Prima di esporre la già annunziata arringa del Rev. Rollepo (sempre in tema di balaamismo neocostantiniano) in palese risposta al mio caso e naturalmente ultimo processo presso l'ufficio ecclesiale del Rev. Oglul, non posso trascurare di menzionare l'esito delle recenti elezioni federali pneumaliane, le quali al contrario di quelle americane non si giovavano dell'alibi dell'attentato alla Costituzione "teocratica" dei Padri Pellegrini ed alle maggiori istituzioni bibliche - quali il Matrimonio e la Chiesa.
I Bush (specialmente Senior) si son fatti bene i conti e da esperti conoscitori dell'America e della sua storia hanno pensato bene di allearsi alla santa causa dei conservatori evangelici, altrimenti detti "neocon".
Mr George Bush Jr. si è professato evangelico conservatore ed apertamente dichiarato in favore delle cause evangeliche e della tradizione dei padri fondatori della costituzione americana, che rimane indubbiamente l'esemplare costituzionale più biblico che l'Occidente abbia conosciuto - se prescindiamo dal Vaticano la cui biblicità è evangelicamente discutibile...
Rari e sorprendenti esempi di dissidenza evangelica conservatrice hanno fatto notare quanto i media e le TV evangeliche abbiano cercato di spostare il confronto politico sul terreno della morale e dei costumi americani, sottolinenado il rischio della distruzione del matrimonio biblico e l'instaurazione di una dittatura forense umanistica di stampo ONU ed europeo.
Un augurio forense antibalaamismo per
la Magistratura di Pneumalandia
La medesima dissidenza ha ricordato quanto sia essenziale per il conservatorismo evangelico fondamentalista la riscoperta della giustizia sociale nella battaglia per la difesa dell'etica cristiana: è stata finalmente denunciata quella intelligentsia teologico-politica (e finanziaria) che si serve del Vangelo a fini iperliberistici per alla fin fine giustificare e promuovere guerra, conquista, ingiustizie e sfruttamento. Si è detto in particolare a tal riguardo che se un qualsivoglia candidato alle future presidenziali riuscisse a combinare etica privata e sociale in una autentica struttura cristiana e scritturale, allora un tale otterrebbe non meno dell'80% delle preferenze. Chi resterebbe fuori da tale maggioranza? Naturalmente lo zoccolo duro della plutocrazia economica che rimane tra i repubblicani conservatori solo per i favori che il Vangelo e la Chiesa procura alla loro causa ed enormi interessi, e naturalmente l'intero movimento sodomita interessato a "riformare" l'istituzione della Chiesa e del Matrimonio.
Credo che finalmente l'ora della decisione al bivio giusto e dottrinalmente rilevante stia per arrivare per il fondamentalismo evangelico: seguire fino in fondo Mammona non potendolo maritare alla Bibbia, oppure decidersi a metter mano a temi e questioni che rappresentano il nocciolo della giustizia del Regno di Dio e non soltanto delle sue più fondamentali dottrine.
Nel frattempo Mr Bush è passato di nuovo ma non è detto che la nuova tornata presidenziale sia l'ennesima indistrurbata puntata per l'avanzata della plutocrazia globale.
Se Mr Bush comincia ad essere influenzato dalla sua stessa dichiarata compassione cristiana, il rieletto premier pneumaliano ha messo nel frattempo al primo punto nel suo ordine del giorno la legalizzazione dei licenziamenti "senza giusta causa" - guarda un pò tu proprio ciò che Mr Berlusconi si era a suo tempo riproposto con la riforma dell'articolo XVIII dello Statuto dei Lavoratori.
Il rieletto premier pneumaliano ha naturalmente e proverbialmente ottenuto anche questa volta il voto ed il favore dei neocon conservatori e fondamentalisti evangelici: se per amor di causa maggiore sarei stato costretto a votare per George, di certo non votato per il suo collega pneumaliano.
Veniamo dunque all'annunciata arringa seguita al processo del Venerdì in occasione della predica domenicale.
Riporto semplicemente come segue quanto scritto all'epoca nel mio diario per risentirci alla prossima.
Immaginavo che le risposte sarebbero arrivate per vie indirette, ma non avrei immaginato che la visita del Rev. P. dall'Italia sarebbe stata in linea con le questioni trattate durante il confronto col board.
Vi sono indizi circa la possibilità che le recenti predicazioni del Rev. P. siano state almeno sommariamente premeditate e convenute. Comunque sia, mi ritrovavo per l'ennesima volta di fronte ad un uso strumentale del pulpito, senza possibilità di risposta ed appello. Il Rev. P [Ropello], come anche i suoi colleghi, presentano più che apprezzabili caratteristiche spirituali. Ciò però non può distogliermi dal desiderio di vederli riformati in seno ad una concezione del governo ecclesiale più biblica, più collegiale, più umile e non caratterizzata da continue manovre di potere in collaborazione con servitori che pregano accoratamente con le braccia tese ed in pubblico per il re, ma amano la carica del re, più che Sua Maestà (chiuque mediocre predicatore otterrebbe all'italiana i medesimi salamelecchi in quella divisa).
I reverendi menzionati in queste pagine non l'abbiano a male per la mia franchezza, e non pensino che le loro poltrone m'abbiano mai interessato e minimamente spinto alla competizione. Anzi, è il caso che siano meglio informati del fatto che non m'interessa lavorare formalmente per la Chiesa, perché - tra le altre personali e private ragioni tra me e Dio - non mi piace la maniera in cui ordinariamente e diffusamente si usa operare nel campo spirituale: non vendo prosperità ed indulgenze... Mi dispiace dirlo, ma gli uomini con i quali sarei pronto a collaborare sono troppo pochi per essere disposto (se ne avessi ancora la statura e la reputazione) a lavorare ufficialmente e regolarmente nel campo di Dio. Il Rev. P. parla nell'arringa di "operai non autorizzati", ma il problema nel mio caso con il Rev. G. [Oglul] ed associati, così come in genere, è che non m'interessa d'esser assunto, né abusivamente, né regolarmente da "u capomastru".
Ho dedicato alcuni mesi alla chiesa di OP soltanto in risposta alla comunione dimostrata ed alla persuasione fraterna (specialmente dei coniugi S.), nonostante la forte carica di scetticismo che già mi animava nei confronti finanche dell'ipotesi di un coinvolgimento formale nel ministerio.
Accingiamoci ad esaminare ciò che accadde ad OP la domenica del 14 Gennaio, successiva all'ultimo incontro del venerdì sera col board, in relazione ai sermoni indirizzati alla comunità. Non è possibile ritenere il Rev. G. estraneo ai fatti e non responsabile degli insegnamenti impartiti ai credenti in occasione del ministerio del Rev. P., in quanto il suo silenzio ha celato la medesima attività logistica ed organizzativa esercitata in precedenza, benché mandando altri allo scoperto. Il Rev. G. sapeva benissimo che male avevo sopportato il linguaggio da inquisizione cattolica del venerdì sera, e che la provocazione non poteva andare oltre. Nel suo silenzio dorato, il Rev. G. riusciva benissimo a pilotare e manovrare la barca, facendo remare gli altri... Se avessi reagito, l'immagine dell'autorità ne avrebbe molto giovato, risultando vittima e non causa di una lesione delle regole di comunione e di dipendenza dalle Sacre Scritture. In alternativa avrei dovuto assistere ad un'ennesima azione di persuasione (lavata di testa) del gregge e di abuso del pulpito, allo scopo di assicurarsi la sudditanza della Chiesa ed isolare i diversi. La carenza del senso critico, il timore ed in alcuni casi l'ipocrisia rendono possibile la diffusa manipolazione della predicazione biblica.
Il sistema di controllo creatosi in molte chiese combatte e previene le facoltà critico-spirituali, persuadendo con ogni mezzo i credenti, onde si astengano dal valutare criticamente (da soli e in gruppo) gli insegnamenti ricevuti. L'invito a rendersi subordinati al pensiero ed alle finalità del pastore, vengono spesso argomentati in tal modo da intimorire ed intruppare il gregge, in modo che nessuno debba riuscire a coinvolgere i credenti nell'abitudine della chiesa di Berea (Atti 17: 11; cfr. Gal. 1: 8, 9). Alla domanda circa il rimedio all'eventualità in cui l'autorità della chiesa divenisse eretica, si risponde: "Altri pastori ed organi direttivi hanno l'incaricato d'intervenire." E se l'eresia avesse coinvolto anche gli altri pastori ed il direttivo? La domanda sembra assurda, ma non è escluso che sia proprio questo il caso più diffuso e probabile.
L'elemento interessante, comune alla risposta di molti leaders, consiste nel concepire i credenti come gregge/proprietà più che come un real sacerdozio coinvolto nella valutazione della dottrina e della spiritualità ecclesiale, oltre che nell'esercizio dei doni e dei ministeri. Commenteremo anche alcune parti delle prediche del Rev. P successive al già menzionato incontro col board e vi sarà occasione di ulteriori riflessioni circa queste ultime questioni. Mi sembra di scorgere quattro fasi nella progressione omiletica del Rev. Porello. La prima fase è di solito condivisibile, salvo alcune eccezioni, quando la quarta fase è già presente nella prima. La seconda fase è di prima interpretazione del testo e di transizione ad una terza fase, caratterizzata da forme di persuasione ed induzione ad accettare le conclusioni ed i punti di vista della quarta fase. Indicherò le fasi a mò d'esempio solo nel caso della predica della domenica sera del 14 Gennaio che è anche quella di un "incidente" che avrebbe posto termine ai miei rapporti con OP.
Trascrizioni dell'arringa
Fase I
E' molto importante che noi comprendiamo il concetto di autorità e sottomissione...
Il figlio non può far nulla da se stesso - questo è un concetto molto importante - Gesù aveva un rapporto di assoluta dipendenza dal padre...
Noi siamo stati fatti per dipendere da Dio - Gesù Cristo ci ha dato un esempio di assoluta dipendenza da Dio - un'assoluta ubbidienza a Dio... un'assoluta sottomissione a Dio.
Fase II
E' la tua volontà e la tua scelta a sottomettersi ad un'altra persona. La sottomissione è un'attitudine - una persona può essere ubbidiente ma non sottomessa - noi dobbiamo essere sia sottomessi che ubbidienti.
Quando tu sei sottomesso tu riconosci il ruolo di un altro.
