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    Predefinito 3 ottobre (1° ottobre) - S. Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo (di Lisieux)

    SANTA TERESA DEL BAMBINO GESÚ E DEL VOLTO SANTO - Dottore della Chiesa

    Note biografiche

    di Sr. Noemi Myriam


    Il 19 ottobre 1997 S. Teresa del Bambin Gesù è stata dichiarata dalla Chiesa, nella persona di Giovanni Paolo II, “dottore della Chiesa”; ci sono solo altre due donne dottori della Chiesa: Teresa d’Avila e Caterina da Siena. Il Papa ha scritto una lettera apostolica che ha accompagnato il suo dottorato: la “Divinis amoris scientia”. Leggiamo all’inizio: “La scienza dell’amore divino, che il Padre delle misericordie effonde mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo, è un dono, concesso ai piccoli e agli umili, perché conoscano e proclamino i segreti del Regno, nascosti ai dotti e ai sapienti; per questo Gesù ha esultato nello Spirito Santo, rendendo lode al Padre, che così ha disposto. Gioisce pure la Madre Chiesa nel costatare come, lungo il corso della storia, il Signore continui a rivelarsi ai piccoli e agli umili, abilitando i suoi eletti, per mezzo dello Spirito che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (1 Cor 2, 10), a parlare delle cose «che Dio ci ha donato..., non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali» (1 Cor 2,12.13). In questo modo lo Spirito Santo guida la Chiesa verso la verità tutta intera, la provvede di diversi doni, la abbellisce dei suoi frutti, la ringiovanisce con la forza del Vangelo e la rende capace di scrutare i segni dei tempi, per rispondere sempre meglio alla volontà di Dio.” Questo è uno dei frutti dello Spirito che rinnova, che agisce nella Chiesa e che ci dona queste figure particolarmente importanti che ci insegnano. Questi santi vengono definiti “dottori della Chiesa”, perché hanno un messaggio, una scienza, un insegnamento, che ci aiuta oggi a vivere la nostra fede. Sempre dalla lettera del Papa: “Gesù le mostrò in quale modo ella avrebbe potuto vivere tale vocazione, praticando in pienezza il comandamento dell’amore: si sarebbe immersa nel cuore stesso della missione della Chiesa sostenendo con la forza misteriosa della preghiera e della comunione gli annunciatori del vangelo”. Il Papa ripete ancora che la Chiesa è per sua natura missionaria, e non solo coloro che scelgono la vita missionaria, ma tutti i battezzati sono inviati in qualche modo “ad gentes”. E’ chiaro qui il legame tra la vita contemplativa e missionaria di Teresa del Bambin Gesù, come è chiaro l’invito per tutti noi, in quanto figli della Chiesa, a vivere queste dimensioni. Probabilmente non tutti noi siamo chiamati ad andare in Cina o in Africa, in terra propriamente detta “di missione” per portare la Parola di Dio a chi non l’ha mai ascoltata, a chi non l’ha mai sentita, ma certamente siamo tutti chiamati a viverla nella nostra vita quotidiana, in un modo o in un altro. Questo è uno degli insegnamenti di Teresa: lei ha vissuto la sua vita missionaria all’interno di un Carmelo dal quale non è mai uscita.

    Ecco Teresina

    Teresa nasce ad Alençon, in Francia, il 2 gennaio 1873. E’ la nona ed ultima figlia, due sorelline e due fratellini sono morti, lei li definisce degli angeli e li ha anche rappresentati su una casula ricamata per un sacerdote come dei boccioli, quattro boccioli. Anche Teresina infatti ricamava, come è abituale anche oggi per le suore del Carmelo, e aveva doti artistiche: scrisse poesie, compose sonetti, intrattenne spesso le sue sorelle, durante la ricreazione, con mimi, recite, … . All’età di quattro anni perde la madre e sarà la sua sorella maggiore, Paolina, a prendersi cura di lei.

    Il sorriso di Maria

    Il 13 maggio 1883, a dieci anni, viene miracolosamente guarita da una strana malattia dalla Madonna; Teresa infatti ricevette una grazia dall’incantevole sorriso della Madonna. Qui abbiamo, almeno a partire dai suoi scritti, la prima testimonianza chiara, fedele, della relazione forte che Teresina aveva con Maria. Si parla infatti di una malattia strana, che i medici stessi non hanno saputo spiegare, ma con la quale ha rischiato di morire; i medici non sapevano più che cosa fare, apparentemente non c’era cura. La famiglia fece una novena per pregare affinché lei guarisse: proprio attraverso il sorriso di una statua della Madonna delle vittorie che aveva nella sua camera, guarì. Teresina ebbe proprio l’impressione, l’intuizione che la Madonna le sorridesse. Questo è stato significativo perché la morte della madre, avvenuta quando Teresa aveva solo quattro anni, aveva segnato la sua vita. Nel frattempo Paolina, la sorella maggiore che si prendeva cura di lei, entra al Carmelo e viene sostituita da Maria, la seconda sorella maggiore. Teresa è ancora una bambina piccola, la madre è venuta a mancare e ora anche Paolina: un altro cambiamento!

    La grazia di Natale

    Un’altra tappa importante della vita di S. Teresa è la grazia di Natale che lei stessa definisce come una svolta decisiva; parlerà infatti di miracolo, di conversione. Abbiamo potuto notare, fino ad ora, che Teresina non era una bambina forte o insensibile, infatti Teresina stessa scrive: “dall’età di quattro anni (cioè dalla morte della sua mamma), fino a quella di quattordici, il mio carattere felice cambiò completamente. Io così vivace ed espansiva diventai timida e dolce, sensibile all’eccesso: uno sguardo bastava per farmi sciogliere in lacrime”. Alcuni studiosi della vita di Teresina, che hanno partecipato allo stilare delle “Opere complete” in occasione del suo centenario, come pure dei conoscitori della sua spiritualità, che hanno commentato la lettera del Papa, dicono che la trasformazione avvenuta in quella notte nel suo cuore è tale che, nel giro di quindici mesi, la bambina piagnucolona di un tempo potrà prendere posto tra le figlie di Teresa d’Avila, la quale esigeva persone robuste. Teresa d’Avila infatti voleva che le sue figlie fossero come degli uomini, parlava di virilità, di forza, veramente.

    La crescita

    Il primo frutto di questa grazia ricevuta nella notte di Natale 1886 sarà per Teresa, che allora aveva tredici anni, l’aprirsi e l’accogliere la propria vocazione. Scriverà poi: “liberata dagli scrupoli, dalla mia sensibilità eccessiva, il mio spirito si sviluppò, avevo amato sempre il grande, il bello, ma in quel periodo fui presa da un estremo desiderio di sapere”. Questo periodo dunque sarà segnato da una crescita intellettuale ed anche spirituale. Scrive Teresa: “Gesù, mi istruiva in segreto delle cose del suo amore”, e poi afferma anche che Gesù stesso era stato il suo maestro spirituale, il suo accompagnatore. Nella sua lettera il Santo Padre infatti dice: “negli scritti di Teresa non troviamo forse, come in altri dottori, una presentazione scientificamente elaborata delle cose di Dio, ma possiamo scorgere un’illuminata testimonianza della fede che mentre accoglie con fiducioso amore la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza in Cristo, rivela il mistero e la santità della Chiesa”: in poche righe è qui scritto il motivo per il quale Teresa è una maestra per noi. Questo Teresa ci insegna: ad accogliere con amore fiducioso la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza in Cristo. Teresa, come degna figlia di Teresa d’Avila, ha un amore molto spiccato per la Chiesa nel cui cuore, attraverso la Sacra Scrittura, ha trovato il proprio posto, la propria missione e ci insegna non solo a comprendere l’importanza di ogni membro della Chiesa, ma la santità della Chiesa tutta, in qualunque suo aspetto, in qualunque sua missione, in qualunque suo compito.

    Pranzini

    È proprio in questo periodo, tra i 13 e i 14 anni, che si risveglia in lei la dimensione apostolica e accoglie la sua chiamata. Si impegnerà senza riserva per un assassino di nome Pranzini, con l’ostinazione di salvarlo dalla dannazione eterna con la sua preghiera, la sua intercessione, i suoi piccoli sacrifici. Ebbe anche l’audacia di chiedere al Signore un segno: prima di andare alla morte, Pranzini baciò tre volte il crocifisso; Teresa lo seppe leggendo i giornali e fu certa: Pranzini era salvo!

    Missionaria

    Teresa è stata missionaria, lettrice appassionata degli annali delle missioni della Francia, avrebbe voluto entrare in una congregazione missionaria; trovò la sua missione: diventare carmelitana per abbracciare tutto il mondo. Custodirà sempre comunque questo spirito apostolico, lo manifestano i suoi scritti con il progetto di andare ad Hanoi, una fondazione che è poi nata in Cina che, a causa della sua salute, non ha potuto realizzare. Non potendo partire, scelse di pregare per i missionari al punto che le furono affidati due “fratellini”, due missionari, uno in Africa e uno in Cina, coi quali corrispondeva regolarmente. Scrive lei stessa: “non potendo essere missionaria d’azione, ho voluto esserlo con l’amore e la penitenza come S. Teresa mia serafica madre”. Un piccolo dettaglio: quando Teresa era già malata e non poteva svolgere normalmente i propri compiti e ministeri, camminava nel chiostro senza uno scopo preciso. Alla richiesta di spiegazioni di una sorella risponde: “cammino per i miei fratelli missionari”: non potendo fare altro, camminava nel chiostro per loro. Come sapete bene Teresa è patrona delle missioni con S. Francesco Saverio.

    Desiderio del Carmelo

    All’età di 14 anni chiede al padre il permesso di entrare in Carmelo, permesso che otterrà subito dal padre, ma non dalle autorità ecclesiali a causa della sua giovane età. Non desisterà dal suo intento, ne parlerà addirittura con il Santo Padre quando andrà in pellegrinaggio a Roma. Durante il viaggio in Italia di due settimane, una delle tappe di pellegrinaggio era appunto l’udienza col Santo Padre: ebbe l’audacia non solo di salutarlo e di baciargli la mano, ma, nonostante i tentativi di trattenerla, di chiedergli il permesso di entrare in Carmelo. Avendo avuto l’occasione in Italia di stare a contatto con un gran numero di sacerdoti, Teresina ne scoprì le debolezze e sentì la vocazione di offrire la sua vita per i sacerdoti. Voleva entrare in Carmelo per pregare e offrire la sua vita per la salvezza delle anime come tutte le carmelitane, ma aggiunse anche per la salvezza dei sacerdoti. Dovrà aspettare ancora cinque mesi prima di entrare, e finalmente il 9 aprile 1888 varca la soglia del monastero dove spenderà la sua giovane vita per amore di Dio e delle anime

    … finalmente …

    Una volta in Carmelo, conoscerà la grande sofferenza della malattia del padre. Teresa era molto legata al padre, aveva con lui una vera relazione privilegiata, lo chiamava “il mio re” ed era definita dal padre “la mia reginetta”. Grazie anche a questa relazione profonda col padre, Teresa ha potuto scoprire,approfondire, descrivere la sua dottrina della misericordia, del volto misericordioso del Padre. Il padre guarirà solo per un breve periodo e ciò le permetterà di fare la sua vestizione, il 10 gennaio 1889; il suo noviziato si prolungherà di ben otto mesi, sempre a causa della giovane età.

    Una giornata al Carmelo

    Ecco l’orario normale di una giornata al Carmelo, in questo caso è quello di Lisieux. In dettaglio l’orario estivo, cioè da Pasqua all’esaltazione della Santa Croce. Questo ci eviterà di avere un’idea troppo rosea della vita di Teresa che è conosciuta come la “santa delle rose”. L’alzata era alle 4,45 di mattina, l’orazione alle 5,00, alle 6,00 ore minori dell’Ufficio, prima, terza, sesta, nona, alle 7,00 S. Messa e ringraziamento, (la domenica alle 8,00) ore 8,00 colazione, (minestra, niente nei giorni di digiuno, che erano parecchi), comincia il lavoro, alle 9,50 esame di coscienza, alle 10,00 pranzo, 11,00 ricreazione, lavaggio dei piatti per le religiose di turno, circa mezz’ora, 12,00 silenzio, riposo e tempo libero che dura per un’ora, alle 13,00 si riprende il lavoro (si alzano alle 5,00 meno un quarto di mattina!), alle 14,00 ci sono i vespri, alle 14,30 lettura spirituale o riunione delle novizie, in noviziato, alle 15,00 il lavoro, alle 17,00 orazione, alle 18,00 cena, alle 18,45 ricreazione, pulizia della cucina e dei piatti, (unica ora nella quale si poteva parlare, tutto il resto della giornata in silenzio assoluto), 19,40 compieta, ore 20,00 silenzio, tempo libero come a mezzogiorno, ore 21,00 mattutino e lodi, durata un’ora e un quarto, un’ora e quaranta, secondo esame di coscienza, dieci minuti, lettura del tema di preghiera per l’indomani, 22,30-23,00 riposo notturno.

    Il noviziato

    Il 10 gennaio 1889 Teresa comincia il suo noviziato, ma poco tempo dopo la malattia del padre scoppia in tutta la sua drammaticità: il padre è stato ricoverato in un sanatorio, allora non esistevano ospedali psichiatrici; ha avuto dei problemi “di testa”, non si sa esattamente quale fu la sua malattia. Il noviziato di Teresa, sarà l’ultima festa del padre, prima di essere ricoverato. Teresa soffrirà molto di questa malattia, di questa follia del padre, anche perché alcuni l’attribuivano alla sua entrata in Carmelo, appunto perché il padre era legatissimo a Teresa. Durante questo tempo le sue lettere sono di una grande ricchezza spirituale, ed è in questo periodo che il Volto Santo diventa l’oggetto privilegiato della sua meditazione.

    La professione

    L’8 settembre 1890, Teresa fa la sua professione; il grande martirio del padre durerà tre anni, dopo i quali il padre non morirà, ma ritornerà a casa, dopo essere stato ricoverato per tre anni e vivrà un periodo, non molto lungo di grandi dolcezze; le grandi umiliazioni lasceranno spazio ad una dolcissima infanzia, vivrà la sua infanzia spirituale, prima di morire il 24 luglio 1894 nella sua casa. La sorella di Teresa, Celina, entra in Carmelo sei settimane dopo la morte del padre. Anche Celina aveva sentito da tempo la chiamata ad entrare in Carmelo, ma vi aveva temporaneamente rinunciato per accudire il padre, aveva volentieri fatto questo sacrificio. Con Celina sono ben quattro sorelle della famiglia di Teresa che entrano in Carmelo. È un momento di grazia questo per Teresa, nel quale le si manifesta l’immensità dell’amore di Dio per lei. E’ in questo periodo appunto, che trova, cercandole nella Sacra Scrittura,conferme alle sue intuizioni. Teresa ricerca chiarezze, luci, sul suo cammino e anche sulla sua vocazione. Queste luci le riveleranno la “piccola via”. Riguardo al suo grande amore per la Parola il Papa scrive: “Essa ha fatto splendere nel nostro tempo il fascino del vangelo, ha avuto la missione di far conoscere e amare la Parola, la Chiesa, corpo mistico di Cristo, ha aiutato le anime a guarire dai timore delle paure della dottrina giansenista” La dottrina giansenista,infatti, era più incline a sottolineare la giustizia di Dio che non la sua divina misericordia”. Dirà lei stessa: “perfino la giustizia di Dio e forse più di ogni altra perfezione, mi sembra rivestita d’amore”. Teresa non dimentica la giustizia ma la contempla attraverso la perfezione della misericordia di Dio. Non può esserci misericordia senza giustizia.

