Comunicato della Graphos e del Circolo di Studi Politici Antonio Labriola
LOTTA COMUNISTA E I SUOI METODI INACCETTABILI
Domenica 25 gennaio si doveva svolgere a Genova, presso la Galleria Leonardi Idea in piazza Campetto, una riunione di discussione indetta per inviti, e dunque privata, dalla Graphos e dal Circolo di Studi Politici Antonio Labriola sul tema della guerra contro l’Iraq.
La riunione era convocata per le 10 della mattina. Poco prima che iniziasse e che venisse aperta la sala in cui doveva tenersi, al citofono della Graphos, che ha sede in un palazzo adiacente, alcune persone, qualificandosi come membri di Lotta Comunista, hanno chiesto di parlare con il direttore della casa editrice, Corrado Basile, chiedendo che scendesse in pazza. Giunto nel portone, Basile è stato aggredito al grido di "sporco fascista" e «neonazista», con riferimento all’interpretazione di sinistra del revisionismo olocaustico di cui la Graphos si fa portatrice, riferimento che gli assalitori hanno reso esplicito. Possono testimoniarlo alcuni dei giovani che dovevano partecipare alla riunione ed erano giunti nel frattempo, accolti anch’essi a insulti, calci e spinte.
Sulle prime abbiamo pensato che la ventina di energumeni presenti nella piazza appartenessero al Betar, nota organizzazione paramilitare sionista (usa a compiere azioni simili in Francia), e che il nome di Lotta Comunista fosse usato come copertura. L’ipotesi non era tanto peregrina anche alla luce della campagna di recente orchestrata in Italia, per due mesi, dai sostenitori di Sharon contro la Graphos, sia su Internet (utilizzando tre sgangherati centri sociali dell’area milanese), sia a mezzo stampa (ultimo episodio un articolo del quotidiano "Libero", pieno di menzogne e di calunnie).
Alla nostra dura reazione verbale – unica possibile, vista la preponderanza delle forze della squadraccia schierata in piazza – e alle richieste di chiarimenti su chi fossero realmente i suoi componenti e che cosa stesse succedendo – richieste che non potevano essere eluse, data anche la presenza nell’area di persone che non c’entravano nulla e che erano state direttamente spaventate dagli energumeni –, colui che mostrava di essere un dirigente ha rivendicato, alla presenza di testimoni, l’appartenenza della squadraccia stessa a Lotta Comunista, la quale avrebbe dato disposizione al proprio servizio d’ordine di impedire la riunione prevista, in quanto avrebbero dovuto parteciparvi elementi già facenti parte dell’organizzazione e in dissenso con essa. Nel frattempo, insulti, minacce e vie di fatto sono continuati nei confronti di coloro che affluivano verso la Galleria per partecipare all’incontro e nei confronti dello stesso presidente dell’Associazione ospitante.
Il passare del tempo, l’apertura di qualche negozio, la frequentazione normale della piazza, il logorio imposto dal confronto polemico hanno creato un certo imbarazzo tra i membri di Lotta Comunista (molti dei quali sono stati identificati per nome e cognome dai nostri compagni). Gli assalitori hanno reiteratamente dichiarato di essere «operai dell’Ilva» mandati a eseguire un ordine – forse per affermare con ciò di essere «brava gente», perciò stesso autorizzata a comportarsi come vuole in totale impunità. Infine, essi hanno effettuato una telefonata con un cellulare, alla conclusione della quale hanno emesso un ordine di smobilitazione. Erano circa le tredici. Prima di redigere questo comunicato la Graphos ha chiesto chiarimenti alla direzione di Lotta Comunista, nella persona di Renato Pastorino, responsabile cittadino dell’organizzazione. Non sappiamo se questa richiesta sia arrivata a chi di dovere. I chiarimenti finora non ci sono stati. Fin qui, i fatti.
I metodi impiegati da Lotta Comunista sono inaccettabili nell’ambito di quella sinistra non convenzionale della quale essa, peraltro, da sempre dice di far parte, ritenendo addirittura di avervi un ruolo di punta. Tale ruolo di punta, ammesso che se ne possa parlare, potrebbe però essere affermato solo sul terreno del confronto politico e non facendo ricorso a pratiche intimidatorie e gangsteristiche, che fanno pensare a quelle impiegate dagli stalinisti contro i rivoluzionari durante la guerra civile spagnola.
Chiediamo a tutte le forze, organizzate o meno, che ritengono di far parte della sinistra non convenzionale, di stigmatizzare il comportamento di Lotta Comunista, che è arrivato all’aggressione contro la Graphos e contro il Circolo di Studi Politici Antonio Labriola.
C’è una ragione di più per stigmatizzare il comportamento di Lotta Comunista. Essa infatti mostra di non considerare accettabile, per la propria presenza politica, il fatto che elementi dissidenti, non più appartenenti al gruppo stesso, anziché dissolversi in una inconsistente nuvola di "cani sciolti", pretendano di esercitare il proprio diritto prendendo parte alla politica attiva e organizzandosi a questo fine nella forma da essi considerata la più confacente. È necessario che Lotta Comunista si persuada che non è nei suoi diritti e nella sua possibilità fare a Genova e altrove il buono e il cattivo tempo. Sarebbe importante che i dirigenti del gruppo, di qualsiasi livello, assumessero in questo senso un preciso impegno, conformemente alle regole che dovrebbero vigere nei rapporti tra organizzazioni, grandi o piccole che siano, tendenti a scopi analoghi, nonostante le normali divergenze, anche profonde, che possono esistere sul piano teorico, politico e organizzativo.
Graphos
Circolo di Studi Politici Antonio Labriola