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    Predefinito CULTURA - Contro l'aborto_testi e video

    IL GRIDO SILENZIOSO


    Esiste una retorica pro-choice che, ricorrendo a eufemismi e locuzioni nominalistiche, si affida a un Newspeak (Calvino parlava invece di «Antilingua») per mistificare la realtà.
    La Neolingua abortista è un linguaggio evocativo, progandistico, funzionale, che vuole suscitare stati d'animo. Il Ministero della Verità del romanzo 1984 di Gorge Orwell ne è un triste e profetico esempio: «La guerra è Pace», «La libertà è la Schiavitù». Impossibile non rammentare l'«umanitarismo» di tanta retorica abortista, o la congerie di eufemismi il cui portato è l'ottundimento della percezione del male: il termine «aborto» viene declinato secondo un climax burocratizzante e asettico, fino a divenire prima «Interruzione Volontaria della Gravidanza» infine, in puro stile orwelliano, semplicemente «IVG». Una faccenda da bureau, insomma, la cui soluzione è riservata a qualche specialista della tecnica medica. Un modulo da compilare e tutto è risolto.

    Questa perversione semantica è allo stesso tempo sintomo e causa della «cultura del niente». «Una democrazia senza valori - ci ha ricordato Giovanni Paolo II - si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia. [...] L'accettazione dell'aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 58).

    Contro l'antilingua abortista, ecco finalmente in rete il filmato didattico-scientifico che mostra la verità sull''aborto. Si tratta di una forte proposta di sensibilizzazione delle coscienze a favore del diritto alla vita e contro l'aborto attraverso la diffusione di un filmato didattico-scientifico.

    Si ricorda che tale video è stato oggetto di molti attacchi da parte del mondo progressista, che sono giunti fino alla denuncia penale e al sequestro del filmato. Ovviamente, se tutti inseriranno tale video sul proprio sito gli abortisti non riusciranno ad impedirne la visione.

    da www.kattoliko.it


    http://www.youtube.com/watch?v=i1USZ...eature=related

  2. #2
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    Predefinito

    L’aborto procurato o IVG (interruzione volontaria della gravidanza): tecnica ed etica

    di Diletta Rossi



    1. Definizione
    La medicina definisce “aborto” ogni interruzione di gravidanza che avvenga entro i primi 6 mesi: tempo in cui il nascituro non è ancora capace di vita extrauterina.
    L’aborto procurato o IVG – interruzione volontaria della gravidanza – è una pratica che interrompe la gravidanza direttamente e intenzionalmente attraverso la soppressione della vita del nascituro.

    2. Tecniche
    Attualmente, nei paesi in cui non è perseguibile penalmente, l’aborto procurato viene eseguito attraverso le tecniche dell’isterosuzione – frammentazione e aspirazione del prodotto del concepimento attraverso il canale cervicale della madre mediante cannule aspiranti – e del raschiamento – svuotamento della cavità uterina con pinza ad anelli – in un intervento medico ambulatoriale. L’aborto può anche essere indotto da farmaci contragestativi in grado di provocare il distacco, la morte e l’eliminazione dell’embrione già annidatosi. L’aborto viene eseguito da personale medico su richiesta della donna incinta nei tempi e nei modi previsti dalle leggi vigenti in ogni Stato. L’aborto chimico o farmacologico può, in determinate situazioni, non prevedere un intervento medico: è il caso di contragestativi quali l’RU486 (o mifepristone), detta anche “pillola del mese dopo”, che, assunta in caso di ritardo mestruale, si lega ai recettori del progesterone, ormone essenziale per la gravidanza, interrompendone l’azione e provocando lo sfaldamento dell’endometrio uterino e il distacco e la morte dell’embrione.
    Sono abortivi anche i farmaci o i dispositivi che hanno un effetto intercettivo o antinidatorio, che cioè alterano la fisiologia del trasporto dell’embrione già formato nella tuba di Falloppio, e ne provocano la morte impedendone l’impianto in utero. Appartengono a questa categoria i cosiddetti “contraccettivi d’emergenza” e gran parte della contraccezione ormonale – il cui effetto è solo in parte contraccettivo, cioè teso a evitare l’incontro dell’ovocita maturo con uno spermatozoo. Sono intercettivi i dispositivi intrauterini (IUD o spirale), la “pillola del giorno dopo”, gli analoghi del GnRH, i progestinici, la pillola estroprogestinica e la minipillola; sono sia inercettivi sia contragestativi il vaccino anti-gonadotropina corionica (vaccino anti-hCG) e il vaccino anti-trofoblasto (vaccino anti-TBA).

