LA DOTTRINA OCCULTA


Dei British-Israelites parla fuggevolmente Arnold Toynbee, nel secondo
volume del suo A Study of History (1934). "Fra i protestanti di lingua
inglese si trovano ancora alcuni fondamentalisti che si reputano "il popolo
eletto" nel senso letterale del termine, quale viene usato dal Vecchio
Testamento. Questo "Israele Britannico" fa fiduciosamente risalire il suo
ceppo fisico alle scomparse Dieci Tribù (nota 50).

Nel 1991, mentre ero a Washington (infuriava la Guerra del Golfo), mi
capitò- in circostanze che tralascio - di constatare che i British
Israelites esistono tuttora. Conservo un loro curioso libretto che
pubblicarono allora, The Prophetic Expositor, che è una summa delle loro
credenze. Nel clima apocalittico creato in America dall'Operazione Desert
Storm, l'opuscolo rievocava l'entrata in Gerusalemme del generale britannico
Allenby nel 1917,e il primo insediamento dello Stato sionista, reso
possibile dall'occupazione britannica e dalla "Dichiarazione Balfour" (nota
51).
L'evento era interpretato così: "L'undicesimo giorno di dicembre 1917
l'armata del generale Allenby marciò sulla Città e la liberò. La Union Jack,
la bandiera che simboleggia l'unione di Giacobbe, si levò su Gerusalemme.
Era l'inizio dei Tempi Ultimi". Union jack è detto popolarmente il vessillo
britannico, con le tre Croci di Sant'Andrea bianco-rosso-blu sovrapposte:
con una falsa etimologia, gli estensori del libretto riconducevano jack a
jacob, l'antico biblico Israele.
Nel 1917, il corpo di spedizione britannico aveva costruito attraverso il
Sinai, partendo dal Canale di Suez, 200 chilometri di ferrovia. Secondo The
Prophetic Expositor, questo evento avverava la profezia di Isaia (19,23) che
dice: "In quel tempo vi sarà una strada tra l'Egitto e l'Assiria; l'Assiro
andrà in Egitto e l'Egizio in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore
insieme con gli Assiri". Piú in generale, il 1917, con la nascita dello
Stato ebraico, veniva interpretato dall'opuscolo come il compimento di tutte
le profezie del Nuovo e Vecchio Testamento. Il 1917 sarebbe stato "il
compimento dell'epoca dei pagani" (Luca, 21,24) e la fine del "tempo della
punizione" inflitto agli ebrei (Levitico,26,24).
Dal risvolto di copertina si apprende che lo strano opuscolo è stato
stampato in Canada (313 Sherbourne Street, Toronto) da un'associazione che
si denomina British-Israele World Federation. Nella prefazione, il gruppo -
o la setta - si dichiara fedele "a Gesú Cristo, il Redentore d'Israele",
alla Bibbia, "l'Eterna Scrittura", ma soprattutto "al Trono di Davide, che
regna sul Commonwealth britannico delle Nazioni".
Gli scopi della "Federazione Mondiale" sono scanditi in cinque punti. Al
punto 2, si dichiara di voler "proclamare la verità sulle origini del Popolo
anglosassone celtico (... ) e provare la sua identità con le cosiddette
Tribú Perdute d'Israele". Al punto 3, gli Israeliti-britannici proclamano "
che Dio ha assegnato al popolo suddetto l'irrevocabile responsabilità di
servire come strumento per preparare la via all'istituzione del Regno di Dio
sulla Terra".
Una ricerca inevitabilmente frettolosa alla Libreria del Congresso mi
consentí di appurare l'esistenza di altra copiosa letteratura prodotta dalla
setta. In essa, pullulano le false etimologie, di cui questa mi sembra la
piú curiosa: il termine Saxon sarebbe una contrazione di Isaac Son, e
starebbe a provare che i Sassoni sono "Figli d'Isacco": discendenti
legittimi d'Israele, a pari grado degli ebrei attuali, "Figli di Giuda". Si
citano numerosi passi scritturali per dimostrare che il vero popolo ebraico,
l'autentico destinatario della promessa di Jehova, "sarà nominato da Isacco
e non da Israele". Fra questi soprattutto la Genesi (21,12): "Attraverso
Isacco da te prenderà nome una stirpe", ma anche il passo della Lettera ai
Romani (9,7) in cui San Paolo dice: "Né per il fatto d'essere discendenza di
Abramo sono tutti suoi figli".
