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    Predefinito 24 giugno - Solennità della natività di S. Giovanni Battista

    Dal sito SANTI E BEATI:

    Natività di San Giovanni Battista Profeta e martire

    24 giugno

    Ain Karim (Galilea) – † Macheronte? Transgiordania, I secolo

    Giovanni Battista è l'unico santo, oltre la Madre del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche la nascita secondo la carne. Fu il più grande fra i profeti perché poté additare l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che preparano la nascita di Gesù. Giovanni è il Precursore del Cristo con la parole con la vita. Il battesimo di penitenza che accompagna l'annunzio degli ultimi tempi è figura del Battesimo secondo lo Spirito. La data della festa, tre mesi dopo l'annunciazione e sei prima del Natale, risponde alle indicazioni di Luca. (Mess. Rom.)

    Patronato: Monaci

    Emblema: Agnello, ascia

    Martirologio Romano: Solennità della Natività di san Giovanni Battista, precursore del Signore: già nel grembo della madre, ricolma di Spirito Santo, esultò di gioia alla venuta dell’umana salvezza; la sua stessa nascita fu profezia di Cristo Signore; in lui tanta grazia rifulse, che il Signore stesso disse a suo riguardo che nessuno dei nati da donna era più grande di Giovanni Battista.

    Martirologio tradizionale (24 giugno): Natività di san Giovanni Battista, Precursore del Signore, e figlio dei santi Zaccaria ed Elisabetta, il quale fu ripieno di Spirito Santo, mentre era ancora nel seno di sua madre.

    (23 giugno): Vigilia della Natività di san Giovanni Battista.

    Giovanni Battista è il santo più raffigurato nell’arte di tutti i secoli; non c’è si può dire, pala d’altare o quadro di gruppo di santi, da soli o intorno al trono della Vergine Maria, che non sia presente questo santo, rivestito di solito con una pelle d’animale e con in mano un bastone terminante a forma di croce.
    Senza contare le tante opere pittoriche dei più grandi artisti come Raffaello, Leonardo, ecc. che lo raffigurano bambino, che gioca con il piccolo Gesù, sempre rivestito con la pelle ovina e chiamato affettuosamente “San Giovannino”.
    Ciò testimonia il grande interesse, che in tutte le epoche ha suscitato questo austero profeta, così in alto nella stessa considerazione di Cristo, da essere da lui definito “Il più grande tra i nati da donna”.
    Egli è l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo Apostolo di Gesù, perché gli rese testimonianza ancora in vita. È tale la considerazione che la Chiesa gli riserva, che è l’unico santo dopo Maria ad essere ricordato nella liturgia, oltre che nel giorno della sua morte (29 agosto), anche nel giorno della sua nascita terrena (24 giugno); ma quest’ultima data è la più usata per la sua venerazione, dalle innumerevoli chiese, diocesi, città e paesi di tutto il mondo, che lo tengono come loro santo patrono.
    Inoltre fra i nomi maschili, ma anche usato nelle derivazioni femminili (Giovanna, Gianna) è il più diffuso nel mondo, tradotto nelle varie lingue; e tanti altri santi, beati, venerabili della Chiesa, hanno portato originariamente il suo nome; come del resto il quasi contemporaneo s. Giovanni l’Evangelista e apostolo, perché il nome Giovanni, al suo tempo era già conosciuto e nell’ebraico Iehóhanan, significava: “Dio è propizio”.
    Nel Vangelo di s. Luca (1, 5) si dice che era nato in una famiglia sacerdotale, suo padre Zaccaria era della classe di Abia e la madre Elisabetta, discendeva da Aronne. Essi erano osservanti di tutte le leggi del Signore, ma non avevano avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai anziana.
    Un giorno, mentre Zaccaria offriva l’incenso nel Tempio, gli comparve l’arcangelo Gabriele che gli disse: “Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché sarà grande davanti al Signore” e proseguendo nel descrivere le sue virtù, cioè pieno di Spirito Santo, operatore di conversioni in Israele, precursore del Signore con lo spirito e la forza di Elia.
    Dopo quella visione, Elisabetta concepì un figlio fra la meraviglia dei parenti e conoscenti; al sesto mese della sua gravidanza, l’arcangelo Gabriele, il ‘messaggero celeste’, fu mandato da Dio a Nazareth ad annunciare a Maria la maternità del Cristo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi anche Elisabetta, tua parente, nella vecchiaia ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile; nulla è impossibile a Dio”.
    Maria allora si recò dalla cugina Elisabetta per farle visita e al suo saluto, declamò il bellissimo canto del “Magnificat”, per le meraviglie che Dio stava operando per la salvezza dell’umanità e mentre Elisabetta esultante la benediceva, anche il figlio che portava in grembo, sussultò di gioia.
    Quando Giovanni nacque, il padre Zaccaria che all’annuncio di Gabriele era diventato muto per la sua incredulità, riacquistò la voce, la nascita avvenne ad Ain Karim a circa sette km ad Ovest di Gerusalemme, città che vanta questa tradizione risalente al secolo VI, con due santuari dedicati alla Visitazione e alla Natività.
    Della sua infanzia e giovinezza non si sa niente, ma quando ebbe un’età conveniente, Giovanni conscio della sua missione, si ritirò a condurre la dura vita dell’asceta nel deserto, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico.
    Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio (28-29 d.C.), iniziò la sua missione lungo il fiume Giordano, con l’annuncio dell’avvento del regno messianico ormai vicino, esortava alla conversione e predicava la penitenza.
    Da tutta la Giudea, da Gerusalemme e da tutta la regione intorno al Giordano, accorreva ad ascoltarlo tanta gente considerandolo un profeta; e Giovanni in segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova vita, immergeva nelle acque del Giordano, coloro che accoglievano la sua parola, cioè dava un Battesimo di pentimento per la remissione dei peccati, da ciò il nome di Battista che gli fu dato.
    Anche i soldati del re Erode Antipa, andavano da lui a chiedergli cosa potevano fare se il loro mestiere era così disgraziato e malvisto dalla popolazione; e lui rispondeva: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno e contentatevi delle vostre paghe” (Lc 3, 13).
    Molti cominciarono a pensare che egli fosse il Messia tanto atteso, ma Giovanni assicurava loro di essere solo il Precursore: “Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
    E alla delegazione ufficiale, inviatagli dai sommi sacerdoti disse, che egli non era affatto il Messia, il quale era già in mezzo a loro, ma essi non lo conoscevano; aggiungendo “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”.
    Anche Gesù si presentò al Giordano per essere battezzato e Giovanni quando se lo vide davanti disse: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo!” e a Gesù: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?” e Gesù: “Lascia fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia”.
    Allora Giovanni acconsentì e lo battezzò e vide scendere lo Spirito Santo su di Lui come una colomba, mentre una voce diceva: “Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”. Da quel momento Giovanni confidava ai suoi discepoli “Ora la mia gioia è completa. Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3, 29-30).
    La sua missione era compiuta, perché Gesù prese ad iniziare la sua predicazione, aveva formato il gruppo degli apostoli e discepoli ed era seguito da una gran folla; egli aveva predicato proprio per questo, preparare un popolo degno, che accogliesse Gesù e il suo messaggio di Redenzione.
    Aveva operato senza indietreggiare davanti a niente, neanche davanti al re d’Israele Erode Antipa († 40 d.C.), che aveva preso con sé la bella Erodiade, moglie divorziata da suo fratello; ciò non era possibile secondo la legge ebraica, la “Torà”, perché il matrimonio era stato regolare e fecondo, tanto è vero che era nata una figlia Salomè.
    Per questo motivo un giudeo osservante e rigoroso come Giovanni, sentiva il dovere di protestare verso il re per la sua condotta. Infuriata Erodiade gli portava rancore, ma non era l’unica; perché il Battesimo che Giovanni amministrava, perdonava i peccati, rendendo così inutili i sacrifici espiatori, che in quel tempo si facevano al Tempio, e ciò non era gradito ai sacerdoti giudaici.
    Erode fece arrestare e mettere in carcere Giovanni su istigazione di Erodiade, la quale avrebbe voluto che fosse ucciso, ma Erode Antipa temeva Giovanni, considerandolo uomo giusto e santo, preferiva vigilare su di lui e l’ascoltava volentieri, anche se restava molto turbato.
    Ma per Erodiade venne il giorno favorevole, quando il re diede un banchetto per festeggiare il suo compleanno, invitando tutta la corte ed i notabili della Galilea. Alla festa partecipò con una conturbante danza anche Salomè, la figlia di Erodiade e quindi nipote di Erode Antipa; la sua esibizione piacque molto al re ed ai commensali, per cui disse alla ragazza: “Chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò”; Salomé chiese alla madre consiglio ed Erodiade prese la palla al balzo, e le disse di chiedere la testa del Battista.
    A tale richiesta fattagli dalla ragazza davanti a tutti, Erode ne rimase rattristato, ma per il giuramento fatto pubblicamente, non volle rifiutare e ordinò alle guardie che gli fosse portata la testa di Giovanni, che era nelle prigioni della reggia.
    Il Battista fu decapitato e la sua testa fu portata su un vassoio e data alla ragazza che la diede alla madre. I suoi discepoli saputo del martirio, vennero a recuperare il corpo, deponendolo in un sepolcro; l’uccisione suscitò orrore e accrebbe la fama del Battista.
    Molti testi apocrifi, come anche i libri musulmani, fra i quali il Corano, parlano di lui; dai suoi discepoli si staccarono Andrea e Giovanni apostoli per seguire Gesù. Il suo culto come detto all’inizio si diffuse in tutto il mondo conosciuto di allora, sia in Oriente che in Occidente e a partire dalla Palestina si eressero innumerevoli Chiese e Battisteri a lui dedicati.
    La festa della Natività di S. Giovanni Battista fin dal tempo di s. Agostino (354-430), era celebrata al 24 giugno, per questa data si usò il criterio, essendo la nascita di Gesù fissata al 25 dicembre, quella di Giovanni doveva essere celebrata sei mesi prima, secondo quanto annunciò l’arcangelo Gabriele a Maria.
    Le celebrazioni devozionali, folkloristiche, tradizionali, sono diffuse ovunque, legate alla sua venerazione; come tanti proverbi popolari sono collegati metereologicamente alla data della sua festa.
    S. Giovanni Battista, tanto per citarne alcune, è patrono di città come Torino, Firenze, Imperia, Ragusa, ecc. Per quanto riguarda le reliquie c’è tutta una storia che si riassume; dopo essere stato sepolto privo del capo a Sebaste in Samaria, dove sorsero due chiese in suo onore; nel 361-362 ai tempi dell’imperatore Giuliano l’Apostata, il suo sepolcro venne profanato dai pagani che bruciarono il corpo disperdendo le ceneri.
    Ma a Genova nella cattedrale di S. Lorenzo, si venerano proprio quelle ceneri (?), portate dall’Oriente nel 1098, al tempo delle Crociate, con tutti i dubbi collegati.
    Per la testa che si trovava a Costantinopoli, per alcuni invece ad Emesa, purtroppo come per tante reliquie del periodo delle Crociate, dove si faceva a gara a portare in Occidente reliquie sante e importanti, la testa si sdoppiò, una a Roma nel XII secolo e un’altra ad Amiens nel XIII sec.
    A Roma si custodisce senza la mandibola nella chiesa di S. Silvestro in Capite, mentre la cattedrale di S. Lorenzo di Viterbo, custodirebbe il Sacro Mento. Risparmiamo la descrizione di braccia, dita, denti, diffusi in centinaia di chiese europee.
    Al di là di queste storture, frutto del desiderio di possedere ad ogni costo una reliquia del grande profeta, ciò testimonia alla fine, la grande devozione e popolarità di quest’uomo, che condensò in sé tanti grandi caratteri identificativi della sua santità, come parente di Gesù, precursore di Cristo, ultimo dei grandi profeti d’Israele, primo testimone-apostolo di Gesù, battezzatore di Cristo, eremita, predicatore e trascinatore di folle, istitutore di un Battesimo di perdono dei peccati, martire per la difesa della legge giudaica, ecc.

