COSENTINO: LA VERA STORIA - IL CASALESE
di Rita Pennarola [
06/11/2008]
Ma voi, a Sant'Antimo, ci siete mai stati? E a Casal di Principe? A Mondragone? Ci vorrebbe un Lombroso del paesaggio per distinguere gia' a occhio, nel Paese, le aree infestate dalla criminalita' organizzata, dove lo sguardo si allunga attonito su intere distese di territorio sfigurate da cemento e abbandono, scheletri di archeologia industriale accanto a rutilanti mostri della ristorazione in stile Biancaneve, Centri commerciali aperti su lande desolate di mondezza, sale Bingo che spuntano come funghi dentro autentiche fogne per topi a cielo aperto, tetri Crowne Hotel sparati come bracci della morte su distese verdeggianti alimentate dai rifiuti tossici del Nord.
Questa e' oggi la piana del Casertano, quella stessa terra coltivata col sangue dei morti ammazzati, quasi sempre ragazzi che non arrivano ai trent'anni, freddati sulle moto dentro i loro caschi integrali, pianti nei cimiteri da schiere di madri ancora vestite a lutto lungo viali costellati dai volti giovani, ragazzi, quasi bambini che sorridono da centinaia di foto sulle lapidi.
Un destino, una maledizione che sembra irreparabile. E una popolazione che ha calato la testa, rassegnata ormai a sopravvivere col grilletto puntato alla tempia quando non puo', o non vuole, schierarsi dalla parte del piu' forte.
E' da questa piana - tanto dalle sue aree interne, quanto da quelle marittime, lungo i chilometri di litorale piu' inquinati del Mediterraneo - che vengono espressi oggi tre fra i parlamentari di punta del centrodestra italiano:
il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino e
il deputato Luigi Cesaro, rispettivamente coordinatore e vicecoordinatore di Forza Italia in Campania, nonche' l'
ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, AN, mondragonese doc, indagato per corruzione e truffa con l'aggravante di aver agevolato il clan locale (ma con propaggini fino alla Scozia) dei La Torre.
Tre volti, tre carriere politiche oggi al centro delle rivelazioni a raffica di diversi pentiti, storie che s'incrociano e combaciano paurosamente, traffici di liquami all'ombra di pletoriche holding, riconversioni di manufatti industriali con autorizzazioni rilasciate dai clan e
un'infiltrazione dentro il potere “legale” che non permette piu' di riconoscere dove finisce lo Stato e dove invece governa la malavita organizzata.
Con questa terna, oggi sotto accusa, tutta una serie di comprimari, talvolta apparentemente sullo sfondo ma con ruoli chiave di governo o nel Parlamento, tutti decisivi per l'affermazione su scala nazionale del temibile Sistema-Caserta.
UN SARRO PER AMICO
Partiamo da Cosentino, autentico epicentro della bufera giudiziaria in atto, portando alla luce alcuni fatti inediti - ma di assoluta rilevanza - sul suo sistema di potere personale e politico. Mentre - come ha raccontato in piu' puntate il settimanale L'Espresso - tutta una serie di gole profonde verbalizzano sul suo conto dinanzi alla Dda partenopea, lui, il sottosegretario di fiducia del premier Silvio Berlusconi, dichiara alla Stampa che attende fiducioso di essere ascoltato dagli inquirenti. Resiste, tetragono alla richiesta avanzata da piu' parti di dimissioni dal delicato ruolo politico che riveste nell'esecutivo. E intanto manda avanti i suoi, quel tandem di parlamentari che aveva calato come altrettanti assi, in campagna elettorale, sul tavolo del proconsole di Berlusconi Sandro Bondi per ottenerne la candidatura blindata.
Cominciamo col primo: si tratta di
Carlo Sarro, nato il 29 agosto 1959, avvocato amministrativista e a lungo sindaco di un comune del Casertano, Piedimonte Matese, lo stesso collegio dal quale l'attuale vice di Giulio Tremonti spicco' per la prima volta il volo verso Montecitorio nel 1996. Strettissimo, il legame fra Sarro e il sottosegretario. Al punto che un “invisibile” come Giovanni Cosentino, fratello del leader politico e plenipotenziario dell'impero economico di famiglia fondato su gas, carburanti e petrolio, si era fatto notare in pubblico alla fastosa inaugurazione della nuova segreteria politica di Sarro, a Piedimonte, nelle settimane che precedettero il voto di aprile.