A questo punto l'arringa sembra persuasa di aver posto i fondamenti biblici delle successive affermazioni.
Fase III [fase di transizione]
Dio ci ama e noi siamo felici di essere sottomessi a lui... perché siamo sottomessi a colui che ci ama veramente ... Amen?
Fase IV
Il Pastore vi ama, così dovreste essere contenti di essere sottomessi al pastore... per favore non pensate male del Pastore (di O.P.) ... quel che sto predicando non me l'ha detto lui... Dio mi ha rivelato di predicare queste cose... e io posso farvi vedere nei miei appunti che certe cose che ho detto stamattina io non li avevo nei miei appunti... ma lo Spirito Santo mi ha detto di toccare certi punti... perché io non conosco le vostre situazioni... io sono arrivato solo tre giorni fa... io semplicemente ho chiesto a Dio cosa voleva che io predicassi e Dio mi ha rivelato cosa dovevo predicare ed io ho condiviso solo quello che Dio mi ha detto ed io non potrei avere questa franchezza se io non sapessi che è così... la mia gioia è ubbidire al Signore... Lui mi ha chiamato e voglio fare quello che Lui vuole... Amen?
Dunque il Rev. P. era già presso il Rev. G. quando si è svolto il mio incontro con il board. Sarebbe stato più convincente dire: "Le cose dette stamattina erano già scritte prima di arrivare."?
Fase I
Gv. 5 Io non posso fare nulla da me stesso
Gesù ha detto che non poteva fare nulla da se stesso... Egli voleva fare la volontà di Colui che lo aveva mandato
Non la mia volontà sia fatta ma la tua sia fatta...
Fase II
Ora potete immaginare se Dio si fosse ribellato al Padre....
Se Gesù lo avesse fatto solo quella volta nessuno di noi sarebbe oggi salvato
E perché tu sarai sottomesso Dio attraverso di te benedirà altre persone... Amen?
Gesù è stato sottomesso in ogni cosa... eppure Lui era Dio...
Parlando dello S.S. Gesù disse: egli parlerà non da se stessto... Solamente lo Spirito ripete ciò che ha udito, perché nella famiglia della deità c'è un'ordine di autorità: il Padre, il Figlio che è sottomesso al Padre e lo Spirito Santo che è sottomesso al Padre e al Figlio. Se le persone non comprendono l'autorità non hanno capito Dio... Amen?
Lo Spirito vuole glorificare Gesù... Gesù ha voluto glorificare il Padre. E il Padre ha voluto glorificare il Figlio...
Noi siamo entrati a far parte della famiglia di Dio: questo mi entusiasma!
Fase III
Il problema sono sempre i leader e la soluzione sono sempre i leader. Una famiglia rotta è una famiglia dove i leader non funzionano e una famiglia che funziona è perché i leader funzionano... Per questo Dio vuole che noi siamo delle persone che hanno una strategia e la strategia è formare leader. Se ci sono leader Dio darà loro il lavoro da fare. Voglio mostrarvi questo concetto tramite una scrittura in Matteo 9: 35. Voglio tornare un'attimo indietro prima di leggervi questa scrittura. Quando noi siamo sottomessi noi cerchiamo non la nostra volontà ma la volontà di colui che ci ha mandato.
Fase IV
Sapete questo io l'ho insegnato molto bene alla chiesa. Se la nostra chiesa sta camminando nell'unità è perché tutti loro sanno che sono delegati da me... Ogni leader delle riunioni in case (delle cellule) è un mio rappresentante in quella cellula, e io voglio che lui serve quelle persone con lo stesso spirito, con lo stesso amore, con lo stesso entusiasmo con cui io li servo. E se loro hanno quest'attitudine di sottomissione, l'unzione che Dio ha dato a me scorre su di loro, perché dove c'è la sottomissione scorre l'unzione del capo.
Chi è dunque il capo? Il traduttore simultaneo a questo punto traduce diversamente: "perché laddove v'è sottomissione, scorre l'unzione potente di Dio." In questo modo l'idea dell'unzione del capo umano non è ancora molto evidente agli ascoltatori di lingua inglese.
Quest'ultimo gruppo di fasi è legato insieme con apprezzabile maestria, benché la psicologia del Rev. P. sia naturalmente disposta a tale merito: non mi stupisco più della sua esegesi! Gv. 5: 30 indica l'ordine della divina famiglia: il Padre manda ed il Figlio ubbidisce. E' vero: "Se le persone non comprendono l'autorità non hanno capito Dio!" L'entusiasmo a motivo dell'adozione spirituale è buona, ma non mi piace l'entusiasmo di chi crede di prendere il posto del Padre dopo essere stato adottato quale figlio. (cfr. Mt. 23: 6-12) Si confonde la messe del Padre con la messe dei reverendi, così come non s'intende che il Padre manda i figli ch'egli vuole nella sua messe, prima ancora che i pastori si accorgano o facciano finta di non accorgersi.
La strategia è formare leaders, ma i leaders li manda Dio e lui li equipaggia. (cfr. At.13:1e2; Ef.4:8-11; 1Cor.12:27e28; Gal.1:13-24; 2:1e2) Chi forma i leaders? Il pastore? Le qualità per la formazione dei leaders implicano diversi ministeri (Ef.4:12,13), oltre che l'esercizio dell'ufficio dei vescovi. (1Tim.4:14) Nell'opera di formazione dei leaders, la funzione del ministerio pastorale non può essere confusa con quella dottorale, profetica od apostolica, avendo chiaro in testa che i gli apostoli contemporanei non sono i 12 e non possono caricarsi della medesima autorità, che il ministerio pastorale non può essere confuso con l'ufficio del governo collegiale della chiesa locale (i vescovi od anziani), e che i dottori non sono i pappagalli dei pastori, bensì loro compagni d'opera.
Nel momento in cui è chiaro che l'ufficio degli anziani implica almeno il ministerio pastorale e procede verso gli altri ministeri di maggiore maturità, fino a quello apostolico (tempo di vocazione ad esercitare la propria funzione al di là dei limiti locali, purché affiancandosi autorevolmente ai vescovi delle chiese locali ch'egli avrà contribuito a formare, ma non soverchiandoli), la questione della formazione dei leaders sarà più chiara, fino a convenire circa l'impossibilità della seguente delega monarchico-pastorale riferita dal Rev. P: "Se la nostra chiesa sta camminando nell'unità è perché tutti loro sanno che sono delegati da me... Ogni leader delle riunioni in case... è un mio rappresentante in quella cellula, e io voglio che lui serve quelle persone con lo stesso spirito... dove c'è la sottomissione scorre l'unzione del capo..." La delega è del Padre che manda, così come anche lo Spirito che i delegati ricevono è lo Spirito del Padre. L'unzione del capo è l'unzione di colui che può essere il solo vero capo del Corpo. Attenti reverendi a non bruciarvi!
Quando siamo sottomessi al Signore la sua unzione scorre su di noi... Amen?
Ora l'accento non è più sul pastore che viene rappresentato dal leader nelle case. In altre parole l'idea di un capo umano da cui fluisce l'unzione è introdotta ma non ancora confermata con forza, preferendo ancora tenersi ancorati o coperti dietro l'ultima incontestabile affermazione. Sarà interessante notare quando e come si presenterà con più forza l'idea dell'unzione derivata dal pastore, e quali riferimenti biblici verranno scelti per riuscire in tale operazione. Il Rev. P. sembra procedere con prudenza, tirando le sue conclusione solo quando l'auditorio è stato ben pilotato in una discutibile esegesi biblica e confuso tra elementi dottrinali corretti e deduzioni illegittime. Quel che che dimentica il Rev. P. è che la quarta fase delle sue predicazioni è ordinariamente priva del collegamento dottrinale alle fasi esegetiche, a meno che l'esegesi non sia già del tutto inficiata in partenza, come nel caso del discorso sul centurione di Capernaum. Così quando presenta il concetto della sottomissione a Cristo egli dimentica o trascura di dimostrare in base a quale criterio dottrinale relativo all'ecclesiologia, egli ritenga di poter far fluire la sua unzione ai suoi rappresentanti in qualità di pastore capo o monarca. In altre parole, della sottomossione a Cristo non abbiamo dubbi, ma è della sottomissione al Rev. P., G. o X. quali capi, da cui fluisce unzione spirituale ed autorità gerarchica e piramidale, che nutriamo disappunto, piuttosto che semplice perplessità, in quanto sembra che il contesto ecclesiologico non esista affatto per la trattazione del governo spirituale secondo il Rev. P. e gli oltre certo migliaia d'affini ed associati reverendi.
Giungiamo così ad una prima introduzione della selezione preferita dei prototipi preferiti o precursori ideali del Rev. P., allo scopo di dimostrare l'autorità e l'unzione del Pastore/Capo, da cui scorre potenza, unzione, ordine e pace per i dipartimenti, i ministeri, gli uffici ed il gregge.
Vi ricordate quando Dio disse a Mosè di chiamare settanta anziani? Dio disse: "Io prenderò del tuo spirito - cioè dello spirito di Mosè - e lo metterò su di loro." Non c'è scritto che io prendo dello Spirito Santo... Lui ha detto: "Io prenderò del tuo spirito." Nessuno metteva in dubbio che Mosè era unto da Dio, ma le persone che erano delegate da Mosè dovevano avere lo stesso spirito di Mosè. Dovevano servire con lo stesso cuore con cui Mosè serviva. Dovevano servire con la stessa attitudine con cui Mosè serviva. L'unzione scende dal capo e passa a tutto il corpo, e quello che permette all'unzione di passare a tutto il corpo è la sottomissione. Amen? Alleluia! La nostra chiesa sta crescendo perché ha compreso questi concetti - questi sono concetti del Regno. Questa è la legge del Regno. Non c'è la repubblica di Dio. C'è il Regno di Dio. Amen?
Queste ultime affermazioni sono non poco faziose, benché si presentino familiari. Infatti il Regno di Dio è teocratico e non repubblicano, ma questo non significa che la Scrittura preveda nel Nuovo Testamento uno spazio per gli avventurieri della monarchia pastorale. Con ciò si pone la necessità di considerare quale sia la forma e le modalità di governo previste per la Chiesa dalla Scrittura. Vedremo se i concetti del Regno implicano che oggi la Chiesa sia retta da riedizioni di Davide o Mosè, e se è veramente lo spirito del presunto capomastro a scendere sui suoi dipendenti, così come è da vedersi se era lo spirito di Mosè ad ungere gli anziani d'Israele.
