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  1. #1
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    Question Elettricità, accordo anti-blackout tra Parigi e Londra




    PARIGI (Reuters) - Parigi e Londra hanno firmato il primo accordo europeo di mutuo soccorso per far fronte a eventuali blackout di energia elettrica come quello che ha paralizzato l'Italia nel settembre scorso. Lo scrive oggi il quotidiano francese Le Figaro.


    Se la situazione divenisse critica in uno dei due paesi, l'accordo prevede la messa a disposizione di una riserva di elettricità da parte del partner su semplice domanda dell'autorità di gestione della rete.


    "Questo contratto di mutuo soccorso riguarda una riserva di 1.000 megawatt, cioè la metà della capacità della rete sottomarina della Manica", ha detto al giornale Pierre Bornard, direttore del reparto utilizzazione della Rte, la Rete (Milano: SRG.MI - notizie) francese del trasporto elettrico.


    L'accordo punta a evitare i sovraccosti finanziari legati all'acquisto d'emergenza di energia.


    "Nell'accordo franco-britannico, il prezzo del megawatt, per ora fissato per un periodo di sei mesi, è leggermente superiore al prezzo di mercato", scrive Le Figaro.


    L'accordo rientra nell'ambito del piano governativo presentato a novembre da Nicole Fontaine, ministra dell'Industria.


    Nel settembre scorso l'Italia ha sperimentato un blackout improvviso durato diverse ore su quasi tutto il territorio nazionale, anche per l'intervento tardivo dei paesi vicini. Una simile minaccia incombe anche sulla Francia, che nel corso dell'anno ha registrato picchi elevati di consumo, sia in estate che in inverno.


    La Rte sottoscriverà accordi simili a quello firmato con la Gran Bretagna con altri paesi nel 2004, nel quadro del coordinamento europeo per il trasporto dell'elettricità.

  2. #2
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    Predefinito

    non credete che dovrebbe essere uno dei tanti obiettivi dell'UE?

  3. #3
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    Predefinito tratto da BRESCIA OGGI 23 gennaio 2005

    Il ritorno al Nucleare

    Caro direttore, sono grato al Presidente Berlusconi per le sue dichiarazioni sulla ripresa del nucleare. Fra i tanti tabù demagogici ed oscurantisti della cosiddetta Prima Repubblica la campagna contro il nucleare ha rappresentato forse la pagina più desolante e distruttiva. Era prevedibile che Berlusconi procedendo nel suo programma di cambiare l'Italia per renderla più libera, più moderna e più prospera prima o poi arrivasse a sciogliere questo nodo e ad affrontare il tema dell'energia esaltando ed utilizzando i frutti della Ricerca Scientifica. Con l'onorevole Stelio De Carolis e con il professor Felice Ippolito nel 1987 a nome del Partito Repubblicano Italiano presiedevo i comitati per il No che si impegnarono nella campagna referendaria contro il vasto schieramento dei partiti di destra e di sinistra, dei sindacati e di Confindustria che sostenevano il Si. Una battaglia disperata condotta nell'interesse del Paese e della quale siamo orgogliosi così come siamo grati al Presidente del Consiglio per averla così chiaramente ed esplicitamente riproposta.

    Guglielmo Castagnetti
    senatore
    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/HANNOUCCISOLUOMORAGNO.mid[/mid]

  4. #4
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    Predefinito tratto da www.pri.it

    Nucleare/Pri: bene premier, dissennato rinunciarvi

    Nell'87 ci fu una scelta politica che si puo' cambiare

    I repubblicani si schierano a favore del nucleare dando ragione al presidente del Consiglio Berlusconi e auspicando la possibilita' di concorrere alla crescita di questo settore. E' quanto scrive il quotidiano del Pri 'La Voce Repubblicana'' in un editoriale. ''L'Italia - scrive il giornale - ha accumulato un ritardo scientifico e tecnologico preoccupante in conseguenza delle scellerate decisioni politiche a seguito del referendum del 1987'' sottolineando di non ignorare ''le attese che provengono dall'uso delle tecnologie nucleari (ambiente, sanita', industria, ecc.)''. Il quotidiano considera anche ''dissennato'' dover rinunciare pregiudizialmente a queste scienze e ridurre il Paese a ''semplice utilizzatore con l'importazione di energia nucleare dai paesi limitrofi senza concorrere alla crescita di questo importante settore''. ''I tre quesiti referendari del 1987 - prosegue l'editoriale - proponevano di cancellare alcune disposizioni che avrebbero potuto velocizzare la costruzione di centrali nucleari. Il popolo italiano si espresse positivamente sui tre quesiti ma non ebbe modo di esprimersi sul futuro dell'energia nucleare. Dunque una scelta politica - conclude - e non una scelta referendaria. E proprio perche' fu una scelta politica i governi la possono cambiare. Le affermazioni del Presidente del Consiglio fanno sperare che siamo ad una svolta della politica dissennata di questi anni''.

