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    Predefinito 3 dicembre - S. Francesco Saverio

    Il 3 dicembre la Chiesa celebra la memoria di S. Francesco Saverio Apostolo ed evangelizzatore delle Indie Orientali e del Giappone.
    Egli fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gregorio XV, congiuntamente a S. Ignazio di Loyola, S. Teresa d'Avila, S. Isidoro l'agricoltore e S. Filippo Neri.
    Condivide con S. Teresa del Bambin Gesù il patronato delle missioni.
    La regione spagnola della Navarra lo elesse suo patrono nel 1621; titolo che dal 1657 condivide con S. Firmino. Nel 1985, il Parlamento della Navarra lo qualificò quale “ejemplo señero de inquietud humana e intelectual, de talante entregado y aventurero, del hombre que no desdeñó dificultades ni esfuerzos para recorrer las zonas más alejadas de la tierra. San Francisco Javier es el prototipo de navarro universal abierto a las culturas y a los pueblos del mundo entero, recordado y admirado todavía hoy, por comunidades de gran número de países en todos los continentes”.
    Augustinus

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    Dal sito SANTI E BEATI:

    San Francesco Saverio (Francisco de Jaso Azpilcueta), Sacerdote

    3 dicembre - Memoria

    Xavier, Spagna, 1506 - Isola di Sancian, Cina, 3 dicembre 1552

    Studente a Parigi conobbe sant'Ignazio di Loyola e fece parte del nucleo di fondazione della Compagnia di Gesù. E' il più grande missionario dell'epoca moderna. Portò il Vangelo a contatto con le grandi culture orientali, adattandolo con sapiente senso apostolico all'indole delle varie popolazioni. Nei suoi viaggi missionari toccò l'India, il Giappone, e morì mentre si accingeva a diffondere il messaggio di Cristo nell'immenso continente cinese. (Mess. Rom.)

    Patronato: Giappone, India, Pakistan, Missioni, Missionari, Marinai

    Etimologia: Francesco = libero, dall'antico tedesco

    Martirologio Romano: Memoria di san Francesco Saverio, sacerdote della Compagnia di Gesù, evangelizzatore delle Indie, che, nato in Navarra, fu tra i primi compagni di sant’Ignazio. Spinto dall’ardente desiderio di diffondere il Vangelo, annunciò con impegno Cristo a innumerevoli popolazioni in India, nelle isole Molucche e in altre ancora, in Giappone convertì poi molti alla fede e morì, infine, in Cina nell’isola di Sancian, stremato dalla malattia e dalle fatiche.

    Martirologio tradizionale (3 dicembre): San Francesco Saverio, Sacerdote della Compagnia di Gesù e Confessore, Apostolo delle Indie, celeste Patrono della Congregazione e dell'opera della Propagazione della Fede e di tutte le Missioni; il quale si riposò in pace nel giorno precedente.

    (2 dicembre): In Sanciano, isola della Cina, il natale di san Francesco Saverio, Sacerdote della Compagnia di Gesù e Confessore, Apostolo delle Indie, illustre per la conversione degli infedeli, per grazie e miracoli; il quale, pieno di meriti e di fatiche, si riposò nel Signore. Lo stesso dal Sommo Pontefice Pio decimo fu eletto e costituito celeste Protettore della Congregazione e dell'opera della Propagazione della Fede; e dal Papa Pio undecimo venne dato e confermato speciale Patrono di tutte le Missioni. La sua festa, per decreto del Papa Alessandro settimo, si celebra il giorno seguente.

