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  1. #1
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    Question Vero Federalismo Fiscale?

    Durante quest'estate ho visto con piacere l'attivismo di Calderoli per promuovere incontri "diplomatici" per favorire la convergenza di tutti attorno al progetto di Federalismo Fiscale, ed ho avuto anche modo di leggerne estratti sui giornali o sui fora, tuttavia non posso fare a meno di chiedermi se quello di cui si sta parlando sia "vero" Federalismo Fiscale e non semplicemente una diversa modalità di distribuzione delle risorse dello Stato centrale.
    Sento parlare infatti di partecipazione di Comuni, Province e Regioni a tasse nazionali, ovverosia niente di più che l'eliminazione del circuito territorio-Stato-territorio per passare al "doppo binario" territorio-Stato/territorio, con accenni minimi alla possibilità degli Enti Locali di essere veramente autonomi finanziariamente, dando loro la possibilità di variare la pressione fiscale con l'eliminazione, creazione o modifica di aliquote di tasse: in pratica per ora l'idea è che le tasse, le aliquote e la base imponibile le decidono al Ministero dell'Economia, mentre ai territori è consentito di tenersi fin da subito una certa percentuale di tributi (senza girarla a Roma), con la possibilità di creare qualche tassicina di scopo... si tratta pur sempre di una mezza rivoluzione, perchè ci farà avere un bel po di soldini in tasca, però non chiamiamolo Federalismo Fiscale!

    I libri di Miglio (ed anche di Pagliarini) chiariscono bene che Federalismo Fiscale significa che lo Stato si finanzia e gestisce le sole imposte che servono a mantenere in vita gli apparati comuni a tutta la Repubblica (come sanità e previdenza per esempio), lasciando però totale autonomia impositiva agli Enti Locali, autonomia che si deve tradurre anche in "concorrenza fiscale" tra territori con più servizi e più tasse e territori con meno servizi e meno tasse, esattamente come in Svizzera.

    Datemi qualche parere...

  2. #2
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    MA QUELLA BOZZA NON CONVINCE

