L'agenzia federale per la protezione civile (Fema) ha il compito di
costruire vere e proprie cittadine prefabbricate entro il 2003.
Ufficialmente servono a dare rifugio a milioni di eventuali vittime
di attacchi nucleari o batteriologici. Ma vecchie direttive
presidenziali firmate da Reagan e nuove istituzioni create da George
W. Bush potrebbero autorizzare un cambio d'uso: campi di prigionia
RITT GOLDSTEIN
I difensori dei diritti civili hanno motivo di allarmarsi. Recenti
dichiarazioni del direttore dell'Ufficio per la sicurezza interna Tom Ridge
e di esponenti della Commissione per i diritti civili degli Stati uniti,
insieme a misure per la sicurezza nazionale che risalgono all'era Reagan,
potrebbero significare legge marziale e campi di internamento negli Stati
uniti. Le misure di sicurezza furono messe a punto nel periodo in cui Reagan
stava valutando l'invasione del Nicaragua e consistevano in una serie di
decreti
presidenziali che fornivano all'Agenzia federale per la gestione delle
emergenze (Fema, Federal Emergency Management Agency) nuovi,ampi poteri in
caso di "crisi" quali "dissenso interno violento e diffuso o opposizione
nazionale contro un'invasione militare degli Usa all'estero". A questo
proposito la prevista invasione dell'Iraq
suscita parecchie preoccupazioni. La Fema, conosciuta per il suo ruolo di
protezione civile, è anche l'agenzia incaricata di gestire il dissenso
interno. Dal 1982 al 1984
Oliver North assistette la Fema nella creazione di piani per la sicurezza
interna. I dettagli di questi piani, che facevano parte di un più ampio
piano nazionale, emersero durante lo scandalo Iran- Contra nel 1987. Tra
questi vi era un pacchetto di decreti
presidenziali che prevedevano la sospensione della
Costituzione,l'imposizione della legge marziale e la creazione di campi di
internamento. In caso di crisi, le redini del governo sarebbero dovute
andare al Presidente e alla Fema.
Il 20 luglio la Detroit Free Press ha pubblicato un articolo intitolato "Gli
arabi negli Usa potrebbero essere detenuti". L'articolo era paradossalmente
riassunto così: "Un esponente della Commissione diritti civili prevede la
detenzione", e faceva
riferimento a un membro della Us civil rights commission che prevedeva la
possibilità di campi di internamento per arabo-americani. La Fema si
esercita per una simile evenienza. Un articolo apparso sul Miami Herald il 5
luglio riferiva che John
Brinkerhoff, ex vice del direttore della Fema Louis Giuffrida, ha gestito la
parte del piano riguardante la legge marziale. In base a un promemoria di
Brinkerhoff che il Miami Herald ha ottenuto, il piano era definito simile a
un altro progetto che Giuffrida aveva precedentemente sviluppato per
combattere "una sollevazione nazionale
da parte di militanti neri". Il piano di Giuffrida prevedeva la detenzione
"di almeno 21 milioni di negri americani" in "centri di raccolta o campi di
dislocamento". Giuffrida aveva già lavorato con Reagan quando quest'ultimo
era governatore della California.
All'epoca aveva creato molti altri piani di potenziali leggi marziali, tutti
miranti a legittimare "l'arresto e la detenzione di attivisti contrari alla
guerra del Vietnam e di altri dissidenti politici".
Oggi l'ex vice di Giuffrida lavora per l'influente Anser Institute for
Homeland Security. Dopo la richiesta di consentire l'impiego sulle strade
americane di truppe dell'esercito, avanzata a gennaio dal Pentagono,
l'Istituto ha pubblicato un articolo di Brinkerhoff
che sosteneva la legalità di questa pratica. Secondo Brinkerhoff il Posse
Comitatus Act del 1878 - che, come viene riconosciuto da tempo, proibisce
questo tipo di impiego dell'esercito - sarebbe stato semplicemente
interpretato in modo equivoco e male applicato. Tali argomentazioni sono già
stupefacenti, ma la prefazione all'articolo
di Brinkerhoff rivelava anche che il piano nazionale a cui egli aveva
lavorato sotto la guida di Giuffrida era stato "approvato da Reagan",e che
erano state prese "misure atte a implementarlo". Lo scorso aprile, per
contribuire alla sicurezza interna, è stato
creato il Comando settentrionale dell'esercito Usa. Secondo una notizia
Reuters di quei giorni, "si prevede che il Comando svolgerà un ruolo di
sostegno alle autorità locali". Il direttore dell'Ufficio per la sicurezza
interna Tom Ridge ha appena auspicato una revisione della legge Usa
sull'impiego dell'esercito per mansioni di ordine
pubblico. Nel 1990 il saggio "The Rise of the National Security State" di
Diana
Reynolds fu presentato dallo stimato centro studi liberal Political Research
Associates. Secondo questo saggio, le iniziative di Reagan intendevano
"trasformare la pianificazione della protezione civile in una versione
militare/poliziesca polizia della società civile", un'accusa che risuona
particolarmente attuale.
