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  1. #1
    gentiluomo di campagna
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    Predefinito La crisi dell'Antonio Merloni.

    Vista l'importanza che riveste la Antonio Merloni per l'economia delle Marche, ma anche della vicina Umbria, apro un trhead per seguire da vicino l'evoluzione della crisi aziendale.

    http://www.corriereadriatico.it/arti...DB5F60AF217237
    Antonio Merloni, ipotesi commissario


    FABRIANO - Potrebbe avere una svolta già nei prossimi giorni la vicenda riguardante la crisi della Antonio Merloni. Da indiscrezioni circolate nelle ultime ore, infatti, si starebbe andando verso il commissariamento dell'azienda ai sensi della legge Marzano, la quale si occupa dei grandi gruppi industriali in difficoltà, la stessa per intenderci utilizzata per scongiurare il fallimento del colosso Parmalat. I vertici della Antonio Merloni non smentiscono questa ipotesi, data ormai per certa e imminente anche in ambienti molto informati, limitandosi a osservare che di questa eventualità se ne parlerà in occasione di una riunione del consiglio di amministrazione, fissata per la settimana prossima”. Si andrebbe dunque verso il commissariamento, con tutto quel che comporta, naturalmente, visto che, una volta nelle mani di un commissario, l'azienda dovrà essere depurata delle parti improduttive, affinché possa continuare a stare sul mercato. Un'ipotesi che il sindacato, almeno di primo acchito, non boccia affatto, ferma restando la necessità di tenere nella dovuta considerazione determinati aspetti, come quello del numero dei lavoratori e del mantenimento dei siti produttivi fabrianesi. “La legge Marzano - sottolinea il responsabile provinciale della Fim-Cisl Guanito Morici - consentirebbe la possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali importanti. Sarebbe, almeno in questo senso, una risposta da non sottovalutare. Ovviamente, di per sé non sarebbe sufficiente, poiché bisognerebbe pure fare in modo che l'azienda abbia un futuro produttivo a Fabriano. Inoltre, un'operazione come il commissariamento potrebbe avere una ricaduta negativa anche sulla forza lavoro ed è qui che, in tal caso, dovremmo far sentire la nostra voce”. Come dire che il sindacato dei metalmeccanici è pronto a non ostacolare eventuali percorsi che tengano conto concretamente delle esigenze dei dipendenti. “Sappiamo benissimo che la Antonio Merloni ha bisogno di interventi - osserva ancora Morici - e riteniamo che nell'individuarli si ponga la massima attenzione sulla difesa dei diritti dei dipendenti, a cominciare da quello del posto di lavoro. Speriamo che qualsiasi scelta che venga intrapresa sia orientata a una ripresa produttiva dell'azienda”. Che si sia davvero giunti ad una svolta per quanto concerne la crisi della Antonio Merloni è certamente presto per affermarlo con certezza. Non v'è dubbio, tuttavia, che l'autunno che sta per entrare sarà decisivo per trovare uno sbocco ad una fase di difficoltà che si sta protraendo ormai da più di tre anni. In queste ore, i vertici dell'azienda stanno lavorando con i loro consulenti per verificare tutte le strategie possibili per uscire nella maniera più indolore da una situazione assolutamente precaria. E allora ecco che l'ipotesi del commissariamento si fa strada, se è vero che lo stesso Cda del gruppo industriale ne discuterà in una riunione prevista per la settimana prossima. E' tempo di dare risposte certe alle migliaia di dipendenti che mai come in questa circostanza vedono il proprio posto di lavoro fortemente a rischio, a causa di una congiuntura internazionale negativa.