    3. Aborto e gravidanza
    Gli antinidatori, agendo prima dell’impianto in utero, non vengono considerati abortivi da chi ritiene che la gravidanza inizi solo con questo evento (cioè circa 14 giorni dopo la fecondazione): anche l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che nel 1985 ha dato una definizione ufficiale di gravidanza, ne ha fissato l’inizio all’impianto. Ciò però nulla toglie a quel che si persegue attraverso l’utilizzo degli antinidatori: la morte del nascituro che già esiste anche se non si è ancora impiantato in utero. Evidentemente non è l’annidamento che fa dell’embrione il suo essere embrione, anche se, senza questo evento, la sua sorte è segnata: infatti, non può essere una relazione a determinare l’esistenza di un soggetto, semmai la sua esistenza a porsi come condizione della relazione. In aggiunta non è l’impianto a stabilire la relazione biologica fra la madre e il figlio; quest’ultimo infatti, oltre a essere di per sé geneticamente legato alla madre, stabilisce fin dal concepimento un intenso dialogo biologico con lei. Perciò la definizione di gravidanza dell’OMS è solo strumentale alla deresponsabilizzazione della madre di fronte al figlio nelle fasi di vita che precedono il momento dell’impianto, con l’obiettivo di rendere l’aborto precoce una pratica priva di rilevanza etica.

    4. Aborto terapeutico
    Si parla di “aborto terapeutico” quando l’interruzione volontaria della gravidanza viene realizzata intenzionalmente per salvaguardare la vita o la salute materna. Il pericolo di vita o di salute per la madre può però comprendere uno spettro di situazioni molto diverse fra loro per gravità: si apre la possibilità che, in assenza di più precise regolamentazioni, l’aborto terapeutico venga esteso anche a situazioni che poco hanno a che fare con la salute materna. Come afferma mons. Elio Sgreccia Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, “sotto il nome di ‘aborto terapeutico’ vengono a ricondursi i casi di aborto eugenetico (malformazione o malattia del feto), della motivazione contraccettiva (figlio non desiderato), delle motivazioni socioeconomiche”, e la salute viene intesa come uno stato di completo – e generico – benessere fisico, psicologico ed emozionale.
    L’aborto terapeutico viene praticato quasi sempre a seguito d’indagini diagnostiche sulla salute del nascituro. Secondo il neonatologo Carlo Valerio Bellieni, docente di Terapia Neonatale alla Scuola di Specializzazione in pediatria dell’Università di Siena, è in crescita l’accanimento diagnostico prenatale, motivato dalla ricerca di ‘un altro’ a misura delle proprie paure. Sempre più, egli illustra, si mette a rischio la vita del nascituro pur di ‘sapere’, e la minima anomalia o sospetto sulle qualità del bambino induce nei genitori una reazione di rigetto. Ne conseguono ansia o depressione materna, e spesso l’aborto terapeutico.
    In alcuni stati c’è la possibilità di praticare tali aborti fino al nono mese di gravidanza realizzando così l’uccisione di neonati che potrebbero già vivere autonomamente. È nota la pratica del Partial-Birth Abortion: il forcipe entra in utero, afferra la gamba del bambino e ne trascina fuori attraverso il canale cervicale tutto il corpo, eccetto la testa che viene deliberatamente lasciata all’interno del corpo della madre. Il medico quindi conficca un paio di forbici nella nuca del bambino e poi le apre per allargare la ferita. Dopo aver tolto le forbici viene inserito un catetere nella nuca e il cervello viene aspirato. Anche la testa che è così collassata viene quindi estratta dal corpo della madre. Questi aborti vengono generalmente effettuati senza analgesia anche se fin dalla metà degli anni 1980 è noto che il feto è in grado di provare dolore già dopo i quattro mesi di gestazione.
    L’aborto terapeutico è definibile come aborto diretto in quanto in filosofia morale è propriamente oggetto diretto della volontà: ciò in vista del quale la volontà passa all’atto di volere, a un’azione. È direttamente voluto tutto quanto è voluto e attuato come fine o come mezzo, sebbene in diversa forma, poiché il primo interessa in sé stesso, mentre il secondo interessa in ragione di un’altra cosa. Diverso è l’aborto indiretto, cioè, sempre secondo la filosofia morale, indirettamente voluto, che si presenta come una conseguenza di un’azione, esso non è attuato in modo alcuno né come fine né come mezzo, ma è previsto e permesso in quanto si trova inevitabilmente legato a ciò che si vuole e si attua direttamente. Non è un’azione abortiva diretta sul feto, ma è un’azione necessaria alla salvaguardia della vita della madre ed è rivolta a una qualche parte del suo corpo. È un atto che provoca l’aborto come effetto collaterale, che quindi non è oggetto diretto né della volontà né dell’azione concreta. Se affermiamo che una delle condizioni perché si possa parlare di atto terapeutico è che l’intervento medico-chirurgico sia direttamente rivolto a curare o a togliere la parte malata del fisico, allora possiamo dire che l’aborto indiretto è conseguenza di un tale atto. Diversamente non si può parlare di reale terapia nel caso di un aborto diretto, anche se chiamato terapeutico, poiché non si tratta di agire su una malattia in atto, ma, piuttosto, si attua la soppressione del feto per evitare l’aggravamento della salute o il pericolo della vita della madre. Il passaggio non è dall’azione terapeutica sulla malattia (della madre) per raggiungere la salute, ma si configura, piuttosto, un’azione su quanto è sano (sul feto che può essere anche sano), per prevenire una malattia o il rischio di morte. In caso poi il malato fosse il figlio, non si può in nessun modo parlare di terapia perché attraverso l’aborto non si elimina la malattia bensì il malato: questo si configura a pieno titolo come un atto eugenetico, che subordina la vita di alcune persone al vantaggio – inteso in senso lato – della specie e, in ogni caso, di altre persone.

