padania nazionalsocialista?

[ilbavarese]

Qualche intelligentone sogna una padania pura etnicamente: non solo via arabi e negri ma anche terrons equiparati alle precedenti categorie.
Meglio si dice una padania governata da bertinotti con fuori tutti quelli che non dicendono in linea retta da Teodorico, che una padania cristiana...
demenza pura!!!
ma quanti sono i padani puri presenti in padania secondo questi scienziati: su 25 milioni di padani quanti sono i terrons o loro dicendenti 10, 15 milioni?
e cosa facciamo di questi? li mettiamo sui treni piombati e li rispediamo oltrepò?
e poi cosa faremo? i controlli fino alla quarta generazione di chi ha sangue puro, come aveva tentato di fare Himmler? magari si faranno strane scoperte che chi si dichiara più padano degli altri ha origini non ben definite.
quando qualcuno smetterà di farneticare mondi impossibili di padania di stampo nazista, forse si potrà ottenere qualcosina
e cioè una Padania autonoma, con immigrazione controllata (quella islamica abolita) fondata sulle sue eterne radici cattoliche e purgata dai poteri satanici che ne vogliono la morte

[Felix (POL)]

espellere i "terroni" mi pare impossibile, vanno accettati e -secondo il vostro linguaggio- "padanizzati". Lo stesso io farei con gli altri EUROPEI (slavi, romeni...). Invece deve rimanere chiaro che TUTTI i non-europei (tranne forse, gli argentini) vanno espulsi senza nessuna eccezione, senza riguardo allo stato di cittadinanza. Oggi sembra una meta lontana, ma un domani si presenteranno le condizioni per ottenere questo obiettivo.

Poi cosa c'entra il nazionalsocialismo?! I padanisti mi pare che siano liberali in economia e democratici in politica, lontani quindi dal modello SOCIALISTA-nazionale totalitario della Germania 1933-45. Usiamoli correttamente questi termini....

saluti

[Spirit]

Perfettamente d'accordo con te. Sottolineare l'importanza dell'aspetto etnico non significa ricorrere a principi di pulizia etnica retroattiva, ma semplicemente sottrarre i popoli alle manipolazioni cui i poteri economici vigenti li sottopongono, far si che la geografia politica possa rispecchiare le differenze e le diversità che animano fra loro le comunità, ristabilire per il futuro lo "jus sanguinis" che escluda la cittadinanza per suolo: cittadini lo si diventa o attraverso i padri (quindi le madri), o attraverso il sacramento del matrimonio che, nel rispetto dei principi religiosi che lo ispirano, deve rimaner libero. La multietnicità è infatti un problema sociale e politico, non certo personale. Del resto solo alcuni ebrei sono etnicamente puri, ossia solo loro hanno scelto, per motivi ovviamente religiosi, di essere popolo integro sotto il profilo "genetico". Gli altri popoli sono figli di una mescolanza etnica causata da invasioni, sovrapposizioni, commerci, civilizzazioni. Non è sui geni che si costruisce un'identità, e non è nemmeno su un'idea statica di tradizione, come se cioè quest'ultima non fosse dinamica e diveniente. La tradizione è tale quando i suoi tratti sono coerenti fra loro e privi di fratture indotte, ma ciò che costituisce, a mio modo di vedere, l'identità, è, oltre alla lingua e la religione, la condivisione di uno "spazio" noto con cui nutrire un rapporto di domesticità, di confidenza, di immediata immedesimazione. E' per questo che l'ideologia cosmopolita è intrinsecamente perversa: perchè il microcosmo umano non potrà mai coincidere col macrocosmo, perchè tra l'uomo e l'universo esistono sempre termini medi costituenti il ponte necessario fra sé e l'altro. Senza questo ponte, può darsi solo violenza, pressapochezza, manipolazione, vessazione, anomia, dispersione, crisi d'identità personale e sociale. Può darsi solo l'attuale modernità in cui l'uomo non conosce più ne se stesso ne ciò che lo circonda.

[Der Wehrwolf]

x il bavarese:
Non so a chi ti riferisci quando affermi "Qualche intelligentone sogna una padania pura etnicamente: non solo via arabi e negri ma anche terrons equiparati alle precedenti categorie"
Forse ai padamericani?
Ma se per loro un negro che parla in Veneto è padano.! (Se poi paga anche le tasse... )
Condivido quanto affermato invece da Felix e Zena. Non sottovalutiamo l'aspetto etnico-biologico. GUAI scindere il dato etnico dalla rivendicazione di autodeterminazione!