Er, figlio di Giuda, discendente di Isacco (Genesi, 38,6) viene identificato
con l'eroe originario del popolo che si stabilí in Irlanda, anticamente
chiamata Eir o Eireland.
I Biitish-Israelites leggono nella Scrittura innumerevoli "profezie" che
additano nell'Impero Britannico lo "Stato della Promessa", e negli inglesi
il popolo eletto dal Patto divino. Nel passo di Isaia (4, 1) che comincia:
"Isole, ascoltatemi in silenzio!", vedono la prova che "il vero Israele sarà
una nazione isolana". Secondo loro, Isaia attesterebbe anche che l'isola
originaria sede del popolo eletto "è troppo piccola per esso". Dunque Dio
darà alla piccola nazione il privilegio di conquistare "immense colonie". L'
lmpero Biitannico ossia il "vero Israele" è, secondo i loro calcoli, il
quinto impero universale apparso nel mondo dopo la caduta dei quattro
anteriori (egizio, assiro, greco e romano). E ai britannici si rivolge la
promessa di Daniele (2,44): "Dio farà sorgere un regno che non sarà
distrutto in eterno".
Astruse corrispondenze cronologiche vengono escogitate per collegare la
storia dell'impero britannico alla storia sacra" che ha per centro
Gerusalemme. I British Israelites assumono un periodo di 2.520 anni, che
fanno corrispondere ai "sette tempi di espiazione" inflitti a Israele. Cosí,
dicono, se nel 721-704 a. C. avvenne l'assedio e la deportazione dei giudei
in Assiria, esattamente 2.520 anni dopo (nel 1800-1817) la vittoria inglese
pose fine all' "assedio di Napoleone", e nacque l'impero Britannico. La
deportazione degli israeliti fu completata nel 677 a.C.: nel 1844, ossia
2.520 anni dopo, l'istituzione del Gold Standard segna "la restaurazione del
potere materiale d'Israele" (sic). Nel 604 a.C. Gerusalemme cadde sotto
l'urto di Babilonia; 25 secoli piú tardi, nel 1917, l'esercito britannico
"libera Gerusalemme". Il popolo ebraico fu totalmente disperso nel 580 a.C.;
il 1941 dopo Cristo "ha visto ricostituirsi l'alleanza del popolo
d'Israele": cosí viene interpretata l'alleanza di Stati Uniti e Gran
Bretagna contro il terzo Reich.
E' imminente l'avverarsi di ogni altra profezia. Presto tornerà il Messia e
instaurerà il Regno di Dio, che sarà "un regno concreto e materiale, con
territorio, leggi, popolo e trono". Sarà ovviamente la Casa Reale
Britannica, "discendente da Davide", a occupare quel trono. Pagine e pagine,
nella letteratura della setta, sono dedicate a superare le difficoltà che le
parole di Cristo nei Vangeli pongono alla credenza in un Regno di Dio
"concreto e materiale". L' affermazione di Gesú, "il mio Regno non è di
questo mondo" (Giovanni, 18,36) viene tradotta ad esempio con "non è di
questa epoca".
Piú laboriosi sforzi vengono impiegati per stravolgere San Paolo, che
afferma: "Il Regno di Dio non è questione di cibo e bevanda" (Romani, 14,17)
e "la carne e il sangue non possono ereditare il Regno" (Corinzi, 15,50). Il
Regno è dunque una realtà spirituale, come credono gli odiati cattolici? La
setta protesta: "In antico, gli uomini credettero che il regno sarebbe
apparso sulla Terra letteralmente e materialmente .Ora censurano impazienti
chi cerca il suo ritorno". La lettura del vangelo fatta dalla setta è in
questo veramente "ebraica", in sorprendente consonanza con il letteralismo
dei farisei (e oggi dei rabbini) che proprio Cristo per primo censurò:
dopotutto, i farisei rifiutarono di riconoscere in Gesù il Messia, perché
credevano che il Messia sarebbe stato "un re di questo mondo".
Questa ideologia balzana non è un innocuo fanatismo minoritario. E la punta
piú caricaturale dell'ideologia occulta che sostenne l'Impero Britannico.
