Vi racconto Guareschi
Chi è il protagonista di Mondo Piccolo? Don Camillo o Peppone? «Il Crocifisso». Intervista al figlio del grande scrittore.
di Elena Inversetti
Chi è il protagonista di Mondo Piccolo? Don Camillo o Peppone? «Il Crocifisso».
Non ha bisogno di pensarci su Alberto Guareschi. D'altronde suo padre l'aveva scritto a chiare lettere: «Adesso vi racconto tutto di me: ho l'età di chi è nato nel 1908, conduco una vita molto semplice, non mi piace viaggiare, non pratico nessuno sport, non credo in tante fantasticherie. Ma in compenso credo in Dio». Detto fatto. Qui sta tutto quello che serve sapere su Giovannino Guareschi (1908-1968) per poter comprendere la sua lunga attività di umorista, giornalista e scrittore. Protagonista del Novecento. Infatti, non a caso, tra le numerose iniziative che quest'anno si susseguono per ricordare il centenario della nascita dello scrittore e i quarant'anni dalla sua morte - emblematicamente avvenuta durante il fatidico Sessantotto -, significativa sarà la mostra "Non muoio neanche se mi ammazzano". L'avventura umana di Guareschi in scena il prossimo agosto durante il Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini, che quest'anno si intitola O protagonisti. O nessuno. Attraverso il padre di don Camillo e Peppone, infatti, si può ripercorrere un pezzo importante della storia d'Italia. Di cui Guareschi è stato, appunto, protagonista attivo.
Dopo la militanza come cronista locale fra i borghi della bassa parmense, sua terra natale, e poi a Parma, Giovannino si trasferisce a Milano, dove nel 1936 inizia a lavorare alla rivista satirica Bertoldo pubblicata da Rizzoli. Sono gli anni in cui esce il suo primo libro La scoperta di Milano. «Tutto da ridere, ma che fa anche pensare» ben sintetizza Alberto, indicando in questo modo la linea guida di tutta la produzione del padre. Poi arriva il periodo buio della Seconda guerra mondiale e del lager, vissuto con sguardo disincantato e forza d'animo da Giovannino che era solito allietare con "favolette" i suoi compagni di prigionia per aiutarli a superare i momenti più bui. «Se si vuole capire veramente chi era mio padre, la sua profondità e la sua forza, bisogna leggere il Diario clandestino. Testimonianza di quel periodo», consiglia Alberto. Quando Giovannino torna a casa è il 1945, trova un Albertino cresciuto e conosce Carlotta, la Pasionaria dei Racconti di vita familiare, nata due anni prima. Nello stesso anno inizia l'avventura del settimanale umoristico Candido di Angelo Rizzoli, che con le aspre vignette contro i comunisti, i «trinariciuti» dall'«obbedienza cieca pronta assoluta», è stato protagonista nella campagna elettorale del 1948 cui ha contribuito a scongiurare la vittoria dei social-comunisti.
Ma il rapporto con il partito al potere, la Democrazia cristiana, non è stato sempre rose e fiori, soprattutto quando sul Candido Giovannino attacca Alcide De Gasperi e viene di nuovo incarcerato, perché «per rimanere liberi bisogna a un bel momento prendere senza esitare la via della prigione». Intanto la saga di Don Camillo e Peppone ottiene il successo internazionale che conosciamo, anche grazie alla riduzione cinematografica, Guareschi lascia il Candido e collabora con prestigiose testate come La Notte, Il Borghese, Oggi, ma all'amore del suo pubblico non corrisponde l'interesse della critica. Isolato e volutamente non capito dalla classe intellettuale, Giovannino si spegne per un infarto il 22 luglio 1968. Al funerale quasi nessun nome conosciuto, mentre l'Unità gli regala come epitaffio poche parole: «Malinconico tramonto dello scrittore che non era mai sorto». Mai giudizio fu così errato. Oggi a quarant'anni di distanza i "nemici" numero uno di don Camillo, ossia i comunisti e i clericali progressisti, annaspano a testa bassa nel grigiore quotidiano, mentre Giovannino è sempre splendido e sorridente, con le sue 22 copie distribuite in tutto il mondo e tradotte anche nelle lingue più improbabili, e con il suo guardo un po' malinconico, certo, ma perché capace di guardare molto più in là del proprio naso.
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