Intanto, non sarebbero esclusi gli auspici di Cosentino nella
diffusa penetrazione di Cpl Concordia,
multinazionale modenese dei petroli, in tutti i bacini d'utenza del casertano, oltre che in numerosi comuni del Napoletano. Ultimo in ordine di tempo Villa Literno, dove l'ad di Cpl Roberto Casari ha siglato l'intesa per un programma di metanizzazione dal valore iniziale di circa 3 milioni di euro. Quartier generale della corazzata petrolifera in Campania e' proprio Caserta, con l'importante sede distaccata di... Piedimonte Matese. Ad assistere Cpl in alcuni contenziosi legali e', guarda caso, l'avvocato-ovunque del sottosegretario Cosentino Carlo Sarro, oggi senatore Pdl. Lo fa, per esempio, dinanzi al Tar Campania il 9 luglio 2007, affiancato da un altro avvocato del casertano di stratta osservanza Cosentino, Carlo Marino, anche lui dato in partenza per Montecitorio ad aprile 2008, ma per ora rimasto ai blocchi di partenza.
Sul fatto che il settore petrolifero stia molto a cuore al senatore Sarro non c'e' ombra di dubbio: «
Serve una riduzione strutturale delle accise sui prodotti petroliferi!», proclamava in campagna elettorale arringando le folle, anche se a Palazzo Madama non ha ancora trovato il tempo di scendere in campo personalmente sulla strategica questione.
Iscritto ad una Loggia napoletana della Massoneria (numero progressivo 13.690), il senatore Sarro e' chiamato ad affrontare numerosi ed impegnativi compiti istituzionali: e' infatti segretario della Giunta delle elezioni e delle immunita' parlamentari, membro della Commissione permanente Affari Costituzionali e segretario del Comitato parlamentare per i procedimenti di accusa. Ne' fa mancare il suo apporto di competenze al partito: da fine settembre Sarro siede infatti fra i saggi chiamati da Cosentino ad imprimere un nuovo corso al Pdl. Con lui - oltre a numerosi parlamentari campani, dal signor Tv Maurizio Iapicca al leader dell'Opus Dei Napoli Raffaele Calabro' - anche il secondo dei due assi prescelti da Cosentino per una vittoria certa alle Politiche 2008:
l'ex prefetto di Caserta Maria Elena Stasi.
L'ONOREVOLE E' PREFETTO
28 ottobre 2006. In piena emergenza munnezza il prefetto di Caserta
Maria Elena Stasi, investita del compito di prescegliere ad horas una nuova discarica, invia una nota al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania Guido Bertolaso con la quale indica i componenti del gruppo di lavoro individuati per l'urgente mission. Cinque nomi: la seconda nomination e' per Claudio De Blasio, architetto. A gennaio 2007, durante un vertice istituzionale a Castel dell'Ovo,
Bertolaso incontra il ministro per l'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e indica il nome di De Blasio quale subcommissario ai rifiuti.
La circostanza verra' smentita da Bertolaso nelle dichiarazioni alla stampa di pochi mesi dopo, quando De Blasio finisce nel mirino degli inquirenti per un coinvolgimento coi clan del casertano nell'ambito delle indagini sul Consorzio Eco 4.
Ma sara' lo stesso capo della Protezione civile a dover ammettere in parlamento,
dinanzi alla commissione d'inchiesta sui rifiuti: «
la nomina di De Blasio poi l'ho voluta io (…), e' stato arrestato? E' colpa mia perche' l'ho scelto io. Non me l'ha detto nessuno che era in odore di qualcosa che non funzionava».
