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    Predefinito 2 novembre (o 3 novembre, se il 2 è domenica) - Commemorazione dei fedeli defunti

    IL TRATTATO DEL PURGATORIO

    di Santa Caterina da Genova*

    INDICE del TRATTATO DEL PURGATORIO


    I. - Perfetta uniformità delle Anime purganti al volere di Dio.

    II. - Gioia delle Anime del Purgatorio e loro crescente visione di Dio. L'esempio della ruggine.

    III. - Pene delle Anime del Purgatorio. La separazione da Dio, loro maggior pena.

    IV. - Differenza tra dannati ed Anime purganti.

    V. - Dio mostra la sua bontà anche verso i dannati.

    VI. - Purificate dal peccato, le Anime purganti scontano giocondamente le pene.

    VII. - Con quale violenza d'amore le Anime del Purgatorio bramano di godere Iddio. L'esempio del pane e dell'affamato.

    VIII. - L'Inferno e il Purgatorio rivelano la mirabile sapienza di Dio.

    IX. - Necessità del Purgatorio.

    X. - Natura terribile del Purgatorio.

    XI. - L'amore di Dio che attrae a sé le Anime sante e l'impedimento che esse trovano nel peccato, genera la pena del Purgatorio.

    XII. - Come Dio purifica le Anime. L'esempio dell'oro nel crogiuolo.

    XIII. - Desiderio ardente delle Anime di trasformarsi in Dio, e sapienza di Dio nell'occultare ad esse le loro imperfezioni.

    XIV. - Gioia e dolore delle anime purganti.

    XV. - Le Anime purganti non possono più meritare. Come è disposta la loro volontà verso le opere offerte in questo mondo a loro suffragio.

    XVI. - Le Anime vogliono la perfetta purificazione.

    XVII. - Esortazioni e rimproveri ai viventi. E così quell'anima benedetta, vedendo le sopradette cose nel divin lume, disse:

    XVIII. - Sofferenza spontanea e lieta delle Anime purganti.

    XIX. - La Santa conclude la sua dottrina sulle anime del Purgatorio coll'applicazione di ciò che esperimenta nell'anima sua.
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    Come per comparazione del divino fuoco quale in sé sentiva, comprendeva come era il Purgatorio, e in che modo vi stanno le anime contente e tormentate.

    Quest' anima santa ancora in carne, trovandosi posta nel Purgatorio de l'affocato amore di Dio, il quale tutta la bruciava e purificava di quanto aveva da purificare, acciocché passando da questa vita, potesse essere presentata innanzi al cos petto del suo dolce amore Iddio; per mezzo di questo amoroso fuoco, comprendeva nell'anima sua, come stavano le anime dei fedeli nel luogo del Purgatorio, per purgare ogni ruggine e macchia di peccato, che in questa vita ancora non avessero purgato.

    E siccome essa, posta nel Purgatorio amoroso del divin fuoco, stava unita a esso divino Amore, e contenta di tutto quello che Egli in lei operava, così comprendeva delle anime che sono nel Purgatorio e diceva:

    I. - Perfetta uniformità delle Anime purganti al volere di Dio.

    Le anime che sono nel Purgatorio (secondo che mi par comprendere) non possono avere altra elezione che di essere in esso luogo, e questo è per l'ordinazione di Dio, il quale ha fatto questo giustamente. Né si possono più voltare verso se stesse, né dire: "Io ho fatto tali peccati per i quali merito di star qui". Né possono dire: "Non li vorrei aver fatti perché andrei ora in paradiso". Né dire ancora: "Quegli ne esce più presto di me" ovvero: "Io ne uscirò più presto di lui".

    2. Non possono avere alcuna memoria propria, né d'altri parimenti, in bene né in male che in loro faccia maggior afflizione del suo ordinario. Ma hanno un tanto contento di essere nella ordinazione di Dio, e che Egli adoperi tutto quello che gli piace, e come gli piace, che di sé medesime non ne possono pensare con maggior loro pena.

    3. E solamente vedono l'operazione della divina bontà, la quale ha tanta misericordia all'uomo per condurlo a sé, che di pena, né di bene che possa accadere in proprietà, non se ne può niente da esse vedere, e se lo potessero vedere non sarebbero in carità pura.

    4. Non possono vedere neppure che siano in quelle pene per i loro peccati, e non possono tenere quella vista nella mente; imperocché vi sarebbe una imperfezione attiva, la quale non può essere in esso luogo, perché non vi si può più attualmente peccare.

    5. La causa del Purgatorio che hanno in loro, la vedono una sol volta nel passare da questa vita, e poi mai più la vedono; imperocché altrimenti vi sarebbe una proprietà.

    6. Essendo dunque esse in carità, e da quella non potendo più deviare con attuale difetto, non possono più volere né desiderare se non il puro volere della pura carità; ed essendo in quel fuoco purgatorio, sono nella ordinazione divina: (la quale è carità pura), e non possono più in alcuna cosa da quella deviare: perché sono private così di attualmente peccare, come sono pure di attualmente meritare.

    II. - Gioia delle Anime del Purgatorio e loro crescente visione di Dio. L'esempio della ruggine.

    Non credo che si possa trovare contentezza da comparare a quella di un'anima del Purgatorio, eccetto quella dei santi del Paradiso.
    E ogni giorno questa contentezza cresce, per l'influsso di Dio in esse anime, il quale va crescendo, siccome va consumando l'impedimento dell'influsso.

    2. La ruggine del peccato è l'impedimento, e il fuoco va consumando la ruggine; e così l'anima sempre più si va discoprendo al divino influsso. Siccome una cosa coperta non può corrispondere alla riverberazione del sole, non per difetto del sole, che di continuo luce, ma per l'opposizione della copertura: se si consumerà dunque la copertura, si discoprirà la cosa al sole; e tanto più corrisponderà alla riverberazione, quanto la copertura più si andrà consumando.

    3. Così la ruggine (cioè il peccato) è la copertura delle anime, e nel Purgatorio si va consumando per il fuoco; e quanto più consuma, tanto più sempre corrisponde al vero sole Iddio. Però tanto cresce la contentezza, quanto manca la ruggine e si discopre l'anima al divin raggio. E così l'un cresce e l'altro manca, sin che sia finito il tempo.

    4. Non manca però la pena, ma solo il tempo di stare in essa pena. E quanto alla volontà, non possono mai dire che quelle pene siano pene, tanto si contentano dell'ordinazione di Dio, con la quale è unita la loro volontà in pura carità.

    III. - Pene delle Anime del Purgatorio. La separazione da Dio, loro maggior pena.

    Dell altra parte poi hanno una pena tanto estrema, che non si trova lingua che la possa narrare, né intelletto che possa capirne una minima scintilla, se Dio non gliela mostrasse per grazia speciale.

    2. La quale scintilla Dio per grazia la mostrò a quest'anima; ma con la lingua non la posso esprimere. E questa vista che mi mostrò il Signore, mai più s'è partita dalla mente mia; e ve ne dirò quello che potrò, e intenderanno quelli, ai quali il Signore si degnerà l'intelletto aprire.

    3. Il fondamento di tutte le pene è il peccato originale o attuale. Dio ha creata l'anima, pura, semplice, e netta di ogni macchia di peccato, con un certo istinto beatifico verso di lui, dal quale istinto il peccato originale, che essa trova, l'allontana: poi quando vi si aggiunge l'attuale, ancora più se ne allontana, e quanto più se ne fa lontana, tanto più diventa maligna; imperocché Dio meno le corrisponde.

    4. E perché tutte le bontà che possano essere, sono per la partecipazione di Dio; il quale corrisponde nelle creature irrazionali, come vuole e come ha ordinato, e non manca loro mai; e nell'anima razionale corrisponde più e meno, secondo che la trova purificata dall'impedimento del peccato; perciò, quando si trova un'anima che si accosti alla sua prima creazione pura e netta, quello istinto beatifico se la va discoprendo e crescendo tuttavia, con tanto impeto e furor di fuoco di carità (il quale la tira al suo ultimo fine) che le par cosa insopportabile di essere impedita; e quanto più vede, tanto le è più estrema pena.

    IV. - Differenza tra dannati ed Anime purganti.

    E perché le anime che sono nel Purgatorio, sono senza colpa di peccato, sono senza colpa di peccato, perciò non hanno impedimento tra Dio e loro, salvo quella pena la quale le ha ritardate, sicché l'istinto non ha potuto avere la sua perfezione.

    2. E vedendo per certezza quanto importi ogni minimo impedimento, ed essere per necessità di giustizia ritardato esso istinto, di qui nasce in loro un estremo fuoco, simile a quello dell'Inferno, eccetto la colpa, la quale è quella che fa la volontà maligna ai dannati dell'Inferno; ai quali Dio non corrisponde la sua bontà: e perciò restano in quella disperata, maligna volontà contro la volontà di Dio.

    3. Di qui si vede esser manifesto, che la perversa volontà contro la volontà di Dio, è quella che fa la colpa; e perseverando la mala volontà, persevera la colpa.

    4. E per esser quelli dell'Inferno passati di questa vita con la mala volontà, la loro colpa non è rimessa, né si può rimettere; perché più non si possono mutare di volontà, poiché con quella son passati di questa vita; nel qual passo si stabilisce l'anima in bene o in male, come si trova con la volontà deliberata; siccome è scritto: Ubi te invenero, cioè nell'ora della morte, con qual volontà, o di peccare, o mal contento e pentito del peccato: Ibi te judicabo.

