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    Predefinito 9 marzo - S. Domenico Savio

    In onore del degno figlio spirituale di S. Giovanni Bosco, apro questo thread.

    Augustinus

    * * * *
    dal sito SANTI E BEATI:

    San Domenico Savio Adolescente

    9 marzo - Comune

    Riva di Chieri, Torino, 2 aprile 1842 - Mondonio, Asti, 9 marzo 1857

    Ancora bambino decise quale sarebbe stato il suo progetto di vita: vivere da vero cristiano. Tale desiderio venne accentuato dall’ascolto di una predica di don Bosco, dopo la quale decise di divenire santo. Da questo momento, infatti la sua esistenza fu piena d’amore e carità verso il prossimo, cercando in occasione di dare l’esempio. Nel 1856 fondò la Compagnia dell’Immacolata e poco più tardi morì, lasciando un valido e bel ricordo della sua persona ai giovani cristiani.

    Patronato: Pueri cantores, Chierichetti, Gestanti

    Etimologia: Domenico = consacrato al Signore, dal latino

    Martirologio Romano: A Mondonio in Piemonte, san Domenico Savio, che, fin dalla fanciullezza di animo dolce e lieto, ancora adolescente percorse speditamente la via della cristiana perfezione.

    Martirologio tradizionale (9 marzo): A Mondonio, nella diocesi di Asti, in Piemonte, il natale di san Domenico Savio, Confessore, giovane dell'Oratorio Salesiano, che il Papa Pio dodicesimo iscrisse nei fasti dei Santi e proclamò celeste Patrono dei "Pueri cantores".

