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    Predefinito Repubblicani in GARFAGNANA e LUCCHESIA

    Articolo apparso questa settimana su Metropoli (primo network regionale toscano)
    Lucca – Modena: polemica a distanza tra Regione Toscana e Governo


    L’autostrada Lucca-Modena torna a far parlare di sé.
    Questa volta è una parte della minoranza (a a livello nazionale, ma maggioranza nel nostro Consiglio Regionale) a tirarla di nuovo in ballo. Fabio Roggiolani, Capogruppo della Partito dei Verdi in Consiglio a Firenze, riguardo al parere positivo circa l’autostrada in questione espresso dal Ministro dei Lavori Pubblici Lunardi al Convegno tenutosi la settimana scorsa a Riva del Garda, attacca: “Quello che conta per certi ingegneri è progettare le strade e non farle. Si cerca con queste dichiarazione, ha aggiunti Roggiolani, di manomettere in maniera stabile le parti più delicate del nostro ecosistema: la Lucca-Modena è stata esclusa per sempre dai programmi delle Regioni Toscana ed Emilia Romagna e dai Governi di sinistra perché annienterebbe l’economia di certi territori solo per servire da corridoio trasportistico.
    E’ evidente l’attacco non solo al nostro sistema paesistico, ma anche all’equilibrio del nostro sistema economico.”

    Per il Governo e la sua maggioranza abbiamo intervistato l’On Francesco Nucara sottosegretario al Ministero dell’Ambiente del Partito Repubblicano Italiano.

    On. Nucara, come giudica Lei quale Sottosegretario al Ministero dell'Ambiente, le affermazioni del Capogruppo in Consiglio Regionale dei Verdi?

    I progetti infrastrutturali per la Toscana meriterebbero di essere discussi in maniera costruttiva per arrivare a realizzare opere che sono necessarie allo sviluppo della regione. Oggi l’ Italia soffre di un grave deficit di infrastrutture anche nei confronti del resto d’ Europa e vive in uno stato di perenne congestione di tutte le arterie stradali con gravi rischi per l’ ambiente, per l’ incolumita’ dei cittadini e per l’ economia. Ma le grandi infrastrutture come la Lucca Modena devono partire nel rispetto rigoroso dei vincoli ambientali. La Toscana poi dispone di una rete viaria e ferroviaria, di serie C: la Lucca-Modena dovrebbe idealmente integrare i collegamenti autostradali della Toscana, grazie alla variante di Valico e alla realizzazione della Livorno-Civitavecchia. Naturalmente, da parte del ministero dell’ ambiente, si controllera’ che i tracciati di queste arterie siano studiati tutti per minimizzare l’ impatto sull’ ambiente e sul paesaggio straordinario della Toscana.

    Cosa intende fare il governo per ridurre l'impatto ambientale nell'eventualità si proceda a costruire l'autostrada Lucca - Modena?

    Il Ministero dovrà procedere alla valutazione di impatto ambientale ed il nuovo provvedimento di VIA, in fase di elaborazione, lascia intatte le competenze istruttorie ed inserisce, per la realizzazione delle opere lineari, e quindi anche per l’autostrada Lucca – Modena, così come per tutti gli altri interventi di carattere strategico, seri controlli.
    Il provvedimento dovrà inoltre essere approvato dal Cipe e se in quella sede dovesse emergere un dissenso sulla valutazione di impatto ambientale, la questione sarà rimessa al Consiglio dei Ministri per una valutazione finale.

    Secondo Lei, On Nucara, è vero che l'autostrada distruggerebbe le attività della Valle del Serchio o invece potrebbe essere un ulteriore incentivo per lo sviluppo delle zone interessate ?

    Qualsiasi arteria di grande comunicazione non potrà che portare sviluppo ed occupazione alle popolazioni interessate. E’ chiaro che tutte le attività della Valle del Serchio andranno salvaguardate nell’interesse degli imprenditori locali e della stessa regione e comunque ogni valutazione specifica andrà fatta nelle sedi competenti così come tutte le decisioni saranno demandate agli organi preposti.
    -----------------------------------------------------
    tratto dal sito:
    <a href="http://www.freeforumzone.com/viewmessaggi.asp?f=4769&idd=52">Giustizia e Liberta'</a>
    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/GINOPAOLISAPOREDIMARE.mid[/mid]


    ** Repubblicani in EMILIA e nella ROMAGNA (1)
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=1645
    Repubblicani in TOSCANA
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=2306
    Una informazione sui Repubblicani alla provincia di Napoli
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=103466
    Il Partito della Democrazia a Carrara
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=11856
    Repubblicani in UMBRIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=13513
    Coordinamento nazionale di repubblicani e liberali di centro sinistra, a Napoli
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=124808
    CALABRIA Repubblicana
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=25994
    ** Repubblicani in EMILIA e nella ROMAGNA (2)
    http://www.politicaonline.net/forum/...hreadid=123375
    Repubblicani in CAMPANIA
    http://www.politicaonline.net/forum/...&threadid=3776
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    I Repubblicani della Lombardia, prima e dopo il 43° congresso
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=15032
    Lettera aperta.........più che aperta al segretario politico della Lombardia
    http://www.politicaonline.net/forum/...threadid=22794
    Repubblicani in GARFAGNANA e LUCCHESIA
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  2. #2
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    Predefinito tratto da IL TIRRENO del 10 maggio 2002

    La Provincia presenta all'Apt tutti i finanziamenti al turismo

    VIAREGGIO.

