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    Predefinito Precari all'asta su eBay. Occupato il Cnr

    Rivolta contro l'emendamento del disegno di legge che abolisce la procedura
    di stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione
    Ricercatori in rivolta, assedio al Cnr
    E in mille "all'asta" su eBay

    ROMA - Manifestazioni e proteste contro l'emendamento Brunetta "ammazza precari" del disegno di legge che abolisce la procedura di stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione. Nel Lazio si sono mobilitati all'Ispra, dove sindacati e precari hanno occupato la sede delle presidenze ex Apat e ex Icram e all'Ingv, dove l'assemblea unitaria con i 400 precari che rischiano il lavoro ha proclamato lo stato di agitazione generale del settore. Ma anche all'Inaf, al Cnr e all'Isfol, dove sono 300 i lavoratori che rischiano il posto. Ma anche all'Enea e all'Istat, spiega la nota sindacale, sono in atto iniziative di mobilitazione dei precari. "Tutti chiedono di fermare il Governo nella scellerata intenzione di mettere per strada lavoratori che da anni, senza prospettive di carriera, con retribuzioni da fame, precari per legge, fanno ricerca o la supportano e permettono di dire che la produttività del settore è tra le più alte d'Europa", conclude la nota della Flc-Cgil del Lazio.
    'occupazione del Cnr. Oggi pomeriggio a Roma ricercatori e precari hanno occupato la presidenza del CNR, il Consiglio Nazionale della ricerche. Una biologa, che ha voluto rimanere anonima (che ha fatto il concorso per ottenere almeno un contratto da amministrativa per avere un contratto a tempo determinato) ha raccontato come sono andate le cose.

    "I precari hanno occupato la presidenza del Cnr. E' stata chiesta una presa di posizione da parte del presidente. Ora il presidente e i rappresentati dei sindacati e una delegazione sono chiusi a discutere". E la biologa-amministrativa continua: "I precari chiedevano almeno che venissero confermati e prolungati i contratti a tempo determinato". La rivolta di oggi pomeriggio dei precari del Cnr è stata un'iniziativa dei sindacati: questa mattina è girata una e-mail che avvertiva di presentarsi ad un'assemblea alle 14,30.

    Agitazione anche per i dipendenti Infn. Intanto anche i dipendenti dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) sono in agitazione permanente. Alla manifestazione - si apprende in una nota dei sindacati - aderiscono Cgil, Cisl, Uil, rappresentanti del personale dei Laboratori Nazionali di Frascati dell'Infn e il coordinamento dei precari degli stessi Laboratori.

    Con l'emendamento 37 bis al disegno di legge 1441, approvato il 26 settembre scorso nell'Infn - si legge nella nota - "sparisce il 30% del personale", con "250 posti di lavoro in meno subito e nessuna nuova assunzione per assorbire altri 350 precari nei prossimi quattro anni". Il provvedimento per i sindacati è "un atto gravissimo con il quale si colpisce uno dei settori di punta della ricerca italiana" e "va esattamente contro il criterio di meritocrazia sostenuto dal governo". Il taglio, osservano, "si abbatte su lavoratori di altissimo profilo che, con la loro passione, il loro lavoro e la loro professionalità hanno consentito all'Italia di avere un ruolo da protagonista nelle attività di ricerca di punta in ambito internazionale".

    Precari in vendita su eBay. E intanto, c'è chi ha trovato un modo diverso per protestare contro emendamento al ddl 1441. Sono oltre mille i lavoratori che hanno deciso di mettersi all'asta su eBay con aste a partire da un centesimo di euro. Lavorano in cinque diversi istituti di ricerca: Istituto Superiore di Sanità, Istituto Nazionale di Economia Agraria, Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione, Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente, Consiglio di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura. Sono il fiore all'occhiello della ricerca pubblica in Italia. "Visto che i Ministri Brunetta, Sacconi e Tremonti mettono per strada migliaia di precari e la stessa ricerca pubblica italiana, da oggi chi vorrà potrà tentare di aggiudicarsi le prestazioni altamente professionali degli ormai quasi ex precari degli enti di Ricerca" dichiara Claudio Argentini della segreteria dell'USI RdB Ricerca.