    AMINTO CAMILLI,

  2. #2
    gentiluomo di campagna
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...CE89DA5A41A901
    Viaggio in pullman e corteo Domani tute blu a Fabriano


    FABRIANO - Assumerà un rilievo enorme la manifestazione dei lavoratori della Antonio Merloni prevista domattina in città. Per le dimensioni che la caratterizzeranno, per la massiccia partecipazione delle maestranze, confermata proprio in queste ore, per l'annunciata presenza dei sindacati nazionali, nonché per il fatto che l'iniziativa si inserisce nella fase economica e sociale più delicata che il distretto industriale e la realtà del nostro comprensorio stanno attraversando. “I lavoratori vogliono parole di chiarezza sul futuro - spiega Gianluca Possanzini (Fiom-Cgil) - parole che attendevamo già il 9 settembre scorso in occasione del vertice a Roma, ma che l'azienda non è stata in grado di dare, non riuscendo a presentare il nuovo piano industriale”. Ed è alle maestranze che guardano i sindacati dei metalmeccanici. “La manifestazione costituisce indubbiamente un momento importante - osserva Guanito Morici (Fim-Cisl) - ma più importante è l'elaborazione delle decisioni da parte dell'azienda. Chiediamo con forza che il nuovo piano industriale tenga davvero conto concretamente dei lavoratori, di chi cioè ha contribuito negli anni alle fortune della Antonio Merloni. Sappiamo che il momento è delicatissimo, ma non ci si può dimenticare adesso degli operai”. Ed ecco Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil): “Il percorso che l'azienda intraprenderà dovrà mettere fra le priorità la maggiore salvaguardia possibile dei dipendenti. E domani le maestranze sfileranno in misura massiccia (sono previsti anche tre pullman e numerose auto da Gaifana, quattro pullman da Reggio Emilia, un pullman da Matelica, molte vetture da Sassoferrato) proprio per chiedere delucidazioni su una situazione tanto grave quanto incerta”.


  3. #3
    שמע ישראל
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    Occupazione/ Fabriano,3mila in piazza per crisi Antonio Merloni

    A rischio 5mila posti lavoro. Bilancio in passivo: 36ml di euro

    postato 1 ora fa da APCOM



    Fabriano (An), 19 set. (Apcom) - Quasi tremila tra lavoratori, semplici cittadini e sindacalisti hanno raggiunto lo stabilimento dell'Antonio Merloni - azienda impegnata nel settore degli elettrodomestici e che occupa 5mila persone in tre regioni - per manifestare la loro grande preoccupazione per una crisi che si sta facendo sempre più grave. L'azienda non ha presentato il piano industriale per il rilancio, nonostante una lunga concertazione con i sindacati. E inoltre sta ricorrendo, con turnazioni, alla cassa integrazione negli stabilimenti delle Marche, dell'Emilia Romagna e Umbria.
    Il passivo - come si evince nei bilanci - è gravissimo: 37 milioni di euro per il 2007, e nei primi 6 mesi del 2008 si è già toccata quota 16milioni di euro; in linea dunque con la previsioni negative dell'anno precedente. Al corteo sono presenti sindaci di Fabriano, Gubbio, Nocera Umbra e Gualdo; gli assessori allo sviluppo delle Regioni Marche e Umbria, e i segretari regionali di Rifondazione Comunista, Stefano Vinti (Umbria) e Giuliano Brandoni. Quest'ultimi, insieme alla Fiom Cgli, sono stati tra i più attivi per far accendere i riflettori sulla questione dell'Antonio Merloni.
    La crisi aziendale della storica azienda, in particolare per i territori dell'appennino umbro che vanno da Gubbio fino a Spoleto, è una sorta di psico-dramma sul modello Alitalia: su 5 mila occupati a livello nazionale ben 2mila vengono da questa fascia. L'economia di questi territori, dopo la crisi del settore ceramico e del calzaturificio a basso costo, era sorretta dai salari proprio dell'Antonio Merloni.

  4. #4
    gentiluomo di campagna
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    http://www.corriereadriatico.it/elenco.aspx?varget=3

    “Viviamo nel terrore di perdere il lavoro”
    Tra gli operai e i sindacalisti che ieri sono scesi in piazza per la Antonio Merloni