    5. Al qual giudizio non è poi remissione: imperocché dopo la morte, la libertà del libero arbitrio non è più vertibile; ma sta fermata in quello, in che si trova al punto della morte.

    6. Quelli dell'Inferno, per essere trovati al punto della morte con la volontà di peccare, hanno con seco la colpa infinitamente, e la pena, non però tanta quanta meritano; ma pur quella che hanno è senza fine.

    7. Ma quelli del Purgatorio han solamente la pena, perciocché la colpa fu cancellata nel punto della morte, essendo stati trovati mal contenti dei peccati loro, e pentiti d'aver offeso la divina bontà; e così essa pena è finita, e va sempre mancando, quanto al tempo, com'è detto.
    Oh miseria sopra ogni miseria, e tanto più, quanto non è considerata dall'umana cecità!

    V. - Dio mostra la sua bontà anche verso i dannati.

    La pena dei dannati non è già infinita in quantità; imperocché la dolce bontà di Dio, spande il raggio della sua misericordia ancora nell'Inferno.

    2. Perché l'uomo, morto in peccato mortale, merita pena infinita e tempo infinito; ma la misericordia di Dio ha fatto solo il tempo infinito, e la pena terminata in quantità: imperocché giustamente avrebbe potuto dar loro molto maggior pena, che non ha dato.

    3. Oh quanto è pericoloso il peccato fatto con malizia: perché l'uomo difficilmente se ne pente, e non pentendosi, sempre sta la colpa; la quale tanto persevera, quanto l'uomo sta nella volontà del peccato commesso o di commetterlo!

    VI. - Purificate dal peccato, le Anime purganti scontano giocondamente le pene.

    Ma le anime del Purgatorio hanno in tutto conforme la loro volontà con quella di Dio: e però Dio corrisponde loro con la sua bontà, ed esse restano contente (quanto alla volontà) e purificate dal peccato originale e attuale, quanto alla colpa.

    2. Restano così quelle anime purificate come quando Dio le creò: e per essere passate di questa vita mal contente e confessate di tutti i loro peccati commessi, con volontà di non più commetterne, Iddio subito perdona loro la colpa, e non resta loro se non la ruggine del peccato, della quale poi si purificano nel fuoco con pena.

    3. E così purificate d'ogni colpa, e unite a Dio per volontà, vedono chiaramente Dio, secondo il grado che fa loro conoscere; e vedono ancora quanto importi la fruizione di Dio, e che le anime sono state create a questo fine.

    VII. - Con quale violenza d'amore le Anime del Purgatorio bramano di godere Iddio. L'esempio del pane e dell'affamato.

    Trovano ancora una conformità tanto unitiva con esso loro Dio, la quale tira tanto a sé (per l'istinto naturale di Dio con l'anima), che non se ne può dare ragioni, figure, 0 esempi, che siano sufficienti a chiarire questa cosa, siccome la mente la sente in effetto e comprende per interiore sentimento. Non di meno dirò un esempio che alla mente si presenta.

    2. Se in tutto il mondo non vi fosse se non un pane, il quale dovesse levare la fame a tutte le creature, e che solamente vedendolo, le creature si saziassero; e avendo l'uomo, per natura, quando è sano, istinto di mangiare, se non mangiasse, e non si potesse infermare, né morire, quella fame sempre crescerebbe, perché l'istinto di mangiare mai gli verrebbe meno.

    E sapendo che solo il detto pane lo potrebbe saziare, e non avendolo, la fame non si potrebbe levare: però resterebbe in pena intollerabile. Ma quanto più l'uomo se gli avvicinasse, e non potendolo vedere, tanto più gli si accenderebbe il desiderio naturale, il quale per suo istinto è tutto raccolto verso il pane, dove consiste tutto il suo contento.

    3. E se fosse certo di giammai veder pane, in quel punto avrebbe l'inferno compito, come le anime dannate, le quali sono private d'ogni speranza di mai poter vedere il pane Dio, vero Salvatore.

    4. Ma le anime del Purgatorio hanno speranza di vedere il pane, e in tutto saziarsene. Perciò tanto patiscono fame e tanto stanno in pena, quanto staranno a potersi saziare di quel pane, Gesù Cristo, vero Dio Salvatore, Amor nostro.

    VIII. - L'Inferno e il Purgatorio rivelano la mirabile sapienza di Dio.

    Siccome lo spirito netto e purificato non trova luogo, eccetto Dio, per suo riposo, per essere stato a questo fine creato, così l'anima in peccato, altro luogo non ha salvo l'Inferno, avendole ordinato Dio quel luogo per fine suo.

    2. Però in quell'istante che lo spirito è separato dal corpo, l'anima va all'ordinato luogo suo senz'altra guida, eccetto quella che ha la natura del peccato; partendosi però l'anima dal corpo in peccato mortale.

    3. E se l'anima non trovasse in quel punto quella ordinazione (procedente dalla giustizia di Dio) rimarrebbe in maggior Inferno che non è quello; per ritrovarsi fuori di essa ordinazione, la quale partecipa della divina misericordia, perché non le dà tanta pena quanto merita. Perciò non trovando luogo più conveniente, né di minor male per lei, per l'ordinazione di Dio, vi si getta dentro, come nel suo proprio luogo.

    4. Così, al proposito nostro del Purgatorio, l'anima separata dal corpo, la quale non si trova in quella nettezza, come fu creata, vedendo in sé l'impedimento, e che non le può esser levato, salvo che per mezzo del Purgatorio, presto vi si getta dentro, e volentieri.

    5. E se non trovasse questa ordinazione, atta a levarle quell'impaccio, in quell'istante, in lei si genererebbe un Inferno peggiore del Purgatorio, vedendo di non poter giungere, per l'impedimento, al suo fine Dio; il quale importa tanto, che in comparazione il Purgatorio non è da stimare; benché, come è detto, sia simile all'Inferno: ma in quella comparazione è quasi niente.

    IX. - Necessità del Purgatorio.

    Più ancora dico ch'io vedo, quanto per parte di Dio, il Paradiso non aver porta: ma chi vi vuole entrare vi entra; perché Dio è tutto misericordia, e sta verso di noi con le braccia aperte per riceverne nella sua gloria.

    2. Ma ben vedo quella divina essenza di essere di tanta purità e nettezza, (e molto più che immaginar si possa) che l'anima, la quale in sé abbia tanta imperfezione, quanta sarebbe un minimo bruscolo, si getterebbe più presto in mille Inferni, che trovarsi in presenza della divina maestà con quella macchia.

    3. E perciò vedendo il Purgatorio ordinato per levarle esse macchie, vi si getta dentro, e le par trovare una gran misericordia, per potersi levar quell'impedimento.

    X. - Natura terribile del Purgatorio.

    Di quanta importanza sia il Purgatorio, né lingua lo può esprimere, né mente capire, salvo che lo vedo esser di tanta pena come l'Inferno: e nientedimeno io vedo l'anima la quale in sé sente una minima macchia d'imperfezione, riceverlo per misericordia (come si è detto), non facendo in un certo modo stima, in comparazione di quella macchia impeditiva del suo amore.

    2. E parmi vedere la pena delle anime del Purgatorio esser più, per veder di avere in sé cosa che dispiaccia a Dio, e averla fatta volontariamente contro tanta bontà, che di niuna altra pena che sentano in esso Purgatorio. Questo è perché essendo in grazia, vedono la verità e l'importanza dell'impedimento, il quale non le lascia avvicinare a Dio.

    3. Tutte queste cose che son dette, per comparazione di quello che io ne sono certificata nella mente mia (per quanto ne ho potuto comprendere in questa vita), son di tanta estremità, che ogni vista, ogni parola, ogni sentimento, ogni immaginazione, ogni giustizia, ogni verità, mi paiono bugie e cose da niente.

    Resto ancora confusa per non saper trovare vocaboli più estremi.

    XI. - L'amore di Dio che attrae a sé le Anime sante e l'impedimento che esse trovano nel peccato, genera la pena del Purgatorio.

    Io vedo sì gran conformità di Dio con l'anima, che quando la vede in quella purità nella quale Sua Maestà le creò, le dà un certo modo attrattivo di affocato amore, sufficiente per annichilarla, benché sia immortale.

    2. E la fa stare tanto trasformata in sé suo Dio, che non si vede esser altro che Dio, il quale continuamente la va tirando e affogando, né mai lasciandola, finché l'abbia condotta a quell'essere donde è uscita, cioè in quella pura nettezza in cui fu creata.

    3. Quando l'anima, per interior vista, si vede così da Dio tirar con tanto amoroso fuoco, allora per quel calore dell'affocato amore del suo dolce Signore e Dio, che sente ridondar nella sua mente, tutta si liquefa.

    4. Vedendo poi nel divino lume, siccome Dio non cessa mai di tirarla e amorosamente condurla all'intera sua perfezione, con tanta cura e continua provvisione; e che lo fa solo per puro amore; ed essa per aver l'impedimento del peccato, non poter seguire quel tirare fatto da Dio, cioè quell'unitivo sguardo, che Dio le ha dato per tirarla a sé: vedendo ancora, quanto le importi l'esser ritardata di non poter vedere il divino lume: aggiuntovi l'istinto dell'anima, la quale vorrebbe esser senza impedimento, per esser tirata da esso unitivo sguardo: dico la vista delle predette cose esser quella, che genera alle anime la pena la quale hanno nel Purgatorio.

