La Destra e la Sinistra
di Andrea Gasperini
Mi ha fatto molto piacere l’invito che mi è stato fatto perché il tema "Destra e sinistra", che affronterò questa sera, mi è caro dal momento che mi considero una persona di destra e non ho difficoltà a dirlo.
Anche se oggi, come di dice, c’è il crollo delle ideologie di fatto ci sono in giro persone di sinistra e persone che non sono di sinistra e credo che abbia ancora senso parlare di "destra" e "sinistra" , anche se nel linguaggio comune si fa tanta confusione. Pensate che in Russia adesso gli ultracomunisti sono considerati la destra e quelli che vorrebbero eliminare il comunismo la sinistra, ma la confusione non è un problema. C’è sempre stata un po’ di confusione e ci sarà sempre. Cerchiamo invece di fare chiarezza su cosa intendiamo noi per "destra" e "sinistra".
Quando si parla di questioni dove c’entrano le parole è bene andare subito a vedere dove queste hanno origine. Qualsiasi manuale, libro o dizionario di politica andate ad aprire questo vi dirà che la distinzione tra "destra" e "sinistra" è nata al tempo della Rivoluzione francese. Voi sapete che la Rivoluzione francese non è nata come rivoluzione . Ci fu una convocazione degli Stati Generali da parte del re (naturalmente semplifico molto); poi questi Stati Generali, che erano il Parlamento della Francia medievale, si sono trasformati in assemblea costituente e da lì è nato quel processo che ha portato ai massacri della Vandea. All’interno di questo processo ad un certo punto gli Stati Generali si trasferiscono nella sala del maneggio alle Tuillieres.
Questa sala aveva la forma del Parlamento inglese: un grande salone rettangolare con banchi a destra e banchi a sinistra. Lì casualmente (poi vedremo quanto casualmente) presero posto a destra i difensori del trono e i difensori dell’altare, anche se questa espressione verrà in uso solo dopo qualche anno, ma noi la capiamo perfettamente. A sinistra si misero invece i "filosofi"; i parlamentari, soprattutto del terzo stato, contrari all’ancien regime. Fu una triste fine quella della prima destra. Molti finirono ghigliottinati; qualcuno, più fortunato, riuscì a fuggire prima che la situazione degenerasse e qualcun altro riuscì a morire nel proprio letto non essendo stati rieletto nei parlamenti francesi successivi. Fin dall’inizio questi poveretti si trovarono a dover combattere con avversari numericamente superiori, ma questa sarebbe stata una costante della destra nel tempo e con una sinistra che aveva pensato bene di organizzare una claque a sé favorevole la quale faceva sì che tutti gli oratori della destra al momento di parlare si trovassero subissati di fischi o dal lancio di oggetti. Da quel momento dunque "destra" ha significato "difensore dell’ancien regime, difensore del trono e dell’altare" dandole quell’aureola di conservazione e di tradizionalismo.
Mi è sembrato opportuno fare questo breve escursus storico per dire che il termine "destra" e "sinistra" nel linguaggio politico è recente. Questo termine comunque, sempre nell’intento di chiarirne il significato ci consente di fare un po’ di analisi del linguaggio. Non vi dico una cosa nuova se vi ricordo che il termine "destra" in genere è collegato a qualcosa di favorevole. Pensate ad esempio al braccio destro, mentre invece si cita la sinistra per indicare un luogo sinistro, un personaggio sinistro, o un tiro "mancino". Le assicurazioni inoltre chiamano gli incidenti "sinistri". Il linguaggio dunque è abbastanza chiaro: ciò che è destra è in genere favorevole, quello che è "sinistra" è in qualche modo oscuro, sfavorevole.