    FABRIANO - “Non ne possiamo più. Viviamo nella paura che da un momento all'altro potremmo ritrovarci senza lavoro, quindi senza soldi, nonché, peggio ancora, senza futuro”. Il clima di preoccupazione che da molto tempo ormai caratterizza le fabbriche della Antonio Merloni lo si respirava ieri mattina in occasione della manifestazione a cui hanno dato vita Fiom, Fim, Uilm, Rsu e lavoratori, ricevendo il sostegno delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei dipendenti di altre aziende del distretto, di esponenti di varie forze politiche, dei movimenti giovanili, insomma della città nel suo complesso. Un'iniziativa imponente, se si tiene conto che oltre 3.000 persone hanno sfilato dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone fino agli uffici centrali dell'azienda, in via Profili. Più della metà dei partecipanti era costituita dalle maestranze della Antonio Merloni, basti solo pensare che sono arrivati in città cinque pullman da Gualtieri di Reggio Emilia, sette pullman e numerose auto da Gaifana, molte vetture da Matelica e da Sassoferrato. In sostanza, la pioggia che ieri è caduta senza sosta, pur creando qualche disagio, non ha impedito né frenato una manifestazione tanto attesa. Gli operai non hanno esitato a esprimere il proprio disappunto per una situazione che giorno dopo giorno sembra farsi sempre più delicata.

    “La crisi è giunta al culmine - osserva Emanuele Carotti - per cui una decisione deve essere presa in tempi brevi. Ci aspettiamo un coinvolgimento concreto delle istituzioni e l'attivazione di ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che il salvataggio dell'azienda è complicato, ma è chiaro che il fallimento deve essere evitato ad ogni costo, poiché avrebbe effetti devastanti per tutti, inclusi gli altri settori”.

    La preoccupazione si taglia a fette. “Il nostro stato d'animo è a pezzi - spiega Simone Simonetti - siamo in ansia per il posto di lavoro. Purtroppo, ogni mese il debito dell'azienda aumenta di 10 milioni di euro, ma del nuovo piano industriale ancora non si sa nulla. Dalla Merloni dipende il futuro di tante famiglie, in molti casi lavorano in questa azienda addirittura marito e moglie. E queste famiglie hanno mutui da pagare, figli da allevare. Con la cassa integrazione non si va avanti, dal momento che spesso non si lavora e si percepisce soltanto 700 euro. Una manifestazione così riuscita, comunque, ci autorizza a sperare”.

    Anche Tiziano Gubinelli parla di “forti timori, anche considerando il fatto che non siamo abituati ad affrontare situazioni così precarie. A quanto si mormora, gli esuberi saranno moltissimi e per una realtà come Fabriano sarà difficile, forse impossibile, assorbirli tutti, soprattutto in questa fase”.

    Andrea Giacobelli, operaio dello stabilimento del Maragone, afferma che “in fabbrica c'è un'atmosfera di panico, di disagio totale. Lo stabilimento è stato lasciato allo sbaraglio, non si sa chi lo gestisce, forse perchè già si sa che chiuderà entro dicembre. Ed è stato grave che i lavoratori non siano stati invitati all'incontro svoltosi di recente in Comune”.

    Ed ecco Claudia Mariani: “La preoccupazione è notevole, perché temiamo di non essere più inseriti nel mercato del lavoro. Chiediamo che nel decidere del futuro dell'azienda si tenga conto dei lavoratori. E le istituzioni cerchino di concretizzare, anziché fare soltanto i portabandiera. Molti nuclei familiari sono allo sbando e non sanno davvero come far fronte alle incombenze quotidiane”.

    AMINTO CAMILLI ,


    “Viviamo nel terrore di perdere il lavoro”
    Tra gli operai e i sindacalisti che ieri sono scesi in piazza per la Antonio Merloni

    FABRIANO - “Non ne possiamo più. Viviamo nella paura che da un momento all'altro potremmo ritrovarci senza lavoro, quindi senza soldi, nonché, peggio ancora, senza futuro”. Il clima di preoccupazione che da molto tempo ormai caratterizza le fabbriche della Antonio Merloni lo si respirava ieri mattina in occasione della manifestazione a cui hanno dato vita Fiom, Fim, Uilm, Rsu e lavoratori, ricevendo il sostegno delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei dipendenti di altre aziende del distretto, di esponenti di varie forze politiche, dei movimenti giovanili, insomma della città nel suo complesso. Un'iniziativa imponente, se si tiene conto che oltre 3.000 persone hanno sfilato dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone fino agli uffici centrali dell'azienda, in via Profili. Più della metà dei partecipanti era costituita dalle maestranze della Antonio Merloni, basti solo pensare che sono arrivati in città cinque pullman da Gualtieri di Reggio Emilia, sette pullman e numerose auto da Gaifana, molte vetture da Matelica e da Sassoferrato. In sostanza, la pioggia che ieri è caduta senza sosta, pur creando qualche disagio, non ha impedito né frenato una manifestazione tanto attesa. Gli operai non hanno esitato a esprimere il proprio disappunto per una situazione che giorno dopo giorno sembra farsi sempre più delicata.

