Risultati da 1 a 10 di 10
  1. #1
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    Question Dibattito: il rischio di essere fraintesi. Come mai?

    In una discussione che poteva avere un certo interesse da parte mia (Materiali dibattito destra-sinistra: De Benoist, Tarchi...), sul forum di Destra Radicale, c'è un utente che ha espresso il commento che vi riporto poco sotto, che spiega molto bene, secondo me, la percezione che gli altri hanno di Preve e La Grassa.

    Bhè se oggi Preve dialoga tranquillamente con De Benoist e troviamo allo stesso tavolo Giulietto Chiesa e Franco Cardini, e il Prof La Grassa si rifà alle posizioni euroasiatiche ed anti-imperialiste di Terracciano e Dughin insomma forse la Meta-politica sta arrivando a quello nuove sintesi che mancano alla politica stessa. (grassetto mio, n. d. Outis)

    E' ovvio che se gli eredi della " sinistra tentazione fascista " trovassero nel campo del sinistrismo internazionalista la fine dell'anti-fascismo le cose sarebbero più semplici.

    Il fatto è che ci sono in Italia troppi anti-fascisti ed anti-comunisti mentre mancano all'appello gli eredi sani di un fascismo e un comunismo in chiave post-moderna . In quanti siamo pronti a raccogliere la sfida ?


    Il post è questo: http://www.politicaonline.net/forum/...8&postcount=21

    Ora, mi pare che il rischio di essere fraintesi ci sia eccome...vorrei cercare di capire il perché, secondo voi.

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Ora, mi pare che il rischio di essere fraintesi ci sia eccome...vorrei cercare di capire il perché, secondo voi.
    Ovviamente voi sapete , per esperienza diretta, quanto questo terreno sia scivoloso. Io, non sono per niente d'accordo con voi sul superamento della dicotomia destra-sinistra, ma riconosco alle vostre posizioni e a quelle di Preve o La Grassa grande dignità culturale e politica.
    Non credo che il vostro approccio teorico sia ambiguo,anzi.
    Ma la confusione sotto il cielo è grande e la situazione non è eccellente.
    Evidentemente per alcuni pasticcioni della destra radicale è comodo credere che il superamento della dicotomia destra -sinistra altro non sia che l'aggiornamento dell' eterno mito del fascismo rosso.
    Ieri Evola e Mao oggi De Benoist e il povero Chavez.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da saitnt just Visualizza Messaggio
    Ovviamente voi sapete , per esperienza diretta, quanto questo terreno sia scivoloso. Io, non sono per niente d'accordo con voi sul superamento della dicotomia destra-sinistra, ma riconosco alle vostre posizioni e a quelle di Preve o La Grassa grande dignità culturale e politica.
    Non credo che il vostro approccio teorico sia ambiguo,anzi.
    Ma la confusione sotto il cielo è grande e la situazione non è eccellente.
    Evidentemente per alcuni pasticcioni della destra radicale è comodo credere che il superamento della dicotomia destra -sinistra altro non sia che l'aggiornamento dell' eterno mito del fascismo rosso.
    Ieri Evola e Mao oggi De Benoist e il povero Chavez.
    Grazie, davvero!

    Il fatto è che il superamento della dicotomia destra/sinistra, così come è stato elaborato e sviscerato da Preve e da La Grassa, tutto è tranne un impantanamento in posizioni del tipo estrema destra + estrema sinistra. E questo è stato più e più volte dibattuto, scritto e sostenuto in tutte le situazioni.

    Però, e qui sta il mio dubbio, non vorrei che la confusione fosse ingenerata proprio ad hoc, per non permettere l'evoluzione di un pensiero sostanzialmente comunista, ma declinato in maniera diversa dal solito...

    A proposito del dibattito sulla dicotomia, a parte i partiti (anche di sinistra), mi pare che la maggior parte dei gruppi politici comunisti ormai abbiano superato questa dicotomia storica, al di là, certamente, delle differenze che ci sono e rimangono, a destra come a sinistra. Nessuno nega che ci siano ancora delle differenze tra i due schieramenti, ma non sono più tali e tante da poter rappresentare due idee del mondo, due visioni politiche ed economiche così differenti.

  4. #4
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    La discussione è molto interessante e pone senza vittimsmo un problema che è innegabile. Io purtroppo questi giorni sto a cartoni a causa dell'influenza per cui più di tanto non riesco a dilungarmi nello scrivere. Comunque io sono convinto che in parte questo essere fraintesi parta dal problema che l'area comunista si è cristallizzata (mica tanto poi quella dei grandi partiti istituzionali quanto quella dei gruppuscoli extraparlamentari e del movimento) sull'idea che ci sia un costante pericolo di infiltrazione di elementi provocatori della estrema destra. Ora questo pensiero aveva una sua validità o comunque una sua giustificazione proprio rispetto al periodo in cui l'extraparlamentarismo ed il movimentismo comunista e antimperialista aveva numeri e qualità significativi, in cui vi era in atto una guerra fredda internazionale per di più. Oggi considerando come è la attuale realtà di tutta l'area sia a livello locale che nazionale che di tutto il centro capitalista direi che una simile fobia andrebbe quantomeno ridimensionata. Inutile che l'area attualmente si sopravvaluti: non facciamo per il momento paura a nessuno, anzi direi che come più volte si è detto siamo in una fase di resistenza nemmeno tanto facile. A questo aggiungerei la sostanziale superficialità dei "militanti" dell'area tutta in genere di analizzare le teorie ed i discorsi tenendo non dico seperati ma nel giusto piano di differenziazione l'analisi filosofica-culturale, quella teorico-politica e quella di prassi di base. Tutto viene messo nello stesso calderone indistintamente e senza approfondire. Con un presupposto simile diventa facile poi per chi pretende di dire la sua vedere nell'espressione generica "superamento della dicotomia destra-sinistra" una voglia di creare un connubio tra due aree contrapposte.