    Per trovarli basta navigare sul sito di eBay nella categoria oggetti stravaganti. E come "oggetti" si mettono in vendita in cinque diverse inserzioni, una per ciascun istituto, per raccontare la propria vita, le proprie competenze e la paura di rimanere senza un lavoro. L'asta scadrà il 7 ottobre giorno in cui è prevista una manifestazione presso il Ministero della Funzione Pubblica e momento in cui, come nella tradizione di eBay, sarà possibile ritirare la merce.
    (30 settembre 2008)
    http://www.repubblica.it/2008/09/sez...i-precari.html

    Ps: giovedì guardate "Anno zero".

  2. #2
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    RICERCA: FLC-CGIL, MOBILITAZIONE LAVORATORI NEL LAZIO


    (AGI) - Roma, 30 set. - Crescono nel Lazio le iniziative contro l'emendamento Brunetta "ammazza precari": numerose sono infatti quelle poste in essere negli enti pubblici di ricerca. Lo si legge in una nota della Flc-Cgil del Lazio in cui si elencano le aziende dove sono in corso o stanno per esserlo le diverse iniziative di protesta e di mobilitazione: all'Ispra dove sindacati e precari hanno occupato la sede delle presidenze ex Apat e ex Icram; all'Ingv, dove l' assemblea unitaria con i 400 precari che rischiano il lavoro, ha proclamato lo stato di agitazione generale del settore; all'Inaf, al Cnr e all'Isfol, dove sono 300 i lavoratori che rischiano il posto, assemblee e stato di agitazione. Ma anche all'Enea e all'Istat, precisa la nota sindacale, sono in atto iniziative di mobilitazione dei precari. "Tutti chiedono di fermare il Governo nella scellerata intenzione di mettere per strada lavoratori che da anni, senza prospettive di carriera, con retribuzioni da fame, precari per legge, fanno ricerca o la supportano e permettono di dire che la produttivita' del settore e' tra le piu' alte d'Europa", conclude la nota della Flc-Cgil del Lazio. (AGI
    http://www.agi.it/research-e-svilupp...11184-art.html
    )

  3. #3
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    Ecco il link per comprare precari della ricerca su eBay

    http://shop.ebay.it/?_from=R40&_trks...All-Categories

  4. #4
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    Docenti e presidi hannio lanciato una raccolta di firme contro i tagli del governo
    Da Asor Rosa a Bevilacqua, da Curi a Vattimo: "Ricerca a rischio e in mano ai privati"
    Dagli atenei l'appello ai rettori
    "Bloccare l'anno accademico"
    di VALENTINA CONTE

    Bloccare l'inaugurazione dell'anno accademico. In tutte le università italiane. Per difendere la ricerca e la qualità dell'insegnamento e fermare i tagli alle risorse già scarse decisi dalla legge 133, l'ex decreto Brunetta. L'appello c'è, e si apre all'adesione dei docenti italiani. Scritto da Piero Bevilacqua, ordinario di Storia contemporanea alla Sapienza di Roma, ha già raccolto firme eccellenti: Asor Rosa, Vattimo, Curi. Tante si vanno aggiungendo anche con la sottoscrizione online.

    I professori chiedono ai loro rettori di "raccogliere il profondo disagio e la protesta che sale dalle università e di reagire con l'energia che la gravità della situazione richiede". Contro le misure previste dalla nuova legge che di fatto cambiano in peggio il volto degli atenei: "Sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell'università sancendone l'emarginazione irreversibile nella vita del Paese".