    5. Non che facciano stima della lor pena (benché sia però grandissima), ma fanno più stima assai dell'opposizione che si trovano aver contro la volontà di Dio, il quale vedono chiaramente acceso d'un estremo e puro amore verso di loro.

    6. Questo amore, con quell'unitivo sguardo, tira sì forte di continuo, come se altro che questo non avesse a fare.

    Perciò l'anima, questo vedendo, se trovasse un altro Purgatorio sopra quello, per potersi levar più presto tanto impedimento, presto vi si getterebbe dentro, per l'impeto di quell'amor conforme tra Dio e l'anima.

    XII. - Come Dio purifica le Anime. L'esempio dell'oro nel crogiuolo.

    Vedo ancora procedere da quel divino amore verso l'anima certi raggi e lampi affocati, tanto penetranti e forti, che pare debbano annichilare non solo il corpo, ma ancora essa anima, se fosse possibile.

    2. Questi raggi fanno due operazioni: per la prima purificano, con la seconda annichilano.

    3. Vedi l'oro: quanto più tu lo fondi, tanto più divien migliore, e tanto lo potresti fondere, che annichileresti in esso ogni imperfezione.

    Questo effetto fa il fuoco nelle cose materiali; ma l'anima non si può annichilare in Dio, ma sibbene in sé propria: e quanto più la purifichi, tanto più in sé l'annichili, e alfine in Dio resta purificata.

    4. L'oro quando è purificato per fino a ventiquattro carati, non si consuma poi più, per fuoco che tu gli possa dare; perché non si può consumare se non la sua imperfezione.

    Così fa il divin fuoco nell'anima. Dio la tiene tanto al fuoco, che le consuma ogni imperfezione, e la conduce alla perfezione di ventiquattro carati (ognuna però in suo grado): e quando è purificata resta tutta in Dio, senza alcuna cosa in sé propria e il suo essere è Dio.

    5. Il quale quando ha condotta a sé l'anima così purificata, allora l'anima resta impassibile, perché più non le resta da consumare. E se pur così purificata fosse tenuta al fuoco, non le sarebbe penoso; anzi le sarebbe fuoco di divino amore, come vita eterna, senz'alcuna contrarietà.

    XIII. - Desiderio ardente delle Anime di trasformarsi in Dio, e sapienza di Dio nell'occultare ad esse le loro imperfezioni.

    L'anima è stata creata con tutte quelle buone condizioni, delle quali era capace, per pervenire alla perfezione: vivendo però come Dio le ha ordinato, non contaminandosi d'alcuna macchia di peccato.

    2. Ma essendosi contaminata per il peccato originale, perde i suoi doni e grazie, e resta morta, né si può risuscitare, se non da Dio. E quando è risuscitata per il Battesimo, le resta la mala inclinazione, la quale la inclina e conduce (se non fa resistenza) al peccato attuale, per il quale di nuovo muore.

    3. Dio poi ancora la risuscita con un'altra grazia speciale; imperocché resta così imbrattata e conversa verso se stessa, che per rivocarla al suo primo stato, come Dio la creò, le bisognano tutte le sopraddette divine operazioni, senza le quali giammai vi potrebbe ritornare.

    4. E quando l'anima si trova in via di ritornare a quel suo primo stato, tanto è l'accendimento di doversi trasformare in Dio, che quello è il suo Purgatorio.

    Non che possa guardare al Purgatorio, siccome a Purgatorio; ma quello istinto acceso e impedito, è quello che le fa il Purgatorio.

    5. Quest'ultimo atto di amore è quello che fa quest'opera senza l'uomo; trovandosi nell'anima tante imperfezioni occulte, che se le vedesse vivrebbe disperata, ma quest'ultimo stato le va consumando tutte.

    E poiché sono consumate Dio le mostra all'anima, acciocché essa veda l'operazione divina, che le causa il fuoco d'amore, il quale consuma quelle imperfezioni che sono da consumare.

    XIV. - Gioia e dolore delle anime purganti.

    Sappi che quello che l'uomo giudica in sé perfezione, innanzi a Dio è difetto: imperocché tutto quello che opera di cose le quali abbiano apparenza di perfezione, come pur le vede, le sente, le intende, le vuole, ovvero ne ha memoria, senza riconoscerle da Dio, in tutte si contamina e imbratta.

    2. Perché, dovendo le operazioni essere perfette, bisogna che siano operate in noi senza noi, quanto come agenti principali: e che l'operazione di Dio sia in Dio, senza l'uomo primo operante.

    3. Queste tali operazioni sono quelle, che fa Dio nell'ultima operazione dell'amor puro e netto, da sé solo, senza merito nostro: le quali sono tanto penetranti e affocate all'anima, che il corpo il quale le è intorno, par che si consumi in quel modo come chi stesse in un gran fuoco; perché non quieterebbe giammai fino alla morte.

    4. È vero che l'amor di Dio, il quale ridonda nell'anima (secondo ch'io vedo) le dà una contentezza sì grande, che non si può esprimere; ma questa contentezza, alle anime che sono in Purgatorio, non leva scintilla di pena.

    5. Anzi quell'amore il quale si trova ritardato, è quello che fa loro la pena; e tanto fa pena maggiore, quanta è la perfezione dell'amore del quale Iddio le ha fatte capaci.

    6. Sicché le anime in Purgatorio hanno contento grandissimo e pena grandissima, e l'una cosa non impedisce l'altra.

    XV. - Le Anime purganti non possono più meritare. Come è disposta la loro volontà verso le opere offerte in questo mondo a loro suffragio.

    Se le anime del Purgatorio potessero purgarsi per contrizione, in un istante pagherebbero tutto il loro debito; tanto affocato impeto di contrizione verrebbe loro; e questo per il chiaro lume che hanno dell'importanza di quell'impedimento, il quale non le lascia congiungere con il loro fine e Amore Dio.

    2. E sappi certo, che del pagamento a quelle anime, pure un minimo danaio non si perdona, essendo così stato stabilito dalla divina giustizia; e questo è quanto per parte di Dio.

    3. Per parte poi delle anime, esse non hanno più propria elezione, e non possono più vedere, se non quanto vuole Dio, né altro vorrebbero, imperocché così sono stabilite.

    4. E se alcuna elemosina è fatta loro da quelli che sono nel mondo, la quale diminuisca loro il tempo, non si possono più voltare con affetto per vederla, eccetto sotto quella giustissima bilancia della volontà divina, in tutto ciò lasciando fare a Dio, il quale si paga come alla sua infinita bontà piace. E se si potessero voltare a vedere esse limosine fuori di essa divina volontà, sarebbe loro una proprietà che leverebbe loro la vista del divino volere; il che sarebbe loro un Inferno.

    5. Perciò stanno immobili a tutto quello che Dio dà loro, così di piacere e contentezza, come di pena: e mai più a sé proprie si possono voltare, tanto sono intime e trasformate nella volontà di Dio, e si contentano in tutto dell'ordinazione sua santissima.

    XVI. - Le Anime vogliono la perfetta purificazione.

    E quando un'anima fosse presentata alla visione di Dio, avendo ancora un poco da purgare, se le farebbe una grande ingiuria, e le sarebbe passione maggiore che dieci Purgatorii.

    2. Perciocché quella pura bontà e somma giustizia non la potrebbe sopportare, e sarebbe cosa inconveniente da parte di Dio.

    3. Ed a quell'anima che vedesse Iddio non essere pienamente da sé ancora soddisfatto, in modo che le mancasse pure un sol batter d'occhio di purgazione, le sarebbe cosa intollerabile, e per levarsi quella poco ruggine, andrebbe più presto in mille Inferni (quando se li potesse eleggere), che star innanzi alla divina presenza, non purificata in tutto ancora.

    XVII. - Esortazioni e rimproveri ai viventi.

    E così quell'anima benedetta, vedendo le sopradette cose nel divin lume, disse:

    1. Viemmi voglia di gridar un sì forte grido, che spaventasse tutti gli uomini che sono sopra la terra, e dir loro: O miseri, perché vi lasciate così accecare da questo mondo, che a una tanta e così importante necessità, come troverete al punto della morte, non date provvisione alcuna?

    2. Tutti state coperti sotto la speranza della misericordia di Dio, la quale dite essere tanto grande; ma non vedete che tanta bontà di Dio vi sarà in giudizio, per avere fatto contro la volontà di un tanto buon Signore?

    3. La sua bontà vi dovrebbe costringere a far tutta la sua volontà, e non darvi speranza di far male; perciocché la sua giustizia non ne può ancora mancare, ma bisogna che in alcun modo sia soddisfatta appieno.

    4. Non ti confidare dicendo: Io mi confesserò, e poi prenderò l'Indulgenza Plenaria, e sarò in quel punto purgato di tutti i miei peccati, e così sarò salvo.

    5. Pensa che la confessione e contrizione la quale è di bisogno per essa Indulgenza Plenaria, è cosa tanto difficile di avere, che se tu lo sapessi, tremeresti per gran paura, e saresti più certo di non averla, che di poterla avere.