    La prima memoria solenne del mese di dicembre, il Calendario della Chiesa la dedica a San Francesco Saverio, il più ardito missionario di tutti i tempi, Patrono delle Missioni, insieme con Santa Teresina di Lisieux.
    Francesco aveva dieci anni quando il Cardinal Cisneros ordinò la distruzione, per ragioni politiche, del castello di Xavier, nella Navarra, dove era nato nel 1506. L'umiliazione della nobile famiglia feudale non scalfì però il giovane che avrebbe dato ben altra gloria al nome di Xavier, italianizzato in " Saverio ", e diventato, da nome famigliare, nome di battesimo, assai diffuso in tutti i paesi cattolici.
    Studente a Parigi, Francesco Saverio aveva conosciuto un altro giovane spagnolo, Ignazio di Loyola. Con lui aveva formato la prima, piccola pattuglia della cosiddetta Compagnia di Gesù, destinata alla più ardimentosa guerriglia per la conquista delle anime.
    Poi, Breviario sotto il braccio e Rosario al collo, Francesco era sceso a Venezia, dove era stato ordinato sacerdote. Sfumata, a causa di una guerra, la speranza di un passaggio per la Terrasanta, si era fermato a Roma, sempre a fianco d'Ignazio, pronto a qualsiasi impresa.
    Il generale della Compagnia lo scelse tra i missionari per le colonie portoghesi in India. Francesco rispose con le parole degli Apostoli: " Eccomi. Andiamo ". S'imbarcò su una nave mercantile, sprovvisto di tutto, fuor del Breviario e del Rosario. Nei due mesi della traversata soffrì continuamente il mai di mare. Lo curò, curando i malati di bordo.
    La sua prima terra di missione fu Goa, possedimento portoghese nel quale il Cristianesimo era già stato importato, ma non predicato e insediato nelle anime. Certo, non poteva essere molto amato, quel Rosario che serviva a contare le bastonate, nelle punizioni corporali degli Indiani!
    Francesco Saverio portò invece il suo Rosario nei tuguri dei poveri, al capezzale dei malati, negli antri dei lebbrosi. Girava nei quartieri più squallidi, sonando un campanello, per raccogliere intorno a sé torme di ragazzi laceri e affamati. Lo chiamavano " il grande Padre " e della sua opera si mostravano soddisfatti, tanto il Vescovo quanto il Governatore.
    Ma il suo cuore andava più lontano, verso coloro ai quali il messaggio di Cristo non era giunto, neppure con le nerbate. Appena poteva, s'imbarcava per andare tra i pescatori di perle sparsi nelle isolette, eppoi più lontano, nelle Molucche, tra infedeli ancora allo stato semiselvaggio.
    Temendo per la sua vita, spesso gli venivano negate le imbarcazioni. " Andrò a nuoto" diceva Francesco Saverio. Cercavano di frenarlo, con la paura degli animali velenosi. Francesco sorrideva: " La fiducia in Dio - diceva - è un buon controveleno ".
    Lo attirava un'isola lontana, il Giappone. Dopo mille vicende, riuscì a giungervi, ignaro dei costumi, ignaro della lingua, spesso vittima di curiosi o pericolosi equivoci. Ma non era equivoca la sua carità, che gli procurò un piccolissimo gruppo di convertiti, da lui chiamati " la delizia della mia anima ".
    I Giapponesi però si domandavano perché il Cristianesimo, ch'egli predicava, non veniva dalla Cina, dove nascevano le cose più belle. E allora Francesco Saverio pensò di entrare in Cina. Riprese il mare, giunse in Malacca, a Singapore; arrivò a cento miglia da Canton.
    Sulla sponda di un'isoIa, aspettava di fare quest'ultima traversata, quando si ammalò. Solo con un giovane cinese, che gli faceva da guida, implorava come il lebbroso evangelico: " Gesù, figlio di David, abbiate pietà di me! ". E Gesù ebbe pietà di lui, facendogli fare un'altra traversata. Il missionario più ardente e più ardito di tutti i tempi morì all'alba, il 3 dicembre del 1552, a soli 46 anni.

    Fonte: Archivio Parrocchia

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    Sermpe dallo stesso SITO altro profilo biografico:

    Questo pioniere delle missioni dei tempi moderni, patrono dell'Oriente dal 1748, dell'Opera della Propagazione della Fede dal 1904, di tutte le missioni con S. Teresa di Gesù Bambino dal 1927, nacque da nobili genitori il 7-4-1506 nel castello di Xavier, nella Navarra (Spagna). Francesco non sarebbe diventato un giurista e un amministratore come suo padre, né un guerriero come i suoi fratelli maggiori, ma un ecclesiastico come un qualunque cadetto del tempo. Per questo nel 1525 si recò ad addottorarsi all'università di Parigi sognando pingui benefici nella diocesi di Pamplona. Il suo incontro con Ignazio di Loyola fu provvidenziale perché lo trasformò da campione di salto e di corsa in araldo del Vangelo, da professore di filosofia in Santo. Assegnato nel collegio di Santa Barbara alla medesima stanza del Saverio, il fondatore della Compagnia di Gesù aveva visto a fondo nell'anima di lui, gli si era affezionato e più volte gli aveva detto: "Che giova all'uomo guadagnare anche tutto il mondo, se poi perde l 'anima? (Mc. 8, 36). Più tardi Ignazio confiderà che Francesco fu "il più duro pezzo di pasta che avesse mai avuto da impastare" e il Saverio, nel fare quaranta giorni di ritiro sotto la direzione d'Ignazio prima d'iniziare lo studio della teologia, pregherà: "Ti ringrazio, o Signore, per la provvidenza di avermi dato un compagno come questo Ignazio, dapprima così poco simpatico".
    Il 15-8-1534 anche lui, insieme al Loyola, nella chiesetta di Santa Maria di Montmartre fece voto di castità e di povertà e di pellegrinare in Palestina o, in caso d'impossibilità, di andare a Roma per mettersi a disposizione del papa. Anche lui, all'inizio del 1537, si trovò con gli altri primi sei compagni all'appuntamento fissato a Venezia, ma la guerra scoppiata tra la Turchia e la Repubblica Veneta impedi loro di mandare ad effetto il voto fatto. Ignazio e i suoi discepoli si dedicarono allora all'assistenza dei malati nell'ospedale degl'Incurabili fondato da S. Gaetano da Thiene e, dopo essere stati ordinati sacerdoti, alla predicazione per le piazze in uno strano miscuglio di lingue neo-latine. A Bologna specialmente il Saverio si acquistò fama di predicatore e di consolatore dei malati e dei carcerati, ma in sei mesi si rovinò la salute dandosi ad austerissime penitenze. S. Ignazio lo chiamò a Roma come suo segretario. Nella primavera del 1539 egli prese parte alla fondazione della Compagnia di Gesù e, l'anno dopo, fu mandato al posto di Nicolò Bobadilla, colpito da sciatica, alle Indie Orientali in qualità di legato papale per tutte le terre situate ad oriente del capo di Buona Speranza, in seguito alle insistenti preghiere rivolte da Giovanni III, re del Portogallo, a Ignazio per avere sei missionari.
    Durante il penoso viaggio a vela, protrattosi per tredici mesi, il Saverio si sovraspese per l'assistenza spirituale ai 300 passeggeri facenti parte non certo della "buona società", nonostante che per due mesi avesse sofferto il mal di mare. Una notte, all'ospedale di Mozambico, avendolo il medico trovato tremante di febbre, gli ordinò di andare a letto. Poiché un marinaio stava morendo impenitente, gli rispose: "Non posso andarci. Un fratello ha tanto bisogno di me". Stabilitosi nel collegio di San Paolo a Goa, cominciò il suo apostolato (1542) tra la colonia portoghese, che, con la sua vita immorale, scandalizzava persino i pagani. Poi estese il suo ministero ai malati, ai prigionieri ed agli schiavi con tanta premura da meritare il titolo di "Santo Padre" e "Grande Padre". Con un campanello raccoglieva per le strade i fanciulli e ad essi insegnava il catechismo e cantici spirituali.
    Dopo cinque mesi il governatore delle Indie lo mandò al sud del paese dove i portoghesi avevano costruito le loro fortezze, avviato i loro commerci e battezzato gl'indigeni e i prigionieri di guerra senza sufficiente preparazione. Molti di essi erano ricaduti nell'idolatria, come i pescatori di perle della costa del Paravi i quali, otto anni prima, avevano chiesto il battesimo per essere difesi dai maomettani. Francesco, che non possedeva il dono delle lingue, con l'aiuto d'interpreti tradusse subito nei loro idiomi le principali preghiere e verità della fede. Poi, per due anni, passò di villaggio in villaggio, a piedi o su disagevoli imbarcazioni di cabotaggio, esposto a mille pericoli, fondando chiese e scuole, facendosi a tutti maestro, medico, giudice nelle liti, difensore contro le esazioni dei portoghesi, salutato ovunque quale Santo e taumaturgo. "Talmente grande è la moltitudine dei convertiti - scriveva egli - che sovente le braccia mi dolgono tanto hanno battezzato e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i comandamenti nella loro lingua". In un mese arrivò a battezzare 10.000 pescatori della casta dei Macua, nel Travancore. Mentre era intento ad amministrare il sacramento, ricevette la triste notizia che 600 cristiani di Manaar avevano preferito lasciarsi uccidere anziché tornare al paganesimo. Ne provò un momento di sconforto: "Sono così stanco di vivere - scrisse - che la migliore cosa per me sarebbe morire per la nostra Santa fede". Lo rattristava il vedere commettere tanti peccati e non poterci fare nulla.
