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    Predefinito 28 gennaio - S. Carlo Magno, re ed imperatore del Sacro Romano Impero

    Oggi ricorre la memoria del celebre imperatore dei Franchi, canonizzato da un antipapa, ma che è molto venerato in diverse parti dell'Europa. Alludo a Carlo Magno. Egli morì il 27° giorno dell'814, a 72 anni, e gli fu data sepoltura ponendogli sulle ginocchia un vangelo d'oro; sul corpo le insegne imperiali, ma sotto le insegne un cilizio. Fondatore di tanti conventi e di tante chiese quanti furono i giorni della sua vita, provvide con generosità per essi anche nel testamento, ma senza una parola per Roma. Prima di morire, aveva già spartito l'impero fra i suoi figli ed eredi (il figlio Pipino, fatto re d'Italia, a lungo guerreggiante col duca di Benevento e sconfitto dai Veneziani, gli era premorto, e a lui era successo Bernardo), dando con ciò un colpo alla sua ciclopica creazione. Di lui, o da lui firmata, abbiamo una prefazione ad una scelta di omelie, ove, meditando sulla sua vita, dice che, se qualche merito gli si può riconoscere, è per avere sempre protetto la cultura. Ha inoltre un trattatello sulle virtù dello Spirito Santo. Eccolo poeta in versi latini; compositore di un epitaffio per Adriano; autore di un salterio in cui è il panegirico del pontificato. E se non dovessimo raccogliere tutto in sintesi, potremmo discorrere ancora di Carlo Magno correttore di esemplari della Scrittura e lessicografo tedesco; da vecchio conosceva il greco, l'ebraico e altre lingue orientali.
    Ebbero, ad aiutarlo Alcuino, sassone, che forse scrisse il celebre "Pange lingua", Angilberto, Landrado, Agobardo, Teodolfo, Adalardo e altri. Scrissero delle sue gesta, Eginardo e Turpino. Quando fu giunto all'estremo della sua vita (in Aquisgrana), le cronache dicono che si ebbero eclissi, macchie nere nel sole, rovine di portici del suo palazzo. Secondo le leggende una gran striscia di fuoco lampeggiò un giorno nel cielo e il cavallo dell'imperatore cadde sì violentemente in aperta campagna che la fibbia d'oro della sella si ruppe, e così la cintura della spada di Carlo. II suo giavellotto poi dalla scossa fu confitto in terra per dieci piedi. Di più, bruciò il ponte di Magonza, un fulmine colpì una palla d'oro della cupola del duomo di Aquisgrana, il terremoto sommosse questa città e fu da un prodigio cancellata sul tempio la scritta : "Carlo principe".
    In suo onore apro questo thread.