Se alziamo un attimo lo sguardo dal linguaggio comune e ci rifacciamo ad un testo scritto ben prima della Rivoluzione francese, il quale gode di garanzie piuttosto alte, vediamo che la parola "destra" e "sinistra" è usata sempre in modo abbastanza inequivoco. Il testo in questione è la Sacra Scrittura. Già nell’antico testamento, al Salmo 110 (si ritiene che i Salmi siano stati scritti da Davide) si legge: "Oracolo del Signore al mio signore, siede alla mia destra finché io ponga i miei nemici a sgabello dei tuoi piedi". Ovvero la persona fedele siede alla destra. Ma senza andare a scomodare la Bibbia se qualcuno di voi va in chiesa sa che nel Credo, ad un certo punto, si recita: "…(il Figlio) siede alla destra del Padre…". C’è anche un brano del Vangelo di Matteo che vorrei leggervi. Siamo praticamente a ridosso della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo e vengono riportate le ultime profezie sulla fine del mondo. A proposito del giudizio finale Gesù dice: "Quando verrà il figlio dell’uomo sulla terra nella sua maestà con tutti gli angeli si assiederà sul trono della sua gloria e tutte le nazioni saranno radunate davanti a Lui, ma egli separerà gli uni dagli altri come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sua sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: venite benedetti dal Padre mio , prendete possesso del regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo perché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, fui pellegrino e mi albergaste, ero nudo e mi rivestiste, infermo e mi curaste, carcerato e mi veniste a trovare. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando noi ti vedemmo affamato e ti demmo ristoro, assetato e ti demmo da bere, quando ti vedemmo pellegrino e ti alloggiammo, nudo e ti rivestimmo; quando ti vedemmo infermo o carcerato e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: in verità vi dico, ogni volta che avete fatto questo ad uno dei più piccoli dei miei fratelli lo avete fatto a me. Infine il re dirà a quelli che stanno alla sua sinistra: andate lontano da me maledetti nel fuoco eterno preparato per il diavolo e i suoi angeli perché ebbi fame e non mi deste da mangiare, ebbi sete e non mi deste da bere, fui pellegrino e non mi albergaste, nudo e non mi rivestiste, infermo e carcerato e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno: Signore, quando noi ti abbiamo visto affamato, assetato, pellegrino, nudo infermo, carcerato e non ti abbiamo assistito? Ma Egli risponderà loro: in verità vi dico, ogni volta che non lo avete fatto ad uno di questi più piccoli non lo avete fatto nemmeno a me; e costoro andranno all’eterno supplizio , i giusti invece alla vita eterna" (Mt 25; 31 e seg.). Strani brani, però tutti concordi con il linguaggio comune.
Nessuno di noi sa spiegare perché quando scoppia la Rivoluzione francese i difensori del trono e dell’altare se ne vanno a destra mentre gli altri, i rivoluzionari, se ne vanno a sinistra. Sarà stato un caso, ma uno di quei "casi" un po’ provvidenziali della storia, come talvolta è dato di incontrare. Non so ad esempio se qualcuno di voi ha fatto attenzione al numero 17. Ci sono tre date abbastanza significative che comprendono il 17: 1517 esplode la Riforma protestante, prima tappa della rivoluzione moderna; 1717 fondazione della loggia massonica di Londra; 1917 presa del potere da parte dei bolscevichi in Russia.
Pensiamo inoltre alla profezia di Fatima, nella quale la Madonna predisse il crollo del comunismo dopo il verificarsi di certi avvenimenti, come l’attentato al Papa, la consacrazione della Russia al cuore immacolato di Maria. Sarà anche questo un caso, ma come si legge nei buoni manuali di teologia la Madonna porta immancabilmente al suo divin figlio Gesù, così la profezia di Fatima si è simbolicamente avverata il giorno che è stata ammainata la bandiera rossa sul Cremlino, proprio il giorno di Natale. Sono piccole cose, piccoli casi della storia, ma la storia è fatta dal supremo ordinatore di tutte le cose e noi chiamiamo "caso" ciò che non riusciamo a spiegare, anche se una spiegazione c'è per tutto.