    Benché continuamente a disposizione del prossimo, il Santo fu sempre trattato male da ufficiali e mercanti portoghesi, decisi a non permettere che la sua caccia alle anime intralciasse loro la ricerca di piaceri e di ricchezze. Noncurante degli uomini, negli anni successivi (1545-1547) egli aprì nuovi campi all'apostolato. Predicò per quattro mesi nell'importante centro commerciale di Malacca; visitò l'arcipelago delle Molucche; nell'isola di Amboina, presso la Nuova Guinea, riuscì ad avvicinare la popolazione impaurita di un villaggio stando seduto e cantando tutti gl'inni che sapeva; si spinse fino all'isola di Ternate, estrema fortezza dei portoghesi, e più oltre ancora, fino alle isole del Moro, al nord delle Molucche, abitate da cacciatori di teste. Colà agli ospiti indesiderati si servivano pietanze avvelenate. Quando il Saverio decise di visitarle, gli suggerirono di portare con sé degli antidoti, ma egli preferì riporre in Dio tutta la sua fiducia. "Queste isole - scriverà il 20-1-1548 - sono fatte e disposte a meraviglia perché vi ci si perda la vista in pochi anni per l'abbondanza delle lacrime di consolazione... Io circolavo abitualmente nelle isole circondate da nemici e popolate da amici poco sicuri, attraverso terre sprovviste di qualsiasi rimedio per le malattie e prive di qualsiasi soccorso per conservare la vita". Ciononostante egli pregava: "Non allontanarmi, o Signore, da queste tribolazioni se non hai da mandarmi dove io possa soffrire ancora di più per amore tuo".
    Dopo tre mesi di fatiche, tornò a Ternate. Il sultano regnante fece buona accoglienza al missionario, ma alla fede cristiana preferì le sue cento mogli e le numerose concubine. Raggiunta Malacca nel dicembre 1547, la Provvidenza fece incontrare al Saverio un fuggiasco giapponese, Anjiro, desideroso di farsi cristiano per liberarsi dal rimorso cagionatogli da un delitto commesso in patria. Il Santo rimase talmente sedotto dalle notizie da lui avute sul Giappone e i suoi abitanti che concepì un estremo desiderio di andarli ad evangelizzare. Dopo aver provveduto per il governo del Collegio di San Paolo a Goa e l'invio di missionari nelle località visitate, parti per il Giappone in compagnia di Anjiro, suo collaboratore. Sbarcò a Kagoshima, nell'isola di Kiu-Sciu, il 15-8-1548. Il principe Shimazu Takahisa lo accolse gentilmente, e mentre egli studiava la lingua del paese, Anjíro convertiva al cattolicesimo oltre un centinaio di parenti e amici. "I Giapponesi - scrisse il Saverio in Europa - sono il migliore dei popoli". Quando il principe, sobillato dai bonzi, vietò ogni ulteriore battesimo, il coraggioso missionario decise di presentarsi addirittura all'imperatore e alle università della capitale, Miyako (Kyoto), ma a causa della guerra civile endemica le università non vollero aprirgli le porte e l'imperatore in fuga non volle riceverlo (1551), perché sprovvisto di doni e poveramente vestito. Si presentò allora in splendidi abiti e con preziosi doni al principe di Yamaguchí che gli concesse piena libertà di predicazione. In breve tempo egli riuscì a creare una fiorente cristianità che formò 1e delizie della sua anima" e ad estenderla nel vicino regno di Bungo.
    Quando nell'inverno del 1551, richiamato da urgenti affari, il Saverio ritornò in India, in Giappone c'erano oltre 1.000 cristiani. Le fatiche avevano imbiancato i suoi capelli. Quante volte, sempre immerso nella preghiera, aveva dovuto camminare a piedi nudi e sanguinanti o passare a guado fiumi gelati! Quante volte, affamato e intirizzito, era stato cacciato dalle locande a sassate! Sovente cadde esausto sul ciglio delle strade. Per poter proseguire il suo viaggio talora dovette occuparsi come stalliere presso viaggiatori più fortunati.
    Per i Giapponesi, i Cinesi erano i maestri indiscussi di ogni scibile. Essendosi sempre sentito opporre dai bonzi che se la religione cristiana fosse stata vera, i cinesi l'avrebbero già conosciuta, decise di andarli a convertire. Poiché la prigione o la morte erano la sorte che toccava a tutti gli stranieri che cercavano di entrare in quel paese, il Saverio organizzò un'ambasciata alla corte dell'imperatore della Cina, di cui egli avrebbe fatto parte. A Malacca però l'ammiraglio portoghese in carica, irritato perché non era stato scelto lui come ambasciatore, mandò a monte il progettato viaggio denunciando pubblicamente il Santo come falsificatore di bolle papali e imperiali. Senza lasciarsi abbattere dal grave colpo, l'illuminato apostolo il 17-4-1552 approdò all'isola di Sanciano con un servo cinese convertito, Antonio di Santa Fe. Colà trovò antichi amici che gli offersero ospitalità e un contrabbandiere che per 200 ducati si dichiarò disposto a sbarcarli segretamente alle porte di Canton. Ad un amico il Santo scrisse: "Pregate molto per noi, perché corriamo grande pericolo di essere imprigionati. Tuttavia, già ci consoliamo anticipatamente al pensiero che è meglio essere prigionieri per puro amor di Dio, che essere liberi per avere voluto fuggire il tormento e la pena della croce".
    Il giorno stabilito il contrabbandiere mancò alla parola data. Nel rigido inverno, il Saverio si ammalò di polmonite, e privo com'era di ogni cura morì in una capanna il 3-12-1552 dopo avere più volte ripetuto: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me! 0 Vergine, Madre di Dio, ricordati di me!". Il suo corpo fu seppellito dal servo nella parte settentrionale dell'isola, in una cassa ripiena di calce. Due anni dopo fu trasportato, integro e intatto, prima a Malacca e poi a Goa, dove si venera nella chiesa del Buon Gesù.
    Paolo V beatificò il Saverio il 21-10-1619 e Gregorio XV lo canonizzò il 12-3-1622. Si calcola che il Santo missionario abbia conferito il battesimo a circa 30.000 pagani. Il suo continuo peregrinare per lontanissime regioni diede ad alcuni l'impressione che fosse di temperamento volubile. Come legato del papa, pioniere, superiore e provinciale dei Gesuiti, era spiegabile che egli, ardentissimo della gloria di Dio e della salvezza delle anime, sospirasse di prendere visione del suo sterminato territorio per inviarvi gli operai occorrenti. S. Ignazio avrebbe preferito che, invece di pagare di persona, fosse rimasto ad amministrare le missioni dell'India, e avesse inviato a dissodare il terreno altri confratelli. La lettera che gli scrisse per richiamarlo, almeno provvisoriamente, in Europa, giunse quando egli era già morto.



