La prima volta che tentai il suicidio fù a 21 anni.
Un mix di farmaci e liquore, che stando a quello che disse il medico dell'ospedale, doveva ammazzare un elefante, ma non morii...
Tre giorni di coma fù il referto, un mese di intontimento e tutto passò.Avevo fallito.
Già da bambino i sintomi striscianti del mal di vivere si manifestavano con un propensione alla tristezza, alla malinconia COSMICA.
Ora ho 33 anni, sono un impiegato, la mattina alle 60 sorrido al mia barrista che mi prepara il cappuccino, poi sorrido ai mie colleghi di lavoro, la sera scrivo o la passò davanti alla tv.Sono solo.Ma quello che è peggio è che nel petto cresce il mio male.
Una tristezza senza fine, un non senso, una malinconia infinita.
Ho provato con l'analisi.Nulla.
Sono stato in un convento benedettino.Nulla.
I miei genitori dicono che sono une egoista, che non vuole sposarsi
e vuole crogiolarsi con il suo male.
Ma cosa può dare un aspirante suicida ad una donna?
Avevo bisogno di questo sfogo.Volevo farvi capire che dietro un forumista si cela un essere umano, che forse spesso pensa di voler morire, che vive la sua sofferenza come un cancro che lo scava ogni giorno di più.
Non sò se un giorno guarirò oppure se sarò più preciso di quella mattina di 12 anni fà, così da farla finita.
Vorrei tanto essere felice, per un giorno, per tutta la vita, e sognare qualcosa di buono che illumini il mio cuore e poter contare i giorni con piacere.
Grazie di avermi ascoltato.
Antonio