Gianfranco Botto è nato nel 1963 a Torino; Roberta Bruno è nata nel 1966 a Torino. Vivono e lavorano a Torino.
Protagonista delle opere di Botto & Bruno è il concetto di marginalità, intesa come espressione di disagio giovanile e di degrado urbano e sociale. Le immagini che i due artisti realizzano con video e fotografie sono fondamentalmente anti-realistiche, ottenute dal montaggio di dettagli presi da scenari esistenti, ma modificati e falsificati. Un grande cielo rosso può così sovrastare un paesaggio di periferia urbana, dove personaggi che non mostrano il proprio volto si specchiano in pozze d’acqua che riflettono altre immagini in un continuo gioco di rimandi. Un universo realistico, ma nel contempo inesistente, talmente vero da risultare falso, familiare eppure completamente estraneo e straniante.
Botto e Bruno - "House where nobody lives", 2001 Biennale di Venezia
Poi sono venuti apparendo personaggi solitari, un inizio possibile di storie di ordinaria condizione umana (infatti si sono aggiunti diaproiezioni, corti video, storyboard filmici con sottofondi di musica). Ma Botto e Bruno non sono interessati a narrazioni psicologiche o a denunce sociali. La loro è una visione esistenziale, una metafora del tempo. Dunque nessuna identificazione di ambienti: sottolineata dalla pratica dei wallpaper, gigantografie che rivestono intere pareti, quasi affreschi del contemporaneo (esempio cospicuo, l’installazione alle Corderie per la Biennale di Venezia 2001. In precedenza a Siena, Palazzo delle Papesse, Pisa, Fondazione Teseco, Quimper, Centro d’Arte Contemporanea, Roma, Palazzo delle Esposizioni).
Palazzo della Triennale Milano
Botto e Bruno - "Under My Red Sky II", 2001