Fase I
Andiamo a vedere da Matteo capitolo nove, verso 35... [Segue la lettura del brano (compreso il verso 36, dove è scritto che le folle erano stanche e disperse, come pecore senza pastore), ed immediatamente si passa ad un'affermazione di fase II/III, la cui funzione è di preparare il terreno all'entrata in iscena al genere di pastori leaders a cui pensa il Rev. P & Co., senza ancora esporsi:
Il problema sono i leader e la soluzione sono sempre i leader.
Quel che suggerisce il Rev. P. è che senza i pastori del suo tipo, le pecore saranno stanche e disperse. Gesù vedeva le folle come pecore ma pensava a se stesso come loro pastore, così come in Matteo 23: 37 pensava ai figli di Gerusalemme come a pulcini da raccogliere come la chioccia fa con i sui piccoli.
E' vero che poi, Gesù, il Sommo Pastore avrebbe affidato le pecore a Pietro ed agli altri apostoli, e che questi ultimi avrebbero affidato a loro volta il mandato pastorale ad altri discepoli, ma Gesù è sempre e solo lui il Sommo Pastore ed il solo re nella Chiesa. Ritengo che il problema sia la mancanza di autentici e biblici pastori, senza i quali non v'è adeguato governo per la Chiesa. Come si spiega che le affermazioni risultano formalmente in armonia? La differenza è che il Rev. P. vuole suggerire che il problema consiste nella mancanza di pastori/capi del suo tipo, mentre nella mia affermazione si rimanda al governo biblico della chiesa primitiva, caratterizzato dalla collegialità pastorale degli anziani/vescovi, evidente nella prima epistola di Pietro 5: 2-5: "Pascete il gregge di Dio che è fra voi, sorvegliandolo non per forza, ma volentieri, non per avidità di guadagno ma di buona volontà, e non come signoreggiando su coloro che vi sono affidati, ma essendo i modelli del gregge. E quando apparirà il sommo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce." Il Rev. P. pensa a Mosè quale modello (il pastore-leader) per l'autorità nella Chiesa, ritenendo (è tutto da vedere!) che fosse il suo spirito ad ungere i subordinati, mentre l'apostolo Pietro affida agli anziani l'incarico di pascere il gregge, non per vil guadagno e signoreggiandolo. Gli anziani/vescovi sono i legittimi pastori subordinati al Sommo Pastore Gesù Cristo - il capo del corpo da cui procede la gloria - e tra i quali alcuni possono eccellere nella Parola, nell'insegnamento e nell'esercizio della presidenza, fermo restando il carattere collegiale del loro ufficio (At. 20: 17, 28-31; 1Tim. 4: 14 cfr. 1Tes. 4: 12, 13; Eb. 13: 7, 17).
Guardate che cosa ha detto subito dopo Gesù... [seguono il verso 37 e 38] E' molto interessante vedere come Gesù guardava le folle... Quando lui ha guardato queste folle le ha guardate con la compassione di Dio... Il più grande bisogno che queste persone avevano non era di cose ma di un pastore, e così lui ha detto: "Pregate il Signore della messe che spinga operai nella sua messe."
Fase III
Non spingere apprendisti, ma operai. Operai sono persone che sanno fare il lavoro. Ci sono molte persone che sono apprendisti! Dio non vuole spingere gli apprendisti. Gli apprendisti devono stare sotto persone che sanno un ministerio e imparare, ma quando Dio mette una chiamata sulla loro vita tutti si accorgeranno della chiamata. I pastori si accorgeranno che c'è una chiamata sulla vita di una persona e Dio spingerà quella persona. Nessuno và nel campo di Dio da solo. Noi entriamo nel campo di Dio perché Dio ci spinge. Perché per entrare nel lavoro di Dio ci vuole il mandato di Dio.
Fase IV/alterne.
Perché la Bibbia ci dice che ci sono veri operai, ma ci sono anche falsi operai. Come si fa a conoscere un vero oparaio da un falso operaio? Un vero operaio è uno che è stato messo in regola dalla ditta che lo fa lavorare. Un falso operaio è uno che si è intrufolato in quel lavoro ma nessuno l'ha chiamato. Per entrare nel territorio di Dio bisogna avere il mandato di Dio. Per questo Gesù ha detto: "Pregate il Signore della messe." Il Signore è il padrone della messe, noi siamo solo operai in quella messe. Se questa chiesa sta andando avanti, questo non è perché è la chiesa del pastore E. G. o del pastore R. G. Questa è la chiesa del Signore, e in questa chiesa loro stanno servendo il Signore perché il Signore li ha messi in questa chiesa. Perché questa chiesa è stata acquistata col sangue di Gesù Cristo ed è sacra per il Signore Gesù, perché lui ha pagato ognuno di voi col suo sangue e lui è geloso del suo corpo, e lui affiderà il suo corpo ed il suo gregge a persone che lo amano e lo servono con tutto il cuore. Alleluia! Il Signore è il Signore della messe ed è lui che spinge gli operai nella sua messe, però gli operai li dobbiamo fare noi. Gli operai vengono formati nella Chiesa e poi Dio li spinge. E per essere formato come operaio hai bisogno di essere sottomesso a "u capo mastro". Amen! Così come vedete la sottomissione ci vuole in tutto. Vabbé questo era un'altro messaggio. Sono andato su un'altra direzione. Il mio tema stasera era: I benefici di essere sotto l'autorità. Ma quello che stiamo dicendo sicuramente il Signore ci sta spingendo. Alleluia! Ci sono tantissimi benefici a stare sotto l'autorità. Facendo uno studio un pò superficiale, non molto approfondito sulla Scrittura, io ne ho trovati dieci. Però potremmo forse trovarne centinaia, ma io sò che voi non avete la pazienza di ascoltarmi quindici giorni di seguito, perché per trattare tutte queste cose ci vuole molto tempo. Così noi parleremo di qualcosa come il Signore ce la metterà nel cuore. Uno dei benefici che porta l'autorità è la pace. Quando tu stai sotto il Signore; quando tu stai sotto il principe della pace, tu hai una grande pace. Vi voglio ricordare quelle scritture che ha detto Gesù. E ha detto: Io vi lascio la pace. Vi dò la mia pace. La pace non come il mondo ve la dà. La pace che il mondo dà dipende dalle circostanze, ma la pace che Dio ci dà è indipendente dalle circostanze. E noi vogliamo questo tipo di pace. E Gesù ha detto: io vi lascio la mia pace... Stando soggetto a Gesù tu ricevi la sua pace. E tu puoi essere come lui nelle tempeste della vita... Un'altro beneficio... è l'ordine. Dove non c'è autorità c'è disordine. Dove non c'è autorità c'è confusione. Potete leggere un'intero libro della Bibbia per questo: il libro dei Giudici. Cosa si dice lì: "In quel tempo non c'era alcun re in Israele, e ognuno faceva quello che gli piaceva." E non c'è stato periodo più triste per Israele che proprio quel tempo dove non c'era nessun re in Israele. Erano nel disordine, nella mancanza di protezione. Le persone erano smarrite. Eppure credevano nell'Iddio vivente. Ma non c'era un'autorità che rappresentasse Dio, ma quando venne Davide, uomo dal cuore verso Dio, lui ha sconfitto i nemici che mai nessuno era riuscito a sconfiggere, perché quando c'è Dio, allora i tuoi nemici sono i suoi nemici, e i tuoi nemici sono i suoi nemici, allora tutti i tuoi nemici sono sconfitti, perché Dio non può essere sconfitto da nessuno. Alleluia! Alleluia! Andiamo a vedere un'altro punto: l'autorità porta direzione. E molto importante che noi abbiamo direzione nella nostra vita... Molte volte facciamo dei gravi errori perché nessuno ci ha diretto, a volte per colpa nostra. Ci sono delle persone che vengono nella mia chiesa, m'incontrano la domenica e mi presentano la loro fidanzata... E io ho detto: "Ti sei fatto fidanzato stamattina?" E lui ha detto: "No... è da un pò di tempo..." "E come mai non mi hai detto niente? Se tu sei sottomesso a me, perché non mi hai chiesto un consiglio prima di farti fidanzato? Pensi che io ti avrei dato un cattivo consiglio? ... Perché non vieni da me prima di fare le scelte?" Così comprendete che io posso dirigire solo le persone che me lo permettono. Dove c'è sottomissione c'è direzione. Se non c'è sottomissione non ci può essere direzione... Leggiamo qualche scrittura che ci aiuterà a comprendere meglio questi concetti. In Esodo 23 Dio ha condotto fuori un popolo attraverso un uomo, Mosè... e Dio disse a quest'uomo che voleva dare direzione per guidare il popolo d'Israele... Verso 20... (lettura fino al 23, 30, 32) Giusuè 9... Un'altro beneficio dell'autorità: l'autorità porta autorità... Atti 19: 13-16. Ricordatevi... ogni autorità è delegata... loro volevano prendere un'autorità abusiva ...
La psicologia di quest'ultima sezione è molto sottile, perché si fa ricorso a sacre affermazioni indiscutibili, mettendoci subito a fianco una nozione di IV fase:
... questa chiesa è stata acquistata col sangue di Gesù Cristo ed è sacra per il Signore Gesù, perché lui ha pagato ognuno di voi col suo sangue. Per entrare nel territorio di Dio bisogna avere il mandato di Dio ed il Signore è il padrone della messe, però gli operai li dobbiamo fare noi...
Gli operai vengono formati nella Chiesa e poi Dio li spinge, però per essere formato hai bisogno di essere sottomesso a "u capomastro".
Un vero operaio è uno che è stato messo in regola dalla ditta; uno falso è uno che si è intrufolato in quel lavoro ma nessuno l'ha chiamato.
Nel lavoro di Dio ci vuole il mandato di Dio, però i pastori si accorgeranno che c'è una chiamata e Dio spingerà quella persona...
Traduzione dell'idea:
Dio ha chiamato se i pastori si sono accorti... e se i pastori si sono accorti ci sarà l'assunzione del pastore/capomastro... e Dio spingerà. Se i pastori non si sono accorti Dio non ha chiamato: sono abusivi e Dio non li spingerà... I pastori si accorgono se gli apprendisti sono sottomessi.
