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    Thumbs up Il programma della Lega Nord per le europee 2004

    Ottimo programma!

    Contro il mondialismo!
    Contro l'immigrazione!
    Contro l'Europa dei tecnocrati!
    Contro il mandato di cattura europeo!
    Contro il pensiero omologante!
    A difesa delle identità,delle culture e delle tradizioni dei Popoli Padani ed Europei!
    A difesa della famiglia naturale!
    Per l'Europa dei Popoli!

    I PRINCIPI
    Da sempre la Lega Nord riconosce e promuove la realizzazione di un’Europa che sia
    una libera associazione dei popoli europei.
    L’Europa dei Popoli sovrani è l’Europa della valorizzazione dei territori, bacini
    irrinunciabili delle identità, delle culture, dei valori e delle tradizioni. È, quindi,
    l’Europa delle radici e della storia, fondata e composta dalle realtà e guidata dalla
    ragione dei popoli: un’Europa che possa contribuire a rendere i suoi soggetti difesi e
    sicuri da tutte quelle forme di aggressione che possano compromettere il loro
    benessere ed il loro divenire.
    La Lega Nord promuove quindi l’unico modello d’Europa che possa prevalere su di
    un’Europa figlia del progetto globale, teso all’imposizione del Pensiero unico,
    ideologia omologante dell’agire e del pensare quotidiano, che emargina le minoranze
    e punisce i dissenzienti. Il pensiero unico, finanziato e guidato dagli interessi
    mondialisti, è artificio virtuale che nega la storia poiché vuole strumentalmente
    rendere i popoli da sovrani a suoi sudditi.
    Il Popolo padano vuole piuttosto un’Europa fondata sui valori comuni, primo fra tutti
    il valore cristiano: proprio quando su scala globale si manifesta il terrorismo di
    matrice islamica, con tutta l’efferatezza che lo contraddistingue, è fondamentale
    rimarcare con forza l’identità europea, che si fonda su tale valore.
    L’Europa dei Popoli non è quindi un Super Stato neo-centralista guidato da tecnocrati
    politicamente irresponsabili del loro operato e che si propone come nuovo ordine di
    Stato costruito, machiavellicamente, in piena violazione dei principi fondamentali di
    democrazia, legalità e tutela delle minoranze. Il Popolo deve esprimere in piena
    coscienza la volontà del proprio destino: è inaccettabile che subisca scelte, come in
    passato è stata l’istituzione dell’Euro. E’ inaccettabile un’Europa che invece di essere
    sede di riflessione su come difendere i Popoli dagli attacchi esterni (quali ad esempio
    il terrorismo o le forme di commercio che portano al fallimento delle imprese locali)
    si concentri a costruire un apparato di regole penali e giurisdizionali tese ad annullare
    i principi della libertà di espressione e della determinazione da parte del popolo dei
    comportamenti che compromettono la salvaguardia del suo benessere sociale. Il
    mandato di arresto europeo ne è l’esempio più eclatante: un cittadino italiano
    potrebbe essere consegnato ad un altro Stato, ad esempio la Lituania, e lì processato,
    per un’opinione espressa in Italia che non configura ipotesi di reato per la legge
    italiana ma lo è per la legge dell’altro Stato, nell’esempio la Lituania. Un meccanismo
    teso alla repressione politica del diritto fondamentale di espressione delle proprie
    opinioni e dell’agire quotidiano contro chiunque si dovesse porre dissenziente al
    Pensiero Unico!
    I cittadini dei territori d’Europa devono all’opposto essere certi delle norme che
    scelgono di darsi per regolare il proprio ambito sociale e non temere imposizioni. È
    quindi necessario che trovino pieno riconoscimento ed attuazione il principio di
    sussidiarietà ed il principio del pluralismo territoriale. Il potere deve provenire dal
    basso, dal popolo, poiché tale è la garanzia che gli interessi soddisfatti siano quelli
    più vicini ai cittadini: è questa l’Europa delle Regioni, in cui le singole comunità
    territoriali avranno la possibilità di esprimere le proprie peculiarità, e così realizzare,
    attraverso lo scambio delle migliori risposte alle stesse esigenze , il soddisfacimento
    dei bisogni del territorio. È questa l’unica chiave per evitare che la politica venga
    schiacciata dall’economia dei poteri multinazionali.
    Per tali motivi la Lega Nord ritiene indispensabile che i Popoli conservino la
    capacità di esprimere ed ottenere il recesso dall’adesione all’Unione europea.
    Specularmente sarà fondamentale l’approvazione con referendum alla modifica del
    Trattato dell’Unione europea attualmente in vigore, che dovrà effettuarsi
    lasciando al popolo il tempo necessario per esaminare e valutare in piena
    coscienza il testo definitivo del nuovo trattato proposto, senza forzare e
    costringere i tempi nell’affannosa ricerca di un consenso dettato da
    bombardamenti mediatico-emotivi.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
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    PROGRAMMA PER LE ELEZIONI EUROPEE 2004
    I PRINCIPI PAG. 1
    L’EUROPA POLITICA: LE ISTITUZIONI PAG. 2
    QUALE GIUSTIZIA PER L’EUROPA PAG. 4
    L’EUROPA E LA POLITICA ESTERA PAG. 6
    _ LE POLITICHE DI SICUREZZA E DIFESA COMUNE PAG. 6
    _ NO ALL’ADESIONE DELLA TURCHIA ALL’UNIONE EUROPEA PAG. 8
    _ COOPERAZIONE CON I PAESI TERZI ED AIUTO UMANITARIO PAG. 10
    _ EURO, UNIONE DOGANALE E POLITICHE COMMERCIALI PAG. 11
    LE POLITICHE AGRICOLE PAG. 13
    _ GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI E LA
    DIFESA DELLE BIODIVERSITÀ PAG. 13
    _ LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI TIPICI LOCALI E LA
    TRACCIABILITÀ PAG. 14
    MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’AMBIENTE PER MIGLIORARE LA
    QUALITÀ DELLA VITA PAG. 17
    _ I CAMBIAMENTI CLIMATICI PAG. 18
    _ NATURA E BIODIVERSITÀ PAG. 18
    _ RISORSE NATURALI E RIFIUTI PAG. 19
    I TRASPORTI IN EUROPA PAG. 20
    LE POLITICHE DELL’OCCUPAZIONE PAG. 22
    ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE PAG. 23
    LA FAMIGLIA E GLI ANZIANI PAG. 24
    _ LA FAMIGLIA PAG. 24
    _ GLI ANZIANI PAG. 25
    LE CULTURE D’EUROPA PAG. 26
    1
    I PRINCIPI
    Da sempre la Lega Nord riconosce e promuove la realizzazione di un’Europa che sia
    una libera associazione dei popoli europei.
    L’Europa dei Popoli sovrani è l’Europa della valorizzazione dei territori, bacini
    irrinunciabili delle identità, delle culture, dei valori e delle tradizioni. È, quindi,
    l’Europa delle radici e della storia, fondata e composta dalle realtà e guidata dalla
    ragione dei popoli: un’Europa che possa contribuire a rendere i suoi soggetti difesi e
    sicuri da tutte quelle forme di aggressione che possano compromettere il loro
    benessere ed il loro divenire.
    La Lega Nord promuove quindi l’unico modello d’Europa che possa prevalere su di
    un’Europa figlia del progetto globale, teso all’imposizione del Pensiero unico,
    ideologia omologante dell’agire e del pensare quotidiano, che emargina le minoranze
    e punisce i dissenzienti. Il pensiero unico, finanziato e guidato dagli interessi
    mondialisti, è artificio virtuale che nega la storia poiché vuole strumentalmente
    rendere i popoli da sovrani a suoi sudditi.
    Il Popolo padano vuole piuttosto un’Europa fondata sui valori comuni, primo fra tutti
    il valore cristiano: proprio quando su scala globale si manifesta il terrorismo di
    matrice islamica, con tutta l’efferatezza che lo contraddistingue, è fondamentale
    rimarcare con forza l’identità europea, che si fonda su tale valore.
    L’Europa dei Popoli non è quindi un Super Stato neo-centralista guidato da tecnocrati
    politicamente irresponsabili del loro operato e che si propone come nuovo ordine di
    Stato costruito, machiavellicamente, in piena violazione dei principi fondamentali di
    democrazia, legalità e tutela delle minoranze. Il Popolo deve esprimere in piena
    coscienza la volontà del proprio destino: è inaccettabile che subisca scelte, come in
    passato è stata l’istituzione dell’Euro. E’ inaccettabile un’Europa che invece di essere
    sede di riflessione su come difendere i Popoli dagli attacchi esterni (quali ad esempio
    il terrorismo o le forme di commercio che portano al fallimento delle imprese locali)
    si concentri a costruire un apparato di regole penali e giurisdizionali tese ad annullare
    i principi della libertà di espressione e della determinazione da parte del popolo dei
    comportamenti che compromettono la salvaguardia del suo benessere sociale. Il
    mandato di arresto europeo ne è l’esempio più eclatante: un cittadino italiano
    potrebbe essere consegnato ad un altro Stato, ad esempio la Lituania, e lì processato,
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    per un’opinione espressa in Italia che non configura ipotesi di reato per la legge
    italiana ma lo è per la legge dell’altro Stato, nell’esempio la Lituania. Un meccanismo
    teso alla repressione politica del diritto fondamentale di espressione delle proprie
    opinioni e dell’agire quotidiano contro chiunque si dovesse porre dissenziente al
    Pensiero Unico!
    I cittadini dei territori d’Europa devono all’opposto essere certi delle norme che
    scelgono di darsi per regolare il proprio ambito sociale e non temere imposizioni. È
    quindi necessario che trovino pieno riconoscimento ed attuazione il principio di
    sussidiarietà ed il principio del pluralismo territoriale. Il potere deve provenire dal
    basso, dal popolo, poiché tale è la garanzia che gli interessi soddisfatti siano quelli
    più vicini ai cittadini: è questa l’Europa delle Regioni, in cui le singole comunità
    territoriali avranno la possibilità di esprimere le proprie peculiarità, e così realizzare,
    attraverso lo scambio delle migliori risposte alle stesse esigenze , il soddisfacimento
    dei bisogni del territorio. È questa l’unica chiave per evitare che la politica venga
    schiacciata dall’economia dei poteri multinazionali.
    Per tali motivi la Lega Nord ritiene indispensabile che i Popoli conservino la
    capacità di esprimere ed ottenere il recesso dall’adesione all’Unione europea.
    Specularmente sarà fondamentale l’approvazione con referendum alla modifica del
    Trattato dell’Unione europea attualmente in vigore, che dovrà effettuarsi
    lasciando al popolo il tempo necessario per esaminare e valutare in piena
    coscienza il testo definitivo del nuovo trattato proposto, senza forzare e
    costringere i tempi nell’affannosa ricerca di un consenso dettato da
    bombardamenti mediatico-emotivi.
    L’EUROPA POLITICA: LE ISTITUZIONI
    L’Europa deve ritornare alla politica, quindi ai popoli, e stravolgere la tendenza
    odierna che la vede soccombere alle esigenze dell’economia globale. L’Europa delle
    Regioni, fondata sul principio di sussidiarietà e guidata dalla proporzionalità delle
    sue azioni si deve fondare su di un patto libero tra i popoli d’Europa che, come tale,
    3
    non può che fondarsi sul consenso. La prevalenza del diritto dell’Unione europea sul
    diritto nazionale non deve costituire un mezzo per imporre ai popoli ciò che
    potrebbero impedire nei propri territori, attraverso l’utilizzo delle garanzie
    democratiche che si sono dati con la sottoscrizione del patto costituzionale. Risulta
    quindi evidente la necessità, con estrema forza difesa dalla Lega Nord, che il processo
    decisionale nell’Unione europea si basi sull’unanime volontà dei soggetti
