Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
    remedios
    Ospite

    Thumbs down intervista a prodi (dal corriere della sera)

    «La politica estera la farà il premier, non Bertinotti»
    «Resteremo in Afghanistan»
    «Mi ispirerò alla discontinuità, ma da quando Fini è alla Farnesina le
    cose sono migliorate»

    ROMA - Nel suo studio di Piazza Santi Apostoli il candidato premier Romano Prodi ostenta una assoluta tranquillità. L´ultimatum di Berlusconi che potrebbe anticipare le elezioni? «Non ci credo, e se poi accade meglio così». Il ritorno al proporzionale? «Se vinco io si torna al maggioritario».

    Ma poi non si può parlare agli italiani sempre e soltanto
    delle stesse beghe, esiste il mondo, esiste la necessità di avere una
    politica estera per difendere i nostri interessi e quelli della pace.
    Ecco, è di questo che Prodi vuole conversare. Viene spontaneo ricordargli
    che in politica estera tutti i governi italiani usano proclamare la
    «continuità». Se andrà a Palazzo Chigi, lui farà altrettanto?

    «No davvero, la mia sarà una discontinuità. La linea in cui mi riconosco è multilateralista e fortemente europea, dunque ben diversa da quella
    dell´attuale governo anche se da quando Fini è alla Farnesina le cose sono un po´ migliorate. Dico subito che non si tratta di essere filoamericano o
    antiamericano, questo è un dibattito totalmente inventato. La mia politica
    estera certamente sarebbe una politica estera prioritariamente europea ma
    questo non impedirebbe all´Italia di essere il miglior alleato degli Usa».

    Eppure sull´Iraq i problemi ci sono...
    «L´Iraq rappresenta un grande punto di dissenso ma non compromette
    l´insieme del rapporto con Washington. In tanti altri settori, come la lotta al terrorismo, si può e si deve lavorare con gli Stati Uniti e io l´ho fatto a lungo quando ero presidente della Commissione a Bruxelles.
    L´Iraq è stato semplicemente un colossale errore. Del resto da parte
    americana e inglese il problema oggi è come uscirne. Certo non era infondata l´analisi che facevamo alla vigilia della guerra: oggi più che mai si vede che lo strumento militare non risolve, che occorre una soluzione politica».

    A proposito di uscirne, se lei andrà al governo quando e come ne usciremo
    noi italiani?
    «Intanto diciamo che il ritiro lo ha già cominciato Berlusconi facendo
    rientrare una certa quantità di truppe combattenti, non di supporto
    logistico, e questo riduce fortemente la nostra capacità operativa. Per
    quanto mi riguarda un giorno dopo aver vinto le elezioni io fisserò un
    calendario preciso di ritiro militare, consultandomi sì con le varie parti
    in causa ma senza ripensamenti. Rimarrà invece un impegno per la
    ricostruzione e per gli aiuti. Anzi, con le risorse risparmiate questo
    impegno potrà essere più forte».

    Fausto Bertinotti la vede diversamente, lui vorrebbe il ritiro immediato
    dall´Iraq e anche dall´Afghanistan e dai Balcani. Come farete a governare
    insieme?
    «Questo è uno dei motivi per cui ho voluto le primarie. Il che non vuol
    dire che chi le vincerà potrà poi fare tutto da solo, ma le questioni
    fondamentali devono essere chiare sulla base del programma che è stato
    discusso e che ognuno avrà portato alle primarie. Del resto le visioni diverse non sono rare nelle coalizioni, anzi, si potrebbe dire che esistono sempre».

    Ma Rifondazione non ha mai lasciato intendere di essere disposta a
    cambiare idea...
    «Ho parlato molto con Bertinotti, con reciproco rispetto. Ma certo su temi
    di questo tipo le diversità esistono. Ritengo che la soluzione stia nelle
    regole democratiche: anche chi non è d´accordo è chiamato ad accettare il
    programma comune della coalizione. Noi andremo alle elezioni con una linea, non con più linee».

    Se capisco bene ci sarà il presidente del Consiglio e la politica estera sarà la sua. Giusto?
    «Esattamente, perché sarà la politica democraticamente decisa dall´Unione.
    E io credo che Bertinotti sia un democratico. Il che non esclude che il
    capo del governo tenga conto delle posizioni esistenti nella sua coalizione. Ma quando una linea diventa patrimonio comune, resta patrimonio comune».

    Dunque in Afghanistan e nei Balcani i militari italiani resteranno?
    «Certamente. Anche se, per quanto riguarda i Balcani, mi sembra ormai
    giunto il momento di una riflessione profonda a dieci anni dagli accordi
    di Dayton».

