Obama ha già vinto. Ecco quel che accadrà
Ieri Barack Obama ha vinto il suo secondo dibattito, quello che a rigore doveva metterlo più in difficoltà. Ma il candidato democratico ha già vinto e da un pezzo le prossime elezioni presidenziali. Una vittoria che non si preannuncia come le ultime sul filo di lana, ma addirittura "a valanga", avendo Obama in pugno quegli stati in bilico che decidono la partita. Niente "too close to call", dunque, ma "landslide".
Questo è quanto ci dice l'informatissimo Christian Rocca, dalle pagine del Foglio e sul suo blog Camillo. Rocca è un commentatore pro-McCain e le sue analisi sempre accurate e obiettive. Dunque, amici conservatori, abbandoniamo le ultime speranze, e prepariamoci - a meno di un miracolo improbabile - ad una prossima presidenza democratica.
Anzi, prepariamoci sin d'oggi a ragionare come se Obama fosse già Presidente degli Stati Uniti. Quali saranno le sue prossime mosse? Che succederà al Partito Repubblicano? Bush verrà incriminato per aver mentito alla nazione sull'Iraq? Ed ancora: che succederà del movimento conservatore? I neocon proveranno a dialogare con i liberals della nuova amministrazione? I paleocon cercheranno di riconquistare il partito repubblicano?
Queste domande sono al momento senza risposta. Possiamo però, nel nostro piccolo, prevedere sin d'ora ciò che accadrà in Italia e nel mondo da qui ad un mese.
La vittoria di Obama verrà salutata da tutti i quotidiani nazionali e internazionali con squilli di tromba e rulli di tamburo. Lenzuolate di pagine e foto in technicolor. E' tornato il sogno americano! Buongiorno America! (i titoli già pronti per la mancata elezione di Kerry torneranno tutti buoni, vedrete, così come le analisi post-voto di quattro anni fa). In prima fila, da noi, Repubblica e il Corsera, con il resto a seguire. Il Giornale Berlusconiano si aggiungerà al coro mantenendo un istituzionale profilo bipartisan, mentre Libero si disinteresserà snobisticamente dell'evento dedicandovi soltanto la mezza pagina degli esteri.
I media di tutto il mondo copriranno l’evento con ampi servizi giornalistici. Si farà ampio uso della propaganda politicamente corretta che applaudirà alla vittoria dei "buoni" e all'allontanamento nelle tenebre delle orde del male. E' la prova che c'è un disegno superiore che guida il mondo, diranno in coro cristiano-sociali, cattocomunisti e terzomondisti. Famigia Cristiana dedicherà la copertina. Altri istant-books verranno preparati per l'ingordigia liberal, mai sazia di rileggere i prodigi del primo presidente USA “colored” e i motivi della rinascita delle politiche liberal.
La sinistra italiana, Veltroni in testa, cavalcherà per settimane l’onda lunga obamiana. Ripeteranno che sono "contro tutti i conservatorismi" e che i progressisti vincono sui fallimenti delle destre. Già, perché se il piano Paulson non funziona in fretta, ad andare giù non sarà solo McCain (di cui ci dimenticheremo presto tutto, in primis la scialbissima campagna elettorale) ma tutta la destra in quanto tale. I Repubblicani verranno ritenuti colpevoli, dopo l’Iraq, anche del fallimento economico. Si dirà: la destra è a favore del liberismo, il liberismo ha fallito, dunque la destra è finita. Questo sarà il ragionamento che faranno, e Veltroni lo sta già impostando. Si riparlerà di New Deal, di Stato forte e regolatore, tutti i politici di peso diranno di non aver mai avallato il capitalismo selvaggio, e così i fautori del laissez faire torneranno ad essere quel residuo di cui parlava l’anarchico Nock ai tempi dell’odiato Roosevelt. Martino, scomparso già dalla scena, ne approfitterà per scomparire ancor di più, mentre Tremonti dirà che il Popolo della Libertà non è mai stato Thatcheriano, che lui ha scritto un libro contro il Thatcherismo, che non è mai stato conservatore, e che i “popolari e i riformisti” al seguito di Berlusconi hanno le stesse idee economiche di Obama e dei Democrats. Giuliano Ferrara col Foglio cercherà di barcamenarsi come sempre, ma terrà aperte le sue pagine alla crisi annunciata dei Repubblicani. Il futuro partito berlusconiano sarà inevitabilmente segnato dalla vittoria di Obama e dalla crisi del liberismo economico, ragion per cui si guarderà bene dal seguire tale rotta, con gaudio degli alleanzini, dei popolari e dei socialisti. Ovvero di tutti. La Lega continuerà, con Bossi, a dire che “anche nel comunismo c’è del buono”, e si preoccuperà solo di federalismo e di immigrati.
Ci attenderanno due-tre mesi di sbornia democratica e progressista. Gonfieranno il petto tutti i “nani” e le “ballerine” che dicono di amare l’America, confondendola però con New York e la California. I conservatori pro-USA dovranno nascondersi anche dai fischi e i lazzi della riemergente destra sociale divenuta in pianta stabile governativa. Il bushismo verrà occultato sapientemente e a destra si dirà in coro di non aver mai avallato la guerra irachena. Qualcuno citerà con orgoglio Papa Giovanni Paolo II e il suo grido “Mai più guerre!”, risuonato a destra non meno che a sinistra.
I neocon nostrani si mimetizzeranno rispolverando le loro vecchie frequentazioni con la sinistra, dicendo di non essere mai stati conservatori ma solo avversari fieri dell’islamofascismo. Avverrà dell’altro, prevedibilmente di segno negativo per i poveri conservatori filoamericani, ricacciati nell’isolamento e tenuti a bada dalle nuove guardie svizzere dell’Obamismo politicamente corretto.
Ci avviamo forse in una nuova fase del pensiero unico, che prevede l’avvento di un nuovo connubio di forze nazionali e sociali, postcomunisti e postfascisti insieme sotto le insegne del nazionalismo economico e dell’internazionalismo. L’Occidente cercherà di trovare una via unitaria alla crisi ed il nuovo nemico sarà il razzismo, che si alimenterà della vittoria di Obama facendo strage in quel che rimarrà della destra. Quest’ultima infatti non scomparirà ma tornerà alle sue origini novecentesche, al nazional-populismo aggressivo e protestatorio. Il progressismo demo-liberale avrà in essa il suo nemico più congeniale e torneranno di moda archi costituzionali e persecuzioni giudiziarie.
Tutto ciò è un incubo che potrebbe rivelarsi possibile, la domanda è: i conservatori sono preparati ad affrontarlo?
Florian