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Discussione: Codreanu

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    Predefinito Codreanu

    Nel nome del Capitano


    Sessant’anni dopo la morte di Corneliu Zelea Codreanu




    Corneliu Zelea Codreanu
    Il 1° agosto 1927, in tutte le edicole di Romania usciva il primo numero di una rivista quindicinale dalla testata strana e affascinante, Pamantul Stamoscesc, La Terra degli Avi. Questa pubblicazione rivendicava di essere “Organ al Legiunarii Archanghelul Michal”, “Organo della Legione dell’Arcangelo Michele”. Era il primo tentativo editoriale di Corneliu Codreanu, il capitano che, col suo esempio di vita e di lotta, ha affascinato diverse generazioni di tutta l’Europa.

    Se mi dovessero chiedere “secondo te chi era Codreanu?” non avrei dubbi sulla risposta. Un Santo, era un Santo. Sì, potrei anche rispondere: un eroe, un condottiero, un martire. Ma sarebbero tutte definizioni troppo riduttive e schematiche, Codreanu è uno dei tantissimi santi non canonizzati dalla Chiesa e, forse, destinati a rimanere tali. Ma per me, cattolico romano, lui, Corneliu, cristiano ortodosso, santo lo era davvero. Anche se non aveva fatto i famosi tre miracoli (due da vivo e uno da morto), previsti dalla Congregazione, lui santo lo era lo stesso. Nonostante che molti ex-fascisti paganoidi o "nazional-bolscevichi" abbiano fatto tutte le possibili acrobazie alchemiche per tramutarlo in musulmano, in neo-pagano dell'antica Dacia, in neo-cataro dell'Est Europa. Operazioni di confusionarismo illimitato, destinate al registro nazionale del Ridicolo. Coma ha raccontato sua moglie lleana prima di morire alcuni anni or sono quando, dopo due anni dalla sua uccisione, furono dissotterrati i suoi resti, gettati in una fossa comune, questi furono ritrovati intatti, immacolati, ad eccezione del volto, su cui gli sgherri del Re Carol avevano versato acido solforico e calce viva. Sì, è vero: è questa una delle caratteristiche della santità. Ma sarebbe mortificante se, solo per un fatto "miracolistico", Codreanu divenisse il nostro primo e intramontabile punto di riferimento, dopo Gesù Cristo. Vi è di più, molto di più. Quest'anno, ricorrono i sessantanni da quando, il 29 novembre 1938, Corneliu Codreanu veniva strangolato, insieme con altri tredici legionari, da poliziotti di regime. Dissero poi che li avevano uccisi nel tentativo d’evasione. Una balla colossale di un copione (maldestro, oltre che criminale) di quella strategia poliziesca che, purtroppo, sarà riedito tante volte nella storia. L’ltalia stessa lo ha sperimentato nel 1943 alla pineta di Fregene (con Ettore Muti) e nei cosiddetti "anni di piombo" italiani (con le "strane" morti, di Giancarlo Esposti, Riccardo Minetti, Giorgio Vale e Nanni De Angelis). Ricordiamo Codreanu, quindi. Ma ricordiamolo non per la sua morte, non per il suo martirio, ma per la sua vita, per il suo esempio esistenziale, per ciò che ha insegnato a tanti giovani del dopoguerra, per come questa figura tragica ed eroica ha saputo cambiare il cuore di generazioni intere. Migliaia di ragazzi che avevano identificato nell'attivismo politico l'unico metodo di una sfida personale alla società borghese, prima o poi (a meno che non fossero deficienti o analfabeti) dovevano fare i conti con la sua apparizione sulla terra. Egli ci ha insegnato che la politica ha un senso solo in funzione di una metapolitica. Egli ci ha fatto capire che quello che chiamiamo attivismo politico o è pura testimonianza di una crociata o è tempo perso ed impiegato male. lon Motza, il capo legionario che morirà combattendo in Spagna, aveva scritto sul primo numero de La Terra degli Avi: Dall'Icona e dall' Altare siamo partiti...Noi non facciamo e non abbiamo fatto "politica" un sol giorno della nostra vita.Noi abbiamo una religione, siamo i seguaci di una fede: nel suo fuoco ci consumiamo e, interamente dominati ad essa, la osserviamo sino all'estremo delle nostre forze», Scrive il Capitano nel suo Per i Legionari: «La rinunzia all'interesse individuale una Virtù cardinale del legionario, in antitesi completa con la linea di condotta del politicante, il cui unico movente è l'interesse individuale, con tutti i suoi perversi derivati (desiderio d'arricchire,lusso, dissolutezza, arroganza). Per questo, cari camerati, d'ora in poi e sino a quando esisterà una vita legionaria, sappiate che nel momento in cui vedrete manifestarsi