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    Predefinito Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento

    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 70-72

    MERCOLEDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA
    DI AVVENTO


    La Chiesa pratica in questo giorno il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Questa osservanza non appartiene punto all'economia dell'Avvento, essendo una delle istituzioni generali dell'Anno Ecclesiastico. Si può annoverare nel numero delle usanze che la Chiesa ha derivate dalla Sinagoga; poiché il profeta Zaccaria parla di digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese. L'introduzione di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici; questa è almeno l'opinione di san Leone, di sant'Isidoro di Siviglia, di Rabano Mauro e di parecchi altri scrittori dell'antichità cristiana: tuttavia, è da notare che gli Orientali non osservano tale digiuno.

    Fin dai primi secoli, le Quattro Tempora sono state fissate, nella Chiesa Romana, alle epoche in cui si osservano ancora attualmente; e se si trovano parecchie testimonianze dei tempi antichi nelle quali si parla di Tre Tempora e non di Quattro, è perché le Tempora di primavera, cadendo sempre nel corso della prima Settimana di Quaresima, non aggiungono nulla alle osservanze della Quarantena già consacrata a un'astinenza e a un digiuno più rigorosi di quelli che si praticano in qualsiasi altro tempo dell'Anno.

    Le intenzioni del digiuno delle Quattro Tempora sono nella Chiesa le stesse che nella Sinagoga: consacrare, cioè, mediante la penitenza, ciascuna delle stagioni dell'anno. Le Tempora dell'Avvento sono conosciute, nell'antichità ecclesiastica, sotto il nome di Digiuno del decimo mese; e san Leone ci riferisce, in uno dei Sermoni che ci ha lasciati su tale giorno e di cui la Chiesa ha posto un frammento nel secondo Notturno della terza Domenica di Avvento, che questo periodo è stato scelto per una manifestazione speciale della penitenza cristiana, poiché, essendo allora terminata la raccolta dei frutti della terra, è giusto che i cristiani mostrino al Signore la loro riconoscenza con un sacrificio di astinenza, rendendosi tanto più degni di accostarsi a Dio, quanto più sapranno dominare l'attrattiva delle creature; "poiché - aggiunge il santo Dottore - il digiuno è sempre stato l'alimento della virtù. Esso è la fonte di pensieri casti, di risoluzioni sapienti, di consigli salutari. Mediante la mortificazione volontaria, la carne muore ai desideri della concupiscenza, lo spirito si rinnova nella virtù. Ma poiché il digiuno non ci basta per acquistare la salvezza delle nostre anime, suppliamo al resto con opere di misericordia verso i poveri. Facciamo servire alla virtù quello che togliamo al piacere; e l'astinenza di colui che digiuna divenga il nutrimento dell'indigente".

    Prendiamo la nostra parte di questi avvertimenti, noi che siamo i figli della santa Chiesa; e poiché viviamo in un'epoca in cui il digiuno dell'Avvento non esiste più, impegniamoci con tanto più fervore a soddisfare il precetto delle Tempora, in quanto questi tre giorni a cui va aggiunta la Vigilia di Natale, sono gli unici nei quali la disciplina della Chiesa ci impone in modo preciso, in questa stagione, l'obbligo del digiuno. Rianimiamo in noi, con l'aiuto di queste lievi osservanze, lo zelo dei secoli antichi, ricordandoci sempre che se per la venuta di Gesù Cristo nelle nostre anime è soprattutto necessaria la preparazione interiore, tale preparazione non potrà essere vera in noi, senza manifestarsi all'esterno attraverso le pratiche della religione e della penitenza.

    Il digiuno delle Quattro Tempora ha ancora un altro fine oltre a quello di consacrare, con un atto di pietà, le diverse stagioni dell'Anno; esso ha un legame intimo con l'Ordinazione dei Ministri della Chiesa, che riceveranno la consacrazione il sabato, e la cui proclamazione aveva luogo un tempo davanti al popolo nella Messa del Mercoledì. Nella Chiesa Romana, l'Ordinazione del mese di dicembre fu celebre per lungo tempo; e sembra, secondo le antiche Cronache dei Papi, che, salvo casi del tutto eccezionali, il decimo mese sia stato per parecchi secoli il solo in cui si conferivano i sacri Ordini in Roma. I fedeli debbono unirsi alle intenzioni della Chiesa, e presentare a Dio l'offerta dei loro digiuni e delle loro astinenze, con lo scopo di ottenere degni Ministri della Parola e dei Sacramenti, e veri Pastori del popolo cristiano.