    Rivoluzione

    Viene chiesto a Teresina di scrivere la sua “biografia”; il 9 giugno del 1895, farà la sua offerta all’Amore Misericordioso. Teresa era erede di una cultura di Chiesa che privilegiava il volto di un Dio giudice, che castiga, che non ammette trasgressioni. Il giansenismo era purtroppo imperante e normalmente le anime si offrivano alla giustizia divina; Teresa fa qui una rivoluzione, secondo i commenti degli esperti “una delle rivoluzioni più commoventi e grandiose che lo Spirito Santo ha provocato nell’evoluzione spirituale dell’umanità, il ridare il suo giusto posto alla giustizia divina equilibrandola con la misericordia divina, per cui né una né l’altra vengano esaltate a discapito l’una dell’altra, per cui la giustizia divina contemplata attraverso la misericordia divina”.

    La prova

    Venerdì santo del 1896: Teresa ha la prima emottisi, cioè la prima perdita di sangue: comincia la sua prova della fede che durerà fino alla sua morte. L’8 settembre scrive la seconda parte del manoscritto A che è il più grande, il 13 settembre comincia la prima parte del manoscritto B. Dall’8 al 15 ottobre, non si sa esattamente quale giorno, Teresa scriverà il Credo con il suo sangue. Vivendo la prova della fede, alla quale lei aveva aderito con tutta se stessa, aveva ricevuto da Dio la grazia di sedersi alla tavola dei peccatori, di coloro che non credono. Obbedì subito al proprio direttore spirituale di allora che le consigliò di scrivere il Credo: lo scrisse col suo sangue, probabilmente anche per dimostrare l’intensità della prova che viveva.

    Ancora tante cose da fare …

    Continua a scrivere ai suoi missionari e in novembre fa una novena per la sua guarigione. Potrebbe anche sembrare, dalla sua spiritualità, che Teresina sia una che ha accettato tutto, che ha accolto tutto passivamente, che si è lasciata morire. E invece no! Teresina non aveva nessuna voglia di andare in paradiso a “riposare”, a non fare più niente! Voleva continuare a servire Dio ed essere utile per le anime, anche in Cielo. Prega per la sua stessa guarigione, per poter partire in missione per l’Indocina. E’ già gravemente malata, dopo questa novena avrà la ricaduta finale e peggiorerà sempre di più.

    La carità fraterna e la nuova vita

    É il ventiquattresimo anno, l’ultimo della sua vita, ed è all’inizio di questo anno che Teresa scopre la vera carità fraterna. A più riprese nei suoi scritti si parla non solo della durezza della vita del Carmelo, ma anche dell’esigenza della radicalità, dell’esigenza della vita fraterna e di quanto Teresa abbia sofferto a causa delle sue sorelle, a volte anche a causa della sua superiora. Teresa scrive di aver imparato la vera carità fraterna, cioè ad amare le sue sorelle, in verità, solo verso gli ultimi mesi della sua vita, lì ha scoperto il vero amore. A marzo dello stesso anno, comincia a scrivere il manoscritto C. Il 30 settembre Teresa nasce alla vita, alla vita nuova.

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    Dal sito SANTI E BEATI (con modifiche mie):

    Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux), Vergine e dottore della Chiesa

    1 ottobre - Memoria

    Alençon (Francia), 2 gennaio 1873 - Lisieux, 30 settembre 1897

    Sensibilissima e precoce, fin da bambina decise di dedicarsi a Dio. Entrò nel Carmelo di Lisieux e nel solco della tradizione carmelitana scoprì la sua piccola via dell'infanzia spirituale, ispirata alla semplicità e all'umile confidenza nell'amore misericordioso del Padre. Posta dalla vocazione contemplativa nel cuore della Chiesa, si aprì all'ideale missionario, offrendo a Dio le sue giornate fatte di fedeltà e di silenziosa e gioiosa offerta per gli apostolo del Vangelo. I suoi pensieri, raccolti sotto il titolo Storia di un'anima, sono la cronaca quotidiana del suo cammino di identificazione con l'Amore. Con San Francesco Saverio è patrona delle missioni. (Mess. Rom.)

    Patronato: Missionari, Francia

    Etimologia: Teresa = cacciatrice, dal greco; oppure donna amabile e forte, dal tedesco

    Emblema: Giglio, Rosa

    Martirologio Romano: Memoria di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottore della Chiesa: entrata ancora adolescente nel Carmelo di Lisieux in Francia, divenne per purezza e semplicità di vita maestra di santità in Cristo, insegnando la via dell’infanzia spirituale per giungere alla perfezione cristiana e ponendo ogni mistica sollecitudine al servizio della salvezza delle anime e della crescita della Chiesa. Concluse la sua vita il 30 settembre, all’età di venticinque anni.
    (30 settembre: A Lisieux in Francia, anniversario della morte di santa Teresa di Gesù Bambino, la cui memoria si celebra domani).

    Martirologio tradizionale (3 ottobre): Santa Teresa del Bambino Gesù, dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, Vergine, speciale Patrona di tutte le Missioni: il suo giorno natalizio si commemora il trenta Settembre.

    (30 settembre): Così pure a Lisieux, in Francia, il natale di santa Teresa del Bambino Gesù, dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi; la quale, chiarissima per l'innocenza della vita e per la semplicità, dal Sommo Pontefice Pio undecimo fu ascritta nel catalogo delle sante Vergini, venne dichiarata speciale Patrona di tutte le Missioni, e ne fu stabilita la festa al tre Ottobre.

    Si arrampica a Milano sul Duomo fino alla Madonnina, a Pisa sulla Torre, e a Roma si spinge anche nei posti proibiti del Colosseo. La quattordicenne Teresa Martin è la figura più attraente del pellegrinaggio francese, giunto in Roma a fine 1887 per il giubileo sacerdotale di Leone XIII. Ma, nell’udienza pontificia a tutto il gruppo, sbigottisce i prelati chiedendo direttamente al Papa di poter entrare in monastero subito, prima dei 18 anni. Cauta è la risposta di Leone XIII; ma dopo quattro mesi Teresa entra nel Carmelo di Lisieux, dove l’hanno preceduta due sue sorelle (e lei non sarà l’ultima).
    I Martin di Alençon: piccola e prospera borghesia del lavoro specializzato. Il padre ha imparato l’orologeria in Svizzera. La madre dirige merlettaie che a domicilio fanno i celebri pizzi di Alençon. Conti in ordine, leggendaria puntualità nei pagamenti come alla Messa, stimatissimi. E compatiti per tanti lutti in famiglia: quattro morti tra i nove figli. Poi muore anche la madre, quando Teresa ha soltanto quattro anni.
    In monastero ha preso il nome di suor Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, ma non trova l’isola di santità che s’aspettava. Tutto puntuale, tutto in ordine. Ma è scadente la sostanza. La superiora non la capisce, qualcuna la maltratta. Lo spirito che lei cercava, proprio non c’è, ma, invece di piangerne l’assenza, Teresa lo fa nascere dentro di sé. E in sé compie la riforma del monastero. Trasforma in stimoli di santificazione maltrattamenti, mediocrità, storture, restituendo gioia in cambio delle offese.
    E’ una mistica che rifiuta il pio isolamento. La fanno soffrire? E lei è quella che "può farvi morir dal ridere durante la ricreazione", come deve ammettere proprio la superiora grintosa. Dopodiché, nel 1897 – giusto cent’anni fa – lei è già morta, dopo meno di un decennio di vita religiosa oscurissima. Ma è da morta che diviene protagonista, apostola, missionaria. Sua sorella Paolina (suor Agnese nel Carmelo) le ha chiesto di raccontare le sue esperienze spirituali, che escono in volume col titolo Storia di un’anima nel 1898. Così la voce di questa carmelitana morta percorre la Francia e il mondo, colpisce gli intellettuali, suscita anche emozioni e tenerezze popolari che Pio XI corregge raccomandando al vescovo di Bayeux: "Dite e fate dire che si è resa un po’ troppo insipida la spiritualità di Teresa. Com’è maschia e virile, invece! Santa Teresa di Gesù Bambino, di cui tutta la dottrina predica la rinuncia, è un grand’uomo". Ed è lui che la canonizza nel 1925.
    Non solo. Nel 1929, mentre in Urss trionfa Stalin, Pio XI già crea il Collegio Russicum, allo scopo di formare sacerdoti per l’apostolato in Russia, quando le cose cambieranno. Già allora. E come patrona di questa sfida designa appunto lei, suor Teresa di Gesù Bambino.

    Autore: Domenico Agasso










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    Predefinito Dalla Autobiografia di santa Teresa del Bambino Gesù

    Manuscrits autobiographiques, Ms 'B', fol. 4 r'‑ 5 v'. Carmel de Lisieux, 1960, pp, 231‑237.

    I bambini non riflettono sulla portata delle loro parole; tuttavia i loro genitori, quando sono sul trono, quando possiedono immensi tesori, non esitano ad accontentare i desideri dei piccoli esseri che amano quanto se stessi; per far loro piacere fanno follie, arrivano fino alla debolezza. Ebbene, io sono la figlia della Chiesa, e la Chiesa è regina perché è tua sposa, o divino Re dei re. Non sono le ricchezze e la gloria (neanche la gloria del cielo) ciò che reclama il cuore d'un bambino piccolo. La gloria, lo capisce, appartiene di diritto ai suoi fratelli, gli angeli e i santi. La gloria sua sarà il riflesso di quella che scaturirà dalla fronte di sua madre. Ciò che egli chiede è l'amore! Egli sa una cosa sola: amarti, o Gesù! Le opere clamorose gli sono vietate: non può predicare il vangelo, versare il suo sangue. Ma che importa? I suoi fratelli lavorano al posto suo e lui, piccolo bambino, si mette vicinissimo al trono del re e della regina, ama per i suoi fratelli che combattono.

    Come testimonierà il suo amore, dal momento che l'amore si prova con le opere? Ebbene, il piccolo bambino getterà fiori, impregnerà con i suoi profumi il trono regale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell'amore! Sì, mio Amato, ecco come si consumerà la mia vita! Non ho altro mezzo per provarti il mio amore che gettare fiori, cioè non lasciar sfuggire nessun piccolo sacrificio, nessuno sguardo, nessuna parola, approfittare di tutte le cose più piccole e farle per amore! Voglio soffrire per amore e anche gioire per amore: così getterò fiori davanti al tuo trono; non ne incontrerò uno senza sfogliarlo per te! Poi gettando i miei fiori canterò (come sarebbe possibile piangere nel fare un azione così gioiosa?), canterò, anche quando dovrò cogliere i miei fiori in mezzo alle spine, e il mio canto sarà tanto più melodioso quanto più le spine saranno lunghe e pungenti.

    Gesù, a cosa ti serviranno i miei fiori e i miei canti? Ah, lo so bene: questa pioggia profumata, questi petali fragili e senza alcun valore, questi canti d'amore del cuore più piccolo di tutti ti incanteranno; sì, questi nulla ti faranno piacere. Faranno sorridere la Chiesa trionfante: ella raccoglierà i miei fiori sfogliati per amore e, facendoli passare per le tue mani divine, o Gesù, questa Chiesa celeste, volendo giocare con il suo bambino, getterà anche lei quei fiori che avranno acquistato, per i1 tuo tocco divino, un valore infinito: li getterà sulla Chiesa purgante per spegnerne le fiamme, li getterà sulla Chiesa militante per farle conseguire la vittoria!

    O mio Gesù, ti amo! Amo la Chiesa mia madre, ricordo che il più piccolo moto di puro amore le è più utile che non tutte le altre opere messe insieme. (SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Cantico Spirituale, nota sulla str. 29), Ma c'è davvero il puro amore nel mio cuore? I miei immensi desideri non sono forse un sogno, una follia? Se è così, Gesù; illuminami: tu lo sai, io cerco la verità! Se i miei desideri sono temerari, falli sparire perché questi desideri sono per me i1 più grande martirio! Eppure, lo sento, o Gesù, dopo aver aspirato alle regioni più alte dell'amore, se anche non dovessi raggiungerla un giorno, avrò gustato più dolcezza nel mio martirio, nella mia follia, di quanta ne gusterei in seno alle gioie della patria, a meno che tu, con un miracolo, non mi tolga il ricordo delle mie speranze terrene. Allora lasciami godere durante il mio esilio le delizie dell'amore. Lasciami assaporare le dolci amarezze del mio martirio! Gesù, Gesù, se è così delizioso il desiderio di amarti, cosa è dunque possedere, godere l'amore?

    Come può un anima così imperfetta come la mia aspirare a possedere la pienezza dell'Amore? O Gesù, mio primo, mio solo Amico, tu che io amo unicamente, dimmi che mistero è questo? Perché non riservi queste immense aspirazioni alle grandi anime, alle aquile che si librano nelle altezze? Io mi considero invece un debole uccellino coperto solo da una leggera lanugine. Non sono un'aquila: dell'aquila ho semplicemente gli occhi e il cuore perché, nonostante la mia piccolezza estrema, oso fissare il Sole divino, il Sole dell'amore, e il mio cuore sente dentro di sé tutte le aspirazioni dell'aquila. L'uccellino vorrebbe volare verso quel Sole brillante che affascina i suoi occhi, vorrebbe imitare le aquile sue sorelle che vede elevarsi fino al focolare divino della Trinità Santissima. Ahimé, tutto ciò che riesce a fare è sollevare le sue piccole ali! Ma alzarsi in volo, questo non è nelle sue piccole possibilità!

    Che ne sarà di questo uccellino? Morirà dal dispiacere nel vedersi così impotente? Oh, no! L'uccellino non si affliggerà nemmeno. Con un abbandono audace, vuole restare a fissare il suo Sole divino. Niente potrebbe spaventarlo: né il vento, né la pioggia. E se nubi oscure vengono a nascondere l'astro dell'amore, l'uccellino non cambia posto, sa che al di là delle nubi il suo Sole brilla sempre, che il suo splendore non potrebbe eclissarsi neanche un momento. Talvolta, è vero, il cuore dell'uccellino è assalito dalla tempesta: gli sembra di non credere che esista altro se non le nubi che lo avvolgono. E’ quello il momento della gioia perfetta per il povero debole esserino. Che felicità per lui restare là ugualmente, fissare la luce invisibile che si nasconde alla sua fede!

    Gli avvoltoi, immagini dei demoni, l’uccellino non li teme: non è affatto destinato a diventare loro preda, bensì preda dell'aquila che egli contempla al centro del Sole dell'amore. O Verbo Divino, sei tu l'aquila adorata che amo e che mi attira; sei tu che, lanciandoti verso la terra d'esilio, hai voluto soffrire e morire per attirare le anime fino al seno dell'eterna fornace della beata Trinità; sei tu che, risalendo verso la luce inaccessibile che sarà ormai tua dimora, sei tu che resti ancora nella valle di lacrime, nascosto sorto l'apparenza di un'ostia bianca! Aquila eterna, tu vuoi nutrire della tua sostanza divina proprio me, povero piccolo essere, che tornerei nel nulla se il tuo sguardo divino non mi donasse la vita in ogni istante! O Gesù, lasciami nell'eccesso della mia riconoscenza, lasciami dire che il tuo amore arriva fino alla follia!

    Gesù, io sono troppo piccola per fare grandi cose! E la mia follia è di sperare che il tuo amore mi accetti come vittima! La mia follia consiste nel supplicare le aquile mie sorelle di concedermi la grazia di volare verso il Sole dell'amore con le stesse ali dell'aquila divina! Per tutto il tempo che vorrai, o mio Amato, il tuo uccellino resterà senza forze e senza ali, egli sempre terrà gli occhi fissi su di te: vuole essere affascinato dal tuo sguardo divino, vuole diventare la preda del tuo amore! Un giorno, ne ho la speranza, aquila adorata, tu verrai a prendere il tuo uccellino e, risalendo con lui alla fornace dell'amore, lo immergerai per l'eternità nell'abisso ardente di quell'Amore al quale si è offerto come vittima! O Gesù, perché non mi è possibile dire a tutte le piccole anime quanto la tua condiscendenza è ineffabile? Sento che se per assurdo tu trovassi un'anima più debole, più piccola della mia, ti compiaceresti di colmarla di favori ancora più grandi, qualora si abbandonasse con fiducia completa alla tua misericordia infinita.