    Augustinus

    *****
    dal sito SANTI E BEATI:

    San Carlomagno Imperatore

    28 gennaio

    742 - 28 gennaio 814

    La canonizzazione di Carlomagno nel 1165 da parte dell'antipapa Pasquale III non è che un momento dello straordinario destino postumo dell'imperatore d'Occidente. Qui si ricorderà brevemente ciò che, nella sua vita e nella sua opera, ha fornito occasione a un culto in alcune regioni cristiane.
    Nato nel 742, primogenito di Pipino il Breve, gli succedette il 24 settembre 768 come sovrano d'una parte del regno dei Franchi, divenendo unico re alla morte (771) del fratello Carlomanno. Chiamato in aiuto dal papa Adriano I, scese in Italia, contro Desiderio, re dei Longobardi, nell'aprile 774. In cambio d'una promessa di donazione di territori italiani al sommo pontefice, riceve il titolo di re dei Longobardi quando lo sconfitto Desiderio fu rinchiuso nel monastero di Corbie. Nel 777 iniziò una serie di campagne per la sottomissione e l'evangelizzazione dei Sassoni, capeggiati da Vitichindo. Dopo una cerimonia di Battesimo collettivo a Paderborn, la rivalsa dei vinti fu soffocata, nelle campagne del 782-85, con tremendi massacri, fra i quali quello di molte migliaia di prigionieri a Werden. Spintosi oltre i Pirenei, nella futura Marca di Spagna, Carlomagno subì nel,778 un grave rovescio a Roncisvalle. Nelle successive discese in Italia (781 e 787) stabilì legami con l'Impero d'Oriente (fidanzamento di sua figlia Rotrude col giovane Costantino VI), e s'inserì sempre più a fondo, attraverso i missi carolingi, nella vita di Roma. Consacrato re d'Italia e spinto a occuparsi del patrimonio temporale della Chiesa, non trascurò il suo ruolo di riformatore, continuando l'opera iniziata dal padre col concorso di S. Bonifacio. Nel 779, benché occupatissimo per le rivolte dei Sassoni, promulgò un capitolare sui beni della Chiesa e i diritti vescovili, e accentuò la sua azione riformatrice sotto l'impulso dei chierici e dei proceres ecclesiastici e, soprattutto, di Alcuino e di Teodulfo d'Orleans.
    La celebre “Admonitio generalis” del 789 mostra a pieno la concezione di Carlomagno in materia di politica religiosa, richiamandosi all'esempio biblico del re Giosia per il quale il bisogno più urgente è ricondurre il popolo di Dio nelle vie del Signore, per far regnare ed esaltare la sua legge. Nascono da questa esigenza il rinascimento degli studi, la revisione del testo delle Scritture operata da Alcuino, la costituzione dell'omeliario di Paolo Diacono.
    Al concilio di Francoforte del 794, Carlomagno si erge di fronte a Bisanzio come il legittimo crede degli imperatori d'Occidente, promotori di concili e guardiani della fede. Non è un caso che i testi relativi alla disputa delle immagini (Libri Carolini), benché redatti da Alcuino o da Teodulfo, portino il nome di Carlomagno. Pertanto, l'incoronazione imperiale del giorno di Natale dell'anno 800 non fu che il coronamento d'una politica che il papato non poté fare a meno di riconoscere, sollecitando la protezione del sovrano e accettandolo, nella persona di Leone III, come giudice delle sue controversie. Ma Carlomagno (come mostrano le origini della disputa sul “Filioque”) estese la sua influenza fino alla Palestina. La sua sollecitudine per il restauro delle chiese di Gerusalemme e dei luoghi santi mediante questue (prescritte in un capitolare dell'810) gli valse più tardi il titolo di primo dei crociati. Del patronato esercitato sulla Chiesa dalla forte personalità di Carlomagno restano monumenti documentari ed encomiastici negli “Annales”, che ricordano i concili da lui presieduti, le chiese e i monasteri da lui fondati.
    La vita privata di Carlomagno fu obiettivamente deplorevole. E non si possono certo dimenticare due ripudi e molti concubinati, né i massacri giustificati dalla sola vendetta o la tolleranza per la libertà dei costumi di corte. Non mancano, tuttavia, indizi di una sensibilità di Carlomagno per la colpa, in tempi piuttosto grossolani e corrotti. Il suo biografo Eginardo informa che Carlomagno non apprezzava punto i giovani, sebbene li praticasse, e, per quanto la sua vita religiosa personale ci sfugga, sappiamo che egli teneva molto all'esatta osservanza dei riti liturgici che faceva celebrare, specialmente ad Aquisgrana (odierna Aachen), con sontuoso decoro. Cosi, quando mori ad Aquisgrana il 28 gennaio 814, Carlomagno lasciò dietro di sé il ricordo di molti meriti che la posterità si incaricò di glorificare. La valorizzazione del prestigio di Carlomagno assunse il carattere di un'operazione politica durante la lotta delle Investiture e il conflitto fra il Sacerdozio e l'Impero. La prima cura di Ottone I, nel farsi consacrare ad Aquisgrana (962), fu quella di ripristinare la tradizione carolingia per servirsene.