Conclusione
IPOTESI PASTORALI
I
Dio ha chiamato
se i pastori si sono accorti...
e se i pastori si sono accorti
ci sarà l'assunzione
del pastore/capomastro...
e Dio spingerà.
Se i pastori non si sono accorti
Dio non ha chiamato:
sono abusivi e Dio non li spingerà...
I pastori si accorgono
se gli apprendisti sono sottomessi.
II
Se i pastori sono pastori,
quando Dio chiama, loro si accorgono.
Se però sono fasulli, allora Dio chiama
e loro non si accorgono...
E allora il capomastro si accorgeva sì,
ma di chi serve sempre al forte
e unto dal capo
sà manovrare la parrocchia.
Se i pastori sono pastori, quando Dio chiama, loro si accorgono. Se però sono fasulli, allora Dio chiama e loro non si accorgono... E allora il capomastro si accorgeva sì, ma di chi serve sempre al forte e unto dal capo sà manovrare la Dove non c'è autorità c'è disordine, però l'autorità non può servirsi di questa verità per imporre un potere di tipo autarchico o monarchico nella Chiesa, a danno delle forme di libertà spirituali previste dal Nuovo Testamento, secondo quel che è scritto: "Or il Signore è lo Spirito, e dov'è lo Spirito del Signore, vi è libertà." La libertà non esclude l'autorità, ma la forma di governo per la Chiesa non può più essere quella monarchica evocata dal Rev. P. Il sermone del Rev. P. del 21 Gennaio è caratterizzato da bei pensieri circa i credenti quali re e sacerdoti, ma si dimentica facilmente che proprio per il carattere regale e sacerdotale dei credenti, non è più possibile che vi sia sopra le loro teste altro re e sommo sacerdote se non Gesù Cristo: non si può infrangere questo principio senza svilire la dignità spirituale della Chiesa. Dove si vuole arrivare ricordando che "in quel tempo non c'era alcun re in Israele, e ognuno faceva quello che gli piaceva"? Quando c'è Dio, allora i tuoi nemici sono i suoi nemici, ma ciò non implicava, né al tempo del profeta Samuele, né tantomeno oggi per la Chiesa, l'avvento della monarchia, sia pure nella versione pastorale. E' proprio vero che non c'è stato periodo più triste per Israele che proprio quel tempo dove non c'era nessun re in Israele? Il disordine e la mancanza di protezione erano dovuti alla mancanza di un re? Le persone smarrite veramente credevano nell'Iddio vivente. Veramente non c'era un'autorità che rappresentasse Dio? Se la liberazione dai nemici dipendeva dalla soluzione monarchica perché con Saul lo smarrimento non è stato meno grave? Davide ha sconfitto i nemici grazie al sistema monarchico? Senza la monarchia non avrebbe potuto Dio fare di Davide comunque un grande condottiero?
Ipotesi Pastorali
III
Se
non c'è
una persona fedele
Dio non può operare?
Dio ha bisogno
della nostra fedeltà?
Quando
un pastore trova
una persona fedele
sa che può contare
su quella persona,
Perché
quella persona farà
Esattamente
quello che gli viene detto.
Quando
le persone sono fedeli
Dio le porterà avanti.
Fedeli a chi?
Faranno esattamente
quello che gli viene
detto da chi?
Le persone
che il pastore trova
sono quelle
che porta avanti
Dio o il pastore?
L'evidenza è che il contesto in cui il Rev. P. tratta la vigilia della monarchia ebraica, implichi una diretta comparazione di Davide al Pastore, dello stesso genere di quella suggerita riguardo a Mosè: "... l'unzione che Dio ha dato a me scorre su di loro, perché dove c'è la sottomissione scorre l'unzione del capo... Dio disse: Io prenderò del tuo spirito - cioè dello spirito di Mosè - e lo metterò su di loro. Non c'è scritto che io prendo dello Spirito Santo... Lui ha detto: Io prenderò del tuo spirito. L'unzione scende dal capo e passa a tutto il corpo, e quello che permette all'unzione di passare a tutto il corpo è la sottomissione. Amen? Alleluia! La nostra chiesa sta crescendo perché ha compreso questi concetti - questi sono concetti del Regno. Questa è la legge del Regno. Non c'è la repubblica di Dio. C'è il Regno di Dio. Amen? ... Se la nostra chiesa sta camminando nell'unità è perché tutti loro sanno che sono delegati da me... Ogni leader è un mio rappresentante... " Quando il Rev. P. afferma che non cè la repubblica di Dio, intende dire che il governo ecclesiale è teocratico? Il Rev. P. crede nella teocrazia, ma non nella maniera in cui vi credeva il profeta Samuele. Il Rev. P. pone la questione della rappresentanza di Dio e la risolve immediatamente in senso monarchico, in un contesto che riguarda la chiesa in cui è senior pastor: "... Ma non c'era un'autorità che rappresentasse Dio, ma quando venne Davide..."; riconoscendo però un limite alla sua equazione: "... io posso dirigere solo le persone che me lo permettono." In altri termini si riconosce che il pastorato monarchico non può essere coercitivo. La Chiesa è grata per la gentile concessione. Per il momento sembra che altri grandi leaders della cristianità (dal Papa a Kenneth Copeland - alias Wichita Slim) siano dello stesso avviso. Il pastorato monarchico che risulta dalla progressione omiletica del Rev. P. si differenzia da quello cattolico, perché si riconosce implicitamente l'autorità giurisdizionale, benché gli indizi di centralizzazione siano attestati in seno alle chiese evangeliche, comprese quelle pentecostali: in altri termini si riconosce il senior pastor quale autorità di una chiesa locale e di gruppi-chiese da quest'ultima originati, benché in seno ad un sistema che sembra avviarsi verso la centralizzazione. Storicamente, infatti, la logica della monarchia pastorale conduce al sistema vaticano (in seguito dedicheremo ulteriori riflessioni a questo proposito). Dove conduce la monarchia pastorale dunque? Ad una centralizzazione gerarchica che presenta il suo vertice oltre i limiti della chiesa locale, con un board che vorrebbe paragonarsi al collegio apostolico della chiesa primitiva di Gerusalemme, capeggiato da un'entità che tenderà a strutturarsi in senso vaticano. In Pneumalandia, il processo sembra più avanzato che altrove...
Un organo centrale rappresentativo delle chiese locali non è in sè negativo, purché sia costituito in relazione al governo collegiale degli anziani o vescovi delle chiese locali, perciò è deducibile che la forma di governo locale caratterizzerà anche l'entità centrale: ... vi è ancora tutta l'umiltà, la prudenza, l'attitudine scritturale di un old-fashioned pentecostal, tipica di quei pastori, i quali, a prescindere dall'attendibilità del sistema di governo locale che rappresentano, fanno funzionare il sistema stesso perché sono umili uomini di Dio, così come Davide faceva in genere funzionare la monarchia, benché fosse chiaro che non si trattava del sistema scelto da Dio.
Quel che dice il Rev. P. riguardo all'autorità è grave perché, mentre i pastori pentecostali del passato aspiravano tutt'al più ad essere la guida più autorevole della chiesa locale, oggi v'è un serio rischio di centralizzazione di tipo vaticano presso gli evangelici, a cominciare dalla chiesa locale.
La gerarchia che sta nascendo è una vera e propria catena di comando, simile a quella militare. In Network CWM del 12 Settembre 1995, in relazione alle notizie di M, Philip Powell denuncia l'esistenza di un Executive Club, il quale indica fino a che punto le AOG sono diventate gerarchiche - "a matter which Jacob Prasch has further challenged in a general letter which, it is understood, he has issued to all AOG pastors and Churches within [Pneumalandia]."
Non si può parlare di autarchia vera e propria, ma il rischio che la Chiesa transiti dalla monarchia pastorale (quale presunta mediazione della teocrazia) ad una forma di governo più forte ed oppressiva è prevedibile, perché il contesto apocalittico entro il quale la Chiesa verrà a collocarsi nel prossimo futuro, sarà caratterizzato dal governo autarchico del Piccolo Corno. I pastori della catena di comando non si rendono conto di ritrovarsi responsabili della penetrazione del nemico più micidiale in seno alla struttura stessa della Chiesa.
I fenomeni di asservimento cominciano coi fenomeni d'imitazione. Credete che il Piccolo Corno si accontenterà di essere un monarca alla guida dello Stato e della Chiesa? Non v'è alcun dubbio ch'egli vorrà essere l'autarca e non più re/rappresentante della teocrazia o del popolo. Ora il principio è che si comincia coll'affidare la Chiesa alla monarchia e si finisce per regalarla all'autarchia. E' logico che la realizzazione di tale processo concede ai pastori grandi ed apparenti vantaggi, riconoscimenti e guadagni, perché si sottopongono ad una sistematicizzazione di Stato, ma alla fine essi si ritrovano non più tanto uomini di Dio, quanto piuttosto funzionari dell'autorità secolare, mentre quest'ultima acquisisce anche l'autorità ecclesiale.
ADAGIO
PASTORALE
L'autorità
tenga d'occhio
i cortigiani ruffiani
e rifletta sulle parole
di chi l'affronta
con franchezza.
Preveda
che i critici
siano più leali
dei suoi
cortigiani
e che i suoi
ruffiani cortigiani
la svenderebbero
al miglior offerente.
Quando lo Stato determina gli stipendi dei pastori, non è molto lontano il tempo in cui li stipendierà direttamente, compromettendo del tutto il principio della sussistenza per fede dell'uomo di Dio: e quando si prende la paga bisogna ubbidere al padrone. Giovanni Calvino conosceva bene il libro di Daniele, ma credendo di resistere all'anticristo con lo stato teocratico, si poneva quale speciale autorità spirituale. L'opera dei riformatori è prevista ed ammissibile in tempi di crisi, però si dovrebbe sempre puntare alla realizzazione collegiale del governo ecclesiale. La Costituzione Americana affonda le radici nella concezione collegiale del governo della Chiesa, alla base dello Stato del New England. Il messaggio al Rev. P., al Rev. G, così come alle autorità di A.O.G., è molto chiaro: volete ritornare al dominio dei pastori della Riforma (benché distanti comunque dalla dottrina sia di Calvino che di Lutero)? Bene! Finirete ingoiati dallo Stato, e quando la democrazia occidentale sarà del tutto esaurità finirete a lustrare le scarpe al Piccolo Corno. Già tra i vostri leader vi sono uomini che si danno le arie da supermen, i quali sono responsabili (non a caso) di gravi eresie: il principio dell'unzione del capo può infatti comportare (attraverso la sottomissione) lo sviamento di masse di pecore, le quali alla fine non sanno più neppure l'erba che mangiano e presso quali pascoli: è un ammasso di segni, miracoli, prodigi, profezie fasulle, risate, rotolamenti, surrogati di Parola, inginocchiamenti al re ed ai sinodi apostolici, senza più alcun criterio di controllo, né sui fatti, né sulle dottrine e tantomeno sui pastori Wichita che si raccontano le barzellette in lingue, mentre passa la questua ed i servi del forte promettono benedizioni ed arricchimento per ogni assegno destinato ai supermen, secondo l'antico motto: "Quando la tua monetina il fondo toccherà, l'anima tua in cielo salirà." Altro che risvegli: la chiesa sta attraversando un momento critico e pericoloso proprio grazie ai reverendi che vogliono fare Mosè, Davide e Sant'Elìa nella Chiesa! Il miracolo accertato è che questi ultimi sono riusciti a vendere cara l'aria fritta alla Chiesa!