    Nel Mattutino, oggi la Chiesa non legge nulla del profeta Isaia; si contenta di ricordare il passo del Vangelo di san Luca nel quale è narrata l'Annunciazione della Santa Vergine, e legge quindi un frammento del Commento di sant'Ambrogio su questo stesso passo. La scelta di questo Vangelo, che è lo stesso della Messa, secondo la usanza di tutto l'anno, ha dato una particolare celebrità al Mercoledì della terza settimana di Avvento. Si può vedere, da antichi Ordinari in uso presso parecchie e insigni Chiese, tanto Cattedrali che Abbaziali, come si trasferissero le feste che cadevano in questo Mercoledì; come non si dicessero in tale giorno in ginocchio le preghiere feriali; come il Vangelo Missus est, cioè quello dell'Annunciazione, fosse cantato nel Mattutino dal Celebrante rivestito d'una cappa bianca, con la croce, i ceri e l'incenso, e al suono della campana maggiore; e come, nelle Abbazie, l'Abate dovesse tenere una omelia ai monaci, allo stesso modo che nelle feste solenni. È appunto a tale usanza che siamo debitori dei quattro magnifici Sermoni di san Bernardo sulle lodi della Santa Vergine, e che sono intitolati: Super Missus est.

    La Stazione ha luogo a S. Maria Maggiore, a motivo del Vangelo dell'Annunciazione che, come si è visto, ha fatto per così dire attribuire a questo giorno gli onori d'una vera festa della Santa Vergine.

  2. #2
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    Predefinito

    FERIA QUARTA QUATUOR TEMPORUM ADVENTUS

    Simplex

    Statio ad S. Mariam majorem

    Introitus

    Is. 45, 8

    R
    ORATE, cæli, désuper, et nubes pluant justum: aperiátur terra, et gérminet Salvatórem. Ps. 18, 2. Cæli enárrant glóriam Dei: et ópera mánuum ejus annúntiat firmaméntum. V/. Glória Patri. Roráte.

    Post Kýrie, eléison, immediate dicitur: Orémus. Flectámus génua.

    R/. Lévate.


    Oratio

    P
    RÆSTA, quaésumus, omnípotens Deus: ut redemptiónis nostræ ventúra sollémnitas, et præséntis nobis vitæ subsídia cónferat, et ætérnæ beatitúdinis praémia largiátur. Per Dóminum.

    Léctio Isaíæ Prophétæ

    Is. 2, 2-5

    I
    N DIÉBUS illis: Dixit Isaías prophéta: Erit in novíssimis diébus præparátus mons domus Dómini in vértice móntium, et elevábitur super colles, et fluent ad eum omnes gentes. Et ibunt pópuli multi, et dicent: Veníte et ascendámus ad montem Dómini, et ad domum Dei Jacob, et docébit nos vias suas, et ambulábimus in sémitis ejus: quia de Sion exíbit lex, et verbum Dómini de Jerúsalem. Et judicábit gentes, et árguet pópulos multos: et conflábunt gládios suos in vómeres, et lánceas suas in falces. Non levábit gens contra gentem gládium: nec exercebúntur ultra ad prœlium. Domus Jacob veníte, et ambulémus in lúmine Dómini Dei nostri.

    Graduale. Ps. 25, 7, 3 et 4. Tóllite portas, príncipes, vestras: et elevámini, portæ æternáles: et introíbit Rex glóriæ. V/. Quis ascéndet in montem Dómini? aut quis stabit in loco sancto ejus? Innocens mánibus et mundo corde.

    Hic dicitur V/. Dóminus vobíscum, sine Flectámus génua.

    Orémus

    Oratio

    F
    ESTÍNA, quaésumus. Dómine, ne tardáveris, et auxílium nobis supérnæ virtútis impénde: ut advéntus tui consolatiónibus sublevéntur, qui in tua pietáte confídunt: Qui vivis.

    Orationes pro diversitate Temporum assignatæ, ut post Dominicam Primam Adventus.

    Léctio Isaíæ Prophétæ

    Is. 7, 10-15

    I
    N DIÉBUS illis: Locútus est Dóminus ad Achaz, dicens: Pete tibi signum a Dómino Deo tuo in profúndum inférni, sive in excélsum supra. Et dixit Achab: Non petam, et non tentábo Dóminum. Et dixit: Audíte ergo domus David: Numquid parum vobis est, moléstos esse homínibus, quia molésti estis et Deo meo? Propter hoc dabit Dóminus ipse vobis signum. Ecce virgo concípiet, et páriet fílium, et vocábitur nomen ejus Emmánuel. Butýrum et mel cómedet, ut sciat reprobáre malum, et elígere bonum.