    “La crisi è giunta al culmine - osserva Emanuele Carotti - per cui una decisione deve essere presa in tempi brevi. Ci aspettiamo un coinvolgimento concreto delle istituzioni e l'attivazione di ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che il salvataggio dell'azienda è complicato, ma è chiaro che il fallimento deve essere evitato ad ogni costo, poiché avrebbe effetti devastanti per tutti, inclusi gli altri settori”.

    La preoccupazione si taglia a fette. “Il nostro stato d'animo è a pezzi - spiega Simone Simonetti - siamo in ansia per il posto di lavoro. Purtroppo, ogni mese il debito dell'azienda aumenta di 10 milioni di euro, ma del nuovo piano industriale ancora non si sa nulla. Dalla Merloni dipende il futuro di tante famiglie, in molti casi lavorano in questa azienda addirittura marito e moglie. E queste famiglie hanno mutui da pagare, figli da allevare. Con la cassa integrazione non si va avanti, dal momento che spesso non si lavora e si percepisce soltanto 700 euro. Una manifestazione così riuscita, comunque, ci autorizza a sperare”.

    Anche Tiziano Gubinelli parla di “forti timori, anche considerando il fatto che non siamo abituati ad affrontare situazioni così precarie. A quanto si mormora, gli esuberi saranno moltissimi e per una realtà come Fabriano sarà difficile, forse impossibile, assorbirli tutti, soprattutto in questa fase”.

    Andrea Giacobelli, operaio dello stabilimento del Maragone, afferma che “in fabbrica c'è un'atmosfera di panico, di disagio totale. Lo stabilimento è stato lasciato allo sbaraglio, non si sa chi lo gestisce, forse perchè già si sa che chiuderà entro dicembre. Ed è stato grave che i lavoratori non siano stati invitati all'incontro svoltosi di recente in Comune”.

    Ed ecco Claudia Mariani: “La preoccupazione è notevole, perché temiamo di non essere più inseriti nel mercato del lavoro. Chiediamo che nel decidere del futuro dell'azienda si tenga conto dei lavoratori. E le istituzioni cerchino di concretizzare, anziché fare soltanto i portabandiera. Molti nuclei familiari sono allo sbando e non sanno davvero come far fronte alle incombenze quotidiane”.

    AMINTO CAMILLI ,



    “Viviamo nel terrore di perdere il lavoro”
    Tra gli operai e i sindacalisti che ieri sono scesi in piazza per la Antonio Merloni

    FABRIANO - “Non ne possiamo più. Viviamo nella paura che da un momento all'altro potremmo ritrovarci senza lavoro, quindi senza soldi, nonché, peggio ancora, senza futuro”. Il clima di preoccupazione che da molto tempo ormai caratterizza le fabbriche della Antonio Merloni lo si respirava ieri mattina in occasione della manifestazione a cui hanno dato vita Fiom, Fim, Uilm, Rsu e lavoratori, ricevendo il sostegno delle istituzioni, delle associazioni di categoria, dei dipendenti di altre aziende del distretto, di esponenti di varie forze politiche, dei movimenti giovanili, insomma della città nel suo complesso. Un'iniziativa imponente, se si tiene conto che oltre 3.000 persone hanno sfilato dagli stabilimenti di Santa Maria e del Maragone fino agli uffici centrali dell'azienda, in via Profili. Più della metà dei partecipanti era costituita dalle maestranze della Antonio Merloni, basti solo pensare che sono arrivati in città cinque pullman da Gualtieri di Reggio Emilia, sette pullman e numerose auto da Gaifana, molte vetture da Matelica e da Sassoferrato. In sostanza, la pioggia che ieri è caduta senza sosta, pur creando qualche disagio, non ha impedito né frenato una manifestazione tanto attesa. Gli operai non hanno esitato a esprimere il proprio disappunto per una situazione che giorno dopo giorno sembra farsi sempre più delicata.

