SANTA TERESA DEL BAMBINO GESÚ E DEL VOLTO SANTO - Dottore della Chiesa
Note biografiche
di Sr. Noemi Myriam
Il 19 ottobre 1997 S. Teresa del Bambin Gesù è stata dichiarata dalla Chiesa, nella persona di Giovanni Paolo II, “dottore della Chiesa”; ci sono solo altre due donne dottori della Chiesa: Teresa d’Avila e Caterina da Siena. Il Papa ha scritto una lettera apostolica che ha accompagnato il suo dottorato: la “Divinis amoris scientia”. Leggiamo all’inizio: “La scienza dell’amore divino, che il Padre delle misericordie effonde mediante Gesù Cristo nello Spirito Santo, è un dono, concesso ai piccoli e agli umili, perché conoscano e proclamino i segreti del Regno, nascosti ai dotti e ai sapienti; per questo Gesù ha esultato nello Spirito Santo, rendendo lode al Padre, che così ha disposto. Gioisce pure la Madre Chiesa nel costatare come, lungo il corso della storia, il Signore continui a rivelarsi ai piccoli e agli umili, abilitando i suoi eletti, per mezzo dello Spirito che «scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio» (1 Cor 2, 10), a parlare delle cose «che Dio ci ha donato..., non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali» (1 Cor 2,12.13). In questo modo lo Spirito Santo guida la Chiesa verso la verità tutta intera, la provvede di diversi doni, la abbellisce dei suoi frutti, la ringiovanisce con la forza del Vangelo e la rende capace di scrutare i segni dei tempi, per rispondere sempre meglio alla volontà di Dio.” Questo è uno dei frutti dello Spirito che rinnova, che agisce nella Chiesa e che ci dona queste figure particolarmente importanti che ci insegnano. Questi santi vengono definiti “dottori della Chiesa”, perché hanno un messaggio, una scienza, un insegnamento, che ci aiuta oggi a vivere la nostra fede. Sempre dalla lettera del Papa: “Gesù le mostrò in quale modo ella avrebbe potuto vivere tale vocazione, praticando in pienezza il comandamento dell’amore: si sarebbe immersa nel cuore stesso della missione della Chiesa sostenendo con la forza misteriosa della preghiera e della comunione gli annunciatori del vangelo”. Il Papa ripete ancora che la Chiesa è per sua natura missionaria, e non solo coloro che scelgono la vita missionaria, ma tutti i battezzati sono inviati in qualche modo “ad gentes”. E’ chiaro qui il legame tra la vita contemplativa e missionaria di Teresa del Bambin Gesù, come è chiaro l’invito per tutti noi, in quanto figli della Chiesa, a vivere queste dimensioni. Probabilmente non tutti noi siamo chiamati ad andare in Cina o in Africa, in terra propriamente detta “di missione” per portare la Parola di Dio a chi non l’ha mai ascoltata, a chi non l’ha mai sentita, ma certamente siamo tutti chiamati a viverla nella nostra vita quotidiana, in un modo o in un altro. Questo è uno degli insegnamenti di Teresa: lei ha vissuto la sua vita missionaria all’interno di un Carmelo dal quale non è mai uscita.
Ecco Teresina
Teresa nasce ad Alençon, in Francia, il 2 gennaio 1873. E’ la nona ed ultima figlia, due sorelline e due fratellini sono morti, lei li definisce degli angeli e li ha anche rappresentati su una casula ricamata per un sacerdote come dei boccioli, quattro boccioli. Anche Teresina infatti ricamava, come è abituale anche oggi per le suore del Carmelo, e aveva doti artistiche: scrisse poesie, compose sonetti, intrattenne spesso le sue sorelle, durante la ricreazione, con mimi, recite, … . All’età di quattro anni perde la madre e sarà la sua sorella maggiore, Paolina, a prendersi cura di lei.
Il sorriso di Maria
Il 13 maggio 1883, a dieci anni, viene miracolosamente guarita da una strana malattia dalla Madonna; Teresa infatti ricevette una grazia dall’incantevole sorriso della Madonna. Qui abbiamo, almeno a partire dai suoi scritti, la prima testimonianza chiara, fedele, della relazione forte che Teresina aveva con Maria. Si parla infatti di una malattia strana, che i medici stessi non hanno saputo spiegare, ma con la quale ha rischiato di morire; i medici non sapevano più che cosa fare, apparentemente non c’era cura. La famiglia fece una novena per pregare affinché lei guarisse: proprio attraverso il sorriso di una statua della Madonna delle vittorie che aveva nella sua camera, guarì. Teresina ebbe proprio l’impressione, l’intuizione che la Madonna le sorridesse. Questo è stato significativo perché la morte della madre, avvenuta quando Teresa aveva solo quattro anni, aveva segnato la sua vita. Nel frattempo Paolina, la sorella maggiore che si prendeva cura di lei, entra al Carmelo e viene sostituita da Maria, la seconda sorella maggiore. Teresa è ancora una bambina piccola, la madre è venuta a mancare e ora anche Paolina: un altro cambiamento!