Ridiamo la parola a Toynbee:
"Vi sono altri protestanti di lingua inglese che sostengono la dottrina dei
British-Israelites in senso figurato e metaforico. Senza pretendere che i
popoli bianchi-angiosassoni discendano carnalmente dai figli d'Israele,
questi British-Israelites trascendentali affermano di essere i successori
degli Israeliti nel ruolo di Popolo Eletto in senso spirituale. Comunque
possa essere avvenuto, i popoli di lingua inglese sono divenuti, secondo
questa veduta, gli eredi del Regno (... ) "Vasi d'elezione" per mezzo dei
quali l'umanità è destinata a raggiungere la meta dei suoi travagli." E
conclude: "Questa dottrina è enunciata in modo raziocinante da Rudyard
Kipling nel suo Recessional".
Il tono lievemente ironico di Toynbee, britannico liberal non induca a
sottovalutare l'ultima nota: è risaputa la funzione di Kipling nel forgiare
l'ideologia imperialista britannica. E sappiamo anche da quali fonti la
traesse. Sparsi accenni al "Grande Architetto dell'Universo", negli opuscoli
dei British-Israelites che ho consultato, fanno indovinare che la stessa
fonte ispira ancora le stesse idee: intendiamo parlare della Massoneria
Azzurra, o "Rito Scozzese Antico e Accettato", con la sua simbologia
monarchica dell'Arca Reale, con i suoi "Eletti Cohen" e i suoi "Cavalieri
Kadosh" (nota52). Il Gran Maestro dell'Ordine Scozzese, cristallinamente
leale alla Corona britannica, è per tradizione ininterrotta il Duca di Kent,
ossia il fratello del sovrano del Regno Unito.
E vi sono altri motivi di credere che l'ideologia che l'opuscolo The
Prophetic Expositor esprime in modo cosí ridicolmente estremo, sia una sorta
di dottrina segreta coltivata nella cerchia interna dei fedelissimi alla
Corona, e intimamente legata alla religione di Stato britannica,
l'Anglicanesimo.
In una lettera che Sir Francis Drake scrisse il 27 aprile 1587 a John Foxe,
autore di un celebre Libro dei Martiri protestanti, il famoso corsaro
identifica l'Inghìlterra con Israele usando un linguaggio che pare
convenuto, simbolico e settario: "Che Dio sia glorificato, la sua Chiesa e
la sua Regina preservate, i nemici della verità vinti; e che possiamo avere
ininterrotta pace in Israele". Un simile linguaggio cifrato usò in tempi a
noi vicinissimi (nel 1952) Sir Oliver Locker-Sampson, alto esponente
conservatore nel Parlamento di Londra. Intervistato sui motivi della
costante politica inglese a favore del Sionismo e dello Stato d'Israele,
egli rispose: "Winston (Churchill), Lloyd George, Balfour e io siamo stati
allevati come protestanti integrali, credenti nell'avvento di un nuovo
Salvatore quando la Palestina ritornerà agli ebrei" (nota53).
Di fatto, non è facile spiegare razionalmente in termini di Realpolitik,
l'ostinazione della politica britannica a favore del Sionismo. Nel 1917-18,
per strappare la Palestina all'impero ottomano e consegnarla ai sionisti, il
Regno Unito - benché impegnato nello sforzo bellico in Europa spostò su quel
teatro di guerra insignificante oltre un milione di uomini (per l'esattezza,
1.192.511). Erano forze sottratte ai fronti europei proprio nei mesi in cui
le forze del Kaiser, disimpegnate ad Est dall'implosione della Russia,
venivano concentrate contro la Francia. Difatti il corpo di spedizione
inglese in Palestina dovette poi essere precipitosamente ritirato e spedito
sulle linee francesi, a tappare le falle che vi aveva prodotto il
formidabile urto tedesco.
Le ambasciate alleate conoscevano la undercurrent pseudo-religiosa che
motivava tali atti. Durante la Conferenza di Pace nel 1919, un diplomatico
francese pose a Lord Balfour una domanda ironica: si rendeva conto che il
ritorno degli ebrei in Palestina, per cui tanto il ministro britannico si
batteva, avrebbe significato il compimento della profezia biblica per cui
quel "ritorno" preludeva alla prossima "fine dei tempi"? Serissimo, Balfour
rispose: "E' proprio questo a rendere la cosa tanto interessante".
Sir Arthur Balfour, spiritista e teosofo, era stato tra i fondatori della
Loggia Quatuor Coronati, che ancor oggi funziona come il centro e l'archivio
storico della Massoneria "regolare". E' possibile che riscaldassero la sua
fredda anima occulte speranze messianiche, e l'attesa dell ' "eone futuro"
in cui la fine della storia coinciderà con il trionfo senza tramonti
dell'Impero Britannico?