    XVIII. - Sofferenza spontanea e lieta delle Anime purganti.

    Io vedo quelle anime stare nelle pene del Purgatorio con la vista di due operazioni.

    2. La prima è, che patiscono volentieri quelle pene, e par loro vedere che Dio abbia lor fatto gran misericordia, considerando quello che meritavano, e conoscendo quanto importa Dio. Imperocché se la sua bontà non temperasse la giustizia con la misericordia, (soddisfacendola con il prezioso sangue di Gesù Cristo), un sol peccato meriterebbe mille perpetui Inferni.

    3. E perciò patiscono questa pena così volentieri, che non se ne leverebbero un sol carato, conoscendo di giustissimamente meritarla, ed essere bene ordinata: in modo che tanto si lamentano di Dio (quanto alla volontà) come se fossero in vita eterna.

    4. L'altra operazione è un contento, il quale hanno vedendo l'ordinazione di Dio con l'amore e misericordia che opera verso le anime.

    5. Queste due viste Iddio le imprime in quelle menti in un istante; e perché sono in grazia, le intendono e capiscono così come sono, secondo la loro capacità; e perciò dan loro un gran contento, il quale non manca mai; anzi va loro crescendo tanto, quanto più si approssimano a Dio.

    6. E quelle anime non lo vedono in loro, né per loro proprie, ma in Dio; nel quale sono assai più intente, che nelle patite pene, e del quale fanno assai più stima senza comparazione. Perciocché ogni poca vista che si possa aver di Dio, eccede ogni pena e ogni gaudio, che l'uomo può capire: e benché la ecceda, non leva loro però una scintilla di gaudio o di pena.

    XIX. - La Santa conclude la sua dottrina sulle anime del Purgatorio coll'applicazione di ciò che esperimenta nell'anima sua.

    Questa forma purgativa ch'io vedo delle anime del Purgatorio, la sento nella mente mia, massimamente da due anni in qua; e ogni giorno la sento e vedo più chiara.

    2. Vedo star l'anima mia in questo corpo, come in un Purgatorio, conforme e consimile al vero Purgatorio, con la misura però che il corpo può sopportare, acciocché non muoia, sempre non di meno crescendo a poco a poco, sino a tanto che pur muoia.

    3. Vedo lo spirito alienato da tutte le cose, anche spirituali, che gli possono dare nutrimento, come sarebbe allegrezza, dilettazione, o consolazione; e non ha la possanza di gustare alcuna cosa sia temporale o spirituale, per volontà, per intelletto, né per memoria, in tal modo ch'io possa dire: Mi contento più di questa cosa, che di quell'altra.

    4. Trovasi l'interior mio in modo assediato, che di tutte quelle cose, dove si refrigerava la vita spirituale e corporale, tutte a poco a poco gli sono state levate: e poiché gli sono levate, conosce tutte essere state cose da pascersi e confortarsi; ma come sono dallo spirito conosciute, tanto sono odiate e abborrite, che se ne vanno tutte senza alcun riparo.

    5. Questo è perché lo spirito ha in sé l'istinto di levarsi ogni cosa impeditiva alla sua perfezione, e con tanta crudeltà, che quasi permetterebbe mettersi nell'Inferno per venir al suo intento.

    E perciò va levando tutte le cose, onde l'uomo interiore si possa pascere; e l'assedia tanto sottilmente, che non vi può passar così minimo bruscolo d'imperfezione, che non sia da lui veduto e abborrito.

    6. Quanto alla parte esteriore, perché lo spirito non le corrisponde, resta ancor essa tanto assediata, che non trova cosa in terra, dove si possa refrigerare secondo il suo umano istinto.

    Non le resta altro conforto che Dio, il quale opera tutto questo per amore e con gran misericordia, per soddisfare alla giustizia sua.

    7. Questa vista le dà gran pace e contentezza; ma questa contentezza non diminuisce però la pena, né l'assedio; né se le potrebbe dar sì gran pena, che volesse uscir di quella divina ordinazione. Non si parte di prigione, né ancor cerca di uscirne, fino a tanto che Dio faccia tutto quello che sarà bisogno. Il mio contento è che Dio sia soddisfatto; né potrei trovare maggior pena, come di uscir fuori dell'ordinazione di Dio: tanto la vedo giusta e con gran misericordia.

    8. Tutte le predette cose le vedo e tocco, ma non so trovar vocaboli convenienti per esprimere quanto vorrei dire; e quello che ne ho detto, lo sento operar dentro spiritualmente, e però l'ho detto.

    9. La prigione nella quale mi par essere, è il mondo; il legame, il corpo. E l'anima illuminata dalla grazia, è quella che riconosce l'importanza di essere ritenuta o ritardata, per qualche impedimento, di non poter conseguire il fine suo: e però le dà gran pena, per essere molto delicata.

    10. Riceve ancor da Dio per grazia una certa dignità, la quale la fa simile ad esso Dio; anzi la fa con seco una cosa medesima per partecipazione della sua bontà. E siccome a Dio è impossibile che accader possa alcuna pena, così interviene alle anime che si approssimano a lui; e quanto più se gli approssimano, tanto più della sua proprietà ricevono.

    11. La ritardazione dunque che trova l'anima, le causa pena intollerabile: la pena e il ritardo, la fanno disforme da quelle proprietà, che essa ha per natura, e che per grazia le son mostrate; e non potendole avere, ed essendone capace, resta con la pena tanto grande, quanto ella stima Dio. La stima è tanto maggiore poi, quanto più conosce; e tanto più conosce quanto più è senza peccato; e l'impedimento resta più terribile, massime che l'anima resta tutta raccolta in Dio, e per non avere alcun impedimento, conosce senza errore.

    12. Siccome l'uomo che si lascia ammazzare, prima che offender Dio, sente il morire e gli dà pena; ma il lume di Dio gli dà uno zelo, il quale gli fa più stimare il divino onore che la morte corporale; così l'anima conoscendo l'ordinazione di Dio, stima più quella ordinazione, che non fa tutti i tormenti interiori ed esteriori per terribili che possano essere; e questo perché Dio, per il quale si fa questa opera, eccede ogni cosa che sentire e immaginare si possa.

    13. E conciossiaché l'occupazione che Dio dà all'anima di sé, per poca che sia, la tenga tanto in sua Maestà occupata, che di altro non può far stima, perciò perde ogni proprietà, né più vede, parla, né conosce danno o pena in sé propria; ma il tutto, come di sopra è detto, conosce in un istante, quando passa di questa vita.

    E finalmente, per conclusione, intendiamo, che Dio fa perdere tutto quello che è dell'uomo, e il Purgatorio lo purifica.

  2. #2
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    Predefinito 2 novembre - Commemorazione dei fedeli defunti









    Hieronymus Bosch, Ascesa dei Beati, Palazzo Ducale, Venezia

  3. #3
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    Predefinito Dalle Confessioni di S. Agostino

    In questo giorno di commemorazione dei fedeli che ci hanno preceduto, è bello rileggere le parole del Grande Padre della Chiesa Agostino nelle sue Confessioni laddove rievoca il ricordo del sereno trapasso della madre, S. Monica, da questa vita alla Patria Celeste.