    rappresentativi dei popoli d’Europa. È inaccettabile che l’Unione europea dei “pochi”
    possa decidere il futuro, non solo dell’attuale mezzo miliardo di individui ma anche di
    quello delle generazioni future, soprattutto su materie e politiche determinanti della
    struttura sociale e politica dei popoli, quali il settore della giustizia civile e penale,
    della sicurezza e della difesa, del commercio, dell’economia e dell’immigrazione!
    In ossequio a tali principi la Lega Nord promuove e si batte affinché nel Parlamento
    europeo, unica istituzione propriamente dell’Unione che sia democraticamente eletta,
    vengano riconosciute alle minoranze parlamentari i medesimi diritti e le medesime
    capacità di espressione dei gruppi di maggioranza; è chiaro che ogni limitazione,
    oggi vigente e non rimossa dal progetto di revisione del Trattato dell’Unione europea,
    non rispettando i principi più elementari di rappresentanza democratica, tende alla
    formazione di un Governo autarchico che sottace le minoranze! Quello che risulta
    essere una imposizione del pensiero unico!
    I cittadini delle regioni d’Europa necessitano all’opposto di una struttura istituzionale
    trasparente e chiara, in cui ogni azione possa essere compresa, giudicata, modificata o
    abrogata a loro giudizio; necessitano di una struttura in cui possano immediatamente
    ricondurre ad ogni azione il suo attore: chi fa che cosa e per chi in Europa? Chi ne è
    responsabile? Sino ad ora lo è stato una schiera di fantasmi per il popolo:
    principalmente, la Commissione europea e la Corte di giustizia. La Lega Nord ritiene
    pertanto indispensabile che un’Unione europea delle regioni si presenti con una
    struttura istituzionale semplice ed immediata, e non formata da tecnocrati anonimi,
    invisibili e non eletti, che difendono le proprie posizioni sull’assunto di una
    indipendenza interpretata unicamente in senso protezionista degli interessi globali e
    lobbistici; è chiaro infatti che chi non opera in nome e per conto dei popoli, non
    lavora per i popoli. La Lega Nord, che è la voce del popolo padano, afferma quindi
    irrevocabilmente la necessità che l’Unione europea sia formata da due commissari per
    Stato membro; che questi siano resi responsabili del proprio operato di fronte al
    4
    popolo; che i popoli possano chiederne ed ottenerne la rimozione qualora non
    ritengano che tali figure esercitino le proprie competenze nell’esclusivo loro
    interesse. La politica deve ritornare nelle mani del popolo; i parlamenti e le assemblee
    nazionali devono potere esercitare il controllo di rispetto pieno della sovranità
    nazionale da parte dell’Unione europea: dovranno quindi avere la possibilità di
    esercitare il controllo del rispetto del principio di sussidiarietà e di proporzionalità da
    parte dell’Unione europea ed opporre all’Unione l’adozione di tutti quegli atti
    legislativi e regolamentari che dovessero, anche solo incidentalmente, violare i
    principi ed i valori espressi nelle singole Carte Costituzionali.
    Senza queste garanzie minime, l’Unione europea non potrà considerarsi un apparato
    di diritto, costruita dai popoli e guidata dalla loro ragione. Senza tali garanzie minime,
    la Lega Nord, voce del Popolo padano, che è libero, dirà con forza NO all’Europa
    degli interessi.
    QUALE GIUSTIZIA PER L’EUROPA
    A partire dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 l’Unione europea ha impresso
    uno slancio al settore Giustizia e affari interni, con l’obiettivo di edificare uno spazio
    comune di sicurezza, Libertà e giustizia.
    I due percorsi che si sono seguiti a questo scopo sono quello dell’avvicinamento delle
    legislazioni degli Stati membri e quello del riconoscimento reciproco delle decisioni
    giudiziarie. Occorre interrogarsi sul limite al quale si potranno opportunamente
    spingere entrambi questi cammini. La Lega Nord ritiene necessario ed
    imprescindibile, nell’interesse dei popoli, che a tale processo si accompagni una
    attenta e continua verifica di reale corrispondenza di tali azioni al volere dei popoli.
    La Lega Nord ritiene necessaria e doverosa un’attenta riflessione, che tenga conto
    delle necessità di tutelare le diverse culture giuridiche e le tradizioni
    costituzionali; rifiuta e combatte, pertanto, la tensione alla creazione di un’uniformità
    dei sistemi giuridici, che comporterebbe l’annullamento del principio sotteso ad ogni
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    realtà confederale: il mantenimento di una pluralità di entità costituenti, con la propria
    identità storica, politica, culturale e giuridica.
    In questo peculiare momento storico, l’Unione dovrebbe concentrare le sue risorse
    nella difesa dei popoli dalle aggressioni esterne, in qualunque natura queste si
    dovessero presentare; la Lega afferma che l’Unione europea non trovi ragione
    d’essere nella riproposizione di un modello centralista, ma conservi un suo valore
    solo se, nel rispetto del principio di sussidiarietà, potrà affermarsi come sede di
    progettazione ed attuazione di quelle azioni e misure che apportino ai popoli quella
    maggiore sicurezza che altrimenti non potrebbe essere raggiunta a livello locale.
    È pertanto necessario che lo spazio giuridico europeo costruisca un apparato di
    garanzie e di diritto minimo, che rispetti e non pregiudichi la capacità dei popoli di
    determinare quali altri comportamenti ed azioni integrino il proprio concetto di
    ordine pubblico o sicurezza.
    La salvaguardia dei valori e delle libertà fondamentali, sanciti dalle carte
    costituzionali dei paesi membri, devono essere in ogni modo rispettate
    dall’Unione europea. Qualsiasi norma europea che direttamente o
    indirettamente violasse un pri ncipio od un valore costituzionale di uno Stato
    membro dovrà essere considerato nullo, poiché altrimenti si violerebbero i
    principi di sovranità popolare e di stato di diritto: ciò che comporterebbe
    inevitabilmente la caduta definitiva di ogni valore democratico.
    La Lega Nord ritiene pertanto indispensabile che l’Unione europea concentri le
    proprie azioni nei riguardi della lotta al terrorismo ed ai crimini internazionali, quali
    la lotta all’immigrazione illegale, la tratta degli esseri umani, il commercio di
    stupefacenti ed alla difesa dei confini nazionali dall’ingresso di produzioni
    contraffatte.
    Al contrario, la Lega Nord si oppone fermamente ad ogni iniziativa di natura
    legislativa volta ad introdurre norme che tendano a limitare le libertà fondame ntali dei
    cittadini. Ritiene quindi pregiudiziale ad ogni appartenenza dei popoli
    all’Unione europea che questa non pregiudichi la piena libertà di opinione ed
    espressione dei singoli e delle organizzazioni cui essi dovessero appartenere . Per
    tali motivi la Lega Nord è stata la voce del popolo che ha ovunque contrastato il
    mandato di arresto europeo ed il Procuratore europeo. Con il primo l’Unione europea
    avrebbe voluto istituire un meccanismo per cui un cittadino italiano potrebbe essere
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    consegnato ad un altro Stato, ad esempio la Lituania, e lì processato, per un fatto
    commesso in Italia che non è reato per la legge italiana ma lo è per la legge dell’altro
    Stato, nell’esempio la Lituania; il secondo, l’istituto del procuratore europeo,
    produrrebbe un’interferenza senza precedenti nei confronti dei sistemi giudiziari
    nazionali, in quanto le competenze dell’organo inquirente, indicate in modo
    assolutamente generico, potrebbero essere ampliate progressivamente e l’azione
    penale cesserebbe di essere una prerogativa degli Stati membri; ciò senza che il
    progetto indicasse a chi tale figura avrebbe dovuto rispondere del proprio operato,
    con la conseguenza che la posizione giuridica degli indagati cadesse nell’incertezza
    più assoluta.
    La Lega Nord vede nella proposta europea di tali istituti un evidente disegno di
    costruzione di un Super Stato europeo teso alla repressione di ogni azione volta alla
    difesa dei valori democratici.
    L’EUROPA E LA POLITICA ESTERA
    LE POLITICHE DI SICUREZZA E DIFESA COMUNE
    New York, 11 settembre 2001, una strage sconvolge il mondo intero, ma solo
    qualcuno si rende conto che è anche una dichiarazione di guerra; poi tocca a Istanbul
    e Mosca, ma soltanto l’11 marzo 2004 con la tragedia di Madrid, che ferisce al cuore
    l’Europa, anche chi aveva sottovalutato i tragici eventi capisce che il terrorismo è
    molto più che una minaccia. Si tratta di una guerra terribile perché il nemico da
    combattere non sta dall’altra parte di una trincea, o di una frontiera, con una sua
    divisa, ma è in mezzo a noi ed è invisibile: è la contrapposizione tra l’oscurantismofanatismo
    e i valori delle democrazie più evolute. I nemici sono volgari assassini che
    uccidono deliberatamente persone innocenti, senza nessuna giustificazione, né
    politica, né economica, né religiosa.
    Mai come in questo momento la cooperazione tra i Paesi d’Europa, ma non solo,
    anche tra Europa e Alleanza Atlantica e tutta la comunità internazionale, è
    7
    indispensabile: tutte le energie devono essere spese nella lotta al terrorismo che è
    soprattutto di matrice islamica.
    La lotta al terrorismo è strettamente correlata ai fenomeni dell’apertura delle
    frontiere, dell’incremento degli scambi e dell’immigrazione .
    Grazie alla non lungimiranza di politici falso-buonisti che hanno aperto le porte a
    centinaia di migliaia di extracomunitari è stato possibile per i terroristi islamici
    creare una rete invisibile o quasi di cellule incontrollabili pronte a portare morte e
    distruzione nei Paesi occidentali e non solo.
    Eppure la Commissione Europea si propone di uniformare a livello europeo
    l’apparato legislativo riguardante l’immigrazione, accompagnandolo con una
    legislazione « anti-razzista », sulla falsariga della Legge Mancino. A tal fine è stata
    messa in cantiere una serie di direttive che tendono sostanzialmente a consolidare ed
    imporre la creazione di una società multirazziale e multiculturale, attraverso una
    irrazionale apertura delle frontiere, prima che siano state predisposte le necessarie
    strutture di controllo rispetto all’immigrazione illegale. Agli Stati ed ai loro popoli è
    di fatto tolta la libertà di scegliere la propria composizione.
    La Lega Nord è contraria a questo genere di politica e di proposte. Ritiene necessario
    riprendere ed ampliare le indicazioni contenute dalla risoluzione de l Consiglio
    del 20 giugno 1994 sulle «limitazioni all’ammissione di cittadini extracomunitari
    per fini di occupazione»; documento che, tra l’altro, tenuto conto della
    disoccupazione europea, sancisce correttamente che il mercato del lavoro debba
    essere primariamente riservato ai cittadini dell’Unione.
    Al fine di attuare un’efficace azione di lotta al terrorismo è necessario sviluppare tutte
    le attività e misure per intervenire in aiuto dello stato membro colpito; si dovrà attuare
    un sistema congiunto di informazione sui movimenti dei cittadini non membri UE;
    anche ogni singolo cittadino europeo dovrà essere coinvolto e responsabilizzato, al
    fine di raccogliere il maggior numero di segnalazioni su immigrati e pacchi sospetti.