Scusatemi la parentesi. Dicevamo che nel 1789 forse non è stato un caso la divisione dei rappresentanti dei tre stati, ma quel primo gesto di un manipolo di uomini ha avuto un grande significato simbolico. Di significati simbolici ne potrei citare degli altri. Ad esempio nella lingua spagnola, inglese e francese le parole "destra" e "diritto" sono contraddistinte dallo stesso vocabolo. In spagnolo "derecio" significa "diritto" ma anche "destra" e così anche nelle altre lingue citate. Tutte queste cose ci dicono qualcosa. Ci dicono che va a destra, che sta a destra l’uomo giusto, l’uomo retto, che fa il bene, l’umile, il mansueto; mentre va a sinistra chi non fa il bene, chi è oscuro, tenebroso. Nella Bibbia si parla di uomini lascivi e si fa il paragone con il capro, il classico animale simbolo satanico.
A questo punto dunque abbiamo una immagine abbastanza precisa di due soggetti diversi: l’uomo retto e l’uomo non retto. Da quello che abbiamo solo accennato fino a questo momento esce una immagine della destra come posizione, non soltanto della persona, che fa il bene (il che già non è poco) ma anche di una persona virtuosa e voi sapete che la virtù è la disposizione dell’animo a fare il bene. Da questi piccoli tentativi di analisi dunque esce l’immagine di una destra e di una sinistra che si caratterizzano non tanto da un punto di vista dottrinale, quanto da quello del "cosa si fa", degli atteggiamenti, i comportamenti; tanto è vero che se andiamo a scartabellare la storia ci si accorge facilmente che anche quelli che possono sembrare ideali di destra spesso e volentieri vengono arruolati dalla sinistra. Il nazionalismo ad esempio è considerato un valore primario della destra, ma pensate al nazionalismo moderno, ce quando nasce è nazionalismo giacobino. Il buon Milosevic (buono si fa per dire) ai giorni nostri si fa paladino del nazionalismo serbo, pur essendo un comunista ortodosso; forse l’ultimo capo comunista europeo rimasto al potere. I più tenaci oppositori di Eltsin si definiscono "nazional-comunisti".
Anche all’interno del mondo cattolico, dove si crede in Dio, non si fa fatica a scoprire persone di sinistra. Il defunto padre Balducci era certamente una persona di sinistra e non mi sognerei di dire che non fosse cattolico, pur con le sue idee certamente molto discutibili e particolari. Non contano dunque, secondo me, tanto le idee quanto l’atteggiamento. Le idee di "destra" e quelle di "sinistra" possono cambiare. Voi potreste dire: l’uomo di destra è per l’autorità e l’uomo di sinistra è contro l’autorità. Io obietterei subito: vediamo dove siamo. Chi in questo momento si trova nella Cina popolare non credo, anche se di destra, rispetti più di tanto l’autorità. L’uomo di destra è per la proprietà privata. Certo, in una situazione in cui questa è tematicamente non rispettata l’uomo di destra è per la proprietà privata ma in una situazione, ad esempio, in cui la proprietà sia abusata da poche persone a danno della moltitudine l’uomo di destra con altrettanta franchezza e sincerità cercherà di arrivare ad una ridistribuzione dei beni. Voi sapete che negli USA l’ala marciante del capitalismo è di sinistra. I "liberal" sono tutt’altro che nemici della proprietà privata mentre i più favorevoli a forme di "socializzazione" della proprietà sono gli esponenti della destra americana, di stampo religioso. Tutto questo è per dire che gli ideali, le idee da propagandare in questo o quel momento dipendono molto da dove ci si trova. Certamente in una situazione di caos l’uomo di destra può essere una persona che auspica l’avvento di uno Stato forte, ma di fronte a Milosevic, per fare un esempio già citato, chi è di destra auspica certamente lo sfascio dell’esercito in Serbia perché questo farebbe uscire quel Paese dal comunismo.