    Autore: Antonio Borrelli


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    Predefinito Dai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo (Disc. 293, 1-3, in PL 38, 1327-1328)

    La Chiesa festeggia la natività di Giovanni, attribuendole un particolare carattere sacro. Di nessun santo, infatti, noi celebriamo solennemente il giorno natalizio; celebriamo invece quello di Giovanni e quello di Cristo. Giovanni però nasce da una donna avanzata in età e già sfiorita. Cristo nasce da una giovinetta vergine. Il padre non presta fede all'annunzio sulla nascita futura di Giovanni e diventa muto. La Vergine crede che Cristo nascerà da lei e lo concepisce nella fede.
    Sembra che Giovanni sia posto come un confine fra due Testamenti, l'Antico e il Nuovo. Infatti che egli sia, in certo qual modo, un limite lo dichiara lo stesso Signore quando afferma: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni» (Lc 16, 16). Rappresenta dunque in sé la parte dell'Antico e l'annunzio del Nuovo. Infatti, per quanto riguarda l'Antico, nasce da due vecchi. Per quanto riguarda il Nuovo, viene proclamato profeta già nel grembo della madre. Prima ancora di nascere, Giovanni esultò nel seno della madre all'arrivo di Maria. Già da allora aveva avuto la nomina, prima di venire alla luce. Viene indicato già di chi sarà precursore, prima ancora di essere da lui visto. Questi sono fatti divini che sorpassano i limiti della pochezza umana. Infine nasce, riceve il nome, si scioglie la lingua del padre. Basta riferire l'accaduto per spiegare l'immagine della realtà.
    Zaccaria tace e perde la voce fino alla nascita di Giovanni, precursore del Signore, e solo allora riacquista la parola.
    Che cosa significa il silenzio di Zaccaria se non la profezia non ben definita, e prima della predicazione di Cristo ancora oscura? Si fa manifesta alla sua venuta. Diventa chiara quando sta per arrivare il preannunziato. Il dischiudersi della favella di Zaccaria alla nascita di Giovanni è lo stesso che lo scindersi del velo nella passione di Cristo. Se Giovanni avesse annunziato se stesso non avrebbe aperto la bocca a Zaccaria. Si scioglie la lingua perché nasce la voce. Infatti a Giovanni, che preannunziava il Signore, fu chiesto: «Chi sei tu?» (Gv 1, 19). E rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto» (Gv 1, 23). Voce è Giovanni, mentre del Signore si dice: «In principio era il Verbo» (Gv 1, 1). Giovanni è voce per un po' di tempo; Cristo invece è il Verbo eterno fin dal principio.

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    Predefinito Dalla liturgia siro-orientale

    In ''L'orient Syrien'', Parigi, fasc. n. 6, 1961, 309‑316.

    Ti lodiamo e ti rendiamo grazie senza fine, o Verbo di Dio,
    per la tua incarnazione e per la tua provvidenza.
    Senza posa facciamo memoria dell'inenarrabile ricchezza
    della tua bontà, perché hai redento il genere umano.
    Prima di venire, o Signore, ci hai inviato i tuoi messaggeri, i santi profeti,
    e ognuno di essi annunziò il mistero nascosto della tua venuta.
    L'uno profetizzava che il Signore sarebbe venuto
    ad allietare gli afflitti di Sion (Is 61, 3).
    L'altro annunziò che il Signore avrebbe ristabilito (Ger 31, 31)
    l'alleanza con il suo popolo.
    L'uno pregava perché il Signore (Sal 82, 1).
    venisse e non stesse in silenzio.
    L'altro supplicava: Fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi (Sal 79, 4).
    L'uno profetizzò il Precursore,
    annunziando da parte di Dio:
    Ecco, io manderò un mio messaggero (Ml 3, 1).
    L'altro ci insegno che sarebbe
    una voce che grida nel deserto (Is 40, 3).