    La Lega Nord propone inoltre di attuare la possibilità di interrompere
    temporaneamente e in casi di particolare emergenza il Trattato di Schengen
    reintroducendo i controlli alle frontiere, analogamente a quanto disposto dal
    Portogallo in vista dell’imminente Campionato Europeo di calcio “Euro 2004”.
    8
    NO ALL’ADESIONE DELLA TURCHIA ALL’UNIONE EUROPEA
    Il Consiglio Europeo di Lussemburgo tenutosi nel dicembre 1997, aveva escluso la
    Turchia dal novero più ristretto degli Stati candidati all’adesione (Ungheria, Polonia,
    Estonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Cipro), affermando in ogni caso l’idoneità per
    una sua futura adesione insieme agli altri Stati richiedenti (Romania, Slovacchia,
    Lettonia, Lituania e Bulgaria).
    Questa esclusione era stata effettuata in base ai criteri economici e politici necessari
    per l’adesione all’UE, criteri fissati dal Vertice di Copenaghen del 1993. Subito dopo
    questa decisione, Ankara assunse un atteggiamento particolarmente negativo nei
    confronti di Bruxelles arrivando ad interrompere i contatti politici con l’Unione.
    Questa situazione è stata ribaltata dal vertice di Helsinki del dicembre 1999, dove è
    stata presa la decisione di includere ufficialmente la Turchia tra i paesi candidati.
    La Commissione Europea presieduta da Prodi ha invece espresso - fin dall’inizio
    della sua attività - la sua volontà di integrare la Turchia tra i Paesi candidati, seguendo
    molto probabilmente le pressioni di Washington e della NATO.
    Tale annessione violerebbe i criteri stabiliti dal vertice di Copenaghen, per potere
    aderire all’UE, che prevedono che tutti i paesi candidati debbano avere istituzioni
    stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, l’osservanza dei diritti
    dell’uomo, il rispetto e la protezione delle minoranze.
    Il caso del Kurdistan e dell’invasione di Cipro del Nord del 1974 bastano da soli ad
    allontanare la Turchia da questi parametri.
    Per quanto riguarda la “questione armena” la Turchia si rifiuta di ammettere le sue
    responsabilità storiche e minaccia quegli Stati che riconoscono il “genocidio
    armeno”. L’anno scorso dopo l’approvazione di una mozione da parte del Senato
    francese che riconosce tale genocidio, la Turchia ha iniziato a boicottare l’industria
    francese e sono stati cambiati i nomi di tutte le vie di Istanbul che possono ricordare
    un legame con la Francia (per es. Via Parigi o Via Bonaparte).
    Non va altresì dimenticato che il sistema politico turco è ancor oggi impostato sul
    potere di controllo dei militari riuniti nel “Consiglio Nazionale per la Sicurezza”,
    organo che prende le decisioni fondamentali della politica nazionale.
    La società turca nell’ultimo decennio ha vissuto un periodo di forte
    « reislamizzazione ». Tale sviluppo si è concretizzato nei successi elettorali del
    9
    partito islamista “Refah” di Erbakan e del partito ultra-nazionalista dei “Lupi Grigi”!
    (sostenitori della “Grande Turchia”, che va dall’Albania all’Asia centrale) il quale
    partecipava al precedente governo con diversi ministri.
    Le recentissime elezioni hanno confermato ed amplificato questa tendenza. Infatti il
    Partito islmista AKP (che non è altro che la ricostituzione del disciolto “Refah”) ha
    ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e si appresta a governare da solo.
    L’unione dell’identità etnica turca e dell’identità religiosa dà vita ad una miscela
    esplosiva “nazional-islamica”. Ricordiamo che la Turchia fa parte
    dell’Organizzazione della Conferenza Islamica, istituzione internazionale che
    raggruppa tutti i paesi musulmani del mondo (Albania compresa) ed è evidente che
    nessuno Stato europeo verrebbe accettato all’interno di questa istituzione.
    Ancora, i parametri di Copenaghen si prevede che i paesi candidati debbano avere
    quale requisito formale « un’economia di mercato funzionante, oltre alle capacità di
    far fronte alle pressioni competitive ed alle forze di mercato dell’Unione »; pur
    essendo una delle economie più avanzate della sua area medio-orientale, quella turca
    rimane un’economia molto lontana dagli “standard” europei, che già a stento
    vengono più o meno rispettati, da alcuni Stati membri, Italia in primis.
    La Turchia storicamente e culturalmente non è europea, essa è stata in Europa
    (occupazione militare ottomana dei Balcani fino all’assedio di Vienna) ma non è
    l’Europa.
    I popoli turchi discendono dai popoli nomadi delle steppe dell’Asia centrale, permeati
    da una cultura tribale particolarmente forte, che si riflette nell’esaltazione del “clan”
    (in turco uymaq) armato.
    Se dovesse diventare un Paese membro dell’UE, quasi 100 milioni di Turchi, in
    grandissima parte islamici, otterrebbero automaticamente la cittadinanza
    europea, eleggendo così un numero di deputati europei superiore a quello della
    Germania. Sarebbe opportuno invece considerare criteri storici, culturali e religiosi
    per regolare il processo di allargamento dell’Unione.
    I rapporti esistenti tra Europa e Turchia sono già molto forti. Attualmente esiste già
    un’Unione Doganale entrata in vigore il 1 gennaio 1996, la quale ha reso più strette le
    relazioni economiche tra questi due soggetti rispetto a qualsiasi Paese Terzo. La
    10
    Turchia partecipa a pieno titolo ai programmi MEDA ed ad una parte del Programma
    Leonardo per la ricerca universitaria ed è associata all’UE dal 1963.
    Essa è altresì membro della NATO e del Consiglio d’Europa.
    COOPERAZIONE CON I PAESI TERZI ED AIUTO UMANITARIO
    Vi è la necessità oggettiva di ridurre gli squilibri economici nel mondo attraverso un
    progressivo miglioramento dei livelli di sviluppo dei paesi del terzo mondo,
    associando tale processo ad un miglioramento della qualità della vita e del livello di
    democrazia. Tanto minori saranno gli squilibri in ambito globale tanto maggiore sarà
    la stabilità e quindi la pace.
    L’Unione europea, dovrà operare con la piena collaborazione dei popoli ai quali è
    diretta, tenendo conto delle loro peculiarità e senza imporre modelli di sviluppo
    inadeguati o non coerenti con le loro tradizioni.
    L’Unione dovrà quindi promuovere una cooperazione con i paesi in via di sviluppo
    che privilegi la destinazione delle risorse ad interventi di tipo strutturale, ambientale e
    di formazione tecnica e professionale, che costituiscono i presupposti necessari al
    raggiungimento dell’indipendenza economico-sociale ed istituzionale dei popoli.
    Gli interventi di solidarietà consentiranno in tal modo di creare condizioni di vita
    migliori ed evitare l’espatrio sotto la spinta della fame e della disperazione;
    l’emigrazione diverrà quindi una scelta e non una necessità.
    La Lega Nord Padania è convinta che l’intervento dell’Unione debba promuovere il
    rispetto dei criteri di compatibilità ambientale del progresso economico, in coerenza
    con le preoccupazioni ed i proponimenti espressi a Kyoto. È inoltre certa che un
    programma di aiuto umanitario debba necessariamente coordinarsi con un’adeguata
    politica commerciale ed economica fra i paesi industrializzati ed i paesi in via di
    sviluppo. In particolare, l’Unione dovrà promuovere un mercato regolamentato e non
    irrazionalmente aperto, al fine di evitare neocolonizzazioni e forme di sfruttamento ed
    abuso delle popolazioni, anche minorili.
    11
    EURO, UNIONE DOGANALE E POLITICHE COMMERCIALI
    Da sempre la Lega Nord ha denunciato il pensiero unico, antidemocratico e figlio del
    progetto globalizzante che ha guidato l’Unione europea nella gestione delle politiche
    commerciali e sociali.
    Da sempre la Lega Nord ha denunciato come le politiche tese all’apertura
    incontrollata delle frontiere agli extracomunitari, sostenute ovunque dall’Unione
    europea, fossero uno strumento dettato non certo da puri, per quanto buonisti,
    sentimenti umanitari ma, al contrario, dall’esigenza di introdurre uno strumento che
    potesse mascherare la grave crisi economica che il Progetto globale stava producendo
    sui nostri territori, sulla nostra gente: pensavano, illudendosi, di poter contenere le
    gravi crisi finanziarie delle imprese locali con l’introduzione di manodopera a
    bassissimo costo. L’effetto delle politiche commerciali europee, che non hanno in
    alcun modo tutelato la concorrenza, è stato invece ben altro: la produzione dei mercati
    si è spostata verso Est e le nostre imprese, e quindi le famiglie, si sono impoverite
    moltissimo. L’euro, l’apertura incontrollata dei mercati (unita al principio del libero
    scambio), la soppressione dei dazi doganali, il mancato controllo delle frontiere
    (attraverso cui è possibile immettere nei territori prodotti contraffatti), l’inadeguata
    tutela dei prodotti tipici e della proprietà intellettuale, l’allargamento ad Est, il
    tentativo testardo dell’Unione di interpretare rigidamente il patto di stabilità
    monetaria da parte dei paesi membri, la rigidissima disciplina imposta dall’Europa
    agli aiuti di Stato nei confronti delle imprese, la sovra-regolamentazione: queste le
    cause principali del dissesto che l’Unione europea ha provocato alle imprese dei
    territori padani, molte delle quali sono costrette a chiudere. Tutto ciò giova solo alle
    imprese multinazionali, che in tal modo aggrediscono i mercati, ed alla stessa Unione
    europea, che crea i presupposti per imporsi come Super Stato europeo e come
    struttura funzionale alla realizzazione degli interessi globali. Tutto ciò non giova
    neppure ai paesi in via di sviluppo, che vengono invasi dalle pratiche imprenditoriali
    totalmente disinteressate, e non incentivate dai Governi a regolare la produzione nel
    rispetto dei criteri di sviluppo sostenibile; l’inosservanza dei diritti fondamentali del
    lavoratore e dei relativi diritti fondamentali, delle regole a tutela dell’ambiente e della
    salute umana ne sono solo pallidi esempi.
    12
    La Lega Nord si oppone con forza a tali politiche .
    È necessario che l’Unione europea riconosca ed affianchi accanto al concetto di
    “interesse comunitario”, che accompagna la ragione delle sue politiche commerciali,
    quello di “interesse regionale ”: la Lega Nord si batte per l’introduzione di regole
    antidumping e di salvaguardia nei confronti dei prodotti cinesi che siano
    effettivamente applicabili alla dimensione locale: solo in tal modo potranno essere
    difesi quei settori di produzione tipici del territorio. Chiede, parallelamente, che siano
    ripristinati i dazi anche intraterritoriali per difendere le produzioni locali a rischio.
    Si riaffermerà in ogni sede la necessità di introdurre obbligatoriamente il marchio di
    provenienza nazionale o regionale, sia sul prodotto finito sia su quelli che lo
    compongono, anche al fine di garantire il consumatore.
    L’Unione europea dovrebbe progettare un sistema efficace di controllo delle
    frontiere esterne, al fine di contrastare le contraffazioni. Attualmente, nel porto di
    Napoli transita circa il 70% dei prodotti tessili provenienti dalla Cina, senza che vi
    siano controlli: siamo di fronte ad un contrabbando di natura gigantesca!
    Si rende necessario inoltre il ricorso alla Corte di Giustizia Europea che, dovrà far