    Augustinus

    Confessioni, IX, 10-13

    10. 23. All’avvicinarsi del giorno in cui doveva uscire di questa vita, giorno a te noto, ignoto a noi, accadde, per opera tua, io credo, secondo i tuoi misteriosi ordinamenti, che ci trovassimo lei ed io soli, appoggiati a una finestra prospiciente il giardino della casa che ci ospitava, là, presso Ostia Tiberina, lontani dai rumori della folla, intenti a ristorarci dalla fatica di un lungo viaggio in vista della traversata del mare. Conversavamo, dunque, soli con grande dolcezza. Dimentichi delle cose passate e protesi verso quelle che stanno innanzi (Fil 3. 13), cercavamo fra noi alla presenza della verità, che sei tu (Cf. Gv 14. 6), quale sarebbe stata la vita eterna dei santi, che occhio non vide, orecchio non udì, né sorse in cuore d’uomo (1 Cor 2. 9; cf. Is 64. 4). Aprivamo avidamente la bocca del cuore al getto superno della tua fonte, la fonte della vita, che è presso di te (Sal 35. 10), per esserne irrorati secondo il nostro potere e quindi concepire in qualche modo una realtà così alta.
    10. 24. Condotto il discorso a questa conclusione: che di fronte alla giocondità di quella vita il piacere dei sensi fisici, per quanto grande e nella più grande luce corporea, non ne sostiene il paragone, anzi neppure la menzione; elevandoci con più ardente impeto d’amore verso l’Essere stesso (Sal 4. 9), percorremmo su su tutte le cose corporee e il cielo medesimo, onde il sole e la luna e le stelle brillano sulla terra. E ancora ascendendo in noi stessi con la considerazione, l’esaltazione, l’ammirazione delle tue opere, giungemmo alle nostre anime e anch’esse superammo per attingere la plaga dell’abbondanza inesauribile (Cf. Ez 34. 14), ove pasci Israele (Sal 79. 2. Cf. Aug., En. in ps. 79. 2: NBA 26, 1094) in eterno col pascolo della verità, ove la vita è la Sapienza, per cui si fanno tutte le cose presenti e che furono e che saranno, mentre essa non si fa, ma tale è oggi quale fu e quale sempre sarà; o meglio, l’essere passato e l’essere futuro non sono in lei, ma solo l’essere, in quanto eterna, poiché l’essere passato e l’essere futuro non è l’eterno. E mentre ne parlavamo e anelavamo verso di lei, la cogliemmo un poco con lo slancio totale della mente, e sospirando vi lasciammo avvinte le primizie dello spirito (Rm 8. 23), per ridiscendere al suono vuoto delle nostre bocche, ove la parola ha principio e fine. E cos’è simile alla tua Parola, il nostro Signore, stabile in se stesso senza vecchiaia e rinnovatore di ogni cosa (Cf. Sap 7. 27)?
    10. 25. Si diceva dunque: "Se per un uomo tacesse il tumulto della carne, tacessero le immagini della terra, dell’acqua e dell’aria, tacessero i cieli, e l’anima stessa si tacesse e superasse non pensandosi, e tacessero i sogni e le rivelazioni della fantasia, ogni lingua e ogni segno e tutto ciò che nasce per sparire se per un uomo tacesse completamente, sì, perché, chi le ascolta, tutte le cose dicono: "Non ci siamo fatte da noi, ma ci fece (Cf. Sal 99. 3) Chi permane eternamente" (Sal 32. 11. Cf. Aug., En. in ps. 32, 2. 14: NBA 25, 594); 116. 2; Is 40. 8; Gv 12. 34); se, ciò detto, ormai ammutolissero, per aver levato l’orecchio verso il loro Creatore, e solo questi parlasse, non più con la bocca delle cose, ma con la sua bocca, e noi non udissimo più la sua parola attraverso lingua di carne o voce d’angelo o fragore di nube (Cf. Sal 76. 18) o enigma (Cf. 1 Cor 13. 12) di parabola, ma lui direttamente, da noi amato in queste cose, lui direttamente udissimo senza queste cose, come or ora protesi con un pensiero fulmineo cogliemmo l’eterna Sapienza stabile sopra ogni cosa, e tale condizione si prolungasse, e le altre visioni, di qualità grandemente inferiore, scomparissero, e quest’unica nel contemplarla ci rapisse e assorbisse e immergesse in gioie interiori, e dunque la vita eterna somigliasse a quel momento d’intuizione che ci fece sospirare: non sarebbe questo l’"entra nel gaudio del tuo Signore" (Mt 25. 21)? E quando si realizzerà? Non forse il giorno in cui tutti risorgiamo, ma non tutti saremo mutati (1 Cor 15. 51)?".
    10. 26. Così dicevo, sebbene in modo e parole diverse. Fu comunque, Signore, tu sai (Tb 8. 7; Gv 21. 15 s.), il giorno in cui avvenne questa conversazione, e questo mondo con tutte le sue attrattive si svilì ai nostri occhi nel parlare, che mia madre disse: "Figlio mio, per quanto mi riguarda, questa vita ormai non ha più nessuna attrattiva per me. Cosa faccio ancora qui e perché sono qui, lo ignoro. Le mie speranze sulla terra sono ormai esaurite. Una sola cosa c’era, che mi faceva desiderare di rimanere quaggiù ancora per un poco: il vederti cristiano cattolico prima di morire. Il mio Dio mi ha soddisfatta ampiamente, poiché ti vedo addirittura disprezzare la felicità terrena per servire lui. Cosa faccio qui?".

    Malattia e morte di Monica

    11. 27. Cosa le risposi, non ricordo bene. Ma intanto, entro cinque giorni o non molto più, si mise a letto febbricitante e nel corso della malattia un giorno cadde in deliquio e perdette la conoscenza per qualche tempo. Noi accorremmo, ma in breve riprese i sensi, ci guardò, mio fratello e me, che le stavamo accanto in piedi, e ci domandò, quasi cercando qualcosa: "Dov’ero?"; poi, vedendo il nostro afflitto stupore: "Seppellirete qui, soggiunse, vostra madre". Io rimasi muto, frenando le lacrime; mio fratello invece pronunziò qualche parola, esprimendo l’augurio che la morte non la cogliesse in terra straniera, ma in patria, che sarebbe stata migliore fortuna. All’udirlo, col volto divenuto ansioso gli lanciò un’occhiata severa per quei suoi pensieri, poi, fissando lo sguardo su di me, esclamò: "Vedi cosa dice", e subito dopo, rivolgendosi a entrambi: "Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all’altare del Signore". Espressa così come poteva a parole la sua volontà, tacque. Il male aggravandosi la faceva soffrire.
    11. 28. Io, al pensiero dei doni che spargi, Dio invisibile (Col 1. 15), nei cuori dei tuoi fedeli, e che vi fanno nascere stupende messi, gioivo e a te rendevo grazie (Cf. Lc 18. 11), ricordando ciò che sapevo, ossia quanto si era sempre preoccupata e affannata per la sua sepoltura, che aveva provvista e preparata accanto al corpo del marito. La grande concordia in cui erano vissuti le faceva desiderare, tanto l’animo umano stenta a comprendere le realtà divine, anche quest’altra felicità, e che la gente ricordasse come dopo un soggiorno di là dal mare avesse ottenuto che una polvere congiunta coprisse la polvere di entrambi i congiunti. Quando però la piena della tua bontà (Cf. Sal 103. 28; 2 Ts 1. 11) avesse eliminato dal suo cuore questi pensieri futili, io non sapevo; ma ero pervaso di gioia e ammirazione che mia madre mi fosse apparsa così. Invero anche durante la nostra conversazione presso la finestra, quando disse: "Ormai cosa faccio qui?", era apparso che non aveva il desiderio di morire in patria. Più tardi venni anche a sapere che già parlando un giorno in mia assenza, durante la nostra dimora in Ostia, ad alcuni amici miei con fiducia materna sullo spregio della vita terrena e il vantaggio della morte, di fronte al loro stupore per la virtù di una femmina, che l’aveva ricevuta da te, e alla loro domanda, se non l’impauriva l’idea di lasciare il corpo tanto lontano dalla sua città, esclamò: "Nulla è lontano da Dio, e non c’è da temere che alla fine del mondo egli non riconosca il luogo da cui risuscitarmi". Al nono giorno della sua malattia, nel cinquantaseiesimo anno della sua vita, trentatreesimo della mia, quell’anima credente e pia fu liberata dal corpo.

    Un trapasso non funesto

    12. 29. Le chiudevo gli occhi, e una tristezza immensa si addensava nel mio cuore e si trasformava in un fiotto di lacrime. Ma contemporaneamente i miei occhi sotto il violento imperio dello spirito ne riassorbivano il fonte sino a disseccarlo. Fu una lotta penosissima. Il giovane Adeodato al momento dell’estremo respiro di lei era scoppiato in singhiozzi, poi, trattenuto da noi tutti, rimase zitto: allo stesso modo anche quanto vi era di puerile in me, che si scioglieva in pianto, veniva represso e zittito dalla voce adulta della mente. Non ci sembrava davvero conveniente celebrare un funerale come quello fra lamenti, lacrime e gemiti. Così si suole piangere in chi muore una sorta di sciagura e quasi di annientamento totale; ma la morte di mia madre non era una sciagura e non era totale. Ce lo garantivano la prova della sua vita e una fede non finta (1 Tm 1. 5) e ragioni sicure.

    Sforzi di Agostino per reprimere le lacrime

    12. 30. Ma cos’era dunque, che mi doleva dentro gravemente, se non la recente ferita, derivata dalla lacerazione improvvisa della nostra così dolce e cara consuetudine di vita comune? Mi confortavo della testimonianza che mi aveva dato proprio durante la sua ultima malattia, quando, inframezzando con una carezza i miei servigi, mi chiamava buono e mi ripeteva con grande effusione d’affetto di non aver mai udito una parola dura o offensiva al suo indirizzo scoccata dalla mia bocca; eppure, Dio mio, creatore nostro (Cf. Sal 99. 3; Bar 4. 7), come assomigliare, come paragonare il rispetto che avevo portato io per lei, alla servitù che aveva sopportato lei per me? Privata della grandissima consolazione che trovava in lei, la mia anima rimaneva ferita e la mia vita, stata tutt’una con la sua, rimaneva come lacerata.
    12. 31. Soffocato dunque il pianto del fanciullo, Evodio prese il salterio e intonò un salmo. Gli rispondeva tutta la casa: "La tua misericordia e la tua giustizia ti canterò, Signore" (Sal 100. 1). Alla nuova, poi, dell’accaduto, si diedero convegno molti fratelli e pie donne; e mentre gli incaricati si occupavano dei funerali secondo le usanze, io mi appartavo in un luogo conveniente con gli amici, che ritenevano di non dovermi abbandonare, e mi trattenevo con loro su temi adatti alla circostanza. Il balsamo della verità leniva un tormento che tu conoscevi, essi ignoravano. Mi ascoltavano attentamente e pensavano che non provassi dolore. Invece al tuo orecchio, ove nessuno di loro udiva, mi rimproveravo la debolezza del sentimento e trattenevo il fiotto dell’afflizione, che per qualche tempo si ritraeva davanti ai miei sforzi, ma per essere sospinto di nuovo dalla sua violenza. Non erompeva in lacrime né alterava i tratti del viso, ma sapevo ben io cosa tenevo compresso nel cuore. Il vivo disappunto, poi, che provavo di fronte al grande potere su me di questi avvenimenti umani, inevitabili nell’ordine naturale delle cose e nella condizione che abbiamo sortito, era un nuovo dolore, che mi addolorava per il mio dolore, cosicché mi consumavo d’una duplice tristezza.

