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Risultati da 1 a 5 di 5
  1. #1
    Affus
    Ospite

    Predefinito Anche La Regina Delle Coop Rosse Fa Crac

    ANCHE LA REGINA DELLE COOP ROSSE FA CRAC - BUCO DA DUEMILA MILIARDI - SCOPPIA IL CASO DELLA "COSTRUTTORI" DI FERRARA: UN CRAC CHE COINVOLGE PIU' DI DIECIMILA CREDITORI

    ARGENTA (FE) - Un crac da un miliardo di euro. Quasi duemila operai in strada, risparmiatori sul lastrico. E forti sospetti bi bilanci "allegri". Eppure nessuno ne parla. Come mai ?

    Mentre gli occhi di tutti sono puntati sul caso Parmalat, a un'ora d'auto dal capoluogo emiliano si sta consumando un'altra crisi. Per certi versi più clamorosa.

    Protagonista è la Coopcostrattori di Argenta, comune tra Ferrara e Ravenna. Sconosciuta ai più, non agli addetti ai lavori. È la più grossa coop "rossa" in Italia. Oltre che di una delle prime imprese edili del Paese. Per anni il gigante di Argenta ha vantato fatturati in crescita e appalti miliardari. Poi, improvvisamente, il crollo.

    Patron del gruppo, che vanta tre rami di azienda, oltre 2000 dipendenti e cantieri aperti in tutta Italia, è stato per 25 anni Giovanni Donigaglia. Uomo del Pci, poi del Pds e dei Ds. Praticamente un'istituzione da queste parti. Simbolo di un sistema legato a filo doppio con le amministrazioni rosse. E che per cinquant'anni ha fatto la fortuna di questa Regione.

    Il 2 luglio scorso quello che sembrava un sistema incrollabile si incrina: il Tribunale di Ferrara dichiara lo stato di crisi della Coopcostruttori. Scatta il commissariamento e la cassa integrazione per 1.750 operai. È la più grande crisi che abbia mai coinvolto una coop. E, di riflesso, l'intero sistema delle cooperative. In una regione come l'Emilia significa un terremoto. Curiosamente ignorato nel resto d'Italia. Libero è in grado di ricostruire, bilanci alla mano, la vicenda di questa piccola Parmalat "rossa".

    Facciamo un passo indietro. Diamo un occhiata agli ultimi bilanci disponibili. La Coopcostruttori dichiara un fatturato in crescita: 500 milioni e 718mila euro nel 1999, 576 milioni e 883mila nel 2000, 681 milioni e 136mila nel 2001. Perfino l'utile è in crescita (4 milioni e 170mila nel '99, 5 milioni e 61 mila nel 2000, 5 milioni e 778mila nel 2001). Poi, il tracollo. Saltano fuori protesti, spalmati negli ultimi cinque anni, per 35 milioni e 300mila euro. Si parla di 190 milioni di debiti nei confronti dei fornitori e di un centinaio verso i soci. Ossia gli azionisti, che nel caso di una cooperativa sono rappresentati in larga parte da dipendenti ed ex dipendenti. Risparmi dì una vita che, con ogni probabilità, non torneranno indietro.

    Come è possibile che un'azienda che chiude ogni anno con utili milionari subisca un simile tracollo?

    Da un'analisi riservata degli ultimi tre bilanci, che Libero è in grado di mostrare, risulta che la Coop aveva debiti sulle spalle per un totale di 597.530 migliaia di euro. Di cui quelli a breve termine, cioè che devono essere pagati subito, rappresentano l'80,28%. Da una parte mostrava un ottimo stato di salute, dall'altra, alla voce debiti, la cifra cresceva a dismisura. Fino a quando il vaso è tracimato.