    applicare i regolamenti UE sui controlli delle merci contraffatte, oltre ad applicare
    pienamente la legge a salvaguardia dei marchi e delle proprietà intellettuali.
    La nostra posizione rimane assolutamente intransigente nell’applicazione di tali
    regole.
    La Lega Nord si batterà con forza affinché sia consentito alle autorità locali di
    adottare politiche di aiuto ed incentivazione alle imprese ed alla produzione locale,
    attraverso una meno rigorosa interpretazione del concetto di “aiuto di Stato”, costruito
    dalla corte di giustizia nella sua pratica di fiancheggiatrice assoluta degli “interessi
    comunitari”.
    Sarà necessario che alle imprese dell’Est europeo vengano imposti gli stessi
    standard di qualità che gravano sulle produzioni locali: se il mercato è uno e vi è la
    libera circolazione delle merci, è anche vero che la salute dei consumatori colpiti è la
    stessa!
    E’ chiaro che la Lega Nord promuoverà con fermezza inamovibile l’azione di
    promozione dell’Unione tesa ad annettere presso l’Organizzazione mondiale del
    commercio (nello specifico il GATT ed il GATS) l’introduzione della nozione di
    dumping sociale (sottocosti di produzione legati a livelli salariali bassi) quale
    13
    giustificato motivo per intraprendere misure commerciali sanzionatorie con i paesi
    terzi, al fine di incentivare uno sviluppo quanto più sostenibile.
    E’ necessario che l’Europa ritorni alla politica; è fondamentale che la politica non si
    faccia schiacciare dalla economia globale. I territori devono essere messi in grado di
    determinare, in base alla propria scala di valori e nella forma che ritengono più
    opportuna, il loro futuro.
    LE POLITICHE AGRICOLE
    GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI E LA DIFESA DELLE BIODIVERSITÀ
    Nel 1998 l’Unione Europea scelse la via di una moratoria sugli OGM in contrasto alla
    politica statunitense che, ormai da molti anni, consente la sperimentazione e l’utilizzo
    delle biotecnologie in agricoltura. Il dibattito scientifico e sociale che ne seguì non ha
    mai permesso una reale consapevolezza sulle conseguenze sanitarie ed ambientali
    degli OGM.
    La Lega Nord è stata sempre fortemente contraria all’utilizzo di organismi
    geneticamente modificati sia nell’ambito agricolo sia in quello alimentare; ciò non
    solo per le scarse rassicurazioni obbiettive circa i possibili pericoli sanitari ma
    soprattutto perché rimaniamo convinti che la Natura, e solo essa, possa indirizzare e
    selezionare le forme varietali nell’ambiente.
    In realtà la contrarietà comunitaria è caduta con il pretesto che, per tutelare il
    consumatore, sia sufficiente l’indicazione in etichetta della presenza di OGM.
    Naturalmente è meglio così piuttosto che nel senso contrario ed è auspicabile che
    vengano tenute basse le soglie di contaminazione ma entrambi, rappresentano dei veri
    e propri grimaldelli per far entrare gli OGM nel nostro quotidiano.
    I Paesi che nel Mondo producono OGM sono 16 (in USA ed Argentina le produzioni
    di soia transgenica rappresentano tra il 70 ed il 95% delle loro coltivazioni) e nel
    2002 la produzione mondiale è cresciuta, rispetto al 2001, del 12%. Recentemente,
    alla lista dei Paesi produttori, si è aggiunta l’Inghilterra, e ciò pone prepotentemente il
    14
    problema alla politica europea; inizia ad essere reale il pericolo delle contaminazioni
    accidentali delle colture tradizionali. Altresì, in assenza di legislazioni nazionali che
    possano regolamentare gli OGM in base al princip io di sussidiarietà, il rischio che la
    clausola europea che permette la commercializzazione di un prodotto in tutta Europa
    dopo che, per un certo periodo, è presente in uno solo dei Paesi, potrebbe di fatto
    spalancare le porte europee a questo tipo di colture.
    E’ fuorviante la considerazione che gli OGM agricoli siano la panacea di tutti i mali e
    la soluzione a tutti i problemi. Questo non è vero e lo è ancora di meno se si tiene
    conto che buona parte dei problemi che andrebbero a risolvere gli OGM sono
    risolvibili anche tramite la valorizzazione delle razze e varietà locali (difesa delle
    biodiversità). Infatti non dobbiamo scordare che, nei millenni, la selezione naturale
    prima e successivamente quella pilotata dall’uomo, hanno risolto i problemi di
    sopravvivenza di intere etnie.
    In conclusione riteniamo che gli OGM debbano ancora essere oggetto di una ricerca
    non condizionata da interessi, che non si debba cedere alla fretta di proporli od
    imporli sul mercato, che le eventuali produzioni debbano essere ben identificabili al
    consumatore e infine che non debbano godere di alcun brevetto. Questo potrebbe
    diventare strumento di speculazione e di controllo dei mercati creando una sorta di
    dipendenza nei confronti dei Paesi con il maggiore sviluppo della ricerca.
    LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI TIPICI LOCALI E LA TRACCIABILITÀ
    Nell’Europa di oggi i popoli e le loro tradizioni (anche agroalimentari) stanno
    combattendo una strenua battaglia contro l’omologazione e lo strapotere economico
    delle lobbies su più fronti; uno dei principali è proprio quello dell’alimentazione che,
    attraversato ciclicamente da crisi come BSE e blue tongue (per citarne due tra quelle
    più recenti), desta le maggiori preoccupazioni tra i cittadini europei. In questo settore
    il culto del profitto ad ogni costo e la ricerca di una distribuzione che deve essere il
    più possibile “globalizzata” diventano, per qualche società senza scrupoli, prioritari
    rispetto alla salute dell’uomo, mettendone in discussione la sicurezza alimentare.
    Nell’Unione Europea le esigenze di protezione e promozione dei prodotti tipici sono
    15
    prese solo parzialmente in conto sia dalla legislazione che dalle rispettive opinioni
    pubbliche nazionali, e a livello internazionale i problemi si moltiplicano.
    Per esempio in ambito multilaterale mondiale, nel quadro del cosiddetto
    Accordo sugli aspetti commerciali delle proprietà intellettuali (Accordo Trips),
    non vi sono regole efficaci volte ad impedire l’usurpazione, l’imitazione,
    l’evocazione o qualsiasi altra pratica commerciale suscettibile di indurre i
    consumatori in errore o volta all’indebito sfruttamento della reputazione delle
    denominazioni di prodotti di riconosciuta qualità. A livello mondiale, quindi, ci si
    trova di fronte a veri propri atti di “pirateria alimentare” che causano incalcolabili
    danni economici di determinate zone rurali e di vari settori produttivi. Infatti la
    presenza sui mercati internazionali di questi prodotti agroalimentari “contraffatti”,
    che occupano importanti quote di mercato, può ridurre l’accesso alle piazze estere
    impedendo l’espansione delle vendite dei prodotti originali.
    Sullo sfondo si profila il rischio di una banalizzazione internazionale di produzioni di
    grande qualità e prestigio che, con il tempo, ha rafforzato le pretese di taluni membri
    dell’Organizzazione Mondiale del Commercio di considerare “generiche” tali
    denominazioni. Purtroppo, spesso, l’UE concede veri e propri “favori” agli organismi
    del commercio mondiale, aprendo delle pericolose falle nei meccanismi di tutela dei
    nostri prodotti. Ultimo, ed eclatante esempio, riguarda la modifica del Regolamento
    753/20, che stabilisce le norme per l’etichettatura del vino e l’utilizzo delle
    denominazioni; la modifica “libera” l’utilizzo da parte di paesi terzi di 17
    denominazioni storiche dei nostri vini, tra le quali: Brunello, Vin Santo, Amarone,
    Morellino, Recioto, Cannellino, Est! Est! Est!, Gutturnio, Sforzato (o Sfurzat), Vino
    Nobile. La Commissione Europea sostiene la contraddizione per cui questi nomi ora
    sarebbero ancor più tutelati (viene tutelata solo la località es. “Brunello di
    Montalcino” non più “Brunello”); in realtà approvare questa norma vuol dire
    cominciare ad affidarsi alla fortuna e al caso proprio in un momento in cui, quello
    attuale, i vini italiani stanno pagando sui mercati internazionali forti concorrenze sui
    prezzi e cambi sfavorevoli. Il pericolo è che il consumatore possa, a fronte di un costo
    dieci volte inferiore, scegliere un Brunello prodotto in Australia piuttosto che un
    Brunello di Montalcino, con buona pace del terroir e della difesa delle nostre
    peculiarità, aprendo una serie di innumerevoli contenziosi ben difficilmente
    controllabili.
    16
    La Lega Nord pertanto considera l’agricoltura come un settore tradizionale legato al
    territorio, che non può prescindere dalla qualità e dalla genuinità dei prodotti, la quale
    difende le produzioni locali e la nozione di “prodotto tipico”, favorendo le piccole e
    medie aziende agricole, anche mediante misure protezionistiche.
    Per tali ragioni la Lega Nord combatte la visione ultra-liberista del mercato anche
    agro-alimentare, che favorisce le grandi concentrazioni industriali che investono nel
    settore agricolo per trarne un beneficio anche speculativo. Questa visione vuole
    distruggere il concetto di “prodotto tipico” permettendo di commercializzare degli
    alimenti che utilizzano dei nomi “tipici” (il caso del “cioccolato” è esemplare), ma
    composti da ingredienti differenti da quelli tradizionali. Queste idee sono sostenute
    dagli Stati Uniti, dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC) di Ginevra
    (la quale ha per esempio condannato l’UE su ricorso degli USA, per il divieto di
    utilizzare gli ormoni negli allevamenti, accusandola di “pratica non
    concorrenziale”), e dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia della Comunità
    Europea.
    La Lega Nord pertanto promuove, nell’interesse sia del produttore sia del
    consumatore, la ricerca della qualità che, solo se perseguita in modo serio,
    permette alle produzioni di non soccombere per logiche di mercato globale;
    contemplando maggiormente l’autenticità e la sicurezza delle materie prime che,
    abbinate ad un disciplinare di produzione peculiare e tradizionale, riuscirebbero
    a riavvicinare due mondi, quello del sano e quello del tipico, che, per secoli,
    hanno contraddistinto le nostre colture .
    La Lega Nord continuerà a battersi con decisione a Bruxelles per difendere le nostre
    coltivazioni tradizionali e le nostre abitudini enogastronomiche alle quali non
    vogliamo affatto rinunciare, considerando infatti questa battaglia un elemento
    fondamentale della difesa della nostra identità.
    17
    MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’AMBIENTE
    PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA
    La protezione dell’ambiente è certamente una materia che non conosce confini o
    barriere; un danno o un degrado ambientale che si verificasse in un paese,
    potrebbe danneggiare e colpire anche gli Stati vicini e le conseguenze
    sull’umanità sarebbero tanto più gravi, quanto più estesa ed incidente si
    presentasse l’alterazione.
    La Lega Nord ritiene che il ruolo ricoperto dall’Unione europea debba essere quello
    di sostenere e coordinare le politiche ambientali dei vari paesi membri, promuovendo
    e sostenendo lo scambio delle migliori soluzioni adottate dai territori che presentino
    le medesime caratteristiche. L’Unione dovrà essere la sede di monitoraggio e studio