La grazia di Natale
Un’altra tappa importante della vita di S. Teresa è la grazia di Natale che lei stessa definisce come una svolta decisiva; parlerà infatti di miracolo, di conversione. Abbiamo potuto notare, fino ad ora, che Teresina non era una bambina forte o insensibile, infatti Teresina stessa scrive: “dall’età di quattro anni (cioè dalla morte della sua mamma), fino a quella di quattordici, il mio carattere felice cambiò completamente. Io così vivace ed espansiva diventai timida e dolce, sensibile all’eccesso: uno sguardo bastava per farmi sciogliere in lacrime”. Alcuni studiosi della vita di Teresina, che hanno partecipato allo stilare delle “Opere complete” in occasione del suo centenario, come pure dei conoscitori della sua spiritualità, che hanno commentato la lettera del Papa, dicono che la trasformazione avvenuta in quella notte nel suo cuore è tale che, nel giro di quindici mesi, la bambina piagnucolona di un tempo potrà prendere posto tra le figlie di Teresa d’Avila, la quale esigeva persone robuste. Teresa d’Avila infatti voleva che le sue figlie fossero come degli uomini, parlava di virilità, di forza, veramente.
La crescita
Il primo frutto di questa grazia ricevuta nella notte di Natale 1886 sarà per Teresa, che allora aveva tredici anni, l’aprirsi e l’accogliere la propria vocazione. Scriverà poi: “liberata dagli scrupoli, dalla mia sensibilità eccessiva, il mio spirito si sviluppò, avevo amato sempre il grande, il bello, ma in quel periodo fui presa da un estremo desiderio di sapere”. Questo periodo dunque sarà segnato da una crescita intellettuale ed anche spirituale. Scrive Teresa: “Gesù, mi istruiva in segreto delle cose del suo amore”, e poi afferma anche che Gesù stesso era stato il suo maestro spirituale, il suo accompagnatore. Nella sua lettera il Santo Padre infatti dice: “negli scritti di Teresa non troviamo forse, come in altri dottori, una presentazione scientificamente elaborata delle cose di Dio, ma possiamo scorgere un’illuminata testimonianza della fede che mentre accoglie con fiducioso amore la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza in Cristo, rivela il mistero e la santità della Chiesa”: in poche righe è qui scritto il motivo per il quale Teresa è una maestra per noi. Questo Teresa ci insegna: ad accogliere con amore fiducioso la condiscendenza misericordiosa di Dio e la salvezza in Cristo. Teresa, come degna figlia di Teresa d’Avila, ha un amore molto spiccato per la Chiesa nel cui cuore, attraverso la Sacra Scrittura, ha trovato il proprio posto, la propria missione e ci insegna non solo a comprendere l’importanza di ogni membro della Chiesa, ma la santità della Chiesa tutta, in qualunque suo aspetto, in qualunque sua missione, in qualunque suo compito.
Pranzini
È proprio in questo periodo, tra i 13 e i 14 anni, che si risveglia in lei la dimensione apostolica e accoglie la sua chiamata. Si impegnerà senza riserva per un assassino di nome Pranzini, con l’ostinazione di salvarlo dalla dannazione eterna con la sua preghiera, la sua intercessione, i suoi piccoli sacrifici. Ebbe anche l’audacia di chiedere al Signore un segno: prima di andare alla morte, Pranzini baciò tre volte il crocifisso; Teresa lo seppe leggendo i giornali e fu certa: Pranzini era salvo!
Missionaria
Teresa è stata missionaria, lettrice appassionata degli annali delle missioni della Francia, avrebbe voluto entrare in una congregazione missionaria; trovò la sua missione: diventare carmelitana per abbracciare tutto il mondo. Custodirà sempre comunque questo spirito apostolico, lo manifestano i suoi scritti con il progetto di andare ad Hanoi, una fondazione che è poi nata in Cina che, a causa della sua salute, non ha potuto realizzare. Non potendo partire, scelse di pregare per i missionari al punto che le furono affidati due “fratellini”, due missionari, uno in Africa e uno in Cina, coi quali corrispondeva regolarmente. Scrive lei stessa: “non potendo essere missionaria d’azione, ho voluto esserlo con l’amore e la penitenza come S. Teresa mia serafica madre”. Un piccolo dettaglio: quando Teresa era già malata e non poteva svolgere normalmente i propri compiti e ministeri, camminava nel chiostro senza uno scopo preciso. Alla richiesta di spiegazioni di una sorella risponde: “cammino per i miei fratelli missionari”: non potendo fare altro, camminava nel chiostro per loro. Come sapete bene Teresa è patrona delle missioni con S. Francesco Saverio.