    «Anche il nostro gruppo non ha approvato il documento del Sindaco sull'area Sec. Più che un documento di indirizzo è un vero e proprio regolamento dell'area che se applicato integralmente non può che ritorcersi contro gli operai». Così Silvano Pasquali, repubblicano spiega il voto contrario al documento sulla Sec. «A nostro giudizio non è possibile: «assicurare la continuità occupazionale delle maestranze interessate al fallimento Sec e garantire a tutti gli interessati opportunità di riconversione professionale qualora il piano industriale del soggetto interessato al subingresso nella concessione non contenga specifici ed impegnativi indirizzi su tali aspetti la prospettiva di utilizzazione dell'area non potrà essere considerata sufficientemente proficua». «Abbiamo più volte scritto come l'interesse obiettivo per Viareggio sia salvare la potenzialità produttiva del complesso aziendale inteso come unicità dell'area da adibire a diporto. La costruzione di barche da diporto, contrasta a nostro parere, con la riassunzione totale delle maestranze soprattutto perché sembra impossibile sistemare tutto il personale impiegatizio. E' chiaro che il sindacato non può che cercare di fare reintegrare tutti i lavoratori ma forse non valuta pienamente che questa ipotesi non appare praticabile pienamente».

  3. #3
    Virtus Fortunae Victrix
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    Venerdì 17 maggio ore 21

    presso la Sala Riunioni della Misericordia di Piano di Coreglia, via della Chiesa

    Assemblea Generale

    Sezione "G. Oberdan" Media Valle e Garfagnana

    ordine del giorno:

    - Discussione della situazione politica nazionale e locale
    - Elezione del Comitato Direttivo della Sezione
    - Elezione da parte del nuovo Comitato Direttivo del Segretario Politico
    - Elezione da parte del nuovo Comitato Direttivo del Segretario Amministrativo
    - Nomina dei nuovi componenti del "Nucleo Viabilità" e del "Nucleo Sanità"
    - Varie ed eventuali

    La Tua partecipazione è fondamentale per la riuscita di questo importante incontro.

    Interverranno:

    Angelo Reali, ex Vice Presidente Pri della Provincia di Lucca
    Fabrizio Balleri, ex Vice Sindaco Pri del Comune di Bagni di Lucca
    Francesco Trombella, Segretario Provinciale Pri
    Moscardini Mario, Consigliere Comunale Pri di Castelnuovo di Garfagnana




  4. #4
    Virtus Fortunae Victrix
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    Predefinito da "La Nazione" venerdì 24 maggio 2002

    Maglione, Pasquali,De Stefano: è polemica

    VIAREGGIO — Il «caso Sergiampietri» caratterizza il dibattito politico. Il capogruppo di Forza Italia Nanni Maglione parla di «maggiorenza poco democratica perchè non si può sostituire un presidente di commissione perchè scomodo». «L'amico Sergiampietri, ex socialista, avrà ora capito che panni veste questa sinistra. Ha tutta la mia solidarietà e quella di Forza Italia». Polemico anche Silvano Pasquali del gruppo del Pri. «Le giustificazioni addotte da De stefano appaiono pretestuose e ricattatorieoggi lo stesso De stefano è appagato avendo ottenuto (pare) la nomina a capogruppo della Margherita. I nostri auguri al nuovo presidente Bertoldi che riuscirà a gestire la commissione in modo encomiabile e porterà sicuramente delle proposte innovative. Però dobbiamo sottolineare la scarsa coerenza del Pdci che quando sedeva in consiglio Andrea Genovali presentò un emendamento che se accolto avrebbe precluso agli addetti ai lavori di far parte della commissione urbanistica».E replica anche Giuseppe De Stefano a nome della Margherita. «Comprendo ma non giustifico — spiega De Stefano — la difesa d'ufficio di Sergiampietri da parte di Antonio Cima del Ccd. La maggioranza ha sfiduciato Sergiampietri per i motivi elencati da Nicoletti (presidenza di parte e ostruzionismo verso la giunta) ai quali il sottoscritto ( che dell'elezione di Sergiampietri fu artefice) deve aggiungere l'aggravante che Vivere Viareggio e Sergiampietri hanno scelto di collocarsi verso il centro-destra dopo che aveva raccolto consensi sbandierando la centralità. Liberi di fare ciò che vogliono ma altrettanto logica la mia decisione di ritirare la fiducia».