    Roma, 21 gennaio 2005 (ANSA)

  5. #5
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    Predefinito tratto da L'OPINIONE 18 febbraio 2005

    L’Italia rientra nel nucleare



    La sinistra innalza il solito piagnisteo per gli alti tassi d’inquinamento atmosferico e chiede di bloccare la circolazione in tutta Italia. Ma il governo passa dalle parole ai fatti: l’Enel acquista una centrale nucleare in Slovacchia ed in questo modo garantisce al nostro paese una fonte di approvvigionamento di energia pulita in perfetta linea col protocollo di Kyoto.

  6. #6
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    Predefinito

    Ecco un'altra battaglia che vale la pena di combattere.
    Per la ricerca scientifica e per il progresso del genere umano non possiamo rinunciare a quanto la tecnologia piu' moderna coi puo' mettere a disposizione per migliorare l'economia del Paese.
    Il leader dei catto-comunisti era in questi giorni a Parigi, in visita a Chirac, e non sappiamo che cosa si siano detti. Sarei curioso di conoscere l'opinione del demagogo unionista sul problema del nucleare e altrettanto sarei curioso che cosa potrebbe dire a Chirac circa le centrali nucleare che la Francia ha posto proprio a lato dei nostri confini alpini.
    Noi Repubblicani abbiamo sempre condotto questa battaglia sul nucleare dai tempi dei tempi, non facciamocela scippare da Berlusconi e stigmatizziamo il fatto che la sinistra massimalista, unicamente per paura di perdere voti, evita di portare sul tavolo della attualita' questo problema.
    Grazie.

  7. #7
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    Predefinito tratto da www.pri.it

    Aggiornare gli strumenti di programmazione nel settore energia/Lo sviluppo dell’Emilia non va ritardato da approvvigionamenti insufficienti

    Servono forniture sicure, affidabili, economiche

    La tecnologia e lo sviluppo hanno nella società odierna tempi di evoluzione rapidissimi, e gli strumenti di programmazione che governano il settore energia devono aggiornarsi di conseguenza. Esiste infatti un rapporto ben definito tra incremento delle richieste energetiche e crescita del PIL e compito di chi gestisce le politiche energetiche è di prevedere quanto necessario per garantire l’equilibrio fra disponibilità di risorse energetiche e crescita. Non possiamo permettere che lo sviluppo industriale della nostra Regione venga ritardato a causa della attuale incapacità di garantire l’energia necessaria: se non sarà così i grossi gruppi industriali continueranno a scegliere altri Paesi per i loro investimenti, e la competitività del nostro Paese e della nostra Regione ne usciranno ulteriormente indebolite.

    In sintesi, i punti fondamentali di cui ritengo bisogna tenere presente sono:

    1) la necessità di assicurarsi un approvvigionamento energetico sicuro, duraturo, affidabile e a costi contenuti.

    2) l’uso razionale delle varie risorse energetiche al fine di minimizzare l’impatto ambientale ed al fine di ostacolare il cambiamento del clima.

    In Italia il fabbisogno è coperto attraverso una forte dipendenza dalle importazioni dall’estero, con un uso esagerato di petrolio e gas. I combustibili fossili sono una delle risorse maggiormente impiegate e comportano diversi problemi quali le forti ricadute in termini di impatto ambientale e il rischio di esaurimento in tempi brevi. Da questo deriverebbe il progressivo aumento del prezzo del petrolio e gas naturale, causato anche dall’ aumento della richiesta di approvvigionamento da parte di paesi in via di sviluppo. Se è così, l’ aumento di prezzo diviene un fenomeno sostanziale, in grado quindi di obbligare i paesi consumatori a rivedere rapidamente le proprie politiche energetiche, pena forti ripercussioni negative sull’ economia interna di quei paesi, quali l’Italia, la cui situazione energetica è fortemente dal petrolio (tanto che i costi dell’ energia in Italia sono più alti del 30% rispetto alla media europea).