    Ora è sotto commissariamento. Tre giudici di nomina ministeriale, come vuole la normativa sulle cooperative, hanno cominciato a spulciarne i bilanci. I risultati finali, cioè l'esatta dimensione del passivo, si sapranno solo fra mesi. Ma già si parla di

    Ora è sotto commissariamento. Tre giudici di nomina ministeriale, come vuole la normativa sulle cooperative, hanno cominciato a spulciarne i bilanci. I risultati finali, cioè l'esatta dimensione del passivo, si sapranno solo fra mesi. Ma già si parla di un buco che si aggira attorno al miliardo di euro, vale a dire a 2mila miliardi delle vecchie lire.

    Al di là dei numeri, interessante è quanto sta emergendo su come i vertici della Coop hanno gestito gli ultimi anni. Un quadro pieno di ombre e povero di luci. Nella relazione consegnata al Tribunale fallimentare si parla di conti introvabili, libretti di prestito che non quadrano. Insomma, bilanci a dir poco pasticciati. Citiamo dalla relazione. Il tema sono gli appalti. «Questo settore», scrivono i commissari, «non dispone di conti precisi e affidabili per ogni singola commessa». Ancora: «Dalle indagini effettuate non è risultato possibile ottenere i conti economici imputati ai singoli cantieri». In pratica: ci sono lavori non segnati, spese che non risultano da nessuna parte. Si parla di «inadeguatezza del management». Lo si accusa di essersi sobbarcato di impegni notevoli, pur in presenza di una situazione patrimoniale in rosso.

    Continuiamo. Non torna l'attivo dichiarato, dicono più avanti i commissari. Parlano di voci «ingiustificate e non riscontrabili». Numeri che non tornano. Come quelli dell'attivo, per esempio. Al momento del fallimento, la Coopcostruttori ha sostenuto di «vantare» crediti per 841 milioni. Insomma, la colpa del crac era dei creditori che non avevano pagato. Versione smentita dai commissari. I crediti, scrivono, non superano i 579 milioni di euro. Il fallimento è dovuto ad altro.

    Così da circa un mese, nel quasi perfetto silenzio generale, sono cominciate le udienze al Tribunale fallimentare. Davanti al giudice si sono presentati 10.700 creditori; banche, fornitori e soci. Anche la procura se ne sta interessando. Ma per adesso non è scattato alcun provvedimento. Il patron, Donigaglia, ha lasciato la guida della Coop. I lavoratori sono in cassaintegrazione. I soci, disperati. •

    ************************************************** ********

    TRADITI IN TRECENTO DAL "PRESTITO SOCIALE

    ARGENTA (FE) - Hanno investito nella Coopcostruttori i risparmi di una vita intera. Soldi che, con ogni probabilità, non rivedranno mai più. Parliamo dei circa 300 «soci prestatori». Ovvero della spina dorsale di ogni cooperativa. Una metà è rappresentata dai dipendenti: operai, impiegati, tutti lavoratori della "grande famiglia" di Argenta. Funziona così: la coop trattiene all'incirca il 10% della busta paga di ciascun lavoratore. Si chiama «prestito sociale». L'operaio diventa socio e la Coop può contare su una voce di bilancio più che sicura.

    Poi c'è l'altra metà dei soci, quella che rischia di più. Sono i titolari della cosiddetta «azione di partecipazione cooperativa». Si tratta, in larga parte, di ex dipendenti. Oppure di amici e parenti di gente che ha lavorato lì. In ballo ci sono cifre che in assoluto possono apparire ridotte, ma che equivalgono al risparmio di una vita. Invece di mettere i soldi in banca, li hanno investiti nella cooperativa dove hanno lavorato.

    Nella stragrande maggioranza si tratta di pensionati. Tecnicamente, i loro crediti sono definiti «chirografari». Non rientrano, cioè, tra quelli privilegiati, ossia che devono essere coperti in via preferenziale in caso di fallimento. Gome è il caso, per esempio, degli stipendi dei dipendenti. Significa che prima dovranno essere rimborsati i fornitori artigiani, le banche, i dipendenti. Poi, alla fine - sempre che avanzino ancora dei soldi - toccherà a questa categoria di soci.