nell'anima di un militante o nella vostra questo interesse individuale,allora avrà cessato d'esistere la Legione, allora terminerà il legionario e comincerà mostrare le zanne il politicante».Codreanu, ancor più di Charles Peguy ci ha insegnato la strada, difficile e maestra, della povertà. Sua moglie ha raccontato: «era molto caritatevole con tutte le persone povere. Quando si procurava del denaro, prima lo divideva con coloro cui intendeva donarlo, poi tornava a casa con quello che gli era rimasto. Se non gli era rimasto nulla, si rivoltava la fodera delle tasche e diceva - Non ho niente, non mi è rimasto niente, tutto quello che avevo l'ho distribuito - Di fronte a dichiarazioni del genere, che cosa potevi fare? Non c'era niente da dire, bisognava solo accettare». Egli ci ha fatto capire, incommensurabilmente meglio delle teorizzazioni di Mounier o Giussani, il valore della comunità: «La nostra sede, il "nido", era una famiglia, in cui regnava un’atmosfera fraterna. Vi si respirava non l'aria di una fredda caserma, ma quella di casa propria, ci si sentiva in famiglia, Al "nido" non si veniva soltanto per ricevere ordini: qui si trovava un raggio di affetto fraterno, una parola amica, un' ora di calma spirituale, una parola di incoraggiamento e d'incitamento, un conforto, un aiuto cameratesco nella disgrazia e nel bisogno. Al legionario non si richiedeva tanto una disciplina da caserma, quando lealtà, fedeltà, abnegazione e laboriosità». Egli, rompendo i vecchi e ridicoli luoghi comuni di certo deteriore "virilismo" fascista, non aveva avuto remore nell'indicare nell’Amore l'unica via di realizzazione spirituale per l'uomo e la conditio sine qua non per un bene-essere senza benessere: «Il movimento legionario non poggia esclusivamente né sul principio dell'autorità ne su quello della libertà. Esso poggia sul principio dell'amore, in cui tanto la libertà quanto l'autorità affondano le proprie radici..Fondata sull'amore, la pace non apparirà più come la misera espressione di un equilibrio meccanico e freddo tra questi due principi. ..La pace ce la darà non la giustizia ma soltanto la bontà e l'amore». Quando i legionari della Squadra della Morte colpivano i loro nemici e persecutori, rivendicavano la loro azione e si costituivano. Esattamente il contrario delle Medaglie d'Oro della cosiddetta resistenza, come il dottor Rosario Bentivegna e l'on. Carla Capponi, assassini di trentadue italiani in divisa tedesca e causa-prima della morte di altri 335 italiani alle Ardeatine. La spiritualità legionaria non era fatta solo di preghiera e combattimento, ma anche di lavoro manuale, di quello con cui ci si sporca le mani. C'era un qualcosa di "benedettino" nella Legione, poiché tutti, a cominciare dai comandanti, impugnavano picconi e cazzuole e costruivano strade, case per i poveri, ospedali, chiesette. Erano i veri lavori “socialmente utili” retribuiti da nessuno, degli Anni Trenta. Oggi, ripenso a quel Capitano romeno e mi accorgo come il suo santo esempio di vita sia lontano anni-Iuce dalla miserabile politica politicante che ci passa sotto gli occhi. E devo chiedermi che senso ha oggi appassionarsi alle misere sciocchezze dei Prodi, dei Berlusca e compagnia brutta, all'accattonaggio elettoralistico per un posto a Montecitorio o a Strasburgo, al lavoro politico fatto in crociera o nelle discoteche di Fregene? «Un gruppo di legionari ci fa largo, e verso di noi viene un giovane alto, slanciato, con un'espressione poco comune di nobiltà, di franchezza e di energia impressa nel volto: occhi grigio-azzurri, fronte aperta, autentico tipo romano-ariano, e, mescolata ai tratti virili, qualcosa di contemplativo, di mistico». È questa la descrizione del Capitano fatta da un grande pensatore non-cristiano come Julius Evola, il quale, nel 1938, aggiunse: «Tra i molti capi di movimenti nazionali che abbiamo incontrato nei nostri viaggi in Europa, pochi, per non dire nessuno, ci hanno fatto un' impressione così favorevole, come Codreanu. Con pochi-abbiamo potuto parlare con un'aderenza così perfetta di idee come con lui, in pochi abbiamo riscontrato la capacità di elevarsi così decisamente dal piano delle contingenze e di riportare a presupposti di natura autenticamente spirituale una volontà di rinnovamento politico-nazionale». Per quel che mi riguarda, da più di vent'anni sulla parete della mia stanza c'è solo il quadro di Codreanu. Per chi vuoI ancora credere, quello è l' esempio.