    "Il provvedimento del governo accompagna l'università alla catastrofe - dice Bevilacqua - tagliando del 20 per cento il turn over e permettendo la trasformazione degli atenei in fondazioni. Un suicidio". In pratica, ogni cinque docenti pensionati ne entrerà solo uno nuovo. E con la maggioranza semplice, il rettore potrà deliberare il passaggio da università pubblica a ente privato.
    "Un Paese senza ricerca e in mano ai privati dove va? - prosegue Bevilacqua - Un disastro per tutti. Gli ordinari entrano a sessant'anni. Assurdo. I nostri giovani migliori fuggono via. I dottorandi zampettano tra articoletti e ricerchine, senza prospettive perché senza ricambio. In attesa di concorsi e soprattutto di grandi progetti". A preoccupare è il fiato corto, quel "vivere nel breve periodo ossessivo e distruttivo che non porta da nessuna parte". E quell'idea, dannosa, di privatizzare l'istruzione, "con l'ateneo classista, chiuso ed esclusivo, e piegato alle piccole utilità di privati poco interessati alla ricerca vera".
    http://www.repubblica.it/2008/09/sez...o-docenti.html

  5. #5
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    Il testo dell'appello.

    Appello ai magnifici Rettori
    delle Università italiane

    I sottoscritti docenti di varie Facoltà e Università italiane protestano vibratamente contro i recenti provvedimenti governativi varati con la Legge 133 del 6 agosto 2008. Come già hanno denunciato molti Dipartimenti, Facoltà, gruppi di docenti, si tratta di misure che sottraggono risorse alla ricerca, riducono il personale docente e amministrativo, restringono lo spazio vitale dell'Università sancendone l'emarginazione irreversibile nella vita del Paese.

    La riduzione al 20% del turnover delle unità del personale non significa soltanto uno sfoltimento senza precedenti di tante discipline specialistiche in cui la cultura italiana primeggia nel mondo. È tutto il processo di rinnovamento del corpo docente italiano - gravato da una anzianità elevata - ad essere compromesso per i decenni a venire. A tanti nostri valentissimi giovani l'avvenire nella ricerca e nell'insegnamento viene definitivamente precluso.
    Il principio della convertibilità della Università in fondazioni private - sancito dall'art. 16 della Legge - costituisce senza dubbio il più grave attacco mai condotto contro l'autonomia e il futuro stesso dell'Università italiana. Non viene soltanto auspicata la ritirata dello Stato dalle sue funzioni storiche nel garantire la formazione superiore e la riproduzione delle sue classi dirigenti. È un progetto velleitario, imitazione tardiva di una stagione ideologica oggi in rovina nel Paese stesso in cui essa è nata. Trasporre l'esperienza delle Università private americane in Italia - un Paese nel quale lo Stato ha dovuto sostituire il capitale di rischio per realizzare lo sviluppo industriale - significa in realtà condannare tanto le Università pubbliche che private a un sicuro destino di irrilevanza. Con quali conseguenze per la collocazione dell'Italia nell'economia- mondo attuale è facile immaginare.

    I docenti qui sottoscritti chiedono pertanto ai Magnifici Rettori di raccogliere il profondo disagio e la protesta che sale dalle Università e di reagire con l'energia che la gravità della situazione richiede, bloccando l'apertura del prossimo anno accademico in tutto il Paese. Si utilizzi la data di inaugurazione per una riflessione generale sul destino delle nostre università

    Piero Bevilacqua, Università di Roma La Sapienza
    Mario Alcaro, Università della Calabria
    Raffaele Perrelli, Università della Calabria
    Alberto Asor Rosa, Università di Roma La Sapienza
    Gianni Vattimo, Università di Torino
    Fulvio Tessitore, Università di Napoli,
    Umberto Curi, Rettore Università di Padova
    Giovanni Polara, Università di Napoli
    Pietro Barcellona, Università di Catania
    Francesco Benigno, Università di Teramo
    Angelo D'Orsi, Università di Torino
    Claudio Natoli, Università di Cagliari
    Giorgio Inglese, Università di Roma La Sapienza
    (2 ottobre 2008)