Ma torniamo al prefetto Stasi, che al vertice del Palazzo di Governo nella citta' della Reggia era stata nominata alcuni mesi prima di quell'ottobre 2006. Precisamente sette giorni prima delle elezioni politiche dell'11 e 12 aprile. Appena arrivata si trova subito al centro di un'altra bufera, quella raccontata dal film di Enrico
Deaglio “Uccidete la democrazia”: «A Caserta nella notte dello spoglio i terminali della Prefettura si bloccarono per tre ore e ripresero a funzionare solo dopo l'intervento di una nutrita delegazione dei Ds che aveva occupato l'ufficio del neonominato prefetto. Maria Elena Stasi e' ritenuta molto vicina a Forza Italia: all'ex ministro Giuseppe Pisanu e soprattutto al coordinatore campano Nicola Cosentino». E ancora: «
Cosa successe la notte del 10 aprile nell'ufficio del prefetto Stasi?»: era questo uno fra i principali interrogativi nel film di Deaglio.
L'inchiesta dell'ex direttore di Diario non ebbe pero' ulteriore esito. Ben diverso il j'accuse mosso alla Stasi nelle ricostruzioni del “
Sistema Cosentino” pubblicate recentemente dall'Espresso. Un resoconto che ruota intorno a quel certificato antimafia che la prefettura di Caserta nel ‘97 aveva rifiutato al gruppo Aversana Petroli dei Cosentino per amicizie e parentele “pericolose” di alcuni esponenti della famiglia. Tar e Consiglio di Stato confermano il giudizio.
In seguito, pero', «
la Prefettura cambia idea. Nonostante le sentenze dei giudici - ricostruisce Marco Lillo - il nuovo prefetto Maria Elena Stasi sollecita il comitato per l'ordine e la sicurezza a riconsiderare il caso. Una procedura che “si usa di rado” conferma il prefetto Stasi. Alla fine la Aversana Petroli supera lo scoglio dell'antimafia e alle ultime elezioni la Stasi e' eletta in posizione blindata alla Camera con il Pdl».
Non ci sta l'onorevole Stasi, che annuncia querele: «la documentazione e' stata rilasciata sentito il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica all'esito di una lunga istruttoria, dopo che si erano alternate decisioni giudiziarie di segno contrastante».
CESARO CHI?
Ma non e' solo Cosentino l'unico riferimento, per la Stasi, fra i leader del Pdl. Gia' da tempo, infatti, un'analoga visione della politica lega l'onorevole-prefetto al collega di partito
Luigi Cesaro. Un idem sentire maturato nel periodo in cui la Stasi, poco prima di andare a reggere la prefettura casertana, era stata inviata come commissario proprio a Sant'Antimo, «dove - scrive il quotidiano d'informazione locale Caserta c'e' - diede via libera al piano regolatore che era stato predisposto dalla giunta di Luigi Cesaro».
Torniamo con Cesaro ad un altro big del Pdl finito al centro delle rivelazioni dei pentiti di camorra. Oltre al sottosegretario Cosentino, infatti, il collaboratore di giustizia numero uno del settore rifiuti Gaetano Vassallo accusa anche il deputato ed ex sindaco di Sant'Antimo Luigi Cesaro, il quale sarebbe stato «fiduciario del clan di Francesco Bidognetti», alias Cicciotto ‘e Mezzanotte, condannato all'ergastolo in appello nel processo Spartacus.
Mentre i pm della direzione antimafia partenopea cercano riscontri alle accuse, vale la pena di ricordare che il comune di Sant'Antimo vanta il poco invidiabile record di essere stato fra i primi in Italia ad essere sciolto per infiltrazioni camorristiche. Correva l'anno 1991 e la famiglia Cesaro reggeva gia' gli assetti politici del municipio, con il giovane Luigi saldamente presente in consiglio comunale: trampolino di lancio per balzare alla poltrona di primo cittadino che manterra' fino al 2004, in contemporanea con la prima elezione in parlamento.
In paese gli avversari politici sostengono che Cesaro ha “sedotto” Berlusconi con abbuffate di mozzarella aversana, spedite ogni settimana in gran quantita' e freschezza nelle diverse residenze del leader. Un gradimento sfociato, alla vigilia delle Politiche 2006, nella
visita a sorpresa del Cavaliere in casa Cesaro, al centro del paese: «gli abbiamo fatto trovare tanta mozzarella, ma anche pizza e fuochi d'artificio - gongolava il deputato dinanzi alla stampa locale - poi si e' intrattenuto una mezz'ora da solo con papa' (l'imprenditore Francesco Cesaro, ndr), anche perche' gia' si conoscevano».