    Morte di S. Francesco Saverio








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    Andrea Pozzo, S. Francesco Saverio, 1701, Kiscelli Museum, Budapest

    Esposizione delle sacre reliquie del corpo incorrotto di S. Francesco Saverio nel 1994. Le precedenti esposizioni risalgono al 1782, 1859, 1878, 1900, 1922, 1931, 1942, 1952, 1961, 1964, 1974, 1984











    Jakob Potma, S. Francesco Saverio, 1694, Chiesa dei Gesuiti, Mindelheim, Germania

  3. #3
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    Nicolas Poussin, Miracolo di S. Francesco Saverio, 1641, Musee du Louvre, Parigi



    Bartolomé Esteban Murillo, S. Francesco Saverio

    Manuel Henriques, S. Francesco Saverio, 1640 circa, Diocesi di Coimbra

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    S. Francesco Saverio incontra S. Ignazio di Loyola



    Francisco Goya, Morte di S. Francesco Saverio, 1775-1780, Museo de Zaragoza, Saragozza, Spagna



    S. Francesco Saverio in un'antica stampa giapponese, Kobe City Museum

    Rubens, I miracoli di san Francesco Saverio, 1617, Kunsthistorisches Museum, Vienna

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    S. Francesco Saverio e S. Ignazio di Loyola



    Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccia, Visione di S. Francesco Saverio, 1675 circa, Musei Vaticani, Vaticano


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    Predefinito La "Novena della Grazia" a S. Francesco Saverio di Giorgio Schurhammer s.j.

    La "Novena della Grazia" a S. Francesco Saverio

    di Giorgio Schurhammer s.j.


    Nella prima domenica dopo l'Immacolata, l’11 dicembre 1633, si svolse nel palazzo reale di Napoli la festa tradizionale della monarchia spagnola, molto devota alla Vergine Maria. Per rendere più solenne la festa, il Viceré aveva voluto che nella loggia intorno al gran cortile fossero eretti quattro altari.

    Ne fu affidata la realizzazione ad altrettanti nobili cavalieri, tra cui Carlo Brancaccio, fratello del cardinale omonimo. Carlo a sua volta, per meglio riuscire nell'intento, si rivolse al Padre Marcello Mastrilli s.j., sicuro che l'altare da lui eretto sarebbe risultato di sicura finezza artistica.

    Terminata la festa, il P.Mastrilli volle tornare al suo altare dove gli operai si apprestavano a togliere gli addobbi. Ed ecco che improvvisamente uno degli operai, che lavorava su una lunga scala, si lasciò sfuggire un pesante martello, che colpì violentemente P.Mastrilli alla testa.

    Soccorso e portato nel collegio gesuitico del "Gesù Vecchio", il ferito ricevette tutte le cure possibili dai medici, ma - nonostante un breve periodo di miglioramento - ogni rimedio si rivelò vano, e P.Mastrilli si aggravò al punto che - dopo 21 giorni - il 2 gennaio 1634 era ormai in fin di vita, né c’erano altre speranze per salvarlo.

    Il giorno seguente le sue condizioni erano sempre disperate, ma ecco che il mattino di mercoledì 4 gennaio P.Mastrilli fu visto, con stupore di tutti, all'altare a celebrare la Messa, quando ormai ci si attendeva la sua morte. Evidentemente qualcosa di straordinario era avvenuto, e fu lo stesso P.Mastrilli a riferirlo.

    Come scrisse in una relazione - firmata e consegnata alle autorità della Diocesi - prima di ricevere l'estrema unzione fece voto, davanti al suo Padre Provinciale, P.Carlo di Sangro, di partire come missionario in India, se il Signore lo avesse voluto guarire.

    Pregò quindi il suo confessore di far portare nella sua camera una immagine di S.Francesco Saverio, pregandolo che gli concedesse di poter fare la Comunione prima di morire, data la difficoltà che aveva di inghiottire. E per questo si accostò alla gola una piccola reliquia del Santo.

    Difatti poté poi ricevere la Comunione, e per il resto del giorno, poiché si sentiva soffocare, pregò pure la Madonna di affrettare la sua morte. Ma ecco che a questo punto si sentì chiamare: "Marcello! Marcello!" Sentì poi ancora la medesima voce, e volgendo gli occhi verso l’immagine di San Francesco Saverio, ecco che scomparvero ai suoi occhi i confratelli che gli stavano vicino, e vide una persona vestita da pellegrino, col volto di San Francesco Saverio.

    "Ebbene - gli disse il Santo - che si fa? Volete morire o andare alle Indie?" P. Mastrilli rispose che desiderava fare quello che Dio voleva. "Non vi ricordate - proseguì allora il Santo - che ieri, col permesso del vostro Provinciale, avete fatto voto di andare in India se Dio vi avesse ridato la salute?" Alla sua risposta affermativa il Santo continuò: "Dunque, allegramente, dite con me queste parole...". E il Santo gli fece ripetere, con alcune aggiunte concernenti la partenza per le Indie e la domanda del martirio, la formula dei voti propria della Compagnia di Gesù.

    Infine aggiunse: "Ormai siete sano. Ringraziate Dio di un favore così grande, e in segno di adorazione baciate le cinque piaghe del vostro crocifisso».

    Infatti, come tutti poterono costatare, il P.Mastrilli era completamente guarito. E tre anni dopo partì per l'Oriente, dove tre anni dopo, nel 1637, morì martire in Giappone, a Nagasaki.

    Grato della guarigione ottenuta, il Mastrilli conservò per S. Francesco Saverio una grande devozione, che si sforzò di diffondere tra quanti il Signore metteva nel suo cammino di missionario. Molti da allora testimoniarono di grazie ricevute da S.Francesco Saverio, e si diffuse così quella che venne chiamata la «Novena della Grazia», che in modo particolare si pratica dal 4 al 12 marzo.