    “La crisi è giunta al culmine - osserva Emanuele Carotti - per cui una decisione deve essere presa in tempi brevi. Ci aspettiamo un coinvolgimento concreto delle istituzioni e l'attivazione di ammortizzatori sociali. Sappiamo benissimo che il salvataggio dell'azienda è complicato, ma è chiaro che il fallimento deve essere evitato ad ogni costo, poiché avrebbe effetti devastanti per tutti, inclusi gli altri settori”.

    La preoccupazione si taglia a fette. “Il nostro stato d'animo è a pezzi - spiega Simone Simonetti - siamo in ansia per il posto di lavoro. Purtroppo, ogni mese il debito dell'azienda aumenta di 10 milioni di euro, ma del nuovo piano industriale ancora non si sa nulla. Dalla Merloni dipende il futuro di tante famiglie, in molti casi lavorano in questa azienda addirittura marito e moglie. E queste famiglie hanno mutui da pagare, figli da allevare. Con la cassa integrazione non si va avanti, dal momento che spesso non si lavora e si percepisce soltanto 700 euro. Una manifestazione così riuscita, comunque, ci autorizza a sperare”.

    Anche Tiziano Gubinelli parla di “forti timori, anche considerando il fatto che non siamo abituati ad affrontare situazioni così precarie. A quanto si mormora, gli esuberi saranno moltissimi e per una realtà come Fabriano sarà difficile, forse impossibile, assorbirli tutti, soprattutto in questa fase”.

    Andrea Giacobelli, operaio dello stabilimento del Maragone, afferma che “in fabbrica c'è un'atmosfera di panico, di disagio totale. Lo stabilimento è stato lasciato allo sbaraglio, non si sa chi lo gestisce, forse perchè già si sa che chiuderà entro dicembre. Ed è stato grave che i lavoratori non siano stati invitati all'incontro svoltosi di recente in Comune”.

    Ed ecco Claudia Mariani: “La preoccupazione è notevole, perché temiamo di non essere più inseriti nel mercato del lavoro. Chiediamo che nel decidere del futuro dell'azienda si tenga conto dei lavoratori. E le istituzioni cerchino di concretizzare, anziché fare soltanto i portabandiera. Molti nuclei familiari sono allo sbando e non sanno davvero come far fronte alle incombenze quotidiane”.

    AMINTO CAMILLI ,

  5. #5
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...494A1EE77BE027
    In bilico oltre 3000 dipendenti. Cassa integrazione nel mirino


    FABRIANO - Sono terrorizzati dall'ipotesi di perdere il posto di lavoro gli operai della Antonio Merloni. E come loro anche tutti quelli delle piccole e medie imprese che lavorano per il gruppo industriale presieduto da Giovanna Merloni. Che il problema interessi un numero piuttosto elevato di persone è evidente, se solo si pensa che circa metà dell'indotto lavora, appunto, per questa grande azienda, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici. Con la cassa integrazione non riusciamo più ad andare avanti - è il grido d'allarme delle maestranze - e vediamo che non si riesce a trovare uno sbocco positivo per una crisi che appare irreversibile.


  6. #6
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...7B2398E467E655
    Si fa strada l’ipotesi di commissariamento


    FABRIANO - Tra commissariamento e concordato preventivo. Sono le ipotesi più concrete per uno sbocco della crisi della Antonio Merloni. E, fra le due, quella del commissariamento (l'amministrazione controllata) appare l'eventualità più probabile, come già anticipato su queste colonne nei giorni scorsi. Certo, non è possibile escludere a priori il fallimento, ma si tratta di una soluzione che tutti i soggetti coinvolti nella vicenda intendono fermamente scongiurare. E così sarà, salvo clamorose sorprese. La settimana prossima, se ne saprà di più, sia perché dell'ipotesi del commissariamento, prevista dalla legge Marzano e già applicata al caso Parmalat, se ne parlerà in una riunione del Cda dell'azienda, sia perché il 25 settembre a Roma i deputati e i senatori eletti nella nostra regione avranno un incontro con i sindacati nazionali di categoria per una nuova verifica della situazione. L’ipotesi del commissariamento, del resto, non è stata bocciata dai sindacati, poiché consentirebbe di accedere agli ammortizzatori sociali.