    5. Giustificazioni all’aborto procurato
    L’aborto procurato viene giustificato in vari modi: si sostiene che l’embrione fino a un certo stadio di sviluppo non sia ancora una persona umana, o che — comunque — i suoi diritti siano inferiori e subordinati alla volontà della madre (o comunque di chi è già nato), o ancora che la sua vita e la sua morte siano indifferenti in quanto egli non avrebbe ancora interessi propri o autonomia decisionale.

    6. Argomenti contrari all’aborto procurato
    a. La vita di ogni essere umano inizia al concepimento
    Dal punto di vista biologico la descrizione del processo di fertilizzazione (concepimento) indica, come scrivono Angelo Serra, Professore emerito di Genetica umana, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Cattolica del Sacro Cuore Roma, Membro della Pontificia Accademia per la Vita e Roberto Colombo, Professore di Biologia generale e di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, Roma e Membro della Pontificia Accademia per la Vita, che “[...] alla fusione dei gameti incomincia a operare come una unità una nuova cellula umana, dotata di una nuova ed esclusiva struttura informazionale che costituisce la base del suo ulteriore sviluppo”. Attraverso il processo di fertilizzazione, infatti, due sistemi a se stanti ma ordinati l’uno all’altro – i gameti – iniziano a interagire non più come due enti separati, bensì come le parti di un tutto, dando così origine a un nuovo sistema, una nuova cellula, detta zigote, che ha due caratteristiche fondamentali: è dotata di una precisa identità e di un proprio orientamento. Essa, infatti, esiste e opera fin da subito come un essere unitario e ben identificato, ed è intrinsecamente orientata e determinata a un definito sviluppo. Questa nuova identità organistica, attraverso uno sviluppo coordinato continuo e graduale, mantiene la propria identità biologica e genetica nel tempo, senza soluzioni di continuità, fino al momento della sua morte. È un nuovo essere che si autocostituisce imponendo a sé stesso la direzione, le strutture differenziate e la qualità dell’accrescimento, secondo il disegno iscritto nel genoma fin dal momento della fertilizzazione; questo indica che è un individuo dotato di vita propria, con una propria identità conferitagli da un unico principio sostanziale unificante. Il salto qualitativo essenziale avviene alla fecondazione, nel passaggio da due sostanze – i gameti – a un’unica sostanza: lo zigote. Questa rivela nel suo sviluppo biologico una continuità sostanziale, perché il principio del mutamento è interno alla sostanza stessa. In ogni fase successiva di questo sviluppo il nuovo organismo mantiene unità ontologica con la fase precedente, senza soluzioni di continuità. Fin dall’inizio del suo ciclo vitale è un uomo, e continua a essere quel determinato uomo sino al termine di questo ciclo.
    b. Tutti gli uomini hanno un eguale diritto a vivere
    Esiste un diritto alla vita? Ci si chiede: con quale diritto il nascituro esigerà che un altro lo risparmi? E si risponde che questo diritto gli deriva dal suo stesso atto di esistere: è un diritto dipendente dal piano ontologico e non un diritto assoluto, cioè il diritto di chi si pone come fonte di verità di fronte alle cose negando un loro significato intrinseco. L’individuo umano concepito, poiché esiste quale individuo sostanziale e soggetto di natura razionale, ha diritto in quanto tale a essere rispettato nella sua integrità fisica, che è per lui condizione di vitalità: è un essere umano e per questo ha il diritto che la sua vita venga rispettata.