Cambiano dunque le situazioni, cambiano i momenti ma chi è di destra si scopre momento per momento in questo suo atteggiamento di tendere al bene concreto, a quel che c’è da fare, senza grossi ideologismi e senza grossi schematismi o fissazioni sulle idee. L’uomo di destra porta con sé l’immagine di un uomo retto, concreto, virtuoso, che cerca di fare momento per momento quello che è possibile.
Vediamo adesso la "sintomatologia" dell’uomo di sinistra. L’uomo di sinistra, a mio avviso, è molto ben esemplificato da due autori che forse non si sono letti a vicenda ma che arrivano alle stesse conclusioni: Giuseppe Prezzolini e Thomas Mollnar. Entrambi identificano la posizione dell’uomo di destra e dell’uomo di sinistra in queste due parole: l’uomo di destra è realista, l’uomo di sinistra è utopista. Che cosa significa utopista? Letteralmente utopia è la combinazione di due parole greche il cui significato è "il luogo che non c’è". L’utopista è colui che sogna una realtà bellissima, futura, che dovrà un giorno avverarsi ma che nessuno ha il piacere di vedere. L’uomo di sinistra dunque è un utopista. E’ colui che denuncia la realtà esistente, che fa grandi proclami; è l’ecologista che denuncia l’impossibilità di vivere su questa terra, è la femminista che lamenta lo sfruttamento della donna oppure lo studente che denuncia l’autoritarismo del mondo docente. La caratteristica dell’uomo di sinistra, dicevamo, è la radicale denuncia della realtà esistente di fronte alla quale si esprime quello che è veramente fondamentale: lo spirito di insoddisfazione. L’uomo di sinistra è fondamentalmente un insoddisfatto. Che sia la femminista, che sia lo studente in rivolta, che sia il figlio scatenato contro i genitori, che sia il proletario e via dicendo l’uomo di sinistra ha una fondamentale attitudine critica di fronte alla realtà che esiste e che spera di sostituire con una realtà mitica, da lui idealizzata, e per arrivarci cerca continuamente di sperimentare qualcosa di nuovo, di riformare il reale esistente, di distruggere ciò che esiste nella speranza che poi possa un giorno avverarsi una sorta di paradiso in terra.
Ci sarebbe molto da dire su questa mentalità che io spero riconosciate un po’ negli uomini di sinistra che vi circondano. Per quelli un po’ dotti basterebbe ricordare una sola parolina: gnosi, mentalità gnostica; e allora si aprirebbe tutto un mondo. La gnosi è una antica eresia cristiana poi diffusasi nella storia, caratterizzata dall’odio per il reale e che considera il mondo come tutto "male" e lo vuol distruggere. Anche senza andare a scomodare le parole difficili capite come questo senso di insoddisfazione verso l’esistente, che si proietta verso una realtà futura che noi chiamiamo utopista, perché non si avvererà mai, comporta la distruzione incessante di tutto ciò che ci circonda. L’uomo di sinistra fondamentalmente non crea, sa soltanto distruggere. Quando ha finito di distruggere tutto fa come il comunismo in Russia: prende il cappello e se ne va perché non è più in grado di fare altro. Da questo punto di vista ciò che è successo in questi anni è una grande meditazione sulla storia. Osserviamo il comunismo; dove la sinistra si è riprodotta come sotto una campana di vetro, tra i popoli dell’Est Europa isolati da tutto il resto del mondo e su cui grava l’esperimento scientifico marxista. Cosa ci ha consegnato? La distruzione perenne di tutto ciò che esisteva. Avete visto nascere un movimento artistico oppure un tipo di cultura? Quello che i comunisti hanno saputo fare è stato di rapinare dall’Occidente quello che esso creava o inventava.