    Dopo esserti manifestato in figura a tutti i santi profeti,
    Signore, hai inviato davanti a te Giovanni Battista.
    Egli è il punto di transizione tra l'antica e la nuova alleanza,
    la stella che precede la luce, la lampada che prelude il sole di giustizia,
    la voce che proclama la venuta del Verbo.
    Giovanni è il messaggero che annunzia a tutti i popoli:
    Viene uno che e più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali (Lc 3, 16).
    Sia benedetto il Messia che venne alla fine dei tempi
    per compiere i misteri annunziati dai profeti!
    Egli abitò nel seno della figlia di Davide, una vergine meravigliosa.
    Egli inviò un messaggero davanti a lui,
    Giovanni, il figlio della sterilità,
    perché annunziasse e proclamasse
    la manifestazione del Verbo
    e appianasse la via al Signore.

    In Giovanni vediamo la realizzazione
    e il coronamento di tutti i profeti.
    Egli è infatti un nuovo Mosè,
    perché vide Dio in realtà
    e non attraverso i veli del mistero.
    Giovanni è un novello Giosuè,
    perché mostrò il passaggio non del Giordano,
    ma ad una buona condotta.
    Giovanni è un novello Gedeone, che per mezzo dell'acqua si scelse guerrieri che combattessero non contro
    la carne e il sangue, ma contro gli spiriti malvagi.
    Giovanni è un nuovo Samuele,
    perché unse non il re Davide,
    ma battezzò il Signore di Davide.
    Giovanni è un nuovo Davide,
    che non fu perseguitato da Saul, ma ucciso da Erode.
    Giovanni è un nuovo Elia,
    che fu nutrito non da un corvo,
    ma dalle cavallette e dal miele selvatico.
    Giovanni è un nuovo Giuseppe,
    perché fu tentato non dalla moglie
    di Potifar, ma da Erodiade.
    Giovanni è un nuovo Eliseo,
    perché non olio moltiplicò,
    ma coloro che si fanno ungere con l'olio.
    Giovanni è un nuovo Isaia,
    che non si accontentò di predire:
    Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio (Is 7, 14), ma dichiarò:
    Ecco che ella ha concepito e dato alla luce
    l'agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Gv 1, 29)

    Giovanni, tu sei la gran tromba del timore di Dio;
    il tuo splendore giocondo risveglia
    chi dorme nel peccato
    e gli annunzia l'aurora della penitenza salvifica.
    Sei il più grande tra gli uomini
    e precedi colui che è prima della creazione.
    Beato sei tu, Giovanni,
    perché il deserto accresce il tuo merito,
    e il miele selvatico ti serve da cibo.
    Beato sei tu, perché sei amico dello sposo
    e padrino della sposa, la Chiesa,
    invitando popoli e nazioni
    al battesimo e alla conversione.
    Beato sei tu, perché vedesti
    lo Spirito Santo, udisti la voce dei Padre
    e posasti la mano sul capo del Redentore del mondo.
    Noi ti preghiamo: veglia sulla Chiesa,
    e insegnale ad amare il Cristo suo sposo.
    Sia benedetto Dio che fidanzò questa sposa al suo unico Figlio!

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    Predefinito Dai Discorsi di Dionigi il Certosino

    In festo S. Joann. ßapt., sermo IV, in Opera omnia, Tornaci, 1906, tomo 32, p. 301-302.

    Un amore forte e sincero uni strettamente Cristo e Giovanni. E' vero che l'amore divino e increato del Signore non è soggetto ai moti del sentimento affettivo, tuttavia l'amore infuso e spirituale in Gesù uomo‑Dio ne è capace, secondo i motivi che solitamente spronano ad amare, come la bontà, l'affinità d'animo, la vicinanza, il conoscersi e volersi bene.
    E' certo, poi, che la virtù, la santità, la grazia e la perfezione brillavano con grande spicco in Gesù e in Giovanni. Erano somigliantissimi di spirito e omogenei persino nella carne, tanto che si conobbero chiaramente quand'ancora erano nel grembo della propria madre.
    Giovanni ricevette i doni più preziosi da parte di Cristo, e il Salvatore fu conosciuto grazie alla predicazione del Battista che prodigò se stesso con tutte le forze per l'onore di Cristo.

    Chi può farsi un'idea dell'ardore con cui Gesù e Giovanni si amarono?
    E' significativo già solo questo: ognuno parla dell'altro, in sua assenza, con massima fedeltà e rispetto, esaltando e lodando l'amico in termini magnifici.
    Quando la gente pensò che Giovanni fosse il Messia, il Battista confessò di non esser e degno di sciogliergli i legacci dei sandali. Più tardi aggiungerà: Egli deve crescere e io invece diminuire (Gv 3, 30).
    Dal canto suo, il Salvatore fece di Giovanni un elogio ineguagliabile: Tra i nati di donna non e sorto uno più grande di Giovanni il Battista (Mt 11, 11).
    Gesù e Giovanni desideravano ognuno il bene dell'altro, con amore puro e spontaneo.
    Tutta la predicazione del Battista, quel suo battezzare, le sue fatiche, il genere di vita, tendevano a far conoscere e onorare Cristo da tutti gli uomini.

    Scaviamo ancora oltre nel vincolo che univa Gesù e Giovanni. Essi si comunicavano i loro segreti. Cristo infatti rivelò a Giovanni molte realtà soprannaturali e recondite, tanti fatti salutiferi e divini, sia parlandogli in carne e ossa, sia illuminandolo in spirito.
    Giovanni non era ancora nato e Gesù gli manifestò la sua presenza in modo sorprendente. Al momento del battesimo, Gesù gli disse: Lascia fare per ora, poiché conviene che cosi adempiamo ogni giustizia (Mt 3, 15). Il Signore fece persino intuire il mistero della Trinità beata, perché Giovanni dichiarò che lui si limitava a battezzare con l'acqua, ma Gesù avrebbe battezzato in Spirito Santo.
    Da parte sua, Giovanni rivelò il suo segreto a Gesù, dicendogli: Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? (Mt 3, 14).
    Il Battista sapeva infatti chi fosse Gesù e senza posa effondeva spiritualmente il suo cuore davanti alla divinità di Cristo.

    E' certo che Cristo e Giovanni vissero insieme volentieri e con gioia. Tuttavia potremmo domandarci come ciò fu possibile, dato che Giovanni non seguì il Signore e visse nel deserto fin dalla fanciullezza.
    Si può rispondere che per Giovanni, autentico uomo spirituale. in cui anche l'amore era di tale natura, non contava la presenza fisica del Signore o le conversazioni con lui; non era dipendente da un attaccamento sentimentale, ma senza interruzione stava con Cristo ad un altro livello, più alto e divino. Era unito con il Signore nella più soave familiarità, perché lo contemplava spiritualmente. Senza posa egli si teneva alla presenza della sua divinità, camminando davanti a lui come Davide aveva camminato alla presenza del Signore, e come Enoch aveva seguito le vie di Dio.
    C'è di più: la separazione fisica tra Gesù e Giovanni permetteva loro un'unione più profonda. Gli apostoli erano talmente legati alla presenza e all'aspetto corporeo di Cristo da precludersi la piena effusione dello Spirito Santo. Tant'è che la somma Verità, il Cristo Signore, dichiarò ad essi: Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore (Gv 16, 7).
    Gesù e Giovanni dettero entrambi la vita l'uno per l'altro. Cristo morì per la redenzione e la salvezza di Giovanni, e Giovanni dette la vita per difendere la giustizia e l'onore di Cristo.

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    Predefinito Dai Discorsi di Ugo di san Vittore

    Semones 72-73, in PL 177, 1127.1131-1134.

    Una, anzi la più grande, delle meraviglie del deserto fu san Giovanni Battista. Vestito di pelli di cammello, egli si nutriva nel deserto di locuste e miele selvatico, e acqua soltanto era la sua bevanda.
    Meraviglie del deserto furono anche le innumerevoli moltitudini di monaci dell'Egitto, che popolarono tutti i recessi di quelle solitudini.
    Meraviglie del deserto sono le migliaia di monaci che oggi dimorano nelle radure dei boschi o in altri luoghi remoti. Tali sono i Certosini, i Cistercensi, i Premostratensi, gli eremiti o anacoreti, i quali, in gruppi più o meno numerosi o anche da soli, vivono in luoghi appartati e abbelliscono quei deserti con lo splendore della loro santità.
    Tutti questi uomini sono il decoro e la bellezza del deserto per la tensione amorosa verso Dio che li anima, con l'esempio che danno, con la parola e il silenzio. L'astinenza e l'austerità, la castità, il lavoro, le ruvide vesti, i duri giacigli, le veglie continue, le melodie dei canti spirituali, le insistenti preghiere, le generose carità, l'ospitalità cordiale sono gli aspetti diversificati con cui essi offrono la testimonianza di ogni virtù e opera buona.

    Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano! (Sal 91, 13).
    Cari fratelli, la vita di san Giovanni Battista, del quale celebriamo oggi la natività, ci parla da se, è tutta un'esortazione per noi, ci richiama dal male e incita al bene.
    Non soltanto quel che è compreso nella sua santissima vita, ma se attentamente li consideriamo, anche gli eventi che la precedettero o la seguirono, sono una voce che ci distoglie dalla colpa e ci insegna la via dei giusti. Prima infatti che fosse concepito, ci parla il suo annunzio; dopo la morte, la fama delle sue virtù; in vita, tutta la sua perfezione.
    La molteplicità delle virtù che irradiano da san Giovanni Battista, risplendono come lo scintillio di pietre preziose in un vestito, e concorrono alla bellezza dell'insieme.
    In Giovanni infatti ammiriamo il disprezzo del mondo e l'amore di Dio, l'astinenza dal cibo e la ruvidezza della veste, la quiete della solitudine e la predicazione. La verginità, l'umiltà del cuore, la rigorosa severità, la testimonianza della verità, la pazienza e il profumo di una riconosciuta integrità ricamano il capolavoro di questa esistenza.

    San Giovanni è come l'aurora che precede la levata del vero sole, poiché precorre il Redentore; è il soldato del re del cielo, l'araldo del giudice, la voce che grida, il profeta che sta per venire.
    Ministro del Signore, egli segna a dito l'Agnello, battezza Cristo, è l'amico dello sposo e il predicatore della penitenza.
    San Giovanni è l'amico della castità, il persecutore della lussuria, il testimone della giustizia, il difensore dell'innocenza.
    E' figlio di santi genitori e confidente dei misteri celesti; è la felicità dei famigliari, il compiacimento dei vicini, l'ammirazione di tutti.
    Insieme con gli apostoli, anzi più degli apostoli, è il nunzio di Cristo; è luce del mondo, sale della terra, lampada sul candelabro, città sul monte.
    San Giovanni fu annunziato da un angelo, fu santificato nel seno materno; divenuto illustre nel mondo, fu coronato di martirio e glorificato nei cieli. Giustamente su tutta la terra la voce dei fedeli lo esalta, lo loda, lo onora, lo ricorda con feste solenni.

    San Giovanni Battista è paragonato alla palma e al cedro, perché è veramente palma per la sua giustizia e cedro per la sua gloria.Il cedro, che supera in altezza gli altri alberi, è simbolo appropriato della gloria celeste. La grandezza della palma simboleggia la giustizia, pur senza raggiungere la statura del cedro che è figura di gloria più sublime.Facciamo però attenzione alla Scrittura che dice: Fiorirà come palma, crescerà come cedro. i Nel tempo presente la giustizia, rappresentata dalla palma, è in fiore, perché ci dà la speranza di cogliere il frutto futuro; invece la gloria, rappresentata dal cedro, ci darà il frutto di questo fiore.
    La Scrittura dice che il cedro "crescerà perché la ricompensa dei servi di Dio cresce quando essi custodiscono i suoi precetti.
    San Giovanni, dunque, più degli altri santi, è palma ed è cedro: palma per la sua giustizia, cedro per la sua gloria; palma nel mondo, cedro nel cielo; palma per il suo merito, cedro per il suo premio; palma perché giusto, cedro perché beato. E quanto più giusto durante il cammino terreno, tanto più beato nella patria del cielo.

    Andrea Sacchi, Nascita di S. Giovanni Battista, ciclo della vita del Battista, 1641-49, Pinacoteca Vaticana, Roma

    Andrea Sacchi, Imposizione del nome a S. Giovanni Battista, ciclo della vita del Battista, 1641-49, Pinacoteca Vaticana, Roma

    Andrea Sacchi, Benedizione di S. Giovanni Battista prima di partire per il deserto, ciclo della vita del Battista, 1641-49, Pinacoteca Vaticana, Roma

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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 771-785

    24 GIUGNO

    NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA

    I. - LA GLORIA DI SAN GIOVANNI BATTISTA

    Il Messia nascosto.


    "Voce di colui che grida nel deserto: Preparate le vie del Signore; ecco il vostro Dio" (Is 40,3.9)! Oh, chi, nel nostro arido secolo, comprenderà l'esultanza della terra a questo annuncio per tanto tempo atteso? Il Dio promesso non è ancora manifestato; ma già i cieli si sono umiliati (Sal 17,10), per lasciargli libero il passaggio. Sotto il velo di umiltà, in cui come prima della sua nascita, deve continuare a velare agli uomini la sua divinità, chi scoprirà l'Emmanuele? Chi soprattutto, avendolo riconosciuto nelle sue misericordiose umiliazioni, saprà farlo accettare da un mondo folle di orgoglio, e potrà dire, mostrando nella folla il figlio del falegname (Mt 13,55): Ecco colui che i vostri padri aspettavano!

    Questo infatti è l'ordine stabilito dall'alto per la manifestazione del Messia: il Dio fatto uomo non si intrometterà da se stesso negli atti della vita pubblica; aspetterà, per inaugurare il suo divino ministero, che un membro di quella stirpe divenuta la sua, un uomo venuto prima di lui e dotato a tal fine di sufficiente credito, lo presenti al suo popolo.

    Convenienza di un precursore.

    Missione sublime, che farà d'una creatura il garante di Dio, il testimone del Verbo! La grandezza di colui che deve riempirlo era indicata, come quella del Messia, molto tempo prima della sua nascita. Non già che, per illuminare i suoi passi, Cristo avesse bisogno d'un aiuto estraneo; ma tanti falsi splendori avevano ingannato l'umanità, durante la notte dei secoli di attesa, che la vera luce, sorgendo d'improvviso, non sarebbe stata compresa, o non avrebbe fatto che accecare degli occhi resi impotenti dalle tenebre precedenti a sopportare il suo splendore. L'eterna Sapienza aveva dunque stabilito che, come l'astro del giorno è annunciato dalla stella del mattino, così Cristo luce sarebbe stato preceduto quaggiù da un astro precursore, e segnalato dall'irradiamento di cui egli stesso avrebbe rivestito quel fedele messaggero della sua venuta. Quando un tempo l'Altissimo si degnava di schiarire l'avvenire per i suoi profeti, il lampo che, ad intermittenza, solcava così il cielo dell'antica alleanza, si spegneva nella notte, senza portare il giorno; ma l'astro cantato nel salmo non conoscerà la sconfitta: non essendo di per sé, come ogni creatura, che nulla e tenebre, rifletterà così da vicino lo splendore del Messia, che parecchi lo prenderanno per Cristo stesso (Lc 3,15).

    L'annuncio profetico.

    La misteriosa conformità di Cristo e del suo Precursore, gl'incomparabili accostamenti che li unisce, sono notati in molti punti dei Libri sacri. Se Cristo è Verbo, la parola eterna del Padre, lui sarà la Voce che porterà tale parola dove deve giungere. Cristo è l'angelo dell'alleanza; ma nello stesso testo in cui lo Spirito Santo gli dà un appellativo così pieno per noi di speranza, pare che porti anche quel nome d'angelo il fedele ambasciatore a cui la terra sarà debitrice di conoscere lo Sposo: "Ecco che io mando il mio angelo che preparerà il cammino davanti a me, e presto verrà nel suo tempio il dominatore che cercate, l'angelo dell'alleanza che desiderate; ecco che egli viene, dice il Signore degli eserciti" (Mal 3,1). E ponendo fine al ministero profetico di cui è l'ultimo rappresentante, Malachia termina i suoi stessi oracoli con le parole che abbiamo intese rivolgere da Gabriele a Zaccaria, per annunciargli la prossima nascita del Precursore (ivi 4,5.6).

    L'annuncio angelico.

