born at Capistrano, in the Diocese of Sulmona, Italy, 1385; died 23 October, 1456. His father had come to Naples in the train of Louis of Anjou, hence is supposed to have been of French blood, though some say he was of German origin. His father dying early, John owed his education to his mother. She had him at first instructed at home and then sent him to study law at Perugia, where he achieved great success under the eminent legist, Pietro de Ubaldis. In 1412 he was appointed governor of Perugia by Ladislaus, King of Naples, who then held that city of the Holy See. As governor he set himself against civic corruption and bribery. War broke out in 1416 between Perugia and the Malatesta. John was sent as ambassador to propose peace to the Malatesta, who however cast him into prison. It was during this imprisonment that he began to think more seriously about his soul. He decided eventually to give up the world and become a Franciscan Friar, owing to a dream he had in which he saw St. Francis and was warned by the saint to enter the Franciscan Order. John had married a wealthy lady of Perugia immediately before the war broke out, but as the marriage was not consummated he obtained a dispensation to enter religion, which he did 4 October, 1416.

    After he had taken his vows he came under the influence of St. Bernardine of Siena, who taught him theology: he had as his fellow-student St. James of the Marches. He accompanied St. Bernardine on his preaching tours in order to study his methods, and in 1420, whilst still in deacon's orders, was himself permitted to preach. But his apostolic life began in 1425, after he had received the priesthood. From this time until his death he laboured ceaselessly for the salvation of souls. He traversed the whole of Italy; and so great were the crowds who came to listen to him that he often had to preach in the public squares. At the time of his preaching all business stopped. At Brescia on one occasion he preached to a crowd of one hundred and twenty-six thousand people, who had come from all the neighbouring provinces. On another occasion during a mission, over two thousand sick people were brought to him that he might sign them with the sign of the Cross, so great was his fame as a healer of the sick. Like St. Bernardine of Siena he greatly propagated devotion to the Holy Name of Jesus, and, together with that saint, was accused of heresy because of this devotion. While he was thus carrying on his apostolic work, he was actively engaged in assisting St. Bernardine in the reform of the Franciscan Order. In 1429 John, together with other Observant friars, was cited to Rome on the charge of heresy, and he was chosen by his companions to defend their cause; the friars were acquitted by the commission of cardinals.

    After this, Pope Martin V conceived the idea of uniting the Conventual Friars Minor and the Observants, and a general chapter of both bodies of Franciscans was convoked at Assisi in 1430. A union was effected, but it did not last long. The following year the Observants held a chapter at Bologna, at which John was the moving spirit. According to Gonzaga, John was about this time appointed commissary general of the Observants, but his name does not appear among the commissaries and vicars in Holzapfel's list (Manuale Hist. Ord. FF. Min., 624-5) before 1443. But it was owing to him that St. Bernardine was appointed vicar-general in 1438. Shortly after this, whilst visiting France he met St. Colette, the reformer of the Second Franciscan Order or Poor Clares, with whose efforts he entirely sympathized. He was frequently employed on embassies by the Holy See. In 1439 he was sent as legate to Milan and Burgundy, to oppose the claims of the antipope Felix V; in 1446 he was on a mission to the King of France; in 1451 he went at the request of the emperor as Apostolic nuncio to Austria. During the period of his nunciature John visited all parts of the empire, preaching and combatting the heresy of the Hussites; he also visited Poland at the request of Casimir IV. In 1454 he was summoned to the Diet at Frankfort, to assist that assembly in its deliberation concerning a crusade against the Turks for the relief of Hungary: and here, too, he was the leading spirit. When the crusade was actually in operation John accompanied the famous Hunyady throughout the campaign: he was present at the battle of Belgrade, and led the left wing of the Christian army against the Turks. He was beatified in 1694, and canonized in 1724. He wrote many books, chiefly against the heresies of his day.

    Bibliography

    Three lives written by the saint's companions, NICHOLAS OF FARA, CHRISTOPHER OF VARESE, and JEROME OF UNDINE, are given by the Bollandists, Acta SS. X, October; WADDING, Annales, IX-XIII; GUIRARD, St. Jean de Capistran et son temps (Bourges, 1865); JACOB, Johannes von Capistrano (Doagh, 1903); ALLIES, Three Catholic Reformers (London, 1872); PASTOR, History of the Popes, II (London, 1891); LEO, Lives of the Saints and Blessed of the three Orders of St. Francis, III (Taunton, 1886).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VIII, New York, 1910

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