  5. #5
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  6. #6
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    Predefinito Da "Il Tirreno" giovedì 6 giugno 2002

    Requiem per il «doppio funerale»

    Nuove regole per i cimiteri: libertà di scelta dell'impresa funebre
    Alle famiglie non si potrà più imporre neppure il marmista

    di Ilaria Bonuccelli

    VIAREGGIO. Fine del «caro estinto». Del «doppio funerale», delle sovrattasse. Del marmista imposto. A maggioranza - con il solo voto contrario di Alberto Benincasa - il consiglio comunale approva la modifica del regolamento di polizia mortuaria che ribadisce, anzi fissa con una norma precisa, un principio che dovrebbe essere assodato: la libertà di ogni famiglia di scegliere l'impresa di pompe funebri che vuole. Senza essere costretta a pagare il 30% di sovrattasse sul costo del loculo nel caso in cui compri la tomba nel cimitero della Misericordia (in condizioni pressoché di monopolio, dopo l'ampliamento autorizzato dal Comune) e si affidi a un'impresa di pompe funebri diversa da quella della Confraternita.
    «La scelta di un'impresa di pompe funebri diversa da quella di proprietà di un soggetto gestore del cimitero - recita la modifica al regolamento di polizia mortuaria - non può comportare per l'utenza un maggior onere economico rispetto al costo ordinario del loculo o del servizio funebre. È fatto obbligo a chiunque gestisca un cimitero di lasciare la libera scelta di fornitori di servizi funebri e cimiteriali di propria fiducia». Per il repubblicano Silvano Pasquali era ora che il Comune arrivasse a una norma del genere, dopo essere stato sollecitato (oltre un anno fa) dalla Feder.Co.F.It (la federazione del comparto funerario) a risolvere i problemi delle onoranze funebri. «L'accusa della Federazione - dice Pasquali - era che il Comune avrebbe favorito con il proprio silenzio la Misericordia che esercita, di fatto, un monopolio nel settore delle onoranze funebri e delle sepolture. Temo, però, che la nuova disposizione non troverà applicazione - salvo pronunciamento del Tar o dell'Authority sulla concorrenza - visto che quello della Misericordia è un cimitero privato con un proprio regolamento». Per Benincasa (Vivere Viareggio) il punto è proprio questo: il regolamento del Comune non vale in un cimitero privato, frutto di una «speculazione inaudita», già nomato da un proprio regolamento che «nega la sepoltura ad atei, non battezzati, divorziati o comunisti». Lo contraddice il sindaco, Marco Marcucci, ribadendo che ci sono regole di polizia mortuaria che sono valide anche in cimiteri in concessione o di proprietà privata. Fra queste c'è l'obbligo di separazione (come sottolinea anche l'assessore ai cimiteri, Fabrizio Manfredi) di separazione «fra la gestione dei loculi e le altre le altre attività. Certo la questione cimiteriale è complessa, anche perché le norme che regolano il camposanto della Misericordia risalgono a prima della legislazione repubblicana, ma stiamo mettendo mano alla revisione complessiva del regolamento di polizia mortuaria». Per Nino Sergiampietri (Vivere Viareggio) e Valerio Bertuccelli (An), però, la modifica appena approvata è pleonastica «visto che è ovvio che la gente è libera di scegliere l'impresa di pompe funebri che vuole. E se c'è bisogno di ribadire questo concetto in un regolamento, vuol dire che qualcosa non funziona nel settore cimiteriale. Un settore che produce grandi guadagni e che poco ha a che vedere con lo spirito e le attività del volontariato». Come dovrà imparare anche la Misericordia.

  7. #7
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    Sul libro “La Croce Verde di Lucca”, di Luca Ricci

    Ringrazio per l’onore che mi è stato fatto, invitandomi a presentare questo importante libro del dottor Luca Ricci. …Desidero, inoltre salutare gli illustri intervenuti a questo bel convegno, nonché tutti quei membri che quotidianamente operano in questa nobile istituzione con quello spirito filantropico del quale cercherò, adesso, di tratteggiare l’origine. Il termine Filantropia, cioè “amore per l’uomo”, risale forse al momento in cui l’individuo avverte il bisogno della solidarietà dei propri simili. Platone fu il primo ad usarlo… Il concetto fu ripreso dai Sofisti e da Aristotele, il quale parla diffusamente di amicizia, facendola rientrare nella virtù della Giustizia e intendendola nella sua forma più alta che esclude il tornaconto ed il piacere, basandosi unicamente sul bene dell’amico che deve essere perseguito come tale e non come bene proprio, a prescindere cioè dai vantaggi che se ne possono ricavare. Per gli Stoici, l’amicizia che stringe gli uomini fra loro poggia su un legame naturale che li unisce in un organismo in cui tutti operano per il bene comune. E se l’amore per tutta l’umanità deriva da quel vincolo naturale, è anche naturale, per Cicerone, la “reciproca solidarietà fra gli uomini, per cui un uomo non può risultare estraneo per un altro uomo, per il fatto stesso che è uomo”. Il Circolo degli Scipioni, che nel II secolo avanti Cristo era aperto alla filosofia socratico-platonica, anteponeva all’homo romanus (espressione usata con forte pregiudizio di razza e di casta), l’homo humanus per meglio sottolineare il valore infinito dell’anima umana. La parola d’ordine che compendiava questa sapienza era scelta nel termine latino humanitas,… mentre Seneca delucidava il significato di questa filosofia con la frase homo res sacra homini, l’uomo deve essere sacro all’uomo. Il concetto di Filantropia ripreso poi dalla filosofia rinascimentale, dal Positivismo e da tutte le filosofie moderne - indipendentemente dal fattore religioso - verrà ricondotto nei limiti puramente naturali e razionali delle origini, quando era sorto come motivo esclusivamente umano, poi sviluppatosi come concetto filosofico. Il filantropo finisce per definirsi, così, come colui che non vive solo per gli altri, dimentico di se stesso, né che viene in soccorso degli altri solo per compassione, ma si adopera invece per migliorare le condizioni di vita dei propri simili, mosso unicamente da quel senso di solidarietà che lega gli esseri umani tra di loro e che condividono la stessa sorte in quanto uomini, a prescindere da ogni motivo religioso.