    Nell'anno 1000, Ottone III scopri ad Aquisgrana il corpo di Carlomagno in circostanze in cui l'immaginazione poteva facilmente sbrigliarsi. Nel sec. XI, mentre Gregorio VII scorgeva nell'incoronazione imperiale di Carlomagno la ricompensa dei servigi da lui resi alla cristianità, gli Enriciani esaltarono il patronato esercitato dall'imperatore sulla Chiesa. Quando l'impero divenne oggetto di competizione fra principi germanici, Federico I, invocando gli esempi della canonizzazione di Enrico II (1146), di Edoardo il Confessore (1161), di Canuto di Danimarca (1165), pretese e ottenne dall'antipapa Pasquale III la canonizzazione di Carlomagno col rito dell'elevazione agli altari (29 dic. 1165). Egli pensò di gettare in tal modo discredito su Alessandro III, che gli rifiutava l'impero, e, insieme, sui Capetingi che lo pretendevano. E se più tardi Filippo Augusto, vincitore di Federico II a Bouvines nel 1214, si richiamò alle analoghe vittorie di Carlomagno sui Sassoni, lo stesso Federico II si fece incoronare ad Aquisgrana il 25 luglio 1215 e dispose, due giorni dopo, una solenne traslazione delle reliquie di Carlomagno. Intanto Innocenzo III, risoluto sostenitore della teoria delle “due spade”, ricordava che è il papa che eleva all'impero e dipingeva Carlomagno come uno strumento passivo della traslazione dell'impero da Oriente a Occidente. La grande figura di Carlomagno venne piegata a interpretazioni opposte almeno fino all'elezione di Carlo V.
    Ma a parte le utilizzazioni politiche contrastanti, il culto di Carlomagno appare ben radicato nella tradizione letteraria e nell'iconografia. Il tono agiografico è già evidente nei racconti di Eginardo e del monaco di S. Gallo di poco posteriori alla morte dell'imperatore. Rabano Mauro, abate di Fulda e arcivescovo di Magonza, iscrive Carlomagno nel suo Martirologio. La leggenda di Carlomagno è soprattutto abbellita dagli aspetti missionari della sua vita.
    A Gerusalemme, la chiesa di S. Maria Latina conservava il suo ricordo. Alla fine del sec. X si credeva che l'imperatore si fosse recato in Terrasanta in pellegrinaggio. Urbano II, nel 1095, esaltava la sua memoria davanti ai primi crociati. Nel 1100 l'avventura transpirenaica dei paladini si trasfigurò in crociata, attraverso l'interpretazione della Chanson de Roland. Ognuno ricorda la frequenza di interventi soprannaturali nelle “chansons de gestes”: Carlomagno è assistito dall'angelo Gabriele; Dio gli parla in sogno; simile a Giosué, egli arresta il sole; benché il suo esercito formicoli di chierici, benedice o assolve lui. stesso i combattenti, ecc.
    Dal sec. XII al XV si moltiplicano le testimonianze di un culto effettivo di C., connesse da un lato con la fedeltà delle fondazioni carolingie alla memoria del fondatore, dall'altro con l'atteggiamento dei vescovi verso gli Staufen, principali promotori del culto imperiale. A Strasburgo si trova un altare prima del 1175, a Osnabruck e ad Aquisgrana prima del 1200. Nel 1215, in seguito alla consacrazione di Federico II e alle cerimonie che l'accompagnarono, si stabilirono due festività: il 28 genn. (data della morte di C.), festa solenne con ottava, e il 29 dic., festa della traslazione. Roma rispose istituendo la festa antimperiale di S. Tommaso Becket, campione della Chiesa di fronte al potere politico; ma nel 1226 il cardinale Giovanni di Porto consacrò ufficialmente ad Aquisgrana un altare “in honorem sanctorum apostolorum et beati Karoli regis”. A Ratisbona, il monastero di S. Emmerano e quello di S. Pietro, occupato dagli Irlandesi, adottarono, nonostante l'estraneità dell'episcopato, il culto di Carlomagno che, secondo M. Folz, si andò estendendo in un’area esagonale con densità più forti nelle regioni di Treviri, di Fulda, di Norimberga e di Lorsch. Nel 1354, Carlo IV fondò presso Magonza, nell'Ingelheim, un oratorio in onore del S. Salvatore e dei beati Venceslao e Carlomagno. Toccato l'apogeo nel sec. XV, il culto di Carlomagno non fu abolito neppure dalla Riforma, tanto da sopravvivere fino al sec. XVIII in una prospettiva politica, presso i Febroniani.
    In Francia, nel sec. XIII, una confraternita di Roncisvalle si stabilì a S. Giacomo della Boucherie. Carlo V (1364-80) fece di Carlomagno un protettore della casa di Francia alla pari di S. Luigi, e ne portò sullo scettro l'effigie con l'iscrizione “Sanctus Karolus Magnus”. Nel 1471, Luigi XI estese a tutta la Francia la celebrazione della festa di Carlomagno il 28 genn. Nel 1478, Carlomagno fu scelto come patrono della confraternita dei messaggeri dell'università e, dal 1487, fu festeggiato come protettore degli scolari (nel collegio di Navarra si celebrò fino al 1765, il 28 genn., una Messa con panegirico). Per queste ragioni il cardinale Lambertini, futuro Benedetto XIV, indicò nel caso di Carlomagno un tipico esempio di equivalenza fra una venerazione tradizionale e una regolare beatificazione (De servorum Dei beatificatione, I, cap. 9, n. 4).
    Oggi il culto di Carlomagno si celebra solo ad Aachen, con rito doppio di prima classe, il 28 genn. con ottava; la solennità è fissata alla prima domenica dopo la festa di S. Anna. A Metten ed a Múnster (nei Grigioni) il culto è “tollerato” per indulto della S. Congregazione dei Riti.