    Dietro la questione irachena c´è il problema irrisolto dell´uso legittimo
    della forza, e nel centrosinistra italiano non mancano riflessioni nuove.
    Lei cosa ne pensa?
    «Il punto di partenza deve essere l´articolo 11 della nostra Costituzione
    che rifiuta la guerra. Stabilito questo, però, occorre definire quali tipi di intervento armato possano essere considerati giustificati. Stiamo parlando di genocidio, guerra civile, aggressione a uno Stato sovrano, atti di terrorismo. In nessun modo l´uso della forza può essere giustificato per risolvere una controversia internazionale o determinare un cambio di regime in un altro Stato. In alcune circostanze, pensiamo al genocidio, può essere giusto anche l´intervento preventivo, e il metodo più ovvio è quello che fa dipendere la legittimità dall´approvazione dell´Onu. Soltanto per il Kosovo non è stato così, ma c´è stato il mandato della Nato. Certo, l´intervento in Iraq non rientra in queste categorie, e va considerato tanto ingiustificato quanto illegittimo. A differenza da quello in Afghanistan, anche se pure lì nel post-intervento la politica ha fallito».

    Quando si parla di esportazione della democrazia lei sottoscrive?
    «Beninteso, purché si tratti di una esportazione pacifica. Come potrei non
    essere a favore, del resto, sapendo bene che nessuno ha esportato tanta
    democrazia quanto l´Unione Europea. L´allargamento della Ue è stata
    l´esperienza più emozionante dei miei anni a Bruxelles. Certamente noi
    avevamo a che fare con Paesi che tutti più o meno avevano avuto una
    esperienza democratica, e la situazione è diversa nella grandissima parte
    del mondo arabo-islamico. La difficoltà è maggiore ma non può comunque
    appoggiarsi alla forza, occorre avviare un dialogo politico e soprattutto
    economico, e capire che fenomeni tanto profondi non possono che essere
    graduali. Ecco un terreno sul quale europei e americani possono e devono
    collaborare strettamente nell´interesse comune. Sottolineo collaborare,
    perché in non pochi casi, per esempio nel "Quartetto" per il Medio Oriente, finora ha suonato soltanto il primo violino. Anche per colpa della frantumazione europea, beninteso».

    Lei ha parlato spesso di «pari dignità» tra europei e americani. Cosa
    intende, nella realtà d´oggi?
    «È vero, non ho mai detto pari forza ma pari dignità sì. Oggi non posso
    nascondermi che una nostra capacità di partecipare in quanto europei a
    decisioni comuni con l´America è lontana nel tempo. Serve a questo punto una intelligente politica americana, perché il mondo sta cambiando e ridiventerà multipolare restituendo all´Europa un ruolo di primo piano.
    Questo la Cina lo ha già compreso. Con Bill Clinton ne ho parlato parecchie volte, lui aveva una visione positiva del futuro. Non solo, la sua amministrazione ci aiutò non poco al momento dell´introduzione dell´euro. Oggi le cose sono un po´ diverse, ma resta il fatto che all´America una Europa forte dovrebbe interessare più di una Europa
    soltanto economica, debole e frammentata».

    Parliamo appunto di Europa. Come si esce dalla crisi?
    «Le rispondo con qualche proposta: gruppo di saggi che prepari il rilancio
    sotto presidenza tedesca nel 2007; nuova conferenza intergovernativa che
    adotti le necessarie modifiche al testo della Costituzione bocciata in Francia e Olanda; nuovo referendum in contemporanea alle elezioni europee
    del 2009; utilizzare da subito lo strumento delle cooperazioni rafforzate,
    anche nel Consiglio di sicurezza dell´Onu, anche nel Fondo monetario,
    anche nella rappresentanza esterna dell´euro».

    Da capo del governo, cosa cambierebbe nella lotta al terrorismo?
    «Sulla difesa della sicurezza i metodi tradizionali sono comuni a tutti. Metterei
    l´accento sulla cooperazione tra i servizi d´informazione e sul controllo
    dei flussi finanziari: in entrambi questi campi si può fare di meglio.
    Esiste inoltre un Islam moderato con il quale occorre dialogare concretamente, e io riproporrei l´idea di una Banca del Mediterraneo. Più in generale, visto che la miseria aiuta il terrorismo, ho intenzione di creare una agenzia o un ministero per gli aiuti allo sviluppo. E per
    quanto riguarda la società italiana, gli islamici vanno trattati sulla base del rispetto della legge come tutti gli altri immigrati. Scuola parificata compresa, se ci sarà. In ogni caso ho intenzione di cambiare la legge Bossi-Fini, responsabilizzando gli enti locali e creando un percorso che deve poter portare alla cittadinanza».

    Qual è il principale rimprovero che rivolge al governo Berlusconi,
    l´errore che lei non ripeterebbe?
    «Con Berlusconi l´Italia ha perso il suo tradizionale equilibrio tra Usa e
    Europa. Oggi l´Italia è politicamente assente a Bruxelles. Io intendo
    riequilibrare la posizione italiana senza per questo rinunciare alla stretta alleanza con l´America e sperando che il grande coraggio mostrato da Sharon abbia seguiti tali da portare la pace tra israeliani e palestinesi. La politica estera non può essere fatta solo di rapporti personali, e per questo, se vinceremo le elezioni, nascerà un Consiglio per la sicurezza nazionale presso la Presidenza del Consiglio. Un po´ come in America, guarda caso».