    delle alterazioni ambientali, al fine di proporre strategie di intervento ed operare
    affinché l’uomo si possa integrare con i valori di una società naturale in cui la tutela
    delle risorse rappresenti un’opportunità di sviluppo e di rinnovamento sociale.
    L’idea che la tutela del territorio comporti disagi ed un rallentamento della crescita
    economica, deve essere superato dalla concezione che la salvaguardia dell’ambiente è
    alla base del miglioramento delle condizioni di vita generali; le imprese devono
    comprendere che l’adozione di tecnologie non inquinanti è altrettanto importante
    quanto il raggiungimento degli obiettivi di soddisfacimento del cliente, mentre
    l’introduzione del principio “chi inquina paga” favorirà senza ombra di dubbio
    l’assunzione da parte delle aziende delle proprie responsabilità. I finanziamenti a
    sostegno della ricerca, i fondi destinati a progetti di bonifica del territorio e gli
    incentivi legati al miglioramento delle prestazioni ambientali, contribuiranno
    senz’altro alla promozione di uno sviluppo rispettoso delle peculiarità naturali locali.
    La Lega Nord ritiene che l’Unione non debba subordinare la tutela dell’ambiente alle
    esigenze del libero commercio indiscriminato ed irrazionale. Promuove, pertanto, la
    stipulazione di accordi e convenzioni internazionali con i paesi terzi e l’utilizzo di
    misure di incentivazione al loro rispetto, anche facendo ricorso a sanzioni
    commerciali.
    18
    I CAMBIAMENTI CLIMATICI
    L’Unione europea è responsabile del 20% circa delle emissioni mondiali di gas ad
    effetto serra (fra cui il biossido di carbonio - CO2 -, il metano e l’ossido di azoto). I
    gas serra, prodotti essenzialmente dall’industria energetica e da alcuni tipi di trasporti,
    sono alla base dell’alterazione del clima attraverso l’aumento della temperatura del
    globo. Ecco perché, l’attuazione del protocollo di Kyoto (ratificato dall’Italia con la
    Legge 1 giugno 2002, n. 120), che ha fra i suoi scopi la riduzione delle emissioni di
    gas serra dell’8% rispetto ai livelli del 1990 (con l’obiettivo di raggiungere
    gradualmente il traguardo nel periodo 2008-2012), deve essere una delle principali
    priorità a livello europeo. Anche la Lega Nord ritiene che il principio della tutela
    ambientale, debba essere condiviso da parte degli Stati del mondo intero, partecipi di
    un destino comune; nel contempo inoltre, è necessario superare da una parte gli
    estremismi ambientalisti e dall’altra la tutela degli interessi di parte.
    Infine, l’obiettivo di stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra può
    essere raggiunto attraverso la realizzazione di programmi di abbattimento delle
    emissioni gassose che coinvolgano i vari settori economici e industriali, con il
    miglioramento dell’efficienza energetica, e la promozione delle fonti energetiche
    rinnovabili, come la eolica, la solare e la geotermica, oltre alla tutela e salvaguardia
    delle zone boscate, serbatoi naturali di assorbimento della CO2.
    NATURA E BIODIVERSITÀ
    Nell’Unione europea circa il 40% delle specie di uccelli rischia l’estinzione, così
    come nella parte settentrionale e orientale del vecchio continente il 60% delle zone
    umide è purtroppo andato perso; inoltre, nell’ultimo secolo le brughiere e le paludi
    europee si sono notevolmente ridotte, mentre in alcune regioni del sud l’erosione dei
    terreni sfiora ormai la desertificazione. Questi sono solo alcuni esempi che
    rappresentano l’attuale evoluzione dello stato della biodiversità in Europa (dalla
    Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, la conservazione della biodiversità ha come
    fondamento la tutela della diversità genetica di razze, specie e varietà attraverso la
    salvaguardia degli habitat e degli ecosistemi naturali). La protezione degli habitat
    19
    naturali, sostenuta dall’istituzione del programma Natura 2000 (rete ecologica
    costituita da “zone speciali di conservazione” individuate dagli Stati membri in
    conformità delle disposizioni della “direttiva Habitat” 92/43/CEE e da zone di
    protezione speciale istituite dalla “direttiva Uccelli” 79/409/CEE; in Italia il
    programma Natura 2000 è stato recepito nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8
    settembre 1997 n. 357 come modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo
    2003), potrà essere favorita attraverso l’integrazione degli ecosistemi con le attività
    economiche e le esigenze sociali e culturali delle popolazioni che vivono all’interno
    di quelle aree riconosciute di importante valenza naturale. Così, l’istituzione di piani
    di azione di tutela della biodiversità (da maggio 2004, l’adesione di dieci nuovi paesi
    all’Unione europea, ha comportato un notevole aumento del territorio con vaste zone
    ad alto livello di naturalità), l’introduzione di misure di protezione dei paesaggi
    terrestri e marini, la conservazione dei suoli e la salvaguardia del patrimonio
    boschivo, rappresentano indicazioni programmatiche necessarie per promuovere
    politiche di sviluppo sostenibile, garantendo la crescita economica nel rispetto delle
    risorse naturali.
    RISORSE NATURALI E RIFIUTI
    Il progresso economico e la crescita demografica stanno compromettendo le capacità
    di rinnovo delle risorse del pianeta, come l’acqua, l’aria e le foreste; poiché queste
    sono sì risorse rinnovabili, ma non eterne, è necessario intervenire in modo che non si
    esauriscano e si possano conservare anche per le generazioni future. Inoltre, la
    quantità di rifiuti è in continuo aumento e risultano prioritari programmi indirizzati
    non solo al riciclaggio o all’incenerimento (attraverso per esempio forme di recupero
    energetico), ma anche alla prevenzione, agendo quindi, sulla produzione dei rifiuti, in
    modo che ci sia una riduzione degli stessi; questo obiettivo potrà essere raggiunto
    attraverso la ricerca scientifica, il sostegno finanziario e l’attivazione di campagne di
    informazione e sensibilizzazione.
    In particolare la direttiva 75/442/CEE introduce due importanti principi in chiave di
    gestione dei rifiuti: il “principio di prossimità” relativo al trattamento dei rifiuti il più
    vicino possibile al luogo di origine e quello di “autosufficienza”, secondo il quale la
    20
    Comunità nel suo complesso e i singoli Stati membri sono incoraggiati a divenire
    autosufficienti riguardo allo smaltimento dei rifiuti prodotti sul proprio territorio,
    piuttosto che contare sull’esportazione degli stessi. Poiché i programmi della Lega
    Nord mirano a trasferire le competenze in materia di ambiente alle Regioni, queste
    ultime devono essere in grado di smaltire in maniera autonoma tutto quello che
    producono. Quindi, anche in questo caso appare fondamentale l’importante veste
    ricoperta dagli enti locali, nella consapevolezza che questi rappresentano gli attori
    principali nella promozione di azioni ed interventi sul territorio (anche il Vertice
    Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile tenutosi a Johannesburg nel settembre 2002, ha
    riconosciuto questo ruolo ai governi locali).
    I TRASPORTI IN EUROPA
    L’obiettivo della Lega Nord per una politica dei trasporti europea è di conciliare lo
    sviluppo economico delle nostre Regioni con un sistema di collegamenti moderno ed
    efficiente all’interno della rete transeuropea di trasporti.
    La regione padana è un’area strategica nei collegamenti europei. La Lega Nord
    promuove la riduzione delle accise del carburante utilizzato nelle Nostre Regioni,
    sia per il riscaldamento sia per i mezzi di trasporto.
    L’impegno della Lega Nord al Parlamento europeo sarà inoltre mirato verso il
    potenziamento dei collegamenti per quest’area dell’Europa. Riteniamo che sia
    importante promuovere la rete di trasporti su ferrovia, sia per le merci sia per i
    passeggeri, le reti di trasporto marittimo e fluviale e il trasporto aereo quali
    mezzi alternativi alla mobilità su gomma, che ha causato ormai da troppo tempo
    bilanci ambientali e congestione degli assi stradali negativi e non più
    sopportabili. Con una politica nuova, basata soprattutto per il trasporto delle merci su
    sistemi di trasporto “puliti”, potremmo anche dare risposte allo sviluppo sostenibile
    del territorio e conservare per quanto possibile l’integrità paesistica ed ambientale dei
    nostri luoghi.
    21
    Il nostro impegno prioritario nel settore dei trasporti è teso a dotare le Regioni del
    Nord di un sistema funzionale e dinamico su ferro composto dalla rete a grande
    velocità. La Lega Nord promuove il miglioramento del rapporto tra qualità e prezzo
    del servizio in modo da favorirne l’utilizzo.
    Ritiene perciò necessario promuovere un differente sistema organizzativo e gestionale
    delle ferrovie, in modo tale da sanare gli elevati debiti del settore ed incentivarne la
    gestione su basi commerciali, creando la giusta concorrenza tra sistemi regionali tra
    cui il sistema padano; l’introduzione delle forze di mercato nelle ferrovie e il
    rafforzamento del mercato indurrà i responsabili della gestione a ridurre i costi e ad
    aumentare la qualità del servizio reso agli utenti.
    Serve trovare soluzioni comuni e rapide per migliorare la sicurezza nel nostro
    trasporto ferroviario rendendolo integrato e competitivo.
    La Lega Nord crede che questa modalità sia da incentivare come prioritaria e in
    questo senso insisterà sulla costruzione delle “superstrade” transeuropee per il
    trasporto merci, con priorità al potenziamento delle linee nelle Regioni del Nord,
    che devono essere dichiarate di interesse strategico per il buon funzionamento
    del mercato europeo. Ribadisce pertanto l’impegno per la realizzazione nei tempi
    più brevi del Corridoio Europeo n. 5 con tracciato a sud delle Alpi, che
    consentirebbe di inserire il Nord Italia nell’asse di attraversamento est-ovest, ovvero
    da Barcellona a Kiev.
    Nelle nostre Regioni sono inoltre presenti alcuni porti che hanno valenza stra tegica
    nel panorama europeo. La Lega Nord continuerà a battersi per creare le autostrade
    del mare in Padania e snellire le norme che regolano il settore portuale, semplificando
    anche il funzionamento dei porti e riunendo i soggetti che si occupano dell’intera
    catena logistica.
    Anche il sistema del trasporto aereo per le Regioni del Nord deve essere incentivato
    ed inserito in una logica moderna ed europea sia per il trasporto dei passeggeri sia per
    le merci. Malpensa rappresenta l’hub padano per eccellenza, ma questo non basta.
    Chiave nel trasporto aereo è per la Lega Nord il potenziamento degli aeroporti
    regionali, con Malpensa quale hub internazionale. Le Regioni del Nord devono poter
    avere in tempi brevi i supporti europei necessari per diventare concorrenziali con altri
    paesi europei; ciò sarà possibile sviluppando il traffico giornaliero, riducendo le
    tariffe per i passeggeri e creando un sistema efficiente di vettori per traffico
    22
    internazionale e interno. Il sistema aeroportuale potrà essere sviluppato in termini
    concorrenziali solo se si affiancherà una politica dei trasporti che ne favorisca i
    collegamenti via terra; si potrà ottenere questo attraverso il collegamento degli