    Quanto sopra, per cercare di introdurre il concetto principale del tema della nostra attualità, e quindi collegarci al periodo in cui fatta l’Italia – secondo le parole di Massimo D’Azeglio – “restavano ancora da fare gli italiani”. Oltre all’immane compito di formare una coscienza nazionale, vi erano allora i drammatici problemi del Pauperismo, dell’arretratezza della base produttiva, dell’analfabetismo. Inevitabilmente il nuovo stato si scontrava con la Chiesa, già ostile all’unificazione nazionale ed, a fatica, cercava di affermare la sua sovranità nel campo dell’istruzione ed avviare quella modernizzazione che richiedeva la diffusione di nozioni tecniche e scientifiche, insegnamento professionale, scuole d’arti e mestieri: tollerate allora dalla Chiesa solo nell’ottica di una concezione caritatevole ed assistenziale. La borghesia più aperta contribuiva promuovendo e organizzando le Società di mutuo Soccorso, le Cooperative di consumo, le Banche popolari e nel campo dell’istruzione, le Biblioteche popolari e itineranti, le Leghe per l’istruzione del popolo ed altre iniziative pedagogiche laiche che avrebbero contribuito alla riduzione del tasso di analfabetismo. Ancora nel 1882, la Civiltà cattolica, la rivista della Compagnia di Gesù, spiegava bene la sua ostilità alle varie iniziative educative per il popolo, sostenendo che la diffusione dell’insegnamento scientifico e del concetto del lavoro come mezzo di riscatto era nettamente da condannare poiché provocava “l’apostasia della Ragione dalla fede…. e della Scienza da Dio”. Concetto del lavoro come mezzo di riscatto: ci richiama a quell’etica che aveva trovato espressione letteraria nel “Self help” di Samuel Smiles, già introdotta in Italia dal 1865 e tradotta da Gustavo Strafforello col titolo “Chi si aiuta, dio l’aiuta, ovvero storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi in tutti i rami della umana attività” e sviluppata da altri, fra i quali Michele Lessona col suo “Volere è potere” (1869); vorrei sottolineare a tale proposito l’importanza che ebbero nella diffusione di questa etica laica “Il Pinocchio” di Collodi ed il “ Cuore” di De Amicis) -