    Testo della "Novena della Grazia"

    Carissimo S.Francesco Saverio, con te adoro Dio nostro Signore, ringraziandolo per i grandi doni di grazia che ti ha concesso durante la tua vita, e per la gloria di cui ti ha coronato in Cielo.
    Ti supplico con tutto il cuore di intercedere per me presso il Signore, perché mi dia anzitutto la grazia di vivere e morire santamente, e mi conceda la grazia particolare di cui ho bisogno in questo momento, sempre che sia secondo la Sua volontà e la Sua maggior gloria. Amen.

    - Padre nostro – Ave Maria – Gloria.
    - Prega per noi, S. Francesco Saverio.
    - E saremo degni delle promesse di Cristo.

    Preghiamo: O Dio, che con la predicazione apostolica di S. Francesco Saverio hai chiamato molti popoli'dell'Oriente alla luce dei Vangelo, fa' che ogni comunità cristiana abbia il suo fervore missionario, perché su tutta la terra la Santa Chiesa si allieti di nuovi figli. Per Cristo nostro Signore. Amen.

    *********
    LA PREGHIERA PREFERITA DA SAN FRANCESCO SAVERIO

    O Dio, Creatore eterno di tutte le cose, ricordatevi delle anime dei non credenti anch'essi creati e formati a Vostra immagine , e somiglianza, Ricordate che il Vostro Figlio Gesù Cristo ha sopportato una morte dolorosa per la loro salvezza, Vi imploro, o Signore, di non permettere più che il Vostro Figlio sia disprezzato dai non credenti, ma di gradire invece le preghiere di uomini e donne santi della Chiesa, sposa del Vostro santissimo Figlio e memore della Vostra Grazia. Dimenticate la loro idolatria ed incredulità e fate si che un giorno possano riconoscere Colui che avete inviato, il Vostro Figlio e Nostro Signore che è nostra salvezza e risurrezione per mezzo della quale ci avete salvato ed inviato alla gloria eterna per i secoli eterni. Amen.

    FONTE

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    Predefinito Dalle «Lettere» a sant'Ignazio di san Francesco Saverio, sacerdote

    Lett. 20 ott. 1542, 15 gennaio 1544; Epist. S. Francisci Xaverii aliaque eius scripta, ed. G. Schurhammer I Wicki, t. I, Mon. Hist. Soc. Iesu, vol. 67, Romae, 1944, pp. 147-148; 166-167

    Abbiamo percorso i villaggi dei neofiti, che pochi anni fa avevano ricevuto i sacramenti cristiani. Questa zona non è abitata dai Portoghesi, perché estremamente sterile e povera, e i cristiani indigeni, privi di sacerdoti, non sanno nient'altro se non che sono cristiani. non c'è nessuno che celebri le sacre funzioni, nessuno che insegni loro il Credo, il Padre nostro, l'Ave ed i Comandamenti della legge divina.
    Da quando dunque arrivai qui non mi sono fermato un istante; percorro con assiduità i villaggi, amministro il battesimo ai bambini che non l'hanno ancora ricevuto. Così ho salvato un numero grandissimo di bambini, i quali, come si dice, non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. I fanciulli poi non mi lasciano né dire l'Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli.
    Perciò, non potendo senza empietà respingere una domanda così giusta, a cominciare dalla confessione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnavo loro il Simbolo apostolico, il Padre nostro e l'Ave Maria. Mi sono accorto che sono molti intelligenti e, se ci fosse qualcuno a istruirli nella legge cristiana, non dubito che diventerebbero ottimi cristiani.
    Moltissimi, in questi luoghi, non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d'Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all'inferno!
    Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!
    In verità moltissimi di costoro, turbati questo pensiero, dandosi alla meditazione delle cose divine, si disporrebbero ad ascoltare quanto il Signore dice al loro cuore, e, messe da parte le loro brame e gli affari umani, si metterebbero totalmente a disposizione della volontà di Dio. Griderebbero certo dal profondo del loro cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?» (At 9, 6 volg.). Mandami dove vuoi, magari anche in India.

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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 259-263

    3 DICEMBRE

    SAN FRANCESCO SAVERIO CONFESSORE, APOSTOLO DELLE INDIE


    Gli Apostoli furono gli antesignani della Venuta del Cristo; era dunque giusto che al tempo dell'Avvento non mancasse la commemorazione di qualcuno di essi. La divina Provvidenza vi ha provveduto. Senza parlare di sant'Andrea, la cui festa è spesso già passata quando si apre il tempo dell'Avvento, s'incontra immancabilmente ogni anno san Tommaso all'approssimarsi del Natale. Diremo più avanti perché egli ha ottenuto questo posto in preferenza degli altri Apostoli; qui vogliamo solo insistere sulla convenienza la quale sembrava esigere che il Collegio Apostolico fornisse almeno uno dei suoi membri per annunciare, in questa parte del Ciclo cattolico, la venuta del Redentore. Ma Dio non ha voluto che il primo apostolato fosse il solo ad apparire all'inizio del Calendario liturgico; grande è pure, benché inferiore, la gloria di quel secondo Apostolato per il quale la Sposa di Gesù Cristo moltiplica ancora i suoi figli, in una feconda vecchiaia, come dice il Salmista (Sal 91,15). Vi sono ancora oggi dei Gentili da evangelizzare; la venuta del Messia è ben lontana dall'essere stata annunciata a tutti i popoli; ma, tra i valenti messaggeri del Verbo che, in questi ultimi secoli, hanno fatto risonare la loro voce in mezzo alle genti infedeli, non ve n'è alcuna che abbia brillato di più vivo splendore, che abbia operato maggiori prodigi e che si sia mostrata più somigliante ai primi Apostoli, del recente Apostolo delle Indie, san Francesco Saverio.