    Autore: Gerard Mathon





    Albrecht Dürer, L'imperatore Carlo Magno, 1512 circa, Germanisches Nationalmuseum, Norimberga

    Albrecht Dürer, Gli imperatori Carlo Magno e Sigismondo, 1512 circa, Germanisches Nationalmuseum, Norimberga

    Raffaello Sanzio, L'incoronazione di Carlo Magno, 1516-17, Stanza dell'Incendio di Borgo, Palazzi Pontifici, Vaticano

    Ary Scheffer, Carlo Magno presenta i suoi capitolari all'assemblea dei Franchi nel 779, 1827, Castello di Versailles e di Trianon, Versailles

    Sébastien-Melchior Cornu, S. Carlo Magno, decorazione della cappella del Palazzo dell'Eliseo, 1864, Musée du Louvre, Parigi

  2. #2
    Hobbit2
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    Scusatemi, ma se è stato canonizzato da un antipapa, perchè lo appellate come Santo, se la vera Chiesa non l'ha mai dichiarato tale?
    E dico ciò nonostante la grande ammirazione che ho verso l'Imperatore Carlo!
    Con cordialità.
    Viva Cristo RE!

  3. #3
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    Originally posted by Ninco Nanco
    Scusatemi, ma se è stato canonizzato da un antipapa, perchè lo appellate come Santo, se la vera Chiesa non l'ha mai dichiarato tale?
    E dico ciò nonostante la grande ammirazione che ho verso l'Imperatore Carlo!
    Con cordialità.
    Caro Ninco,
    lo si appella quale santo, nonostante sia stato elevato agli onori degli altari da un antipapa, per le ragioni che bene espresse l'allora cardinale Prospero Lambertini, indicando in Carlo un tipico esempio di equivalenza fra una venerazione tradizionale ed una regolare beatificazione. Cioè, sebbene non ebbe una regolare venerazione, tuttavia, la Chiesa, storicamente, non poteva ignorare la devozione dei fedeli tributata a quest'uomo. Di qui, il riconoscimento della santità del medesimo, pur in assenza di una pronuncia regolare della Chiesa.
    Cordialmente

    Augustinus

  4. #4
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    Originally posted by Augustinus
    Caro Ninco,
    lo si appella quale santo, nonostante sia stato elevato agli onori degli altari da un antipapa, per le ragioni che bene espresse l'allora cardinale Prospero Lambertini, indicando in Carlo un tipico esempio di equivalenza fra una venerazione tradizionale ed una regolare beatificazione. Cioè, sebbene non ebbe una regolare venerazione, tuttavia, la Chiesa, storicamente, non poteva ignorare la devozione dei fedeli tributata a quest'uomo. Di qui, il riconoscimento della santità del medesimo, pur in assenza di una pronuncia regolare della Chiesa.
    Cordialmente

    Augustinus
    Non ci ho capito molto. Se l'ho elevato agli onori dell'altare un antipapa, la canonizzazione è invalida, o sbaglio?
    Inoltre il riconoscimento della Santità di Carlo Imperatore può venire da noi fedeli, senza pronunciamento ufficiale della Chiesa Indefettibile?
    Saluti fraterni.