  4. #4
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    Predefinito Dall'Autobiografla di santa Teresa di Gesù Bambino

    Manuscrits autobiographiques, Ms. "C", fol 5 v' ‑ 8 v'. Carmel de Lisieux, 1960, pp. 250‑1755

    La mia consolazione è di non averne sulla terra. Senza mostrarsi, senza far udire la sua voce, Gesù mi istruisce nel segreto. Non è per mezzo di libri, perché non capisco quello che leggo, ma talvolta una parola come questa che ho trovata alla fine dell'orazione (dopo essere rimasta nel silenzio e nell'aridità) viene a consolarmi: Ecco il maestro che ti do, ti insegnerà tutto quello che devi fare. Voglio farti leggere nel libro della vita, dove è contenuta la scienza dell'Amore (Petit bréviaire du Sacré‑Coeur de Jésus, Nancy, 1882). La scienza dell'amore, oh sì!, questa parola risuona dolcemente all'orecchio della mia anima. Io desidero solo quella scienza: per essa, avendo dato tutte le mie ricchezze, mi sembra, come la sposa dei sacri cantici, di non aver dato nulla! Capisco così bene che non c'è che l'amore che possa renderci graditi al Buon Dio, che questo amore è l'unico bene che bramo.

    Gesù si compiace di mostrarmi l'unico cammino che porta a questa fornace divina. Questo cammino è l'abbandono del bambino che si addormenta senza timore tra le braccia di suo Padre. Se qualcuno è molto piccolo venga a me, ha detto lo Spirito Santo per bocca di Salomone; e questo medesimo Spirito d'amore ha detto anche che ai piccoli è concessa la misericordia. In nome suo, il profeta Isaia ci rivela che nell'ultimo giorno il Signore come un pastore farà pascolare il gregge e con il suo braccio lo radunerà: porterà gli agnellini sul petto. Come se tutte queste promesse non bastassero, lo stesso profeta, il cui sguardo ispirato si immergeva già nelle profondità eterne, esclama in nome del Signore: Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò. I bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. O Madrina diletta, dopo un simile linguaggio, non resta altro che tacere e piangere di riconoscenza e di amore!Se tutte le anime deboli e imperfette sentissero ciò che sente la più piccola tra tutte le anime, l'anima della sua piccola Teresa, non una sola di esse dispererebbe di giungere in cima alla montagna dell'amore! Infatti Gesù non chiede grandi azioni, ma soltanto l'abbandono e la riconoscenza, poiché ha detto nel Salmo 49: Non prenderò giovenchi dalla tua casa, né capri dai tuoi recinti. Sono mie tutte le bestie delle foreste, animali a migliaia sui monti: Conosco tutti gli uccelli dei cieli, è mio ciò che si muove nella campagna. Se avessi fame, a te non lo direi: mio è il mondo e quanto contiene. Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri?

    Offri a Dio un sacrificio di lode e di azioni di grazie. Ecco quindi tutto ciò che Gesù esige da noi. Egli non ha affatto bisogno delle nostre opere, ma solamente del nostro amore, perché questo stesso Dio che dichiara di non aver affatto bisogno di dirci se ha fame, non ha esitato a mendicare un po' d'acqua dalla Samaritana. Aveva sete. Ma dicendo: dammi da bere era l'amore della sua povera creatura che il Creatore dell'universo invocava. Aveva sete d'amore! Lo sento più che mai che Gesù è assetato: incontra solo degli ingrati e degli indifferenti tra i discepoli del mondo e tra i suoi propri discepoli; trova pochi cuori che si abbandonino a lui senza riserve, che comprendano tutta la tenerezza del suo amore infinito.

  5. #5
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    Predefinito Dall'«Autobiografia» di santa Teresa di Gesù Bambino, vergine

    Manuscrits autobiographiques, Lisieux 1957, 227-229

    Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarmi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l'occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
    Continuai nella lettura e non mi perdetti d'animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L'Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità é la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
    Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall'amore. Capii che solo l'amore spinge all'azione le membra della Chiesa e che, spentp questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l'amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l'amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l'amore è eterno.
    Allora con somma gioia ed estasi dell'animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l'amore. Si, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
    Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l'amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà.

  6. #6
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    GIOVANNI PAOLO II

    LITTERAE APOSTOLICAE

    Sancta Teresia a Iesu Infante et a Sacro Vultu
    Doctor Ecclesiae universalis renuntiatur


    1. DIVINI AMORIS SCIENTIA, quam Pater misericordiarum per Iesum Christum in Spiritu Sancto effundit, donum est, parvulis tributum humilibusque, ut ii cognoscant atque enuntient Regni arcana eruditis abscondita et sapientibus; quam ob causam exsultavit in Spiritu Sancto Iesus Patri laudes referens quoniam ita fieri voluit (cfr Lc 10, 21-22; Mt 11, 25-26).

    Exsultat pariter Mater Ecclesia cum intellegat saeculorum decursu Dominum pergere sese patefacere parvulis humilibusque ac per ipsum Spiritum qui "omnia scrutatur, etiam profunda Dei" (1 Cor 2, 10) aptos reddere electos suos ad ea dicenda "quae a Deo donata sunt nobis ..., non in doctis humanae sapientiae, sed in doctis Spiritus verbis, spiritalibus spiritalia comparantes" (1 Cor 2, 12.13). Universam hoc modo ad veritatem Sanctus Spiritus Ecclesiam perducit, variis eam instruit muneribus suisque honestat fructibus, eamque Evangelii virtute iuvenilem efficit temporumque scrutandis signis idoneam reddit, unde melius congruat cum Dei voluntate (cfr Lumen gentium, 4. 12; Gaudium et spes, 4).

    Inter parvulos, quibus praecipue Regni sunt reclusa mysteria, elucet Teresia a Iesu Infante et a Sacro Vultu professa monialis Ordinis Carmelitarum Excalceatarum, cuius centenaria hoc anno in caelestem patriam ingressionis repetitur memoria.

    Progrediente quidem vita "lumina nova, abditas atque arcanas significationes" (Ms A 83 v·) Teresia detexit atque a divino Magistro illam accepit "amoris scientiam" quam deinde proprio suo declaravit modo in operibus scriptis (cfr Ms B 1 r·). Lucida sane haec scientia declaratio est ipsius cognitionis mysteriorum Regni nec non eius singularis experimenti gratiae divinae. Haberi potest illa peculiare sapientiae evangelicae charisma quam Teresia, perinde ac alii sancti fideique magistri, sua percepit in oratione (cfr Ms C 36 r·).

    2. Vitae eius exemplum illiusque doctrinae evangelicae celeriter nostra aetate et ubique et continenter est susceptum. Tamquam ad ipsius praematurae spiritualis maturitatis imitationem, ab Ecclesia paucorum annorum intervallo sanctimonia illius est agnita. Etenim decretum institutae beatificationis causae consignavit die X mensis Iunii anno MCMXIV Pontifex Pius X; heroicum autem Servae Dei virtutum modum Benedictus XV die XIV mensis Augusti anno MCMXXI pronuntiavit, quo etiam tempore de spiritalis infantiae via habuit sermonem; beatam vero eam Pius XI die XXIX mensis Aprilis anno MCMXXIII renuntiavit. Paulo post, mensis Maii die XVII anno MCMXXV, innumerabili coram turma in Petriana basilica idem Pontifex Romanus eam in Sanctarum rettulit fastos, eius extollens virtutum fulgorem propriamque doctrinae indolem, atque duobus post annis, die XIV mensis Decembris anno MCMXXVII, compluribus id missionariis exposcentibus episcopis, una cum sancto Francisco Xaverio Patronam sacrarum missionum eam edixit.

    Ab his profectus Ecclesiae iudiciis, Teresiae a Iesu Infante spiritalis fulgor crevit atque universum per orbem est dilatatus ad nostros usque dies. Vitae consecratae Instituta multa nec non ecclesiales motus, praesertim in Ecclesiis iunioribus, Patronam ipsam magistramque sibi sumpserunt spiritali eius permoti magisterio. Doctrina illius, quae saepe in sic dicta "parva via" comprehenditur quaeque aliud nihil est quam evangelica sanctitatis via omnibus destinata, a theologis doctrinaeque spiritalis cultoribus est pervestigata. Sub Sanctae Lexoviensis patrocinio excitata sunt et Domino dicata templa cathedralia et basilicae, sanctuaria et aedes omnibus in terris. Variis in tam Orientis quam Occidentis ritibus cultum eius Ecclesia catholica celebrat. Deprecationis illius plurimi experiri potuerunt fideles. Tot ad sacerdotale ministerium vel consecratam vitam vocati, in missionum praesertim regionibus atque clausuris, precibus eius et exemplis adscribunt divinam vocationis suae gratiam.

    3. Huius saeculi Ecclesiae Summi Pontifices, Pastores nempe Nostri Decessores, qui in exemplum omnibus sanctitatem eius proposuerunt, simul quidem Teresiam spiritalis vitae magistram esse praedicaverunt ex doctrina nempe simplici tum etiam alta, quam ex Evangelii hausit fontibus divino ducente Magistro quamque fratribus et sororibus in Ecclesia deinceps efficacissime est impertita (cfr Ms B 2 v·-3 r·).

    De eius vitae propria narratione haec prodita est spiritalis doctrina, quam tres codices ab ea extremis vitae annis manu conscripti atque anno post mortem editi cum inscriptione Histoire d'une Âme (Lexovii an. MDCCCXCVIII) collegerunt, summumque ad haec nostra tempora studium excitavit. Haec vitae descriptio, cum ceteris eius scriptionibus, in quinquaginta ferme conversa linguas, Teresiam cunctis in orbis provinciis etiam extra Ecclesiam catholicam reddidit notissimam. Centesimo ab obitu eius hoc anno pergit Teresia a Iesu Infante agnosci una maximarum vitae spiritalis temporis nostri magistrarum.

    4. Nihil propterea est mirandum quod ad Apostolicam Sedem petitiones sunt plures delatae ut Ecclesiae universalis Doctoris titulo honestaretur.

    Superioribus hisce annis, ac potissimum fortunata redeunte mortis eius centenaria memoria, auctae magis magisque sunt a Conferentiis Episcopalibus preces; congressus praeterea studiorum facti sunt ac scripta multiplicata quibus Teresia a Iesu Infante liquido possidere nuntiatur singularem quandam sapientiam suaque doctrina tot adiuvare cuiuslibet status viros ac feminas ad Iesum Christum illiusque Evangelium cognoscendum ac diligendum.

    His impulsi sententiis inquiri diligenter Nos iussimus haberetne Sancta Lexoviensis necessarias proprietates ut Ecclesiae universalis nomine exornari posset Doctoris.

    5. Hac ita oblata opportunitate perplacet breviter Nobis quaedam commemorare vitae Teresiae a Iesu Infante eventa. In Gallia nascitur Alensonii die altero Ianuarii mensis anno MDCCCLXXIII: duobus post diebus baptizatur in Dominae Nostrae aede accipitque Mariam Franciscam Teresiam nomina. Eius parentes sunt Aloisius Martin et Zelia Guérin quorum nuperius heroicam virtutum agnovimus naturam. Vita dein perfuncta matre die XXVIII Augusti mensis anno MDCCCLXXVII omni cum sua domo in urbem Teresia se confert Lexovium, ubi Patris sororumque circumdata benevolentia, institutionem accipit severam atque teneritudine plenam.

    Anno exeunte MDCCCLXXIX primum accedit ad reconciliationis sacramentum. Die Pentecostes anno MDCCCLXXXIII peculiarem obtinuit sanationis gratiam a graviore quodam morbo, intercedente ipsa quidem Domina Nostra a Victoriis. Apud sorores Lexovienses Benedictinas erudita, primam recipit die VIII mensis Maii anno MDCCCLXXXIV Communionem, post ad eam intentissimam praeparationem, quam unicum cumulavit experimentum gratiae coniunctionis intimae cum Iesu. Paucis inde post haebdomadibus, eiusdem nempe anni die decimo quarto mensis Iunii, Sacramentum percepit Chrismatis sibi plane conscia quid tandem Spiritus Sancti donum propriam ad Pentecostes gratiae communicationem adferret. In sollemnitate Natalis Domini anni MDCCCLXXXVI altissimam cognoscit spiritalem exercitationem, quam illa definit tamquam "plenam conversionem". Per quam vincit mobilem fragilitatem ab obitu matris inductam atque praegrandem init cursum in perfectionis itinere (cfr Ms A 44 v·-45 v·).

    Umbratilem cupit Teresia vitam amplexari prout etiam ipsius sorores Paulina ac Maria fecerant in coenobio Carmelitano Lexoviensi, attamen impediebat illud iunior eius aetas. Sacram in Italia peragens peregrinationem, cum Domum Sanctam Lauretanam invisisset necnon Urbis Aeternae loca, recepta a Pontifice Leone XIII in audientiam concessam fidelibus Lexoviensis dioecesis die XX Novembris mensis anno MDCCCLXXXVII, ab eo licet quindecim dumtaxat annos nata petivit sibi ut Carmelum ingredi liceret.

    Ita re vera Lexoviensem communitatem Carmelitanam die IX Aprilis mensis anno MDCCCLXXXVIII intrat ubi Virginis habitum ordinis insequentis anni die X Ianuarii induit atque festivo nativitatis Virginis Mariae die VIII Septembris anno MDCCCXC religiosa profitetur vota sua. Iter perfectionis a legifera matre Teresia a Iesu designatum vera alacritate fidelitateque in Carmelo persequitur veris suis communitatis perfungens muneribus. Dei illuminata Verbo atque aegritudine amatissimi sui Patris Aloisii Martin vita defuncti die XXIX Iulii mensis anno MDCCCXCIV adflicta, procedit Teresia ad sanctitatem praecipuum amori adtribuens. Reperit et novitiis sororibus suae curae commendatis impertit parvulam spiritalis infantiae viam, qua altius usque se immergit in Ecclesiae mysterium, Christique adducta amore crescere in se percipit apostolicam ac missionalem vocationem quae eam paulatim impellit ut omnes secum ad congressum pertrahat Divino cum Sponso.

    In Sanctissimae Trinitatis sollemnitate die IX mensis Iunii anno MDCCCXCV misericordi Dei Amori se holocausti hostiam offert. Proximo autem anno nocte ipsa inter feriam quintam et sextam Maioris Hebdomadae, die scilicet III Aprilis, primum animadvertit indicium aegrotationis ad mortem se deducturae. Hanc suscipit Teresia veluti arcanam quandam Divini Sponsi congressionem. Eodem etiam tempore in fidei incidit probationem quae ad mortem usque permanebit. Ingravescente autem morbo iam die VIII Iulii mensis anno MDCCCXCVII in valetudinarium defertur. Sorores ipsius ceteraeque religiosae eius sermones excipiunt dum dolores atque incommoda, quae patienti perfert animo, augescunt usque dum post meridiem die XXX Septembris anno MDCCCXCVII obiit. "Haud quaquam morior, ingredior potius vitam", spiritali suo fratri scripserat domino Bellière (LT 244). Vitam sic signant novissima eius effata "Te amo, Deus meus".

    6. Scriptiones nobis Teresia a Iesu Infante tradidit quae iure meritoque illi magistrae spiritalis vitae apellationem meruerunt. Praecipuum vero eius remanet opus vitae enarratio tribus commendata codicibus manu propria conscriptis (Manuscrits autobiographiques A, B, C), qui sub titulo prodierunt celeriter celebrato Histoire d'une Âme.

    In codice A, exarato post petitionem sororis Agnetis a Iesu, tunc monasterii Antistitae eique tradito die XXI mensis Ianuarii anno MDCCCXCVI, spiritalis suae vitae tempora Teresia describit: primos infantiae annos, potissimum quidem Communionis primae eventum atque Confirmationis, adulescentiam dein usque ad introitum in Carmelum et prima nuncupata vota.