    Il Risorgimento italiano fu anche un grande moto di risveglio morale e di esaltazione civile che impresse alla giovane democrazia italiana speciali tratti di umanesimo laico. “La storiografia dei dominatori – scrisse Arcangelo Ghisleri, una delle coscienze più nitide della democrazia di fine ‘800 – tacque, trascinò, forse anche soppresse destinando libri al macero,(…) ciò che poteva rivelare e rivalutare le classi dominate, le dottrine e le verità moleste ai dominatori”. Considerate minori, solo perché minoritarie…. e marginali solo perché emarginate, quelle correnti repubblicane, federaliste, autonomiste, socialiste umanitarie, libertarie, svolsero invece – a ben guardare – un ruolo di rilievo, dando segno di grande vitalità protrattasi nel tempo, che lasciò il segno nella cultura, nello spirito pubblico, nel giornalismo, nell’educazione delle future generazioni. Se si prescinde dal grande tema istituzionale della Repubblica (idea-forza comunque concretizzatasi nel 1946) che ebbe ancora in Mazzini il suo infiammato profeta,…. il primo decennio post-unitario fu un continuo fermento di istanze e rivendicazioni laiche, emancipatrici ed umanitarie: abolizione della pena di morte, liberazione degli israeliti dai ghetti, giurie popolari, riforme penitenziarie, limitazione degli orari di lavoro, garanzie igieniche e di sicurezza nelle fabbriche, legislazione sociale, ecc. Un’Italia dissidente, antagonista e contestatrice, - cioè, che interpretava stati diffusi delle masse - e che più che nei partiti (che ancora non esistevano) aveva le sue radici in una miriade di circoli e periodici sparsi in tutto il paese. La questione sociale imponeva sempre più la sua attualità con il dramma delle masse, con la fame e la pellagra, la disoccupazione, lo sfruttamento. A mio modo di vedere, …ingenerosi i giudizi su Mazzini tutto preso dal problema politico ed insensibile ai problemi del pauperismo: proprio da lui, in una visione armonica della dialettica sociale, partivano gli impulsi ad ampliare l’intervento con l’Associazionismo, con la cooperazione, con le Fratellanze Artigiane, col Mutuo soccorso, con la formula del “capitale lavoro nelle stesse mani”; il tutto avvolto in una concezione attivistica che confidava, religiosamente, nel progresso e che realisticamente sottolineava l’importanza della produzione, poiché “non si distribuisce se non si produce, e non si produce adeguatamente se non si sanno motivare i soggetti umani”. Anche se con fughe in avanti, incomprensioni, rotture a seguito di eventi traumatici come la Comune, con l’impazienza che porta al rifiuto della validità delle riforme, quindi con gli attacchi alla democrazia repubblicana e radicale, od al filantropismo borghese, … il socialismo nascente era intriso, comunque, di quell’ umanesimo che sovrastava ancora la tematica della lotta di classe. La solidarietà tra borghesia progressista e giovane movimento operaio, instauratasi nel primo decennio post-unitario, era destinata ad intaccarsi progressivamente sotto il peso di scissioni ideologiche, fra tendenze che miravano alla rivoluzione mondiale ……e riformismo che invece puntava sulla coesistenza fra stati, sulla cooperazione e sulla fratellanza umanitaria.Tuttavia resisteva ancora un collegamento tra progressisti borghesi e organizzazioni operaie che permetteva loro di ritrovarsi negli appuntamenti storici, come sul fronte anticlericale per le grandi manifestazioni bruniane del 1889, o sulla politica anticolonialista. Solo sul finire del secolo si manifestava appieno l’involuzione fatale, più che altro per la reazione ideologica e culturale verso il positivismo, quindi verso gli ideali umanitari, irrisi ancor più se vissuti, anziché storicamente, sentimentalmente o religiosamente; ….verso le riforme parziali o intermedie,….. o verso il garantismo giuridico. Cominciava l’esaltazione della mistica della forza, del fatto compiuto, finendo con l’apprezzare anche da parte di importanti pensatori poi divenuti campioni del liberalismo, quella parte del socialismo introdotto in Italia da Antonio Labriola, che invece si sarebbe dovuto rigettare: cioè, il violento, il sarcastico, l’avversione ai “sentimentalismi e alla fratellanza” o – come fu scritto - alle altre congeneri “insipidezze giusnaturalistiche”. Anche la lotta di classe andava bene a Benedetto Croce… (il quale si sarebbe poi emendato, negli anni Venti), il cui bersaglio principale era allora la “mentalità massonica” di quei tanti democratici che si basavano sullo spirito di fratellanza, sull’indignazione morale per l’ingiustizia, sul solidarismo, sul filantropismo. L’Italietta illuministica e umanitaria, positivista e riformatrice cedeva, svillaneggiata, sotto i colpi dell’irrazionalismo, dell’individualismo, del nazionalismo, mentre le due grandi idee che erano state due necessità reali dell’800 – l’indipendenza nazionale e l’emancipazione del proletariato – venivano stravolte e snaturate dagli artificiali miti della Nazione quale strumento per distruggere le nazioni e dall’ideologia di classe impiegata per sottomettere la classe. Mussolini, ancora socialista, tuonava dalla tribuna del congresso di Ancona del 1914 contro le parole umanità, equità, pietà, filantropia, dicendo che era ormai tempo di reagire a questa infiltrazione di umanitarismo nel socialismo. Esso era, per lui, solo un problema di classe, “anzi, il solo, l’unico problema di un’unica classe, la classe proletaria. Prendeva corpo, cioè, quel motto postumo del “fascismo, vergogna della borghesia e comunismo, tragedia del proletariato”. Tuttavia resisteva ancora – come dicevamo – un collegamento tra borghesi e movimenti operai, insieme a quello spirito filantropico… - che poi sta alla base della Croce Verde - … sostenuto finché fu possibile da un altro elemento che il nostro autore, Luca Ricci, non ha paura di citare. Mi riferisco a quel “convitato di pietra” rappresentato dalla Massoneria, sulla quale ritengo opportuno soffermarmi brevemente. Collante ideologico fra le classi, definita da Gramsci “l’unico vero partito della borghesia”, la Massoneria speculativa (termine che intende distinguere tra l’età delle gilde medievali e l’epoca moderna) era figlia dell’Età dei Lumi e fin dalle sue origini fu caratterizzata (secondo quanto ha scritto Carlo Francovich, storico non massone) da una corrente mistica ed una razionalista sostenitrice dell’uguaglianza di diritto fra gli uomini e… di conseguenza, animata da uno spirito di tolleranza religiosa sulla base di una morale “laica” che si manifestava nell’aiuto reciproco fra “fratelli” ed in varie attività filantropiche. A seguito delle varie vicende storiche, in Italia la Libera Muratoria rinacque – dopo l’esperienza napoleonica – alla fine del 1859, ed assunse ben presto, come in Francia, il ruolo di baluardo della sinistra democratica, da opporsi ai pericoli reazionari della monarchia ed agli attacchi clericali. Questa origine democratica e risorgimentale della Massoneria, dentro la quale trovavano accoglienza anche le minoranze religiose, quali protestanti ed ebrei, spiega il suo notevole ruolo nell’organizzazione del primo movimento operaio di stampo mazziniano e garibaldino: massoni, del resto, furono anarchici come Bakunin, Giuseppe Fanelli, Carlo Cafiero. Una corretta valutazioni storiografica della Massoneria venne impedita dalla polemica gesuita impostata dalla “Civiltà Cattolica” fino dal 1850 (anno in cui nacque la rivista). Polemisti e storici gesuiti ripresero vecchie tesi, riapplicandole al Risorgimento che venne considerato opera delle sétte deviate e della Massoneria, facendo di ogni erba un fascio fra la stessa, la carboneria, la Giovine Italia che avevano invece una precisa finalità politica e il cui anticlericalismo – o meglio anticurialismo – era provocato dall’inflessibile opposizione della chiesa all’indipendenza italiana. Studi successivi, più sereni e decantati, considerarono l’azione della massoneria in un contesto storico più vasto, sviscerando il problema con maggiore obiettività , e giungendo alla conclusione di assegnare alla Fratellanza una funzione se non di guida, certo di promozione verso forme di convivenza più aperte e democratiche. E’ indubbio, comunque, che nei paesi cattolici la Massoneria si impegnò nella lotta anticlericale, privilegiando l’aspetto associativo e riducendo quello simbolico ed esoterico, cercando di favorire il Positivismo e combattendo per lo stato laico in tutte le sue istituzioni, dalla scuola all’esercito. Il momento aureo della Massoneria italiana fu (negli anni successivi al 1887) sotto le maestranze di Adriano Lemmi (1885-1895) e di Ernesto Nathan (1896-1904). In quegli anni si contavano nelle sue fila intellettuali come Carducci, Ferdinando Martini, politici come Crispi, Andrea Costa, Malatesta, Mordini, Bignami…ed altri ancora. Sopravvive in essa, in quegli anni, il democraticismo risorgimentale - non solo nel crescente spirito sociale che spinge molti suoi esponenti ad organizzare le prime associazioni operaie (la Fratellanza Artigiana d’Italia nacque a Firenze nel 1861 per opera del massone Dolfi; a Lucca, … l’anno dopo. L’impronta massonica era evidente: dalla suprema carica elettiva, chiamata Gran maestro, dal simbolo contenuto nel distintivo della fratellanza di Lucca formato da quel triangolo caro ai liberi muratori, dentro il quale vi erano le tre parole, Umanità, Progresso, Patria; dai molti personaggi membri delle logge lucchesi, chiamati alle cariche direttive e che ritroveremo fra i soci della croce Verde e nelle altre associazioni laiche). - (il democraticismo risorgimentale era) anche nell’organizzazione di molte associazioni collaterali di sua ispirazione, come le Università popolari, le scuole serali per i lavoratori, le biblioteche circolanti e le opere assistenziali. Scriveva in quei tempi Nathan: “L’azione delle logge consiste nella mutua istruzione ed educazione per lo più estrinsecata nello studiare, determinare e proseguire l’opera collettiva per il bene altrui, nel fraterno aiuto a coloro i quali, per infermità, dolori, sventure economiche ed ingiustizie patite invocano tacitamente una giusta, santa solidarietà. Abbiamo una regola: io credo ottima: non pubblichiamo per le cantonate quel po’ di bene che arriviamo a fare e per due ragioni, l’una morale: il bene si deve fare per sé, senza speculare sulla ricompensa, come dobbiamo compiere il dovere senza sperare di ritrarre frutto usurario né ora né in paradiso; l’altra – diceva ancora Nathan - di opportunità, poiché un’iniziativa partita dalla massoneria, per preconcetti, prevaricazioni, inimicizie, sarebbe subito avversata…”