Quanto abbiamo detto fino ad ora ci fa capire ad esempio perché la Vandea, un genocidio voluto già dalla prima sinistra. Di fronte a questa perenne insoddisfazione del reale che cosa c’è? C’è la speranza, il mito del mondo nuovo che deve nascere e che sarà diverso da quello esistente. Man mano dunque che si distrugge l’esistente viene alla luce però un piccolo difetto: il mondo nuovo non nasce. Perché questa utopia radiosa, il mondo nuovo dopo la liberazione della donna, dopo la liberazione degli studenti dai professori, dei figli dai padri, dei proletari dai capitalisti e via dicendo non spunta? Anzi, si sta sempre peggio?
Se il mondo nuovo non nasce i casi sono due: o ci si è sbagliati, e ci vuole una grossa onestà per ammetterlo (qualche volta è anche difficile farlo: se si è messo in piedi una baracca il primo che dice "signori, ci siamo sbagliati" prende una pallottola nella schiena) oppure è perché ci sono ancora dei residui del mondo vecchio che vanno distrutti. Questo spiega un’altra delle costanti della sinistra: i grandi massacri. Dal massacro vandeano alle purghe di Stalin, agli eccidi in Cambogia. Ovunque la sinistra va al potere ineluttabilmente massacra e lungi da me voler giudicare la buona o la cattiva fede. Mi sforzo di vedere l’oggettività. Oggettivamente la sinistra che va al potere, siccome il mondo nuovo non nasce, ha due strade: o riconosce di aver sbagliato, prende il cappello e se ne va; oppure si giustifica dicendo che c’erano ancora i culaki che si opponevano, residui precapitalistici che si opponevano, i vandeani che si opponevano… E via dicendo. Ergo, radere al suolo, distruggere queste persone per poi finalmente far nascere il mondo nuovo. Se questo è l’uomo di sinistra non sarà difficile dedicare poche battute per delineare l’uomo di destra.
L’uomo di destra non crede nelle utopie, nei grandi piani, nelle grandi ideologie fatte a tavolino. Egli è un realista, il che non significa pragmatista. Pragmatista è colui che cerca di fare cassetta; per il quale i conti devono tornare senza guardare in faccia a nessuno. Realista invece è la persona che sa che di fronte a sé c’è un reale e che questo reale non lo ha fatto lui e che non potrà essere cambiato. Consentitemi adesso di scomodare un concetto teologico un po’ difficile. L’uomo di destra, se cattolico consciamente se non cattolico inconsciamente, è una persona che sa che esiste il peccato originale. Questo significa che in questa valle di lacrime la perfezione non la troviamo. Tutti siamo vittime del peccato. Senza scomodare la teologia diciamo che tutti siamo imperfetti e che tutte le realtà umane sono naturalmente imperfette. Non esiste lo Stato perfetto se non nella "Repubblica" di Platone o ne "La Città del sole" di Campanella. Non esiste la giustizia che funziona perfettamente, non esiste la famiglia che funziona come un orologio o un ambiente umano di lavoro o culturale perfetto. L’uomo di destra questo lo sa e si rende conto che al massimo si potrà permettere nella sua vita di migliorare un pochettino.
Badate bene, il mio non vuole essere un discorso rinunciatario, anche perché, come diremo in un’altra sede, l’uomo deve operare per migliorare ciò che lo circonda. Con questo voglio dire che l'uomo di destra ad esempio di fronte al mare sporco non fa una geremiade e blocca tutte le industrie del mondo perché cessino di inquinare. A tutti piace vivere in un ambiente più pulito e anche lui si darà da fare per migliorare la situazione ma nei limiti del reale. La prima cosa da fare è una buona analisi sulla base della quale cercare di migliorare un poco. E’ qui che la destra dimostra realmente la propria capacità, la sua bravura. Perché non prefiggendosi di fare il paradiso l’uomo di destra cerca di fare quelle poche cose che di volta in volta sarà possibile fare.