    Graduale. Ps. 144, 18 et 21. Prope est Dóminus ómnibus invocántibus eum: ómnibus qui ínvocant eum in veritáte. V/. Laudem Dómini loquétur os meum: et benedícat omnis caro nomem sanctum ejus.

    Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam

    Luc. 1, 26-38

    I
    N ILLO témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilaéæ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Jóseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena: Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quæ cum audísset, túrbata est in sermóne ejus: et cogitábat qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce concípies in útero, et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David patris ejus: et regnábit in domo Jacob in ætérnum, et regni ejus non erit finís. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tíbi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce Elísabeth cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quæ vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.

    Offertorium. Is. 35, 4. Confortámini, et jam nolíte timére: ecce enim Deus noster retríbuet judícium: ipse véniet, et salvos nos fáciet.

    Secreta

    A
    CCÉPTA tibí sint, quaésumus, Dómine, nostra jejúnia: quæ et expiándo nos tua grátia dignos effíciant, et ad sempitérna promíssa perdúcant. Per Dóminum.

    Aliæ Secretæ.

    Communio. Is. 7, 14.
    Ecce Virgo concípiet, et páriet fílium : et vocábitur nomen ejus Emmánuel.

    Postcommunio

    S
    ALUTÁRIS tui, Dómine, múnere satiáti, te súpplices deprecámur: ut, cujus lætámur gustu, renovémur efféctu. Per Dóminum.

    Aliæ Postcommuniones.


    FONTE

  3. #3
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    Lightbulb Re: Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento

    14 dicembre 2016: Natale di San Giovanni della Croce (morì il 14 dicembre 1591, Festa liturgica il 24 novembre), Sant’Agnéllo Abate, S. Spiridione di Trimithonte, vescovo, e Mercoledì delle Quattro Tempora di Avvento...






    Quattro Tempora - Sodalitium
    http://www.sodalitium.biz/quattro-tempora/
    “Mercoledì 14, venerdì 16 e sabato 17 dicembre 2016, Quattro Tempora, digiuno e astinenza.
    La Chiesa pratica in questo giorno il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Le intenzioni del digiuno delle Quattro Tempora sono nella Chiesa le stesse che nell’antica Sinagoga: consacrare, cioè, mediante la penitenza, ciascuna delle stagioni dell’anno. Poiché viviamo in un’epoca in cui il digiuno dell’Avvento non esiste più, impegniamoci con tanto più fervore a soddisfare il precetto delle Tempora, in quanto questi tre giorni a cui va aggiunta la Vigilia di Natale, sono gli unici nei quali la disciplina della Chiesa ci impone in modo preciso, in questa stagione, l’obbligo del digiuno. Rianimiamo in noi, con l’aiuto di queste lievi osservanze, lo zelo dei secoli antichi, ricordandoci sempre che se per la venuta di Gesù Cristo nelle nostre anime è soprattutto necessaria la preparazione interiore, tale preparazione non potrà essere vera in noi, senza manifestarsi all’esterno attraverso le pratiche della religione e della penitenza. Il digiuno delle Quattro Tempora ha ancora un altro fine oltre a quello di consacrare, con un atto di pietà, le diverse stagioni dell’Anno; esso ha un legame intimo con l’Ordinazione dei Ministri della Chiesa, che riceveranno la consacrazione il sabato, e la cui proclamazione aveva luogo un tempo davanti al popolo nella Messa del Mercoledì. I fedeli debbono unirsi alle intenzioni della Chiesa, e presentare a Dio l’offerta dei loro digiuni e delle loro astinenze, con lo scopo di ottenere degni Ministri della Parola e dei Sacramenti, e veri Pastori del popolo cristiano (Dom Prosper Gueranger).”