    Per aderire all'appello, mandare mail a
    giuseppecantarano@libero.it

  6. #6
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    RICERCA · Oggi sit-in al ministero della Funzione pubblica
    I precari contro Brunetta: «L emendamento va ritirato»
    Stefano Milani
    ROMA

    Niente più controlli sui farmaci contraffatti o sui cibi contaminati (come il temibile latte cinese alla melanina che tanto ha allarmato in questi giorni le nostre tavole), o sui virus influenzali e sulle nuove patologie esotiche, o ancora sul vaccino contro l'aids o quelli contro le malattie esantematiche. All'Istituto superiore della sanità lanciano l'allarme: se passa l'emendamento «ammazza precari» ideato dal ministro Brunetta e inserito nella prossima finanziaria, a circa 700 lavoratori precari dell'Iss sarà dato il benservito e la salute degli italiani va a farsi benedire. Dato allarmante, ma non per il titolare della Funzione pubblica che fa spallucce e il massimo della sua magnanimità è far slittare il provvedimento di sei mesi, allungando solo l'agonia dei precari.
    Ma questo dell'Iss è solo l'ultimo di una lista lunghissima di enti pubblici a rischio paralisi, e che in questi giorni sono mobilitati contro l'emendamento che blocca la prevista stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione, università e ricerca. Ci sono i dipendenti dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), il 30% di loro rischia di restare a casa da gennaio: 250 posti di lavoro in fumo e altre 350 assunzioni bloccate per i prossimi quattro anni. E non importa se anche grazie al loro lavoro e professionalità hanno consentito all'Italia un ruolo da protagonista nelle attività di ricerca di punta in ambito internazionale, non ultima la costruzione dell'Lhc, strumento fondamentale per il proseguimento dell'indagine fisica nel mondo. A Brunetta tutto questo non interessa. Come non interessa la ricerca sulla difesa dell'ambiente dell'Ispra. «A rischio - denuncia un giovane lavoratore dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - anche il monitoraggio ambientale di coste e acque, le attività di difesa del suolo e le istruttorie per la bonifica dei siti inquinati». Dei 1500 lavoratori la metà sono precari. In particolare, a novembre scade il contratto di lavoro a 150 dipendenti a tempo determinato, nonostante abbiano maturato il diritto alla stabilizzazione avendo superato un concorso pubblico. Destino analogo spetterà anche ai ricercatori precari del Cnr. Ieri in 200 hanno occupato la sede di piazzale Aldo Moro per manifestare tutto il loro dissenso. «Solo al Cnr - dice il segretario nazionale della Uil Ricerca, Amerigo Marasci - sono 700 i precari in graduatoria per la stabilizzazione, dopo aver già sostenuto dei concorsi, e che rischiano dunque il posto; a questi si aggiungono altri 1500 precari che invece sarebbero rientrati nelle procedure di stabilizzazione con la Finanziaria del 2008». Complessivamente i posti a rischio sarebbero circa 7.000. Ma ieri è stata una giornata calda in diversi istituti di ricerca, inchiodati sotto la spada di Damocle del ministro Brunetta. All'Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) sono 300 i lavoratori che rischiano il posto, all'Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) oltre 400, così come all'Inaf (Istituto nazionale di astrofisica) che minacciano: «o il Governo ritira i provvedimenti antiprecari, o noi sospendiamo il servizio h24 di sorveglianza sismica e vulcanica (monitoraggio dell'Etna, Vesuvio e Stromboli, ndr ) per la Protezione civile». Non solo, sono pronti a «bloccare tutta la ricerca sulle nuove tecnologie energetico-ambientali previste dall'accordo di Kyoto». All'Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione) in pericolo ci sono 80 posti, quasi la metà dei dipendenti totali. In stato di mobilitazione, ormai da diversi giorni, ci sono anche i precari dell'Istat che insieme a tutti gli altri si ritroveranno oggi per il primo presidio unitario.
    L'appuntamento è per le 10 davanti Palazzo Vidoni, a corso Vittorio Emanuele a Roma, sede del ministero della Funzione Pubblica, dove insieme alle diverse sigle sindacali faranno sentire la loro voce. I manifestanti indosseranno magliette con su scritto «sono un precario a spasso». «Se si mandano a casa i precari, l'Italia si scollegherà dall'Europa e dai suoi programmi di ricerca, perché non sarà più possibile accedere a quelle risorse» dice Maura Liberatori, responsabile alla ricerca nella segreteria della Flc-Cgil del Lazio. Quello che chiedono è semplice: il ritiro immediato dell'emendamento articolo 37 bis ddl 1441 dalla Finanziaria 2008. Lo vogliono i lavoratori, lo pretendono i sindacati. «Il governo - dice il segretario nazionale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo - ha deciso di posticipare di sei mesi l'entrata in vigore dell'emendamento, che scatterà dunque dal 1 luglio 2009. Nel frattempo si effettuerà un monitoraggio sui precari della Pubblica amministrazione, università e ricerca per decidere quali far procedere alla stabilizzazione». Una misura che il leader sindacale boccia senza appello: «Diciamo no anche perché in questi mesi si creerà una situazione di estrema incertezza tra i lavoratori».
    http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano...008/art29.html

