Commercio: Rivolta anti-giunta per 4.300 sanzioni retroattive

Bologna e la «delirium tax»
Multati gli zerbini dei negozi


Campagna contro menù e carte di credito in vetrina: è pubblicità

BOLOGNA Il signor Veronesi, Arrigo Veronesi, che di professione fa il gioielliere e ha le vetrine che si affacciano sul «salotto» di piazza Maggiore, potrà sempre raccontare ai nipotini, quando gli tornerà la voglia di ridere, di essere riuscito nella non semplice impresa di prendersi una multa per aver esposto uno zerbino, con tanto di iniziali, all'esterno del suo esercizio. Visibile a tutti, lo zerbino. Tale, quindi, da poter essere teoricamente considerato una forma di pubblicità. E perciò soggetto a tassa. Che lui non ha versato, probabilmente mai immaginando che un tappetino potesse essere equiparato ad uno spot. Ma la giunta Cofferati la pensa diversamente e, tramite la società di riscossione Gestor, sta zelantemente recuperando le imposte non pagate, passando al setaccio ogni quartiere. Veronesi comunque è in buona compagnia: come lui, a Bologna, ci sono infatti altri 2.300 commercianti, che in queste settimane si sono visti piovere addosso multe per centinaia di euro e tutte per lo stesso motivo: mancato pagamento della tassa sulla pubblicità in vetrina.
Tassa con effetto retroattivo, visto che si riferisce agli anni 2005-2008. Tassa che prende spunto dal decreto legislativo numero 507 del 15 novembre '93, recepito e adattato da un apposito regolamento comunale. Ma soprattutto tassa alquanto remunerativa per le casse comunali, visto che le 2.300 multe finora inviate frutteranno un incasso superiore al milione di euro: che di questi tempi, e con le amministrative alle porte, non sono da buttare via. La chiamano, forse anche per sdrammatizzare, «delirium tax», nel senso che non ha una logica, colpisce a casaccio. Esempio 1: è stata multata un'agenzia di viaggi (1271 e 611 euro) perché nel cartello che illustrava le offerte comparivano i nomi del tour operator. Esempio 2: sanzionato ristoratore (52 euro) per aver incollato alla vetrina adesivi con i nomi delle carte di credito. Esempio 3: stangata ad un bar (3000 euro) per aver esposto pannelli con i nomi delle ditte produttrici dei gelati. Ovviamente si è scatenato il putiferio. Commercianti e artigiani sono andati su tutte le furie. E, affiancati dalle rispettive organizzazioni di categoria, hanno prima congelato i pagamenti delle multe, poi cercato di capire. «La cosa assurda — spiegano all'Ascom, alla Confesercenti e alla Cna — è che queste sanzioni arrivino adesso, con un ritardo di 2-3 anni.

Non c'è stata alcuna campagna informativa. E inoltre abbiamo il sospetto che vi siano forzature nell'interpretazione della legge». Il Pdl ha colto la palla al balzo e, con il deputato Garagnani, ha presentato un'interpellanza in Parlamento, accusando la giunta Cofferati «di voler fare cassa» e la legge di non distinguere tra pubblicità e informazione. In Comune, consapevoli che qualcosa non quadrava, hanno opportunamente evitato di metterla sul duro: «In taluni casi — ha fatto sapere l'assessorato al Bilancio — ci possono essere stati problemi interpretativi, siamo pronti a cancellare le multe sbagliate ». Poi, in un consiglio comunale eccezionalmente convocato il 30 dicembre, è stato deciso di allestire un tavolo tecnico sulla questione. Ma un'intesa è ancora lontana. «Vogliamo che il Comune annulli la retroattività delle imposte», tuonano commercianti e artigiani, pronti a scatenare uno tsunami di ricorsi sulla Gestor. Che a sua volta, implacabile, si prepara ad inviare altre 2.000 multe per la fine del mese.
Francesco Alberti
http://www.corriere.it/cronache/09_g...4f02aabc.shtml