    Le esequie

    12. 32. Alla sepoltura del suo corpo andai e tornai senza piangere. Nemmeno durante le preghiere che spandemmo innanzi a te mentre veniva offerto in suo suffragio il sacrificio del nostro riscatto, col cadavere già deposto vicino alla tomba, prima della sepoltura, come vuole l’usanza del luogo, ebbene, nemmeno durante quelle preghiere piansi. Ma per tutta la giornata sentii una profonda mestizia nel segreto del cuore e ti pregai come potevo, con la mente sconvolta, di guarire il mio dolore. Non mi esaudisti, per imprimere, credo, nella mia memoria almeno con quest’unica prova come sia forte il legame di qualsiasi abitudine anche per un’anima che già si nutre della parola non fallace. Pensai di andare a prendere anche un bagno, avendo sentito dire che i bagni furono così chiamati perché i greci dicono balanion, in quanto espelle l’affanno dall’animo. Ma ecco, confesso anche questo alla tua misericordia, Padre degli orfani (Sal 67. 6): che dopo il bagno stavo come prima del bagno, poiché non avevo trasudato dal cuore l’amarezza dell’afflizione. In seguito dormii. Al risveglio notai che il dolore si era non poco mitigato. Solo, nel mio letto, mi vennero alla mente i versi così veri del tuo Ambrogio: tu sei proprio
    Dio creatore di tutto,
    reggitore del cielo,
    che adorni il dì di luce,
    e di sopor gradito
    la notte, sì che il sonno
    sciolga e ristori gli arti,
    ricrei le menti stanche,
    disperda ansie e dolori (Ambr., Hymn. 4. 1-8 [ed.W. Bulst]; 2 Mac 1. 24).

    Lacrime per la madre

    12. 33. Poi tornai insensibilmente ai miei pensieri antichi sulla tua ancella, al suo atteggiamento pio nei tuoi riguardi, santamente sollecito e discreto nei nostri. Privato di lei così, all’improvviso, mi prese il desiderio di piangere davanti ai tuoi occhi (Sal 18. 15) su di lei e per lei, su di me e per me; lasciai libere le lacrime che trattenevo di scorrere a loro piacimento, stendendole sotto il mio cuore come un giaciglio, su cui trovò riposo. Perché ad ascoltarle c’eri tu, non un qualsiasi uomo, che avrebbe interpretato sdegnosamente il mio compianto. Ora, Signore, ti confesso tutto ciò su queste pagine. Chi vorrà le leggerà, e le interpreti come vorrà. Se troverà che ho peccato a piangere mia madre per piccola parte di un’ora, la mia madre frattanto morta ai miei occhi, che per tanti anni mi aveva pianto affinché vivessi ai tuoi, non mi derida. Piuttosto, se ha grande carità, pianga anch’egli per i miei peccati davanti a te, Padre di tutti i fratelli del tuo Cristo.

    Speranza e fiducia nella misericordia di Dio

    13. 34. Io per mio conto, ora che il cuore è guarito da quella ferita, ove si poteva condannare la presenza di un affetto carnale, spargo davanti a te, Dio nostro, per quella tua serva un ben altro genere di lacrime: sgorgano da uno spirito sconvolto dalla considerazione dei pericoli cui soggiace ogni anima morente in Adamo. Certo, vivificata in Cristo (Cf. 1 Cor 15. 22; Ef 2. 5) prima ancora di essere sciolta dalla carne, mia madre visse procurando con la sua fede e i suoi costumi lodi al tuo nome; tuttavia non ardisco affermare che da quando la rigenerasti col battesimo (Cf. Tt 3. 5), nemmeno una parola uscì dalla sua bocca contro il tuo precetto. Dalla Verità, da tuo Figlio (Cf. Gv 14. 6), fu proclamato: "Se qualcuno avrà detto a suo fratello: "Sciocco", sarà soggetto al fuoco della geenna" (Mt 5. 22); sventurata dunque la più lodevole delle vite umane, se la frughi accantonando la misericordia. Ma no, tu non frughi le nostre malefatte con rigore; perciò noi speriamo con fiducia di ottenere un posto accanto a te. Eppure chi aduna innanzi a te i suoi autentici meriti, che altro ti aduna, se non i tuoi doni? Oh, se gli uomini si conoscessero quali uomini, e chi si gloria, si gloriasse nel Signore (1 Cor 1. 31; 2 Cor 10. 17)!

    Supplica a Dio per la madre pia

    13. 35. Perciò, mio vanto (Es 15. 2; Sal 117. 14; Is 12. 2) e mia vita, Dio del mio cuore (Sal 72. 26), trascurando per un istante le sue buone opere, di cui a te rendo grazie con gioia (Lc 18. 11), ora ti scongiuro per i peccati di mia madre. Esaudiscimi (Gdt 9. 17), in nome di Colui che è medico delle nostre ferite, che fu sospeso al legno della croce (Cf. Dt 21. 23 (= Gal 3. 13)), e seduto alla tua destra intercede per noi (Rm 8. 34) presso di te. So che fu misericordiosa in ogni suo atto, che rimise di cuore i debiti ai propri debitori: dunque rimetti anche tu a lei i propri debiti (Cf. Mt 6. 12; 18. 35), se mai ne contrasse in tanti anni passati dopo ricevuta l’acqua risanatrice; rimettili, Signore, rimettili, t’imploro (Nm 14. 19), non entrare in giudizio contro di lei (Sal 142. 2). La misericordia trionfi sulla giustizia (Gc 2. 13). Le tue parole sono veritiere, e tu hai promesso misericordia ai misericordiosi (Cf. Mt 5. 7). Furono tali in grazia tua, e tu avrai misericordia di colui, del quale avesti misericordia, userai misericordia a colui, verso il quale fosti misericordioso (Cf. Rm 9. 15).
    13. 36. Credo che tu abbia già fatto quanto ti chiedo. Pure, gradisci, Signore, la volontaria offerta della mia bocca (Sal 118. 108). All’approssimarsi del giorno della sua liberazione (Cf. 2 Tm 4. 6), mia madre non si preoccupò che il suo corpo venisse composto in vesti suntuose o imbalsamato con aromi, non cercò un monumento eletto, non si curò di avere sepoltura in patria. Non furono queste le disposizioni che ci lasciò. Ci chiese soltanto di far menzione di lei davanti al tuo altare, cui aveva servito infallibilmente ogni giorno, conscia che di là si dispensa la vittima santa, grazie alla quale fu distrutto il documento che era contro di noi, e si trionfò sul nemico (Col 2. 14 s.) che, per quanto conteggi i nostri delitti e cerchi accuse da opporci, nulla trova in Colui (Cf. Gv 14. 30; Lc 23. 4; Gv 18. 38; 19. 4), nel quale siamo vittoriosi. A lui chi rifonderà il sangue innocente? chi gli ripagherà il prezzo con cui ci acquistò (Cf. 1 Cor 6. 20; 7. 23), per toglierci a lui? Al mistero di questo prezzo del nostro riscatto la tua ancella legò la propria anima col vincolo della fede. Nessuno la strappi alla tua protezione, non si frapponga tra voi né con la forza né con l’astuzia il leone e dragone (Cf. Sal 90. 13). Ella non risponderà: "Nulla devo", per timore di essere confutata e assegnata a un inquisitore scaltro. Risponderà però che i suoi debiti le furono rimessi da Colui, cui nessuno potrà restituire quanto restituì per noi senza nulla dovere.

    Richiesta di suffragi per i genitori

    13. 37. Sia dunque in pace col suo uomo, prima del quale e dopo il quale non fu sposa d’altri (Cf. 1 Tm 5. 9); che servì offrendoti il frutto della sua pazienza (Lc 8. 15) per guadagnare anche lui a te (Cf. 1 Pt 3. 1). Ispira, Signore mio e Dio mio (Gv 20. 28), ispira i servi tuoi, i fratelli miei, i figli tuoi, i padroni miei, che servo col cuore e la voce e gli scritti, affinché quanti leggono queste parole si ricordino davanti al tuo altare di Monica, tua serva, e di Patrizio, già suo marito, mediante la cui carne mi introducesti in questa vita, non so come. Si ricordino con sentimento pietoso di coloro che in questa luce passeggera furono miei genitori, e miei fratelli sotto di te, nostro Padre, dentro la Chiesa cattolica, nostra madre, e miei concittadini nella Gerusalemme eterna, cui sospira il tuo popolo durante il suo pellegrinaggio dalla partenza al ritorno. Così l’estrema invocazione che mi rivolse mia madre sarà soddisfatta, con le orazioni di molti, più abbondantemente dalle mie confessioni che dalle mie orazioni.