    A Torino, nel 1886, un gruppo di massoni fondava l’organizzazione degli Asili Notturni. A Milano, un medico e massone livornese, Gaetano Pini, che aveva combattuto con Garibaldi a Custoza nel 1866 e a Mentana nel 1867, già direttore della prestigiosa Enciclopedia Medica Italiana, riuscì a realizzare quella che egli definiva la sua triplice missione: la fondazione dell’istituto dei Rachitici (1875), trasformatosi poi da scuola-asilo in ospedale, la Società d’Igiene… e la società per la Cremazione. Nel 1872 si gettarono le basi per la nascita della società delle Scuole Professionali femminili, diretta da Laura Solera Mantegazza e finanziata da massoni. Negli anni successivi, in collaborazione coi gruppi democratici, nascevano i Ricreatòri laici, in contrapposizione agli Oratori cattolici,… il Soccorso fraterno per assicurare ai bisognosi i mezzi per difendersi dai rigori della stagione, …il Patronato degli adulti liberati dal carcere, per reinserire nella società gli ex-detenuti. Tali associazioni contribuirono con il loro esempio al fiorire sull’intero territorio di un articolato associazionismo laico, alla cui base stavano “uomini di buona volontà” che aiutarono la costruzione di un’Italia più moderna, laica e democratica; ma che, nello stesso tempo, innescarono uno spirito di emulazione e di benefica concorrenza con le analoghe istituzioni cattoliche, attivando così un circolo virtuoso del quale oggi siamo tutti fieri. Non meraviglia, quindi, ciò che scrive il dottor Ricci, sulla nascita a Lucca della Croce Verde. Innegabilmente nacque nel solco della cultura laica e fu permeata da idee massoniche. Ai suoi vertici, ma anche fra gli iscritti di base, furono uomini impegnati anche nella politica e nell’associazionismo operaio: massoni furono senz’altro Paolo Volpi, gli avvocati Gino Giorgi e Arnaldo Gemignani che nel 1897 veniva pubblicamente accreditato dal giornale L’Esare come maestro venerabile della Loggia Burlamacchi; … i medici Guarneri e Romagnoli, il prof. Bonardi. Lo furono Enrico Gambogi, che ricoprì anche la carica di presidente della Fratellanza Artigiana, forse l’orafo Farnesi e lo scultore Petroni. Verosimilmente, massone era Giorgio Di Ricco, che la Prefettura di Lucca, in una informativa per il Casellario Politico centrale, del 1933, descriveva come affiliato alla disciolta loggia lucchese Tito Strocchi. Come lo era l’altro medico, Frediano Francesconi, il quale si adoperò, unitamente a diversi religiosi lucchesi, per salvare quegli ebrei in fuga dalle persecuzioni razziali durante l’occupazione nazista. Don Tambellini, prete degli Oblati…… forse con una congiunzione di troppo…..disse di lui: “nonostante fosse massone, il dottor Francesconi era sempre stato benefico con tutti”.

