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  1. #1
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    Predefinito "Fermeremo Barack Obama" da Repubblica.it

    Parla il leader del nazionalismo bianco, il movimento che negli Usa
    sta crescendo contro i neri e gli immigrati. E contro il candidato democratico


    "Fermeremo Barack Obama
    siamo il nuovo Ku Klux Klan"


    Ma per Don Black, ex capo del Klan e fondatore del sito razzista Stormfront
    non è più tempo delle armi: "Dobbiamo organizzarci e conquistare il Partito repubblicano"



    WEST PALM BEACH (FLORIDA) - "Se Barack Obama venisse eletto la nostra gente diventerebbe completamente pazza: è antitetico a tutto quello che è stata l'America fino ad oggi, sarebbe una cosa oltraggiosa". L'uomo che ho davanti parla piano, con lentezza, scandisce le parole, le pesa prima di pronunciarle. "Non è immaginabile che la nazione più potente del mondo, la guida dell'Occidente, possa essere comandata da un afroamericano radicale, legato ai terroristi che bombardarono il Pentagono. Da un uomo che ogni domenica per vent'anni ha ascoltato il suo pastore chiedere che Dio dannasse l'America". L'uomo che ho seduto davanti si chiama Don Black, ha 57 anni ed è oggi la guida del più grande movimento del "potere bianco" che ci sia negli Stati Uniti.
    "Ma non è ancora detto che Barack Obama verrà eletto: nel Paese c'è un forte sentimento razziale che non si legge nei sondaggi, che corre sotto traccia, che potrebbe emergere come una sorpresa il 4 novembre". Don Black è stato il leader del Ku Klux Klan alla fine degli Anni Settanta, viene dall'Alabama e da vent'anni si è trasferito a vivere in Florida dove nel 1995 ha fondato Stormfront - "Fronte della tempesta" - il sito web del nazionalismo bianco: "144mila iscritti, 42mila visitatori ogni giorno".

    "La minaccia rappresentata da Obama ci fa crescere settimana dopo settimana da mesi, la gente bianca sta mettendo fuori la testa, esce dal bosco in cui si era rifugiata, adesso si sente motivata ad alzarsi e a combattere per i suoi interessi. Dobbiamo mobilitarci prima che gli immigrati trasformino quella che era una nazione ricca e stabile in un Paese del Terzo Mondo". Don Black dice apertamente e tra virgolette quello che da mesi sento ripetere sui treni, nei bar, nei negozi in Pennsylvania e in Kentucky, in Florida o in South Carolina. Discorsi pieni di rabbia contro gli immigrati, contro chi non parla l'inglese, contro una società multirazziale che fa paura, contro Barack Obama che sarebbe il simbolo della vittoria della stagione dei diritti civili. È per questo che i movimenti suprematisti bianchi, i neonazisti e gli skinheads hanno ricominciato a crescere dopo anni di marginalità.

    "Ci stiamo avvicinando a tempi rivoluzionari, non penso a qualcosa che abbia a che fare con le armi ma si sente un fervore nuovo: l'America è pronta per una nuova dichiarazione d'indipendenza. Dobbiamo tornare alle origini: questo Paese è stato fondato da coloni europei bianchi e da lì vengono la nostra cultura, le nostre tradizioni e i nostri valori". Don Black è cresciuto nel Ku Klux Klan - dove è arrivato a raggiungere la posizione di Grande Dragone, il grado massimo nella gerarchia interna -, viene da Birmingham la città dove più dura fu la battaglia contro la segregazione razziale, la città dove quattro bambine nere furono uccise nel 1964 da una bomba piazzata in una Chiesa battista. Nel 1974 insieme a Dave Duke, leader storico del KKK, tentò di trasformare il Klan in una forza politica: "Fallimmo per colpa della propaganda dei media che avevano screditato il movimento, avevamo la reputazione dei violenti e fu impossibile trasformare e rilanciare l'organizzazione. Ma ci rimase la convinzione che bisognava dare alle nostre idee una nuova faccia, legale e presentabile".