    E certo, la vita e l'apostolato di quest'uomo meraviglioso furono l'oggetto di un grande trionfo per la nostra santa Madre la Chiesa Cattolica nel tempo in cui risplendettero. L'eresia, sostenuta in tutti i modi dalla falsa scienza, dalla politica, dalla cupidigia e da tutte le cattive passioni del cuore umano, sembrava giunta al momento della vittoria. Nel suo audace e sfrenato linguaggio, essa parlava sol più con profondo disprezzo di quella antica Chiesa fondata sulle promesse di Gesù Cristo; la denunciava alle genti, ed osava chiamarla la prostituta di Babilonia, come se i vizi dei figli potessero oscurare la purezza della madre. Infine Dio si mostrò, e d'improvviso il suolo della Chiesa apparve coperto dei più mirabili frutti di santità. Gli eroi e le eroine si moltiplicarono dal seno stesso di quella sterilità che era solo apparente, e mentre i pretesi riformatori si mostravano i più viziosi degli uomini, l'Italia e la Spaglia da sole brillavano d'uno splendore incomparabile per i capolavori di santità che si produssero nel loro seno.

    Oggi è san Francesco Saverio, ma più d'una volta nell'Anno, ci troveremo a festeggiare i nobili compagni e le illustri compagne che la grazia divina gli ha suscitati: di modo che il XVI secolo non ebbe nulla da invidiare ai secoli più favoriti delle meraviglie della santità. Certo, non si preoccupavano molto della salvezza degli infedeli quei sedicenti riformatori che pensavano solo a distruggere i1 vero Cristianesimo sotto le rovine dei suoi templi; e appunto in quello stesso momento una società d'apostoli si offriva al Pontefice romano per andare a stabilire la fede presso i popoli più immersi nelle ombre della morte. Ma, fra tutti questi apostoli, come abbiamo detto, nessuno ha realizzato il tipo primitivo allo stesso grado del discepolo di Ignazio. Nulla gli è mancato, né la vasta estensione dei paesi solcati dal suo zelo, né le migliaia d'infedeli che ha battezzati con il suo braccio infaticabile, né i prodigi di ogni specie che lo mostrarono agli infedeli come segnato del sigillo che avevano ricevuto quelli di cui la santa Liturgia dice: "Questi sono coloro che, vivendo ancora nella carne, sono stati i piantatori della Chiesa". L'Oriente ha dunque visto, nel XVI secolo, un Apostolo venuto da Roma sempre santa, e il cui carattere e le cui opere richiamavano lo splendore di cui brillarono coloro che Gesù aveva egli stesso mandati. Sia dunque gloria al divino Sposo che ha vendicato l'onore della sua Sposa, suscitando Francesco Saverio e presentandoci in lui un'idea di ciò che furono, in seno al mondo pagano, gli uomini che egli aveva incaricati di promulgare il suo Vangelo.

    VITA. - San Francesco nacque in Navarra nel 1506. Conobbe a Parigi sant'Ignazio di Loiola con il quale si legò in santa amicizia. Quando fu fondata la Compagnia di Gesù, Ignazio lo mandò nelle Indie nel 1542. Fu celebre per il suo spirito di preghiera, per la sua grande mortificazione, per il dono dei miracoli e per le innumerevoli conversioni che operò con la predicazione presso gl'infedeli. Morì nell'isola di Sanciano il 2 dicembre 1552. Il Suo corpo riposa a Goa (Indie) e il suo braccio destro è venerato nella chiesa del Gesù a Roma. San Francesco Saverio è patrono della Propagazione della Fede.

    Glorioso apostolo di Gesù Cristo che hai illuminato della sua luce le genti sedute nelle ombre della morte, noi, Cristiani indegni, ci rivolgiamo a te, affinché con quella stessa carità che ti portò a sacrificare tutto per evangelizzare le genti, ti degni di preparare i nostri cuori a ricevere la visita del Salvatore che la nostra fede attende e che il nostro amore desidera. Tu fosti il padre delle genti infedeli; sii anche il protettore del popolo dei credenti, nei giorni in cui ci troviamo. Prima di avere ancora contemplato con i tuoi occhi il salvatore Gesù, lo facesti conoscere a innumerevoli popoli. Ora che lo vedi faccia a faccia ottieni che anche noi lo possiamo vedere, quando apparirà, con la fede semplice e ardente dei Magi dell'Oriente, primizie gloriose delle genti che tu sei andato ad iniziare alla luce mirabile (1Pt 2,9).