    La presenza di Gabriele, in questa occasione, mostrava essa pure come il bambino allora promesso sarebbe stato l'intimo del Figlio di Dio; poiché lo stesso principe delle milizie celesti sarebbe presto venuto ad annunciare l'Emmanuele. Molti tuttavia sono i messaggeri fedeli ai piedi del trono della Santissima Trinità, e la scelta di quegli augusti legati varia, di solito, secondo l'importanza delle istruzioni che l'Altissimo trasmette per loro mezzo al mondo. Ma era conveniente che l'arcangelo incaricato di concludere le sacre nozze del Verbo con l'umanità, preludesse a quella grande missione preparando la venuta di colui che gli eterni decreti avevano designato come l'Amico dello Sposo (Gv 3,29). Sei mesi dopo, inviato a Maria, egli recava il suo divino messaggio rivelando alla Vergine purissima il prodigio che, fin da allora, dava un figlio alla sterile Elisabetta: primo passo dell'Onnipotente verso un miracolo ancora più sublime. Giovanni non è ancora nato: ma senza tardare oltre, la sua missione è aperta; egli attesta la verità delle promesse dell'angelo. Quale ineffabile garanzia è quella di questo bambino, ancora nascosto nel seno della madre, e già testimone di Dio nel sublime commercio che tiene sospesa la terra e il cielo! Illuminata dall'alto, Maria riceve la testimonianza e non esita più: "Ecco la serva del Signore, dice all'Arcangelo; sia fatto di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).

    La santificazione del Precursore.

    Gabriele si è ritirato, portando con sé il segreto divino che non dovrà comunicare al resto del mondo. La Vergine prudentissima non parlerà nemmeno essa; lo stesso Giuseppe, suo virgineo sposo, non riceverà comunicazione del mistero. Non abbiamo tuttavia timore! C'è qualcuno per cui l'Emmanuele non avrà né segreti né ritardi; ed egli saprà rivelare il prodigio. Il Verbo ha appena preso possesso del santuario immacolato in cui doveva passare i nove primi mesi della sua dimora fra gli uomini, che la Vergine illuminata interiormente dal desiderio del suo Figliolo, si reca con tutta sollecitudine verso i monti della Giudea (Lc 1,39). All'amico dello Sposo la sua prima visita, a Giovanni l'inizio delle sue grazie. Una festa a parte ci permetterà di onorare in modo speciale il giorno prezioso in cui il Dio Bambino, santificando il suo Precursore, si rivela a Giovanni attraverso la voce di Maria; in cui la Vergine, manifestata da Giovanni che trasalisce nel seno della madre, proclama finalmente le grandi cose che l'Onnipotente ha operate in lei secondo la misericordiosa promessa che fece un tempo ai padri nostri, ad Abramo e alla sua posterità per tutti i secoli (Lc 1,55).

    La nascita del Precursore.

    Ma è giunto il tempo in cui la notizia dei figli e delle madri si deve spargere ai paesi d'intorno, in attesa che giunga al mondo intero. Giovanni sta per nascere e, non potendo ancora parlare, scioglierà la lingua del padre. Farà cessare il mutismo da cui il vecchio sacerdote, immagine dell'antica legge, era stato colpito dall'angelo; e Zaccaria, ripieno dello Spirito Santo, renderà manifesta con un nuovo cantico la visita benedetta del Signore Dio d'Israele (Lc 1,68).

    II. - LA LITURGIA DELLA FESTA

    La pietà antica.


    Tutto ci mostra in questa festa una delle solennità più care alla Sposa. Che avverrebbe mai se, risalendo verso i tempi più felici, ci fosse concesso di prendere parte alle antiche manifestazioni del sentimento cattolico in questo giorno? Nei grandi secoli in cui la pietà dei popoli seguiva docilmente le ispirazioni della Chiesa, lo spettacolo delle dimostrazioni, suggerite alla fede di tutti dal ritorno di cari anniversari, manteneva in ognuno la comprensione dell'opera divina e delle grandi armonie che l'antico Ciclo sapeva rendere. Oggi che lo spirito liturgico è diminuito per molti, non si riscontra più il movimento veramente cattolico che imprimeva alle folle, e l'assenza di un sicuro orientamento si fa risentire nella devozione di un gran numero di persone: disorientata, non più capace di puntare sui fari luminosi che la Chiesa aveva disposti ad ogni mutamento di rotta, essa appare talvolta più sensibile al vento delle novità che alla tradizionale ispirazione dello Spirito Santo; è priva di quel particolare senso che i più piccoli come i più grandi della famiglia cristiana attingevano alla comune scuola del sacro Ciclo; senza una veduta sintetica, troppo sovente essa difetta di proporzioni, e la mancanza di equilibrio l'espone a un'infinità di false mosse piene di pericoli o senz'altro risultato se non di una fatica priva di vantaggi. Tuttavia le scosse e le deviazioni recate dall'insufficienza di alcuni, non fanno vacillare la nave della vera pietà, poiché contro i venti e le maree, e perfino in mezzo alle mutilazioni che deve subire, la ferma mano del pilota supremo mantiene sempre la primitiva direzione. Siamo ben lontani dal tempo in cui due eserciti nemici, trovandosi di fronte, la vigilia di san Giovanni, rimandavano la battaglia all'indomani della festa (Battaglia di Fontenay, sabato 25 giugno dell'841). In Francia, dove la prudenza benevola della Chiesa si è rassegnata a tante perdite dolorose, la Natività di san Giovanni Battista viene celebrata solennemente solo quando cade di Domenica; tuttavia, elevata nel calendario a doppio di prima classe con Ottava [1], continua a presentarsi al fedele attento rivestita dei caratteri che designano in essa uno dei più importanti giorni dell'anno.

    La festa del 29 agosto.

    Un'altra festa deve giungere, alla fine di agosto, ad esigere i nostri omaggi verso il figlio di Zaccaria e di Elisabetta: la festa del suo glorioso martirio e della sua nascita al cielo. Ma, per quanto venerabile debba essere per noi, secondo l'espressione stessa della Chiesa nel giorno della Decollazione di san Giovanni Battista, essa non avrà lo splendore di quest'ultima. Infatti, la solennità di questo giorno si riferisce non tanto a Giovanni, quanto a Gesù da lui annunciato; mentre la Decollazione, più personale per il nostro Santo, non presenta nel piano divino l'importanza che aveva la sua nascita, preludio di quella del Figlio di Dio.

    Il Natale estivo.

    Gesù solo è la luce, la luce senza la quale il mondo resterebbe nella morte; e Giovanni non è che l'uomo mandato da Dio, senza il quale la luce resterebbe sconosciuta (Gv 1,4-10). Ma Gesù essendo inseparabile da Giovanni, come il giorno dalla sua aurora, non si deve stupire che l'esultanza del mondo, alla nascita di Giovanni, faccia parte di quella che susciterà a suo tempo la venuta del Salvatore. È Natale estivo. Fin dall'inizio, Dio e la sua Chiesa si preoccuparono, come presto vedremo dimostrare mediante molti riaccostamenti, la dipendenza e la somiglianza delle due solennità.

    Precursore dei Martiri.

    Dio, la cui provvidenza cerca in tutto la glorificazione del suo Verbo fatto carne, calcola gli uomini e i secoli secondo la testimonianza che rendono a Cristo; per questo Giovanni è così grande. Da colui infatti che i profeti annunciavano come venturo, che gli apostoli predicavano come già venuto, egli solo, profeta e apostolo insieme, ha detto mostrandolo: Eccolo! Essendo dunque Giovanni il testimone per eccellenza (Gv 1,7) era giusto che presiedesse al glorioso periodo in cui, per tre secoli, la Chiesa rese allo Sposo quella testimonianza del sangue che dà ai martiri il primo posto nella sua riconoscenza, dopo gli apostoli i profeti sul cui fondamento essa è basata (Ef 2,20). Dieci volte si aprirono, sull'immensa estensione dell'impero, le vene della Sposa; e l'eterna Sapienza volle che la decima e ultima persecuzione si ricollegasse, appunto per il 25 dicembre del 303, in Nicomedia (v. vol. I, p. 136), alla nascita del Figlio di Dio di cui assicurava il trionfo. Ma se la Natività dell'Emmanuele illumina in tal modo nei sacri testi la fine delle grandi battaglie, quella di Giovanni, come era giusto, ne segna gli inizi. Fu nell'anno 64 che, per la prima volta, Roma pagana aprì le sue arene ai soldati di Cristo; ed è il 24 giugno che la Chiesa ne consacra l'augusto ricordo, con quella menzione che fa seguito, nel suo Martirologio, all'annuncio riguardante la Natività del Precursore: "A Roma, la santa memoria di numerosi martiri che, sotto l'imperatore Nerone, furono calunniosamente accusati dell'incendio della città, e morirono per ordine del principe con varii supplizi: gli uni esposti, sotto pelli di animali, ai morsi dei cani, altri crocefissi, altri bruciati a guisa di torce al cadere del giorno per servire da fiaccole nella notte. Tutti questi erano discepoli degli Apostoli: primizie elette che la Chiesa romana, campo fecondo di martiri, offrì prima della morte degli Apostoli al Signore".