La risposta alle domande poste circa l'origine della monarchia ebraica si trovano in 1Sam. 8. L'apostolo Paolo, nel contesto in cui menziona la libertà nello Spirito, definisce l'antico patto quale ministerio della morte, benché fosse comunque glorioso. E' questa la ragione del disordine all'epoca dei giudici d'Israele e non la mancanza di un re. In altre parole l'ordine non si comincia a ristabilire veramente finché non si è lettera di Cristo... scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, e non sulle tavole di pietra, bensì sulle tavole di un cuore di carne. L'apostolo Paolo sapeva che l'autorità spirituale e l'autentica libertà sono opera di Dio nel cuore dell'uomo. (2Cor. 3) La libertà comincia dove vi è reale conversione. Si noti la prossimità dei versi 16 e 17 dello stesso brano: "Ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso. Or il Signore è lo Spirito e dov'è lo Spirito del Signore, vi è libertà." Il verso 18 indica che inizia un processo di trasformazione per mezzo dello Spirito Santo.
Cosa significa tutto questo in relazione a 1Sam. 8? Per Israele non funzionava il governo dei giudici, come non avrebbe funzionato la monarchia, perché la soluzione del problema era spirituale. Alla violazione del patto ed alle iniquità che compromettevano l'ordine civile, v'era un solo rimedio: "Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo... io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato." (Ger.31
3,34; cfr.vv.31e32) Ciò implicava la profezia di Isaia 53, la quale ci spiega la vera ragione del fatto che gli Israeliti, come tutti, erano erranti come pecore. Il re che può governare gli ebrei è lo stesso che dovrebbe governare la Chiesa e che può raccogliere le pecore: egli è colui che ha dato la vita per le pecore, essendo stato trafitto per le nostre iniquità. Un reverendo non può fare il re della chiesa, perché non è stato trafitto lui sulla croce per le pecore disperse: non ha ricreato lui l'ordine; non è per le sue lividure che abbiamo avuto guarigione. L'esegesi di Mat. 9: 35 passa attraverso Is. 53, perché non v'è dubbio che Gesù stesse pensando a se stesso quale pastore che guarisce e raccoglie le pecore. I reverendi potrebbero essere utili per le pecore, purché l'ordine ed il governo della Chiesa non vengano stravolti per far spazio ad un capo che non è Gesù Cristo.
LA CARTA BEREANA
- articolo 2 -
L'autorità
deve abituarsi alla
critica teologica
e considerarla essenziale
per la vita della Chiesa,
la promozione della sovrana autorità
e della conoscenza delle
Sacre Scritture.
L'illusione di combattere
tale dinamica
è contro lo
Spirito Santo
e promuove invano
un'illegittima autorità
che è legittimo
combattere
opportunamente
con la Parola di Dio.
Kenneth Copeland ha sostenuto (ma non è l'unico negli ultimi tempi) la sua messianicità, fino al punto di affermare ch'Egli avrebbe potuto morire in Croce al posto di Gesù Cristo. L'unica cosa di cui sono però certo è che Copeland è un gran simpaticone, sà andare bene a cavallo e pilotare la sua Harley Davidson. Copeland rappresenta un nuovo prototipo pastorale. Egli è il modello di molti reverendi, ma né lui, né gli altri possono fare il re nella Chiesa, e quando ci provano l'eresia divora il loro regno. Segni e prodigi dei nuovi pastori supermen fanno fare carriera, pecore e soldi in fretta, ma la Parola di Dio rimane in eterno.
Il messaggio ora è anche al gregge di A.O.G.: volete un re come presso altre chiese? Bene! Sappiate che voi rigettate l'Eterno, perché egli non regni su di voi. Ecco i diritti del re che regnerà su di voi. Egli prenderà i vostri figli, per destinarli ai suoi carri e farli suoi cavalieri, e perché corrino davanti ai suoi carri; per farli capitani di migliaia e capitani di cinquantine, per metterli ad arare i suoi campi, a mietere la sua messe, a fabbricare le sue armi da guerra e gli attrezzi dei suoi carri. Prenderà le vostre figlie per farne profumiere, cuoche e fornaie. Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti, i migliori che avete, per darli ai suoi servi. Prenderà la decima delle vostre sementi e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servi. Prenderà i vostri servi, le vostre serve, i vostri giovani migliori e i vostri asini per usarli nei suoi lavori. Prenderà anche la decima delle vostre greggi, e voi sarete suoi schiavi. Allora in quel giorno griderete a motivo del re che avete scelto per voi, ma l'Eterno non vi risponderà.
Sarete meno smarriti? Avrete pace, ordine, vittoria, direzione, autorità? Avrete operai in regola? Gli operai unti dal re-profeta-sacerdote saranno gli operai di Dio? La parola predicata sarà la Parola di Dio? Una cosa è certa: la vostra opinione sarà quella cosa con la quale o senza la quale il pastore governerà tale e quale. Anzi, gradualmente, voi non avrete diritto ad alcuna opinione, perché se non sarete sottomessi all'opinione del capo, Scrittura o non Scrittura (non avrete neppure più il diritto d'interpretarla o di evocarla a norma di confronto con l'autorità) non avrete neppure l'unzione del capo. Se non sarete fedeli al capo, potreste avere la voce migliore ma non canterete; potreste saper insegnare o predicare ma non lo farete.
Il Rev. P. parla d'autorità ma (così come tanti altri leaders) non promuove la vera sottomissione che soltanto la reale sottomissione all'autorità della Parola può produrre. Il Rev. P. rappresenta in realtà un sistema di pensiero molto diffuso tra i suoi colleghi. A dimostrazione della mia sincerità, qualora egli, il Rev. G., o chiunque altro tra i leaders con la stessa testa (purché, nonostante le sviste, siano effettivamente chiamati da Dio al ministerio) rinunciassero ai sogni di monarchia e si rendessero almeno disponibili a rendere ragione, sulla base della sola autorità biblica, della loro dottrina su qualunque fronte e non soltanto sui punti belli e scontati da mettere nella vetrina del bollettino domenicale, allora potrei accettare la loro autorità. Infatti ogni altra ufficiosa e controversa questione della Chiesa (dall'abuso di metodi e ruoli, all'amministrazione ed al reale controllo finanziario) si risolve a partire dall'autorità della Parola e da un legittimo governo ecclesiale, il quale non esclude i full time ministers. In seno alla chiesa primitiva esisteva la prerogativa di esaminare le Sacre Scritture per verificare l'attendibilità della predicazione dell'autorità. L'esempio dei bereani non è l'unico, ed era auspicio degli apostoli che i credenti esercitassero il giudizio ed il discernimento spirituale sulla base dell'autorità biblica. Essendo ancora in vita gli apostoli il canone biblico non era ancora chiuso, perché la parola dei 12 e di Paolo rivestiva un carattere autorevole. Nondimeno il criterio della sovranità della Parola quale norma assoluta era già riconosciuto. L'apostolato storico e dunque contemporaneo (quando è veramente autentico) non può paragonarsi a quello dei 12 e dell'apostolo Paolo, perché altrimenti l'integrità del canone biblico sasebbe in pericolo, e l'autorità storica della Chiesa si ritroverebbe nella condizione di potersi paragonare a quella della Parola, la cui interpretazione potrebbe facilmente essere monopolizzata.
Che gli apostoli odierni pretandano assoluta sottomissione non può dunque che farci amaramente sorridere per il patetico attentato che proprio i presunti difensori della verità, e pastori del gregge riscattato per il sangue di Gesù Cristo, (I pastori vi amano...) osano perseguire nei confronti della Parola e della dignità sacerdotale e regale dei credenti.
Perciò l'autorità deve abituarsi alla critica teologica e considerarla essenziale per la vita della Chiesa, la promozione della sovrana autorità e della conoscenza delle Sacre Scritture. L'illusione di combattere tale dinamica è contro lo Spirito Santo e promuove invano un'illegittima autorità che è legittimo combattere opportunamente con la Parola di Dio. Le entità evengeliche che pretendono l'autorità dei 12 e di Paolo rappresentano una grave minaccia per la chiesa evangelica, perché contribuiscono ad esporre le chiese locali all'influenza dell'autorità vaticana, eventualmente in seguito ad accordi ed intese ecumeniche, le quali hanno già in parte svenduto la spiritualità e la tradizione degli evangelici. Se ciò è vero non passarà molto tempo prima di ricevere visite pastorali del clero cattolico. I pastori evangelici consenzienti potrebbero in cambio prestar visita pastorale alle diocesi del Vaticano, e gli apostoli - se non il primate - degli evangelici (i pentecostali sono tra quelli ad alto rischio) verrebbero ricevuti da Sua Eccellenza a San Pietro: che bella carriera! Così gli affari aumenterebbero in attesa di svendere le chiese locali al Piccolo Corno: molti pastori hanno bisogno di studiare meglio il libro di Daniele e l'Apocalisse di Giovanni per capire i rischi e le tendenze della chiesa contemporanea, anziché dedicarsi anima e corpo a prodigi e grancasse. Se certi pastori hanno in mente il compromesso ecumenico a fini di potere, allora Dio sposterà i candelabri e li riaccenderà prima nelle case, poi nelle caverne e nelle catacombe, ma quel che accadrà a tali pastori e relativo gregge consenziente, soverchierà la loro fantasia.