    Domenico Savio, soprannominato in piemontese “Minòt”, nacque il 2 aprile 1842 a San Giovanni, frazione di Riva presso Chieri, agli estremi confini della provincia e della diocesi torinese. Fu il secondo di ben dieci fratelli, figli di Carlo, che svolge l’attività di fabbro, e di Brigida Gaiato, sarta. Il piccolo Domenico venne battezzato nella chiesa dell’Assunta in Riva il giorno stesso. Alla fine del 1843 la famiglia si trasferì a Murialdo, frazione di Castelnuovo d’Asti, odierna Castelnuovo Don Bosco. Qui nel 1848 Domenico iniziò le scuole e nella chiesa parrocchiale del paese ricevette la prima Comunione l88 aprile 1849. Proprio in tale occasione, all’età di appena sette anni, tracciò il suo progetto di vita che sintetizzò in quattro propositi ben precisi: “Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me ne darà il permesso. Voglio santificare i giorni festivi. I miei amici saranno Gesù e Maria. La morte ma non peccati”.
    Nel mese di febbraio del 1853 i Savio si trasferirono nuovamente, questa volta a Mondonio, altra frazione di Castelnuovo. Il 2 ottobre dell’anno successivo Domenico, ormai dodicenne, incontrò Don Bosco ai Becchi. Il santo educatore rimase sbalordito da questo ragazzo: “Conobbi in quel giovane un animo tutto secondo lo spirito del Signore e rimasi non poco stupito considerando i lavori che la grazia di Dio aveva operato in così tenera età”. Con la sua innata schiettezza il ragazzo gli disse: “Io sono la stoffa, lei ne sia il sarto: faccia un bell’abito per il Signore!”. Nel giro di soli venti giorni poté così fare il suo ingresso nell’oratorio di Valdocco a Torino. Si mise dunque a camminare veloce sulla strada che Don Bosco gli consigliò per “farsi santo”, il suo grande sogno: allegria, impegno nella preghiera e nello studio, far del bene agli altri, devozione a Maria. Scelse il santo come confessore e, affinché questi potesse formarsi un giusto giudizio della sua coscienza, volle praticare la confessione generale. Iniziò a confessarsi ogni quindici giorni, poi addirittura ogni otto.
    Domenico imparò presto a dimenticare se stesso, i suoi capricci ed a diventare sempre più attento alle necessità del prossimo. Sempre mite, sereno e gioioso, metteva grande impegno nei suoi doveri di studente e nel servire i compagni in vari modi: insegnando loro il Catechismo, assistendo i malati, pacificando i litigi.
    Una volta, in pieno inverno, due compagni di Domenico ebbero la brillante idea di gettare della neve nella stufa dell’aula scolastica. Non appena entrò il maestro, dalla stufa spenta colava un rigagnolo d’acqua. Alla domanda “Chi è stato?”, nessuno fiatò. Si alzarono i due colpevoli per indicare Domenico. Nessuno purtroppo intervenne per dire la verità, così il maestro punì il santo bambino. Uscendo dalla scuola, però, qualcuno vinse la paura ed indicò al maestro i veri colpevoli. Chiamò allora Domenico per chiedergli: “Perché sei stato zitto? Così ho compiuto un’ingiustizia davanti a tutta la classe!”. Domenico replicò tranquillo: “Anche Gesù fu accusato ingiustamente e rimase in silenzio”.
    Un giorno due suoi compagni di scuola si insultarono e si pestarono. Lanciarono poi una sfida a duello. Domenico, che passava di lì diretto all’Oratorio, vide la scene e si rese immediatamente conto del pericolo. Toltosi dal collo il piccolo crocifisso che portava sempre con se, si avvicinò ai due sfidanti. Gridò loro con fermezza: “Guardate Gesù! Egli è morto perdonando e voi volete vendicarvi, a costo di mettere in pericolo la vita?”.
    Un giorno spiegò ad un ragazzo appena arrivato all’Oratorio: “Sappi che noi qui facciamo consistere la santità nello stare molto allegri. Facciamo soltanto in modo di evitare il peccato, come un grande nemico che ci ruba la grazia di Dio e la pace del cuore, di adempiere esattamente i nostri doveri”.
    Questi sono solo i più salienti aneddoti della vita di Domenico Savio, il cui più grande biografo fu San Giovanni Bosco.
    L’8 dicembre 1854, quando il beato papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, Domenico si recò dinnanzi all’altare dedicato alla Madonna per recitarle questa preghiera da lui composta: “Maria, ti dono il mio cuore. fa’ che sia sempre tuo. Fammi morire piuttosto che commettere un solo peccato. Gesù e Maria, siate voi sempre i miei amici”. Due anni dopo fondò con un gruppo di amici la “Compagnia dell’Immacolata”: gli iscritti si impegnavano a vivere una vita intensamente cristiana e ad aiutare i compagni a diventare migliori. L’amore a Gesù Eucaristia ed alla Vergine Immacolata, la purezza del cuore, la santificazione delle azio¬ni ordinarie e l’ansia di conquista di tutte le anime furono da quel momento il suo principale scopo di vita.
    Un giorno mamma Margherita, che era scesa a Torino per aiutare il figlio Don Bosco, disse a quest’ultimo: “Tu hai molti giovani buoni, ma nessuno supera il bel cuore e la bell'anima di Savio Domenico. Lo vedo sempre pregare, restando in chiesa anche dopo gli altri; ogni giorno si toglie dalla ricreazione per far visita al Santissimo Sacramento. Sta in chiesa come un angelo che dimora in Paradiso”. Furono principalmente i genitori e Don Bosco, dopo Dio, gli artefici di questo modello di santità giovanile ancora oggi ammirato in tutto il mondo dai giovani.
    Nell’estate del 1856 scoppiò il colera, malattia a quel tempo incurabile. Le famiglie ancora sane si barricarono in casa, rifiutando ogni minimo contatto con altre persone. I colpiti dal male morivano abbandonati. Don Bosco pensò di radunare i suoi cinquecento ragazzi, invitando i più coraggiosi ad uscire con lui. Quarantaquattro, tra i ragazzi più grandi, si offrirono subito volontari. Tra di essi in prima fila spiccava proprio Domenico Savio. Ammalatosi anch’egli, dovette fare ritorno in famiglia a Mondonio, dove il 9 marzo 1857 morì fra le braccia dei genitori, consolando la madre con queste parole: “Mamma non piangere, io vado in Paradiso”. Con gli occhi fissi come in una dolce visione, spirò esclamando: “Che bella cosa io vedo mai!”.
    Pio XI lo definì “Piccolo, anzi grande gigante dello spirito”. Dichiarato eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933, il venerabile pontefice Pio XII beatificò Domenico Savio il 5 marzo 1950 e, in seguito al riconoscimento di altri due miracoli avvenuti per sua intercessione, lo canonizzò il 12 giugno 1954. Domenico, quasi quindicenne, divenne così il più giovane santo cattolico non martire. I suoi resti mortali, collocati in un nuovo reliquiario realizzato in occasione del 50° anniversario della canonizzazione, sono venerati nella Basilica torinese di Maria Ausiliatrice. E’ patrono dei pueri cantores, nonché dei chierichetti, entrambe mansioni liturgiche che svolte attivamente. Altrettanto nota è la sua speciale protezione nei confronti delle gestanti, tramite il segno del cosiddetto “abitino”, in ricordo del miracolo con cui il santo salvò la vita di una sua sorellina che doveva nascere. La memoria liturgica del santo è stata fissata per la Famiglia Salesiana e per le diocesi piemontesi al 6 maggio, in quanto l’anniversario della morte cadrebbe in Quaresima.