Purtroppo i particolari del piano nazionale di Reagan restano oscuri. Ciò è
dovuto in parte al fatto che il presidente Bush ha preso l'insolita
iniziativa di sigillare le carte presidenziali di Reagan nel novembre
dell'anno scorso. Comunque, molte delle figure chiave dell'era Reagan fanno
parte dell'attuale amministrazione, compreso
John Poindexter, a cui più tardi fece capo Oliver North. Nel 1984 la Fema
organizzò un'esercitazione nazionale con il Dipartimento della difesa
chiamata Rex-84, per prepararsi all'arresto e alla detenzione di stranieri e
radicals. I prigionieri dovevano
essere custoditi in campi di internamento situati in zone rurali. Scopo
dell'esercitazione era testare le capacità militari in previsione di
"disordini civili e dimostrazioni imponenti", sottolineando la
trasformazione della protezione civile in controllo civile.
In base alla rinata "Strategia nazionale per la sicurezza interna" del
presidente Bush, la Fema sarebbe posta sotto l'Ufficio per la sicurezza
interna. Sia l'Ufficio per la sicurezza interna che il Dipartimento della
difesa hanno in programma la partecipazione all'"addestramento sulla
sicurezza interna riguardante la protezione
civile e militare". E questo autorizza un paragone con Rex-84.Secondo il
Washington Post, tra le iniziative di Reagan vi era anche la creazione di un
"governo ombra" statunitense. L'amministrazione Bush ha giustificato il
governo ombra come una precauzione tesa a garantire la continuazione del
governo in caso di attacco
terroristico. Ma il giorno dopo questa rivelazione, il Post pubblicava un
titolo secondo cui il Congresso Usa non sarebbe stato a conoscenza
dell'esistenza del governo ombra. Comunque, la legge attuale prevede che sia
il presidente della Camera dei
Rappresentanti, seguito dal presidente del Senato, ad assumere la presidenza
qualora il presidente degli Stati uniti e il suo vicepresidente si trovino
nell'impossibilità di adempiere le loro funzioni istituzionali. Se la
Costituzione fosse stata sospesa, il
controllo del paese sarebbe passato al solo presidente e alla sola Fema,
mentre le disposizioni per la successione restano un mistero. Quando queste
iniziative furono intraprese dall'amministrazione Reagan, l'allora ministro
della giustizia William French Smith reagì in modo molto allarmato.
Nell'agosto 1984 Smith scrisse al consigliere per la sicurezza nazionale
Robert McFarlane: "Credo che il ruolo assegnato alla Federal Emergency
Management Agency nell'ultimo decreto presidenziale ecceda la funzione che
le è propria come agenzia di coordinamento per la protezione civile. Questo
ed
altri dipartimenti hanno ripetutamente sollevato gravi obiezioni politiche e
legali rispetto al ruolo di "zar dell'emergenza" attribuito alla Fema".
Smith lanciava anche l'allarme per la crescente tendenza a definire
"emergenze" situazioni gravi ma di routine, mettendo così in discussione i
poteri straordinari della Fema. Mettendo in guardia sul pericolo di un
abuso, Smith era particolarmente preoccupato per l'"estensione della
definizione di grave emergenza, fino a
comprendere emergenze di ordine pubblico interno di routine".
Alcune delle critiche al modo in cui l'amministrazione Bush ha reagito al
disastro dell'11 settembre riecheggiano l'ammonimento di Smith. Il 7 giugno
l'ex consulente presidenziale Usa John Dean ha lanciato anch'egli un
ammonimento contro il rischio che l'America scivoli verso la "dittatura
costituzionale" e la legge marziale.
Il 15 luglio, il conservatore NewsMax.com ha diffuso una notizia inquietante
secondo cui la Fema starebbe preparandosi a uno "sforzo eccezionale" per
costruire "città temporanee ed estendibili per ospitare milioni di persone".
NewsMax.com riferisce che, secondo la Fema, le città temporanee sarebbero
destinate alle persone in fuga da attacchi portati con armi di distruzione
di massa. Il resoconto aggiunge che "alla Fema è stata data una scadenza: le
città devono essere pronte per il gennaio 2003".