    Ci si chiede poi: esistono interessi superiori o situazioni particolari – come l’oggettiva difficoltà e sofferenza di una madre – che giustifichino la soppressione deliberata di una vita umana? Si risponde che nulla sembra eguagliare o superare quella che è la condizione, il sostrato di possibilità di ogni azione umana e di ogni atto razionale e libero. Quindi, il rispetto per la vita biologica di ogni essere umano (indipendentemente dal suo livello di sviluppo e dalle sue qualità) è la condizione di possibilità di ogni altro rispetto che gli si deve accordare. Poiché, inoltre, tutti gli uomini hanno una comune e uguale natura, devono essere accordati a tutti i medesimi diritti fondamentali, fra i quali svetta, appunto, il diritto a non essere uccisi, che viene comunemente definito ‘diritto alla vita’.
    L’aborto, alla luce di quanto si è evidenziato, è una pratica omicida, e la sua legittimazione diventa anche un atto profondamente discriminatorio nei confronti di una categoria di persone umane. Mario Palmaro, docente di Bioetica presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, a tal proposito ripropone l’analogia, istituita da Barbara e Jack Willke in Manuale sull’aborto (1978), fra due sentenze pronunciate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti d’America rispettivamente nel 1857 e nel 1973. Entrambe, infatti, non riconoscono diritti a una determinata categoria di uomini poiché a essi viene negata la personalità giuridica. La sentenza della Dred Scott cause vs. Sandford, una causa intentata da uno schiavo negro per la sua liberazione, stabilì infatti che i negri non avevano alcun diritto o privilegio che l’uomo bianco fosse tenuto a rispettare, tranne quelli che i detentori del potere e del governo avessero voluto concedere loro. Gli schiavi, perciò, come proprietà del padrone potevano essere acquistati o venduti, usati e persino uccisi. Non è difficile riconoscere nella sentenza del caso statunitense Roe vs. Wade, che ha sancito la legalizzazione dell’aborto negli USA, la medesima cultura giuridica di fondo, discriminatoria e dominativa, secondo la quale alcuni uomini – per motivi più o meno gravi – si ritengono ‘padroni’ di altri e vogliono decidere della loro vita e della loro morte.

    7. Ragione e Fede
    Il giudizio etico dato sulla pratica dell’aborto procurato è fondato esclusivamente su dati riconosciuti ed elaborati dalla ragione umana, e in quanto tale va sostenuto. In tal modo esso dev’essere anche assunto dalla legge giuridica positiva, pena l’accettazione di un ordine sociale che ammetta la legge del più forte e quindi la negazione di un diritto reale.
    La fede completa i dati di ragione e ci permette di evidenziare la gravità della pratica dell’aborto procurato: un delitto contro l’uomo che è “il termine personalissimo dell’amorosa e paterna provvidenza di Dio” (n. 61), come afferma Giovanni Paolo II (1978-2005) nell’enciclica sul valore e l’inviolabilità della vita umana Evangelium Vitae, del 1995. Egli ha scritto: […] l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita” (n. 58) e che ragioni anche gravi e drammatiche “non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente” (n. 58).