    P.S.: sono sempre Ninco Nanco.

  5. #5
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    Originally posted by Hobbit2
    Non ci ho capito molto. Se l'ho elevato agli onori dell'altare un antipapa, la canonizzazione è invalida, o sbaglio?
    Inoltre il riconoscimento della Santità di Carlo Imperatore può venire da noi fedeli, senza pronunciamento ufficiale della Chiesa Indefettibile?
    Saluti fraterni.

    P.S.: sono sempre Ninco Nanco.
    Caro Ninco Nanco,
    la Chiesa cattolica non è un monolite rigido. Essa è massimamente rigida quando si tratta di legge divina ed è massimamente elastica quando si tratta di legge umana (ecclesiastica o civile). Cionondimeno, essa non è sorda alle esigenze dei fedeli. Quindi, se nasce spontaneamente un culto verso Cristo o i Santi, la Chiesa non è indifferente a questi bisogni dei fedeli, intervenendo con strumenti repressivi. Ne valuta i frutti. Se questi sono giudicati positivamente, allora vi dà il suo placet, sia pure tacito.
    Questo è avvenuto con Carlo Magno. Pur essendo stato canonizzato da un antipapa - e, quindi, invalidamente, secondo la tua ottica - ciononostante la Chiesa non poteva condannare il culto verso quell'imperatore, che nel frattempo era nato e si era sviluppato in diverse parti d'Europa. Ecco perchè la Chiesa ha permesso e tollera il culto che è tributato all'Imperatore dei Franchi, in diverse regioni.
    Qualcosa di analogo è accaduto anche a Costantino, che non è Santo per la Chiesa cattolica (per gli ortodossi, invece, sì, anzi è considerato come 13° apostolo), ma che tuttavia il suo culto è tollerato, pur nella Chiesa, in diverse regioni anche italiane (ad es., la Sardegna). Proprio sul culto di Costantino in Oriente ed Occidente ci fu un convegno di studi presso l'Università di Sassari nell'estate del 2001.
    D'altro canto, devi considerare anche un altro argomento di carattere squisitamente storico.
    La canonizzazione di Carlo avvenne in un periodo storico nel quale la disciplina delle beatificazioni/canonizzazioni non si era ben assestata come in epoca moderna. Questo giustifica qualche defaillance verificatosi in passato.
    Insomma, l'errore che commetti è quello di guardare alla disciplina ed alla dottrina della Chiesa come se queste fossero sempre state quelle sin dalle sue origini e non invece che esse sono frutto di un travagliato lavoro di comprensione storica e teologica.
    Cordialmente

    Augustinus

  6. #6
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    La Chiesa ha sempre avuto e sempre avrà gli strumenti necessari per valutare la santità di un servo di Dio o meno.
    Il discorso che fai è assai riduttivo.
    Cordialmente

    Augustinus

  7. #7
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    Augustinus

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    Predefinito Lettera al Papa di Carlo Magno

    Carlo Magno, Epistulae, VIII in PL XCVIII, 908

    È mio vivo desiderio creare con Vostra Santità in quest'anno di grazia 796 un patto inviolabile di fede e di carità, in virtù del quale l'apostolica benedizione possa seguirmi ovunque e la Santa Sede romana possa essere costantemente difesa dalla mia devozione. Spetta a me difendere con le armi in ogni luogo e con l'aiuto della divina Provvidenza la Santa Chiesa di Cristo, combattendo contro le incursioni dei pagani e le devastazioni degli infedeli e proteggendo la diffusione della fede cattolica. A Voi, Santissimo Padre, spetta invece il compito di aiutare con le vostre preghiere il successo delle nostre armi.