    Compositus autem eodem anno in spiritali solitudine codex B, flagitante etiam sorore ipsius Maria a Sacro Corde, quasdam praebet pulcherrimas profecto notissimasque et saepissime memoratas Sanctae Lexoviensis paginas. Plenam enim illustrant Sanctae maturitatem quae de sua loquitur inibi vocatione intra Ecclesiam, Christi Sponsam animarumque Matrem.

    Codex tandem C, quem Iunio mense primisque Iulii diebus anno MDCCCXCVII paucis nempe suum ante obitum contexuit mensibus quemque, ipsa rogante, monasterii Praefectae Mariae de Gonzaga dicavit, memorias codicis A de vita ad Carmelum complevit. Spiritalem maturitatem commonstrant paginae tum etiam supernaturalem scriptricis sapientiam. Extremi huius vitae suae spatii nonnullas experientias omnino altissimas persequitur Teresia. Fidei probationi devovet paginas animum nostrum commoventes: de purificationis gratia sermo est qua in longam ipsamet ac dolorosam mergitur noctem obscuram quam tamen collustravit illius fiducia de misericordi paternoque Dei amore. Rursus itaque neque suas repetens sententias Teresia facit ut coruscans emicet Evangelii lumen. Affirmationes hic reperimus venustissimas dedicatas eius devotioni fidenti in Dei manus nec non coniunctioni inter amorem Dei et proximi tum denique missionali ipsius in Ecclesia vocationi.

    Tribus hisce in codicibus diversis, unum qui continent argumentum atque progredientem vitae eius spiritalisque itineris referunt descriptionem, exhibet nobis Teresia germanam suam autobiographiam quae est eius animae historia. Hinc clare elucet vitam ipsius talem fuisse in qua nuntium Deus certum hominibus reddidit, evangelica patefacta via, "parva via" scilicet, quam omnibus percurrere licet quandoquidem ad sanctitatem advocantur omnes.

    Suis deinde in ducentis sexaginta sex epistulis (Lettres), quas familiaribus et religiosis et 'fratribus' missionariis inscripsit, suam aperit Teresia sapientiam, dum magisterium expedit quod re constat alta exercitatione spiritalis animarum moderationis.

    Ad opera pariter pertinent eius quinquaginta quattuor poemata (Poésies), nonnulla quorum theologicam spiritalemque prae se ferunt amplissimam vim, ad Sacras Litteras pertinentia. Memorari inter ea oportet Vivre d'Amour!... (P 17) et Pourquoi je t'aime, ô Marie! (P 54), quod quidem propriam summam complectitur de Virginis Mariae secundum Evangelium itinere. His autem scriptis accedunt octo recreationes piae (Récreations pieuses), quae poeticae sive scaenicae scriptiones sunt pro communitate a Sancta excogitatae et exhibitae de quorundam dierum festivorum argumentis secundum Carmelitarum consuetudinem. Decet exinde minora inter opuscula collectionem commemorare viginti et unius praecum (Prières). Neque obliviscenda est dictorum ecloga extremis vitae ipsius mensibus enuntiatorum, quorum variae servantur editiones, etiam sub nomine "novissimorum verborum", quae etiam veluti Dernièrs Entretiens agnoscuntur.

    7. Subtili ex sanctae Teresiae a Iesu Infante operum pervestigatione tum etiam e responsione quam in Ecclesia habuerunt, praecipuae colligi possunt partes "praestantis doctrinae", quae elementa principalia praebet unde Doctoris Ecclesiae tribui ei licet titulum.

    Peculiare sapientiae charisma hinc in primis profluit. Nam institutione theologica carens adolescens haec carmelita at Evangelio illuminata, se videt a Magistro divino doceri qui, perinde ac illa asseverat, "Doctor Doctorum est" (Ms A 83 v·), a quo "divina praecepta" accipit (Ms B 1 r·). In se ad effectum percipit deducta esse Sacrae Scripturae dicta: "Si quis est parvulus veniat ad me...; exiguo enim conceditur misericordia" (Ms B 1 v·; cfr Prv 9, 4; Sap 6, 6) atque amoris scientiam pariter esse instructam, quae latet sapientibus et prudentibus, quam tamen ipsi reserare dignatus est Magister divinus sicut omnibus parvulis (Ms A 49 r·; cfr Lc 10, 21-22).

    Pontifex Pius XI qui "sui pontificatus astrum" Teresiam Lexoviensem iudicavit, adseverare non dubitavit in oratione canonizationis ipsius habita die XVII Maii anno MCMXXV: "... eidem Spiritus veritatis illa aperuit ac patefecit, quae solet a sapientibus et prudentibus abscondere et revelare parvulis; siquidem haec - teste proximo Decessore nostro - tanta valuit supernarum rerum scientia, ut certam salutis viam ceteris indicaret" (AAS 17 [1925] p. 213).

    Non tantum cum Litteris Sacris doctrina congruit eius atque catholicae fidei, verum etiam eminet ob altitudinem et summam sapientiae intus collectam. Ecclesiae simul fidei confessio doctrinis ipsius inest, mysterii christiani experientia atque ad sanctitatem semita. Maturum enim christianae spiritalitatis compendium praebet Teresia; theologiam coniungit cum vita spiritali, magna cum vi et auctoritate sese exprimit, egregia cum persuadendi resque communicandi facultate, quemadmodum perceptio et eius nuntii disseminatio demonstrat intra populum Dei.

    Teresiae doctrina congruenter exhibet in unaque consentanea compositione consociat christianae fidei dogmata tamquam veritatis institutum et vitae experimentum. Non est obliviscendum hac in re quod intelligentia depositi fidei ab Apostolis traditi, perinde ac Concilium Vaticanum II edocet, progreditur in Ecclesia Spiritu Sancto adiuvante: "Crescit enim tam rerum quam verborum traditorum perceptio, tum ex contemplatione et studio credentium, qui ea conferunt in corde suo (cfr Lc 2,19 et 51), tum ex intima spiritualium rerum quam experiuntur intelligentia, tum ex praeconio eorum qui cum episcopatus successione charisma veritatis certum acceperunt" (Dei Verbum, 8).

    Fortassis in Teresiae Lexoviensis scriptis non reperitur, sicut ceteris in Doctoribus, rerum divinarum propositio ad scientiae rationem enucleata, attamen illuminatam fidei testificationem deprehendere valemus quae dum fidenti amore misericordem Dei dignationem atque in Christo salutem excipit, arcanum revelat et Ecclesiae sanctitatem.

    Agnosci potest itemque merito in Sancta Lexoviensi praecipiendi charisma Doctoris Ecclesiae, tum propter Spiritus Sancti donum quod recepit ut suam fidem vivere et patefacere posset, tum propter singularem mysterii Christi intellectum. In eam namque legis novae concurrunt dona, gratia videlicet Spiritus Sancti, quae in vivida se prodit fide per caritatem operante (cfr S. Thomas Aquinas, Summa Theol. I-II, q. 106, art. 1; q. 108, art. 1).

    Ad Teresiam Lexoviensem id accommodare possumus quod Decessor Noster Paulus VI elocutus est de alia iuvene sancta, Ecclesiae Doctore, Catharina Senensi: "Quod magis Nos permovet in hac sancta est illa sapientia infusa nempe lucida, profunda et inebrians veritatum divinarum appropriatio nec non mysteriorum fidei [...]; quae appropriatio naturae eximiis omnino dotibus adiuta est, verum, ut patet prodigiosa fuit, charismati sapientiae Spiritus Sancti adscribenda (AAS 62 [1970] p. 675).

    8. Singulari propterea doctrina sua nempe unico scribendi genere eminet Teresia tamquam fidei vitaeque christianae germana magistra. Per ipsius opera, haud secus ac per Sanctorum Patrum affirmationes, vivifica illa perfluit catholicae traditionis lympha cuius divitiae, sicut rursus legitur in Concilio Vaticano II, "in praxim vitamque credentis et orantis Ecclesiae transfunduntur" (Dei Verbum, 8).

    Lexoviensis Teresiae doctrina, si secundum suscipitur peculiare suum litterarum genus quae institutioni eiusque animi culturae respondent et si praeterea cum specialibus illius aetatis condicionibus componitur, providentiali quodam modo cum certissima Ecclesiae traditione cohaeret simul ob catholicae fidei confessionem simul ob maximae authenticae spiritalis vitae promotionem, quae vivo ac pervio sermone omnibus fidelibus exponitur.

    Nostro quidem tempore fecit illa ut Evangelii suavitas eluceret; officium praeterea accepit provehendi Ecclesiae cognitionem amoremque Mystici Christi Corporis; homines etiam adiuvit ut a duritia et formidine Iansenistarum doctrinae sanarentur, quae quidem ad iustitiam Dei efferendam propendebant potius quam divinam ipsius misericordiam. Contemplata est in Deique misericordia omnes divinas adoravit perfectiones quoniam "vel Dei iustitia (ac plus forsitan quam reliquae perfectiones) amore induta mihi videtur" (Ms A 83 v·). Vivens itaque facta ea est illius Dei imago qui, secundum Ecclesiae precem, "omnipotentiam suam parcendo maxime et miserando manifestat" (cfr Missale Romanum, Collecta, Dominica XXVI per annum).

    Quamvis verum proprieque dictum doctrinarum corpus non habeat Teresia, singularia quaedam doctrinae lumina emicant de eius scriptis quae, quasi e Spiritus Sancti gratia, intimum revelationis succum in prospectum unicum ineditumque proiciunt dum magisterium egregia indole praeditum exhibent.

    Ipsum Dei-Amoris mysterium enim intimam eius nuntii efficiunt partem, Dei-Trinitatis, infinite in se perfecti. Si consonare debet vera spiritalis experientia christiana revelatis cum veritatibus, quibus videlicet se communicat Deus suaeque mysterium voluntatis (cfr Dei Verbum, 2), affirmari oportet Teresiam Revelationem Divinam esse expertam, atque eo etiam usque esse progressam ut praecipuas fidei nostrae veritates in mysterio trinitariae vitae cumulatas contemplaretur. In culmine, tamquam fons simul et finis, misericors sistit trium Personarum divinarum amor, perinde atque eloquitur Sancta, potissimum suo in Actu oblationis erga misericordem Amorem. In fundamento, ex parte subiecti, experimentum reperitur per quod constituimur Patris filii adoptivi in Iesu; hic certissimus infantiae spiritalis est sensus, id est filiationis divinae perceptio sub Spiritus Sancti motu. In fundamento pariter et ante nos proximus versatur, ceteri omnes, quorum redemptioni adlaborare debemus cum et in Iesu per ipsum eius misericordem amorem.

    Per spiritalem hanc infantiam experimur omnia a Deo profluere, ad Eumque refluere et in Illo persistere, ad omnium hominum salutem, intra amoris misericordis mysterium. Haec est doctrinae nuntiatio quam haec tradidit Sancta atque vivendo implevit.

    Haud secus ac in cunctis Ecclesiae omnium aetatum sanctis accidit, similiter ei, spiritalem intra experientiam propriam, centrum et revelationis plenitudo est Christus. Fervore quodam sponsae cognovit Iesum Teresia, eum dilexit fecitque ut et alii diligerent. Eius in infantiae mysteria intravit nec non in Evangelii ipsius verba, in Servi perdolentis passionem super eius Vultum sanctum insculptam, in eius gloriosae vitae fulgorem inque eucharisticam praesentiam. Divinae Christi caritatis titulos cecinit singulos, prout in Evangelio produntur (cfr PN 24, Jésus, mon Bien-Aimé, rappelle-toi!).

    De Corporis Christi mystici veritate insigniter est Teresia illustrata, de varietate gratiarum eius, Spiritus Sancti donorum, de potenti caritatis virtute quae tamquam ipsum Ecclesiae cor exstat ubi vocationem suam uti contemplativae ac missionariae repperit (cfr Ms B 2 r·- 3v·).

    Demum inter singularia maxime scientiae spiritalis eius capita commemoranda est sapiens illa inquisitio quam Teresia in mysterium ac Virginis Mariae iter enodavit, unde consectaria deduxit proxime ad doctrinam Concilii Vaticani II accedentia in capitulo VIII Constitutionis Lumen gentium, itemque ad ea quae Nos in Litteris Encyclicis Redemptoris Mater die XXV mensis Martii anno MCMLXXXVII editis protulimus.

    9. Praecipua vero experientiae spiritalis doctrinaeque eius origo est Dei Verbum et in Vetere et in Novo Testamento. Illud confitetur ipsa, dum ardentem suum in Evangelium extollit amorem (cfr Ms A 83 v·). Plus mille numerantur eius in scriptionibus biblici loci: quadringenti e Vetere sexcenti Novo e Testamento.

    Quamquam non satis educata erat neque apta prae manibus habebat instrumenta ad Sacrorum Librorum investigationem et interpretationem, se tamen fide et alacritate unica Verbo Dei ponderando dedidit. Instigante Spiritu sibi adepta est et aliis peraltam revelationis scientiam. Sic amanter in Sacras Scripturas incumbens - quin immo Hebraice scire et Graece cupivit quo animum ac litteram Librorum Sacrorum plenius comprehenderet - momentum collustravit quod in vita spiritali prae se ferunt biblici fontes, proprietatem viriditatemque Evangelii praedicavit, prudenter spiritalem Verbi Dei coluit exegesim nunc Veteris nunc Novi Testamenti. Abditos ita thesauros detexit, voces sibi ac narrationes assumens nonnumquam audacia quadam supernaturali, velut cum, exempli gratia locos perlegens Paulinos (cfr 1 Cor 12-13) suam ad amorem introspexit vocationem (cfr Ms B 3 r·- 3 v·). Verbo revelato illuminata, paginas condidit Teresia ingeniosas de amoris Dei et proximi necessitudine (cfr Ms C 11 v· - 19 r·); in Iesu precationem intra ultimam cenam sese immersit, tamquam declarationem suae pro omnium salute deprecationis (cfr Ms C 34 r· - 35 r·).

    Uti iam est dictum, cum Ecclesiae magisterio consonat doctrina eius. Inde a primis edocta est a familiaribus ad precationem celebrationemque liturgicam participandam. Se ad primam confessionem, ad primam Communionem adque chrismatis sacramentum parans, unicum fidei veritatum commonstravit amorem atque Catechismum paene verbum de verbo edidicit (cfr Ms A 37 r· - 37 v·). De vita decessura suo sanguine Apostolorum symbolum perscripsit, se ita cupiens significare suam animi adiunctionem, nulla posita exceptione, cum fidei professione.

    Praeter quam verbis Scripturarum atque Ecclesiae doctrinis, a pueritia nutrita est Teresia etiam praeceptis Imitationis Christi quam fere memoriter didicisse fatetur (Ms A 47 r·). Ad ipsius definiendam vocationem carmelitanam praecipue valuerunt spiritales Legiferae Matris Teresiae a Iesu scriptiones, praesertim quae contemplativum ecclesialemque illuminant charismatis Carmeli Teresiani sensum (cfr Ms C 33 v·). At singulariter omnino mystico sancti Ioannis a Cruce magisterio enutrita est Teresia, qui verus ipsi spiritalis exstitit magister (cfr Ms A 83 r·). Nihil propterea mirum si, his duobus praeeuntibus Sanctis, qui et ipsi postmodum sunt Ecclesiae Doctores renuntiati, illa quoque discipula optima vitae spiritalis evasit Magistra.

    10. Regno Dei dilatando profuit Teresiae Lexoviensis doctrina spiritalis. Suo sanctitatis perfectaeque erga Matrem Ecclesiam fidelitatis exemplo nec non plenae cum Petri Sede coniunctionis, tum etiam peculiaribus illis gratiis, quas pluribus fratribus ac sororibus missionariis impetravit, beneficium eximium renovatae praedicationi et Evangelii Christi experientiae attulit sicut et catholicae fidei propagationi omnes per orbis nationes.