    Gli chiedo allora se Stormfront non sia altro che il nuovo Ku Klux Klan, il Klan del Ventunesimo Secolo senza cappucci e simboli ariani. "Sì, è così", risponde d'istinto. Accanto a Don Black è seduto il figlio Dereck, 19 anni, l'organizzatore della radio su internet di Stormfront. Dall'inizio del nostro incontro ascolta in silenzio, ma adesso interrompe il padre: "Non lo hai mai detto, non lo puoi dire". Si agita e cerca di fermare con la mano il discorso: "Lo sai che non lo puoi dire". Il padre resta immobile: "Non lo direi mai ad un giornalista americano, ma lo sai che è vero".

    Dereck, cappello di pelle da cowboy australiano sempre in testa, è la nuova faccia del suprematismo bianco ed è stato eletto nel direttivo di Repubblicani della contea di Palm Beach. Il segretario del partito non lo vuole e si oppone alla sua elezione, ma i Black stanno dando battaglia: "Il leader locale, che è un ebreo - sottolinea il padre - non lo vuole far sedere, ma Dereck è stato eletto con il 60 per cento dei voti e le regole democratiche devono essere rispettate". Questa battaglia apparentemente minore è cruciale per il futuro del movimento del "white power": "Non è più tempo per cercare di creare un terzo partito destinato alla marginalità, dobbiamo presentarci ad ogni elezione primaria dentro il partito repubblicano così da imporre i nostri temi nel dibattito, dobbiamo lavorare per creare un nostro gruppo di interesse, per restaurare le tradizioni e i veri valori bianchi".

    La prova generale c'è stata nel giugno del 2007, quando il Congresso bocciò la legge di regolarizzazione di milioni di immigrati illegali voluta da George Bush: "Abbiamo fatto la nostra parte: ci siamo mobilitati al massimo per fare pressioni in ogni collegio sui deputati e i senatori. Abbiamo vinto perché la maggioranza dei cittadini ha paura che l'America diventi come Haiti. Non esiste la possibilità di una reale integrazione: un messicano non può diventare un vero cittadino americano, perché non si può cambiare la natura delle persone e l'ambiente conta fino ad un certo punto. Non illudiamoci: alla fine sarebbero loro a trasformare noi a farci diventare un Paese sottosviluppato". E qui il figlio puntualizza: "Se non cambiamo in fretta, entro quarant'anni noi bianchi saremo una minoranza".

    Don e Dereck Black fanno sentire la loro voce tutti i giorni insieme a quella di David Duke su internet, ma non amano le interviste e hanno accettato l'incontro perché il giornale è italiano: "Ci piace il vostro Paese: c'è molta eccitazione sul nostro sito per quello che sta succedendo da voi, siete i primi e a reagire a dimostrare che non vi fate sottomettere dagli immigrati. Anche David Duke la pensa così, tanto che passa la maggior parte del suo tempo nel nord Italia e l'anno scorso eravamo tutti a sciare sulle Dolomiti". Ma alla domanda su dove viva Duke si raffreddano: "Questo preferiamo non dirlo, ci tiene al fatto che la cosa resti riservata".

    L'incontro avviene da "Flanigan's bar and grill" a West Palm Beach, un locale poco lontano dalla villetta con la bandiera sudista dove abitano. Il locale di legno non ha finestre e al bancone a forma di ferro di cavallo sono tutti rigorosamente bianchi. L'appuntamento è nel parcheggio. Don Black, che è un omone altissimo, arriva camminando a fatica, appoggiandosi ad un bastone: ha avuto un ictus tre mesi fa. "Il recupero è lento e faticoso ma ogni giorno faccio miglioramenti".

    Black è un programmatore di computer, per questo è stato il primo a immaginare che la galassia del razzismo bianco potesse sbarcare su internet. Non lo racconta mai, ma ha imparato ad usare le tecnologie in una prigione federale del Texas dove ha scontato una condanna a tre anni per aver tentato un colpo di stato nell'isola caraibica di Dominica. Agli agenti federali che lo arrestarono, mentre stava per salpare da New Orleans su una nave carica di armi automatiche ed esplosivi, disse: "Volevamo creare un regime anticomunista, lo facevamo nell'interesse degli Usa e ci sentiamo traditi".