  9. #9
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    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
    GIOVANNI PAOLO II
    AL CARD. ANTONIO MARÍA JAVIERRE ORTAS
    IN OCCASIONE DEL CONVEGNO PER IL 1200° ANNIVERSARIO DELL’INCORONAZIONE IMPERIALE DI CARLO MAGNO


    Al Venerato Fratello nell'Episcopato
    il Signor Cardinale Antonio María Javierre Ortas

    Con piacere ho appreso che il 16 dicembre prossimo Ella presiederà una seduta accademica dedicata al 1200° anniversario dell'incoronazione imperiale di Carlo Magno, compiuta dal Papa Leone III nel Natale dell'800. Volendo partecipare almeno spiritualmente alla celebrazione della storica ricorrenza, Le invio questo mio Messaggio, con il quale intendo far pervenire a Lei ed alla distinta assemblea il mio beneaugurante saluto.

    La commemorazione dello storico evento ci invita a volgere lo sguardo non soltanto al passato, ma anche all'avvenire. Essa, infatti, coincide con la fase decisiva della stesura della "Carta dei diritti fondamentali" dell'Unione Europea. Questa fausta coincidenza invita a riflettere sul valore che anche oggi conserva la riforma culturale e religiosa promossa da Carlo Magno: il suo rilievo, infatti, è ben maggiore dell'opera da lui svolta per la materiale unificazione delle varie realtà politiche europee dell'epoca.

    E' la grandiosa sintesi tra la cultura dell'antichità classica, prevalentemente romana, e le culture dei popoli germanici e celtici, sintesi operata sulla base del Vangelo di Gesù Cristo, ciò che caratterizza il poderoso contributo offerto da Carlo Magno al formarsi del Continente. Infatti, l'Europa, che non costituiva una unità definita dal punto di vista geografico, soltanto attraverso l'accettazione della fede cristiana divenne un continente, che lungo i secoli riuscì a diffondere quei suoi valori in quasi tutte le altre parti della terra, per il bene dell'umanità. Al tempo stesso, non si può non rilevare come le ideologie, che hanno causato fiumi di lacrime e di sangue nel corso del XX secolo, siano uscite da un'Europa che aveva voluto dimenticare le sue fondamenta cristiane.

    L'impegno che l'Unione Europea si è assunto di formulare una "Carta dei diritti fondamentali" costituisce un tentativo di sintetizzare nuovamente, all'inizio del nuovo millennio, i valori fondamentali ai quali deve ispirarsi la convivenza dei popoli europei. La Chiesa ha seguito con viva attenzione la vicenda dell'elaborazione di tale documento. Al riguardo, non posso nascondere la mia delusione per il fatto che non sia stato inserito nel testo della Carta neppure un riferimento a Dio, nel quale peraltro sta la fonte suprema della dignità della persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Non si può dimenticare che fu la negazione di Dio e dei suoi comandamenti a creare, nel secolo passato, la tirannide degli idoli, espressa nella glorificazione di una razza, di una classe, dello stato, della nazione, del partito, in luogo del Dio vivo e vero. E' proprio alla luce delle sventure riversatesi sul ventesimo secolo che si comprende come i diritti di Dio e dell'uomo s'affermino o cadano insieme.

    Nonostante molti nobili sforzi, il testo elaborato per la "Carta europea" non ha soddisfatto le giuste attese di molti. Poteva, in particolare, risultare più coraggiosa la difesa dei diritti della persona e della famiglia. E' infatti più che giustificata la preoccupazione per la tutela di tali diritti, non sempre adeguatamente compresi e rispettati. In molti Stati europei essi sono minacciati, ad esempio, dalla politica favorevole all'aborto, quasi dappertutto legalizzato, dall'atteggiamento sempre più possibilista nei confronti dell'eutanasia e, ultimamente, da certi progetti di legge in materia di tecnologia genetica non sufficientemente rispettosi della qualità umana dell'embrione. Non basta enfatizzare con grandi parole la dignità della persona, se essa viene poi gravemente violata nelle norme stesse dell'ordinamento giuridico.