    Franco Venturini
    06 ottobre 2005

  2. #2
    remedios
    Ospite

    Predefinito

    - Roma, 6 ott - ''Contro qualunque governo, anche presieduto da Prodi, che intendesse mantenere truppe italiane nei teatri di guerra, a partire dall'Afghanistan, organizzeremo un movimento di lotta: nessuno sconto all'eventuale governo di centrosinistra, ne' sulla guerra ne' su altri temi sociali''. Lo dichiara Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato ed esponente della Sinistra Critica, prendendo subito posizione contro l'intervista del leader dell'Unione al 'Corriere della Sera' nella quale Romano Prodi afferma che le nostre truppe andranno via dall'Iraq, ma resteranno in Afghanistan.
    "A mio avviso, la presenza di ministri di Rifondazione in un governo di guerra - dice Malabarba - è incompatibile con la nostra vocazione culturale e politica pacifista.
    "Afghanistan e Iraq, com'è noto, sono
    parte dello stesso intervento militare, anzi dalla Kabul sotto comando italiano si sta pianificando persino un attacco
    nucleare all'Iran. Il nostro compito, in ogni caso, sara' quello di organizzare l'opposizione contro ogni decisione
    filoimperialista in politica estera e liberista nelle politiche sociali''.
    ''Viste le ultime dichiarazioni e piu' in generale gli orientamenti programmatici di Prodi, Fassino e Rutelli - conclude Malabarba - credo che l'opposizione sarebbe a tutto campo''.

    www.sinistracritica.org

  3. #3
    Guido Keller
    Ospite

    Predefinito

    si.....
    lo schiacceremo sommergendolo di post-it.......
    coerenza vuole che si dovrebbe rompere una futura alleanza di governo....o no??

    altrimenti alla fine resteranno...solo chiacchiere....

    cmq io vedo delle grandi manovre di entrambi gli schieramenti per cercare in tutti i modi di.....perdere le elezioni.
    e la cosa è abbastanza preoccupante....

    che c'è dall'altra parte del muro??

  4. #4
    Hanno assassinato Calipari
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    In origine postato da Guido Keller
    si.....
    lo schiacceremo sommergendolo di post-it.......
    coerenza vuole che si dovrebbe rompere una futura alleanza di governo....o no??

    altrimenti alla fine resteranno...solo chiacchiere....

    cmq io vedo delle grandi manovre di entrambi gli schieramenti per cercare in tutti i modi di.....perdere le elezioni.
    e la cosa è abbastanza preoccupante....

    che c'è dall'altra parte del muro??
    Noi di sinistra ce ne fottiamo delle alleanze, quando queste vanno contro i nostri principi.

    Quindi per me il problema non si pone.

  5. #5
    Guido Keller
    Ospite

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    In origine postato da yurj
    Noi di sinistra ce ne fottiamo delle alleanze, quando queste vanno contro i nostri principi.

    Quindi per me il problema non si pone.
    ve ne fottete nel senso che qualunque cosa accada le allenze non si toccano?
    e già.....i principi della poltrona...

  6. #6
    Obama for president
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    se ci ritiriamo dal afghanistan e dal kossovo alle prossime elezioni faccio campagna per l'astensione

  7. #7
    Super Troll
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    In origine postato da benfy
    se ci ritiriamo dal afghanistan e dal kossovo alle prossime elezioni faccio campagna per l'astensione

    beh.. adesso fai campagna per il labour, direi che ci guadagnamo tutti.

  8. #8
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    In origine postato da benfy
    se ci ritiriamo dal afghanistan e dal kossovo alle prossime elezioni faccio campagna per l'astensione
    Sentirenno ancora i nostri attuali alleati coniugare il verbo che crearono tanti anni fa " to badogliate " . Mi vengono i brividi solo a pensarci ! Voi non avete vissuto quegli avvenimenti in prima persona , io sì.

    Per l'Irak si potrebbe trovare una soluzione intermedia che ci consenta di rispettare gli impegni cretinamente assunti purtroppo ma nello stesso tempo dia inizio ad un ritiro accettabile dagli " alleati " diciamo nel giro di un anno/ anno e mezzo.

    Ma vi immaginate come altrimenti bverremmo qualificati ?
    Certi comportamemti si pagano sulla propria pelle !

    Gia' quando venimmo via da Beirut gli uomoriosti descrissero
    la cosa come la piu' grande ritirata italiana dopo El Alamein !

    Sono tutti lì con la penna 4e la parola puntate sopra di noi !

    E poi dalla sinistra non aspettatevi gran che all'atto praticao pensate a quando pochissimi anni fa aggredimmo quella Serbia nostra tradizionale amica nei Balcani e che nulla ci aveva fatto da meritare quell'attacco ! E poi parlano di colpo di pugnale alla schiena nel 40 alla Francia !

  9. #9
    Comandante
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    Æmilia > Mvtina
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    kossovo
    Ti piacerebbe schifoso yankee, così i tuoi amici arbanesi potranno divertirsi ancor più massacrando le enclave serbe!

 

 

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