    di Mario Giordano


    Veni, vidi, Ici: tranquilli, l’imposta sulla prima casa non torna. C’è gente in giro che si diverte a sollevare polveroni sul nulla. E così hanno cercato di far passare l’idea che nella nuova bozza sul federalismo ci fossero i presupposti per resuscitare quell’acronimo scassatasche appena cancellato dalla nostra vita. Non è così. E non solo perché sono arrivate le smentite in serie di tutti coloro che alla bozza hanno lavorato (dal ministro Calderoli che, come un Giovanno d'Arco volontario, si dice disposto a bruciarsi piuttosto che avviare una simile retromarcia, al premier Berlusconi che parla di «festival della menzogna»), ma anche per il semplice fatto che nella bozza mai si parla di ripristino dell’Ici. Semplicemente, non c’è.
    Ora è vero che quel progetto è scritto in perfetto sanscrito burocratese e solo alcuni volontari seguaci della religione masochista possono riuscire a leggerlo fino in fondo senza l’aiuto delle bombole d’ossigeno; ed è vero anche che in mezzo a quei codicilli da legulei ci potrebbe essere nascosto anche il mostro di Loch Ness senza che nessuno se ne accorga, ma tutto questo non basta a spiegare la vaporosa bufera. Ancora una volta, in realtà, abbiamo l’impressione che ci sia qualcuno che prova gusto a scatenare polemiche sulla luna per non vedere quello che sta succedendo sulla terra. Nelle ultime ore, in effetti, si è molto discusso sul ritorno dell’Ici, che è un falso problema. E ci si è dimenticati il vero problema: che il federalismo fiscale non aumenti le tasse, infatti, ci pare il minimo. Piuttosto: servirà ad abbassarle?
    Diciamolo in altro modo. Non torna l’Ici? Lo sapevamo. Arrivano le tasse di scopo? Benissimo. Autonomia impositiva? Perfetto. Ma il punto è: nel complesso, alla fine, noi pagheremo meno imposte? La pressione sul contribuente italiano scenderà, come ha ripetuto ieri il ministro Brunetta, dal 43 al 40 per cento? E come? Quando? Attraverso quali marchingegni? L’autore della bozza ci perdonerà: abbiamo letto e riletto più volte la sua tortuosa prosa, ci siamo persi nei meandri dell’articolo 8 comma 6 della legge 131, abbiamo scalato le vette ardite del tributo regionale di cui all’articolo 6 comma 1 lettera h, ma alla fine non l’abbiamo capito. Perfino alcuni esponenti dell’esecutivo e i loro tecnici, cui abbiamo chiesto lumi, ci hanno confidato che il testo che sta girando appare a loro molto oscuro.
    Quel poco che ci appare chiaro, per altro, ci preoccupa. Il nostro Mario Cervi, lucido come sempre, l’ha spiegato subito, due giorni fa, appena gli abbiamo messo in mano la bozza chiedendogli di commentarla al volo. Le sue perplessità sono le nostre: se ben abbiamo compreso quel che dice la riforma, restano le province, restano le regioni a statuto speciale, compaiono sette aree metropolitane e spunta una «razionalizzazione dell’imposizione» maledettamente assomigliante a un lungo elenco di vecchie e nuove tasse. E allora, se questi sono i presupposti, come si farà a ridurre la pressione fiscale? In quale comma si nasconde la bacchetta magica che rende possibile l’incantesimo?
    Qualcuno ce lo spieghi. E se non è in grado di spiegarlo, si rimetta al lavoro perché già una volta abbiamo vissuto l’illusione di una riforma federalista che si è trasformata in una duplicazione della burocrazia e in una moltiplicazione delle spese: fu nel 1970 quando vennero istituite le Regioni. Non accadrà così con la riforma Calderoli, ne siamo sicuri. Ma non basta: a quella riforma, infatti, sono legate le grandi aspettative degli elettori sul cambiamento della macchina statale e sulla riduzione della pressione fiscale. Lo stesso premier Berlusconi nell’intervista di Ferragosto al Giornale disse che il futuro taglio delle tasse è legato ai risparmi che arriveranno da questo provvedimento. Si tratta, si capisce, di una di quelle imprese difficili, come scalare l’Everest o fare il maquillage a Rosy Bindi. Ma non si può sbagliare. Non si può accelerare a tutti i costi solo per una questione di bandiera, o peggio di bandierina. Non ci si può fare prendere dalla fretta, che è sempre una cattiva consigliera. Perché, si sa, con la fretta basta sbagliare una lettera, e anche le migliori bozze finiscono per fare le bizze.

  3. #3
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    Mi sto convincendo di una cosa: per fare un FF serio, e non l'ennesima "porcata" calderoliana, occorrerebbe ben più tempo che qualche settimana autunnale, e ben più di una semplice legge collegata alla Finanziaria, perchè bisognerebbe rivedere anche la Costituzione per sancire le diverse aree di autonomia impositiva e le competenze precise di Stato ed Enti Locali.

    I problemi tuttavia sono due, e giganteschi:
    1) il PdL e la Lega Nord han promesso il Federalismo Fiscale entro l'anno: come spiegare, senza essere accusati di codardia, che per fare una riforma seria ci vorrebbe forse l'intera legislatura?
    2) per fare una riforma in Italia ci vuole quasi una rivoluzione, e il FF è la Riforma per eccellenza: aspettare e rimandare vorrebbe dire condannarlo a morte certa, in quanto elezioni ed opposizione incalzeranno sempre più, man mano che si procede;

    Come diceva Lenin, che fare dunque?

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da .tojo. Visualizza Messaggio
    Mi sto convincendo di una cosa: per fare un FF serio, e non l'ennesima "porcata" calderoliana, occorrerebbe ben più tempo che qualche settimana autunnale, e ben più di una semplice legge collegata alla Finanziaria, perchè bisognerebbe rivedere anche la Costituzione per sancire le diverse aree di autonomia impositiva e le competenze precise di Stato ed Enti Locali.

