Cominciamo a dire queste cose e poi vediamo cosa succede.
Il testo che segue è stato redatto in occasione delle elezioni regionali.
la Componente di Autonomia del PRI dell’E.R. ha esaminato la situazione politica con riferimento alle prossime elezioni regionali. A tal proposito rileva:
- • Che nessuna delle forze in campo dimostra di comprendere la gravità della crisi che attraversa l’Italia. E’ recente un giudizio della Banca d’Italia - che si aggiunge a quello dei migliori economisti- che il problema dell’Italia è un problema di crescita e di competitività. Problema che, stanti le condizioni economiche internazionali, non può essere affrontato con tradizionali politiche congiunturali.
- • L’Italia deve puntare ad una crescita del Prodotto interno lordo del 3-3,5% all’anno e per fare ciò deve dotarsi di un progetto complessivo che deve coinvolgere Stato –Regioni- Parti Sociali- Cittadini.
- • Per raggiungere tale obiettivo di crescita - come indica uno studio della Banca d’Italia - occorre attuare un quadro di compatibilità che realizzi un aumento medio della produttività del 2-3%, dell’occupazione dell’1%, del salario reale dell’1,5-2,5%, dei prezzi dell’1,5-2%, prevedendo un aumento dei consumi privati del 3% a fronte di una riduzione di quelli pubblici del 3% e di un incremento degli investimenti pubblici e privati del 7-8% l’anno.
- • Condizione primaria per il perseguimento di tali obiettivi è la riduzione dell’incidenza della spesa corrente sul prodotto interno lordo di oltre il 6% in 5 anni, portandola al di sotto del 40% del PIL, senza intervenire sui trasferimenti alle famiglie e senza intaccare la spesa sociale.
- • In sostanza se si vuole ipotizzare una crescita del prodotto interno lordo del 3% nei prossimi 5 anni, le complessive spese di funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni dovrebbero ridursi in termini nominali di circa l’ 1,5% all’anno.
Mentre il centrosinistra si attarda a dissertare di abolizione della proprietà privata e di “tirannie” inesistenti, il centrodestra, con l’ultima legge finanziaria ha previsto, non una riduzione, bensì un aumento della spesa del 2%. Le Regioni, i Comuni e le Province hanno naturalmente contestato la riduzione dei trasferimenti e si preparano ad aumentare le imposte locali per compensare le riduzioni previste dal governo nazionale.
Questo è un gioco allo scarica barile sulla pelle delle imprese, dei giovani e dei cittadini che non può continuare.
OCCORRE INVERTIRE LA ROTTA
E necessaria una nuova iniziativa politica che, così come è avvenuto in Gran Bretagna negli anni ‘80 per fronteggiare il proprio declino, incida strutturalmente sulla spesa pubblica. E se non si vuole, come noi non vogliamo, intaccare la spesa sociale, occorre cominciare a tagliare gli Enti inutili, come le Province, ridurre il numero dei Comuni con azioni di accorpamento, ridurre le spese regionali, porre un limite all’imposizione locale sostitutiva di quella nazionale. Così come occorre liberalizzare i servizi pubblici e porre in concorrenza i servizi pubblici gestiti dagli apparati pubblici, con quelli gestiti, in concessione, da privati.
Nel quadro di tale complessivo progetto:
PER LA REGIONE EMILIA ROMAGNA PROPONIAMO 10 PUNTI CHE CI PAIONO DECISIVI PER AVVIARE IN CONCRETO, ANCHE A LIVELLO REGIONALE, POLITICHE CHE ATTIVINO UNA NUOVA CRESCITA COMPLESSIVA DELLA NAZIONE:
- 1. riduzione della spesa corrente della Regione dell’1,5% all’anno per 5 anni,
- 2. abolizione dell’IRAP sulle imprese,
- 3. riduzione delle altre imposte regionali e locali a partire da quella sulla benzina,
- 4. abolizione delle Province e realizzazione, nella Regione, di 3-4 aree metropolitane,di cui una in Romagna
- 5. aggregazione in Consorzi dei Comuni al disotto dei 20000 abitanti, riduzione del numero delle ASL
- 6. revisione della proposta di nuovo statuto regionale con l’eliminazione, in primo luogo, della norma che prevede un aumento del numero dei consiglieri regionali,
- 7. introduzione di norme che agevolino consorzi per servizi alle imprese, una maggiore flessibilità della mano d’opera, una crescita dell’occupazione giovanile, la liberalizzazione e l’utilizzo più marcato della concessione a privati per la gestione di servizi pubblici, la difesa dell’agricoltura tipica regionale
- 8. nuovi rapporti con le università per agevolare la ricerca applicata e la nascita di nuove imprese di elevato contenuto tecnologico,
- 9. completamento della rete infrastrutturale regionale a partire dall’E55, dal corridoio Adriatico, alla nuova via Emilia, alla statale 67 e al rilancio delle condizioni di sviluppo del Porto di Ravenna
- 10. Una nuova politica energetica che, a parità di impatto ambientale, incentivi l’utilizzo di energia a costi più contenuti, quale il nucleare
Trovi in giro qualcuno che sostenga con coerenza tali tesi che sono quelle di cui l'Italia abbisogna?