Due anni dopo - e siamo ai giorni nostri - per fare bella figura col premier (ma forse per farsi perdonare la non brillantissima attivita' parlamentare delle ultime legislature: nessuna proposta di legge presentata come primo firmatario ed interventi in aula praticamente inesistenti) Luigi Cesaro tenta il colpo grosso. E presenta all'Ordine dei giornalisti della Campania la domanda per essere ammesso nell'albo dei pubblicisti, sostenendo di aver svolto assidue collaborazioni presso un periodico dell'area giuglianese, Il Punto, diretto da un revisore dei conti dello stesso Ordine, Mauro Fellico. Sorpresa: «Ho chiesto di visionare la pratica - spiega Ermanno Corsi, ex presidente ed oggi consigliere della compagine giornalistica partenopea - ed e' emerso subito che la documentazione era assolutamente inesistente». In seguito e' emerso che lo stesso Punto risulta creato praticamente “ad hoc”, con una cadenza fantasma e comunque non tale da supportare una pratica da aspirante pubblicista.
HO FATTO CIP
Fra i colossi di stato controllati dal ministero dell'Economia, di cui Nicola Cosentino e' sottosegretario, spicca la
GSE spa, vale a dire il
Gestore dei Servizi Elettrici Nazionali. Fondata nel 1999 dopo il decreto Bersani sulla liberalizzazione del settore energia, attualmente GSE si occupa prevalentemente di
incentivare la produzione di elettricita' da fonti rinnovabili.
Ma - attenzione - anche da fonti “assimilate”. Veniamo cosi' ad uno fra i nodi cruciali intorno a cui ruotano i principali assetti non solo economici, ma anche politici nel nostro
Paese, che risulta infatti l'unico, nella UE, a sovvenzionare con denaro pubblico (attraverso il cosiddetto Cip 6)
anche gli impianti che producono energia da carburanti fossili (petrolio, carbone, gas), a differenza dagli altri stati dell'Unione, dove tali incentivi sono effettivamente rivolti solo ai gestori di impianti naturali (eolico, geotermico, biomasse, etc.).
Un business colossale, dunque, che frutta ogni anno miliardi di euro ai privati del settore dominante, quello petrolifero. Del quale fanno parte, fra le tante societa' italiane, anche due leader come CPL Concordia e il Gruppo Aversana Petroli, quest'ultimo della famiglia Cosentino.
Andato avanti incontrastato (a parte le proteste degli ambientalisti) per oltre un decennio, il sistema Cip 6 comincia a traballare nel 2007, quando l'allora ministro per l'Ambiente
Alfonso Pecoraro Scanio annuncia la storica svolta, facendo inserire in Finanziaria un emendamento che riallineava il nostro Paese all'Europa e riservava le ingenti provvidenze del Cip 6 alle sole energie alternative, incentivandone cosi' la nascita e la crescita, con progressiva riduzione dei livelli d'inquinamento. «Quest'anno - aveva dichiarato il ministro durante la trasmissione Anno Zero - attraverso il Cip 6, abbiamo ridato oltre 4 miliardi alle rinnovabili». E si era appena all'inizio.
La storia e' andata come sappiamo. Da un giorno all'altro Pecoraro si e' trovato ad affrontare pesanti accuse. Una trappola in piena regola, dicono i suoi sostenitori. Dopo la vicenda del coordinatore ai rifiuti Claudio De Blasio, e' arrivata l'inchiesta della Procura di Potenza basata sulle indagini condotte dal Capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio. Il quale, in quello stesso periodo, lavorava fianco a fianco con Guido Bertolaso al commissariato campano per i rifiuti.
E cosi', con la scomparsa della sinistra radicale dal Parlamento, per i petrolieri cessa ogni pericolo di lasciarsi sfuggire i miliardi targati Cip 6.