Questo ci dice anche perché l’uomo di destra è antipatico. Lui non è l’uomo delle grandi denuncie, il grande pamplhettista. E’ quello che si rimbocca le maniche e che si mette a lavorare. Don Bosco è un luminoso esempio. Egli di fronte agli sfasci creati dal capitalismo della Torino della prima industrializzazione, dove donne, uomini e ragazzi venivano sfruttati per 16 ore al giorno, anziché fare grandi proclami di tipo marxista crea Valdocco, la città dei ragazzi; un ambiente in cui i più giovani venivano strappati alla strada, gli veniva insegnato un mestiere, dato un minimo di istruzione e tenuti in salvo. Altra persona fortemente anticomunista, senza per questo voler arruolare nessuno, è Madre Teresa di Calcutta la quale, quando il comunismo si è un po’ sgretolato, ha creato delle case in Albania per curare i malati, dare un minimo di istruzione alle ragazze, ecc.
Se da tutto quanto abbiamo detto fino ad ora vogliamo tirare le fila vi prego di tenere a mente questi due punti. La differenza, a mio avviso, tra destra e sinistra sta in queste due parole: "realtà" e "utopia". E’ una differenza, più che di dottrina, di atteggiamento. Tante volte capita (e capita più spesso di quanto si creda) di trovare a destra persone di sinistra e a sinistra persone di destra, magari con idee sbagliate però antropologicamente fatte per lo schieramento opposto. Essere di destra o di sinistra non è qualcosa dato per scontato una volta per tutte. Ripensate al brano della scrittura in cui si dice che saremo salvati non perché abbiamo pensato o detto certe cose ma perché abbiamo dato da bere o da mangiare a tizio e a caio.
Oggi una certa mentalità di sinistra, materialista, ci fa pensare che la carità sia esclusivamente dar da mangiare e da bere, ma c’è anche una certa carità che è quasi più importante ed è quella intellettuale; il dare delle buone idee al prossimo ad esempio. Quando le cose dell’anima sono superiori a quelle del corpo tanto più è importante la carità intellettuale: dare buone idee, buoni libri, propagandare buone cose. L’uomo di destra, a mio modesto avviso, si caratterizza più per le idee che ha che per quello che fa. E’ qui la vera distinzione.
Joseph de Maistre, autore controrivoluzionario e senza dubbio di destra, in quel suo magico libretto "Considerazioni sulla Francia" ha messo una frase dietro la quale c’è un mondo. Nel libro dice: "La controrivoluzione non è una rivoluzione di segno contrario, ma è il contrario della rivoluzione". Cosa vuol dire questo? Pensate un attimo. Voi avete visto prosperare il mondo comunista che poi è crollato. Bene, il Tirreno - organo di stampa criptocomunista [quotidiano locale della Toscana. n.d.r.]- ha riportato giorni fa la notizia che al "povero" Gorbaciov hanno tolto la limousine nera. I nuovi inquilini del Cremlino il massimo che hanno fatto a Gorbaciov è stato di togliergli la macchia dello stato. Pensate invece che cosa è stato fatto allo zar. Tra le tante cose che mi hanno fatto pensare ci sia stata una mano dal "secondo piano" in quello che è accaduto dal 1989 ad oggi è proprio l’avveramento di questa frase di de Maistre: ""La controrivoluzione non è una rivoluzione di segno contrario". Che cosa vuol dire? Quando Lenin è andato al potere ha sgozzato mezza Russia, tutti quelli che non ci stavano, ed ha istituito la Ceka per uccidere quelli tra i suoi che giorno per giorno dicevano "ma qui mi sembra che si stia sbagliando". La controrivoluzione non ha fatto la contro Ceka, il contro Kgb; non ha sgozzato tutti i comunisti.
Dove la sinistra, la rivoluzione, distrugge, la controrivoluzione ricrea, ricostruisce. Cerca di riannodare quei fili che gli altri hanno strappato e tenta di ricostruire l’uomo.
(trascrizione da audiocassetta, non rivista dall’autore)
http://rassegnastampa.totustuus.it/m...rticle&sid=890