  7. #7
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    Montalcini: «Ricercatori, un capitale da tutelare»

    «Ho sentito i loro problemi, sono con loro». Così il premio Nobel Rita Levi Montalcini intervenuta ieri a margine di un congresso internazionale all'Istituto superiore della sanità. La senatrice a vita si è schierata apertamente a fianco dei lavoratori che in questi giorni sono in stato di agitazione contro l'emendamento «ammazza precari» del ministro Brunetta e inserito nella prossima Finanziaria e che mette a rischio la stabilizzazione di migliaia di lavoratori. «Formiamo giovani ricercatori di prima qualità - ha concluso la Montalcini - e dall'estero ho potuto vedere le loro capacità. Sono un capitale umano eccellente da salvaguardare».


    http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano...008/art30.html

  8. #8
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    Grazie per il rilevo.

  9. #9
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    7/10/2008 (7:27) - IL CASO
    Il taglio dei cervelli
    spreco alla rovescia

    A rischio l'istituto che vigila su terremoti e vulcani
    JACOPO IACOBONI
    INVIATO A NAPOLI
    E’ come se a un passaggio a livello dicessero al ferroviere: vai a casa, non ci sono più soldi. E alzassero la sbarra in attesa che passi il treno. Bum.

    E’ l’ultimo effetto della campagna italiana contro gli sprechi: non il taglio di soldi, il taglio dei cervelli. Accade all’Istituto di geofisica e vulcanologia, che vigila su terremoti e vulcani italiani; sostiene Science Watch che è il più prestigioso nel mondo, ma col già famoso emendamento Brunetta (il 37 bis al ddl 1441 sugli enti di ricerca) rischia - lamentano i suoi ricercatori - di non poter più continuare a svolgere il servizio di controllo per una ragione semplice: la metà delle persone che lo svolgono sono precari, e l’emendamento abolisce le graduatorie senza poter assicurare concorsi. Moltissimi di questi precari scienziati vincerebbero un concorso a titoli, se fosse fatto. Ma i precari ormai odorano tutti di fannullonismo. Se qualcuno non li ha mai assunti una ragione ci sarà.
    Questa è dunque la storia di uno spreco alla rovescia, di talenti, non di soldi, di cervello e non di base imponibile. Una piccola storia sullo spirito del tempo. Mentre Renato Brunetta sceglie Domenica In per dire alla precaria (in quel caso di un altro istituto) che «l’Isfol ti può assumere, niente può impedire la tua assunzione, io non c’entro nulla se non ti hanno assunto e sono pronto a darti una mano», all’Ingv i precari stanno valutando se sospendere i turni di controllo dei terremoti. L’istituto, altro che Alitalia o ministeri vari, non è sindacalizzato: ci vedi passeggiare ragazzi occhialuti e magari coi lunghi ricci neri in testa alla Giovanni Allevi, non sindacalisti barbuti; facce come Antonella Cirella, laureata quattro anni fa, vincitrice del più importante premio per geofisici al mondo, dell’American geophysical union.