    Precursore dei monaci.

    La solennità del 24 giugno illumina dunque in duplice maniera le origini del cristianesimo. Non vi furono mai giorni abbastanza cattivi nella Chiesa, in cui sia venuta meno, anche per un anno solo, la predizione dell'angelo che molti si sarebbero rallegrati alla nascita di Giovanni (Lc 1, 14); insieme alla gioia, la sua parola, i suoi esempi, la sua intercessione davano coraggio ai martiri. Dopo il trionfo riportato dal Figlio di Dio sulla negazione pagana, quando alla testimonianza del sangue seguì quella della confessione mediante le opere e la lode, Giovanni conservò il suo posto di precursore di Cristo nelle anime. Guida dei monaci, li conduce lontano dal mondo e li fortifica nella battaglie della solitudine; amico dello Sposo, continua a formare la Sposa, preparando al Signore un popolo perfetto (ivi 17).

    Precursore dei fedeli.

    Nei diversi stati, a tutti i gradi della vita cristiana, si fa sentire il suo benevolo e necessario influsso. "Precursore nella nascita, precursore nella morte, san Giovanni - dice sant'Ambrogio - continua a camminare davanti al Signore. E forse più di quanto noi pensiamo, la sua misteriosa azione ha la propria parte nella nostra vita presente, nel giorno attuale. Quando cominciamo a credere in Cristo, vi è come una virtù di Giovanni che ci attira dietro di sé; egli inclina nel senso della fede i sentieri della nostra anima; raddrizza i cammini tortuosi di questa vita, ne fa la retta via del nostro pellegrinaggio, perché non abbiamo a cadere nelle anfrattuosità dell'errore; fa sì che tutte le nostre valli possano ricolmarsi dei frutti delle virtù e che ogni altura mondana si abbassi davanti al Signore" (Lc 1,38).

    Patrono dei battisteri.

    Ma se il Precursore ha la sua parte in ogni progresso della fede che avvicina a Cristo le anime, interviene ancor più in ogni battesimo che viene ad arricchire la Sposa. A lui sono consacrati i battisteri. Il battesimo che egli impartiva alle folle sulle rive del Giordano non ebbe mai, è vero, il potere del battesimo cristiano; ma immergendo l'Uomo-Dio nelle acque, poneva le acque in possesso della virtù fecondatrice, che, scaturita dall'Uomo-Dio, avrebbe loro dato di completare fino alla fine dei tempi, con l'accesso di nuovi mèmbri, il corpo della Chiesa unita a Cristo.

    Patrono dei popoli e delle Chiese.

    La fede dei nostri padri non ignorava i grandi benefici di cui erano debitori a Giovanni gli individui e i popoli. Molti neofiti ricevevano il suo nome nel battesimo, e tanto era efficace per condurre fino alla santità l'aiuto prestato da lui ai suoi fedeli devoti, che non vi è giorno del calendario in cui non si possa onorare la nascita in cielo di qualcuno di essi. Patrono un tempo dei Longobardi, san Giovanni Battista lo è oggi del Canada Francese. Ma, sia in Oriente sia in Occidente, chi potrebbe contare le regioni, le città, le abbazie, le chiese poste sotto quel potente patronato: dal tempio che, sotto Teodosio, sostituì ad Alessandria l'antico Serapeon con i suoi famosi misteri, fino al santuario innalzato sulle rovine dell'altare di Apollo, a Monte Cassino, dal patriarca dei monaci; dalle quindici chiese che Bisanzio aveva dedicate fra le sue mura al Precursore, fino a quella augusta basilica del Laterano che, nella capitale del mondo cristiano, rimane come la regina e la madre di tutte le Chiese della Città e del mondo! Dapprima dedicata al Salvatore, essa unì ben presto a quel sacro appellativo, come inseparabile, quello dell'Amico dello Sposo.

    Solennità della vigilia.

    La Vigilia di san Giovanni non è più di precetto; un tempo, tuttavia, non un solo giorno di digiuno ci si imponeva all'avvicinarsi della Natività del Precursore, ma un'intera quaresima, che richiamava con la sua durata e le sue prescrizioni l'Avvento del Signore. Più severe erano state le sante esigenze della preparazione, più cara e meglio compresa era la festa. Dopo aver uguagliato la penitenza della Quaresima di Giovanni alle austerità di quella di Natale, non ci stupiva più di vedere che la Chiesa riavvicinava nella Liturgia le due Natività.

    I fuochi di san Giovanni.

    Tre Messe celebravano la nascita di Giovanni, come quella di Colui che egli fece conoscere alla Sposa: la prima, di notte, ricordava il suo titolo di precursore; la seconda, allo spuntare del giorno, onorava il suo battesimo; l'ultima, a Terza, esaltava la sua santità (Sacr. Gregor. Amal, pseudo Alcuino, Ord. Rom.). Inoltre, come vi erano una volta due Mattutini nella notte di Natale, Durando di Mende ci riferisce, insieme con Onorio di Autun, che parecchi celebravano nella festa di san Giovanni, un duplice Ufficio (Ration. 7,14). Il primo cominciava al tramonto; era senza alleluia, per significare il tempo della Legge e dei Profeti che durò fino a Giovanni (Lc 16,16). Il secondo, si iniziava nel cuore della notte e terminava all'aurora; veniva cantato con alleluia, per indicare l'inizio dei tempi della grazia e del regno di Dio (ibid.).

    La letizia, che è il carattere specifico di questa festa, dilagava anche fuori dei luoghi santi, e si spandeva finanche sui Musulmani infedeli. Se a Natale il rigore della stagione confinava accanto al focolare domestico le commoventi manifestazioni della pietà privata, lo splendore delle notti della solennità estiva porgeva alla viva fede dei popoli l'occasione di rifarsi. Completava così quello che le sembrava l'insufficienza delle sue dimostrazioni verso il Bambino Dio, con gli onori resi al Precursore nella sua culla. Appena si spegnevano gli ultimi raggi del sole, dal lontano Oriente fino all'estremo Occidente, sull'intera superficie del mondo, immensi falò si levavano dalle montagne, e salivano d'un tratto da tutte le città, in ogni borgata, nei più piccoli villaggi. Erano i fuochi di san Giovanni: testimonianza autentica, e continuamente rinnovata, nella verità delle parole dell'angelo e della profezia la quale annunciava quella gioia universale che doveva salutare la nascita del figlio di Elisabetta. Come una lampada ardente e risplendente, secondo l'espressione del Signore, egli era apparso nella notte senza fine. Per un tempo, la sinagoga aveva voluto rallegrarsi ai suoi raggi (Gv 5,35); ma, poi sconcertata dalla sua fedeltà che le impediva di sacrificarsi per Cristo e per la vera luce (ivi 1,20), irritata alla vista dell'Agnello che Giovanni mostrava come la salvezza del mondo e non più soltanto di Israele (ivi 29), si era rivolta subito nuovamente verso la notte e aveva messo da se stessa ai propri occhi la benda che la faceva rimanere nelle tenebre fino ai nostri giorni. Grata a colui che non aveva voluto né mutilare né ingannare la Sposa, la gentilità lo esaltò tanto più quanto più egli si era umiliato; raccolse gli ideali che avrebbe dovuto custodire la sinagoga ripudiata, e manifestò con tutti i mezzi in suo potere che, senza confondere la luce avuta dal Precursore con lo splendore del Sole di giustizia, ne salutava tuttavia con entusiasmo quella luce che era stata per l'umanità l'aurora dei gaudi nuziali.