    Benozzo Gozzoli, Morte di S. Monica (1464-1465), S. Gimignano

    Benozzo Gozzoli, S. Monica (1464-1465), S. Gimignano

  4. #4
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    Predefinito Come suffragare i defunti

    S. Nicola da Tolentino celebra la Messa per le anime purganti

    PREGANDO
    "Egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perchè fossero assolti dal peccato" (2 Mac 12,45)

    CON LA SANTA MESSA
    "Per ogni Messa celebrata, molte anime escono dal Purgatorio. Esse non provano nessun tormento durante la Messa offerta per loro" (S. Girolamo)

    CON LA SANTA COMUNIONE
    "La S. Comunione, dopo il Sacrificio dell'altare, è l'atto più sublime della religione, meritorio per i vivi e per i defunti" (S. Agostino)

    FACENDO ELEMOSINE
    "L'elemosina purifica da ogni peccato (Tb 12,9). "Conviene soccorrere i morti non con le lacrime, ma con le elemosine" (S. Giovanni Crisostomo).

    CON L'ATTO EROICO
    E' l'intenzione di offrire il bene che possiamo fare a vantaggio delle anime del Purgatorio.

    SANTE MESSE GREGORIANE
    Celebrazione di trenta Sante Messe consecutive per una sola persona defunta.

  5. #5
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    Il thread resterà in rilievo per tutto il mese di novembre, mese che per la Chiesa è tradizionalmente dedicato alla preghiera per i defunti. Proprio oggi il Santo Padre ci ha ricordato che: "è’ importante e doveroso pregare per i defunti, perché anche se morti nella grazia e nell’amicizia di Dio, essi forse abbisognano ancora di un’ultima purificazione per entrare nella gioia del Cielo (cfr Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1030). Il suffragio per loro si esprime in vari modi, tra i quali anche la visita ai cimiteri. Sostare in questi luoghi sacri costituisce un’occasione propizia per riflettere sul senso della vita terrena e per alimentare, al tempo stesso, la speranza nell'eternità beata del Paradiso".

    Maria, Porta del cielo, ci aiuti a non dimenticare e a non perdere mai di vista la Patria celeste, meta ultima del nostro pellegrinaggio qui sulla Terra

  6. #6
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    Predefinito

    S. Nicola da Tolentino intercede per le anime purganti

  7. #7
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    Predefinito Il sacrificio espiatorio per i morti

    Dal secondo libro dei Maccabei 12, 32-46

    Dopo la festa chiamata Pentecoste, Giuda e i suoi uomini mossero contro Gorgia, stratega dell'Idumea. Questi avanzò con tremila fanti e quattrocento cavalieri. Schieratisi in combattimento, caddero un piccolo numero di Giudei. Un certo Dositeo, degli uomini di Bacenore, abile nel cavalcare e valoroso, si attaccò a Gorgia e, afferratolo per la clamide, lo trascinava a gran forza volendo prendere vivo quello scellerato; ma uno dei cavalieri traci si gettò su di lui tagliandogli la spalla e Gorgia poté fuggire a Maresa. Poiché gli uomini di Esdrin combattevano da lungo tempo ed erano stanchi, Giuda supplicò il Signore che si mostrasse loro alleato e guida nella battaglia. Poi, intonato nella lingua paterna il grido di guerra che si accompagnava agli inni, diede un assalto improvviso alle truppe di Gorgia e le mise in fuga.
    Giuda poi radunò l'esercito e venne alla città di Odollam; poiché si compiva la settimana, si purificarono secondo l'uso e vi passarono il sabato. Il giorno dopo, quando ormai la cosa era diventata necessaria, gli uomini di Giuda andarono a raccogliere i cadaveri per deporli con i loro parenti nei sepolcri di famiglia. Ma trovarono sotto la tunica di ciascun morto oggetti sacri agli idoli di Iamnia, che la legge proibisce ai Giudei; fu perciò a tutti chiaro il motivo per cui costoro erano caduti. Perciò tutti, benedicendo l'operato di Dio, giusto giudice che rende palesi le cose occulte, ricorsero alla preghiera, supplicando che il peccato commesso fosse pienamente perdonato. Il nobile Giuda esortò tutti quelli del popolo a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto per il peccato dei caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dramme d'argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio espiatorio, agendo così in modo molto buono e nobile, suggerito dal pensiero della risurrezione. Perché se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli considerava la magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota. Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato.

  8. #8
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    Predefinito E' cosa veramente santa pregare per i morti



    Dai «Discorsi» di san Gregorio Nazianzeno, vescovo
    (Disc. 7 per il fratello Cesare, 23-24; PG 35, 786-787)


    «Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi?» (Sal 8, 5). Qual nuovo e grande mistero avvolge la mia esistenza? Perché sono piccolo e insieme grande, umile eppure eccelso, mortale e immortale, terreno ma insieme celeste? La prima condizione viene dal mondo inferiore, l'altra da Dio; quella dalla sfera materiale, questa dallo spirito.
    E' necessario che io sia sepolto con Cristo, che risorga con Cristo, che sia coerede di Cristo, che diventi figlio di Dio, anzi che diventi come lo stesso Dio.
    Ecco la profonda realtà che è racchiusa in questo nuovo e grande mistero. Dio ha assunto in pieno la nostra umanità ed è stato povero per far risorgere la carne, salvarne l'immagine primitiva e restaurare così l'uomo perché diventiamo una cosa sola con Cristo. Egli si è comunicato interamente a noi. Tutto ciò che egli è , è diventato completamente nostro. Sotto ogni aspetto noi siamo lui. Per lui portiamo in noi l'immagine di Dio dal quale e per il quale siamo stati creati. La fisionomia e l'impronta che ci caratterizza è quella di Dio. Perciò solo lui può riconoscerci per quel che siamo. Conseguentemente passano in seconda linea le differenze e le distinzioni fisiche e sociali, che pur certamente esistono fra gli uomini. Per questo si può dire che non c'è più né maschio né femmina, né barbaro né scita, né schiavo né libero (cfr. Col 3, 11).
    Dio voglia che anche nel futuro riusciamo a diventare quello che speriamo di essere e che l'amore di Dio ci ha preparato! Egli esige poco da noi, però ora e sempre fa grandi doni a coloro che lo amano. E allora, pieni di speranza in lui, soffriamo tutto e sopportiamo tutto lietamente. Abbiamo il coraggio di rendergli grazie sempre e dappertutto, nella gioia e nel dolore. Convinciamoci che le tribolazioni sono strumento di salvezza. E poi non dimentichiamoci di raccomandare al Signore le anime nostre e anche quelle di coloro che ci hanno preceduto nel comune viaggio verso la casa paterna.
    O Signore, sei tu che hai creato tutte le cose, tu che hai plasmato il mio essere. Tu sei Dio, Padre e guida di tutti gli uomini. Sei il sovrano della vita e della morte. Sei la difesa e la salvezza delle nostre anime. Sei tu che fai tutto. Sei tu che dirigi il progresso di tutte le cose, scegliendo le scadenze più opportune e ubbidendo alla tua infinita sapienza e provvidenza e sempre attraverso la tua parola.

    Accogli fra le tue braccia, o Signore, il mio fratello maggiore che ci ha lasciati. A suo tempo accogli anche noi, dopo che ci avrai guidati lungo il pellegrinaggio terreno fino alla meta da te stabilita. Fà che ci presentiamo a te ben preparati e sereni, non sconvolti dal timore, non in stato di inimicizia verso di te, almeno nell'ultimo giorno, quello della nostra dipartita. Fà che non ci sentiamo come strappati e sradicati per forza dal mondo e dalla vita e non ci mettiamo quindi contro voglia in cammino. Fà invece che veniamo sereni e ben disposti, come chi parte per la vita felice che non finisce mai, per quella vita che è in Cristo Gesù, Signore Nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

  9. #9
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    Predefinito Spunti di riflessione dagli antichi Padri della Chiesa

    La morte, per i grandi Santi, non è mai stata vista come un qualcosa da temere: essa era patrimonio stesso della natura umana. Lo ricorda S. Ambrogio in un passo de La fede nell'immortalità:

    Non dobbiamo piangere la morte dei nostri cari. In effetti, non è giusto che si pianga come particolare disgrazia ciò che, lo sappiamo, tocca a tutti. ... . Cosa c'è di più stolto che disconoscere ciò che si è, e voler sembrare ciò che non si è? ... La morte è, infatti, comune a tutti, senza distinzione per i poveri, senza eccezione per i ricchi. ... La morte è un debito comune; tutti perciò ne devono sopportare il pagamento. Reputo addirittura un oltraggio che si fa alla pia memoria dei defunti, se li si considera perduti e si preferisce dimenticarli, piuttosto che confortarli con suffragi; se si pensa a loro per paura, piuttosto che con amore e benevolenza ... se si nutre per essi più timore che speranza e si ritiene che i nostri cari abbiano avuto il castigo piuttosto che l'immortalità.

    I Padri sapevano bene che, come diceva S. Cipriano, ne La mortalità, 26,

    quando ci tocca morire, passiamo attraverso la morte all'immortalità; e la vita eterna non può succedere se prima non usciamo dalla vita di quaggiù. Non è, dunque, una dipartita questa, ma un passaggio, un trasferimento all'eternità, dopo aver percorso tutta la nostra strada nel tempo.