[Spirit]

Attenzione: il socialismo nazionale, ossia la giusta compenetrazione fra interesse pubblico e naturale diritto di proprietà, ispirata alla ricerca del bene comune nella sua identità etica con le tradizioni che alimentano il retroterra spirituale di un popolo autocosciente della propria identità e del proprio ruolo geo-politico, è il naturale superamento dell'atlantismo liberale. Certo questo socialismo nazionale non è nazional-socialismo nel senso storico del termine, per ovvie ragioni: è anti-totalitario, multipolare e in quanto post-moderno non ascrivibile alle filosofie che ispirarono il Reich come il darwinismo, l'eugenetica, il positivismo, il nietzschianesimo.

[Der Wehrwolf]

Esatto.

[Felix (POL)]

condivido.
Il socialismo nazionale è un corollario necessario di ogni regime - anche democratico - che si fondi sull'interesse della comunità nazionale (anteposto all'individuo e agli interessi oligarchici o di classe).

Importantissimo non imitare - perchè ingiusto ed inimitabile - il modello americano. Un immigrato non può diventare parte della popolazione nativa se non ha una forte vicinanza di SANGUE, CULTURA e SPIRITO ai nativi. Cosa che un negro, un mongolo o un semita non potranno mai avere....

[Der Wehrwolf]

Originally posted by Felix
. Un immigrato non può diventare parte della popolazione nativa se non ha una forte vicinanza di SANGUE, CULTURA e SPIRITO ai nativi. Cosa che un negro, un mongolo o un semita non potranno mai avere....

[Spirit]

L'appartenenza non è in vendita al supermercato, questo è un dato di fatto, ma forse esiste una moneta, non eccessivamente forte, con la quale si può, in diverse vite, risparmiar quanto basta per poter acquisire l' "habitus" ambito: il tempo. Noi sappiamo infatti che è il tempo a generare le radici. Così è stato per noi, così potrà essere per altri comunque disposti a seguire il destino di una terra nuova, e questo ragionamento altri fini non ha se non quello di mostrare come, pur di fronte al deperire del dato etnico, un futuro è comunque possibile: una lingua si impara, alla Verità si può aderire oppure già la si abbraccia, con un luogo si può acquisire domestichezza e per la terra si può nutrire amore attraverso la forza della vita che in essa fluisce. E' limitativo pensare l'uomo secondo la categoria astratta di staticità: l'uomo può divenire altro da sè, a patto di rispettare il tempo e a patto quindi di vincere la modernità. Uno dei grandi difetti della modernità è, infatti, quello di aver ridotto questa nozione a entità misurabile e soprattutto superabile. La modernità ha perso il senso del tempo, il senso dello scorrere lento e indomito di questo piccolo mistero che scandisce qualitativamente la nostra vita e la vita stessa nella sua totalità. Il difetto del progressismo è di non aver pazienza, di non sapere attendere. Il tempo odierno non è più il tempo dell'attesa sapiente, ma il tempo del consumo sfrenato, immediato, del possesso, del dominio frentico. E questa regola la applica anche al problema etnico: la distanza naturale fra identità e alterità dovrebbe "ipso facto" scomparire di fronte a una ragione che non vuol conoscere più limiti, senza per altro accorgersi d'essere ormai seppellita dall'irrazionale nel senso inferiore del termine. E invece il tempo è e rimane un limite, una dimensione insuperabile in cui è radicata saggezza, temperanza, prudenza. In una parola, virtù. Il tempo è insomma una possibilità che si può concedere e che non è detto sarà per forza sprecata, anche se è ovvio: c'è chi merita d'aver tempo, e chi merita d'aver solo il tempo di riprendere il sentiero a ritroso.
In ogni caso dobbiamo reimparare a pensare e ad aver fiducia nel tempo che riaggiusta ciò che l'uomo genera fuori di sesto, "out of joint" per dirla con Shakespeare. Il tempo infatti è apparentato con quella natura che l'uomo, pur nella sua follia faustiana, mai sconfiggerà.

[Der Wehrwolf]

E' comunque nostro DOVERE quello di proteggere e conservare l'identità antropo-biologica delle comunità padano-alpine.
Un allogeno che risiede in Padania, passassero anche 100 anni , non sarà mai accostabile/equiparabile ad un autoctono sia dal punto di vista biologico, sia dal punto di vista etnico, sia dal punto di vista delle Tradizioni.