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    Fallita la commissione Telekom-Srbija, vogliono istituire quella sui partigiani

    Michele Saponara, il capogruppo di Forza Italia in commissione Affari Costituzionali della Camera, ha chiesto che venga messa al più presto in calendario la proposta di legge presentata lo scorso anno dallo stesso partito del premier e firmata da Fabio Garagnani e Isabella Bertolini, che chiede di istituire una commissione d'inchiesta sulle "violenze che commesse dai partigiani tra il 1944 e il 1948".

    da www.diario.it



  2. #2
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    Predefinito

    «Radio Anch’io» trasmette l’intervista, già sospesa, a Priebke.
    Il conduttore: «E che dire delle malefatte comuniste?»
    Eduardo Di Blasi

    ROMA Alla fine hanno pensato bene di
    ferirli ancora, quei 335 assassinati alle
    Fosse Ardeatine quel 24 ottobre del
    1944. Per radio.
    Dopo un lungo tentennamento («rispetto
    dei familiari delle vittime», anzi
    no, sarà trasmessa da «Inviato Speciale
    », no, ecco, va su «Radio Anch’io»), il
    direttore di Rai Radiouno e dei Gr, Bruno
    Socillo, ha deciso di mettere in onda
    l’intervista a uno dei boia di quell’eccidio,
    il capitano Erich Priebke, braccio
    destro di Kappler nel massacro che seguì
    l’azione partigiana di via Rasella
    . Al
    diavolo il dolore e il rispetto inutilmente
    invocato dalle associazioni dei partigiani
    e dei parenti delle vittime.
    La libertà di stampa prima di tutto:
    è importante che Priebke, novantenne,
    ci illumini sulla sua storia, perché ci
    può far capire molte cose. E uno pensa
    che l’intervistatore, Bruno Sokolovic,
    che aveva già registrato il suo colloquio
    con l’SS, colloquio che sarà spezzettato
    in tre interventi durante la trasmissione,
    chissà quali importanti connessioni
    avrà fatto rivelare all’ex capitano nazista
    che alle Ardeatine ammazzò personalmente
    anche due persone. Ci deve
    essere un importante motivo per intervistare
    l’ex numero due di Kappler,
    quello che stava lì, alle Ardeatine, in
    quel triste 24 ottobre; un motivo ancora
    maggiore se per mettere in onda la
    registrazione del colloquio, si decide di
    spargere altro sale sulle ferite mai rimarginate
    .
    Alla fine s’è deciso di collocarla dentro
    la trasmissione «Radio Anch’io» l’intervista,
    proprio lì, nella vetrina condotta
    da Stefano Mensurati, già Secolo
    d’Italia, quota Gasparri.

    Sokolovic, richiesto, ci informa che
    Priebke l’ha trovato: «Lucido, cordiale,
    forte nel ribadire le sue opinioni». Sì,
    ma che dice? In breve: niente di nuovo.

    L’intervistatore fa il suo onesto lavoro,
    ma alla fine del primo intermezzo si
    ottiene pressappoco questo: «C’era la
    guerra; quello che abbiamo fatto era
    una cosa orribile che abbiamo cercato
    per tutta la vita di dimenticare; d’altronde
    c’erano gli ordini da Hitler; non mi
    pento; non sapevo ci fossero ebrei tra le
    persone rastrellate per le esecuzioni;
    parlerei volentieri con i parenti delle
    vittime».