    Antichità dei fuochi di san Giovanni.

    Si potrebbe quasi dire dei fuochi di san Giovanni che risalgono all'origine stessa del cristianesimo. Per lo meno, appaiono fin dai primi tempi della pace, come un frutto dell'iniziativa popolare, non senza stimolare talvolta la sollecitudine dei Padri e dei concili, pronti ad allontanare qualunque idea superstiziosa di manifestazioni che volessero sostituire, del resto così felicemente, le feste pagane dei solstizi. Ma la necessità di combattere alcuni abusi, possibili oggi come allora, non impedì alla Chiesa di incoraggiare un genere di manifestazioni che rispondeva così bene al carattere della festa [2].

    I fuochi di san Giovanni completavano felicemente la solennità liturgica; mostrando unite in uno stesso pensiero la Chiesa e la città terrena. Infatti, l'organizzazione di questi festeggiamenti spettava ai comuni, e i municipi ne sopportavano tutte le spese. Così, il privilegio di accendere i fuochi era riservato di solito alle personalità eminenti nel campo civile. Gli stessi re, prendendo parte alla gioia di tutti, si facevano un onore di dare questo segnale di allegria ai loro popoli; Luigi XIV, nel 1648, mise ancora il fuoco alla pira della piazza di Grève, come avevano fatto i suoi predecessori. D'altronde, come si usa sempre in parecchi luoghi della cattolica Bretagna, il clero, invitato a benedire le cataste di legna, vi gettava poi la prima torcia, mentre la folla, recando altre torce accese, si spargeva nelle campagne intorno alle messi in maturazione, oppure seguiva sulle rive del mare le sinuosità della costa, con grida di gioia a cui rispondevano i fuochi accesi nelle vicine isole.

    La "Girandola".

    In alcuni luoghi, la girandola, disco infuocato che girava su se stesso e percorreva le strade della città o scendeva dalla cima dei monti, rappresentava il moto del sole che raggiunge il punto più alto della sua corsa per ridiscenderne subito; richiamava così le parole del Precursore riguardo al Messia: Bisogna che egli cresca e che io diminuisca (Gv 3,30). Il simbolismo era completato dall'usanza che si aveva di bruciare le ossa e gli avanzi di ogni specie, in quel giorno che annunciava la fine della legge antica e l'inizio dei tempi nuovi, secondo il detto della Scrittura: Rigetterete ciò che è vecchio all'arrivo dei nuovi beni (Lev 26,10).

    Beate le popolazioni che conservano ancora qualcosa delle usanze a cui la semplicità dei nostri padri attingeva una letizia più vera e più pura certamente di quelle chieste dai loro successori a certe feste in cui l'anima non prende più parte.

    III. MESSA

    La Messa è composta di diversi passi dell'Antico e del Nuovo Testamento. La Chiesa, dicono gli autori liturgici, vuole così ricordarci che Giovanni forma il legame delle sue alleanze e partecipa a ciascuna di esse. Egli è la preziosa graffe che fissa il duplice manto della legge e della grazia (San Pier Cris., Discorso 91) sul petto dell'eterno Pontefice.

    EPISTOLA (Is 49,1-3;5-7). - Udite, o isole, state attenti, o popoli lontani, il Signore mi ha chiamato dal seno materno, dal seno di mia madre si ricordò del mio nome. Egli fece la mia bocca come spada tagliente, mi custodì sotto l'ombra della sua mano, ha fatto di me una freccia scelta, mi ha nascosto nella sua faretra. E mi ha detto: Tu sei il mio servo, o Israele; in te sarò glorificato. Ed ora parla il Signore, colui che fin dal seno della madre mi fece suo servo: ecco io ti ho donato a luce delle nazioni, affinché tu sia la mia salvezza fino agli ultimi confini del mondo. I re e i principi s'alzeranno appena ti vedono. T'adoreranno a causa del Signore e del santo d'Israele che ti ha eletto.

    Gratitudine dei Gentili.

    Figli della Chiesa, entriamo nei suoi pensieri; comprendiamo quale debba essere la riconoscenza di noi gentili verso colui al quale ogni carne sarà debitrice di aver conosciuto il Salvatore (Is 40,5). Dal deserto d'onde la sua voce stigmatizzava l'orgoglio dei discendenti del patriarca, egli ci vedeva succedere all'orgogliosa sinagoga; senza recar detrimento alle divine esigenze, la sua austera predicazione aveva, per i futuri privilegiati dello Sposo, delle sfumature di linguaggio che non conosceva nei riguardi dei Giudei. "Razza di vipere - diceva a questi ultimi - chi vi ha insegnato a fuggire l'ira che vi sovrasta? Fate dunque frutti degni di penitenza, e non vi mettete a dire: Abbiamo per padre Abramo, perché vi dico: Dio può anche da queste pietre far sorgere dei figli di Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; ogni albero adunque che non rende buon frutto sta per essere tagliato e gettato nel fuoco" (Lc 3,7-9). Ma al pubblicano disprezzato, al soldato detestato, a tutti i cuori aridi della gentilità, troppo simili in realtà alle pietre del deserto, Giovanni Battista annunciava la grazia che avrebbe dissetato e rese feconde nella giustizia le loro anime inaridite: "Pubblicani, non contravvenite alle esigenze del fisco; soldati, accontentatevi del vostro soldo (ivi 12-14); Mosè ha dato la legge; ma migliore di essa è la grazia, opera di colui che io annuncio (Gv 1,15-17): è lui che toglie i peccati del mondo (ivi 29), e da a tutti noi la sua pienezza" (ivi 16).

    Ingratitudine dei Giudei.

    Quali nuovi orizzonti per quei derelitti che lo sdegno d'Israele aveva per tanto tempo tenuto in disparte! Ma per la sinagoga, simile attentato al preteso privilegio di Giuda era un delitto. Essa aveva tollerato le sanguinose invettive del figlio di Zaccaria; s'era mostrata pronta ad acclamarlo come il Cristo (Gv 1,19); ma invitarla a camminare, essa che si proclamava pura, di pari passo con l'impura gentilità, era davvero troppo: Giovanni, da quel momento, fu considerato come sarà considerato il suo maestro. Gesù, più tardi, insisterà su questa differente accoglienza fatta al suo Precursore da quelli che l'ascoltavano; ne farà la base della sua sentenza di riprovazione contro i giudei: "In verità vi dico: i pubblicani e le meretrici vi andranno avanti nel regno di Dio. Perché è venuto a voi Giovanni nelle vie della giustizia, e non gli avete creduto; ma i pubblicani e le meretrici gli han creduto: e voi nemmeno dopo aver veduto queste cose vi siete pentiti per credere a lui" (Mt 21,31-32).

    VANGELO (Lc 1,56-68). - Or compiutosi per Elisabetta il tempo di partorire, diede alla luce un figlio. E i suoi vicini ed i parenti, avendo udito come il Signore aveva manifestato la sua misericordia verso di lei, se ne congratulavan con essa. Ed avvenne che l'ottavo giorno vennero a circoncidere il bambino e lo chiamavan Zaccaria, dal nome di suo padre. Ma la madre s'opponeva dicendo: No, davvero: deve chiamarsi Giovanni. E le replicarono contro: Non v'è alcuno della tua parentela che porti questo nome. Ed accennavano al padre come volesse chiamarlo. Ed egli, chiesta una tavoletta, vi scrisse: Il suo nome è Giovanni. E tutti restarono meravigliati. E in quell'istante la sua bocca s'aprì, e la sua lingua si sciolse, e parlò benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furon presi da timore, e per tutte le montagne di Giudea eran divulgate tutte queste cose, e quanti le udivano le serbavano nel cuore e dicevano: Chi sarà mai questo bambino? E la mano del Signore era infatti con lui. E Zaccaria, suo padre, fu ripieno di Spirito Santo, e profetò, dicendo: Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.