Perciò, che piaccia o no all'autorità, una parola critica più diretta nei confronti del Rev. P., la cui utilità per i suoi colleghi è implicita, sarà lecità. Nell'attitudine del Rev. P. credo che la sincerità abbia fatto capolino: i suoi progetti di sistemazione della Chiesa mi sembrano costruiti con un entusiasmo tipico del genio giovanile, benché alcuni suoi discorsi sulla lealtà e la fedeltà ai capi mi siano sembrati faziosi, contorti ed arroganti. Forse egli avrà nel futuro provvidenziali occasioni e stimoli utili per la riflessione e la revisione di alcune parti del suo pensiero. Dopodiché forse avrà meno voglia di fare il capomastro, più modestia nel presentare la Parola ed una ritrovata collegialità che al momento gli manca, preso com'è nei paragoni con Mosè e Sua Maestà il Re Davide. Il tono nuovo, specialmente, potrà facilitare l'attitudine alla sottomissione e procurargli quell'autorità che ora (a lui ed ai suoi colleghi) gli è soverchia e nociva, cadendo loro addosso come la toga forense sulle spalle di un avvocato novizio. Proprio perché attribuisco all'energia della giovinezza il suo zelo tempestoso e talvolta affrettato, (a differenza di altri reverendi più torbidi, silenziosi e diplomatici) mi ritrovo ad apprezzare parte dei suoi sermoni e del suo slancio, oltre che ad auspicare uno sviluppo positivo del suo ministerio. I miei auspici sono naturalmente un augurio facoltativo.
Voglia comprendere perciò il Rev. P. la mia chiarezza, in quanto non è lui che voglio colpire, piuttosto che esporre le mie riflessioni circa pericolose tendenze della dottrina e l'autorità evangelica contemporanea, traendo spunto dalle vicende ecclesiali. Egli ha affermato, con slancio sincero ed in maniera convincente, in occasione del leader's seminar del 23 Gennaio, ch'egli non ha l'animo alle cose proprie, ma a quelle di Cristo. Io voglio crederci e pregare perché il suo ministerio sia autentico ed efficace, nonostante io possa essergli sembrato rude ed ostile. L'autorità tenga d'occhio i cortigiani ruffiani e rifletta sulle parole di chi l'affronta con franchezza. Preveda che i critici siano più leali dei suoi cortigiani e che i suoi ruffiani cortigiani la svenderebbero al miglior offerente.
Leaders' Seminar (altra arringa)
... Voglio parlarvi di due caratteristiche importanti che ogni credente deve avere (soprattutto devono trovarsi nei leader). E queste sono: fedeltà e lealtà. E queste sono due cose molto importanti che la Scrittura richiede in chi serve Dio. Voglio però partire da un altro spunto in Romani capitolo 12... Leggiamo dal verso 9 in poi... Seguono riflessioni e meditazioni edificanti circa lo zelo. Si riprende il soggetto principale. Leggiamo Ebrei 3: 1-6. Questa scrittura parla di Gesù e di Mosè... Questa scrittura ci presenta la fedeltà di Gesù e di Mosè. Quando Dio deve fare una cosa importante e grande ha bisogno di una persona fedele... Se non c'è una persona fedele Dio non può operare... Dio ha bisogno della nostra fedeltà...
Dio non ha bisogno della nostra fedeltà, bensì noi stessi. Dio può operare anche senza di noi. Delle pietre Egli può farne figli d'Abramo, benché si compiaccia di fare dei suoi angeli venti e dei suoi ministri fiamme di fuoco. La divinità è perfetta e completa in Sé: desidera rigenerare l'uomo della sua medesima essenza e rinnovare la creazione, ma può fare a meno sia della Chiesa che d'Israele, sia di Mosé che di tutti i reverendi. Ciò che lega Dio alla Chiesa e ad Israele, all'uomo ed alla creazione, agli angeli e ai suoi ministri, è l'amore e non il bisogno. Noi non siamo indispensabili: Dio ci rende ontologicamente tali nella sua essenza, ma storicamente strumenti utili, nella misura della realizzazione dell'identificazione con lui in Gesù Cristo.
Fedeltà significa... Una persona fedele è una persona che mantiene un impegno che ha assunto. Un altro significato è che lui è fedele all'autorità che lo ha costituito. E poi un'altro significato è che è una persona fidata di cui ti puoi fidare. Un'altro significato è che è costante nell'adempimento dei doveri che gli sono stati affidati. Quando un pastore trova una persona fedele sa che può contare su quella persona, perché quella persona farà esattamente quello che gli viene detto. E quando le persone sono fedeli Dio le porterà avanti. Noi dobbiamo prendere un'impegno di essere persone fedeli. Ci sono persone che sono come le canne al vento: sono sempre instabili. Basta che viene una persona che fa un discorso che lui non ha mai sentito, lui subito è capace di mettersi contro quelli che già conosce. Quando una persona è instabile, tu vedi che non puoi avere fiducia su quella persona. E' necessario essere fedeli, perché se noi non siamo fedeli lasceremo a metà l'opera che Dio ci ha affidato.
In questa sezione c'è un esempio di medicina preventiva del Rev. P. La stessa prevenzione viene spesso usata anche dal Rev. G., ed entrambi sembrano conoscere i punti sensibili del gregge a cui s'indirizzano. Gli effetti della medicina preventiva, conforme alle sue finalità, sono stati infatti i seguenti. Per essere trovati fedeli molti hanno ritenuto necessario essere trovati dal pastore pronti a fare esattamente ciò ch'Egli dice. Per non essere instabili canne al vento a colui che trova è sembrato loro necessario rifiutare chi è venuto ed ha fatto discorsi che non erano mai stati sentiti, per non mettersi contro quelli che già conosce: il manager, i suoi direttori, ed i guardiani del gregge. Capirete così la logica del Rev. G., quando in seguito alle vicende di E.K. ed alle operazioni d'isolamento nei miei confronti, così si espresse: "Anche se John Master avesse ragione e gli S. torto, preferirei stare dalla parte degli S." La fedeltà a cui certi reverendi aspirano sembra consistere in una specie di patto massonico, il quale sancisce un sacro ed inalienabile legame di complicità e solidarietà tra i suoi contraenti. La fedeltà intesa in tal modo dovrà prima o poi negare ad altri ed alla Parola quel che si deve ai propri camerati, perciò, facilmente, il suo criterio non sarà più il Regno di Dio e la Giustizia, bensì il regno del gran maestro e dei suoi adepti. La medicina preventiva indica che coloro i quali sfuggono alla fedeltà di corporazione e che non prenderanno la medicina, verranno degradati (se avevano qualche patacca) ed estromessi dall'incarico (se ne avevano uno). La medicina l'hanno presa in tanti ed il lupo (o la volpe) non ha avuto nient'altro di nuovo da dire: in bocca al lupo! La fedeltà di Dio rende possibile portare a compimento il lavoro da lui affidato. Conclusione: se le chiese diventano massoniche forse è meglio la massoneria. Quando le chiese diventano massoniche, forse i suoi reverendi faranno i gran maestri, ma il suo candelabro verrà rimosso non appena il tempo della pazienza concesso sarà concluso.
Così tutte le persone non hanno gli stessi talenti... [Seguono edificanti riflessioni circa la fedeltà] ... La fedeltà è una caratteristica stessa di Dio... 1Cor. 4:2... Lui ricompensa la fedeltà con cui abbiamo ricoperto quell'ufficio. Così sia un apostolo che un diacono, se sono fedeli, riceveranno la stessa ricompensa.
Queste ultime affermazioni sembrano perfettamente in ordine, ma in realtà tradiscono una concezione ecclesiale che confonde gli uffici con i ministeri. Per questa stessa ragione il ministerio pastorale è diventato un ufficio di governo ed i vescovi gradualmente hanno dovuto fare le valigie per lasciare il posto al pastore, il quale oggi pretende di essere monarca (a tal riguardo rimando alle schede ecclesiologiche allegate). Augurio ai pastori aspiranti monarchi: acquisire l'ufficio di vescovo tra altri vescovi nella chiesa locale, per esercitare il ministerio pastorale, per pascere il gregge di Dio non per avidità di guadagno ma di buona volontà, e non come signoreggiando su coloro che vi sono affidati...
Noi non dobbiamo avere la corsa a diventare qualcuno importante. Noi dobbiamo invece diventare fedeli, perché quel che Dio ricompenserà non sarà la posizione ma la fedeltà. L'apostolo Paolo ha detto che quello che si richiede agli amministratori è che siano trovati fedeli e chi è fedele agli uomini di Dio è anche fedele a Dio...
DIRITTI
del
RE
figli
carri cavalieri
capitani campi
mietere
messe
fabbricare
armi
guerra
attrezzi
figlie
profumiere
cuoche
fornaie
oliveti
servi
decima
sementi
vigne
eunuchi
serve
giovani
asini
lavori
greggi
schiavi
Sapete qual'è la tentazione di certi amministratori? Impossessarsi di ciò che si amministra per conto del Padrone. Non è difficile esser certi nell'assicurarvi che la pastura per avidità di denaro e potere, signoreggiando il gregge, non otterrà la corona della gloria che non appassisce, (Ibid. 5:4) purché il premio non sia quello descritto nel vangelo di Matteo: "Ma, se quel malvagio servo dice in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e comincia a battere i suoi conservi, e a mangiare e bere con gli ubriaconi; il padrone di quel servo verrà nel giorno in cui meno se l'aspetta e nell'ora che e gli non sa; lo punirà duramente e gli riserverà la sorte degli ipocriti. Li sarà il pianto e lo stridor di denti." (24: 48-51) Si comincia coll'accreditarsi la funzione manageriale che spetta al Padrone nel nome degli interessi del Padrone. Si dice: Il Signore è il Signore della messe ed è lui che spinge gli operai nella sua messe, però gli operai li dobbiamo fare noi. Attenzione che fare gli operai non significhi battere i propri conservi! La vigna è del Padrone! I vignaiuoli contemporanei dovrebbero leggere con molta attenzione Mc. 12: 1-10: esaminate che i servi giunti alla vigna non siano mandati dal Padrone, e badate che la vigna non vada ad altri. Il servo del verso 2 venne battuto e rimandato a mani vuote. Sappiamo che quando il Padrone manda un servo e quel servo viene cacciato via, altri servi verranno. Sappiamo anche che per affermare il possesso della vigna, i vignaiuoli useranno sempre più le maniere pesanti. Sappiamo che si può arrivare ad uccidere per assicurarsi la vigna. Sappiamo che chi scaccia, percuoterebbe; chi percuote, ucciderebbe; chi uccide un servo, ucciderebbe perfino Gesù Cristo. Comunicazione di servizio ai servi che arrivano presso la vigna: sappiate che i vignaiuoli ormai abili nello scacciare potrebbero adottare misure più sbrigative. Sbrigate la vostra ambasciata con chiarezza ed alla svelta.