    Pino Tosca
    Area – Novembre 1998
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito Guardia di Ferro

    Corneliu Z. Codreanu, Guardia di Ferro
    Edizioni di Ar, Padova, 1972 - Traduzione e cura di Claudio Mutti


    http://www.geocities.com/czcodreanu/guardia/index.html

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito Il Capod i cuib

    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    I DIECI COMANDAMENTI
    a cui il legionario deve conformarsi per non deviare dal suo cammino di gloria in questi giorni di oscurità, di sventura e di tentazione satanica. Affinchè tutto il mondo sappia che noi siamo legionari e restiamo legionari per l'eternità.




    1. non credere in alcun modo alle informazioni, alle notizie sul movimento legionario lette su qualsiasi giornale - pur se questo appaia nazionalista - o sussurrate all'orecchio da agenti provocatori o anche da uomini onesti. Il legionario crede solo all'ordine e alla parola del suo Capo. Se questa parola non viene, significa che nulla è cambiato e che il legionario prosegue tranquillo per la sua strada.

    2. Stai bene attento a chi frequenti. E valutalo come si deve, sia quando è un avversario che vuole ingannarti, sia quando è un amico stolto che è stato ingannato da un avversario.

    3. Guardati come da una grande calamità dallo sconosciuto che ti esorta a fare qualcosa. Egli ha un interesse e vuole perseguire il suo interesse tramite te, opppure vuole compromettere te di fronte agli altri legionari. Il legionario agisce soltanto in base a un ordine o per sua spontanea iniziativa.

    4. Se qualcuno vuole tentarti o comprarti, sputagli in faccia. I legionari non sono nè stupidi nè merce d'acquisto.

    5. Evita coloro che vogliono farti doni. Non accettare nulla.

    6. Allontanati da coloro che ti adulano e ti lodano.

    7. Dove esistono soltanto tre legionari, costoro vivono fra loro come fratelli: unità, unità e ancora unità! Sacrifica tutto, immola te stesso, i tuoi desideri e l'intero tuo egoismo per questa unità. Essa, l'unità, ci darà la vittoria. Chi è contro l'unità, è contro la vittoria legionaria.

    8. Non parlar male dei tuoi camerati. Non accusarli. Non mormorare all'orecchio degli altri e non tollerare che si venga a mormorare al tuo.

    9. Non spaventarti se non ricevi ordine, notizia, risposte alle lettere, o se ti pare che la lotta ristagni. Non allarmarti, non prender le cose sul tragico, giacchè Dio è al di sopra di noi e i tuoi capi conoscono la via giusta e sanno quello che vogliono.

    10. Nella tua solitudine prega Dio in nome dei nostri morti, affinchè ci aiuti a sopportare tutti i colpi sino alla fine delle sofferenze, sino alla grande resurrezione e alla vittoria legionaria.

    Marzo 1935, C. Z. Codreanu - da "Capo di Cuib"
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

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    QUATTRO CARDINI DELLA VITA LEGIONARIA


    Nella fase iniziale quattro erano i nostri elementi cardinali:



    1) La Fede in Dio. Credevamo tutti in Dio; non c’erano atei in mezzo a noi. Quanto più soli e circondati da nemici eravamo, tanto più il nostro pensiero si elevava a Dio e ai grandi morti della nostra stirpe. Questa comunione ci dava una forza invincibile e una serenità di fronte a tutte le avversità.