    Opus non est plura hic edisserere super doctrinae Teresianae universalitate superque nuntii eius latissima receptione hoc per saeculum quod ab ipsius obitu nos separat: recte hoc comprobatum est studiis ipsis ad titulum Doctoris Ecclesiae huic Sanctae conferendum peractis.

    Hac in re id magni ponderis est quod Ecclesiae Magisterium non solum sanctitatem Teresiae agnovit sed sapientiam quoque eius doctrinamque in claram lucem produxit. Iam Pontifex Pius X asseveravit eam "maximam recentiorum temporum Sanctam" exstare. Laetus quidem suscipiens primam Italicam editionem libri Historiae animae, extulit ille fructus qui e Teresiana spiritalitate percipiuntur. Declarans postmodum heroicam naturam virtutum Servae Dei, Pontifex Benedictus XV spiritalis infantiae explanavit viam rerumque divinarum laudavit scientiam a Deo Teresiae tributam ut alios salutis semitas doceret (cfr AAS 13 [1921] 449-452). Tempore autem tam beatificationis quam canonizationis Pontifex Pius XI Sanctae doctrinam proponere atque in universum commendare voluit, singularem illius divinam illuminationem extollens (Discorsi di Pio XI, vol. I, Torino 1959, p. 91) eamque vitae describens magistram (cfr AAS 17 [1925] pp. 211-214). Cum anno MCMLIV Lexovii basilica consecraretur, inter alia Pontifex Pius XII Teresiam confirmavit propria doctrina ad cor Evangelii ipsum penetravisse (cfr AAS 46 [1954] pp. 404-408). Saepius Lexovium invisit, praesertim cum Lutetiae Parisiorum esset nuntius, Angelus Roncalli, deinceps Pontifex futurus Ioannes XXIII. Pluribus oblatis opportunitatibus Pontificatus sui tempore suam pietatem idem ille in Sanctam ostentavit necessitudinemque inter Abulensis Sanctae eiusque filiae Lexoviensis Teresiae doctrinas explicavit (Discorsi, Messaggi, Colloqui, vol. II [1959-1960] pp. 771-772). Progrediente Concilio Vaticano II participes exempla et magisterium Teresiae pluries commemoraverunt. Centesimo dein volvente ortus eius anno Pontifex Paulus VI Litteras die II mensis Ianuarii anno MCMLXXIII Episcopo inscripsit Baiocensi-Lexoviensi quibus exemplum ductumque Teresiae in Deo conquirendo celebravit, eam orationis pariter ac theologalis spei proposuit magistram, specimen communionis cum Ecclesia, eius doctrinarum investigationem magistris et educatoribus suasit, pastoribus et ipsis theologis (cfr AAS 65 [1973] pp. 12-15). Nos Ipsos crebrius iuvit recogitare de Sanctae figura doctrinaque, maxime visitationis memorabilis Nostrae tempore apud Lexovium, die videlicet II mensis Iunii anno MCMLXXX, cum adstantibus universis ediximus: "De Teresia Lexoviensi quisque potest certo animo dicere Spiritum Dei eius cordi concessisse ut nostrae aetatis hominibus recta via, principale mysterium, veritatem Evangelii patefaceret [...] Illa 'parva via' est 'sanctae infantiae' via. Hac in via aliquid subest omnino unicum, ingeniosum inventum sanctae Teresiae Lexoviensis. Simul vero inest confirmatio ac renovatio veritatis plane fundamentalis atque universalis. Quae enim Evangelici nuntii pars magis revera est fundamentalis magisve universalis quam haec: Pater noster est Deus nosque Eius liberi sumus?" (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III/1 [1980] p. 1659).

    Brevia haec indicia continuatae seriei testificationum Pontificum saeculi nostri de sanctimonia ac doctrina sanctae Teresiae a Iesu Infante deque latissima eius nuntii disseminatione luculenter testantur quantum amplexata sit Ecclesia suis in pastoribus ac fidelibus spiritale huius iuvenis Sanctae magisterium.

    Ecclesialis agnitionis doctrinarum Sanctae testimonium est recursus ad eius doctrinam qui in compluribus fit Magisterii ordinarii Ecclesiae documentis, praesertim cum de contemplativa ac missionali vocatione fit sermo, de fiducia erga Deum iustum et clementem, de christiana laetitia, de vocatione ad sanctitatem. Huius praeterea rei comprobatio est ipsa principiorum eius usurpatio in nuperrime promulgato Catechismo Catholicae Ecclesiae (nn. 127, 826, 956, 1011, 2011, 2558). Ea, cui tantopere placuit apud catechismum veritates fidei discere, digna est habita quae praestantes inter magisterii catholici recenseretur auctores.

    Praedita est Teresia singulari universalitate. Recepta sunt mirabiliter semper ubique et etiam nunc eius persona atque evangelicus nuntius 'parvae viae' fiduciae spiritalisque infantiae, quod quidem per omnes iam terrarum fines sentitur.

    Viros in primis ac feminas afficit nuntii eius impulsio, quorum sanctitatem atque virtutum heroicam rationem ipsa agnovit Ecclesia, Ecclesiae pastores cultoresque theologiae et spiritualitatis, presbyteros sacrorumque alumnos, religiosos ac religiosas, ecclesiales motus novasque communitates, cuiusque condicionis et continentis viros ac feminas. Singulis his suum praebet Teresia testimonium, christianum scilicet mysterium, cuius facta est ipsa testis immo et apostola semet reddens in precatione, prout audacter illa eloquitur, "apostolorum apostolam" (Ms A 56 r·), ad litteram suscipi oportere quam maxima cum rerum ipsarum comprehensione, quandoquidem vim in tempore ac spatio habeat universalem. Eius doctrinae virtus in eo consistit quod concreto modo explicat qua via universae Iesu promissiones compleantur in homine credente qui sua in vita salutarem Redemptoris praesentiam percipere fidenter noverit.

    11. Clarissime testificantur hae omnes rationes utilitatem praesentem doctrinarum Lexoviensis Sanctae nec non impulsum peculiarem magisterii eius in temporum nostrorum mulieres ac viros. Accidunt praeterea in ea quaedam rerum adiuncta unde significantior fit eius destinatio in Magistram Ecclesiae temporis nostri.

    Femina insuper Teresia est quae, ad Evangelium accedens, abditas illius divitias eruere potuit illo concreta ratione ac profunda in vitam sapientiamque resonantia quae ingenii omnino feminei sunt propriae. Ex sanctarum mulierum multitudine, quae ob Evangelii sapientiam refulgent, eminet Teresia suam propter universalitatem.

    Contemplativa insuper est ipsa. In Carmeli sui latebris maximum christianae experientiae eventum ita vixit ut latitudinem, longitudinem, altitudinem et profunditatem amoris Christi cognosceret (cfr Eph 3, 18-19). Noluit Deus ut perpetuo sua absconderentur arcana, ideo Teresiam idoneam fecit quae Regis secreta reseraret (cfr Ms C 2 v·). Vivendo testatur sane Teresia et theologica ratione persequitur vitae contemplativae pulchritudinem veluti deditionis penitus effectae Christo, Ecclesiae Sponso, atque vivae affirmationis dominatus Dei in omnia. Abscondita est eius vita quae ad Evangelium prolatandum arcanam in se continet fertilitatem quaeque Ecclesiam et orbem bono replet Christi odore (cfr LT 169, 2 v·).

    Iuvenis demum Teresia est Lexoviensis. Sua florenti in adulescentia sanctimoniae est maturitatem adepta (cfr Ms C 4 r·). Hanc ob causam Magistram evangelicae vitae se exhibet aptam potissimum ad semitas collustrandas iuvenum quorum munus erit se actores Evangeliique testes praebere apud posteras gentes.

    Non modo Ecclesiae Doctor maxime iuvenis aetate est Teresia a Iesu Infante verum etiam tempore ad nos quam proxima, unde continuum indicare videtur tenorem quo Spiritus Domini in Ecclesiam nuntiatores utriusque sexus mittere pergit tamquam praeceptores ac fidei testes. Quaecumque enim incidere possint varietates per historiae aetates et praeter omnes repercussus quos ille ad vitam hominum cuiusque aetatis et mentem habere possunt, praeterire non licet continuum illud vinculum quod inter se Doctores Ecclesiae coniungit: omnibus quidem in historiae adiunctis testes illi permanent Evangelii quod numquam mutatur, atque luce ac virtute sibi a Spiritu concessis, nuntiatores illius se praestant, ut sui temporis hominibus idem Evangelium propria nuntient in integritate. Magistra est Teresia nostra aetate, cum tanta sitis est vocis vivae et essentialis, testimoniorum heroicorum et credibilium. Qua de causa diligitur aequabiliter et recipitur a fratribus ac sororibus aliarum communitatum christianarum atque vel non christianarum.

    12. Hoc anno, quo Centenaria recolitur memoria obitus insignis Teresiae a Iesu Infante et a Sacro Vultu, dum ad anni bis millesimi Magnum Iubilaeum comparamur celebrandum, plurimis et singularis auctoritatis precibus receptis praesertim a multis totum per orbem Episcoporum Conferentiis, atque publica petitione agnita, sive Supplici Libello, Nobis die VIII mensis Martii anno MCMXCVII inscripto tum ab Episcopo Baiocensi-Lexoviensi tum a Praeposito Generali Ordinis Fratrum Discalceatorum Beatae Mariae Virginis de Monte Carmelo eiusdemque Ordinis Postulatore Generali, decrevimus Nos Congregationi de Causis Sanctorum studium peculiare committere ad huic Sanctae titulum Doctoratus tribuendum, "praehabito voto Congregationis pro Doctrina Fidei ad eminentem doctrinam quod attinet" (Const. Ap. Pastor bonus, 73).

    Necessariis conglobatis documentis, memoratae superius binae Congregationes quaestionem sua apud propria consilia pertractaverunt: Congregatio pro Doctrina Fidei die V mensis Maii anno MCMXCVII quod spectat ad "eminentem doctrinam"; Congregatio de Causis Sanctorum die XXIX Maii mensis eiusdem anni ut singularem "Positionem" perscrutaretur. Die XVII subsequentis mensis Iunii, Eminentissimi Cardinales atque Excellentissimi Episcopi sodales earundem Congregationum, sequentes rationem agendi a Nobis huius rei causa confirmatam, convenerunt plenariam in sessionem 'interdicasterialem' atque Causam excusserunt. Universos se ad unum consentire declaraverunt ut sanctae Teresiae a Iesu Infante et a Sacro Vultu Ecclesiae universalis Doctoris adderetur titulus. Hanc Nobis deinceps coram in conspectu aperuerunt sententiam Venerabilis Frater Noster Iosephus Cardinalis Ratzinger, Praefectus Congregationis pro Doctrina Fidei, nec non Venerabilis Frater Albertus Bovone Pro-Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, Archiepiscopus titulo Caesariensis in Numidia.

    His omnibus proinde expensis, superiore die XXIV mensis Augusti, precationem Angelicam persolventes, ante fratres centenos episcopos pariterque innumerabilem ex omni orbe iuvenum turmam Parisios ob XII Diem Iuventutis Mundialem advocatam, voluimus praesentes Nos Ipsi voluntatem consiliumque aperire Teresiae a Iesu Infante et a Sacro Vultu renuntiandae Ecclesiae universalis Doctoris data opportunitate Mundialis Diei Missionum Romae brevi eventuri.

    Hodie quidem die XIX mensis Octobris, in Petriana area fidelibus ex omni terrarum provincia constipata, adstantibus Cardinalibus compluribus plurimisque Archiepiscopis et Episcopis, media in ipsa Eucharistica celebratione Doctorem universalis Ecclesiae pronuntiavimus proclamavimusque hisce ipsissimis vocibus Teresiam a Iesu Infante et a Sacro Vultu: Nos, vota multorum Fratrum in Episcopatu plurimorumque christifidelium totius orbis explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, praehabito voto Congregationis pro Doctrina Fidei ad eminentem doctrinam quod attinet, certa scientia ac matura deliberatione deque apostolicae potestatis plenitudine Sanctam Teresiam a Iesu Infante et a Sacro Vultu, virginem, Ecclesiae Universalis Doctorem declaramus. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    His igitur rite peractis, decernimus ut hae Litterae Nostrae religiose serventur suosque effectus sive nunc sive in posterum plene habeant; atque praeterea sic apte sit iudicandum ac definiendum, irritumque et inane fiat, si quidquam secus super his a quovis, auctoritate qualibet, scienter vel ignoranter attentari contigerit.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die undevicesimo mensis Octobris, anno Domini millesimo nongentesimo nonagesimo septimo, Pontificatus Nostri vicesimo.

    IOANNES PAULUS PP. II

    ******
    Traduzione:

    GIOVANNI PAOLO II

    LITTERAE APOSTOLICAE

    Sancta Teresia a Iesu Infante et a Sacro Vultu,
    Doctor Ecclesiae universalis renuntiatur


    1. LA SCIENZA DELL'AMORE DIVINO, che il Padre delle misericordie effonde mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo, è un dono, concesso ai piccoli e agli umili, perché conoscano e proclamino i segreti del Regno, nascosti ai dotti e ai sapienti; per questo Gesù ha esultato nello Spirito Santo, rendendo lode al Padre, che così ha disposto (cfr Lc 10, 21-22; Mt 11,25-26).

    Gioisce pure la Madre Chiesa nel costatare come, lungo il corso della storia, il Signore continui a rivelarsi ai piccoli e agli umili, abilitando i suoi eletti, per mezzo dello Spirito che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (1 Cor 2, 10), a parlare delle cose «che Dio ci ha donato..., non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali» (1 Cor 2,12.13). In questo modo lo Spirito Santo guida la Chiesa verso la verità tutta intera, la provvede di diversi doni, la abbellisce dei suoi frutti, la ringiovanisce con la forza del Vangelo e la rende capace di scrutare i segni dei tempi, per rispondere sempre meglio alla volontà di Dio (cfr Lumen gentium, n.4.12; Gaudium et spes, n.4).

    Fra i piccoli, ai quali sono stati manifestati in una maniera del tutto speciale i segreti del Regno, splende Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, monaca professa dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi, della quale ricorre quest'anno il centenario dell'ingresso nella patria celeste.

    Durante la sua vita, Teresa ha scoperto «luci nuove, significati nascosti e misteriosi» (Ms A 83 v) e ha ricevuto dal Maestro divino quella «scienza dell'amore» che ha poi manifestato con particolare originalità nei suoi scritti (cfr Ms B 1r). Tale scienza è l'espressione luminosa della sua conoscenza del mistero del Regno e della sua esperienza personale della grazia. Essa può essere considerata come un carisma particolare di sapienza evangelica che Teresa, come altri santi e maestri della fede, ha attinto nella preghiera (cfr Ms C 36 r).

    2. Rapida, universale e costante è stata la recezione dell'esempio della sua vita e della sua dottrina evangelica nel nostro secolo. Quasi ad imitazione della sua precoce maturazione spirituale, la sua santità è stata riconosciuta dalla Chiesa nello spazio di pochi anni. Infatti, il 10 giugno 1914 Pio X firmava il decreto d'introduzione della causa di beatificazione, il 14 agosto 1921 Benedetto XV dichiarava l'eroicità delle virtù della Serva di Dio, pronunciando per l'occasione un discorso sulla via dell'infanzia spirituale e Pio XI la proclamava Beata il 29 aprile 1923. Poco più tardi, il 17 maggio 1925, il medesimo Papa, davanti ad un'immensa folla, la canonizzava nella Basilica di San Pietro, mettendone in risalto lo splendore delle virtù nonché l'originalità della dottrina e due anni dopo, il 14 dicembre 1927, accogliendo la petizione di molti vescovi missionari, la proclamava, insieme a San Francesco Saverio, Patrona delle missioni.