    aeroporti del Nord ad un sistema stradale e ferroviario adeguato e veloce. Per quanto
    riguarda il trasporto delle merci intendiamo rafforzare il trasporto aereo come sistema
    di spedizione veloce, soprattutto per le lunghe distanze.
    LE POLITICHE DELL’OCCUPAZIONE
    Nel vertice di Lisbona del marzo 2000 i capi di Stato o di governo hanno concordato
    un nuovo obiettivo strategico per l’Unione da raggiungere nel prossimo decennio:
    realizzare una crescita economica sostenuta con posti di lavoro migliori, una
    maggiore coesione sociale e ridurre la disoccupazione e la sottoccupazione in ma niera
    significativa entro il 2010. Attualmente, soltanto il 64% della popolazione in età
    lavorativa ha un impiego, e l’obiettivo è di portare questa percentuale al 70%.
    Realizzare questo traguardo significa creare entro il 2010, nell’Unione allargata a 25
    paesi, 22 milioni di posti di lavoro (tra il 2000 e il 2002 nell’UE a 15 ne sono stati
    creati cinque milioni). Con l’adesione dei 10 paesi, dal 1° maggio 2004 la
    popolazione dell’UE aumenterà di circa un quinto, fino a raggiungere 450 milioni di
    cittadini.
    La Lega Nord è fermamente convinta che non si possa pensare soltanto ai conti ma si
    debba salvaguardare anche la coesione sociale; pertanto, scelti gli obiettivi comuni,
    ogni singolo Stato dovrà essere in grado di individuarne le modalità di realizzazione.
    Scegliere modalità di gestione non flessibile delle politiche occupazionali, sul
    modello di quanto operato in tema di patto di stabilità, comprometterebbe infatti
    la realizzazione stessa del risultato in quanto le comunità dell’Unione europea
    conservano sensibilità e priorità sociali disomogenee; ad esempio, i popoli del
    Nord Europa non valorizzano la famiglia che invece, per i popoli italiani
    rappresenta la cellula sociale primaria del benessere comune.
    23
    L’Unione europea dovrà pertanto essere la sede di ricerca, di coordinamento e
    scambio dei modelli, al fine di promuovere un mercato del lavoro più
    trasparente ed efficiente rispetto alle diverse peculiarità socio – economiche e
    territoriali.
    È necessario rimuovere la pratica della sovraregolamentazione europea, che
    frena la competizione europea, con un aggravio dei costi, dei vincoli e delle
    complessità operative, ed introdurre ed applicare il progetto di responsabilità
    sociale. Progetto di opportunità per le imprese, ove la famiglia ed il territorio si
    pongono come fondamento della realizzazione di queste iniziative, che fissa delle
    regole, poche e chiare, per uno sviluppo equilibrato non unicamente rivolto al
    profitto.
    Particolare attenzione dovrà porsi nell’allargamento della partecipazione al mercato
    del lavoro agli anziani, ai giovani disoccupati, ai disoccupati di lunga durata; e
    nell’eliminazione di ogni ostacolo alla piena partecipazione femminile al mercato del
    lavoro, provvedendo alla carenza di servizi nella fase della prima infanzia (servizi per
    bambini nei primi cinque anni di vita).
    ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE
    Alla potestà esclusiva delle Regioni spetterà, invece, la disciplina degli assetti
    organizzativi e professionali, con particolare riguardo all’organizzazione scolastica,
    all’offerta dei programmi educativi di specifico interesse regionale, alla gestione degli
    istituti scolastici. Spetterà allo Stato assicurare l’omogeneità complessiva degli studi,
    in maniera da contemperare i “saperi” comuni a tutto il territorio con i «saperi» e le
    tradizioni “locali”. Gli Enti locali e regionali di tutta l’Unione Europea rivestono
    ormai da lunga data il ruolo storico di iniziatori, pionieri, erogatori e catalizzatori di
    numerosi servizi nel settore dell’istruzione. In quasi tutti gli Stati membri il ruolo di
    guida svolto dagli Enti locali e regionali costituisce una tradizione encomiabile.
    Cambiando le circostanze e le prospettive del ruolo delle istituzioni pubbliche locali,
    la nuova funzione che si viene progressivamente definendo non dovrà ricalcare i
    24
    modelli del passato. Le istituzioni locali dovranno finalmente rivestire un ruolo
    importante, con un’effettiva valorizzazione del contributo positivo che possono
    offrire nell’ambito dei partenariati e della collaborazione con altri operatori in campo
    sociale, economico e dell’istruzione.
    Gli Enti locali e regionali europei dovranno essere in grado di promuovere strategie di
    formazione anche non convenzionali, e di avviare la realizzazione di misure atte a
    favorire l’accesso alle nuove tecnologie creando condizioni favorevoli alla crescita
    economica nel territorio di loro competenza.
    L’Europa dovrà favorire lo sviluppo di modelli che siano in grado di rispondere più
    puntualmente alle esigenze del territorio, diventando quindi strumento in grado di
    promuovere la crescita attraverso lo scambio delle pratiche migliori, provenienti da
    una reale concorrenza tra i modelli adottati dalle varie Regioni in settori strategici
    come la scuola, la sanità e la polizia.
    LA FAMIGLIA E GLI ANZIANI
    LA FAMIGLIA
    La Lega Nord riconosce nella famiglia naturale il nucleo educativo e formativo
    basilare per lo sviluppo degli individui che compongono la società e ritiene
    fondamentale la piena attuazione di un sistema concreto ed efficace di sicurezza
    sociale, concepito come ricchezza e patrimonio culturale della comunità locale e
    come risposta calibrata sulle proprie peculiari emergenze. E’ nostro radicato
    convincimento che i diritti sociali siano efficacemente realizzabili in un contesto
    territoriale omogeneo in termini culturali, sociali ed economici e che, per ottenere ciò,
    sia necessaria un’organica riforma federalista che porti le competenze, e le risorse
    necessarie ad attuarle, verso le istituzioni più vicine ai cittadini. La Lega Nord, che è
    stata promotrice di questo dibattito, è fermamente convinta che sia inaccettabile il
    tentativo, da parte di istituzioni internazionali tecnocratiche e lontane dalla nostra
    specificità territoriale, di imporre un modello di società contraddittorio rispetto ai
    25
    nostri valori e alla nostra cultura; ritiene che le raccomandazioni delle istituzioni
    europee tese al riconoscimento delle unioni tra omosessuali ed alla parificazione delle
    unioni non matrimoniali siano invasive dei principi e valori fondamentali su cui si
    fondano l’ambiente sociale e la vita dei Paesi e dei popoli padani.
    Ritiene che l’azione europea debba indirizzarsi al più ampio sostegno dell’istituzione
    familiare, che è caratterizzata, in tante parti d’Europa ed in Italia, da un basso indice
    di natalità. La Lega Nord ritiene quindi necessario che, a livello europeo, si sviluppi
    un confronto volto alla ricerca delle migliori pratiche di tutela dei nuclei familiari,
    particolarmente quelli che presentano al loro interno una persona disabile. Stimolerà
    l’adozione di strategie che incentivino l’autonomia personale e l’integrazione dei
    disabili in un progetto sempre mirato, ove possibile, alla vita indipendente. La
    disabilità va considerata non più un problema che riguarda i singoli disabili e le loro
    famiglie, ma tutta la comunità e le istituzioni, in un’ottica di stretta collaborazione tra
    i diversi livelli di responsabilità istituzionale (sussidiarietà verticale) e tra le
    istituzioni, le associazioni ed il privato sociale (sussidiarietà orizzontale). La scuola,
    gli ambienti sportivi, e gli altri ambienti tradizionali non si sono dimostrati in grado
    di svolgere il necessario ruolo di integrazione e crescita per i giovani; ciò si traduce
    spesso in un sentimento di fragilità della loro condizione, nel ritardo
    dell’indipendenza dei giovani, che è acquisita sempre più tardi, e nell’incapacità
    patrimoniale di costituire nuclei familiari. In questo contesto le istituzioni europee
    possono strutturare un monitoraggio costante e un’analisi delle problematiche, dei
    bisogni, delle aspettative e delle tendenze dei giovani. La Lega Nord ritiene infine che
    un ruolo fondamentale debba essere attribuito allo sport, cui deve essere ridato il
    valore tradizionale di incontro e sviluppo sano della persona e non quello di un’arena
    in cui si scontrano oggetti finanziari e patrimoniali.
    GLI ANZIANI
    E’ universalmente riconosciuto il fatto che la società europea, negli ultimi decenni, si
    caratterizzi per un accelerato invecchiamento della popolazione, determinato dal
    vistoso calo dell’indice di natalità e dai progressi della medicina e della scienza.
    Questa realtà obbliga a confrontarsi con problemi sempre più complessi di ordine
    26
    politico, economico e sociale. Da alcune ricerche sul tema della condizione anziana
    emerge che la rivoluzione demografica, che ha investito i Paesi industrializzati
    nell’ultimo decennio, sta determinando scenari completamente nuovi nella loro
    struttura sociale, con ricadute nel campo economico, sanitario e culturale
    assolutamente inaspettate. Si è evidenziata una nuova figura di anziano, che ha
    bisogno di sentirsi protagonista del contesto cui appartiene attraverso la
    partecipazione attiva, anche professionale, alla vita della società, attraverso il
    recupero della cultura, e la trasmissione delle proprie conoscenze nel contesto
    familiare e della comunità. Questo nuovo anziano sta modificando l’aspetto
    strutturale della nostra società, chiedendo risposte adeguate ai suoi bisogni, tramite il
    superamento di stereotipi di passività, che non ignorino o sottovalutino le
    problematiche connesse al fenomeno, ma ne valorizzino le potenzialità. Il nostro
    movimento stimolerà la Commissione e il Parlamento a promuovere studi e ricerche
    sulla condizione anziana, con particolare riferimento alla tematica
    dell’invecchiamento attivo.
    LE CULTURE D’EUROPA
    Una Unione Europea sempre più allargata deve necessariamente porsi il problema dei
    retaggi culturali di tutti i popoli europei nel mondo. Le identità di ciascuna zona e di
    ciascuna regione dovranno continuare ad avere un ruolo preponderante, perché
    l’Unione Europea nasce come unione di Stati e di cittadini: si è europei ma si è anche,
    ed in misura maggiore, padani. Di conseguenza, per evitare che i popoli europei non
    considerino questo organismo come un corpo esterno ed estraneo alla vita di tutti i
    giorni, è necessario che sempre maggiori iniziative ed azioni vengano intraprese
    affinché tutte le culture europee, anche e soprattutto le meno conosciute, vengano
    salvaguardate, protette e rilanciate, concedendo loro i giusti riconoscimenti in ambito
    internazionale.
    27
    L’Europa che vogliamo è dunque un’Europa che promuove la diversità culturale e il
    diritto dei popoli all’autodeterminazione, cioè a decidere del proprio futuro in modo
    democratico.
    La nuova Unione dovrà quindi mettere in primissimo piano la sovranità del popolo,
    che sarà prevalente rispetto a qualunque tipo di élite non democraticamente eletta; da
    qui deriverà un ruolo prevalente delle istituzioni fondate sulla diretta espressione
    della volontà popolare rispetto ad altri organismi che, pur legittimi, derivino non da
    elezioni, ma da nomine o da interessi vari.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Der Wehrwolf