    Vedi anche: L'aborto nell'ordinamento giuridico della Repubblica Italiana (di Alfredo Mantovano)


    Per approfondire: Henri De Tourris, Roger Henrion e Michele Delecour, Manuale di ginecologia e ostetricia, ed. it. a cura di Giuseppe Benagiano e Brunello Cozza, Masson, Milano 1996; Maria Luisa Di Pietro e Roberta Minacori, Sull’abortività della pillola estroprogestinica e di altri ‘contraccettivi’, in Medicina e Morale, 1996/5, pp. 863-899; Maria Luisa Di Pietro ed Elio Sgreccia, La contragestazione ovvero l’aborto nascosto, in Medicina e Morale, 1988/1, pp. 5-34; Adriano Bompiani, Indicazioni all’aborto “terapeutico”: stato attuale del problema, in Angelo Fiori ed Elio Sgreccia (a cura di), Aborto. Riflessioni di studiosi cattolici, Vita e Pensiero, Milano 1975, pp. 191-218; Angelo Serra, Il neo-concepito alla luce degli attuali sviluppi della genetica umana, in Angelo Fiori ed Elio Sgreccia (a cura di), Aborto. Riflessioni di studiosi cattolici., Vita e Pensiero, Milano 1975, pp. 115-148; E. Sgreccia, Manuale di bioetica, 3° ed., vol. I, Vita e Pensiero, Milano 2002; Carlo Valerio Bellieni, L’alba dell’“io”. Dolore, desideri, sogno, memoria del feto, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2004; Mario Palmaro, Ma questo è un uomo. Indagine storica, politica, etica, giuridica sul concepito, San Paolo, Milano 1996; Angel Rodrìguez Luño, La valutazione teologico-morale dell’aborto, in AA.VV., Commento interdisciplinare alla “Evangelium Vitae”, Pontificia Accademia per la Vita, ed. it. a cura di Elio Sgreccia e Ramón Lucas Lucas, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 419-434; Angelo Serra e Roberto Colombo, Identità e statuto dell’embrione umano: il contributo della biologia, in AA.VV., Identità e Statuto dell’embrione umano, Pontificia Accademia pro Vita,Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998, pp. 106-158; Centro di Bioetica, Identità e statuto dell’embrione umano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 22-6-1989, in Anime e Corpi, 1989/144, pp. 367-381; Adriano Pessina, Bioetica e antropologia. Il problema dello statuto ontologico dell’embrione umano, in Vita e Pensiero, 1996/6, pp. 402-424.


    La rivista Cristianità ha dedicato numerosi articoli al tema dell'aborto. Di seguito quelli disponibili online: Rudolf Ehmann, Il composto RU 486 e il mito della "pillola", intervista a cura di Ermanno Pavesi, in Cristianità, anno XVII, n. 169, maggio 1989, pp. 8-9; Philippe Shepens, La sindrome post-abortiva. Descrizione e atteggiamento terapeutico, in ibid., anno XXII, n. 232-233, agosto-settembre 1994, pp. 6-10; Maria Luisa Di Pietro, "Come frutti di una medesima pianta": la cosiddetta "pillola del giorno dopo", in ibid., anno XXVII, n. 290-291, giugno-luglio 1999, pp. 8-10.

    http://www.alleanzacattolica.org/idi...aborto_ivg.htm

  3. #3
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    Thread benemerito, che spero serva a tanti per aprire gli occhi su una realtà tanto tragica quanto volutamente nascosta.

  4. #4
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    benemerito anche e soprattutto perchè è la semplice quanto terrificante rappresentazione di ciò che davvero è un aborto dal punto di vista medico

  5. #5
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    Grazie Florian

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
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    Esiste una retorica pro-choice che, ricorrendo a eufemismi e locuzioni nominalistiche, si affida a un Newspeak (Calvino parlava invece di «Antilingua») per mistificare la realtà.
    La Neolingua abortista è un linguaggio evocativo, progandistico, funzionale, che vuole suscitare stati d'animo. Il Ministero della Verità del romanzo 1984 di Gorge Orwell ne è un triste e profetico esempio: «La guerra è Pace», «La libertà è la Schiavitù». Impossibile non rammentare l'«umanitarismo» di tanta retorica abortista, o la congerie di eufemismi il cui portato è l'ottundimento della percezione del male: il termine «aborto» viene declinato secondo un climax burocratizzante e asettico, fino a divenire prima «Interruzione Volontaria della Gravidanza» infine, in puro stile orwelliano, semplicemente «IVG». Una faccenda da bureau, insomma, la cui soluzione è riservata a qualche specialista della tecnica medica. Un modulo da compilare e tutto è risolto.

    Questa perversione semantica è allo stesso tempo sintomo e causa della «cultura del niente». «Una democrazia senza valori - ci ha ricordato Giovanni Paolo II - si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia. [...] L'accettazione dell'aborto nella mentalità, nel costume e nella stessa legge è segno eloquente di una pericolosissima crisi del senso morale, che diventa sempre più incapace di distinguere tra il bene e il male, persino quando è in gioco il diritto fondamentale alla vita. Di fronte a una così grave situazione, occorre più che mai il coraggio di guardare in faccia alla verità e di chiamare le cose con il loro nome, senza cedere a compromessi di comodo o alla tentazione di autoinganno» (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, n. 58).

