TEHERAN - Un risultato a sorpresa, non solo per il nome del nuovo presidente, ma per la portata della sua vittoria in termini numerici, che umilia lo sconfitto. Mahmoud Ahmadinejad, un ultraconservatore di 49 anni, ex membro dei Pasdaran (guardiani della rivoluzione) e oggi sindaco di Teheran, e' stato il piu' votato nel ballottaggio di ieri, ottenendo oltre il 60 per cento dei voti e sbaragliando l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, un esperto uomo politico di 70 anni, di cui 26 passati ai vertici della Repubblica islamica. ''Una nuova era politica si e' aperta nel Paese'', aveva detto ieri Ahmadinejad andando a votare. E i risultati gli danno ragione.
Secondo gli ultimi dati resi noti stamane dal ministero dell'Interno, che riguardano 24 milioni di voti scrutinati su un totale di 26 milioni espressi, Ahmadinejad guida con il 62,3 per cento, contro il 35,3 per cento di Rafsanjani. Una distanza che ormai non puo' piu' essere colmata.
Non sono bastate quindi le assicurazioni di Rafsanjani di volere continuare il corso delle riforme inaugurate dal presidente uscente, Mohammad Khatami, di volere procedere con le aperture economiche e con la distensione verso l'Occidente, compresi gli Stati Uniti, per fare dell'Iran un Paese moderno e sviluppato. Non e' bastato tutto questo, e non e' bastata nemmeno la paura delle idee fondamentaliste di Ahmadinejad, a convincere a dare il loro appoggio all'ex presidente pragmatico quelle classi medio-alte urbanizzate, quei giovani e quelle donne che avevano sostenuto in modo entusiastico Khatami.
Solo il 55 per cento degli aventi diritto, ha fatto sapere il ministero dell'Interno, si e' recato alle urne, addirittura l'8 per cento in meno del primo turno, che si era svolto il 17 giugno. Per non parlare dei dati sulla partecipazione per le due elezioni di Khatami: il 67 per cento nelle ultime elezioni nel 2001, e addirittura l'83 per cento quattro anni prima. A fare salire la partecipazione questa volta non e' bastato nemmeno prolungare di quattro le operazioni di voto nei seggi, che sono stati chiusi alle 23:00 ora locale (le 200 in Italia).
Ma tra questo 55 per cento che e' andato a votare ci sono le masse di poveri e i disoccupati che non hanno ancora visto i benefici della ricchezza che ha inondato il Paese negli ultimi anni con l'aumento dei prezzi petroliferi e gli ancor timidi tentativi di privatizzazione, e che hanno voluto punire in Rafsanjani quello che vedono come il simbolo dell'arricchimento di alcune classi, dell'affarismo e della corruzione.
Il ministero dell'Interno, vicino al presidente riformista uscente Khatami, ha denunciato irregolarita' e pressioni che sarebbero state esercitate nei seggi in favore di Ahmadinejad da parte dei Basiji, i volontari delle milizie islamiche che sono tra i pilastri del potere conservatore. Denunce analoghe a quelle fatte, senza esito, dopo il primo turno da uno dei candidati moderati esclusi dal ballottaggio, l'ex presidente del Parlamento Mehdi Karrubi.
Ma il Consiglio dei Guardiani, la corte costituzionale conservatrice che per legge ha l'autorita' di sovrintendere ad ogni consultazione, ha detto che si e' trattato di fatti irrilevanti. Un episodio clamoroso dello scontro tra i due poteri e' avvenuto in un seggio di Teheran, dove un ispettore del ministero dell'Interno e' stato fatto arrestare dai rappresentanti del Consiglio dei Guardiani, con i quali aveva avuto una disputa.
Gia' ieri sera la Guida suprema iraniana aveva vietato ogni festeggiamento nelle strade da parte dei sostenitori del candidato che sarebbe risultato vincitore, comportamenti, aveva sottolineato, che sarebbero stati ''contro l'interesse del Paese''.