Desiderio del Carmelo
All’età di 14 anni chiede al padre il permesso di entrare in Carmelo, permesso che otterrà subito dal padre, ma non dalle autorità ecclesiali a causa della sua giovane età. Non desisterà dal suo intento, ne parlerà addirittura con il Santo Padre quando andrà in pellegrinaggio a Roma. Durante il viaggio in Italia di due settimane, una delle tappe di pellegrinaggio era appunto l’udienza col Santo Padre: ebbe l’audacia non solo di salutarlo e di baciargli la mano, ma, nonostante i tentativi di trattenerla, di chiedergli il permesso di entrare in Carmelo. Avendo avuto l’occasione in Italia di stare a contatto con un gran numero di sacerdoti, Teresina ne scoprì le debolezze e sentì la vocazione di offrire la sua vita per i sacerdoti. Voleva entrare in Carmelo per pregare e offrire la sua vita per la salvezza delle anime come tutte le carmelitane, ma aggiunse anche per la salvezza dei sacerdoti. Dovrà aspettare ancora cinque mesi prima di entrare, e finalmente il 9 aprile 1888 varca la soglia del monastero dove spenderà la sua giovane vita per amore di Dio e delle anime
… finalmente …
Una volta in Carmelo, conoscerà la grande sofferenza della malattia del padre. Teresa era molto legata al padre, aveva con lui una vera relazione privilegiata, lo chiamava “il mio re” ed era definita dal padre “la mia reginetta”. Grazie anche a questa relazione profonda col padre, Teresa ha potuto scoprire,approfondire, descrivere la sua dottrina della misericordia, del volto misericordioso del Padre. Il padre guarirà solo per un breve periodo e ciò le permetterà di fare la sua vestizione, il 10 gennaio 1889; il suo noviziato si prolungherà di ben otto mesi, sempre a causa della giovane età.
Una giornata al Carmelo
Ecco l’orario normale di una giornata al Carmelo, in questo caso è quello di Lisieux. In dettaglio l’orario estivo, cioè da Pasqua all’esaltazione della Santa Croce. Questo ci eviterà di avere un’idea troppo rosea della vita di Teresa che è conosciuta come la “santa delle rose”. L’alzata era alle 4,45 di mattina, l’orazione alle 5,00, alle 6,00 ore minori dell’Ufficio, prima, terza, sesta, nona, alle 7,00 S. Messa e ringraziamento, (la domenica alle 8,00) ore 8,00 colazione, (minestra, niente nei giorni di digiuno, che erano parecchi), comincia il lavoro, alle 9,50 esame di coscienza, alle 10,00 pranzo, 11,00 ricreazione, lavaggio dei piatti per le religiose di turno, circa mezz’ora, 12,00 silenzio, riposo e tempo libero che dura per un’ora, alle 13,00 si riprende il lavoro (si alzano alle 5,00 meno un quarto di mattina!), alle 14,00 ci sono i vespri, alle 14,30 lettura spirituale o riunione delle novizie, in noviziato, alle 15,00 il lavoro, alle 17,00 orazione, alle 18,00 cena, alle 18,45 ricreazione, pulizia della cucina e dei piatti, (unica ora nella quale si poteva parlare, tutto il resto della giornata in silenzio assoluto), 19,40 compieta, ore 20,00 silenzio, tempo libero come a mezzogiorno, ore 21,00 mattutino e lodi, durata un’ora e un quarto, un’ora e quaranta, secondo esame di coscienza, dieci minuti, lettura del tema di preghiera per l’indomani, 22,30-23,00 riposo notturno.
Il noviziato
Il 10 gennaio 1889 Teresa comincia il suo noviziato, ma poco tempo dopo la malattia del padre scoppia in tutta la sua drammaticità: il padre è stato ricoverato in un sanatorio, allora non esistevano ospedali psichiatrici; ha avuto dei problemi “di testa”, non si sa esattamente quale fu la sua malattia. Il noviziato di Teresa, sarà l’ultima festa del padre, prima di essere ricoverato. Teresa soffrirà molto di questa malattia, di questa follia del padre, anche perché alcuni l’attribuivano alla sua entrata in Carmelo, appunto perché il padre era legatissimo a Teresa. Durante questo tempo le sue lettere sono di una grande ricchezza spirituale, ed è in questo periodo che il Volto Santo diventa l’oggetto privilegiato della sua meditazione.