    Contro l'antilingua abortista, ecco finalmente in rete il filmato didattico-scientifico che mostra la verità sull''aborto. Si tratta di una forte proposta di sensibilizzazione delle coscienze a favore del diritto alla vita e contro l'aborto attraverso la diffusione di un filmato didattico-scientifico.

    Si ricorda che tale video è stato oggetto di molti attacchi da parte del mondo progressista, che sono giunti fino alla denuncia penale e al sequestro del filmato. Ovviamente, se tutti inseriranno tale video sul proprio sito gli abortisti non riusciranno ad impedirne la visione.

    da www.kattoliko.it


    http://www.youtube.com/watch?v=i1USZ...eature=related
    Questo video è terrificante.

  7. #7
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    È nota la pratica del Partial-Birth Abortion: il forcipe entra in utero, afferra la gamba del bambino e ne trascina fuori attraverso il canale cervicale tutto il corpo, eccetto la testa che viene deliberatamente lasciata all’interno del corpo della madre. Il medico quindi conficca un paio di forbici nella nuca del bambino e poi le apre per allargare la ferita. Dopo aver tolto le forbici viene inserito un catetere nella nuca e il cervello viene aspirato. Anche la testa che è così collassata viene quindi estratta dal corpo della madre. Questi aborti vengono generalmente effettuati senza analgesia anche se fin dalla metà degli anni 1980 è noto che il feto è in grado di provare dolore già dopo i quattro mesi di gestazione.
    Ma quale essere ignobile può mettere in atto questa pratica?
    Sono sconvolto.
    Vi dico la verità: ancora non ho visto il video, e non so davvero se avrò il coraggio di farlo. E' come se dovessi assistere ad un omicidio in diretta (e di agghiacciante assassinio si tratta).

  8. #8
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    In un' Europa nata da una grande intuizione sui diritto dell'uomo che viene invece tradita quotidianamente
    è urgente dare voce a chi non ne ha.
    Per questo il Movimento per la vita italiano, insieme alle associazioni per la vita e la famiglia
    di quindici Paesi europei riunite nella Fefa hanno lanciato la
    Petizione europea per la vita e la dignita' dell'uomo
    destinata a raccogliere milioni di firme di cittadini europei che saranno consegnate alle autorità continentali (EuroParlamento, Commissione europea, Consiglio dei ministri Ue, Consiglio d'Europa) ed al Segretario generale dell'Onu
    nel prossimo mese dicembre, quando ricorrerà il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
    Perche' tale Petizione possa avere un peso sull'attiva' degli organismi di governo del Vecchio continente e' necessario che le firme siano tante e che il Popolo della vita che pure, nel silenzio, agisce in tutti i Paesi europei si mobiliti.
    In Italia hanno gia' aderto all'iniziativa Scienza&vita e Forum delle associazioni familiari
    E' necessaria l'adesione di associazioni, movimenti e comunita'.
    Ma è anche necessaria l'adesione e l'impegno di tanti singoli cittadini
    Per dare voce a chi non ne ha e' necessaria anche la tua firma.
    Clicca qui:
    ___________________________________