    I problemi tuttavia sono due, e giganteschi:
    1) il PdL e la Lega Nord han promesso il Federalismo Fiscale entro l'anno: come spiegare, senza essere accusati di codardia, che per fare una riforma seria ci vorrebbe forse l'intera legislatura?
    2) per fare una riforma in Italia ci vuole quasi una rivoluzione, e il FF è la Riforma per eccellenza: aspettare e rimandare vorrebbe dire condannarlo a morte certa, in quanto elezioni ed opposizione incalzeranno sempre più, man mano che si procede;

    Come diceva Lenin, che fare dunque?
    Si tratta sicuramente di provvedimenti molto delicati, su cui riflettere a lungo. Non so però quanto possa giovare trascinare il dibattito per un'intera legislatura.
    Anche io, da buon liberale come te, sono pieno di domande e non ho molte certezze.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Nicola Parente Visualizza Messaggio
    Si tratta sicuramente di provvedimenti molto delicati, su cui riflettere a lungo. Non so però quanto possa giovare trascinare il dibattito per un'intera legislatura.
    Anche io, da buon liberale come te, sono pieno di domande e non ho molte certezze.
    Infatti anch'io sono comnbattuto tra due sentimenti: quello razionale che mi direbbe che ci vuole tempo per fare una cosa fatta bene, e quello realistico che mi diche che se si apsetta non si combina niente...

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da .tojo. Visualizza Messaggio
    Infatti anch'io sono comnbattuto tra due sentimenti: quello razionale che mi direbbe che ci vuole tempo per fare una cosa fatta bene, e quello realistico che mi diche che se si apsetta non si combina niente...
    Oggi sui giornali Calderoli dihiara addirittura che ci vorrebbero dieci anni.

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da .tojo. Visualizza Messaggio
    Come diceva Lenin, che fare dunque?

    Non dare conto alle pretese di Fitto, Schifani e La Russa, (dietro cui ci sono le clientele cui fa comodo che il sistema attuale non cambi.).

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da JuvSP Visualizza Messaggio
    Non dare conto alle pretese di Fitto, Schifani e La Russa, (dietro cui ci sono le clientele cui fa comodo che il sistema attuale non cambi.).
    Non mi sono spiegato bene forse.

    Io non sono dubbioso e scontento perchè temo che la bozza-Calderoli non passi, ma perchè un FF fatto in questo modo non sarebbe un "vero" FF, soprattutto perchè lo Stato manterebbe intatte tutte le sue potestà in materia di creazione/rimozione delle tasse e modifica delle aliquote: l'unico cambiamento che avverrebbe - per altro positivo, bisogna dire - è che si eliminerebbe il circuito riscossione tasse-invio a Roma-redistribuzione sul territorio per passare ad un sistema dove parte delle tasse (decise a Roma) vengono direttamente trattenute in loco.

    La mia preoccupazione, oltre che di natura teorica (sarà impossibile con un sistema del genere dare vera autonomia agli Enti Locali e responsabilizzarli: per esempio i dipendenti pubblici relativi saranno ancora a carico dello Stato o no?), è meramente pratica: se non si creano solidi paletti su dove possano spingersi le competenze di Stato e territori, consegnando a questi ultmi, oltre ad una quota di entrate anche una quota di costi, il rischio è che lo Stato centrale, con meno soldi ma stessi costi da sostenere, aumenti le tasse.

    Il Federalismo Fiscale con le due F che mi piace scrivere è altra cosa: identificazione costituzionale degli ambiti di spesa di Stato ed Enti Locali, con conseguente impossibilità di invasioni di campo, cambiamento del modello di tassazione (da tasse generiche a tasse "di scopo", per esempio per finanziare le competenze centrali), trasferimento dei Beni e dei dipendenti pubblici (in generale la PA) ai territori, i quali abbiano totale indipendenza nel gestire queste risorse, possibilità infine di creare vera "concorrenza" fiscale tra zone più tassate e con più servizi e zone meno tassate ma con meno servizi. Miglio certamente spiegava meglio di me queste cose, ma anche un Pagliarini andrebbe bene...

  9. #9
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  10. #10
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    Con il federalismo fiscale ognuno evaderà le tasse a casa propria . finalmente

 

 
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