  5. #5
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    Mi pare un'ottimo argomento, Sandinista. E' importante non sopravvalutarsi.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Mi pare un'ottimo argomento, Sandinista. E' importante non sopravvalutarsi.
    Sì anche perchè sopravvalutarsi è difficile in questa fase. Siamo al minimo storico nella storia repubblicana per tutta la sinistra anticapitalista in qualsiasi declinazione e accezione. Dai Carc a Casarini, dall'ex autonomia di classe al Pdci.
    Fatta questa premessa, personalmente credo che degli spazi politici si riaprano per diversi motivi. Prima di tutto per una ragione strutturale, la crisi finanziaria cambierà gli assetti di potere sia a livello internazionale, si inizia a profilare la crisi dell'egemonia americana, sia a livello interno con lo sconvongimento degli equilibri economici. In questo scenario si riapre anche uno spazio per le classi subalterne. Non credo che le lotte dei migranti o dei lavoratori dell'istruzione punbblica possano essere liquidate come corporative.
    Credo anzi che lo sciopero del 17 Ottobre (con tutti i limiti del sindacalismo di base) sia una lotta dalla portata generale.
    Infine, ma non ultimo, la dissoluzione della cd sinistra radicale apre uno spazio politico enorme per chi abbia delle cose da dire.
    Sulla dicotomia destra-sinistra,evidentemente e per fortuna, non esiste uno spazio politico che vada da Nerozzi e Angius ad Outis e Sandinista.
    Anche a livello internazionale la differenza tra Brown e Cameron è risibile.
    Il problema non è questo ,ovviamente.
    Superare la dicotomia destra-sinistra è rischioso per motivi diversi. La distinzione destra-sinistra nasce con la rivoluzione francese. Non è un caso che Lenin si rappresentasse come un giacobino e raffigurasse i menscevichi nei panni dei girondini.Si rischia di archiviare definitivamente la possibilità stessa delle rotture rivoluzionarie, pensare che il conflitto tra dominanti e dominati sia un conflitto secondario e credere che il conflitto strategico sia quello all'interno delle classi dominanti.
    Dentro la catastrofe economica e ambientale che ci aspetta credo sia necessario elaborare un'idea di libertà non liberale, comunitaria ma non autoritaria. Questa idea di libertà non ha molto da spartire con la fraternitè giacobina e con le tradizioni del movimento operaio?

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Mi pare un'ottimo argomento, Sandinista. E' importante non sopravvalutarsi.
    Sì anche perchè sopravvalutarsi è difficile in questa fase. Siamo al minimo storico nella storia repubblicana per tutta la sinistra anticapitalista in qualsiasi declinazione e accezione. Dai Carc a Casarini, dall'ex autonomia di classe al Pdci.
    Fatta questa premessa, personalmente credo che degli spazi politici si riaprano per diversi motivi. Prima di tutto per una ragione strutturale, la crisi finanziaria cambierà gli assetti di potere sia a livello internazionale, si inizia a profilare la crisi dell'egemonia americana, sia a livello interno con lo sconvongimento degli equilibri economici. In questo scenario si riapre anche uno spazio per le classi subalterne. Non credo che le lotte dei migranti o dei lavoratori dell'istruzione punbblica possano essere liquidate come corporative.
    Credo anzi che lo sciopero del 17 Ottobre (con tutti i limiti del sindacalismo di base) sia una lotta dalla portata generale.
    Infine, ma non ultimo, la dissoluzione della cd sinistra radicale apre uno spazio politico enorme per chi abbia delle cose da dire.
    Sulla dicotomia destra-sinistra,evidentemente e per fortuna, non esiste uno spazio politico che vada da Nerozzi e Angius ad Outis e Sandinista.
    Anche a livello internazionale la differenza tra Brown e Cameron è risibile.
    Il problema non è questo ,ovviamente.
    Superare la dicotomia destra-sinistra è rischioso per motivi diversi. La distinzione destra-sinistra nasce con la rivoluzione francese. Non è un caso che Lenin si rappresentasse come un giacobino e raffigurasse i menscevichi nei panni dei girondini.Si rischia di archiviare definitivamente la possibilità stessa delle rotture rivoluzionarie, pensare che il conflitto tra dominanti e dominati sia un conflitto secondario e credere che il conflitto strategico sia quello all'interno delle classi dominanti.
    Dentro la catastrofe economica e ambientale che ci aspetta credo sia necessario elaborare un'idea di libertà non liberale, comunitaria ma non autoritaria. Questa idea di libertà non ha molto da spartire con la fraternitè giacobina e con le tradizioni del movimento operaio?

