L'avventura americana nel Caucaso, nonostante il grande battage propagandistico, sta raccogliendo ben pochi consensi non solo nel resto del mondo, ma anche in patria. Pat Buchanan, conservatore, è stato consigliere dei presidenti americani Nixon, Ford e Reagan, ed è co-fondatore e redattore di The American Conservative. È inoltre autore di sette libri, tra cui Where the Right Went Wrong, A Republic Not An Empire, e Churchill, Hitler, and the Unnecessary War. Oggi è un critico feroce dell'amministrazione repubblicana, e ribadisce che l'accusa di aggressione rivolta ai russi è priva di fondamento – cosa di cui stanno cominciando ad accorgersi, seppur in ritardo, anche i quotidiani nostrani – e che quella di una risposta eccessiva, considerati i precedenti, è fuori luogo.
Il tentativo di formare un fronte compatto ostile alla Russia – che è pur sempre una potenza nucleare – sembra per il momento fallito. Ma sarà in grado il Partito della Guerra di digerire la sconfitta?
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Non è stupefacente l'ipocrisia occidentale?
Di Patrick J. Buchanan
La decisione di Mikheil Saakashvili di usare l'apertura dei Giochi Olimpici per coprire l'invasione georgiana della sua provincia separatista, la Sud Ossezia, va classificata in stupidità con la decisione di Gamal Abdel-Nasser di chiudere gli stretti di Tiran alle navi israeliane.
Il grossolano errore di Nasser gli costò il Sinai nella Guerra dei Sei Giorni. Il grossolano errore di Saakashvili probabilmente significa la perdita permanente della Sud Ossezia e dell'Abcazia.
Dopo aver bombardato e attaccato della quello che proclama essere il suo paese, uccidendo una quantità di suoi cittadini osseti e spingendone decine di migliaia a fuggire in Russia, l'esercito di Saakashvili, nel giro di 48 ore è stato sbattuto indietro in Georgia.
Vladimir Putin ha colto l'opportunità di scacciare a calci l'esercito georgiano dall'Abcazia, e per bombardare Tbilisi e assediare Gori, città natale di Stalin.
Godendo della sua condizione di intimo di George Bush, Dick Cheney e John McCain, e di unico alleato democratico degli americani nel Caucaso, Saakashvili ha pensato di poter effettuare un attacco fulmineo e presentasi al mondo con un fait accompli.
Ma Mikheil non ha calcolato né la collera né la risolutezza dell'Orso.
Le accuse americane di aggressione russa suonano vuote. La Georgia ha cominciato il combattimento. La Russia lo ha terminato. Chi inizia le guerre non ottiene di decidere come e quando si debbano concludere.
La risposta della Russia è stata “sproporzionata” e “brutale,” si è lamentato Bush.
Vero. Ma non abbiamo forse autorizzato Israele a bombardare il Libano per 35 giorni in risposta ad una schermaglia di confine in cui diversi soldati israeliani sono stati uccisi e due catturati? Non fu quella risposta molte volte più “sproporzionata”?
La Russia ha invaso un paese sovrano, ha ragliato Bush. Ma gli Stati Uniti non bombardarono forse la Serbia per 78 giorni e non la invasero per obbligarla a cedere una provincia, il Kosovo, su cui la Serbia vantava un diritto storico ben maggiore di quello che la Georgia pretende di avere su Abcazia o Sud Ossezia, le quali preferiscono entrambe Mosca a Tbilisi?
Non è stupefacente l'ipocrisia occidentale?
Quando l'Unione Sovietica si è divisa in 15 nazioni, abbiamo celebrato. Quando la Slovenia, la Croazia, la Macedonia, la Bosnia, il Montenegro e il Kosovo si sono separati dalla Serbia, ci siamo rallegrati. Perché, allora, questa indignazione se due province, i cui popoli sono etnicamente diversi dai georgiani ed hanno combattuto per la propria indipendenza, dovessero riuscire a separarsi?
Le secessioni e la dissoluzione delle nazioni sono lodevoli solo quando si accordano con l'agenda dei neocon, molti dei quali detestano in modo viscerale la Russia?
Che Putin abbia colto l'occasione della prodezza provocatoria e stupida di Saakashvili per somministrare una dose supplementare di punizione è innegabile. Ma non è forse comprensibile la rabbia russa? Per anni l'occidente ha rinfacciato alla Russia la sua sconfitta nella Guerra Fredda e l'ha trattata come la Germania di Weimar.
Quando Mosca ritirò l'Armata Rossa dall'Europa, chiuse le sue basi a Cuba, dissolse l'impero del male, lasciò che l'Unione Sovietica si dividesse in 15 stati e cercò amicizia ed alleanza con gli Stati Uniti, noi che cosa abbiamo fatto?
Trafficanti americani hanno colluso con furfanti moscoviti nel saccheggio della nazione russa. Rompendo un impegno con Mikhail Gorbachev, abbiamo allargato la nostra alleanza militare nell'Europa Orientale, fin sulla porta della Russia. Sei nazioni del Patto di Varsavia e tre ex repubbliche dell'Unione Sovietica sono ora membri della NATO.
Bush, Cheney e McCain spingono per far entrare l'Ucraina e la Georgia nella NATO. Questo significa che gli Stati Uniti dovrebbero entrare in guerra contro la Russia per difendere la città natale di Stalin e per la sovranità sulla Crimea e su Sebastopoli, sede tradizionale della flotta russa del Mar Nero.
Da quando questi sono diventati interessi vitali degli Stati Uniti, tanto da giustificare una guerra con la Russia?
Gli Stati Uniti hanno abrogato unilateralmente il trattato sui missili balistici perché la nostra tecnologia era superiore, quindi hanno progettato di collocare le difese antimissile in Polonia e Repubblica Ceca in difesa dai missili iraniani, benché l'Iran non avesse ICBM né bombe atomiche. Una controfferta russa per mettere insieme un sistema antimissile in Azerbaijan è stata rifiutata immediatamente.
Abbiamo costruito l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan-Ceyhan dall'Azerbaijan alla Turchia attraverso la Georgia per tagliar fuori la Russia. Quindi abbiamo aiutato la deposizione di regimi amici di Mosca con le “rivoluzioni” democratiche in Ucraina e Georgia ed abbiamo provato a ripeterle in Bielorussia.
Gli Americani hanno molte belle qualità. La capacità di vedersi come gli altri li vedono non è tra queste.
Immaginate un mondo che non avesse mai conosciuto Ronald Reagan, in cui l'Europa avesse abbandonato la Guerra Fredda quando Mosca installò quei missili SS-20 ad est dell'Elba. E se l'Europa fosse uscita dalla NATO, ci avesse detto di tornare a casa e diventare subordinata a Mosca.
Come avremmo reagito se Mosca avesse fatto entrare l'Europa occidentale nel Patto di Varsavia, stabilito basi in Messico e a Panama, messo radar per la difesa antimissile e missili a Cuba e si fosse unita alla Cina per costruire oleodotti per trasferire il petrolio messicano e venezuelano ai porti del Pacifico e da lì spedirli in Asia? E tagliarci così fuori? Se ci fossero consiglieri russi e cinesi che istruiscono gli eserciti dell'America Latina, come noi facciamo nelle ex repubbliche sovietiche, come reagiremmo? Osserveremmo distratti un simile comportamento russo?
Per un decennio, alcuni di noi hanno avvertito della follia di affrontare la Russia e di violarne lo spazio. E ora i polli dell'imperialismo democratico sono andati a razzolare proprio lì: a Tbilisi.
http://gongoro.blogspot.com/2008/08/...rra-dillo.html