    Ricordati anche, o grande Apostolo, di quelle stesse genti che hai evangelizzate, e presso le quali la parola di vita, per un terribile giudizio di Dio, ha cessato di essere feconda. Prega per il vasto impero della Cina che il tuo sguardo salutava morendo, e al quale non fu dato di sentire la tua parola. Prega per il Giappone, diletta piantagione che il cinghiale di cui parla il Salmista ha cosi orribilmente devastata. Ottieni che il sangue dei Martiri che vi fu sparso come l'acqua, fecondi finalmente questa terra. Benedici anche, o Saverio, tutte le Missioni che la nostra santa Madre Chiesa ha intraprese, nelle regioni in cui la Croce ancora non trionfa. Che i cuori degli infedeli si aprano alla luminosa semplicità della fede; che il seme fruttifichi al centuplo; che il numero dei nuovi apostoli, tuoi successori, vada sempre crescendo; che il loro zelo e la loro carità non vengano mai meno; che i loro sudori diventino fecondi e che la corona del loro martirio sia non solo la ricompensa, ma il complemento e l'ultima vittoria del loro apostolato. Ricordati, dinanzi al Signore, degli innumerevoli membri di quell'associazione per la quale Gesù Cristo è annunciato in tutta la terra, e che si è posta sotto il tuo patrocinio. Prega infine con cuore filiale per la santa Compagnia della quale sei la gloria e la speranza. Che essa fiorisca sempre più sotto il vento della tribolazione che non le è mai mancato, che si moltiplichi affinché per essa siano moltiplicati i figli di Dio, che abbia sempre al servizio del popolo cristiano numerosi Apostoli e savi Dottori, e non porti invano il nome di Gesù.

    * * *

    Consideriamo lo stato miserevole del genere umano nel momento in cui apparirà Cristo. L'affievolirsi delle verità sulla terra è crudelmente espresso dal diminuire della luce materiale in questi giorni. Le antiche tradizioni si vanno spegnendo da ogni parte; il Dio creatore di tutte le cose è misconosciuto nell'opera stessa delle sue mani, e tutto è diventato Dio, eccetto il Dio che tutto ha fatto. Questo orrido Panteismo distrugge la morale pubblica e privata. Tutti i diritti, fuorché quello del più forte, sono dimenticati; la voluttà, la cupidigia, il saccheggio siedono sugli altari e ricevono l'incenso. La famiglia è distrutta dal divorzio e dall'infanticidio; la stirpe umana è degradata in massa dalla schiavitù, e anche le nazioni periscono con le guerre di sterminio. Il genere umano non ne può più, e se la mano che l'ha creato non viene nuovamente in suo aiuto, deve inevitabilmente soccombere in una vergognosa e sanguinosa dissoluzione. I giusti che ancora conta e che lottano contro il torrente e la degradazione universale, non lo salveranno, perché sono disprezzati dagli uomini, e i loro meriti non potrebbero, dinanzi a Dio, coprire l'orribile lebbra che divora la terra. Più criminale ancora che nei giorni del diluvio, ogni carne ha corrotto la sua via; nondimeno, un secondo sterminio non servirebbe che a manifestare la giustizia di Dio; è tempo che venga sulla terra un diluvio di misericordia, e che colui che ha creato il genere umano discenda per guarirlo. Appari dunque, o figlio eterno di Dio. Vieni a rianimare quel cadavere, a guarire tante piaghe; a lavare tante sozzure, a rendere sovrabbondante la grazia là dove abbonda il peccato; e quando avrai convertito il mondo alla tua santa legge, allora avrai mostrato a tutti i secoli futuri che tu stesso o Verbo del Padre, sei venuto: perché se solo un Dio ha potuto creare il mondo, non c'era che l'onnipotenza d'un Dio che potesse restituirlo alla santità, dopo averlo strappato a Satana e al peccato.

    Anthony van Dyck e collaboratori, Visione di S. Francesco Saverio, 1622, Musei Vaticani, Vaticano

    Gaetano Lapis, Morte di S. Francesco Saverio, 1735

    Luca Giordano, S. Francesco Saverio battezza gli indiani alla presenza di S. Ignazio, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli

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    Guercino, SS. Ignazio di Loyola, Gregorio Magno e Francesco Saverio, XVII sec., Londra

    Claudio Coello, S. Francesco Saverio, Iglesia Parroquial, Valdemoro

    Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccio, S. Ignazio di Loyola e S. Francesco Saverio, Tolosa

    Guido Reni, Vergine del Rosario con il Bambino in gloria e SS. Patroni di Bologna (Petronio, Ignazio di Loyola, Procolo, Francesco d'Assisi, Francesco Saverio, Domenico e Floriano), detta Pala della Peste, 1630-31, Pinacoteca Nazionale, Bologna

    Giulio Quaglio, Madonna e Santi (SS. Francesco Saverio, Caterina d'Alessandria, Antonio di Padova e Francesco d'Assisi), XVII sec., Nova Gorica

    Ambito del Rubens, S. Francesco Saverio, XVII sec.

    Michel Corneille, S. Francesco Saverio in adorazione della Vergine col Bambino, XVII sec., Musée des Beaux-Arts, Orléans

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