    NOVENA

    1. O San Domenico Savio che nei fervori eucaristici estasiavi il tuo spirito alle dolcezze della reale presenza dei Signore sì da esserne rapito, ottieni anche a noi la tua fede e il tuo amore al Santissimo Sacramento, affinché possiamo adorarlo con fervore e riceverlo degnamente nella Santa Comunione. - Gloria al Padre...

    2. O San Domenico Savio che nella tua tenerissima devozione alla Immacolata Madre di Dio Le consacrasti per tempo il cuore innocente diffondendone il culto con pietà filiale, fa' che anche noi le siamo figli devoti, per averla Ausiliatrice nei pericoli della vita e nell'ora della nostra morte. - Gloria al Padre...

    3. O San Domenico Savio che nell'eroico proposito: "La morte, ma non peccati" serbasti illibata l'angelica purezza, ottieni anche a noi la grazia di imitarti nella fuga dai divertimenti cattivi e dalle occasioni di peccato per custodire questa bella virtù. - Gloria al Padre...

    4. San Domenico Savio che per la gloria di Dio e per il bene delle anime sprezzando ogni rispetto umano impegnasti un ardito apostolato per combattere la bestemmia e l'offesa a Dio, ottieni anche a noi la vittoria sul rispetto umano e lo zelo per la difesa dei diritti di Dio e della Chiesa. - Gloria al Padre...

    5. O San Domenico Savio che apprezzando il valore della mortificazione cristiana temprasti nel bene la tua volontà, aiuta anche noi a dominare le nostre passioni e a sostenere le prove e contrarietà della vita per amore di Dio. - Gloria al Padre...

    6. O San Domenico Savio che raggiungesti la perfezione dell'educazione cristiana attraverso una docile obbedienza ai tuoi genitori ed educatori, fa' che anche noi corrispondiamo alla grazia di Dio e viviamo fedeli al magistero della Chiesa Cattolica. - Gloria al Padre...

    7. O San Domenico Savio che non pagò di farti apostolo tra i compagni sospirasti il ritorno alla vera Chiesa dei fratelli separati ed erranti, ottieni anche a noi lo spirito missionario e rendici apostoli nel nostro ambiente e nel mondo. - Gloria al Padre...

    8. O San Domenico Savio che nell'eroico compimento d'ogni tuo dovere fosti modello di operosità instancabile santificata dalla preghiera, concedi anche a noi che nell'osservanza dei nostri doveri ci impegniamo a vivere una vita di esemplare pietà. - Gloria al Padre...

    9. O San Domenico Savio che col fermo proposito: "Voglio farmi santo" alla scuola di Don Bosco raggiungesti ancora giovane lo splendore della santità, ottieni anche a noi la perseveranza nei propositi di bene, per fare dell'anima nostra il tempio vivo dello Spirito Santo e meritare un giorno l'eterna beatitudine in Cielo. - Gloria al Padre...