    “La speranza - spiegano alcuni delegati sindacali - è di entrare a far parte della legge Marzano ter, la quale prevede quattro anni di cassa integrazione e tre di mobilità”. Ben più difficile appare, al momento, arrivare al concordato preventivo, “perché l'azienda - osserva Guanito Morici (Fim-Cisl) - dovrebbe trovare i soldi per sanare almeno una buona parte dei debiti con i fornitori e riprendere l'attività”. Vincenzo Gentilucci (Uilm-Uil) punta sull'incontro di Roma fissato per giovedì prossimo, “in quanto potrebbe essere l'occasione per affrontare le problematiche industriali e occupazionali dell'intero comprensorio”. Per Gianluca Possanzini (Fiom-Cgil), “è fondamentale la presentazione del piano industriale per capire le reali intenzioni dell'azienda”. Non v'è dubbio che tale documento rivestirà una grande importanza, visto che anche Luigi Viventi, uno dei membri del Cda della Antonio Merloni, sottolinea che “nel piano industriale verranno indicati pure gli strumenti per tentare di uscire dalla crisi”.

    Ieri mattina, intanto, le istituzioni a tutti i livelli hanno fatto sentire la loro presenza. Il problema è di sistema - ha detto il sindaco Sorci - ma noi abbiamo la forza e l'intelligenza per uscire da questa situazione, a patto che si lavori tutti in stretta sinergia”. Per il vicepresidente della Provincia Giancarlo Sagramola, “si deve insistere nella riqualificazione professionale dei dipendenti e nella richiesta di risorse per ricostruire il tessuto industriale”. Ed ecco il vescovo Giancarlo Vecerrica: “E' il momento dell'unità. Tutti insieme dobbiamo individuare le strade migliori per risolverci. E' ancora possibile sperare, ma sperare è lavorare di concerto per le soluzioni più idonee”.

  7. #7
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    Interessante questa intervista di Luigi Viventi, direttore HR di Antonio Merloni Spa, nonchè consigliere regionale dell'UDC. In questa intervista Viventi dice cose sensate e condivisibili e, giustamente, difende l'immagine di Antonio Merloni, imprenditore galantuomo che non scappa con la borsa, ma apre il suo portafoglio per salvare (tentare di) la sua impresa. E' opportuno ricordare in proposito che la famiglia di Antonio Merloni, nel 2006, ha apportato 125 milioni di euro di denaro fresco.

    http://www.corriereadriatico.it/arti...92CF023E526BD1

    Viventi “Cancelli aperti”


    FABRIANO - Cancelli aperti sulla crisi. E il direttore del personale Luigi Viventi che non guarda gli effetti dirompenti di un’emergenza oltre i vetri a specchio dell’Antonio Merloni. L’affronta di petto quell’emergenza che allunga i tentacoli sul territorio. “La Regione e il governo nazionale spero non dimentichino che Antonio Merloni è un imprenditore vero non di quelli che scappano con la cassa. Finora è sempre andato avanti mettendoci il denaro di tasca propria”. Anche sul fronte della proprietà si va di cuore. “Abbiamo deciso di gestire questa delicatissima fase con trasparenza”. Da qui i cancelli aperti ai manifestanti. Sull’atteso piano industriale solo un passaggio veloce: “Saranno indicati gli strumenti necessari per uscire dal tunnel”. Largo alle ipotesi: cessione di un ramo dell’azienda, ingresso di nuovi soci, ricorso al concordato preventivo (i troppi debiti lo renderebbero inapplicabile), amministrazione controllata, ossia commissariamento. Delle quattro voci una circola con più insistenza: il commissariamento che permetterebbe di passare da quattro anni di cassa integrazione a tre di mobilità per un totale di sette anni sotto l’ombrello degli ammortizzatori sociali. Lo strumento per rendere praticabile il percorso è la Marzano-Ter, la versione aggiornata della legge Prodi sulle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi: con il ministero che dovrebbe vegliare. Una legge che rimanda alle crisi Parmalat e Alitalia.