    L'immagine che ispirava i Padri era insieme positiva e bucolica, segno della permanenza dell'amore per la cultura classica e del loro radicarsi nel contesto culturale della loro terra. Gustiamo allora uno splendido passo dell'Omelia sulla Prima lettera ai Corinzi di S. Giovanni Crisostomo (41, 4):

    L'agricoltore non si lamenta quando vede il frumento dissolversi; ma fino a quando lo vede restare immutato nel terreno, teme e trema; se poi lo vede dissolversi, si rallegra. La dissoluzione, infatti, è il principio della futura messe. Così anche noi rallegriamoci quando cade la nostra casa corruttibile, quando l'uomo viene seminato nel terreno. Non meravigliarti se l'Apostolo chiama seminagione la sepoltura: anzi questa è la migliore seminagione dell'uomo. A quell'altra seminagione (la nascita, ndr) seguono la morte, la fatica, i pericoli e le preoccupazioni; a questa, se viviamo rettamente, la corona ed il premio.

    In questo mese di novembre siano essi i santi pensieri che ci guidino.

    Augustinus


  10. #10
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    Predefinito Una santa donna devota delle Anime del Purgatorio: la beata Anna Maria Taigi

    La Beata Anna Maria Taigi era devotissima delle Anime del Purgatorio. Nella sua pietà amava suffragarle con la recita di cento requiem. Ella testimoniò di aver ottenuto da Dio molti celesti favori nelle circostanze più diverse e nei bisogni più gravi, spirituali e temporali. Sull'esempio della beata Anna Maria anche noi possiamo praticare la devozione delle cento requiem per le Anime del Purgatorio.

    Augustinus

    ******

    Si può anche utilizzare una comune corona del Santo Rosario e percorrerla tutta due volle.

    Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

    O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto. Gloria al Padre

    CREDO Simbolo degli Apostoli - Indulgenza plenaria

    Io Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, (tutti si inchinano) il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, pati sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

    MISERERE Indulgenza parziale

    Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nel tuo grande amore cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli retto nel tuo giudizio. Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sapienza. Purificami con issopo e sarò mondato: lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso. Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spirito contrito e sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, tu non disprezzi. Nel tuo amore fa' grazia a Sion, rialza le mura di Gerusalemme. Allora gradirai i sacrifici prescritti, + l'olocausto e l'intera oblazione, allora immoleranno viffime sopra il tuo altare.

    L'ETERNO RIPOSO Indulgenza parziale, applicabile soltanto alle anime del Purgatorio

    L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen.

    DE PROFUNDIS Si concede l'indulgenza parziale al fedele che piamente recita il salmo De Profundis. (Dal profondo: Salmo 130).

    Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso di te è il perdono: perciò avremo il tuo timore. Io spero nel Signore, l'anima mia spera nella sua parola. L’anima mia attende il Signore più che le sentinelle l'aurora. Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e grande presso di lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, in aiuto delle anime del Purgatorio, i meriti dei patimenti e dei dolori da te sofferti per la nostra redenzione; e incomincio dal contemplare quel Sangue, che trasudò dal tuo Corpo per la tristezza e l'angoscia che ti assalì nell'Orto degli Ulivi.

    Sui grani dell'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la somma afflizione che ti strinse il cuore nel vedere un tuo discepolo, Giuda, da te amato e beneficato, il quale, fattosi persecutore, con bacio sacrilego ti tradì per consegnarti nelle mani di crudeli nemici.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L'Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la mirabile pazienza con cui sopportasti tanti oltraggi dai vili soldati che ti trascinarono da Anna a Caifa, da Pilato ad Erode, il quale, per maggior disprezzo, facendoti indossare la veste dei folli, tra le beffe e le derisioni del popolo, ti rimandò al governatore romano.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, l'amarezza che turbò il tuo spirito allorché i Giudei preferirono Barabba, sedizioso ed omicida, a Te, giusto e innocente; poi, legato alla colonna, senza alcuna pietà, fosti percosso con innumerevoli frustate.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, l'umiliazione da te tollerata, quando, per trattarti da finto re, ti posero sulle spalle un cencio di porpora, ti diedero per scettro una canna, ti cinsero il capo con la tormentosa corona di spine, e così Pilato ti mostrò al popolo con le parole: Ecce Homo!

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, l'ineffabile rammarico che provasti quando contro di te si gridò: Crocifiggilo, crocifiggilo! ed il penoso peso sostenuto con sublime rassegnazione lungo la via del Calvario, col pesante legno della croce sulle spalle.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L'Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la compassione pietosa, e il dolore profondo da te interamente sentito, allorquando dalla tua diletta Madre, venuta ad incontrarti e ad abbracciarti, fosti con tanta violenza separato.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L'Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, gli inauditi tormenti che patisti quando, disteso sulla croce il tuo corpo sanguinante, fosti orribilmente trafitto con chiodi nelle mani e nei piedi, e innalzato sopra l'infamante patibolo.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio le angosce e le pene che, per tre ore continue, sopportasti pendente dalla croce, e gli spasimi che soffristi in tutte le membra, accresciuti dalla presenza della tua addolorata Madre, testimone di una simile straziante agonia.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    Sui grani del Padre nostro si recita la preghiera:

    Ti offro, adorato mio Gesù, per le anime del Purgatorio, la desolazione da cui fu oppressa la Vergine Santissima nell'assistere alla tua morte, e lo schianto del suo tenero cuore nell'accoglierti esanime, deposto dalla croce, tra le sue braccia.

    Sui grani dell 'Ave Maria si recita la preghiera:

    10 L’Eterno riposo

    Al posto del Gloria al Padre si recita la preghiera:

    Anime sante, Anime del Purgatorio, pregate Dio per me, ch'io pregherò per voi, perché vi doni la gloria del Paradiso.

    De Profundis

    LITANIE PER LE ANIME NEL PURGATORIO

    Signore, pietà Signore, pietà

    Cristo, pietà Cristo, pietà

    Signore, pietà Signore, pietà

    O Dio Padre, Creatore del mondo abbi pietà dei fedeli defunti

    O Dio Figlio, Redentore del mondo libera i fedeli defunti

    O Dio Spirito Santo, Santificatore degli eletti compi il desiderio dei fedeli defunti

    Santa Trinità, tre persone in un solo Dio da' pace ai fedeli defunti

    Vergine Maria, assunta in cielo in anima e corpo prega per i fedeli defunti

    Angeli benedetti, che contemplate il volto di Dio e servite il suo progetto di salvezza pregate per i fedeli defunti

    O Santi Patriarchi e Profeti, che godete la chiara visione di Dio pregate per i fedeli defunti

    O Santi Apostoli, che giudicherete le dodici tribù d'Israele pregate per i fedeli defunti

    Dalle pene inflitte per l'attaccamento al peccato liberali o Signore

    Per la Tua misericordia che ti ha portato ad avere sempre compassione della fragilità umana liberali o Signore

    Per i meriti della tua morte in croce con la quale hai riconciliato il mondo con il Padre liberali o Signore

    Per la Tua risurrezione da morte, con cui apristi il regno dei Cieli ai Tuoi credenti liberali o Signore

    Per la Tua gloriosa ascensione al Cielo dove promettesti di preparare un posto ai tuoi servi liberali o Signore

    Per la Tua venuta gloriosa alla fine dei tempi liberali o Signore

    Noi peccatori, Ti preghiamo ascoltaci

    Degnati di affrettare il giorno della piena comunione con Te ai fedeli che stanno purificandosi noi Ti preghiamo ascoltaci

    O Santi Discepoli del Salvatore, che giungeste alla celeste Gerusalemme pregate per i fedeli defunti

    O Santi Martiri, che con il sacrificio del vostro sangue siete arrivati al pieno possesso dei beni del Regno pregate per i fedeli defunti

    O Sante Vergini, che foste pronte alla prima voce dello Sposo divino pregate per i fedeli defunti

    O Santi tutti, che godete la piena comunione con Dio pregate per i fedeli defunti

    Abbi misericordia o Signore e perdona i loro peccati

    Abbi misericordia o Signore e ascolta le loro preghiere

    Dall'angoscia meritata con le loro negligenze ed ingratitudini liberali o Signore

    Dalla prigionia che subiscono per il disordine dei loro affetti terreni liberali o Signore

    Per le preghiere della Chiesa e specialmente per i meriti del tuo sacrificio pasquale, degnati di introdurli nell'eterna gioia noi Ti preghiamo, ascoltaci

    La Tua visione li conforti e la gloriosa luce della Croce risplenda su di loro noi Ti preghiamo, ascoltaci

    Il collegio degli Apostoli apra loro le porte del Regno e la vittoriosa schiera dei Martiri li conduca accanto a Te noi Ti preghiamo, ascoltaci

    Tutta la Gerusalemme celeste celebri la loro liberazione ed il corodegli Angeli canti l’inno di gioia per la loro eterna felicità noi ti preghiamo, ascoiltaci

    Figlio di Dio noi Ti preghiamo, ascoltaci

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, perdona loro o Gesù.

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, esaudisci loro o Gesù.

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, accorda a questi poveri defunti il riposo eterno.

    Preghiamo:

    Ascolta, o Dio, la preghiera che la comunità dei credenti innalza a te nella fede del Signore Risorto e conferma in noi la beata speranza che insieme ai nostri fratelli defunti risorgeremo in Cristo a vita nuova. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

    PREGHIERE PER TUTTI I DEFUNTI
    L'invocazione seguente é rivolta a Dio Misericordioso per tutte le anime del Purgatorio.

    O Dio, onnipotente ed eterno, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso tutte le tue creature, concedi il perdono e la pace a tutti i nostri fratelli defunti, perché immersi nella tua beatitudine ti lodino senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.














 

 
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