    Radio Spada


    “14 dicembre. 2016: MERCOLEDÌ DELLE QUATTRO TEMPORA DI AVVENTO.
    La Chiesa pratica in questo giorno il digiuno chiamato delle Quattro Tempora, il quale si estende anche al Venerdì e al Sabato seguenti. Questa osservanza non appartiene punto all'economia dell'Avvento, essendo una delle istituzioni generali dell'Anno Ecclesiastico. Si può annoverare nel numero delle usanze che la Chiesa ha derivate dalla Sinagoga; poiché il profeta Zaccaria parla di digiuno del quarto, del quinto, del settimo e del decimo mese. L'introduzione di tale pratica nella Chiesa cristiana sembra risalire ai tempi apostolici; questa è almeno l'opinione di san Leone, di sant'Isidoro di Siviglia, di Rabano Mauro e di parecchi altri scrittori dell'antichità cristiana: tuttavia, è da notare che gli Orientali non osservano tale digiuno.
    Fin dai primi secoli, le Quattro Tempora sono state fissate, nella Chiesa Romana, alle epoche in cui si osservano ancora attualmente; e se si trovano parecchie testimonianze dei tempi antichi nelle quali si parla di Tre Tempora e non di Quattro, è perché le Tempora di primavera, cadendo sempre nel corso della prima Settimana di Quaresima, non aggiungono nulla alle osservanze della Quarantena già consacrata a un'astinenza e a un digiuno più rigorosi di quelli che si praticano in qualsiasi altro tempo dell'Anno.
    Le intenzioni del digiuno delle Quattro Tempora sono nella Chiesa le stesse che nella Sinagoga: consacrare, cioè, mediante la penitenza, ciascuna delle stagioni dell'anno. Le Tempora dell'Avvento sono conosciute, nell'antichità ecclesiastica, sotto il nome di Digiuno del decimo mese; e san Leone ci riferisce, in uno dei Sermoni che ci ha lasciati su tale giorno e di cui la Chiesa ha posto un frammento nel secondo Notturno della terza Domenica di Avvento, che questo periodo è stato scelto per una manifestazione speciale della penitenza cristiana, poiché, essendo allora terminata la raccolta dei frutti della terra, è giusto che i cristiani mostrino al Signore la loro riconoscenza con un sacrificio di astinenza, rendendosi tanto più degni di accostarsi a Dio, quanto più sapranno dominare l'attrattiva delle creature; "poiché - aggiunge il santo Dottore - il digiuno è sempre stato l'alimento della virtù. Esso è la fonte di pensieri casti, di risoluzioni sapienti, di consigli salutari. Mediante la mortificazione volontaria, la carne muore ai desideri della concupiscenza, lo spirito si rinnova nella virtù. Ma poiché il digiuno non ci basta per acquistare la salvezza delle nostre anime, suppliamo al resto con opere di misericordia verso i poveri. Facciamo servire alla virtù quello che togliamo al piacere; e l'astinenza di colui che digiuna divenga il nutrimento dell'indigente".
    Prendiamo la nostra parte di questi avvertimenti, noi che siamo i figli della santa Chiesa; e poiché viviamo in un'epoca in cui il digiuno dell'Avvento non esiste più, impegniamoci con tanto più fervore a soddisfare il precetto delle Tempora, in quanto questi tre giorni a cui va aggiunta la Vigilia di Natale, sono gli unici nei quali la disciplina della Chiesa ci impone in modo preciso, in questa stagione, l'obbligo del digiuno. Rianimiamo in noi, con l'aiuto di queste lievi osservanze, lo zelo dei secoli antichi, ricordandoci sempre che se per la venuta di Gesù Cristo nelle nostre anime è soprattutto necessaria la preparazione interiore, tale preparazione non potrà essere vera in noi, senza manifestarsi all'esterno attraverso le pratiche della religione e della penitenza.
    Il digiuno delle Quattro Tempora ha ancora un altro fine oltre a quello di consacrare, con un atto di pietà, le diverse stagioni dell'Anno; esso ha un legame intimo con l'Ordinazione dei Ministri della Chiesa, che riceveranno la consacrazione il sabato, e la cui proclamazione aveva luogo un tempo davanti al popolo nella Messa del Mercoledì. Nella Chiesa Romana, l'Ordinazione del mese di dicembre fu celebre per lungo tempo; e sembra, secondo le antiche Cronache dei Papi, che, salvo casi del tutto eccezionali, il decimo mese sia stato per parecchi secoli il solo in cui si conferivano i sacri Ordini in Roma. I fedeli debbono unirsi alle intenzioni della Chiesa, e presentare a Dio l'offerta dei loro digiuni e delle loro astinenze, con lo scopo di ottenere degni Ministri della Parola e dei Sacramenti, e veri Pastori del popolo cristiano.
    Nel Mattutino, oggi la Chiesa non legge nulla del profeta Isaia; si contenta di ricordare il passo del Vangelo di san Luca nel quale è narrata l'Annunciazione della Santa Vergine, e legge quindi un frammento del Commento di sant'Ambrogio su questo stesso passo. La scelta di questo Vangelo, che è lo stesso della Messa, secondo la usanza di tutto l'anno, ha dato una particolare celebrità al Mercoledì della terza settimana di Avvento. Si può vedere, da antichi Ordinari in uso presso parecchie e insigni Chiese, tanto Cattedrali che Abbaziali, come si trasferissero le feste che cadevano in questo Mercoledì; come non si dicessero in tale giorno in ginocchio le preghiere feriali; come il Vangelo Missus est, cioè quello dell'Annunciazione, fosse cantato nel Mattutino dal Celebrante rivestito d'una cappa bianca, con la croce, i ceri e l'incenso, e al suono della campana maggiore; e come, nelle Abbazie, l'Abate dovesse tenere una omelia ai monaci, allo stesso modo che nelle feste solenni. È appunto a tale usanza che siamo debitori dei quattro magnifici Sermoni di san Bernardo sulle lodi della Santa Vergine, e che sono intitolati: Super Missus est.
    La Stazione ha luogo a S. Maria Maggiore, a motivo del Vangelo dell'Annunciazione che, come si è visto, ha fatto per così dire attribuire a questo giorno gli onori d'una vera festa della Santa Vergine.
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 70-72.