    A partire da tali riconoscimenti, l'irraggiamento spirituale di Teresa di Gesù Bambino è cresciuto nella Chiesa e si è dilatato nel mondo intero. Molti istituti di vita consacrata e movimenti ecclesiali, specialmente nelle giovani Chiese, l'hanno scelta come patrona e maestra, ispirandosi alla sua dottrina spirituale. Il suo messaggio, spesso sintetizzato nella cosiddetta «piccola via», che non è altro che la via evangelica della santità per tutti, è stato oggetto di studio da parte di teologi e cultori della spiritualità. Sono state innalzate e dedicate al Signore, sotto il patrocinio della Santa di Lisieux, cattedrali, basiliche, santuari e chiese in tutto l'orbe. Il suo culto è celebrato dalla Chiesa Cattolica nei diversi riti di Oriente e di Occidente. Molti fedeli hanno potuto sperimentare la forza della sua intercessione. Tanti, chiamati al ministero sacerdotale o alla vita consacrata, specialmente nelle missioni e nel chiostro, attribuiscono la grazia divina della vocazione alla sua intercessione ed al suo esempio.

    3. I Pastori della Chiesa, incominciando dai miei predecessori, i Sommi Pontefici di questo secolo, che hanno proposto la sua santità ad esempio per tutti, hanno pure messo in rilievo che Teresa è maestra di vita spirituale mediante una dottrina, insieme semplice e profonda, che ella ha attinto alle sorgenti del Vangelo sotto la guida del Maestro divino ed ha poi comunicato ai fratelli e sorelle nella Chiesa con vastissima efficacia (cfr Ms B 2 v-3 r).

    Questa dottrina spirituale ci è stata trasmessa soprattutto dalla sua autobiografia che, desunta dai tre manoscritti da lei redatti negli ultimi anni della sua vita e pubblicata un anno dopo la sua morte con il titolo Histoire d'une Ame (Lisieux 1898), ha suscitato uno straordinario interesse fino ai nostri giorni. Questa autobiografia, tradotta insieme agli altri suoi scritti in circa cinquanta lingue, ha fatto conoscere Teresa in tutte le regioni del mondo, anche fuori della Chiesa cattolica. Ad un secolo di distanza dalla sua morte, Teresa di Gesù Bambino, continua ad essere riconosciuta come una delle grandi maestre di vita spirituale del nostro tempo.

    4. Non desta perciò meraviglia che siano state presentate alla Sede Apostolica molte petizioni, affinché fosse insignita del titolo di Dottore della Chiesa universale.

    Da qualche anno, e in modo speciale all'avvicinarsi della lieta ricorrenza del primo centenario della sua morte, tali richieste sono giunte sempre più numerose anche da parte di Conferenze Episcopali; inoltre si sono svolti Congressi di studio e abbondano le pubblicazioni che mettono in rilievo come Teresa di Gesù Bambino possieda una straordinaria sapienza ed aiuti con la sua dottrina tanti uomini e donne di ogni condizione a conoscere e ad amare Gesù Cristo ed il suo Vangelo.

    Alla luce di questi dati ho deciso di fare attentamente studiare se la Santa di Lisieux avesse i requisiti per poter essere insignita del titolo di Dottore della Chiesa Universale.

    5. Mi è caro, in questo contesto, ricordare brevemente alcuni momenti della vita di Teresa di Gesù Bambino. Nasce ad Alençon in Francia il 2 gennaio 1873. È battezzata due giorni più tardi nella Chiesa di Notre-Dame, ricevendo i nomi di Maria Francesca Teresa. I suoi genitori sono Louis Martin e Zélie Guérin, dei quali ho recentemente riconosciuto l'eroicità delle virtù. Dopo la morte della madre, avvenuta il 28 agosto 1877, Teresa si trasferisce con tutta la famiglia nella città di Lisieux dove, circondata dall'affetto del padre e delle sorelle, riceve una formazione insieme esigente e piena di tenerezza.

    Verso la fine del 1879 si accosta per la prima volta al sacramento della penitenza. Nel giorno di Pentecoste del 1883 ha la singolare grazia della guarigione da una grave malattia, per l'intercessione di nostra Signora delle Vittorie. Educata dalle Benedettine di Lisieux, riceve la prima comunione l'8 maggio 1884, dopo una intensa preparazione, coronata da una singolare esperienza della grazia dell'unione intima con Gesù. Poche settimane più tardi, il 14 giugno dello stesso anno, riceve il sacramento della cresima, con viva consapevolezza di ciò che comporta il dono dello Spirito Santo nella personale partecipazione alla grazia della Pentecoste. Nel Natale del 1886 vive un'esperienza spirituale molto profonda, che qualifica come "completa conversione". Grazie ad essa, supera la fragilità emotiva conseguente alla perdita della mamma ed inizia "una corsa da gigante" sulla via della perfezione (cfr Ms A 44 v-45 v).

    Teresa desidera abbracciare la vita contemplativa, come le sue sorelle Paolina e Maria nel Carmelo di Lisieux, ma ne è impedita per la sua giovane età. In occasione di un pellegrinaggio in Italia, dopo aver visitato la Santa Casa di Loreto e i luoghi della Città eterna, nell'udienza concessa dal Papa ai fedeli della diocesi di Lisieux, il 20 novembre 1887, con filiale audacia chiede a Leone XIII di poter entrare nel Carmelo all'età di 15 anni.

    Il 9 aprile del 1888 entra nel Carmelo di Lisieux, ove riceve l'abito dell'Ordine della Vergine il 10 gennaio dell'anno seguente ed emette la sua professione religiosa l'8 settembre del 1890, festa della Natività della Vergine Maria. Intraprende nel Carmelo il cammino della perfezione tracciato dalla Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, con autentico fervore e fedeltà, nell'adempimento dei diversi uffici comunitari a lei affidati. Illuminata dalla Parola di Dio, provata in modo particolare dalla malattia del suo amatissimo padre, Louis Martin, che muore il 29 luglio del 1894, Teresa si incammina verso la santità, insistendo sulla centralità dell'amore. Scopre e comunica alle novizie affidate alla sue cure la piccola via dell'infanzia spirituale, progredendo nella quale ella penetra sempre di più nel mistero della Chiesa e, attirata dall'amore di Cristo, sente crescere in sé la vocazione apostolica e missionaria che la spinge a trascinare tutti con sé incontro allo Sposo divino.

    Il 9 giugno del 1895, nella festa della Santissima Trinità, si offre vittima di olocausto all'Amore misericordioso di Dio. Il 3 aprile dell'anno successivo, nella notte fra il giovedì ed il venerdì santo, ha una prima manifestazione della malattia che la condurrà alla morte. Teresa la accoglie come la misteriosa visita dello Sposo divino. Nello stesso tempo entra nella prova della fede, che durerà fino alla sua morte. Peggiorando la sua salute, a partire dall'8 luglio 1897 viene trasferita in infermeria. Le sue sorelle ed altre religiose raccolgono le sue parole, mentre i dolori e le prove, sopportati con pazienza, si intensificano fino a culminare con la morte, nel pomeriggio del 30 settembre del 1897. «Io non muoio, entro nella vita», aveva scritto ad un suo fratello spirituale, don Bellière (LT 244). Le sue ultime parole «Dio mio, io ti amo» sono il sigillo della sua esistenza.

    6. Teresa di Gesù Bambino ci ha lasciato degli scritti che le hanno giustamente meritato la qualifica di maestra di vita spirituale. La sua opera principale rimane il racconto della sua vita nei tre manoscritti autobiografici (Manuscrits autobiographiques A, B, C), pubblicati dapprima con il titolo, divenuto ben presto celebre, di Histoire d'une Ame.

    Nel Manoscritto A, redatto dietro richiesta della sorella Agnese di Gesù, allora priora del monastero, ed a lei consegnato il 21 gennaio 1896, Teresa descrive le tappe della sua esperienza religiosa: i primi anni dell'infanzia, specialmente l'evento della sua prima comunione e della cresima, l'adolescenza, fino all'ingresso nel Carmelo e alla sua prima professione.

    Il Manoscritto B, redatto durante il ritiro spirituale dello stesso anno su richiesta di sua sorella, Maria del Sacro Cuore, contiene alcune delle pagine più belle, più note e citate della Santa di Lisieux. In esse si manifesta la piena maturità della Santa, che parla della sua vocazione nella Chiesa, Sposa di Cristo e Madre delle anime.

    Il Manoscritto C, compilato nel mese di giugno e nei primi giorni del luglio 1897, a pochi mesi dalla sua morte, e dedicato alla priora Maria di Gonzaga, che glielo aveva chiesto, completa i ricordi del Manoscritto A sulla vita al Carmelo. Queste pagine rivelano la sapienza soprannaturale dell'autrice. Di questo periodo finale della sua vita, Teresa traccia alcune esperienze altissime. Essa dedica pagine commoventi alla prova della fede: una grazia di purificazione che la immerge in una lunga e dolorosa notte oscura, rischiarata dalla sua fiducia nell'amore misericordioso e paterno di Dio. Ancora una volta, e senza ripetersi, Teresa fa brillare la scintillante luce del Vangelo. Troviamo qui le pagine più belle da lei dedicate al fiducioso abbandono nelle mani di Dio, all'unità fra amore di Dio e amore del prossimo, alla sua vocazione missionaria nella Chiesa.

    Teresa, in questi tre manoscritti diversi, che coincidono in una unità tematica ed in una progressiva descrizione della sua vita e del suo cammino spirituale, ci ha consegnato una originale autobiografia che è la storia della sua anima. Da essa traspare come la sua sia stata un'esistenza nella quale Dio ha offerto un preciso messaggio al mondo, indicando una via evangelica, la «piccola via», che tutti possono percorrere, perché tutti sono chiamati alla santità.

    Nelle 266 Lettres che conserviamo, indirizzate ai familiari, alle religiose, ai "fratelli" missionari, Teresa comunica la sua sapienza, sviluppando un insegnamento che costituisce di fatto un profondo esercizio di direzione spirituale delle anime.

    Fanno parte dei suoi scritti anche 54 Poésies, alcune delle quali di grande spessore teologico e spirituale, ispirate alla Sacra Scrittura. Fra di esse meritano una speciale menzione Vivre d'Amour!... (P 17) e Pourquoi je t'aime, ô Marie! (P 54), sintesi originale del cammino della Vergine Maria secondo il Vangelo. Vanno aggiunte a questa produzione 8 Récréations pieuses: composizioni poetiche e teatrali, ideate e rappresentate dalla Santa per la sua comunità a motivo di alcune feste, secondo la tradizione del Carmelo. Fra gli altri scritti è da ricordare una serie di 21 Prières. Né si può dimenticare la raccolta delle sue parole, pronunciate durante gli ultimi mesi della vita. Tali parole, di cui si conservano varie redazioni, conosciute come Novissima verba, sono anche note con il titolo di Derniers Entretiens.

    7. Dallo studio accurato degli scritti di Santa Teresa di Gesù Bambino e dalla risonanza che essi hanno avuto nella Chiesa, si possono cogliere gli aspetti salienti dell'«eminente dottrina», che costituisce l'elemento fondamentale sul quale si basa l'attribuzione del titolo di Dottore della Chiesa.

    Risulta innanzitutto l'esistenza di un particolare carisma di sapienza. Questa giovane carmelitana, infatti, senza una speciale preparazione teologica, ma illuminata dalla luce del Vangelo, si sente istruita dal Maestro divino che, come lei dice, è «il Dottore dei Dottori» (Ms A 83 v), da cui attinge gli «insegnamenti divini» (Ms B 1 r). Sente che in lei si sono compiute le parole della Scrittura: «Se qualcuno è piccolo venga a me...; la misericordia è concessa ai piccoli» (Ms B 1 v; cfr Pr 9, 4; Sap 6,6) e sa di essere stata istruita nella scienza dell'amore, nascosta ai sapienti e ai saggi, che il divino Maestro si è degnato di rivelare a lei, come ai piccoli (Ms A 49 r; cfr Lc 10, 21-22).

    Pio XI, che considerò Teresa di Lisieux come «Stella del suo pontificato», non esitò ad affermare nell'omelia del giorno della sua Canonizzazione, il 17 maggio dell'anno 1925: «... eidem Spiritus veritatis illa aperuit ac patefecit, quae solet a sapientibus et prudentibus abscondere et revelare parvulis; siquidem haec - teste proximo decessore nostro - tanta valuit supernarum rerum scientia, ut certam salutis viam ceteris indicaret" (AAS 17 [1925] p. 213).

    Il suo insegnamento non è solo conforme alla Scrittura e alla fede cattolica, ma eccelle («eminet») per la profondità e la sintesi sapienziale raggiunta. La sua dottrina è insieme una confessione della fede della Chiesa, una esperienza del mistero cristiano ed una via alla santità. Teresa offre una sintesi matura della spiritualità cristiana; unisce la teologia e la vita spirituale, si esprime con vigore ed autorevolezza, con grande capacità di persuasione e di comunicazione, come dimostra la recezione e la diffusione del suo messaggio nel Popolo di Dio.

    L'insegnamento di Teresa esprime con coerenza ed unisce in un insieme armonioso i dogmi della fede cristiana come dottrina di verità ed esperienza di vita. Non si deve a tal proposito dimenticare che l'intelligenza del deposito della fede trasmesso dagli Apostoli, come insegna il Concilio Vaticano II, progredisce nella Chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: «crescit enim tam rerum quam verborum traditorum perceptio, tum ex contemplatione et studio credentium, qui ea conferunt in corde suo (cfr Lc 2,19 et 51), tum ex intima spiritualium rerum quam experiuntur intelligentia, tum ex praeconio eorum qui cum episcopatus successione charisma veritatis certum acceperunt" (Dei Verbum, n. 8).

    Negli scritti di Teresa di Lisieux non troviamo forse, come in altri Dottori, una presentazione scientificamente elaborata delle cose di Dio, ma possiamo scorgere un'illuminata testimonianza della fede che, mentre accoglie con fiducioso amore la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza in Cristo, rivela il mistero e la santità della Chiesa.

    Con ragione quindi si può riconoscere nella Santa di Lisieux il carisma di Dottore della Chiesa, sia per il dono dello Spirito Santo che ha ricevuto per vivere ed esprimere la sua esperienza di fede, sia per la particolare intelligenza del mistero di Cristo. In lei convergono i doni della legge nuova, la grazia cioè dello Spirito Santo, che si manifesta nella fede viva operante per mezzo della carità (cfr S. Thomas Aquinas, Summa Theol. I-II, q. 106, art. 1; q. 108, art. 1).

    Possiamo applicare a Teresa di Lisieux quanto ebbe a dire il mio Predecessore Paolo VI di un'altra giovane santa, Dottore della Chiesa, Caterina da Siena: «Ciò che più colpisce nella Santa è la sapienza infusa, cioè la lucida, profonda e inebriante assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede [...]: una assimilazione, favorita, sì, da doti naturali singolarissime, ma evidentemente prodigiosa, dovuta ad un carisma di sapienza dello Spirito Santo» (AAS 62 (1970) p. 675).

    8. Con la sua peculiare dottrina ed il suo inconfondibile stile, Teresa appare come un'autentica maestra della fede e della vita cristiana. Attraverso i suoi scritti, come attraverso le asserzioni dei Santi Padri, passa quella vivificante linfa della tradizione cattolica le cui ricchezze, come attesta ancora il Vaticano II, «in praxim vitamque credentis et orantis Ecclesiae trasfunduntur» (Dei Verbum, n. 8).

    La dottrina di Teresa di Lisieux, se colta nel suo genere letterario, corrispondente alla sua educazione e alla sua cultura, e se misurata con le particolari circostanze della sua epoca, appare in una provvidenziale unità con la più genuina tradizione della Chiesa, sia per la confessione della fede cattolica sia per la promozione della più autentica vita spirituale, proposta a tutti i fedeli in un linguaggio vivo e accessibile.