    Orazione: O Dio, che in San Domenico hai dato agli adolescenti un mirabile modello di pietà e di purezza, concedi propizio che per sua intercessione ed esempio possiamo servirti casti nel corpo e puri nel cuore. Per il Signore nostro Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

    COLLETTE

    O Dio, fonte di ogni bene,
    che in san Domenico Savio hai donato agli adolescenti
    un mirabile esempio di carità e di purezza:
    concedi anche a noi di crescere come figli
    nella gioia e nell'amore, fino alla piena statura di Cristo.
    Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
    per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    oppure:

    Signore, Dio della vita e della gioia,
    tu hai donato alla Chiesa san Domenico Savio come modello di santità giovanile;
    concedi ai giovani di crescere come lui nella purezza e nell'amore,
    e a noi educatori di saperli condurre a Cristo impegnandoli nel servizio del tuo regno.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
    e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREGHIERA

    Angelico Domenico Savio
    che alla scuola di San Giovanni Bosco
    imparasti a percorrere le vie della santità giovanile,
    aiutaci ad imitare il tuo amore a Gesù,
    la tua devozione a Maria, il tuo zelo per le anime;
    e fa' che proponendo anche noi di voler morire piuttosto che peccare,
    otteniamo la nostra eterna salvezza. Amen.

    oppure per i giovani:

    San Domenico Savio, sono anch’io giovane come te,
    e come te cerco molto di amare Gesù.
    Tu sei stato formidabile nell’amicizia con i tuoi compagni,
    nella fiducia verso i tuoi genitori e i tuoi educatori.
    Io ti affido tutti i miei amici e tutte le persone care
    con cui condivido le mie giornate.
    Tu non avresti mai commesso un peccato un peccato che deturpa il cuore.
    Aiutami a trovare le parole, i gesti e gli sguardi che sono giusti e veri,
    per manifestare, come te, la bontà e la verità.
    Fa’ che mi senta sempre amato da Dio
    e che sappia sempre scegliere il bene.
    Ti ringrazio perché mi hai indicato la via della santità
    E sono certo che mi aiuterai a seguirla ogni giorno. Amen.

    Autore: Fabio Arduino














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    Domenico Savio, nacque a Riva di Chieri il 2 aprile del 1842 e vi morì il 9 marzo 1857, a soli 15 anni.
    Il suo principale biografo fu lo stesso Don Bosco, che lo ebbe come allievo per tre anni.
    Domenico fu dichiarato santo dal Papa Pio XII nel 1957. La sua festa ricorre il 6 maggio.
    Egli apparteneva ad una famiglia umile: il padre era un fabbroferraio e la madre sarta.
    A soli sette anni fece la prima comunione.
    A dieci anni, per evitare la punizione ad un suo compagno di scuola, si attribuì la colpa per una trasgressione non commessa, giustificando con queste parole il suo gesto al maestro: «Quel mio compagno, dati i precedenti, sarebbe stato cacciato di scuola. io invece potevo sperare nel perdono».
    A dodici anni pregò Don Bosco di accoglierlo come suo allievo nel collegio di Torino, per compiere i suoi studi secondari.
    Don Bosco lo accettò con entusiasmo, avendo subito capito che quel ragazzo aveva “ buona stoffa per confezionare un bell’abito al Signore ”.
    Egli studiava e lavorava con molto impegno e tanta gioia, imitando il suo Maestro Don Bosco, il quale realizzava in Domenico la più completa attuazione del suo metodo pedagogico: il metodo preventivo.
    Un giorno Domenico disse a Don Bosco: « Se non mi faccio santo, nella mia vita non avrò realizzato un bel niente. Ma che ci vuole per diventarlo? ». E Don Bosco prontamente rispose: « Più coraggio che anni ».
    Una volta si portò fra due ragazzi che si tiravano pietre e disse: «La prima pietra tiratela a me».
    Il suo motto era: «La morte piuttosto che peccare». Questo fu anche il suo progetto spirituale.
    Egli avrebbe voluto farsi sacerdote e seguire l’esempio del suo Maestro – Don Bosco – nell’insegnamento e nella guida dei giovani, ma la cattiva salute lo colpì tanto presto che dovette lasciare il collegio di Torino, per tornare a casa sua e morirvi, a soli 15 anni.
    Ai compagni che lo salutavano alla partenza per il suo paese, disse: «Ci rivedremo dove saremo per sempre col Signore».
    Domenica Savio visse nella pienezza della grazia di Dio, da perfetto cristiano.
    Egli rappresenta, oggi più che mai, un perfetto modello da imitare, cui dovrebbero ispirarsi tutti i giovani studenti.
    È tutt’altro che difficile capire questo modello di comportamento: compiere con gioia il proprio dovere, amare ed aiutare il prossimo con tutte le proprie forze e non commettere mai peccati. Tutto qua!
    Un ragazzo di soli 15 anni non poteva avere elaborato grandi strumenti filosofici! Del resto anche il testamento spirituale di Don Bosco non richiede grandi sforzi mentali per essere compreso.
    Come sempre, le cose semplici sono quelle più vere e più efficaci.
    Presagendo la morte imminente, Domenico chiese al padre di recitare con lui le ultime preghiere. Poi gli rivolse l’ultimo saluto: «Addio caro papà: il prevosto aveva ancora qualcos'altro da dirmi; io non posso più ricordarmi... Oh, che bella cosa io vedo mai! ».
    Domenica Savio è il dono più bello del Signore a Don Bosco e alla Congregazione Salesiana.
    Egli ha compiuto in così pochi anni quello che altri santi hanno impiegato lunghi decenni, perché amava Gesù e Maria e aveva dedicato tutta la sua breve esistenza all’amore verso il prossimo.
    Domenico viene raffigurato, in ogni Casa Salesiana, in una statua accanto a Don Bosco, con lo sguardo rivolto verso l’alto.