Se non siamo fedeli agli uomini che vediamo come possiamo essere fedeli a Dio che non vediamo?
Sono in programma, a M, per il 12 ed 13 Aprile (1996), delle serate evangelistiche con Rocco L, di Agapé - Ministries International. Rocco ha cercato di mettersi in contatto telefonico col Rev. G. per cinque volte: la segreteria ha risposto che il pastore non c'era. La brochure dal titolo Miracles are for Today è stata fatta recapitare al Rev. G. La domenica successiva il Rev. G. in chiusura del culto italiano (auspicando consensi con relativa e nota alzata di mano) ha ricordato alla chiesa ch'egli ama le pecore e non vuole che alcuna vada persa! Dopodiché ha informato la chiesa dell'arrivo di Rocco L, ritenendo che si tratta di un falso profeta e caricandolo di accuse provenute telefonicamente da qualcuno, il cui carattere pretestuoso è palese. Il Rev. P. ha dedicato ore ai miracoli e la chiesa era entusiasta. Lasciamo che Rocco L si esprima e poi vedremo quale è la sostanza del suo ministerio. Se la Parola caratterizzerà la sua visione egli ne avrà il vantaggio. Se invece i miracoli prenderanno il posto della Parola, egli ne avrà il danno. In occasione della prossima visita di Toronto Blessing il Rev. G. avrà modo di riprendersi da quest'ultima dichiarazione, motivata in realtà da ben altre e concrete ragioni. Il Rev. G. non può continuare ad usare questi metodi, in bilico tra diplomazia e franca soperchieria del pulpito. Quale brillante ed ennesimo esempio di giustizia e lealtà! Il tema del sermone aveva riguardato il perdono e la domenica precedente la pace. Una dichiarazione solenne era risuonata durante il culto: Siamo una chiesa che vuole essere fedele alla Parola! Il Rev. G. è ad un bivio e la diplomazia non basta più. La fedeltà agli uomini di cui parla il Rev. P. è quella che dicevamo prima a proposito degli adepti legati da un patto di parte, oppure è la fedeltà agli uomini che si vedono, subordinata alla fedeltà a Dio che non si vede? Voglia comprendere Rev. P. se capovolgo l'interrogativo: Se non siamo fedeli a Dio che non vediamo, come possiamo essere fedeli agli uomini che vediamo? La Parola rende Dio visibile alla fedeltà.
Direi che gli aspetti più rilevanti del nuovo pensiero pastorale sono evidenti. La narrazione delle circostanze rende più semplice l'individuazione e l'esposizione delle nuove tendenze ecclesiologiche in materia di governo della Chiesa. Riporto altre parti del testo in esame, senza alcun commento, per poi passare ai fatti del 14 Gennaio ed alle schede di approfondimento... [quì tralasciate].
In sostanza:
DIRITTI
dei
SUDDITI
1. regnerà su di voi
2. sarete suoi schiavi
3. griderete
4. l'Eterno
non vi
risponderà
La pesca riprende -
Andiamo a scoprire qualcosa in 2Tim. 2:1. Dove ci dobbiamo fortificare? Nella grazia che è in Cristo Gesù... E poi dice l'apostolo: "E le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci d'insegnarle anche ad altri." ... Saranno capaci... Le persone devono essere fedeli al presente. Se sono fedeli al presente diventeranno capaci nel futuro... Una persona fedele, anche se incapace, imparerà. Ma le persone che si sentono capaci non significa che diventeranno fedeli. Ci sono persone che hanno delle grandi capacità nella Chiesa, ma non sono fedeli. Nella nostra chiesa se una persona non è fedele non fa niente. Potrebbero avere la voce migliore nella chiesa ma non canteranno. Potrebbero essere delle persone migliori che suonano, ma non suoneranno. Possono essere le persone che sanno predicare o insegnare meglio degli altri, ma non lo faranno. Perché noi ci atteniamo a quel che la Scrittura dice. Paolo ha detto che bisogna affidarlo a uomini fedeli. Non sono io che posso fare le persone fedeli. Ognuno fa se stesso fedele... Come ti accorgi se una persona è fedele? ... Il problema è sempre lo stesso: le persone devono essere fedeli prima di essere capaci. Succede spesso che senza discernimento arriva qualcuno nella chiesa che ha un grande talento... Verso 3-6... I soldati devono imparare a soffrire... L'atleta deve essere temperato in ogni cosa... La principale caratteristica dell'agricoltore è la pazienza... Questa scrittura ci parla della lealtà. Una persona leale è una persona che è sincera e non inganna; è una persona che ha un'assoluta correttezza ed ha rispetto delle le regole. Una persona leale non crea dei raggiri; non prende in giro, ma è una persona che cammina in modo trasparente... Le persone che non sono leali cercano di agire nell'inganno. Loro dicono: "Non devi farlo sapere al pastore. Non è necessario che dici tutto. E così cercano di agire in modo che si cammina sempre nel sospetto. Non rispettano le regole che vengono date. Cercano d'ingannare. Così se ci sono delle cose che possono essere a loro svantaggio loro non lo dicono: dicono solo le cose che sono a loro vantaggio. Mentre una persona leale... mette tutte le cose che sa nelle mani delle autorità. E poi ha fiducia di quello che l'autorità decide. E questa è una cosa molto importante. Noi riceveremo il premio non solo se siamo stati fedeli, ma anche se siamo stati leali. Dobbiamo essere persone corrette che rispettiamo le regole. Se non abbiamo rispettato le regole non riceveremo premio... Nel mondo si dice che "Il fine giustifica i mezzi", ma con Dio non è così: il fine deve essere santo ed anche i mezzi devono essere santi... Quali sono le caratteristiche di un uomo fedele. La prima caratteristica di un uomo fedele è che è una persona che è ubbidiente alla volonta di Dio. 1Sam. 25 parla di Davide... Una persona fedele vuole sapere cosa c'è nel cuore di Dio... E una persona fedele è una persona che vuole avere lo stesso cuore del pastore per fare le cose che sono nel suo cuore. Così lui vuole conoscere il cuore del pastore per fare esattamente come è nel suo cuore... Fil. 2: 19-21. Ci sono pastori che quando hanno una chiesa di 2000 membri usano questo fatto per andare in un'altra chiesa... per uno stipendio più alto. Ma non andiamo così lontano: guardiamo noi. Noi potremmo usare quello che stiamo facendo per diventare famosi. Ma noi non dobbiamo usare le cose per noi stessi, ma per Cristo Gesù. La nostra vita deve servire per rendere Gesù Cristo famoso e non noi stessi... Timoteo aveva questo cuore: egli stava cercando le cose di Cristo Gesù. E chi cerca le cose di Cristo Gesù poi avrà successo. Le persone fedeli... non cercano il loro proprio interesse... Se Dio li ha chiamati ad aiutare un ministero, saranni fedeli alla chiamata di aiutare quel ministero. Come si potrebbe sentire un pastore se tutti i suoi collaboratori sono persone che stanno aspettando un'altro che li paga di più per lasciarlo? Queste non sono persone fedeli. Queste sono persone che amano i soldi. Ma Dio vuole persone fedeli... Voglio dire qualcosa del pastore M. e del pastore B... Loro sanno che Dio li ha chiamati ad aiutare me. Sia lui che l'altro pastore sono all'altezza di gestire una chiesa. Loro potrebbero essere tra i migliori pastori che ci sono in Italia. Però loro sono fedeli a quello che Dio ha detto loro di fare. Loro potrebbero benissimo aprirsi una chiesa e fare un'opera loro, però loro sanno che Dio li ha messi per aiutare me... Quando ci sono persone fedeli, l'opera è stabile... E se la base della chiesa è solida, Dio può costruire... Una persona fedele... vive per Dio e per il suo regno. Pv. 28: 20... Segue la trattazione del coraggio quale ulteriore caratteristica dell'uomo fedele: l'esempio di Daniele... La persona fedele non si difende... è serena... Num. 12: 1-15... E l'Eterno sentì. Sapete qual'era il problema di queste due persone? Loro non erano contenti della posizione che avevano. Loro volevano essere come Mosè. E la maggior parte delle persone che vanno in ribellione cominciano così: non si sentono contenti della posizione che hanno - vogliono un'altra posizione. Sapete Core perché si è ribellato. Core era un levita, però lui voleva essere un sacerdote. Non era contento della posizione che lui aveva. Non ringraziava Dio per la posizione che gli aveva data. Lui voleva diventare sacerdote e cominciò a ribellarsi, e Dio ha dovuto dimostrare chi era il sacerdote che aveva costituito. Ha dvuto dimostrare che era Aronne... E la terra si aprì e li inghiottì vivi. Sotto la terra c'è l'inferno, e Dio ha voluto dimostrare che il peccato della ribellione viene direttamente dall'inferno e porta all'inferno... Loro pensavano che Dio aveva fatto un grande acquisto avendo loro. Forse avranno pensato: "come avrebbe fatto Dio senza di noi." Al verso 3 si parla di Mosè... Sapete quando loro hanno parlato Mosè non era presente. Sapete questa è un'altra caratteristica dei ribelli: parlano sempre dietro, mai davanti, perché non sono leali - stanno tramando inganni - Amen? Ma Dio sentì. Allora Dio li ha convocati... Guardate come Dio è intervenuto. Dio ha detto: "La vostra posizione" - in altri termini - "non è come la posizione di Mosè... Io parlo a voi come a profeti, ma con Mosè..." Dio ha voluto dire: "Voi non siete fedeli come Lui. Per questo io scelto Lui. E voi avete un gran privilegio di poter aiutare a lui, ma invece di essere grati alla posizione che io vi ho dato, voi vi siete inorgogliti, siete ingrati, siete egoisti..." Così l'ira dell'Eterno si accese contro di loro. Poi egli se ne andò... perché Dio con i ribelli non parla molto. Ma vediamo cosa è successo dopo... La ribellione è un tipo di peccato che distrugge subito... Ora l'hanno capita la lezione. Come l'ha chiamato Aronne? "Signor mio!" ... Mosè non ha detto una parola finora: Dio ha parlato; loro hanno parlato... Dio difende le persone fedeli. Mosè era sereno. Le persone che ricevono autorità da Dio amano Dio e le persone che servono Dio. Voglio concludere con l'esempio di Elia ed Eliseo. L'idea è che c'è un capo carismatico nella chiesa. Beato chi si distingue tra tutti i discepoli studenti per divenire vero discepolo servizievole e sottomesso. Chi prenderà l'unzione del capo? Chi - più degli altri - ha detto sempre tutto al capo e ha sempre fatto tutto quel che diceva il capo.