    “14 dicembre 2016: infra l'Ottava dell'Immacolata Concezione

    Consideriamo la purissima Maria, nella casa di santa Elisabetta, mentre offre con ineffabile carità ogni sorta di servigi alla beata cugina, la consola con dolci colloqui, assiste alla gloriosa Natività di san Giovanni Battista e ritorna infine, dopo aver compiuto la sua missione, nell'umile dimora di Nazareth. Ma per meglio penetrare tutti questi divini misteri chiediamo ancora l'aiuto del Dottore Serafico: "Ordunque, giunto il momento, Elisabetta diede alla luce un figlio, che la Vergine prese e coprì d'ogni cura, secondo il bisogno. Ora, il piccino guardava lei, come se già avesse la conoscenza; e quando la Vergine voleva darlo alla madre, volgeva il capo verso di lei, e solo in lei si sentiva felice; ed essa, da parte sua, giocava lietamente con lui, lo abbracciava e lo baciava festosa. Considerate la fortuna di Giovanni: mai alcun lattante ebbe una simile portatrice. Si narrano tanti altri privilegi di lui, sui quali non insisto per ora.
    L'ottavo giorno, poi, il bambino fu circonciso, e fu chiamato Giovanni. Allora si aprì la bocca di Zaccaria, ed egli profetò dicendo: Benedetto il Signore Dio d'Israele! e così in quella casa furono creati due bellissimi Cantici, cioè il Magnificat e il Benedictus. Intanto la Vergine, stando dietro una tenda per non essere vista dagli uomini che si erano radunati per la circoncisione di Giovanni, ascoltava attentamente quel Cantico, nel quale si faceva menzione del Figlio suo, e raccoglieva ogni cosa nel suo cuore, con molta sapienza. Finalmente, dicendo addio ad Elisabetta e a Zaccaria e benedicendo Giovanni, tornò con lo sposo alla sua dimora in Nazareth. In questo ritorno, richiama alla tua mente la sua povertà. Essa torna infatti verso una casa in cui non troverà né pane né vino né le altre cose necessarie; e si deve aggiungere ch'essa non aveva né beni né denaro. È stata per quei tre mesi presso le oneste persone che abbiamo detto, le quali forse erano ricche; ma eccola ora tornare alla sua povertà e lavorare, con le proprie mani, per guadagnarsi da vivere. Unisciti ad essa, ed infiammati di amore per la povertà".
    da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 302-303.”


















    Carlo Di Pietro - Giornalista e Scrittore

    Preghiera al Santo del giorno.
    In nómine Patris
    et Fílii
    et Spíritus Sancti.

    Amen.
    Eterno Padre, intendo onorare sant’Agnéllo Abate, e Vi rendo grazie per tutte le grazie che Voi gli avete elargito. Vi prego di accrescere la grazia nella mia anima per i meriti di questo santo Abate, ed a lui affido la fine della mia vita tramite questa speciale preghiera, così che per virtù della Vostra bontà e promessa, sant’Agnéllo Abate possa essere mio avvocato e provvedere tutto ciò che è necessario in quell'ora. Così sia.
    #sdgcdpr














    https://forum.termometropolitico.it/...e-vescovo.html
    https://forum.termometropolitico.it/...la-chiesa.html






    Guéranger, L'anno liturgico - 14 dicembre
    http://www.unavoce-ve.it/pg-14dic.htm







    Luca, Sursum Corda!
    ADDIO GIUSEPPE, amico mio, sono LUCA e nel mio CUORE sarai sempre PRESENTE!
    «Réquiem aetérnam dona ei, Dómine, et lux perpétua lúceat ei. Requiéscat in pace. Amen.»

    SURSUM CORDA - HABEMUS AD DOMINUM!!! A.M.D.G.!!!

 

 

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