    FONTE


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    Predefinito Dalla biografia scritta da don Bosco

    Al mattino di quel memorando giorno si levò per tempo e, vestitosi dei suoi abiti più belli, andò alla chiesa che trovò ancor chiusa. S’inginocchiò, come già aveva fatto altre volte, sul limitare di quella e pregò finché giungendo altri fanciulli ne fu aperta la porta. Tra le confessioni, preparazione e ringraziamento della comunione la funzione durò cinque ore. Domenico entrò il primo in chiesa e ne usci l’ultimo. In tutto quel tempo egli non sapeva più se era in cielo o in terra.
    Ricordando la sua prima Comunione, si vedeva sul suo volto una gioia viva. Diceva: “Quello fu per me il giorno più bello. Veramente un grande giorno!” Scrissi alcuni ricordi che conservava gelosamente e che rileggeva sovente. Eccoli:
    “1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà.
    2. Voglio santificare i giorni festivi.
    3. I miei amici saranno Gesù e Maria
    4. La morte, ma non peccati”
    Se tra quelli che leggeranno queste mie pagine ci fosse qualcuno che avesse ancora da fare la prima Comunione, io voglio esortarlo a prendere come modello Domenico Savio.

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    Correva l’anno 1854 in cui i cristiani di tutto il mondo erano in una specie di spirituale agitazione perché trattavasi a Roma della definizione dogmatica dell’Immacolato Concepimento di Maria. Anche tra di noi si faceva quanto la nostra condizione comportava per celebrare quella solennità con decoro e con frutto spirituale de’ nostri giovani.
    La sera della festa, 8 dicembre, finite le celebrazioni, dopo aver ottenuto il parere favorevole del sacerdote da cui si confessava, Domenico andò davanti all’altare della Madonna. Rinnovò gli impegni della sua prima Comunione, poi si affidò alla Madonna con queste precise parole:
    “Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei. Ma per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato”. Dopo essersi affidato in maniera totale alla Madonna, la sua maniera di vivere dientò così eccellente che cominciai a prendere nota di ciò che faceva e diceva, per non dimenticarlo.
    Il Savio desiderava ardentemente di rendere fra noi vivo e durevole il pensiero di questo augusto titolo dalla Chiesa dato alla Regina del Cielo. Io desidererei, soleva dire, di fare qualche cosa in onore di Maria, ma di farlo presto, perché temo che mi manchi il tempo.
    Guidato egli adunque dalla solita industriosa sua carità, scelse alcuni de’ suoi fidi compagni e li invitò- ad unirsi insieme con lui a formare una compagnia detta dell’immacolata Concezione.
    Lo scopo era di procurarsi la protezione della gran Madre di Dio in vita e specialmente in punto di morte. Due mezzi proponeva il Savio a questo fine: esercitare e promuovere pratiche di pietà in onore di Maria Immacolata, e la frequente comunione. D’accordo co’ suoi amici compilò un regolamento e dopo molte sollecitudini nel giorno 8 del mese di giugno 1856, nove mesi prima della sua morte leggevalo con loro dinanzi all’altare di Maria SS.