    La parola torna alla difesa, a Viventi: “Quella dell’Antonio Merloni è una storia tutta particolare: siamo stati i primi terzisti d’europa nel settore dell’elettrodomestico. Ora a produrre per i grandi marchi ci pensano i turchi e noi, in quattro anni, abbiamo perso l’80% del portafoglio ordini. Una crisi troppo veloce per riorganizzarci”. Il manager non si nasconde dietro i tempi di reazione mancata: “Tutti sbagliamo”. Niente alibi.

    Ma le cifre inchiodano: 3200 dipendenti, 1.800 solo a Fabriano, tre stabilimenti nelle Marche, a Fabriano, Sassoferrato e Matelica, e siti produttivi a Gaifana (Perugia), Gualtieri (Reggio Emilia) più uno in Ucraina. Oltre quei vetri specchiati le difficoltà sono iniziate nel 2005, con il ricorso massiccio alla cassa integrazione.


  8. #8
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    Cosa dicono sindacati e politica.


    http://www.corriereadriatico.it/arti...95DDD5D24E8464
    Venturi : “Ora il piano industriale”


    FABRIANO - “Dipende tutto dal piano industriale”, in corteo sfilano anche le preoccupazioni di Gianni Venturi, segretario regionale Cgil. Che insiste su un punto: “Per l’indotto è un salto senza rete”. Pochi passi più avanti, ma sulla stessa linea, Graziano Fioretti della Uil. Ribadisce il concetto l’assessore regionale Marco Amagliani: “Il governo deve accompagnare la crisi perché questa è la crisi di molte famiglie”. Per Giuliano Brandoni (Rifondazione) “sono numeri da emergenza nazionale”. Mentre Procaccini dei Comunisti attacca: “Non è più tollerabile che siano solo gli operai a pagare”. Il consigliere regionale Badiali fa le dovute differenze: “L’indotto non saprà riconvertirsi se non verrà sostenuto”.

    Walter Verini, parlamentare del Pd, arriva dall’Umbria e dice: “Le cifre di questo corteo sono forza e preoccupazione insieme”. E molto preoccupato è l’assessore alle Attività Produttive, sempre dell’Umbria, Mario Giovannetti, impegnato a studiare con la Regione Marche “come intervenire, a fianco del governo centrale”. Lo seguono il sindaco di Gualdo Tadino, Angelo Castellani, e quello di Gualtieri, Massimiliano Maestri.

  9. #9
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    http://www.corriereadriatico.it/arti...3D0A37A577CA14
    Antonio Merloni, la settimana della svolta
    Convocato il Cda per decidere il numero dei dipendenti in esubero

    FABRIANO - Sarà una settimana cruciale, quella che entra domani, per la Antonio Merloni. E non è difficile prevedere che tutte le attenzioni si concentreranno in modo particolare sulla giornata di giovedì. Proprio per il 25 settembre, infatti, sono in programma due appuntamenti che potrebbero finalmente fare chiarezza su una situazione decisamente delicata e, sotto molti aspetti, ancora troppo ingarbugliata e piena di incognite. Si svolgerà quasi sicuramente giovedì, infatti, la prossima riunione del consiglio di amministrazione dell'azienda, nel corso della quale verranno esaminate le diverse ipotesi di soluzione di una crisi che sta gettando nella preoccupazione migliaia di famiglie non solo nel comprensorio fabrianese, ma anche in altre province e regioni limitrofe. Di conseguenza, dovrebbe essere stabilito con una certa precisione anche il numero complessivo degli esuberi, che comunque, stando a recenti incontri dei vertici del gruppo con le parti sociali, sarà inevitabilmente consistente. Sempre giovedì, a Roma, tutti i parlamentari eletti nella nostra regione incontreranno i sindacati nazionali di categoria per una nuova verifica della problematica legata al futuro della Antonio Merloni, ma non v'è dubbio che, come hanno già sottolineato gli esponenti di Fiom, Fim e Uilm provinciali durante la manifestazione di ieri l'altro, “l'appuntamento nella capitale sarà l'occasione per prendere di petto la situazione estremamente grave che sta caratterizzando negativamente tutto il tessuto economico e sociale del Fabrianese”.