    Insomma, non siamo a Fiumicino; anche se la sezione romana è non lontanissima. L’Ingv ha nove sezioni, tre a Roma, questa di Napoli che si chiama Osservatorio Vesuviano - funzionando con gli standard attuali, una cosa così nell’80 avrebbe di molto ridotto i danni del devastante terremoto in Irpinia -, più Catania, Palermo, Bologna, Milano-Pavia, Pisa. Ci lavorano 556 assunti, più 357 ricercatori e tecnici a tempo determinato, il quaranta per cento. Sono loro che rischiano. E poco sembra contribuire a rasserenarli il fatto che la sede napoletana si trovi accanto all’Edenlandia, il parco giochi dei bambini napoletani; né che a Roma i ricercatori riuniti ieri in assemblea provino anche l’ironia. Slogan sui manifesti: «Te trema la casetta? Chiama Brunetta».

    Racconta Luigi Improta, quarantenne napoletano nel cui curriculum ci sono anni di studio all’estero, pubblicazioni, lavori (anche coi privati, per esempio la Shell), che i 357 precari sono divisi in questo modo: 282 (tra ricercatori e tecnici) hanno un contratto a tempo determinato, 68 hanno assegni di ricerca, 7 sono co.co.co. Tra Napoli e Roma svolgono un lavoro cruciale, racconta Luigi mostrando le apparecchiature della sala di controllo dell’Ingv, dove si tengono d’occhio - tre turni al giorno, 24 ore su 24 - tutti gli eventi sismici italiani. In questo momento ci sono otto computer e tre ricercatori che li presidiano. «Se il 9 ottobre passasse l’emendamento, di fatto rischierebbe di venir azzoppata tutta la rete di segnalazioni da tutta Italia». La metà è composta da precari. Con alcuni casi esemplari.

    Lauro Chiaraluce spiega che Brunetta stabilisce un principio: non si può esser precari più di tre anni. Dopo, occorre essere assunti. Giustissimo. Il guaio è che i concorsi all’Ingv non si sono quasi fatti. E gli organici ora vengono ridotti. Esistono oltretutto situazioni limite in cui anche la retorica del tagliare a tutti i costi produce sprechi. Nel 2003 il governo Berlusconi II stanziò - all’indomani del terremoto di San Giuliano - quindici milioni di euro per potenziare la rete di controllo del centro-sud, la terra a rischio sismico più alto in Italia. Alcuni dei ricercatori che oggi rischiano furono spediti ad addestrare altri giovani fisici e geologi, in mezzo a terra e fango. Roba non molto dissimile, per senso civico, dai volontari dell’alluvione di Firenze, su cui s’è costruita la retorica di una generazione (i postsessantottini).

    L’Osservatorio di Grottaminarda, Irpinia, oggi funziona grazie a 22 di quei giovani campani. Tutti (tranne tre) precari, tutti specializzati da altri precari. Mandi a casa loro e hai speso intuilmente quindici milioni. Tra parentesi: l’Ingv nel 2007 ha pubblicato 490 saggi sulle riviste scientifiche più importanti: il 70 per cento viene da quelli che da luglio 2009 potrebbero finire a spasso.

    Barbara dice «si ricordano di noi solo quando c’è un’emergenza. Allora all’improvviso diventiamo importanti». Raffaele (Di Stefano) dice che lui, dopo quattro anni di ricerca all’estero (Svizzera), poteva scegliere se tornare o restare fuori: «Scelsi di tornare, evidentemente la scelta sbagliata». Per Sergio Vinciguerra parla il curriculum: 40 anni, quattro al Mit a Boston poi il rientro in Italia, oggi è pubblicato da Science (un po’ come aver vinto Wimbledon nel tennis, a parte i guadagni, 1600 euro al mese).