    D’altra parte una politica solamente orientata a favorire un maggiore risparmio energetico, un uso razionale delle risorse e rendimento, non può essere in sé risolutiva a garantire il fabbisogno necessario nel prossimo futuro anche nella nostra realtà regionale.

    Alla luce di queste considerazioni è recentemente riemersa la proposta di rispolverare la proposta del nucleare. Credo sia necessario di-scuterne: dopo la moratoria totale determinata dal referendum del 1987, ci sono oggi condizioni, tecnologie e disponibilità diverse. Innanzitutto le imprese italiane producono e gestiscono energia nucleare alI’estero, (in Francia, o in Slovacchia, ad esempio). Su questo tema anche ecologisti di fama hanno rivisto le loro posizioni e bisogna tenere conto che il rifiuto della opinione pubblica locale che spesso si manifesta (sulla base del principio "not in my garden") risponde a timori infondati. Compito della Regione è anche quello di informare correttamente l’opinione pubblica, sui rischi reali, sui benefici attesi dalla nuove fonti energetiche, abbandonando completamente le argomentazioni di tipo demagogico .Bisogna anche tenere conto dell’impellente necessità di contribuire alla diminuzione dell’effetto serra così come prevede il protocollo di Kyoto. In Italia la situazione non è delle migliori: a seguito delle politiche di risparmio energetico adottate per effetto delle crisi petrolifere, il nostro Paese ha un intensità energetica tra le più basse tra gli stati OCSE, inoltre le emissioni di CO2 dal 90 ad oggi sono cresciute del 7% mentre sarebbero dovute calare del 6,5% come da accordi a livello europeo. Il continuo aumento dei gas serra sono motivo più che valido per pensare a fonti alternative. Dal punto di vista economico i costi di kilowattora da fonte nucleare sono sicuramente competitivi con quelli originati dalla produzione dell’energia elettrica da combustibili fossili, trascurando, tra l’altro, per questi ultimi gli oneri derivanti dalla necessità di salvaguardia dell’ambiente. Quanto a sicurezza negli ultimi anni si sono fatti passi in avanti da gigante, ed il miglioramento continua, ottenendo senz’altro una minor avversione da parte dell’opinione pubblica. Per quel che riguarda il problema dello smaltimento delle scorie nucleari, infine, oggi si hanno soluzioni garantite, con piccole quantità da gestire e con la possibilità di utilizzare spazi scarsamente popolati in zone isolate del mondo (creando depositi internazionali).

    L’impegno nelle fonti rinnovabili, insomma, è fondamentale per stimolare la ricerca ed innovazione e ridurre nel tempo il divario dei costi, e va necessariamente presa in considerazione.

    Prerogativa della politica è di guardare avanti. Se ci fermiamo al contingente, raccogliendo le istanze degli ambientalisti e le rivendicazioni populiste e demagogiche, siamo destinati a perdere terreno e competitività rispetto agli altri paesi. Quella dello sviluppo e del suo rilancio è una sfida che dobbiamo vincere, e questo è il compito della politica: pianificare programmi di ampio respiro perché, con l’aiuto della scienza, delle nuove tecnologie – utilizzate nel rispetto dell’ambiente - sia garantito ai nostri cittadini un futuro di crescita al passo con l’Europa.

    Luisa Babini consigliere regionale Pri Emilia Romagna

  8. #8
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    Predefinito La turbina eolica che ci salverà, di Quisisana

    ...

  9. #9
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    Predefinito Per la campagna delle elezioni europee

    abbiamo distribuito un libro di Sgarbi dove venivano abbondantemente censurate le turbine eoliche.

    Tex Willer

  10. #10
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    Predefinito

    Sgarbi era un'opportunita' di alleanza con il Pri, solo che, a mio modesto avviso, si e' fatta troppo frettolosamente a sole poche settimane dalle elezioni europee.
    In certe vallate ventose delle alpi piemontesi qualche centralina eolica non ci starebbe male, magari costruita da privati per uso privato o da comunita' montane per dare elettricita' a zone impervie e disagiate e non servibili dall'Enel, se non a costi pazzeschi.
    Cio' potrebbe favorire il mantenimento di alcune attivita' ch evanno scomparendo nella montagna.
    Comunque io resto in attesa del nucleare che era e rimane una nostra battaglia repubblicana.
    Facciamoci sentire.
    Grazie.

 

 
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