    I Santuari di Ain-Karim.

    Dopo i luoghi santificati dal passaggio in questo mondo del Verbo fatto carne, non ve n'è alcun altro in Palestina che debba interessare l'anima cristiana più di quello in cui si sono compiuti gli eventi narrati nel nostro Vangelo. La città che diede onore alla nascita del precursore si trova a due leghe da Gerusalemme verso ponente, come Betlemme, dove nacque il Salvatore, è a due leghe a mezzogiorno della città Santa. Uscito dalla porta di Jaffa, il pellegrino che si dirige verso San Giovanni della Montagna incontra innanzitutto il monastero greco di S. Croce. Quindi, continuando il cammino, attraverso il massiccio delle montagne di Giuda, raggiunge una vetta da cui scopre il Mediterraneo. La casa di Obed Edon che celò per tre mesi l'arca santa si elevava su questo punto, da cui una breve strada conduce al luogo dove Maria, la vera arca dell'alleanza, passò anch'essa tre mesi di benedizioni presso la cugina Elisabetta. Due santuari distanti circa mille passi l'uno dall'altro, consacrano i grandi ricordi che ci sono stati richiamati alla memoria da san Luca: in uno fu concepito e nacque Giovanni Battista; nell'altro ebbe luogo la circoncisione del Precursore, otto giorni dopo la sua nascita. Il primo sorge sul luogo dove era la casa di città di Zaccaria; risale, nella sua forma attuale, ad un'epoca anteriore alle crociate. È una bella Chiesa a tre navate e a cupola. L'altare maggiore è dedicato a san Zaccaria, quello di destra a santa Elisabetta. Sulla sinistra, sette gradini di marmo conducono ad una cappella sotterranea scavata nella roccia e che non è altro se non l'appartamento più riposto della primitiva casa: è il santuario della Natività di san Giovanni. Quattro lampade rompono l'oscurità di quella venerabile cripta, mentre altre sei, sospese sotto la stessa mensa dell'altare, illuminano la seguente iscrizione incisa sul marmo del pavimento: HIC PRAECURSOR DOMINI NATUS EST. Uniamoci in questo giorno ai figli di san Francesco, custodi di tanti ineffabili ricordi.

    Le tradizioni locali collocano a qualche distanza da questo primo santuario, come abbiamo detto, il ricordo della circoncisione del Precursore. Oltre alla sua casa di città, infatti, Zaccaria ne possedeva un'altra più isolata. Elisabetta vi si era ritirata durante i primi mesi della sua gravidanza, per gustare nel silenzio il dono di Dio (Lc 1,24-25). È qui che la Vergine venendo da Nazaret l'aveva incontrata, che si era verificato il sublime trasalimento dei figli e delle madri, che il Magnificat aveva dato prova al cielo che ormai la terra riportava la vittoria su di esso con la lode e con l'amore. Era giusto che il canto di Zaccaria, il Cantico del mattino, risuonasse anch'esso, per la prima volta, nel luogo da cui quello della sera era salito come un incenso di così soave odore.

    Urbano V, nel 1368, aveva ordinato di cantare il Credo nel giorno della Natività di san Giovanni Battista e durante l'Ottava, per evitare che il Precursore apparisse inferiore agli Apostoli. L'antica usanza di sopprimere il Simbolo in questa festa ha tuttavia prevalso: non come un segno di inferiorità, riguardo a colui che si eleva al di sopra di tutti quelli che annunciarono il regno di Dio; ma per ricordare che egli terminò la sua vita prima della promulgazione del Vangelo.

    Missione permanente del Precursore.

    Precursore del Messia, noi condividiamo il gaudio che la tua nascita recò al mondo. Essa annunciava la nascita stessa del Figlio di Dio. Orbene, ogni anno, l'Emmanuele prende nuovamente vita nella Chiesa e nelle anime; e anche oggi come venti secoli or sono, non vuole nascere senza che tu stesso abbia, come allora, preparato le vie a quella natività che dà a ciascuno di noi il suo Salvatore. Termina appena la serie dei misteri che hanno compiuto la glorificazione dell'Uomo-Dio e fondato la Chiesa, che già Natale si mostra all'orizzonte; e già nella sua culla, Giovanni trasalisce e rivela l'avvicinarsi del Bambino Dio. Dolce profeta dell'Altissimo, che ancora non puoi parlare e tuttavia già sorpassi tutti i principi della profezia, presto sembrerà che il deserto ti abbia rapito per sempre al commercio degli uomini. Ma nei giorni dell'Avvento, la Chiesa ti avrà ritrovato; essa ci riporterà continuamente ai tuoi sublimi insegnamenti, alle testimonianze che renderai a colui che essa attende. Fin d'ora, inizia la preparazione delle nostre anime; ridisceso sulla nostra terra in questo giorno di letizia, venuto come messaggero del prossimo arrivo del Signore, potresti forse rimanere un solo istante ozioso dinanzi all'opera immensa che ti incombe nei nostri riguardi?

    I degni frutti di penitenza.

    Scacciare il peccato, domare i vizi, raddrizzare gli istinti perversi della povera natura decaduta: tutto ciò avrebbe dovuto essere senza dubbio realizzato, tutto ciò si sarebbe già compiuto da lungo tempo, se avessimo risposto fedelmente alle tue passate fatiche. Eppure è proprio vero: in molti, si ha l'impressione che non sia mai cominciato il dissodamento: terreni ribelli, in cui le pietre e i roghi sfidano le tue cure da lunghi anni. Noi lo riconosciamo, nella confusione delle nostre anime colpevoli; confessiamo le nostre colpe a te e al Dio onnipotente, come ci insegna a fare la Chiesa all'inizio del santo Sacrificio; ma nello stesso tempo, ti preghiamo insieme con essa di intercedere per noi presso il Signore Dio nostro. Tu l'hai proclamato nel deserto: perfino da queste pietre, Dio può sempre far nascere dei figli di Abramo.

    Presenza di san Giovanni nella Messa.

    Ogni giorno, le solenni formule dell'oblazione che prepara l'immolazione continuamente rinnovata del Salvatore, ci mostrano la parte onorevole e potente che ti spetta nell'augusto Sacrificio; il tuo nome, nuovamente pronunciato quando la sacra Vittima è sull'altare, supplica allora per noi peccatori il Dio di ogni misericordia. Possa egli, in considerazione dei tuoi meriti e della nostra miseria, essere propizio alla preghiera perseverante della nostra santa madre Chiesa, mutare i nostri cuori, e sostituire i loro perversi attaccamenti con le attrattive delle virtù che ci faranno meritare la visita dell'Emmanuele! In quel sublime momento dei Misteri, tre volte invocato secondo la formula stessa che tu ci hai insegnata, l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo avrà anch'egli pietà di noi e ci darà la pace: quella pace preziosa, con il cielo, con la terra e con noi stessi, che ci preparerà per lo Sposo, rendendoci figli di Dio (Gv 1,12; Mt 5,9), secondo la testimonianza che parimenti ogni giorno tu rinnovi per bocca del sacerdote prima che egli lasci l'altare. Allora il tuo gaudio e il nostro sarà completo, o Precursore; la sacra unione, di cui questo giorno della tua natività racchiude per noi la speranza già così lieta, sarà diventata, fin da questa terra e sotto le ombre della fede, una sublime realtà, mentre aspettiamo la chiara visione dell'eternità.

    --------------------------------------------------------------------------
    NOTE

    [1] Anche l'ottava di san Giovanni fu soppressa col decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 23 marzo 1955.

    [2] I pagani celebravano da lungo tempo il solstizio d'estate, il 24 giugno, con fuochi di allegria in onore del sole. I cristiani adottarono tale usanza, in onore di colui che, fiaccola ardente, fu il Precursore della vera luce (DAC V, c. 1468).

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    Predefinito Ecco alcune immagini ....

    Chiesa della Natività di S. Giovanni Battista, detta anche di "S. Giovanni al monte" - Ain Karem

    La Chiesa della natività del Battista, di epoca crociata

    Interno della Chiesa

    Cripta della grotta della natività del Battista

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    Per maggiori notizie, v. QUI (anche se il sito è in lingua inglese)

 

 
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