    2) La fede nella nostra missione. Nessuno di noi aveva motivo di prospettarsi la mini,ma speranza nella nostra vittoria. Eravamo così pochi, così giovani, così odiati e perseguitati da tutti,…Eppure andavamo avanti, grazie alla fede nella nostra missione, alla fiducia illimitata nella vitalità della stirpe e nelle nostre forze.





    3) L’amore reciproco. …. L’amore all’interno del cuib doveva essere la medesima intensità e forza di pressione dell’odio esterno. Nel Cuib la nostra non era più una vita fredda e ufficiale, segnata dalle distanze tra capo e semplice militante, da dichiarazioni retoriche e toni di superiorità. Il nostro cuib era una famiglia, in cui regnava un’atmosfera fraterna… Al cuib non si veniva soltanto per ricevere ordini: qui si trovava un raggio di affetto fraterno, una parola amica, un’ora di calma spirituale, una parola d’incoraggiamento e d’incitamento, un conforto, un aiuto cameratesco nella disgrazia e nel bisogno. Al legionario non si richiedeva tanto la disciplina da caserma, quanto lealtà, fedeltà, abnegazione e laboriosità.





    4) Il canto. Noi c’eravamo messi in marcia senza rimuginare in precedenza problemi, senza scervellarci notti intere su punti programmatici, senza accese discussioni durate ore e ore, senza profonde riflessioni filosofiche, senza riunioni di gruppo, ecc… Proprio perché avevamo lasciato da parte tutto questo, l’unica possibilità di manifestare il nostro stato interiore era il canto, e cantavamo quei canti che esprimevano appieno i nostri sentimenti, quei canti che ci davano forze…



    Corneliu Zelea Codreanu

    (per i Legionari
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

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    INNO ALLA GIOVINEZZA LEGIONARIA









    Santa giovinezza legionaria,

    con l’anima gi giglio e il petto in duro acciaio,

    prode impeto di primavera,

    purezza di profondo lago alpino.

    Mille icone noi innalziamo

    nel sole, per l’eternità.

    Le facciam di roccia, fuoco e mare,

    col sangue di Dacia le intonachiamo



    Guardia, Capitano

    fa di noi falchi d’acciaio

    Patria, Capitano

    e l’Arcangelo del Ciel

    .

    E’ la morte, morte legionaria,

    non ci fa paura e la ricerchiamo.

    Per la Santa Croce, per la patria,

    vinciamo boschi e monti soggioghiamo.

    Non c’è prigione che ci spaventi,

    né pena né tempesta ostile;

    se cadiam colpiti sulle fronte,

    bella è la morte per il Capitan.



    Guardia, Capitano

    fa di noi falchi d’acciaio

    Patria, Capitano

    e l’Arcangelo del Ciel.



    Santa giovinezza legionaria, innalziamo chiese e sorridiam della galera,

    nella più crudel persecuzione

    cantiamo e ai Nicadori ci ispiriam.

    Portiamo nel vento e nel sole

    le luci per il vincitor.

    Per i prodi costruiamo altari

    E piombo abbiamo per i traditor.



    Guardia, Capitano

    fa di noi falchi d’acciaio

    Patria, Capitano
    e l’Arcangelo del Ciel.



    Radu Gyr – Jon Manzatu
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Corneliu Zelea-Codreanu

    La Guardia di Ferro (Pentru Legionari, 1935)


    «La Legione... è uno stato spirituale, un'unità di sentire e vivere alla quale contribuiamo tutti. Membri, capi, numero, uniformi, programmi, etc. costituiscono la Legione visibile; l'altra, la più importante è la Legione invisibile. La Legione visibile, priva della Legione invisibile cioè di quello stato spirituale, di vita, non significa niente. Rimangono solo forme vuote senza contenuto».