    Proprio la manifestazione di venerdì scorso aveva dimostrato palesemente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che un'intera città è in ansia per le sorti del colosso industriale, leader mondiale nella produzione di elettrodomestici. La partecipazione massiccia all'iniziativa fortemente voluta dai lavoratori ha detto chiaramente che c'è una comunità che soffre le pene dell'inferno e per questo attende risposte concrete, che non possono più essere rinviate. Risposte che dovrebbero essere contenute nel nuovo piano industriale di risanamento e di rilancio che l'azienda non è stata ancora in grado di presentare, ma che ormai è diventato di un'urgenza indicibile. Solo conoscendo questo piano, ossia le intenzioni reali del gruppo, tutti i soggetti coinvolti saranno in grado di valutare come meglio muoversi. L'ipotesi del commissariamento (l’amministrazione controllata già applicata al caso Parmalat, tanto per capirci) appare, al momento, la strada più percorribile. L’azienda non l’ha negata, limitandosi a ribadire che “l'argomento verrà affrontato nella prossima riunione del Cda”, e i sindacati dei metalmeccanici non l’hanno bocciata, pur rimarcando che “dovranno essere tenuti in seria considerazione, nel contempo, alcuni aspetti fondamentali, come quelli del numero dei lavoratori e del mantenimento dei siti produttivi fabrianesi”.

    Il commissariamento, che può essere consentito attraverso la legge Marzano ter che si occupa dei grandi gruppi industriali, garantirebbe quattro anni di cassa integrazione e tre anni di mobilità, per un totale di sette anni di ammortizzatori sociali. Già questo di per sé è sufficiente per capire che per i lavoratori si tratterebbe di una soluzione tutto sommato non de buttare, ferme restando, ovviamente, certe incognite, come la quantità degli esuberi. Non è stata ancora esclusa, tuttavia, neanche la strada del concordato preventivo, la quale però in questa fase appare piuttosto ardua, visto che in tal caso l’azienda dovrebbe trovare i soldi per sanare almeno una buona parte dei debiti con i fornitori e riprendere l’attività. Quel che è certo è che il fallimento è l'unica ipotesi che tutti vorrebbero scongiurare. E' questo il punto fermo da cui muoversi per individuare la soluzione migliore.

    AMINTO CAMILLI ,

  10. #10
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    Ecco cosa ne pensano nel PdL

    http://www.corriereadriatico.it/arti...A34D45E7BDF738
    Ciccioli propenso al commissariamento


    FABRIANO - “La via obbligata per la Antonio Merloni oggi appare solo il commissariamento utilizzando la legge che ha salvato la siderurgia in Italia ed in particolare le acciaierie Ilva di Taranto e, in forma diversa, la Parmalat”. L’onorevole Carlo Ciccioli, deputato del PdL, è convinto che - avviata questa operazione - al distretto industriale occorra poi “una incisiva diversificazione dei prodotti e dei settori economici. Mi riferisco, in particolare – spiega l’onorevole Ciccioli – al turismo, ai beni culturali e all’ambiente come è stato fatto in Umbria e in Toscana, territori per quanto riguarda l’entroterra assai omogenei”. Secondo Ciccioli è necessario “catalizzare l’attenzione di investitori opportunamente attratti da condizioni favorevoli, a patto però di migliorare in fretta la rete viaria e i collegamenti (vedi completamento delle strade della Quadrilatero)”. Inoltre, fa presente il deputato, “sarebbe quanto mai opportuno per le aziende del fabrianese partecipare ai bandi europei e nazionali dedicati alle aree in declino industriale o a quelle che vogliono attuare azioni di riconversione e innovazione tecnologica perché da lì sono presenti risorse per la ripartenza produttiva e il ritorno al benessere delle famiglie fabrianesi le quali si ritrovano di colpo con lavoratori disoccupati”.


 

 
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