    ………………………………CONCLUSIONI…………………………
    Non sospetto di partigianeria, uomo impegnato nel volontariato, nelle attività della Curia, moralmente strutturato, della scuola dell’indimenticabile prof. Papini, l’autore di questo libro del quale se ne sentiva il bisogno, ha avuto il coraggio di aprire ancora di più quegli scenari di ricerca, rimasti alquanto compressi nella nostra città. Lo ha fatto con una naturalezza che dimostra la sua tolleranza, l’ansia di comprendere le diversità, pur nella convinzione delle proprie idee, su alcune delle quali si può anche discutere. Oserei dire, che Luca Ricci prosegue quello spirito giovanneo, che dal Concilio vaticano secondo ha segnato, comunque, la Chiesa dei nostri tempi, che non può più essere quella ottocentesca dell’alleanza tra Trono e Altare.

    Particolarmente emblematica la frase apposta nella pagina iniziale del libro di Luca Ricci: quella di Giovanni Bovio: “Dove comincia la mutua assistenza comincia l’umanità, e l’uomo si sente membro di una famiglia universale”. Proprio questo personaggio, di fine ‘800, libero da tutti i condizionamenti spirituali e sociologici, disponibile per la liberazione di tutti gli oppressi, che andrebbe conosciuto meglio e fatto conoscere nelle nostre scuole, mazziniano, massone, filosofo, politico e letterato, vissuto in dignitosa modestia, poiché nella sua vita privata l’onestà faceva da fulcro…..incorrotto e incorruttibile…alla cui morte a malapena si trovarono i denari per il suo funerale…..del quale fu detto che “se non fosse stato un laico, si sarebbe potuto dire che fu un santo”, si presta bene a quell’opera di sintesi e di ricomposizione di tante incomprensioni, e non solo…incomprensioni, che hanno diviso le coscienze civili del nostro paese. Per Bovio, fu profonda la convinzione dell’idea di emulazione virtuosa fra tradizione cattolica e pensiero moderno, con il superamento definitivo della vecchia mitologia garibaldina, dell’antico misticismo anticlericale. Pur oratore ufficiale durante l’apposizione della statua di Giordano Bruno in Campo di Fiori, nel 1889, il suo laicismo ambiva ad elevarsi su posizioni più consapevoli, più misurate e diventava, in questa prospettiva, un’intuizione della coscienza e non più un’invettiva da comizio.

    Se è vero che il Bene appartiene a tutti…… e tutti, indipendentemente dal loro credo religioso,… hanno il dovere di perseguirlo - a conclusione - credo che il dott. Ricci potrebbe anche accettare di apporre - ormai idealmente –nel suo bel libro, l’altra frase di un apostolo laico, che del resto campeggia nel numero unico della croce Verde del 18 giugno 1922,… quella di Mazzini, nei Doveri dell’Uomo, che così recita: “Ognuno di noi deve vivere non per sé… ma per gli altri… e deve rendere se stesso e gli altri… migliori”.


