La nuova Legge Gasparri è nata con un compito: confermare ed aumentare la posizione dominante del Moloch Mediaset-Mondadori-Publitalia sul mercato editoriale, televisivo e pubblicitario. Esauriti gli obblighi legislativi del caso, tale siffatto mostro sarà legge dello Stato.
Canali a volontà, a decine, a centinaia. Ma chi se li accaparrerà? I soliti noti. Anzi: il solito noto. Infatti l’obiettivo di tale legge è anche quello di aggirare una sentenza della Corte costituzionale, già essa fin troppo permissiva, che obbligherebbe ogni soggetto privato a detenere non più di due reti televisive. Ma ecco la trovata gasparriana (o meglio berlusconiana): il Sic, ovvero Sistema integrato delle comunicazioni, che cancella ogni conflitto d’interesse e di attribuzione mettendo in un unico calderone stimato in 25 miliardi di euro cose come televisione, editoria, pubblicità, cinema. Fino a qualche mese fa si pensava di fissare un tetto di proprietà al 20% dell’intero Sic. Poi si è passati al 30%. Infine lo si vuole bellamente ignorare del tutto. Va poi detto che fissare un tetto a qualcosa che non è bene quantificabile è come voler contare le gocce d’acqua del mare.
Questa legge è già partita col piede sbagliato. Per quanto riguarda il reato di abuso di posizione dominante tale legge è criminogena a tal punto che il Presidente della Repubblica l’ha riconsegnata alle camere, rifiutandosi di promulgarla. Allora la giunta di generali ugandesi che dal maggio 2001 governa l’Italia l’ha ritoccata togliendo quattro spiccioli: i proventi da editoria libraria e musicale e la produzione di programmi tv.
All’Authority, che in teoria dovrebbe vigilare sulla correttezza nell’assegnazione dell’immenso Sic, sono state di fatto legate mani e piedi: secondo la nuova legge essa può solo controllare che nei negozi siano in vendita i decoder del digitale terrestre, che la copertura per tale sistema sia pari ad almeno il 50% della popolazione e che ci sia offerta di programmi nuovi. Il che è come costringere l’arbitro a controllare unicamente che le linee del campo siano diritte.
Sanzioni per chi sgarra? Sì ma lievissime, e solo a partire dal luglio 2005. Prima, c’è oltre un anno di bucanieri della Tortuga in cui Mediaset potrà fare il bello e cattivo tempo, consolidare le proprie posizioni e vedersi sanare tali irregolarità da un esecutivo compiacente.
Decoder: nei negozi ci sono, e costano poco: 49 euro invece del prezzo di mercato (200). Il machiavello è che i 151 euro mancanti ce li mette il governo, un esecutivo che fa enorme fatica a reperire fondi per sanità, scuola, pensioni, ma è sempre pronto a dare una mano, coi soldi del contribuente, ad acquistare un apparecchio che permetta a Mediaset di consolidare la propria illegale posizione dominante.
Fino ad ora, quanti decoder sono stati venduti? 280.000. Pochini, su 35 milioni di abbonati alla tv. Forse l’oggetto non interessa, o forse la questione del digitale terrestre è fino ad ora più virtuale che reale. Attenzione ad un particolare: oltre la metà dei decoder finora venduti appartiene a Fastweb. Cioè banda larga. Cioè computer. Cioè internet, che con la tv non c’entra nulla. Se su molti soggetti privati che vendono decoder, oltre la metà se li accaparra un solo soggetto che vende internet tv, ciò la dice lunga su come si orienta il mercato; il digitale terrestre nasce già superato, oltre che monopolistico.