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da saitnt just Visualizza Messaggio
    Superare la dicotomia destra-sinistra è rischioso per motivi diversi. La distinzione destra-sinistra nasce con la rivoluzione francese. Non è un caso che Lenin si rappresentasse come un giacobino e raffigurasse i menscevichi nei panni dei girondini.Si rischia di archiviare definitivamente la possibilità stessa delle rotture rivoluzionarie, pensare che il conflitto tra dominanti e dominati sia un conflitto secondario e credere che il conflitto strategico sia quello all'interno delle classi dominanti.
    Attenzione! Questo è ciò che scrive La Grassa, non ciò che abbiamo sostenuto noi. Senza che sto a ripetere cose già dette meglio da altri, quando hai modo dai un'occhiata all'articolo di Preve Sinistra e Destra. Tradizione, identità, appartenenza, esaurimento, superamemto che uscì su Comunitarismo. Secondo me, anche se è "vecchio", chiarisce il punto.

    Dentro la catastrofe economica e ambientale che ci aspetta credo sia necessario elaborare un'idea di libertà non liberale, comunitaria ma non autoritaria. Questa idea di libertà non ha molto da spartire con la fraternitè giacobina e con le tradizioni del movimento operaio?
    Senza alcun dubbio! Infatti, quando si parla di superamento, ci si riferisce all'epoca attuale, al caso particolare italiano - in primis! -, al cambio di strategia da parte delle classi dominanti.

    Poi, è chiaro che permangano varie cose che vanno attribuite a sinistra o a destra. Un po' come la canzone - abbasso il livello del dibattito - di Gaber, no? Ci sono cose che rimangono di sinistra (i motti giacobini, le tradizioni del movimento operaio, etc.), come altre che rimangono di destra (la ricerca dell'ordine attraverso i militari, la mancanza di interesse rispetto ai problemi economico-sociali delle classi subalterne, etc.).

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Outis Visualizza Messaggio
    Attenzione! Questo è ciò che scrive La Grassa, non ciò che abbiamo sostenuto noi. Senza che sto a ripetere cose già dette meglio da altri, quando hai modo dai un'occhiata all'articolo di Preve Sinistra e Destra. Tradizione, identità, appartenenza, esaurimento, superamemto che uscì su Comunitarismo. Secondo me, anche se è "vecchio", chiarisce il punto.
    Poi, è chiaro che permangano varie cose che vanno attribuite a sinistra o a destra. Un po' come la canzone - abbasso il livello del dibattito - di Gaber, no? Ci sono cose che rimangono di sinistra (i motti giacobini, le tradizioni del movimento operaio, etc.), come altre che rimangono di destra (la ricerca dell'ordine attraverso i militari, la mancanza di interesse rispetto ai problemi economico-sociali delle classi subalterne, etc.).
    Senza offesa, ma di Preve ho letto anche alcuni libri non solo gli articoli su Comunitarismo. Conosco anche le differenze con La Grassa che non sono solo politiche, ma evidentemente hanno a che fare con una diversa impostazione filosofica , brutalmente althusserismo contro hegelo-marxismo.
    Il riferimento a dominanti vs dominati che ho fatto era per segnalare il rischio nascosto dietro alcune impostazioni non direttamente alle vostre posizioni, la doccia di sinistra di Gaber non c'entra niente.
    La sinistra nel '900 è stata la capacità di tenere insieme classi subalterne e politica attraverso un'idea di libertà che i liberali definiscono "positiva" in opposizione a quelle che loro definiscono libertà negative.
    Sarà paradossale ma da questo punto di vista mi sembrano di sinistra Gramsci e il Dimitrov dei fronti popolari, Lenin e Chavez.
    In definitiva e per non tediarvi ulteriormente la questione non è solo terminologica ma anche strategica.
    Potrei sbagliarmi ma, nella vostra impostazione, il conflitto capitale-lavoro non è centrale , non solo dal punto di vista del conflitto antimperialstico vi interessa più la natura oggettivamente antiimperialistica di un paese e non la sua natura sociale e politica.
    Io non sono d'accordo, e l'interesse per l'esperimento di Chavez (senza illusioni) è dovuto anche alla sua natura socialmente avanzata , alla capacità di tessere alleanze politiche nel sud-america.
    Insomma il Venezuela non è l'Iran, e lo dico senza nessun disprezzo eurocentrico ma con la necessità di distinguere. Per evitare una notte in cui tutte le vacche sono grigie.

  10. #10
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    OMNIA SUNT COMMUNIA

    "e il Prof La Grassa si rifà alle posizioni euroasiatiche ed anti-imperialiste di Terracciano e Dughin"

    Chi ha scritto questo passaggio, o non ha capito un cazzo di quello che dice LG, o è in mala/fede, insomma ci provano sempre!

    ARDITI NON GENDARMI

 

 

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