    Brunetta domani ha convocato anche Enzo Boschi al ministero. Il presidente dell’Ingv sostiene i ragazzi, ha scritto a Berlusconi, dialogato a destra e sinistra. «Voglio capire le situazioni istituto per istituto», promette il ministro. Per non trovarsi la casa subissata di chiamate, «te trema la casetta chiama Brunetta».
    http://www.lastampa.it/redazione/cms...7118girata.asp

  10. #10
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    * (1 ottobre 2008) Gli interventi del Governo su Ricerca e Università, ancora una volta in larga parte impropriamente inseriti nelle manovre di bilancio, hanno innescato una protesta che in questi giorni si sta estendendo in tutto il Paese. L'ultimo capitolo di questa politica miope e sciagurata riguarda il blocco della procedura di stabilizzazione dei precari degli Enti di Ricerca e dell'Università contenuta nel DDL 1441 in discussione alle Camere. E non sarà certo lo slittamento del blocco a luglio 2009, che sembra verrà introdotto come emendamento, a risolvere la questione.

    L'Osservatorio sulla Ricerca offre un'analisi dettagliata dei punti salienti delle politiche che il Governo ha messo in atto in questi mesi e ospita la SOTTOSCRIZIONE di un Appello al Presidente della Repubblica proposto da un gruppo di "stabilizzandi" e aperto alla sottoscrizione di tutti coloro che sono sensibili al problema. Una battaglia che consideriamo di straordinaria importanza.



    LE POLITICHE DEL GOVERNO SU UNIVERSITÀ E RICERCA PRESENTANO IL CONTO AL PAESE

    Osservatorio sulla Ricerca - 1 ottobre 2008



    Le politiche Berlusconi-Tremonti-Brunetta-Gelmini su Università e Ricerca PRESENTANO IL CONTO AL PAESE e determinano una prospettiva di futuro per l'Italia fuori dagli accordi di Lisbona, ossia fuori dalla strategia europea che ha individuato NELLA CONOSCENZA IL FULCRO CENTRALE DEL NUOVO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE.

    Riportiamo di seguito la lista dei drammatici interventi del Governo (era difficile prevedere in così pochi mesi la messa in atto di un progetto così disastroso, privo di qualunque indirizzo proveniente da una seria valutazione del sistema Università e Ricerca e senza nessuna trasparenza e confronto):

    1) Il finanziamento dell'abolizione dell’ICI sulla prima casa per le famiglie con redditi alti (per quelle con bassi redditi era già stata abolita dalla finanziaria 2008 del Governo Prodi), si basa tra gli altri sul decreto legge n. 93/2008 che ridurrà ogni anno (fino al 2013) di 467 MILIONI DI EURO il fondo statale di finanziamento ordinario delle università (taglio del 6% totale del fondo che però grava essenzialmente sulla parte comprimibile (13%): manutenzioni, utenze, etc);

    2) la legge n. 133/08 comporta una riduzione del turn-over al 20% per le università (su 5 che vanno in pensione 1 solo verrà assunto) nel periodo 2009-2013 con la seguente riduzione di finanziamento (-64 milioni-euro nel 2009, -190 milioni-euro nel 2010, -316 milioni-euro nel 2011, -417 milioni-euro nel 2012, -455 milioni-euro nel 2013). Per gli EPR si avrà una riduzione del 20% nel 2009 mentre dal 2010 al 2013 ogni unità di personale che esce potrà essere sostituita da una sola unità personale in entrata e non in base al valore economico "liberato" (un dirigente di ricerca libera un valore economico che corrisponde a più unità di personale al primo impiego).

    Sommando i soli tagli all’università provenienti da ICI e turn-over si ha che nel quinquennio 2009-2013 ci sarà una riduzione di quasi 4 miliardi di euro (circa 8.000 miliardi delle vecchie lire!!).

    3) Nella legge n. 133/08 viene inserita una norma che concede la possibilità alle università italiane di trasformarsi in fondazioni private. Sono del tutto evidenti i rischi per l’autonomia degli atenei e dei docenti oltre che per quei settori e ambiti di ricerca che non sono appetibili sul piano economico.

