Costituzione europea – No dall’Olanda
Gli exit poll del referendum danno il 63% dei votanti contrari alla ratifica del documento dell’Ue. Londra vorrebbe sospendere il giro di consultazioni elettorali
L’AJA (Olanda) - Gli olandesi hanno detto “no” alla Costituzione Ue in schiacciante maggioranza. Sulla base degli exit polls, il fronte contrario ammonta al 63%. La percentuale è dunque ancora più ampia rispetto alla Francia, dove i “no” nel referendum di domenica scorsa erano stati pari al 55%. In Olanda ha votato il 62% degli aventi diritto.
Il no dell’Olanda alla Costituzione rappresenta un altro violento schiaffo all’Unione europea. Ormai scontato - viste le premesse della vigilia - ma da non sottovalutare, tenendo anche conto che viene tre giorni dopo il verdetto emesso dagli elettori francesi e conferma l’esistenza di un pericoloso effetto domino. Su questo i responsabili delle istituzioni Ue sembrano essere d’accordo. Più difficile è individuare subito le iniziative da prendere, fermo restando che esiste un consenso ampio sul fatto che il processo di ratifica non può essere fermato, soprattutto perché ci sono delle regole da seguire e degli Stati ed elettori che hanno già deciso per l’adozione del testo, che meritano rispetto.
Il netto voto olandese ed i segnali che arrivano da altri Paesi che hanno scelto referendum per la convalida della Costituzione, confermano i rischi di un effetto domino. Perfino nel Lussemburgo, il prossimo Paese dove i cittadini il 10 luglio andranno alle urne, il no è un dato in ascesa. Ed in questo caso, vista la popolarità del primo ministro Jean Claude Juncker - il quale è anche presidente di turno dell’Ue - non può essere evocata una commistione di interessi tra chi vuole bocciare il trattato e chi intende soprattutto sfiduciare il governo.
In concreto solo dalla Gran Bretagna arrivano per ora segnali per cui la riflessione chiesta dal premier Tony Blair potrebbe sfociare nella richiesta di prendere atto della crescente opposizione e sospendere, intanto, le ratifiche. Da Praga, al contrario, il primo ministro ceco Jiri Paroubek annuncia che al vertice di Bruxelles chiederà di prolungare la scadenza fissata, per completare le ratifiche, per novembre del 2006.
1/6/2005