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    Predefinito Sintesi posizioni Lega Nord sull’Unione europea

    Prot. n. 0440/2004/RM

    Via Bellerio, 41 - 20161 Milano

    Tel. 02/66234312-281 Fax 02/66234402

    http:// www.leganord.org

    LEGA NORD PER L’’INDIPENDENZA DELLA PADANIA
    SEGRETERIA POLITICA FEDERALE
    Milano, 10 marzo 2004

    Oggetto: Sintesi posizioni Lega Nord sull’Unione europea

    Relativamente all’Unione europea, è utile stendere alcuni punti programmatici, in modo da avere un
    quadro generale delle idee della Lega Nord Padania al riguardo. Tutto ciò risulta molto importante,
    soprattutto in questo particolare momento, che ci vede attivi nel diffondere idee nuove e diverse
    rispetto all’opinione generale sulle tematiche europee. E poi, proprio nel momento in cui ci si
    accinge ad una campagna elettorale importante per le Elezioni europee del 12 e 13 giugno.
    In altri termini, si cercherà di fornire le linee-guida del Movimento, in maniera schematica, su ciò
    che riguarda l’assetto istituzionale comunitario, spiegando come il nostro Movimento abbia un’ idea
    diversa dall’establishment politico relativo all’Ue.
    1. NO ad un’Unione europea Super-stato omologatore e distruttore delle differenze
    Il nostro Movimento si oppone con forza al processo di integrazione comunitaria così come
    si sta evolvendo. L’Unione europea sta progressivamente spostando quote di sovranità verso
    l’alto. A questo proposito si parla di processo di doppia devoluzione. Alcune competenze
    vengono spostate verso l’alto, altre, invece, vengono trasferite agli enti sub-statali.
    Ciò a cui la Lega Nord Padania si oppone con forza è il Super-stato continentale, che sta
    venendo costruito dalla sinistra europea, perché contrario alle nostre idee di pluralismo e di
    rispetto delle differenze.
    2. SÌ ad un’Europa realizzata sulle diversità culturali, etniche, economiche e, quindi,
    vicina alle realtà regionali e locali; un’Europa dei popoli e delle Regioni, realizzata
    attraverso l’applicazione diretta del principio di sussidiarietà
    Visto che il nostro Movimento ha come idea base il federalismo, risulta una logica
    conseguenza che i valori del federalismo, della sussidiarietà e dell’autogoverno territoriale
    vengano proiettati su scala continentale. La battaglia per un federalismo interno viene
    allargata all’Unione europea. Da qui sorge la nostra idea di un’Europa diversa. Un’Europa
    dei popoli, delle autonomie locali, delle Regioni, delle identità locali; un’Europa delle
    culture e delle lingue. Un’Unione europea, in breve, che faccia derivare la sua legittimazione
    dal basso, dal popolo.
    E infatti, il modello istituzionale che la Lega Nord auspica per l’assetto comunitario è quello
    confederale dove i singoli Stati membri non perderanno in maniera completa la propria
    sovranità. Il federalismo prevede infatti la compresenza di sovranità distinte e separate, unite
    da un patto fondante.
    Solo attraverso la realizzazione di un reale equilibrio tra le istituzioni europee, gli Stati
    membri, le Regioni e le realtà locali, sarà possibile realizzare quell’Unione europea che la
    Lega Nord Padania desidera, fondata sul rispetto delle diversità e sul pluralismo territoriale.
    3. NO ad un’Europa basata sui poteri forti e sul potere incontrastato della moneta unica
    La Lega Nord Padania, è utile ricordare, è stata l’unica forza politica a votare contro
    l’adozione della moneta unica al Parlamento europeo.
    Fino ad oggi, l’integrazione comunitaria ha riguardato quasi esclusivamente l’economia e la
    finanza. Da qui, infatti, trae origine la nascita della moneta unica, l’EURO. Solo che,
    l’avvento della moneta unica non ha portato nella cittadinanza europea quelle aspettative e
    quelle speranze di miglioramento economico che, al contrario, sono andate deluse.
    Proprio adesso, a due anni di distanza dall’avvento della moneta unica, ci si accorge della
    spirale inflazionistica che la stessa ha ge nerato. E non solo nel nostro Paese, ma anche negli
    altri Stati membri. L’EURO viene visto come il motivo fondante della crescita incontrollata
    dei prezzi e del crollo del potere d’acquisto della gente. A questo proposito, la Lega Nord
    Padania appoggia con forza la proposta di istituire la banconota da 1 Euro e difende con
    tutte le sue forze i cittadini che vedono diminuire il proprio tenore di vita.
    4. SÌ ad un’Europa che si riconosca nei propri principi cristiani che rappresentano il
    collante spirituale su cui si fonda la comunanza di valori condivisi
    Il nostro Movimento è favorevole all’inserimento delle radici cristiane all’interno del testo
    del “Trattato che istituisce una Costituzione per l’Europa”. Proprio nel momento in cui a
    livello globale sta emergendo il pericolo del terrorismo di matrice islamica, risulta
    fondamentale rimarcare l’identità europea, fondata sul cristianesimo.
    La Lega Nord Padania sottolinea, quindi, l’importanza assunta dai valori cristiani come
    valori fondanti della civiltà europea ed occidentale.
    5. Maggior peso delle Regioni all’interno dell’Unione europea
    Il nostro Movimento è favorevole ad attribuire maggiore importanza alle Regioni all’interno
    dell’Unione europea. La Lega Nord Padania, volendo costruire un’Europa delle Regioni e
    dei popoli, auspica che le stesse possano contare sempre di più ed avere un ruolo attivo e di
    primo piano all’interno del sistema comunitario. Il potere, nella nostra visione, deve
    provenire dal basso, proprio come prescrive il principio di sussidiarietà assunto come
    modello di riferimento dall’Ue. E in questo le Regioni assumono un ruolo fondamentale.
    6. SÌ alla tutela delle piccole e medie imprese e al ripristino di dazi doganali nei confronti
    dell’economia asiatica (Cina in particolare)
    Il nostro Movimento sta portando avanti una battaglia per l’introduzione di dazi doganali e
    politiche protezionistiche, che porterebbero una tutela più efficace all’economia padana.
    La concorrenza sleale della Repubblica Popolare Cinese deve essere contrastata con gli
    strumenti a disposizione, soprattutto a livello di Organizzazione Mondiale del Commercio, e
    con l’introduzione di dazi doganali per tutelare le nostre piccole e medie imprese.
    L’Unione europea ha già adottato delle norme restrittive nei confronti di alcuni prodotti
    cinesi. Il sistema economico-produttivo padano, inserendosi nel contesto comunitario, deve
    poter trovare sostegno e appoggio dalle istituzioni comunitarie attraverso un sistema di
    protezionismo.
    7. Allargamento dell’Unione europea
    Su questo punto la posizione della Lega Nord Padania è chiara. Non è possibile accettare un
    allargamento indiscriminato dell’Unione europea. A questo proposito, il nostro Movimento
    è fortemente contrario all’adesione della Turchia nell’Ue, che dal 1999 ha ottenuto lo status
    di candidato all’adesione.
    Il processo di allargamento andrà senza alcun dubbio a ridisegnare la mappa delle criticità e
    dei territori deboli presenti nel contesto comunitario. Proprio per questo la posizione del
    nostro Movimento è contraria ad un allargamento smisurato dell’Unione europea.
    Roberto Marraccini
    Segreteria Politica Federale
    Settore Affari Istituzionali
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Der Wehrwolf