    La grande figura storica dell'imperatore Carlo Magno rievoca le radici cristiane dell'Europa, riportando quanti la studiano ad un'epoca che, nonostante i limiti umani sempre presenti, fu caratterizzata da un'imponente fioritura culturale in quasi tutti i campi dell'esperienza. Alla ricerca della sua identità, l'Europa non può prescindere da un energico sforzo di recupero del patrimonio culturale lasciato da Carlo Magno e conservato lungo più di un millennio. L'educazione nello spirito dell'umanesimo cristiano garantisce quella formazione intellettuale e morale che forma ed aiuta la gioventù ad affrontare i seri problemi sollevati dallo sviluppo scientifico-tecnico. In questo senso, anche lo studio delle lingue classiche nelle scuole può essere un valido aiuto per introdurre le nuove generazioni alla conoscenza di un patrimonio culturale di inestimabile ricchezza.

    Esprimo, pertanto, il mio apprezzamento a quanti hanno preparato questa sessione accademica, con un particolare pensiero per il Presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Monsignor Walter Brandmüller. L'iniziativa scientifica costituisce un prezioso contributo per la riscoperta di quei valori nei quali è riconoscibile l'«anima» più vera dell'Europa. In questa occasione vorrei salutare anche il coro degli Augsburger Domsingknaben, che per mezzo del loro canto arricchiscono degnamente il convegno.

    Con questi sentimenti, invio volentieri a Lei, Signor Cardinale, ai relatori, ai partecipanti ed ai pueri cantores una speciale Benedizione Apostolica.

    Dal Vaticano, 14 dicembre 2000

    IOANNES PAULUS PP. II

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    MESSAGGIO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
    AL VESCOVO DI AACHEN (GERMANIA) IN OCCASIONE
    DELLE CELEBRAZIONI DEL 12° CENTENARIO
    DELLA COSTRUZIONE DEL DUOMO


    Al mio venerato Fratello nell'Episcopato,
    l'Ecc.mo Mons. Heinrich Mussinghoff, Vescovo di Aachen

    1. «Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore» (Sal 122, 1).

    La gioiosa esclamazione del Salmista trova ad Aachen un'eco vivace da 1200 anni, ossia da quando Carlo Magno completò la Cappella del suo Palazzo e la dedicò a Maria, Ausiliatrice dei cristiani. Nel corso della storia innumerevoli pellegrini, grandi e piccoli, si sono recati in codesta Cattedrale dedicata alla Madonna, per sostare di fronte all'immagine miracolosa e per invocare la protezione materna della Vergine sulla Chiesa e sul mondo.

    2. Non mi è possibile essere personalmente presente in occasione dei 1200 anni della Cattedrale di Aachen, ma ho voluto mandarvi un Inviato Speciale nella persona di Sua Eminenza il Cardinale Darío Hoyos Castrillón, che fa le mie veci in questa occasione festosa in qualità di mio rappresentante personale. In tal modo, si manifesta la comunità cattolica che trova il proprio centro nella Chiesa di Roma e come una rete abbraccia tutta la terra. Carlo Magno, edificatore di codesta Casa di Dio, era già consapevole della necessità di questi stretti vincoli con il Successore di Pietro. Con la sua incoronazione a Imperatore, la notte di Natale dell'anno 800, da parte del Papa Leone III, tale consapevolezza raggiunse un apice significativo, dopo che pochi anni prima lo stesso Carlo Magno aveva dato vita alla «Schola Francorum» all'ombra della Basilica di san Pietro. Doveva essere un albergo per i pellegrini, che si recavano nella Città Eterna, dopo aver varcato le Alpi, per visitare le tombe dei Principi degli Apostoli.

    3. Oltre a questi legami con Roma, la Cattedrale di Aachen possiede un altro vincolo. Conserva cose preziose, che ci portano col cuore e con la mente non solo nella Città Eterna, ma anche nella Città Santa. Gerusalemme donò a Carlo Magno quattro reliquie di stoffa, che ricordano in modo sensibile e pieno di profonda riverenza significativi avvenimenti della storia della salvezza e, al tempo stesso, possono essere considerate come vesti di pellegrino per il popolo di Dio in cammino nel corso del tempo.