    «I soldi che abbiamo investito nella Goop sono il frutto di anni di sacrificio. E adesso saremo noi a pagare il prezzo di una gestione sbagliata». Chi parla è Valerio Cellini, portavoce del Carspac, Comitato di assistenza e rappresentanza per sociprestatori e azionisti della Cooperativa. Si è formato subito dopo il fallimento della Costruttori per seguire le sorti di quelle centinaia di persone che rischiano di non vedere indietro un soldo.

    Cellini è pensionato. Racconta: «Io ho messo nella Coop 10 milioni delle vecchie lire, ma ho amici che hanno investito anche 50 milioni o di più». L'azienda, spiega, «era un po' come la nostra banca». Ricorda che negli anni migliori faceva interessi più vantaggiosi rispetto agli istituti di credito. Un po' per questo, un po' per il valore sociale che rappresenta, in Emilia, una cooperativa, centinaia di persone hanno acquistato quote. «Conosco famiglie intere», dice, «che hanno quote nella Costruttori: il padre, la madre, il figlio, i nonni». Si capisce perché la sorte dei "soci" rischia di essere un caso sociale. Continua Cellini: «Le vere vittime di questo crac colossale siamo noi. Almeno i dipendenti hanno la cassaintegrazione. Mal che vada perderanno il lavoro. Ma dalle nostre parti un operaio edile non fa fatica a trovarlo».

    Loro, invece, hanno la quota e basta. «Molti di noi vivono di pensione e hanno sulle spalle una famiglia intera». E poi c'erano quei soldi nella cooperativa, il risparmio di anni di lavoro. Quello che, ora, rischiano di perdere. «Non ci illudiamo, sappiamo benissimo che è così. Ma non è giusto che siamo noi a pagare per gli errori fatti da altri». Nessuno, spiega Cellini, ha mai avuto il sentore che la Coopcostruttori fosse in difficoltà. «Ci hanno sempre detto che il fatturato era in crescita. Continuavano a vincere appalti colossali in tutta Italia». Ma dalle carte in mano ai commissari sembra di capire che troppe volte i vertici della Coop si sono imbarcati in affari più grandi delle loro forze. Va bene una volta, due. Poi, qualcosa si rompe, E qualcosa, ad Argenta, si è rotto.

    Il debito nei confronti dei soci è di circa 100 milioni di euro. Cifra dietro la quale si intrecciano 300 storie diverse. «Trecento drammi», corregge Cellini.

  2. #2
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    non se ne parla perché l'imprenditore in questione é un ex(?)-post(?) comunista

  3. #3
    Affus
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    In origine postato da Drieu
    non se ne parla perché l'imprenditore in questione é un ex(?)-post(?) comunista

    Son tutti comunisti e adesso iniziano a calpestarsi i piedi a vicenda . La parmalat ha fregato la liquidazione ai pensionati compagni , questi li mandano sul lastrico .

  4. #4
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    In origine postato da Drieu
    non se ne parla perché l'imprenditore in questione é un ex(?)-post(?) comunista
    A proposito del fatto che non se ne parla che ne direste di cominciare a chiedere agli strapagati uomini del centrodestra che stanno nel consiglio di amministrazione della Rai e ai direttori di rete, nonchè ai loro sponsor politici, che c***o ci stanno a fare?

  5. #5
    Affus
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    In origine postato da VecchioMissino
    A proposito del fatto che non se ne parla che ne direste di cominciare a chiedere agli strapagati uomini del centrodestra che stanno nel consiglio di amministrazione della Rai e ai direttori di rete, nonchè ai loro sponsor politici, che c***o ci stanno a fare?

    Loro stanno li a per prendere lo stipendio mica per capire cosa succede .

    Pensa al tg regionale pugliese la cricca rai rossa è arrivata a dire che D'Alema non c'entra niente con la cessione della banca 121 al Montepaschi di Siena e che in questa banca, secondo loro , c'è la crema della finanza della destra .
    Erano anni che non sentivo una cos'ì grossa !
    E la notizia è passata in silenzio senza colpo ferire .

 

 

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