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    Predefinito

    Il Protezionismo per non morire di Cina

    La globalizzazione, fenomeno che da molti punti di vista sta trasformando il mondo negativamente,
    ha anche prodotto una vera e propria esplosione economica. Il libero mercato e, quindi, il liberismo
    sfrenato, sono stati visti per molti decenni come le teorie da seguire per procedere ad uno sviluppo
    senza limiti. Tutto ciò, però, se da un lato ha fatto sì che molti paesi arretrati del Terzo mondo
    avanzassero verso livelli di vita migliori (per le loro popolazioni), dall’altro lato ha spinto molti di
    essi a prescindere dal rispetto di regole generali, pur di vedere i loro PIL crescere in maniera
    esponenziale. Caso emblematico è quello della Cina.
    Il paese dell’estremo oriente, con delle risorse sul piano umano straordinarie (1 miliardo e 275
    milioni di abitanti), facente parte del WTO (Worl Trade Organization) dal novembre 2001 e del FMI
    (Fondo Monetario Internazionale), organizzazioni internazionali che regolano i sistemi commerciali
    tra i diversi paesi aderenti, deve necessariamente sottostare a delle regole.
    Per meglio comprendere la situazione, è utile considerare alcuni dati, che sono importanti per
    spiegare lo scenario in cui ci stiamo muovendo, ormai divenuto sotto molti punti di vista
    insostenibile per le imprese del nostro Paese, e in modo particolare per quelle padane. Uno su tutti
    ha a che vedere con l’esiguo costo del lavoro che vige nel paese asiatico: il costo medio di
    manodopera per un’ora di lavoro è di 0,36 centesimi di euro. Vi è, inoltre, un altro dato che
    impressiona: l’export cinese in Italia (giugno 2002-giugno 2003) è aumentato del 35%. Di contro, le
    nostre esportazioni verso la Cina (dal giugno 2002) sono diminuite del 41%. Ce n’è quanto basta
    per allarmarsi.
    Ciò che emerge è che la Cina sta lentamente divenendo un gigante economico (in relazione alla
    penetrazione delle proprie merci nei mercati mondiali), senza però la volontà di avere alcun
    rispetto per i principi generali accettati dal commercio internazionale, imposti dagli accordi
    internazionali come il GATT (General agreement on tariffs and trade – accordo generale sui dazi e
    il commercio), o dalle organizzazioni internazionali come il FMI (già menzionato) o la Banca
    Mondiale.
    D’altronde, se solo consideriamo gli Stati Uniti, bisogna ricordare come il Presidente Bush abbia
    deciso, proprio recentemente, di imporre delle misure protezionistiche sull’importazione di acciaio
    negli USA, nella misura del 30%. Da questo ci sia accorge come l’unica strategia possibile, dettata
    dal buonsenso, per contrastare questo commercio sleale – se veramente non si vuole perire della
    sindrome gialla -, sia quella di adottare misure neo-protezionistiche come il paese americano sta
    facendo.
    Negli Stati Uniti – come dimostrano proprio dalle decisioni prese dall’amministrazione Bush – ci si
    sta allarmando verso la Cina, accusata – giustamente - di concorrenza sleale in campo
    economico-commerciale.
    Infatti, nei riguardi degli USA – ma ciò indubbiamente si riflette anche sulle politiche dell’UE – la
    Cina sta beneficiando di un vantaggio di cambio monetario. E’ infatti da nove anni che il cambio
    dello yen rispetto al dollaro è fisso a 8.28 yuan (la moneta cinese) per dollaro. E dunque svalutata
    del 40%. Il che genera la sovraesposizione delle merci cinesi nei mercati mondiali.
    Un protezionismo ragionevole, ovviamente, sempre in considerazione del cambiamento dei tempi,
    rappresenterebbe senza ombra di dubbio – come ha spiegato in maniera convincente il Segretario
    Federale, On. Umberto Bossi – un modo corretto ed efficace per proteggere la nostra società e, in
    particolar modo, il sistema produttivo padano dalla concorrenza sleale dell’economia cinese.
    L’economia padana – e non solo – è caratterizzata da una miriade di piccole e medie imprese, che
    hanno fatto la loro fortuna aprendosi ai mercati mondiali e basando i propri vantaggi competitivi
    sulla qualità dei loro prodotti. Cosa che, invece, non fa parte minimamente della visione economica
    cinese che basa la propria crescita di export commerciale sul basso costo dei propri prodotti
    dovute alla mancanza di tutele nel mercato del lavoro e al non rispetto delle norme antiinquinamento.
    In Cina, ad esempio, non esiste un norma come il nostro art. 18 o una legge come
    la nostra 626 (sicurezza sul lavoro).
    Ora, invece, a causa della spietata concorrenza giocata a colpi bassi dall’Impero di mezzo (Cina),
    gli imprenditori del nostro Paese si vedono costretti a fare i conti con una realtà difficile; con dei
    prodotti scadenti – spesso contraffatti nel marchio – e che riescono a conquistare il mercato per i
    loro bassi costi di produzione, che si traducono in più bassi prezzi di vendita al dettaglio.
    Ciò che non è più derogabile è la mancanza di interventi per arginare questa concorrenza sleale.
    La concorrenza, corretta e giocata entro i binari della libera economia di mercato, con tutti i crismi
    di eticità e di lealtà insite in essa, non spaventa in alcun modo i produttori padani ed italiani. Ma il
    fatto che determinati paesi, aderenti agli organismi internazionali - che dovrebbero rappresentare
    garanzia di regole di condotta da rispettare - violino costantemente le norme rispettate dai paesi
    occidentali, francamente diventa come non più accettabile.
    Ora, partendo da un’analisi del globalismo economico e della nascita del cosiddetto protezionismo,
    è utile considerare il fatto che dopo il secondo conflitto mondiale il mondo è stato inserito in una
    dinamica globalizzante che ha portato alla internazionalizzazione degli scambi commerciali. Con la
    fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta – che coincidono con il manifestarsi del primo
    shock petrolifero mondiale (1974-75) – si assiste ad un ripensamento riguardo i principi del libero
    mercato (grazie ad alcuni analisti economici), con la conseguenza diretta che riprende vigore
    l’efficacia del sistema protezionistico.
    Da qui si giunge alla proposta di reintrodurre i dazi doganali, che molti esponenti politici della
    Sinistra, ma anche dell’attuale maggioranza di Governo considerano obsoleti e fuori dal mondo.
    Essi rappresentano, invece, uno strumento di politica commerciale utilizzato per incidere sui prezzi
    e, quindi, anche sulle quantità scambiate nel sistema del commercio internazionale. E, dunque, un
    mezzo efficace per contrastare queste ingiustizie derivanti dal paese dell’estremo oriente.
    Ricordiamo poi, come semplice esempio, che l’Unione europea ha già adottato delle norme
    restrittive nei confronti di alcuni prodotti cinesi.
    La proposta avanzata dal Ministro per le Riforme Istituzionali e la devoluzione, On. Umberto Bossi,
    è tutt’altro che anti-storica, ma anzi riflette una profonda presa di posizione e un’attenta riflessione
    sulle dinamiche attuali relative alle questioni economiche e commerciali. In questo senso, il
    reclamare un rispetto generalizzato delle regole non deve essere interpretato come un’arroganza
    del mondo occidentale nei confronti di aree del pianeta che stanno progredendo economicamente;
    ma, bensì, un tentativo di evitare che lo sviluppo di un’area (Cina) corrisponda con il declino di
    un’altra, soprattutto quando questa è alimentata da aggiramenti delle normative internazionali.
    Appare dunque necessario creare un giusto sistema di governance sia a livello dei singoli Stati sia
    a livello mondiale, in modo tale da controbilanciare le distorsioni e le negatività che la
    globalizzazione porta con sé, tra cui, appunto, la concorrenza sleale della Cina.
    Il protezionismo non è fuori dal tempo. Dobbiamo ricordare, infatti, come un notevole grado di
    protezionismo caratterizza oggi molti paesi in via di sviluppo.
    Ormai, la sofferenza del sistema industriale italiano e padano è sotto gli occhi di tutti. Ma,
    finalmente, si è alzata forte la voce della Lega Nord e del suo Segretario Federale in nome della
    tutela dell’economia padana. Sono ormai anni che questo fenomeno è evidente ed ha alimentato
    guasti e distorsioni alla concorrenza economica; ma, come quasi sempre accade, ci voleva la voce
    fuori dal coro del politically correct incarnata dalla Lega Nord per aprire gli occhi della gente e
    mostrare a tutti i pericoli insiti nella deriva globalista e terzomondista a cui è sottoposto il nostro
    Paese.
    In questo scenario alquanto difficoltoso, la Lega Nord apre un fronte nuovo, volendo
    necessariamente portare protezione e tutele al sistema economico-produttivo padano e italiano.
    L’occasione per dare voce a queste idee e cercare di veicolarle nelle sedi appropriate è il prossimo
    vertice dell’OMC (Organizzazione mondiale del Commercio) di Cancun, in Messico (10-14
    settembre 2003). Il buon esito dei negoziati potrà dare un forte impulso alla crescita economica
    dell’UE e, anche, del sistema produttivo della Padania.
    Se si vuole raggiungere un sistema funzionante ed efficiente, con norme concordate a livello
    multilaterale, bisogna procedere con criteri di reciprocità condivisi che anche i paesi emergenti, tra
    cui la Cina, devono impegnarsi a rispettare. Ma anche se ciò non dovesse avvenire, la Lega Nord
    chiede con vigore l’introduzione di dazi doganali in favore dei produttori padani.
    Come già avvenuto molte volte, i fatti e il tempo daranno ragione a questa nuova battaglia politica
    avanzata dalla Lega Nord. E ben presto, quella che appariva come una posizione fuori dal mondo
    e contro la storia, diverrà tema di dibattito e opinione condivisa.
    Roberto Marraccini
    Settore Affari Istituzionali
    Segreteria Politica Federale
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  7. #7
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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  8. #8
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    Predefinito Messaggio audio della Lega Nord per le elezioni europee

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  9. #9
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    Der Wehrwolf

  10. #10
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    Predefinito Lega Nord Padania alle Europee 2004!

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 
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