    «Né indossare la camicia verde, né eseguire il saluto sono sufficienti per diventare legionari. Nemmeno la comprensione "razionale" del movimento legionario, ma soltanto il conformare la propria vita alle norme della vita legionaria, perché la Legione non è soltanto un sistema di logica, una connessione di argomenti, ma uno "Stile di vita"».

    «Creare un movimento significa, in primo luogo, creare, far nascere uno stato spirituale, che non abbia la sua sede nella ragione, ma nell'anima del popolo».

    «In questo caso il CAPO non è più un "padrone", un "dittatore" che "fa quello che vuole", che governa secondo il suo "beneplacito": Egli è l'espressione di questo stato spirituale invisibile, il simbolo di questo stato di coscienza. Egli non fa quello che vuole, fa quello che deve».

    «Noi non solo non eravamo finanziati dai capitalisti, ma io consiglio a chiunque diriga un movimento che abbia sane basi di rifiutare ogni proposta di finanziamento, se non vuole uccidere il movimento stesso: perché un movimento deve essere costituito in modo da poter produrre da solo, con la fede e il sacrificio dei suoi membri, esattamente quanto gli occorre per vivere e svilupparsi».

    «... questa casta dei banchieri e degli uomini d'affari, degli arricchiti dai colpi di fortuna, questi uccelli di rapina, che stanno in agguato contro la società umana, saranno annientati».

    «Il paese va in rovina per mancanza di uomini, non per mancanza di programmi. Questa è la nostra convinzione. E perciò non programmi dobbiamo creare, ma uomini, uomini nuovi. Perché gli uomini come sono oggi, allevati dai politicanti e infettati dall'influenza ebraica, comprometterebbero anche il programma più splendido».

    «Per questo la pietra angolare da cui muove la Legione è l'uomo, non il programma politico; la riforma dell'uomo, non la riforma dei programmi politici. La Legione Arcangelo Michele sarà per conseguenza più una scuola e un esercito che un partito politico».

    Libretto del Capo di cuib


    1) « ... un partito politico è una società anonima di sfruttamento del voto universale; ... tutti i partiti sono democratici, poiché utilizzano il suffragio universale nella medesima maniera; .... trascurano gli interessi del popolo e del paese soddisfacendo soltanto gli interessi particolari dei loro partigiani; ... tutti i partiti commettono delitti, si tradiscono l'un l'altro, nessuno di loro applica punizioni contro i propri partigiani, altrimenti li perderebbe, né contro i loro avversari, poiché questi, a loro volta, commettono i loro stessi delitti; ... la democrazia ci dà l'impressione di una vasta complicità fra criminali; ... la democrazia è al servizio dell'alta finanza nazionale o internazionale giudaica ».

    2) «Io faccio meno affidamento sugli uomini radunati in base ai programmi, i quali ti abbandonano nei casi difficili, che non su quelli reclutati sulla base delle grandi fedi, i quali saranno con te fino alla morte. Il nostro movimento legionario ha più il carattere di una grande scuola spirituale. Esso tende ad accendere fedi non sospettate, esso tende a trasformare, a rivoluzionare le anime. L'anima e il punto cardinale sopra il quale si deve operare nel momento attuale. L'anima dell'individuo e l'anima del popolo ».

    3) « ... essere élite legionaria nel nostro linguaggio non significa soltanto lottare e vincere, ma significa: il permanente sacrificarsi. al servizio della stirpe, poiché il concetto di élite e legato al concetto di sacrificio, di povertà, di vita aspra e severa; ... giuriamo:

    1. Di vivere in povertà, uccidendo in noi gli aspetti di arricchimento materiale.

    2. Di vivere una vita aspra e severa rifiutando il lusso e il superfluo.

    3. Di vanificare ogni tentativo di sfruttamento da parte dell'uomo sull'uomo.

    4. Di sacrificarci continuamente per la nostra terra.

    5. Di difendere il movimento legionario con tutte le nostre forze contro tutto ciò che potrebbe trascinarlo su strade di compromessi; o contro tutto ciò che potrebbe abbassare la sua sublime
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  8. #8
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    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  9. #9
    cattolico refrattario
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    C.Z.C. nel 1937
    per risorgere bisogna insorgere

  10. #10
    cattolico refrattario
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    Horia Sima, successore di Codreanu
    per risorgere bisogna insorgere

 

 
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