Svelato il segreto:
Signor mio...
(Neocostantino)
Carro del capo
e Sua Cavalleria!
Lezioni d’ermeneutica in arrivo
Vi sono altre arringhe... collegate dai fatti ed all'incidente della domenica mattina del 14 Gennaio. Le prime risposte semi-ufficiali dell’episcopato monarchico sono in arrivo, grazie al fatto che la diplomazia del silenzio ha fatto fiasco e non certo per un improvviso desiderio di verifica scritturale. L’occasione è stata una predica domenicale del Rev. G. al suo gregge. L’impressione è che il calore e l’energia forniti siano stati quelli di una ennesima confidente ma disperata arringa nell’assenza pressoché totale del materiale di difesa. Vediamone le parti sostanziali. Nella versione italiana della presente news letter seguiremo la traduzione italiana del sermone in questione (in corsivo), fatta eccezione per i casi in cui è necessario prestare attenzione al testo originale in inglese. Facciamo una pausa con l'arringa del Rev. Rollepo.
Una cosa voglio dire prima d’iniziare questo studio questa sera: l’interpretazione della Scrittura non è facile come molti pensano... Segue l’invito a frequentare l’imminente corso d’ermeneutica... Durante la preghiera introduttiva il Rev. G. afferma: "Help us Lord to - always and at any cost - promote a spirit of unity..." - la traduzione simultanea ne allevia la pregnanza eliminando "at any cost".
Non si può promuovere l’unità a qualunque costo. Nella scheda allegata relativa al capitolo quattro di Luca si menzionano i limiti al costo dell’unità. L’unità a qualunque costo in seno al gregge secondo i gusti del pastorato monarchico passa in realtà attraverso la schiacciante prevalenza dell’opinione del senior pastor. I fatti indicano che non importa quanta verità viene sacrificata, purché si riconosca all’autorità il primato ed il monopolio dell’interpretazione autorevole della Scrittura.
Ciononostante il Rev. G. chiede nella preghiera la mente di Dio e lo Spirito Santo quale insegnante, affinchè sia Dio stesso ad amministrare la Sua Parola a ciascuno. Ciò implicherebbe il riconoscimento dell’autorità di Dio e della Scrittura, oltre alla necessità della partecipazione dei credenti al giudizio della predicazione ed all’interpretazione della Parola in generale. Tra le preghiere e i fatti, però, sembra ci passi una gran differenza, perché il Rev. G. pensa in realtà al senior pastor quale entità di mediazione tra Dio ed il gregge, in contrasto con la tradizione biblica degli evangelici.
Non è una sorpresa che esista il tentativo di ripristinare nella Chiesa la distinzione tra clero e laici, all’evidente scopo di attribuire ai pastori un carattere levitico ormai teologicamente superato, ma che permette ancora di fare buoni affari. A ciò si arriva per gradi e si parte usualmente proprio dalla confusione continua e premeditata tra vescovi e ministeri (apostoli e pastori in particolare) in modo che la chiesa smarrisca del tutto la nozione del carattere collegiale dell’autorità degli anziani nel N.T. e si arrenda all’idea di un re-pastore connotato allo stesso tempo quale primo vescovo, apostolo, dottore ed angelo guardiano e mediatore - “gate keeper”.
Il Signore ha messo dei sorveglianti sopra le chiese e questi sorveglianti sono generalmente chiamati pastori. Questi pastori sono stati posti nelle chiese per guidare le chiese, ma generalmente i pastori o leaders nelle chiese in cui sono stati posti da Dio, sono di solito persone dotate di un dono particolare - trad. di "gifted people." Essi hanno diversi ministeri che sono riconosciuti dal corpo locale presso cui servono. Alcuni pastori hanno una combinazione di doni. Sapete voi che l’apostolo Paolo non era soltanto un apostolo? Guardiamo 1Tim. 1:1-11... Vi dico quello che lui ha detto. Ha detto: prima sono un predicatore, un apostolo ed un insegnante. Questi tre ministeri sono diversi l’uno dall’altro. Essi sono presi dai cinque ministeri che sono dati al corpo di Cristo. Gli uomini e le donne con questi particolari ministeri sono loro stessi, con questi doni che hanno, un dono alla Chiesa e sono lì per il beneficio della Chiesa. E questi sono: i pastori, insegnanti, apostoli, profeti ed evangelisti - comunemente noti come i cinque ministeri della Chiesa."
Per capire l’incongruenza di una simile spiegazione si deve osservare che il pastore viene presentato allo stesso tempo come ufficio di governo - "sono stati posti nelle chiese per guidare..." - e ministerio (tra i cinque) dell’ufficio. Per la Scrittura invece il vescovo riveste collegialmente l’ufficio di governo. Il pastorato quale ministerio è la qualità essenziale del vescovo ma non s’identifica col suo ufficio: è necessario che il vescovo pasturi il gregge, ma non è detto che il pastore governi. Dei cinque ministeri è essenziale che il vescovo abbia il pastorato, ed implicitamente che sappia anche evangelizzare. Se il vescovo però è dotato di altri ministeri tra i restanti, ciò non significa che sia più vescovo dei suoi compagni, in quanto si distingue soltanto nel ministerio e non per un superiore ufficio. Ai pastori monarchi invece la confusione tra uffici e ministeri è utile, perché favorisce il proprio dispotismo.
... il pastore - il leader - può ministrare da solo - individualmente - o si può trovare tra un gruppo di pastori, però con un solo che è a capo. Infatti in molte chiese troverete un gruppo di leaders che guidano la Chiesa, però c’è sempre il pastore principale - trad. di "senior pastor". Troviamo nella Scrittura che spesso il pastore - trad. di "leader of the church" - viene chiamato e indirizzato...
Segue l’esempio del libro dell’Apocalisse dove il Rev. G. ritiene di poter identificare l’angelo destinatario delle chiese con il senior pastor. L’angelo-pastore viene presentato dal Rev. G. quale mediatore tra Dio, che gli indirizza il messaggio, e la chiesa locale a cui il messaggio viene comunicato.
Le persone vengono lasciate con una scelta: ascoltare ed ubbidire Dio attraverso l’angelo della chiesa, oppure no. La mente di Dio e lo Spirito Santo quale insegnante? Evidente dunque il carattere retorico della preghiera a Dio perché sia egli stesso ad amministrare la Sua Parola a ciascuno. E’ falso congregazionalismo; stima simulata del sacerdozio universale per il tornaconto del senior pastor; ingannevole ostentazione di ortodossia per meglio confondere lo sprovveduto e malnutrito gregge. Segue l’avventurosa od eroica interpretazione di Atti 20:17.
Sembra - guardando soltanto a questo verso - che Paolo chiami un gruppo di anziani, ma non il Pastore. Da questo verso sembra che fossero gli anziani a guidare collettivamente la chiesa. Però quì quando l’apostolo Paolo chiamava gli anziani della chiesa, chiamava i leaders della chiesa, non una chiesa, ma i leaders di molte chiese. Questo diventa chiaro nel verso 28...
Il Rev. G. puntualizza il fatto che il termine chiesa sia singolare nel versetto. Non si tratta di un problema perché l’interazione tra le chiese locali corrisponde ad un oggettivo valore spirituale dei vescovi per la chiesa intera. Il messaggio rivolto ai vescovi di Efeso è rivolto infatti a tutti i vescovi di tutte le chiese e di ogni epoca.
Prima dice il gregge che Dio vi ha dato - quale chiesa singola - e poi dice la chiesa in generale... Facciamoci una domanda: “Perché Dio ha scelto dei leaders o dei sorveglianti su una chiesa? Perché non lasciare la gente che si guida da sola, oppure un gruppo di persone che si consiglia a vicenda? Ecco che vi do alcune ragioni. Prima di tutto Dio ha messo i sorveglianti in quella chiesa per guidare quella chiesa, o per portarla avanti - ing. to lead the church. Guardiamo nel libro degli Ebrei. Capitolo 13: 17...
Il Rev. G. sfugge all’evidenza di Atti 20, cercando di mutare il problema dell’identificazione degli anziani nella necessità del governo della chiesa, e facendo abilmente passare come scontato il pastorato monarchico sotto il naso degli ascoltatori.
Non vi sarebbe di alcun vantaggio perché se un pastore dovesse provare a guidare una congregazione ingovernabile ci saranno problemi in quel posto...
Vorrei far notare il commento della "Spirit Filled Life Bible" (la cui autorevolezza presso gli ambienti pentecostali è indiscussa) ad Ebrei 13: 17 e relative citazioni: “... church leaders are not autocratic chiefs who lord over the congregation, but are servants who exercise authority with concern and care (see Rom. 12:8; 1Thess. 5: 12, 13; 1Tim. 3: 5; 5: 17).” Chi sono i leaders di Ebrei 13: 17? Esaminate queste ultime citazioni alla luce di Atti 20: 17-38 e vedrete che si tratta proprio del collegio dei vescovi che il Rev. G. fatica a deglutire.
Perché Dio ha scelto dei leaders o dei sorveglianti su una chiesa? Perché non lasciare la gente che si guida da sola, oppure un gruppo di persone che si consiglia a vicenda?
La domanda è retorica, perchè è interessata non alla sostanza del testo biblico, bensì ad una soluzione che - comunque si rigiri il problema - lasci il senior pastor al posto di comando, facendo finta di aver valutato o rivalutato il corpo degli anziani della chiesa: così come accade per Atti 20, gli anziani ci sono o non ci sono a seconda del tocco della bacchetta magica del senior pastor.
Alla prossima puntata il rimanente dell'arringa correlato a questi ultimi pezzi di acciughe ed il relativo incidente all'arringa della Domenica mattina del 14 Gennaio.