    Gli chiedo subito del Ku Klux Klan, della violenza e degli omicidi. "Il Klan ha grandi meriti, ha restaurato l'ordine nel Sud dopo la Guerra Civile, oggi si cerca di riscrivere la storia ma era una forza veramente positiva". Ma i linciaggi e le bombe? "C'è stata violenza negli Anni Sessanta, ma è stata enfatizzata e usata contro di noi dai media". Non c'è niente di cui pentirsi? A fatica Don Black bisbiglia: "Ci sono state cose sbagliate", per aggiungere subito: "Ma i processi che si celebrano oggi, quarant'anni dopo, contro membri dell'organizzazione sono solo processi politici". Gli ricordo la bomba di Birmingham e le bambine ammazzate: "Non si dimentichi che io ero solo un ragazzino allora, ma tante volte mi chiedo: chi c'era dietro? Perché dopo quella bomba il governo spazzò via tutte le istituzioni del Sud e aprì scuole e università". Nostalgico della segregazione razziale? "Non penso che sia più proponibile, ma in certi posti funzionava: nelle scuole c'era più sicurezza".

    Voterete per John McCain?, chiedo alla fine. "I due candidati sono assolutamente uguali, vogliono l'amnistia per gli immigrati e continuare a far intervenire il nostro esercito in giro per il mondo: così si buttano via un sacco di soldi e si impoverisce l'America. Noi siamo contro l'intervento in Iraq dal primo giorno, ci siamo andati solo perché la lobby ebraica dirige la nostra politica estera. Però resta il fatto che uno dei due è nero e se entrasse alla Casa Bianca saremmo arrabbiati e demoralizzati, non ci potremmo sentire rappresentati da lui. I Padri fondatori avevano pensato ad una nazione bianca e questo non va dimenticato. E' tempo che i bianchi americani si alzino e si battano per i loro interessi e per i loro diritti. La minaccia di Obama ci motiva".
    Stormfront ha 144mila iscritti. "Quello - precisa mentre mi saluta - era il dato del mese scorso".
    (29 ottobre 2008)http://www.repubblica.it/2008/10/spe...uovo-klan.html

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da ulver81 Visualizza Messaggio
    Però resta il fatto che uno dei due è nero e se entrasse alla Casa Bianca saremmo arrabbiati e demoralizzati, non ci potremmo sentire rappresentati da lui.

    quindi da McCazzo si?

  3. #3
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    Si sono fatti guidare (si fa per dire) per otto anni da uno come Bush.
    Ogni commento ulteriore mi pare superfluo.

  4. #4
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    prima dicono che "Obama=McCain" e poi che solo da Obama non possono farsi rappresentare...non c'è che dire: logica ferrea!!

  5. #5
    Cacciaguida
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    Citazione Originariamente Scritto da ulver81 Visualizza Messaggio
    : "Non è più tempo per cercare di creare un terzo partito destinato alla marginalità, dobbiamo presentarci ad ogni elezione primaria dentro il partito repubblicano così da imporre i nostri temi nel dibattito, dobbiamo lavorare per creare un nostro gruppo di interesse, per restaurare le tradizioni e i veri valori bianchi".

    Noi siamo contro l'intervento in Iraq dal primo giorno, ci siamo andati solo perché la lobby ebraica dirige la nostra politica estera. Però resta il fatto che uno dei due è nero e se entrasse alla Casa Bianca saremmo arrabbiati e demoralizzati, non ci potremmo sentire rappresentati da lui. I Padri fondatori avevano pensato ad una nazione bianca e questo non va dimenticato.
    .

  6. #6
    antimperialista
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    insomma, il ''negro'' è l'arma dell'ebreo contro la ''razza bianca'',
    l'ebreo è l'essere più diabolico nemico numero 1 dei bianchi,
    ma meglio dei bianchi servi della lobby ebraica, che un nero
    (tra l'altro pesantemente attaccato dai circoli sionisti che non si fidano di lui)

    non c'è che dire, sono proprio bestie da studiare questi tizi.

    ma come mai il sistema 'ebreo' americano praticamente - salvo per i terroristi attivi
    veri e propri - lascia proliferare questi mentecatti, mentre persegue e tiene
    fuorilegge i ''giudeo-bolscevichi'' e le pantere nere (anche loro ''giudaiche'' immagino)?

  7. #7
    WARLIGHT
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    suvvia,Obama che programmi ha??? non lasciatevi concquistare dai lagnosi giornalisti mistificatori da sempre...personalmente,dopo tutta la mmerda proveniente dalla stampa mi viene da inneggiare a McCain!

 

 

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