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    Dopo aver dato qualche notizia sul suo studio, parlerò della sua grande decisione di farsi santo. Domenico dimorava all’Oratorio da sei mesi, quando ascoltò una predica sul modo facile di farsi santo. Il predicatore espose tre pensieri che gli fecero grande impressione: è volontà di Dio che tutti ci facciamo santi; è assai facile riuscirvi; un grande premio è preparato in cielo per chi si fa santo.
    per Domenico quella predica fu come una scintilla che gli infiammò il cuore. Per qualche giorno non disse nulla, ma era meno allegro del solito. I suoi compagni se ne accorsero, e me ne accorsi anch’io. Temendo che ciò provenisse da un nuovo peggioramento della sua salute, gli domandai:
    - patisci qualche male?
    - anzi patisco qualche bene! - rispose scherzando.
    - cosa vuoi dire?
    - Voglio dire che sento un grande desiderio, un vero bisogno di farmi santo. Io non credevo di potermi far santo con tanta facilità. Ma ora che ho capito che si può diventar santi stando allegri, voglio assolutamente, ho assolutamente bisogno di farmi santo. Mi dica come devo comportarmi per cominciare sul serio.
    Lodai la sua decisione, ma lo pregai di non perdere la calma, perchè quando non si è nella pace non si può coonoscere la volontà del Signore. Gli dissi che prima di tutto doveva conservare un’allegria serena e costante. E poi doveva ogni giorno compiere i suoi doveri. E gli raccomandai di non trascurare mai la ricreazione: giocare ogni giorno allegramente con i suoi compagni era cosa gradita a Dio.

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    Accadde un giorno che man è dalla colazione, dalla scuola, e dal medesimo pranzo, e niuno sapeva dove fosse; nello studio non c’era, a letto nemmeno. Riferita al Direttore tal cosa, gli nacque sospetto di quello che era realmente, che fosse in chiesa, siccome già altre volte era accaduto. Entra in chiesa, va in coro e lo vede là fermo come un sasso. Egli teneva un piede sull’altro, una mano appoggiata sul leggio dell’antifonario, l’altra sul petto colla faccia fissa e rivolta verso il tabernacolo. Non moveva palpebra. Lo chiama, nulla risponde. Lo scuote, e allora gli volge lo sguardo e dice: Oh è già finita la messa? Vedi, soggiunse il Direttore, mostrandogli l’orologio, sono le due. Egli domandò umile perdono della trasgressione delle regole di casa, ed il Direttore lo mandò a pranzo, dicendogli: Se taluno ti dirà: onde vieni? risponderai, che vieni dall’eseguire un mio comando. Fu detto questo per evitare le domande inopportune, che forse i compagni avrebbero fatte.
    Un altro giorno, terminate le preghiere di ringraziamento dopo la Messa, sto per uscire dalla scarestia quando sento dietro l’altare una voce. Sembra uno che discuta. Vado a vedere e trovo Domenico che parla, poi si arresta come per ascoltare la risposta. Fra le altre cose, sentii chiaramente queste parole: “Si, mio Dio, ve l’ho già detto e ve lo dico di nuovo: io vi amo e vi voglio amare per tutta la mia vita. Si, preferisco morire che offendervi”.
    Qualche volta gli domandai che cosa facesse quando ritardava a uscire di Chiesa. Con semplicità mi rispondeva: “povero me, mi prende una distrazione, perdo il filo delle preghiere e mi pare di vedere cose tanto belle che ore volano via in un momento”.

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