La risposta non può che essere complessa. René Guénon ha espresso la
convinzione che certe "profezie" siano fatte circolare ad arte, in periodi
storici di crisi, per far accettare dalla Psicologia collettiva l'avverarsi
di un progetto politico già deciso (nota54). Negli Stati Uniti, al tempo
della Guerra del Golfo, l'opuscolo diffuso dai British-Israelites era solo
una delle voci "profetiche" che contribuivano a creare nel popolo americano
il parossismo di "crociata" contro Saddam Hussein.
In quelle settimane di guerra televisiva, i piú celebri tele-predicatoti
degli Stati Uniti contribuirono potentemente a quel clima. Il famoso Pat
Robertson si distinse nell'invocare la guerra, che egli intendeva come una
battaglia apocalittica del Bene contro il Male (nota55). Proprio in quei
giorni usciva il suo ultimo libro, The New Millennium, in cui un capitolo
frettolosamente aggiunto interpretava l'imminente Guerra del Golfo come
l'inizio dei "tempi ultimi". Billy Graham, un altro predicatore televisivo
di altissima audience, fu la sola personalità religiosa a trascorrere alla
Casa Bianca la notte del primo bombardamento su Baghdad, sostenendo Bush col
suo appoggio morale. Graham, spiegarono i giornali, pregò col Presidente e
parlò con lui di "profezie". Paige Patterson, portavoce della First Baptist
Church di Dallas, grossa congregazione della "destra religiosa"
statunitense, dichiarò che "intende male le cose degli ultimi tempi" chi,
come molti americani, identificava Saddam con l'Anticristo (il quale,
secondo la Bibbia, sorgerà da Babilonia). Ma aggiungeva: "Questa non è
probabilmente la fine, ma il Medio Oriente vedrà questo caos fino all'arrivo
del Messia. Fino ad allora non ci sarà pace".
Nella coscienza collettiva americana, è profondamente organizzata l'idea che
nel conflitto arabo-israeliano, raddoppiato dal conflitto Usa-Urss (l'impero
del Male) si celi un significato escatologico. Al principio degli anni '80
Hilton Sutton, presidente della Mission to Ametica (un'altra congregazione
fondamentalista) produsse un film di successo, Ezekiel File ("Dossier
Ezechiele") in cui l'espansione dell'influenza sovietica nel mondo veniva
presentata, con abbondanti citazioni bibliche, come l'invasione di Gog e
Magog. A ciò sarebbe seguito lo Scontro Finale: la biblica battaglia di
Armageddon, evocata da Ronald Reagan in un suo celebre discorso. Nei giorni
in cui l'America attaccava Baghdad-Babilonia, un attivista protestante di
nome Hal Lindsay riassumeva tutte queste idee in un modo grottescamente
esplicito in un'intervista radiofonica. Per lui, Bush era "l'uomo scelto da
Dio" per schierare l'America nella guerra contro le Tenebre: "Si, siamo al
crinale dell'Armageddon, stiamo entrando nella piuma battaglia della guerra
finale contro le forze dell'Anticristo"(nota56).
In quei giorni, i fondamentalisti evangelici diedero sfogo al loro
anti-cattolicesimo. Nella coscienza popolare statunitense, l'Europa è del
resto il "Paese di corruzione", " l' Egitto" da cui i Padri Fondatori, come
gli ebrei dell'Esodo, sono scampati. E' ancora il fermento
British-Israelite, ma trasferito al Nuovo Mondo, ad agire. Difatti, "i primi
coloni credevano che l'Inghilterra, a causa del suo agire tirannico e della
sua negazione delle libertà donate da Dio, avesse perduto il suo ruolo come
strumento divino, e fosse stata rimpiazzata da un Israele americano; una
nuova nazione eletta per compiere la Sua antica volontà". Cosí scrive
Winthrop S. Hudson, docente di religioni all'Università del North Carolina
(Riverside) in un suo saggio sulla storia della civil religion americana
(nota 57).
Toynbee, a proposito dei Padri Fondatori americani e del loro sentimento di
superiorità mistico-razziale, parla di "genesi protestante di (questo)
sentimento razziale", attribuendolo all'abitudine del "libero esame" della
Bibbia.