La professione
L’8 settembre 1890, Teresa fa la sua professione; il grande martirio del padre durerà tre anni, dopo i quali il padre non morirà, ma ritornerà a casa, dopo essere stato ricoverato per tre anni e vivrà un periodo, non molto lungo di grandi dolcezze; le grandi umiliazioni lasceranno spazio ad una dolcissima infanzia, vivrà la sua infanzia spirituale, prima di morire il 24 luglio 1894 nella sua casa. La sorella di Teresa, Celina, entra in Carmelo sei settimane dopo la morte del padre. Anche Celina aveva sentito da tempo la chiamata ad entrare in Carmelo, ma vi aveva temporaneamente rinunciato per accudire il padre, aveva volentieri fatto questo sacrificio. Con Celina sono ben quattro sorelle della famiglia di Teresa che entrano in Carmelo. È un momento di grazia questo per Teresa, nel quale le si manifesta l’immensità dell’amore di Dio per lei. E’ in questo periodo appunto, che trova, cercandole nella Sacra Scrittura,conferme alle sue intuizioni. Teresa ricerca chiarezze, luci, sul suo cammino e anche sulla sua vocazione. Queste luci le riveleranno la “piccola via”. Riguardo al suo grande amore per la Parola il Papa scrive: “Essa ha fatto splendere nel nostro tempo il fascino del vangelo, ha avuto la missione di far conoscere e amare la Parola, la Chiesa, corpo mistico di Cristo, ha aiutato le anime a guarire dai timore delle paure della dottrina giansenista” La dottrina giansenista,infatti, era più incline a sottolineare la giustizia di Dio che non la sua divina misericordia”. Dirà lei stessa: “perfino la giustizia di Dio e forse più di ogni altra perfezione, mi sembra rivestita d’amore”. Teresa non dimentica la giustizia ma la contempla attraverso la perfezione della misericordia di Dio. Non può esserci misericordia senza giustizia.
Rivoluzione
Viene chiesto a Teresina di scrivere la sua “biografia”; il 9 giugno del 1895, farà la sua offerta all’Amore Misericordioso. Teresa era erede di una cultura di Chiesa che privilegiava il volto di un Dio giudice, che castiga, che non ammette trasgressioni. Il giansenismo era purtroppo imperante e normalmente le anime si offrivano alla giustizia divina; Teresa fa qui una rivoluzione, secondo i commenti degli esperti “una delle rivoluzioni più commoventi e grandiose che lo Spirito Santo ha provocato nell’evoluzione spirituale dell’umanità, il ridare il suo giusto posto alla giustizia divina equilibrandola con la misericordia divina, per cui né una né l’altra vengano esaltate a discapito l’una dell’altra, per cui la giustizia divina contemplata attraverso la misericordia divina”.
La prova
Venerdì santo del 1896: Teresa ha la prima emottisi, cioè la prima perdita di sangue: comincia la sua prova della fede che durerà fino alla sua morte. L’8 settembre scrive la seconda parte del manoscritto A che è il più grande, il 13 settembre comincia la prima parte del manoscritto B. Dall’8 al 15 ottobre, non si sa esattamente quale giorno, Teresa scriverà il Credo con il suo sangue. Vivendo la prova della fede, alla quale lei aveva aderito con tutta se stessa, aveva ricevuto da Dio la grazia di sedersi alla tavola dei peccatori, di coloro che non credono. Obbedì subito al proprio direttore spirituale di allora che le consigliò di scrivere il Credo: lo scrisse col suo sangue, probabilmente anche per dimostrare l’intensità della prova che viveva.
Ancora tante cose da fare …
Continua a scrivere ai suoi missionari e in novembre fa una novena per la sua guarigione. Potrebbe anche sembrare, dalla sua spiritualità, che Teresina sia una che ha accettato tutto, che ha accolto tutto passivamente, che si è lasciata morire. E invece no! Teresina non aveva nessuna voglia di andare in paradiso a “riposare”, a non fare più niente! Voleva continuare a servire Dio ed essere utile per le anime, anche in Cielo. Prega per la sua stessa guarigione, per poter partire in missione per l’Indocina. E’ già gravemente malata, dopo questa novena avrà la ricaduta finale e peggiorerà sempre di più.
La carità fraterna e la nuova vita
É il ventiquattresimo anno, l’ultimo della sua vita, ed è all’inizio di questo anno che Teresa scopre la vera carità fraterna. A più riprese nei suoi scritti si parla non solo della durezza della vita del Carmelo, ma anche dell’esigenza della radicalità, dell’esigenza della vita fraterna e di quanto Teresa abbia sofferto a causa delle sue sorelle, a volte anche a causa della sua superiora. Teresa scrive di aver imparato la vera carità fraterna, cioè ad amare le sue sorelle, in verità, solo verso gli ultimi mesi della sua vita, lì ha scoperto il vero amore. A marzo dello stesso anno, comincia a scrivere il manoscritto C. Il 30 settembre Teresa nasce alla vita, alla vita nuova.