    Il testo della Petizione

    Noi sottoscritti cittadini europei,
    considerato che
    - “la dignita' umana, la liberta', l'eguaglianza, la solidarietà e la giustizia costituiscono il patrimonio spirituale e morale su cui si fonda l'unione dei popoli europei”, come è scritto nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione:
    - sono passati 60 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo la cui efficacia in favore della liberta', della giustizia, e della pace è compromessa se come titolare della dignita' e dei diritti non viene riconosciuto ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale;
    - l'Unione europea e il Consiglio d'Europa ritengono loro funzione quella di rispettare e promuovere i diritti umani solennemente proclamati nella “Carta dei diritti fondamentali dell'Unione” e nella “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle libertà fondamentali”;
    - sono peraltro ricorrenti i tentativi di interpretare in modo restrittivo il diritto alla vita omettendo di riconoscerlo all'essere umano concepito e non ancora nato;
    - anche la definizione di famiglia diviene incerta se non la si riconosce come “nucleo fondamentale della societa' e dello Stato” e percio'ò fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna e dotata primariamente del diritto-dovere di educare i figli;
    affermiamo
    - il diritto alla vita di ogni essere umano dal concepimento alla morte naturale
    - i diritti della famiglia come nucleo fondamentale della società e dello Stato fondato sul matrimonio di un uomo e di una donna che hanno il diritto-dovere di educare i figli
    chiediamo che
    - siano adottate tutte le iniziative affinche' nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione (art. 2) e nei Trattati in corso di revisione, così come nella “Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti e delle liberta' fondamentali” (art. 2) e nella “Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo” (art. 3), laddove si riconosce il diritto alla vita di ogni essere umano, si specifichi che tale diritto deve essere riconosciuto fin dal concepimento;
    - quanto meno ogni decisione, raccomandazione, risoluzione, regolamento o direttiva che chiama in causa il diritto alla vita sia conforme al principio che tale diritto deve essere riconosciuto fin dal concepimento;
    - siano sospesi i finanziamenti pubblici della ricerca distruttiva di embrioni umani, come, ad esempio, avviene per effetto del VII programma quadro di ricerca dell'Unione europea;
    - si riconosca come famiglia in senso pieno quella fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna cui deve essere riconosciuto prioritariamente il diritto e il dovere di scegliere l'educazione da dare ai figli.

  9. #9
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    Serbian Abortionist Who Aborted 48,000 Babies Becomes Pro-Life Activist

    MADRID, November 13, 2008 (CNA) - The Spanish daily "La Razon" has published an article on the pro-life conversion of a former "champion of abortion." Stojan Adasevic, who performed 48,000 abortions, sometimes up to 35 per day, is now the most important pro-life leader in Serbia, after spending 26 years as the most renowned abortion doctor in the country.

    "The medical textbooks of the Communist regime said abortion was simply the removal of a blob of tissue," the newspaper reported. "Ultrasounds allowing the fetus to be seen did not arrive until the 80s, but they did not change his opinion. Nevertheless, he began to have nightmares."

    In describing his conversion, Adasevic said he "dreamed about a beautiful field full of children and young people who were playing and laughing, from 4 to 24 years of age, but who ran away from him in fear. A man dressed in a black and white habit stared at him in silence. The dream was repeated each night and he would wake up in a cold sweat. One night he asked the man in black and white who he was. 'My name is Thomas Aquinas,' the man in his dream responded. Adasevic, educated in communist schools, had never heard of the Dominican genius saint. He didn't recognize the name."

    "Why don't you ask me who these children are?" St. Thomas asked Adasevic in his dream.

    "They are the ones you killed with your abortions,” the Dominican saint told him.

    "Adasevic awoke in amazement and decided not to perform any more abortions," the article stated.

    "That same day a cousin came to the hospital with his four months-pregnant girlfriend, who wanted to get her ninth abortion - something quite frequent in the countries of the Soviet bloc. The doctor agreed. Instead of removing the fetus piece by piece, he decided to chop it up and remove it as a mass. However, the baby's heart came out still beating. Adasevic realized then that he had killed a human being,"

    After this experience, Adasevic "told the hospital he would no longer perform abortions. Never before had a doctor in Communist Yugoslavia refused to do so. They cut his salary in half, fired his daughter from her job, and did not allow his son to enter the university."

    After years of pressure and on the verge of giving up, he had another dream about St. Thomas.

    "You are my good friend, keep going,” the man in black and white told him. “Adasevic became involved in the pro-life movement and was able to get Yugoslav television to air the film 'The Silent Scream,' by Doctor Bernard Nathanson, two times."

    Adasevic has told his story in magazines and newspapers throughout Eastern Europe. He has returned to the Orthodox faith of his childhood and has studied the writings of St. Thomas Aquinas.

    "Influenced by Aristotle, Thomas wrote that human life begins forty days after fertilization," Adasevic wrote in one article. Scientific advancements since Thomas’ time, however, have revealed that human life begins at the moment of conception. La Razon commented that Adasevic "suggests that perhaps the saint wanted to make amends for that error." Today the Serbian doctor continues to fight for the lives of the unborn.

    (Reprinted with permission from the Catholic News Agency)

    See the Catholic News Agency Online here:
    http://www.catholicnewsagency.com

    http://www.lifesitenews.com/ldn/2008/nov/08111304.html

  10. #10
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    L'intero sito è fatto molto bene:
    http://www.lifesitenews.com/

 

 
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