    Roberto Pizzi

    15/12/01 (Sala dell’Accademia lucchese di Scienze, Lettere ed Arti)
    -----------------------------------------------------------
    tratto dal sito:
    http://utenti.lycos.it/GOberdanPri/storialocale.html

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    Predefinito tratto da LA NAZIONE del 8 giugno 2002

    Sì al gemellaggio
    con Gerusalemme Est
    Il P.R.I.: atto illegittimo

    VIAREGGIO — Una maggioranza 'trasversale' ha approvato in consiglio comuale il gemellaggio del nostro Comune con il quartiere palestinese di Gerusalemme Est. Hanno votato a favore i consiglieri della maggioranza e alcuni esponenti di Forza Italia. Alcuni astenuti su entrambi i fronti, contrari i consiglieri di An, il Pri, Alberto Benincasa di Vv e Roberto Bucciarelli di Fi. Il voto favorevole scandalizza il consigliere repubblicano Silvano Pasquali: lo definisce «una vittoria dell'assessore Boncompagni» e comunque una delibera «partigiana e in palese contrasto con l'appello a tutta la Toscana per la pace in Medio Oriente contro tutte le violenze. Invece è quasi totalmente a favore della parte araba, e quindi non è certo un contributo alla pace. Oltretutto — aggiunge — è illegale perché rappresenta un'ingerenza palese negli affari interni di un altro Stato, in quanto si decide di proporre un patto di gemellaggio a chi rappresenta oggi a Gerusalemme Est la continuità con l'amministrazione politica precedente alla guerra del 1967». Pasquali si augura che intervenga la Prefettura per sancire l'illegittimità dell'atto deliberativo.

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    Da "Il Corriere di Lucca" venerdì 14 giugno


    Troppi Tir sul cavalcavia. Le proposte del Pri


    Borgo a Mozzano.-Il Partito Repubblicano chiede all'amministrazione comunale più attenzione alla viabilità nel quartiere Venezia e alla Provincia di Lucca un maggior riguardo per la strada ferrata. "A Borgo a Mozzano -si legge in una nota- il rumore causato dai camion che attraversano il cavalcavia del quartiere Venezia rende la vita difficile agli abitanti della zona. Il Pri da tempo si batte perchè la viabilità lungo le nostre strade venga ridotta potenziando i mezzi pubblici, in particolare quelli su rotaia. Più persone si affidano ai treni o agli autobus, meno macchine ci sono in giro per le nostre strade. Questo, di conseguenza, diminuirebbe l'inquinamento dell'aria e il numero di incidenti. Dei vantaggi beneficerebbero tutti". Nella nota il gruppo repubblicano evidenzia anche le condizioni della stazione di Borgo a Mozzano:"Una maggiore cura delle stazioni ferroviarie e un modo più semplice di reperire i biglietti del treno sarebbe già molto per indirizzare le persone a utilizzare i treni. A tale proposito il delegato nazionale del Pri Stefano Reali lancia un'idea:"Recentemente sono state dismesse le erogatrici automatiche di biglietti nelle stazioni perchè erano costantemente devastate da criminali in cerca dei soldi contenuti all'interno. Perchè non creiamo delle tessere ricaricabili da usare nelle biglietterie automatiche in questione tipo quelle che usiamo per i cellulari?"

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    Predefinito tratto da LA NAZIONE 15 giugno 2002

    VIAREGGIO

    Il centrosinistra ha veramente intenzione di lavorare per ottenere la casa da gioco in città o in Versilia? Silvano Pasquali del Pri evidentemente non si fida delle intese Ds-Confesercenti, e per mettere alla prova la maggioranza di Marco Marcucci ha preparato un ordine del giorno che obbliga la giunta comunale a rientrare nell'Anit, la storica Associazione per l'incremento turistico che da 20 anni e più raggruppa i comuni che aspirano ad essere sede di casinò.
    «Porterò alla riunione degli iscritti del Pri un ordine del giorno sulla casa da gioco — annuncia Pasquali — che invita l'amministrazione comunale a reiscriversi all'Anit. Viareggio non è più iscritta dal '97, quando la giunta Costa smise di pagare la quota annua. L'iscrizione è un passaggio che esprimerebbe la volontà politica vera di fare la casa da gioco a Viareggio: vedremo se la maggioranza, in consiglio comunale, sarà in grado di approvare quest'ordine del giorno». Pasquali chiede anche che l'amministrazione comunale si faccia promotrice dell'iscrizione all'Anit anche degli altri comuni versiliesi.
    E anche i Ds tornano sull'argomento dopo le intese già annunciate dalla Confesercenti: «La Confesercenti ha fatto bene a porre all'attenzione il tema della casa da gioco, perché permette a tutti di ragionare su questo argomento. Al momento non c'è la legge e la discussione rischia di essere virtuale. Ci vuole una legge che offra garanzie sulla trasparenza e la sicurezza: quando ci sarà, e darà queste garanzie, potremo ragionare dell'istituzione del casinò nella nostra realtà, consapevoli che esso potrà rappresentare solo una cosa in più in tema di attività turistica. Sarebbe un errore grave individuare nel casinò la ricetta per il rilancio del turismo in Versilia, attenuando magari l'impegno verso la qualificazione del territorio. La casa da gioco potrà anche essere utile a far emergere il fenomeno del gioco clandestino, e dare nuove risorse ai comuni. Ci sono però anche dei rischi: è necessario dunque che tutte le forze economiche e sociali ne discutano in modo laico e senza pregiudiziali». L'ordine del giorno di Pasquali sarà un'ottima occasione per far questo.


 

 
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