    Essa ha fatto risplendere nel nostro tempo il fascino del Vangelo; ha avuto la missione di far conoscere ed amare la Chiesa, Corpo mistico di Cristo; ha aiutato a guarire le anime dai rigori e dalle paure della dottrina giansenista, più incline a sottolineare la giustizia di Dio che non la sua divina misericordia. Ha contemplato ed adorato nella misericordia di Dio tutte le perfezioni divine, perché «perfino la giustizia di Dio (e forse più di ogni altra perfezione) mi sembra rivestita d'amore» (Ms A 83 v). È divenuta così un'icona vivente di quel Dio che, secondo la preghiera della Chiesa, «omnipotentiam suam parcendo maxime et miserendo manifestat» (cfr Missale Romanum, Collecta, Dominica XXVI «per annum»).

    Anche se Teresa non ha un vero e proprio corpo dottrinale, tuttavia particolari fulgori di dottrina si sprigionano dai suoi scritti che, come per un carisma dello Spirito Santo, colgono il centro stesso del messaggio della rivelazione in una visione originale ed inedita, presentando un insegnamento qualitativamente eminente.

    Il nucleo del suo messaggio, infatti, è il mistero stesso di Dio Amore, di Dio Trinità, infinitamente perfetto in se stesso. Se la genuina esperienza spirituale cristiana deve coincidere con le verità rivelate, nelle quali Dio comunica se stesso e il mistero della sua volontà (cfr Dei Verbum, n.2), occorre affermare che Teresa ha fatto esperienza della divina rivelazione, giungendo a contemplare le realtà fondamentali della nostra fede unite nel mistero della vita trinitaria. Al vertice, come sorgente e termine, l'amore misericordioso delle tre Divine Persone, come essa lo esprime, specialmente nel suo Atto di offerta all'Amore misericordioso. Alla base, dalla parte del soggetto, l'esperienza di essere figli adottivi del Padre in Gesù; tale è il senso più autentico dell'infanzia spirituale, cioè l'esperienza della figliolanza divina sotto la mozione dello Spirito Santo. Alla base ancora e di fronte a noi, il prossimo, gli altri, alla cui salvezza dobbiamo collaborare con e in Gesù, con lo stesso suo amore misericordioso.

    Mediante l'infanzia spirituale si sperimenta che tutto viene da Dio, a Lui ritorna e in Lui dimora, per la salvezza di tutti, in un mistero di amore misericordioso. Tale è il messaggio dottrinale insegnato e vissuto da questa Santa.

    Come per i santi della Chiesa di tutti i tempi, anche per lei, nella sua esperienza spirituale, centro e pienezza della rivelazione è Cristo. Teresa ha conosciuto Gesù, lo ha amato e lo ha fatto amare con la passione di una sposa. È penetrata nei misteri della sua infanzia, nelle parole del suo Vangelo, nella passione del Servo sofferente, scolpita nel suo Volto santo, nello splendore della sua esistenza gloriosa, nella sua presenza eucaristica. Ha cantato tutte le espressioni della divina carità di Cristo, come sono proposte dal Vangelo (cfr PN 24, Jésus, mon Bien-Aimé, rappelle-toi!).

    Teresa è stata illuminata in maniera particolare sulla realtà del Corpo mistico di Cristo, sulla varietà dei suoi carismi, doni dello Spirito Santo, sulla forza eminente della carità, che è come il cuore stesso della Chiesa, nella quale ella ha trovato la sua vocazione di contemplativa e di missionaria (cfr Ms B 2 r- 3 v).

    Finalmente, fra i capitoli più originali della sua scienza spirituale è da ricordare la sapiente esplorazione che Teresa ha sviluppato del mistero e del cammino della Vergine Maria, giungendo a risultati molto vicini alla dottrina del Concilio Vaticano II nel cap. VIII della Costituzione Lumen Gentium e a quanto io stesso ho proposto nella mia Enciclica Redemptoris Mater, del 25 marzo 1987.

    9. La principale sorgente della sua esperienza spirituale e del suo insegnamento è la Parola di Dio, nell'Antico e nel Nuovo Testamento. Lei stessa lo confessa, specialmente mettendo in rilievo il suo appassionato amore per il Vangelo (cfr Ms A 83 v). Nei suoi scritti si contano oltre mille citazioni bibliche: più di quattrocento dall'Antico e oltre seicento dal Nuovo Testamento.

    Malgrado la preparazione inadeguata e la mancanza di strumenti per lo studio e l'interpretazione dei libri sacri, Teresa si è immersa nella meditazione della Parola di Dio con una fede ed una immediatezza singolari. Sotto l'influsso dello Spirito ha raggiunto per sé e per gli altri una profonda conoscenza della rivelazione. Con la sua concentrazione amorosa sulla Scrittura - avrebbe perfino voluto conoscere l'ebraico ed il greco per meglio capire lo spirito e la lettera dei libri sacri -, ha fatto vedere l'importanza che le sorgenti bibliche hanno nella vita spirituale, ha messo in risalto l'originalità e la freschezza del Vangelo, ha coltivato con sobrietà l'esegesi spirituale della Parola di Dio, tanto dell'Antico come del Nuovo Testamento. Ha così scoperto tesori nascosti, appropriandosi parole ed episodi, a volte non senza audacia soprannaturale, come quando, leggendo i testi di Paolo (cfr 1 Cor 12-13), ha intuito la sua vocazione all'amore (cfr Ms B 3r-3v). Illuminata dalla Parola rivelata, Teresa ha scritto pagine geniali sull'unità fra l'amore di Dio e l'amore del prossimo (cfr Ms C 11 v- 19 r·); e si è immedesimata con la preghiera di Gesù nell'ultima Cena, come espressione della sua intercessione per la salvezza di tutti (cfr Ms C 34 r-35 r).

    La sua dottrina coincide, come già detto, con l'insegnamento della Chiesa. Fin da bambina, è stata educata dai familiari alla partecipazione alla preghiera e al culto liturgico. In preparazione alla sua prima confessione, alla prima comunione e al sacramento della cresima, ha dimostrato un amore straordinario per le verità della fede, ed ha imparato quasi parola per parola il Catechismo (cfr Ms A 37 r-37 v). Alla fine della sua vita ha scritto con il proprio sangue il Simbolo degli Apostoli, come espressione del suo attaccamento senza riserve alla professione di fede.

    Oltre che con le parole della Scrittura e la dottrina della Chiesa, Teresa si è nutrita fin da giovane con l'insegnamento dell'Imitazione di Cristo, che, come confessa lei stessa, sapeva quasi a memoria (cfr Ms A 47 r). Sono stati determinanti per la realizzazione della sua vocazione carmelitana i testi spirituali della Madre Fondatrice, Teresa di Gesù, specialmente quelli che espongono il senso contemplativo ed ecclesiale del carisma del Carmelo teresiano (cfr Ms C 33 v). Ma in un modo del tutto speciale Teresa si è nutrita della dottrina mistica di San Giovanni della Croce, che è stato il suo vero maestro spirituale (cfr Ms A 83 r). Non è quindi da meravigliarsi se alla scuola di questi due Santi, dichiarati posteriormente Dottori della Chiesa, anche lei, ottima discepola, sia diventata Maestra di vita spirituale.

    10. La dottrina spirituale di Teresa di Lisieux ha contribuito alla dilatazione del Regno di Dio. Con il suo esempio di santità, di perfetta fedeltà alla Madre Chiesa, di piena comunione con la Sede di Pietro, come pure con le particolari grazie da lei impetrate per molti fratelli e sorelle missionari, ha prestato un particolare servizio alla rinnovata proclamazione ed esperienza del Vangelo di Cristo e all'estensione della fede cattolica in tutte le nazioni della terra.

    Non occorre dilungarci molto sull'universalità della dottrina teresiana e sull'ampia recezione del suo messaggio durante il secolo che ci separa dalla sua morte: ciò è stato ben documentato negli studi compiuti in vista del conferimento del titolo di Dottore della Chiesa alla Santa.

    Particolare importanza a questo proposito riveste il fatto che lo stesso Magistero della Chiesa non solo ha riconosciuto la santità di Teresa, ma ha pure messo in luce la sua sapienza e la sua dottrina. Già Pio X disse di lei che era «la santa più grande dei tempi moderni». Accogliendo con gioia la prima edizione italiana della Storia di un anima, egli ebbe ad esaltare i frutti che si ricavano dalla spiritualità teresiana. Benedetto XV, in occasione della proclamazione della eroicità delle virtù della Serva di Dio, illustrò la via dell'infanzia spirituale e lodò la scienza delle realtà divine, concessa da Dio a Teresa, per insegnare agli altri le vie della salvezza (cfr AAS 13 [1921] 449-452). Pio XI, in occasione sia della sua beatificazione che della canonizzazione, volle esporre e raccomandare la dottrina della Santa, sottolineando la particolare illuminazione divina (Discorsi di Pio XI, vol. I, Torino 1959, p. 91) e qualificandola maestra di vita (cfr AAS 17 [1925] pp. 211-214). Pio XII, quando fu consacrata la Basilica di Lisieux nel 1954, affermò, fra l'altro, che Teresa era penetrata con la sua dottrina nel cuore stesso del Vangelo (cfr AAS 46 [1954] pp. 404-408). Il Card. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXIII, visitò diverse volte Lisieux, specialmente quando era Nunzio a Parigi. Durante il suo pontificato manifestò in varie circostanze la sua devozione per la Santa e illustrò i rapporti fra la dottrina della Santa di Avila e della sua figlia, Teresa di Lisieux (Discorsi, Messaggi, Colloqui, vol. II [1959-1960] pp. 771-772). Più volte, durante la celebrazione del Concilio Vaticano II, i Padri evocarono il suo esempio e la sua dottrina. Paolo VI, nel centenario della sua nascita, indirizzava il 2 gennaio 1973 una Lettera al Vescovo di Bayeux e Lisieux, nella quale esaltava l'esempio di Teresa nella ricerca di Dio, la proponeva come maestra della preghiera e della speranza teologale, modello di comunione con la Chiesa, additando lo studio della sua dottrina ai maestri, agli educatori, ai pastori e agli stessi teologi (cfr AAS 65 [1973] pp. 12-15). Io stesso, in varie circostanze, ho avuto la gioia di riferirmi alla figura e alla dottrina della Santa, in modo speciale in occasione dell'indimenticabile visita a Lisieux, il 2 giugno 1980, quando ho voluto ricordare a tutti: «De Thérèse de Lisieux, on peut dire avec conviction que l'Esprit de Dieu a permis à son coeur de révéler directement, aux hommes de notre temps, le mystère fondamental, la réalité de l'Evangile [...] La "petite voie" est la voie de la "sainte enfance". Dans cette voie, il y a quelque chose d'unique, un génie de sainte Thérèse de Lisieux. Il y a en même temps la confirmation et le renouvellement de la vérité la plus fondamentale et la plus universelle. Quelle vérité du message évangélique est en effet plus fondamentale et plus universelle que celle-ci: Dieu est notre Père et nous sommes ses enfants?» (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III/1 [1980] p. 1659).

    Questi semplici cenni ad un'ininterrotta serie di testimonianze dei Papi di questo secolo sulla santità e la dottrina di Santa Teresa di Gesù Bambino e alla universale diffusione del suo messaggio, esprimono chiaramente quanto la Chiesa abbia accolto, nei suoi pastori e nei suoi fedeli, la dottrina spirituale di questa giovane Santa.

    Segno della recezione ecclesiale dell'insegnamento della Santa è il ricorso alla sua dottrina in molti documenti del Magistero ordinario della Chiesa, specialmente quando si parla della vocazione contemplativa e missionaria, della fiducia in Dio giusto e misericordioso, della gioia cristiana, della vocazione alla santità. Ne è una testimonianza la presenza della sua dottrina nel recente Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 127, 826, 956, 1011, 2011, 2558). Colei che tanto amò imparare nel catechismo le verità della fede, ha meritato di essere annoverata fra i testimoni autorevoli della dottrina cattolica.

    Teresa possiede una universalità singolare. La sua persona, il messaggio evangelico della "piccola via" della fiducia e dell'infanzia spirituale hanno trovato e continuano a trovare un'accoglienza sorprendente, che ha varcato ogni confine.

    L'influsso del suo messaggio comprende prima di tutto uomini e donne la cui santità o eroicità delle virtù la stessa Chiesa ha riconosciuto, pastori della Chiesa, cultori della teologia e della spiritualità, sacerdoti e seminaristi, religiosi e religiose, movimenti ecclesiali e comunità nuove, uomini e donne di ogni condizione e di ogni continente. A tutti Teresa reca la sua personale conferma che il mistero cristiano, di cui è diventata testimone ed apostola facendosi nella preghiera, come ella si esprime con audacia, «apostola degli apostoli» (Ms A 56 r·), deve essere preso alla lettera, con il più grande realismo possibile, perché ha un valore universale nel tempo e nello spazio. La forza del suo messaggio sta nella concreta illustrazione di come tutte le promesse di Gesù trovino piena attuazione nel credente che sa con fiducia accogliere nella propria vita la presenza salvatrice del Redentore.

    11. Tutte queste ragioni sono chiara testimonianza dell'attualità della dottrina della Santa di Lisieux e della particolare incidenza del suo messaggio sugli uomini e sulle donne del nostro secolo. Concorrono inoltre alcune circostanze che rendono ancor più significativa la sua designazione quale Maestra per la Chiesa nel nostro tempo.

    Innanzitutto, Teresa è una donna che, nell'accostarsi al Vangelo, ha saputo cogliere ricchezze nascoste con quella concretezza e profonda risonanza vitale e sapienziale che è propria del genio femminile. Ella emerge per la sua universalità nella schiera delle donne sante che risplendono per la sapienza del Vangelo.

    Teresa è, poi, una contemplativa. Nel nascondimento del suo Carmelo ha vissuto la grande avventura dell'esperienza cristiana, fino a conoscere la lunghezza, la larghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo (cfr Ef 3, 18-19). Dio ha voluto che non rimanessero nascosti i suoi segreti, ma ha abilitato Teresa a proclamare i segreti del Re (cfr Ms C 2 v·). Con la sua vita Teresa offre una testimonianza ed un'illustrazione teologica della bellezza della vita contemplativa, come totale dedicazione a Cristo, Sposo della Chiesa, e come affermazione viva del primato di Dio su tutte le cose. La sua è una vita nascosta che possiede una arcana fecondità per la dilatazione del Vangelo e riempie la Chiesa ed il mondo del buon odore di Cristo (cfr LT 169, 2 v).

    Teresa di Lisieux, infine, è una giovane. Essa ha raggiunto la maturità della santità in piena giovinezza (cfr Ms C 4 r). Come tale si propone quale Maestra di vita evangelica, particolarmente efficace nell'illuminare i sentieri dei giovani, ai quali spetta di essere protagonisti e testimoni del Vangelo presso le nuove generazioni.

    Non solo Teresa di Gesù Bambino è il Dottore della Chiesa più giovane in età, ma pure il più vicino a noi nel tempo, quasi a sottolineare la continuità con la quale lo Spirito del Signore invia alla Chiesa i suoi messaggeri, uomini e donne, come maestri e testimoni della fede. Infatti, qualunque siano le variazioni che si possono costatare nel corso della storia e nonostante le ripercussioni che esse sogliono avere nella vita e nel pensiero delle persone delle singole epoche, non dobbiamo perdere di vista la continuità che unisce tra loro i Dottori della Chiesa: essi restano, in ogni contesto storico, testimoni del Vangelo che non muta e, con la luce e la forza che loro viene dallo Spirito, se ne fanno messaggeri tornando ad annunciarlo nella sua purezza ai contemporanei. Teresa è Maestra per il nostro tempo, assetato di parole vive ed essenziali, di testimonianze eroiche e credibili. Perciò è amata e accolta anche da fratelli e da sorelle delle altre comunità cristiane e perfino da chi neppure è cristiano.