    Chi guarda le fasce di Gesù, si ricorda che la comunità di fede dev'essere comunità di vita con Gesù. Infatti anche Cristo ha cominciato la sua vita così come fa ogni cristiano: da neonato. Come Gesù crebbe in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini (cfr Lc 2, 52), anche a noi è chiesto di preoccuparci della crescita e della maturità della nostra fede. Gesù nella mangiatoia non era solo un neonato, ma il Figlio di Dio. Così le fasce sono un invito a onorarlo con la nostra vita e a portare altre persone sulla via dell'adorazione: Venite adoremus! Venite, adoriamo il Re, il Signore!

    Il trono del Re è la croce. A ciò allude la reliquia più preziosa, dal punto di vista della storia della salvezza, che si veneri nella Cattedrale di Aachen: il panno che cingeva i fianchi di Gesù. Al Re sulla croce non fu lasciato che questo, cosi che potesse offrire tutto se stesso per Dio e per il mondo. Come Egli si affidò al Padre e al contempo affidò la sua opera a Maria e Giovanni, così anche la Chiesa nel suo pellegrinaggio nel corso del tempo ha il compito di procedere verso Dio senza riserve e di presentare a Lui «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi» (Gaudium et spes, n. 1).

    Ciò attesta che l'ortodossia dell'insegnamento si deve rispecchiare nella coerenza della vita. In questo contesto ricordiamo il panno della decapitazione di Giovanni Battista. Ai cristiani della società moderna professare la fede non costa, in genere, la vita. Nondimeno la testimonianza ha il prezzo di qualche notte insonne e di innumerevoli gocce di sudore in un ambiente sociale in cui Cristo è diventato spesso un estraneo. Proprio in un'epoca nella quale Dio non di rado viene messo a tacere, sono necessari forza e coraggio, per farsi garanti dell'inalienabile dignità di tutti gli uomini per amore di Dio che ha inviato il proprio Figlio, «perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10).

    La parola vita ci fa pensare a Maria, che fu scelta per portare Cristo, la Vita del mondo. La quarta reliquia di stoffa nella Cattedrale di Aachen ricorda quell'abito che avvolgeva la Madre di Dio nella notte santa. Come Maria ha portato il Figlio nel suo grembo, così la Chiesa, sua immagine, porta Cristo nell'abito da pellegrino durante i secoli. Ciò per cui visse Maria deve essere il movente della Chiesa nel corso della storia: il «mistero della fede» in Gesù Cristo, il «Salvatore degli uomini» ieri, oggi e sempre. È un grande onore e un nobile compito della Chiesa poter vivere con un mistero che Dio stesso le ha affidato. La Chiesa, in quanto custode del mistero divino, è inviata a rivelare il mistero della salvezza «fino agli estremi confini della terra» (At 1, 8).

    4. Questo mandato evangelizzatore della Chiesa è la sua missione in ogni tempo, ma in particolare nell'Anno Santo 2000, che festeggiamo quale grande Giubileo dell'Incarnazione di Dio. Ringraziamo il Datore di tutte le cose poiché non solo non ci fermiamo 2000 anni dopo Cristo, ma abbiamo potuto procedere per 2000 anni con Cristo. Anche nel nuovo secolo il cristianesimo ha un futuro luminoso. Questo l'aveva già ricordato il venerato e purtroppo precocemente scomparso Vescovo Klaus Hemmerle, quando pochi mesi prima di morire fece un bilancio con una specie di «previsione»: «Non siamo solo amministratori di un passato così prezioso e santo, ma precursori di un futuro, che non possiamo costruire noi, ma che verrà perché Egli viene» (Omelia del 7 novembre 1993, in occasione del 18° anniversario della sua consacrazione episcopale).

    Il mio auspicio è che l'anniversario dei 1200 anni della Cattedrale di Aachen ricordi a tutti i cristiani che sono impiegati come pietre vive nell'edificio di Dio (cfr 1 Pt 2, 5). Il pellegrinaggio ai santuari, che coincide con l'anno giubilare, sia per la Chiesa di Aachen un impulso a considerarsi più profondamente popolo peregrinante di Dio e a mettersi in cammino con cuore gioioso e coraggioso! Sulla via verso il Signore Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, sia una fedele guida! Unito nello spirito, sono vicino a tutti voi che vi riunite intorno al Vescovo per celebrare il Giubileo della Cattedrale di Aachen, e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

    Dal Vaticano, 25 gennaio 2000.

 

 
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