Durante quest'estate ho visto con piacere l'attivismo di Calderoli per promuovere incontri "diplomatici" per favorire la convergenza di tutti attorno al progetto di Federalismo Fiscale, ed ho avuto anche modo di leggerne estratti sui giornali o sui fora, tuttavia non posso fare a meno di chiedermi se quello di cui si sta parlando sia "vero" Federalismo Fiscale e non semplicemente una diversa modalità di distribuzione delle risorse dello Stato centrale.
Sento parlare infatti di partecipazione di Comuni, Province e Regioni a tasse nazionali, ovverosia niente di più che l'eliminazione del circuito territorio-Stato-territorio per passare al "doppo binario" territorio-Stato/territorio, con accenni minimi alla possibilità degli Enti Locali di essere veramente autonomi finanziariamente, dando loro la possibilità di variare la pressione fiscale con l'eliminazione, creazione o modifica di aliquote di tasse: in pratica per ora l'idea è che le tasse, le aliquote e la base imponibile le decidono al Ministero dell'Economia, mentre ai territori è consentito di tenersi fin da subito una certa percentuale di tributi (senza girarla a Roma), con la possibilità di creare qualche tassicina di scopo... si tratta pur sempre di una mezza rivoluzione, perchè ci farà avere un bel po di soldini in tasca, però non chiamiamolo Federalismo Fiscale!
I libri di Miglio (ed anche di Pagliarini) chiariscono bene che Federalismo Fiscale significa che lo Stato si finanzia e gestisce le sole imposte che servono a mantenere in vita gli apparati comuni a tutta la Repubblica (come sanità e previdenza per esempio), lasciando però totale autonomia impositiva agli Enti Locali, autonomia che si deve tradurre anche in "concorrenza fiscale" tra territori con più servizi e più tasse e territori con meno servizi e meno tasse, esattamente come in Svizzera.
Datemi qualche parere...