"Il cristiano biblico, stabilitosi oltremare tra popoli di razza
non-europea, ha finito inevitabilmente per identificarsi con Israele che
compie l'opera del Signore irnpadronendosi della Terra Promessa, mentre ha
identificato i noneuropei con i canaaniti che il Signore ha messo in mano al
suo Popolo perché li distrugga. Sotto questa suggestione, i coloni
protestanti di lingua inglese sterminarono gli indiani americani al pari dei
bisonti , laddove i cattolici spagnoli risparmiarono i vinti per governarli,
convertendosi e mescolandosi ai convertiti" (nota58).
Il già citato Winthrop S. Hudson illumina in certo modo l'ulteriore sviluppo
di questo razzismo biblico americano, rivelandone le radici come le stesse
della civic religion. Tra i vari esempi, menziona un sermone scritto per il
Giorno del Ringraziamento del 1799 dal pastore Bruce Abbott - uno dei tanti
predicatori erranti che percorrevano la Frontiera del West brandendo la
Bibbia e proclamando sermoni millenaristici - che è conservato nella
American Bibliography di Charles Evans. Il sermone s'intitola: "Tratti di
somiglianzafra il popolo degli Stati Uniti d'America e l'antico Israele".
Benjamin Franklin obbediva alle stesse suggestioni quando, come membro del
"Triumvirato" incaricato di disegnare il sigillo degli USA, proponeva nel
1766 di raffigurarvi "Mosé che divide il Mar Rosso mentre il Faraone e i
suoi armati sono sommersi dalle acque". Thomas Jefferson, membro del
medesimo triumvirato, proponeva invece di raffigurarvi "i Figli d'Israele
guidati nel deserto da una nube di giorno e da una colonna di fuoco la
notte".
I Padri Fondatori definivano invariabilmente le colonie americane con uno
stereotipo liturgico: This Most Favoured Nation. "Ciò che l'espressione
propriamente richiamava", scrive Hudson, "era l'idea di una nazione
preservata, sostenuta e protetta dalla Provvidenza per la realizzazione dei
Suoi disegni. Questo era il tema ricorrente delle orazioni per il 4 Luglio e
per il Giorno del Ringraziamento. Erano ebraici gli archetipi piú familiari
che allora venivano evocati: 'esodo', 'popolo eletto', 'terra promessa'. Il
tema ricorrente era quello di un popolo che ha stretto un patto con Dio
fuggendo alla cattività (... ), guidato a creare in America un ordine
politico a Dio gradito, un paradiso di libertà per tutte le nazioni,
strumento di Dio per l'emancipazione dei popoli in ogni luogo". Il cerchio,
dunque, è chiuso: il culto dell' "Israele britannico", dottrina segreta
dell'oligarchia inglese e legittimazione mitica del suo Impero, cova dentro
l'ideologia di massa della democratica America, ed è il fondamento della sua
"religione civica".
50 A Toynbee, Panorami della Storia (trad.it. Mondadori, 1954, vol.II,.53).
Per quanto ne sappiamo, Toynbee è il solo storico che dia segno di conoscere
i British-Israelites: una conoscenza che può aver captato nell'Intelligence
Service, per il quale collaborò,grazie alla sua conoscenza dell'arabo,
durante le due guerre mondiali. Quanto al mito delle "tribù perdute
d'Israele" si tratta delle dieci tribù "scomparse" dopo la prima cattività
babilonese, probabilmente perchè hanno pacificamente mescolato il loro
sangue (l'eletto sangue di Abramo) con quello dei popoli vicini. In questo
senso sono "perdute" per l'ebraismo, nel senso che,non avendo preservato la
loro purezza razziale, non avranno parte della "promessa" che Jehova stipulò
col sangue di Abramo. Gli ebrei attuali si ritengono eredi delle due sole
tribù "non perdute", quelle di Giuda e di Levi
51 La "Dichiarazione Balfour" è la lettera - datata 2 novembre 1917 - in cui
il ministro degli Esteri britannico, lord Balfour, rendeva noto alla
Federazione Sionista che "Sua Maestà vede con favore l'istituzione di una
sede Nazionale in Palestina per il popolo ebraico e farà del suo meglio
perché tale fine possa essere raggiunto". La lettera fu indirizzata a Sir
Lionel Rotschild, ed è considerata l'atto di fondazione dello stato
d'Israele.
52 Sono gradi iniziatici della Massoneia Azzurra. "Cohen" significa in
ebraico "incoronato", e "Kadosh", cavaliere.
53 Citato da Douglas Reed, The Controversy of zion, Noontide Press (Usa),