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"Non ci faremo
comandare da un negro"
Il programma «ariano» dei suprematisti
La candidatura di Barack Obama è stata una manna per il nostro movimento». Don Black, creatore del sito Internet suprematista bianco «Stormfront», è uno dei leader dei gruppi razzisti americani che sta traendo giovamento, in termini di raccolta di adesioni come anche di fondi, dal successo politico del candidato afroamericano alla presidenza. Tanto più Obama avanza verso la Casa Bianca, tanto più i suprematisti sentono crescere la loro forza, con un’inversione di tendenza rispetto al forte declino registrato a partire dalla fine degli Anni Settanta. Non a caso Jeff Schoep, capo del movimento nazionalsocialista americano, parla di «un crescente interesse per le nostre attività» coinciso con la campagna elettorale che ha visto Obama duellare prima con Hillary Clinton e poi con John McCain.
I dati raccolti dagli investigatori dell’Fbi e dai ricercatori del «Southern Poverty Law Center» di Montgomery, in Alabama, concordano nell’indicare non solo un aumento del numero di iscritti ma anche un proliferare di nuovi gruppi razzisti: oggi sono stimati in circa 900 con un aumento del 5 per cento rispetto a due anni fa e un totale di militanti che supera le 50 mila anime. Per ricostruire cosa è avvenuto negli ultimi mesi basta ascoltare Schoep: «Le politiche di apertura agli immigrati e la candidatura di Barack Obama ci stanno aiutando molto, la nostra nazione si sta trasformando, l’inglese scompare perché viene sostituito dallo spagnolo e gli Stati Uniti d’America stanno diventando un grande ghetto del Terzo Mondo», che potrebbe presto essere guidato dal primo presidente afroamericano della Storia.
Una delle conseguenze del boom di popolarità dei suprematisti, che accusano il governo federale di essere eterocontrollato da un «complotto sionista», è l’apertura da parte del movimento nazionalsocialista di nuove sedi in 38 Stati. Secondo il «Center» dell’Alabama, guidato da Mark Potok, si tratta di un fenomeno molto diverso dai razzisti bianchi che sfilavano con i cappucci bianchi del Ku Klu Klan degli Anni Cinquanta e Sessanta. «La novità di questi nuovi gruppi razzisti sta nel fatto che si aprono alla classe media - si legge in un rapporto del Poverty Center - organizzano eventi sociali e si trasformano in punti di incontro dove gli iscritti e i militanti non indossano cappelli bianchi ma vestiti normali, come tutti gli altri cittadini».
Fra gli Stati dove si è registrato il maggior incremento di questi gruppi c’è la Pennsylvania, teatro fra il 2000 e il 2007 dell’aumento del 41 per cento della popolazione di immigrati ispanici.La tesi dei separatisti bianchi è che l’aumento degli immigrati ha portato ad un’impennata di microcriminalità e così in piccole località come Shenandoah sono state organizzate ronde di volontari per pattugliare le strade dopo il tramonto, sostituendo di fatto la polizia. «Bisogna prevenire i crimini commessi dai clandestini e dai trafficanti di droga» si leggeva in uno dei volantini di reclutamento. «Siamo di fronte ad un fenomeno nuovo - ha spiegato a Usa Today Ann Van Dyke, titolare della commissione Diritti Umani della Pennsylvania - perché questi nuovi razzisti parlano la lingua della gente comune, invocano la sicurezza per i nostri bambini e si incontrano non in eventi semiclandestini come facevano gli skinheads bensì in luoghi pubblici, come le librerie cittadine».
In questi ambienti l’ostilità nei confronti del senatore dell’Illinois è dilagante. Solo nel sito «Stormfront» oltre trecento persone hanno lasciato dei messaggi inneggianti alla necessità di dar vita ad una «rivoluzione bianca» per impedire di far arrivare alla Casa Bianca un presidente afroamericano determinato «a portarci via i nostri fucili».
Noto molte analogie con le "ronde padane" nostrane.......chissa come mai