    12. In quest'anno, in cui si celebra il Centenario della gloriosa morte di Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, mentre ci prepariamo alla celebrazione del Grande Giubileo del 2000, dopo aver ricevuto numerose ed autorevoli petizioni, specialmente da parte di molte Conferenze Episcopali di tutto il mondo, e dopo aver accolto la petizione ufficiale, o Supplex Libellus, indirizzatami in data 8 marzo 1997 dal Vescovo di Bayeux e Lisieux, come pure da parte del Preposito Generale dell'Ordine dei Carmelitani Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo e da parte del Postulatore Generale del medesimo Ordine, decisi di affidare alla Congregazione delle Cause dei Santi competente in materia, "praehabito voto Congregationis de Doctrina Fidei ad eminentem doctrinam quod attinet" (Cost. Apost. Pastor bonus, 73), il peculiare studio della causa per il conferimento del Dottorato a questa Santa.

    Raccolta la necessaria documentazione, le suddette due Congregazioni hanno affrontato la questione nelle rispettive Consulte: quella della Congregazione per la Dottrina della Fede il 5 maggio 1997, per quanto riguarda la "eminente dottrina", e quella della Congregazione delle Cause dei Santi il 29 maggio dello stesso anno, per esaminare la speciale "Positio". Il 17 giugno successivo, i Cardinali ed i Vescovi membri delle stesse Congregazioni, seguendo una procedura da me approvata per l'occasione, si sono riuniti in una Sessione Interdicasteriale plenaria ed hanno discusso la Causa, esprimendo all'unanimità parere favorevole alla concessione a Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo del titolo di Dottore della Chiesa universale. Tale parere mi è stato notificato personalmente dal Signor Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e dal Pro-Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, Mons. Alberto Bovone, Arcivescovo titolare di Cesarea di Numidia.

    In considerazione di ciò, il 24 agosto scorso, al momento della preghiera dell'Angelus, alla presenza di centinaia di Vescovi e davanti ad una sterminata folla di giovani di tutto l'orbe, radunata a Parigi per la XII Giornata Mondiale della Gioventù, ho voluto personalmente annunciare l'intenzione di proclamare Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo Dottore della Chiesa universale in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale delle Missioni [in Roma].

    Oggi, 19 ottobre 1997, nella Piazza san Pietro, gremita di fedeli convenuti da ogni parte del mondo, essendo presenti numerosi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, durante la solenne celebrazione eucaristica ho proclamato Dottore della Chiesa universale Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto con queste parole: Venendo incontro ai desideri di un grande numero di Fratelli nell'Episcopato e di moltissimi fedeli di tutto il mondo, udito il parere della Congregazione delle Cause dei Santi ed ottenuto il voto della Congregazione per la Dottrina della Fede in ciò che attiene l'eminente dottrina, con certa conoscenza e matura deliberazione, in forza della piena autorità apostolica, dichiariamo Santa Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto, vergine, Dottore della Chiesa universale. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

    Compiuto ciò nel modo dovuto, stabiliamo che questa Lettera Apostolica sia religiosamente conservata ed abbia pieno effetto sia ora che in futuro; e che inoltre così giustamente si giudichi e si definisca, e sia vano e senza fondamento quanto di diverso intorno a ciò possa essere attentato da chiunque, con qualsivoglia autorità, scientemente o per ignoranza.

    Dato a Roma, presso San Pietro, sotto l'anello del Pescatore, il giorno 19 del mese di ottobre dell'anno del Signore 1997, ventesimo di Pontificato.

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    PAOLO VI

    LETTRE À L'OCCASION DU CENTENAIRE DE LA
    NAISSANCE DE SAINTE THÉRÈSE DE L'ENFANT-JÉSUS


    En cette année 1973, le centenaire de la naissance sur terre de Thérèse Martin s’offre comme une lumière providentielle. Que sa proximité de Dieu, la simplicité de sa prière, entrainent les cœurs à rechercher l’essentiel! Que son espérance ouvre la voie à ceux qui doutent de Dieu ou souffrent de leurs limites! Que le réalisme de son amour soulève nos tâches quotidiennes, transfigure nos relations, dans un climat de confiance en l’Eglise! Et du haut du Ciel, Nous n’en doutons pas, sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus elle-même ne cessera pas, en cette année jubilaire, de réaliser sur terre le bien qu’elle a promis.

    A notre époque, l’intimité avec Dieu demeure comme un objectif capital mais difficile. On a en effet jeté le soupçon sur Dieu; on a qualifié d’aliénation toute recherche de Dieu pour lui-même; un monde largement sécularisé tend à couper de leur source et de leur finalité divines l’existence et l’action des hommes. Et pourtant la nécessité d’une prière contemplative, désintéressée, gratuite, se fait de plus en plus sentir. L’apostolat lui-même, à tous ses niveaux, doit s’enraciner dans la prière, rejoindre le Cœur du Christ, sous peine de se dissoudre dans une activité qui ne conserverait d’évangélique que le nom. Face à cette situation, Thérèse demeure avant tout celle qui a cru passionnément en l’Amour de Dieu, qui a vécu sous son regard les moindres détails quotidiens, marchant en sa présence, qui a fait de toute sa vie un colloque avec le Bien-Aimé, et qui a trouvé là, non seulement une aventure spirituelle extraordinaire, mais le lieu où elle rejoignait les horizons les plus vastes et communiait intimement aux soucis et aux besoins missionnaires de l’Eglise. Tous ceux qui sont aujourd’hui en quête de l’essentiel, qui pressentent la dimension intérieure de la personne humaine, qui recherchent le Souflle capable de susciter une vraie prière et de donner une valeur théologale à toute leur vie, Nous les invitons, qu’ils soient contemplatifs ou apôtres, à se tourner vers la carmélite de Lisieux: au-delà d’un langage nécessairement marqué par son époque, elle constitue un guide incomparable sur les chemins de l’oraison.

    De même aujourd’hui, il importe de raviver l’espérance. Beaucoup éprouvent durement les limites de leurs forces physiques et morales. Ils se sentent impuissants devant les immenses problèmes du monde dont ils s’estiment à juste titre solidaires. Le travail quotidien leur semble écrasant, obscur, inutile. Bien plus, parfois, la maladie les condamne à l’inaction, la persécution étend sur eux un voile étouffant. Les plus lucides ressentent davantage encore leur propre faiblesse, leur lâcheté, leur petitesse. Le sens de la vie peut ne plus apparaître clairement, le silence de Dieu, comme on dit, peut se faire oppressant. Certains se résignent avec passivité; d’autres se referment sur leur égoïsme ou sur la jouissance immédiate; d’autres se durcissent ou se révoltent; d’autres enfin désespèrent. Aux uns et aux autres, Thérèse «de l’Enfant-Jésus et de la Sainte Face» apprend à ne pas compter sur soi-même, qu’il s’agisse de vertu ou de limite, mais sur l’Amour mystérieux du Christ qui est plus grand que notre cœur et nous associe à l’offrande de sa Passion et au dynamisme de sa Vie. Puisset- elle enseigner à tous la «petite voie royale» de l’esprit d’enfance, qui est aux antipodes de la puérilité, de la passivité, de la tristesse! De cruelles épreuves de famille, des scrupules, des peurs, d’autres difficultés encore semblaient bien de nature à perturber son épanouissement; la maladie n’a pas épargné sa jeunesse; bien plus, elle a expérimenté profondément la nuit de la foi. Et Dieu lui a fait trouver, au sein même de cette nuit, l’abandon confiant et le courage, la patience et la joie, en un mot la vraie liberté. Nous invitons tous les hommes de bonne volonté, particulièrement les petits et les humiliés, à méditer ce paradoxe d’espérance.

    Enfin, l’insertion réaliste dans la communauté chrétienne où l’on est appelé à vivre dans l’instant présent Nous apparaît comme une grâce éminemment souhaitable pour notre temps. Beaucoup de chrétiens voient mal comment concilier concrètement l’épanouissement personnel et les exigences de l’obéissance religieuse ou de la vie en commun: la liberté et l’autorité; la sainteté et l’institution, la vérité des rapports et la charité; la diversité des charismes et l’unité; le réalisme quotidien et la contestation «prophétique» du présent . . . Sainte Thérèse s’est trouvée constamment confrontée à de tels problèmes. Il serait vain, certes, de chercher chez elle une formulation moderne de ces questions, encore moins des solutions systématiques. Mais on ne peut nier les intuitions lumineuses qui ont présidè à ses rapports journaliers avec ses Sœurs - notamment les novices qui furent ses compagnes - et à son insertion dans le cadre étroit de sa vie conventuelle. Avec la finesse de sa sensibilité, la lucidité de son jugement, son désir de simplification, son attachement à l’essentiel, on peut dire qu’elle a suivi l’Esprit, frayé une voie originale, épanoui sa propre personnalité spirituelle, et permis à bien des âmes ae prendre un essor nouveau et adapté à chacune d’elles. Mais pour ce faire, elle ne s’est pas éloignée de l’obéissance; elle a su utiliser avec réalisme les humbles moyens que lui offrait sa communauté et que l’Eglise mettait à sa disposition, Elle n’a point attendu, pour commencer à agir, un mode de vie idéal, un entourage plus parfait; disons plutôt qu’elle a contribué à les changer du dedans. L’humilité est l’espace de l’amour. La valeur des actes se mesure à leur charge d’amour. Sa quête de l’Absolu et la transcendance de sa charité lui ont permis de franchir les obstacles, ou plutôt de transfigurer ces limites. C’est avec confiance qu’elle a rejoint d’emblée l’essentiel de l’Eglise, son Cœur, qu’elle n’a point séparé du Cœur de Jésus. Puisse-t-elle obtenir aujourd’hui, à tous ses frères et sœurs catholiques, cet amour de l’Eglise notre Mère!

    Oui, de son exemple, de son intercession, Nous espérons de grandes grâces. Que les laïcs y puisent le goût de la vie intérieure, le dynamisme d’une charité sans faille, sans jamais disjoindre leur œuvre terrestre de la réalité du Ciel. Que les religieux et les religieuses se sentent raffermis dans leur donation totale au Seigneur. Que les prêtres, pour lesquels elle a tant prié, comprennent la beauté de leur ministère au service de l’Amour divin. Et que les jeunes dont la générosité ou la foi hésite aujourd’hui devant la perspective d’une consécration absolue et définitive, découvrent la possibilité et le prix hors pair d’une telle vocation, près de celle qui tenait, dès avant quinze ans, à renoncer à tout ce qui n’était pas Dieu, pour mieux vouer sa vie à «aimer Jésus et à le faire aimer». Elle ne s’est pas repentie, a-t-elle dit sur son lit de mort, de «s’être livrée à l’Amour». Dieu le Père est fidèle; l’amour de Jésus ne trompe pas; l’Esprit- Saint vient au secours de notre faiblesse. Et l’Eglise a besoin, avant tout, de sainteté.

    En formulant ces vœux d’un cœur ardent, Nous vous encourageons donc, cher Frère dans l’épiscopat, à tout mettre en œuvre pour que le message de la sainte de Lisieux soit à nouveau proposé, médité, approfondi, en correspondance avec les besoins spirituels de notre temps. Nous vous félicitons de l’accueil que votre diocèse prépare aux pèlerins, dans l’atmosphère de joie, de simplicité et de recueillement qui sied à cet événement religieux. Nous exhortons les prêtres, les éducateurs, les prédicateurs, à en faire le thème de leurs homélies, de leur catéchèse, de leurs retraites, de leurs pèlerinages, et aussi les théologiens à scruter la doctrine spirituelle de Sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus. C’est une joie pour Nous d’apprendre que des publications nombreuses et de qualité contribuent à mettre davantage encore en lumière cette âme sainte, à donner un écho profond à son aventure spirituelle, dans le respect nécessaire de l’authenticité des faits et du rôle mystérieux de la grâce. Nous invitons aussi les pèlerins d’Alençon et de Lisieux à prier pour notre ministère de Pasteur universel. Et à vous-même, à tous ceux qui s’efforceront d’entrer plus avant dans la voie ouverte par sainte Thérèse de l’Enfant-Jésus, et surtout aux chères religieuses carmélites, Nous adressons, avec nos paternels encouragements notre Bénédiction Apostolique.

    Du Vatican, le 2 Janvier 1973.

    PAULUS PP. VI

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    GIOVANNI PAOLO II

    GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 1997

    ANGELUS


    Ipprodromo di Longchamp
    Domenica, 24 Agosto 1997

    1. Al momento di concludere questa Giornata Mondiale in Francia, desidero evocare la grande figura di santa Teresa di Lisieux, entrata nella vita cento anni fa.

    Questa giovane carmelitana fu interamente presa dall'amore di Dio. Visse radicalmente l'offerta di se stessa in risposta all'Amore di Dio. Nella semplicità della vita quotidiana, seppe allo stesso tempo praticare l'amore fraterno. Imitando Gesù, accettò di sedersi «alla tavola dei peccatori», suoi «fratelli», perché essi fossero purificati dall'amore, giacché era animata dall'ardente desiderio di vedere tutti gli uomini «rischiarati dalla luminosa fiamma della fede» (cfr Ms C, 6 r)

    Teresa ha conosciuto la sofferenza nel corpo e la prova nella fede. Ma è rimasta fedele perché, nella sua grande intelligenza spirituale, sapeva che Dio è giusto e misericordioso; comprendeva che l'amore è ricevuto da Dio piuttosto che donato dall'uomo. Fino al termine della notte, fissò la sua speranza in Gesù, il Servo sofferente che ha offerto la sua vita per molti (cfr Is 53,12).

    2. Il libro dei Vangeli non lasciava mai Teresa (cfr Lettera 193). Ne penetrò il messaggio con straordinaria sicurezza di giudizio. Comprende che nella vita di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, «misericordia e verità si incontrano» (Sal 85/84,11). In pochi anni percorse «una corsa da gigante» (Ms A, 44 v). Scoprì che la sua vocazione era quella di essere nel cuore della Chiesa l'amore stesso. Teresa, umile e povera, traccia la «piccola via» dei fanciulli che si abbandonano al Padre con una «audace fiducia». Centro del suo messaggio, il suo atteggiamento spirituale è proposto a tutti i fedeli.

    L'insegnamento di Teresa, vera scienza dell'amore, è l'espressione luminosa della sua conoscenza del mistero di Cristo e della sua esperienza personale della grazia; ella aiuta gli uomini e le donne di oggi, e aiuterà quelli di domani, a meglio percepire i doni di Dio e a diffondere la Buona Novella del suo Amore infinito.

    3. Carmelitana e apostola, maestra di sapienza spirituale per numerose persone consacrate o laiche, patrona delle missioni, santa Teresa occupa un posto di prim'ordine nella Chiesa. La sua eminente dottrina merita di essere riconosciuta fra le più feconde.

    Rispondendo a numerose richieste e dopo attenti studi, ho la gioia di annunciare che, la domenica delle missioni, il 19 ottobre 1997, nella Basilica di San Pietro in Roma, io proclamerò santa Teresa del Bambin Gesù e del Santo Volto, Dottore della Chiesa.

    Ho voluto darne qui il solenne annuncio, perché il messaggio di santa Teresa, giovane santa così presente nel nostro tempo, è particolarmente adatto a voi giovani: alla scuola del vangelo, ella vi apre il cammino della maturità cristiana; vi chiama ad una infinita generosità; vi invita ad essere nel «cuore» della Chiesa i discepoli e i testimoni ardenti della carità di Cristo.

    Invochiamo santa Teresa, affinché conduca gli uomini e le donne di questo tempo sul cammino della Verità e della Vita!

    Con Teresa, rivolgiamoci alla Vergine Maria, che ella ha lodato e pregato nel corso della vita con filiale fiducia!

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    Teresa nel luglio 1896, all'età di 23 anni. La foto è scattata da sr. Geneviève del Santo-Volto (sua sorella Céline). Teresa già soffre di una tosse secca e persistente.






  10. #10
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    Teresa all'età di 8 anni, nel 1881. Particolare di una foto in cui Teresa tiene in mano una corda per saltare ed ha al fianco sua sorella Céline.

    Teresa poco prima dell'entrata al Carmelo, nell'aprile 1888

    Teresa un anno prima della sua morte. Foto scattata nel 1896 da sr. Geneviève del Santo-Volto (sua sorella Céline).

    S. Teresa sul letto di morte

 

 
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