    Telefonicamente interviene Modestino
    De Angelis dell’Anfim (Associazione
    nazionale famiglie italiane martiri
    caduti per la libertà della patria) che,
    dopo aver pubblicamente dissentito dalla
    messa in onda della «testimonianza»
    di Priebke, domanda chiarezza su quello
    che successe tra il 23 (azione di via
    Rasella) e il 24 (eccidio di massa) ottobre
    del 1944 a Roma. Eppure nessuno
    risponde. Nè Priebke (registrato), nè Sokolovic
    (registrato e in studio), nè Mensurati,
    nè nessuno. Non è la sede, in
    effetti.
    Segue un altro intervento, quello di
    Aldo Aniasi della Fiap (Federazione Italiana
    Associazioni Partigiane). Aniasi
    domanda: «È giusto intervistare un criminale
    che ha assassinato degli italiani
    inermi? Giornalisticamente può essere
    corretto, ma bisogna risparmiare i sentimenti
    delle persone ferite»
    .
    Si passa dunque al secondo troncone
    dell’intervista, in cui si preannunciano
    «grandi novità». Niente neanche
    qui: «Il nazismo è stato un mio ideale di
    gioventù; nel mio libro di prossima uscita
    ho spiegato il bene e il male di questa
    epoca»
    . Il bene e il male? Il mio libro?
    Priebke passa quindi a spiegarci come
    riuscì a scappare in Argentina: «Fui aiutato
    da un vescovo austriaco, da un amico
    e dalla Croce Rossa Internazionale».
    Una ghiotta novità: gli storici avranno
    ascoltato con attenzione queste notizie
    «fresche». Chi lo avrebbe mai sospettato...
    Segue intervento di Giuliano Ferrara.
    Il direttore del Foglio afferma che
    noi non riusciamo a capire Priebke perché
    in lui non vediamo pentimento. E
    perché non si vede pentimento? Perché
    i tedeschi di quella generazione decisero
    di «morire con Hitler», a differenza
    degli italiani che cambiarono bandiera
    dopo l’8 settembre, passando dalla parte
    degli Alleati.
    E tocca a Miriam Mafai, intervento
    successivo, spiegare a Ferrara che
    Priebke non «morì con Hitler». Tanto è
    vero che è là: registrato, parla
    . Siamo
    infatti al terzo intermezzo: «In Argentina
    non c’era un’organizzazione vicina
    ai nazisti in fuga; non ho conosciuto
    nessun altro nazista emigrato lì; la moglie
    del colonnello Herbert Kappler, anni
    dopo, mi ha riferito che quando scappò
    dall’ospedale militare del Celio fu
    aiutato da altri; chiedo la grazia, voglio
    ritornare libero per riabbracciare mia
    moglie malata».
    Tutto dura una ventina di minuti:
    ne restano altrettanti. Che fare? Iniziare
    un dibattito sul nazismo? Sì, ma a che
    pro? Ecco allora che Mensurati si illumina
    .
    Tira una domanda allo storico Roberto
    Chiarini: «Come mai le malefatte
    del comunismo sono state cancellate
    con un colpo di spugna, mentre quelle
    del fascismo no?». Ecco qual è il problema:
    i comunisti. Uno ha un’intervista
    con Priebke sulla quale costruire un
    programma e si occupa dei comunisti
    russi
    . E per far capire che il capitolo
    Priebke, dopo le «grandiose» rivelazioni
    del capitano SS, ha fatto il suo tempo,
    ecco che l’ottimo parte con un’altra
    domanda alla Mafai: «E le foibe?»
    . Tanto
    che la stessa giornalista e scrittrice, si
    vede costretta a riportare la barra dritta:
    «Un momento, lasciamo stare le foibe...
    ». E Mensurati: «No, perché il vice
    sindaco di Venezia aveva proposto di
    dedicare una piazza ai martiri delle foibe
    e successe un finimondo»
    . Ora sì che
    è motivata.
    Si chiude con Giuliano Ferrara. Domanda
    sul film di Bellocchio dedicato
    ad Aldo Moro e su quello di Benvenuti
    su Portella della Ginestra. Il tema è «argomenti
    tabù» che non si affrontano (e
    più che altro, si potrebbe aggiungere
    ascoltando questa trasmissione, non si
    affrontano «seriamente»). La trasmissione
    su Priebke, insulto alla memoria di
    parenti delle vittime delle Ardeatine e
    dei partigiani, si chiude infatti, sfumando,
    con la frase di Ferrara: «Moro l’hanno
    ucciso le Brigate Rosse»
    .


    Dissolvenza......

 

 

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