    Di fatto il combinato disposto – taglio indiscriminato delle risorse e possibilità di trasformazione in fondazione privata – rischia di modificare il sistema universitario nazionale in un sistema di formazione estremamente debole e con accessi differenziati in base al censo. Inoltre, senza alcun riferimento alla valutazione si selezioneranno le sedi universitarie non sulla base del loro valore didattico e scientifico ma in ragione della diversità del contesto socio economico in cui operano

    Citiamo una parte dell’articolo che lo storico Franco Cardini ha scritto per il Secolo d’Italia il 16 luglio 2008: “Il passaggio dall’Università alla Fondazione è in un certo senso epocale: sarà il passaggio da una concezione culturale e comunitaria a una patrimoniale e privatistica del sapere; da una mediocre e magari, perché no?, scalcinata Università di tutti, a una (forse) buona e (certo) più costosa università per i ricchi. Privatizzandosi, alcune università potranno salvarsi: ma in questo modo andrà una volta per tutte a farsi benedire il diritto allo studio: o meglio lo studio come diritto.”

    4) la legge 133/2008 prevede, anche per gli enti di ricerca come per le altre amministrazioni dello Stato, una riduzione della pianta organica pari almeno al 10%: questo implica per quegli enti che hanno la pianta organica al completo un gravissimo problema di blocco, aggiuntivo a quello del turn-over.

    5) infine, ma di gravità addirittura più rilevante in quanto AGGREDISCE LA PARTE PIU' DEBOLE E AL TEMPO STESSO PIU' PREGIATA PER L'INVESTIMENTO SUL FUTURO, c’è da considerare il combinato disposto tra l'articolo 49 della legge 133/2008 (che non permette l'utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'arco del quinquennio ultimo) e il 37-bis inserito nel ddl 1441 in iter d’approvazione parlamentare (che blocca la procedura delle stabilizzazioni). Il risultato è un blocco di massimo 3 anni per le forme contrattuali a tempo determinato (in enti dove la frequenza dei concorsi è scarsissima) e il licenziamento in tronco (dopo 3 mesi dall'entrata in vigore del ddl 1441) di chi aveva già ricevuto garanzie (dallo Stato!) di un percorso per andare a stabilizzare la propria attività professionale.

    INSOMMA IL QUADRO CHE EMERGE è CHIARISSIMO:

    - TAGLI ECONOMICI INSOPPORTABILI per un settore già in grave sofferenza e del tutto sottovalutato rispetto a quanto sta succedendo nel resto del mondo negli ultimi 15 anni. Tagli oltretutto del tutto indiscriminati, alla faccia di tutte le discussioni su merito e promozione delle eccellenze.

    - ABBANDONO DELLE RISORSE PIÙ PREGIATE di cui un paese oggi può godere: i giovani di talento nella ricerca scientifica. Non è un caso che in tutto il mondo i nostri giovani trovino rapidamente collocazione e si inseriscano a livelli qualificati.

    - Infine l'immagine che lo Stato fornisce di sé stesso è drammaticamente incoerente. Uno Stato (non conta la parte politica che guida in quel momento il Governo) non può garantire un percorso di acquisizione certa di diritti e immediatamente dopo tradire quella garanzia: sono in gioco tanto la reputazione delle Istituzioni quanto le stesse basi di solidità civile dei cittadini.

    L'Osservatorio sulla Ricerca su proposta di un gruppo di "stabilizzandi" si è reso disponibile a raccogliere, divulgare e promuovere un appello al Capo dello Stato perché si adoperi per sostenere una battaglia che ci pare di straordinaria importanza. La raccolta di firme riguarda ovviamente tutti coloro che sono sensibili al problema di un Paese che intende evolvere e non fermarsi e regredire.

    Cordialmente,

    Osservatorio sulla Ricerca
    http://www.osservatorio-ricerca.it/nuovo/index.php?H


 

 
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