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  1. #1
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    Predefinito Antropologia : Gli Indoeuropei in italia

    l'ho tradotto da The Races of Europe , probabilmente c'è qualche errore qua e là , il testo originale qui : http://carnby.altervista.org/troe/06-04.htm

    I ROMANI

    Prima di procedere nello studio degli altri popoli indoeuropei dell’età del ferro situati a nord delle Alpi , andiamo ad esaminare razzialmente quelli linguisticamente più legati ai Celti , gli Italici , che vivevano a sud di questa barriera (le Alpi) e giocarono un ruolo dei più importanti nella storia per i linguaggi indoeuropei. Il problema razziale in Italia è complicato quasi come nel caso della Grecia ma i recenti studi di Whatmough paralleli a quelli di Myres danno delle soluzioni equamente veritiere.

    Noi abbiamo già verificato la presenza di vari tipi razziali in Italia prima e durante l’età del Bronzo. Ad un sub-strato Neolitico-Mediterraneo si aggiunsero gli invasori Megalitici , alti e dal cranio lungo che vennero dal Mare , e i brachilocefali Dinarici provenienti dal mediterraneo orientale .

    Nella tarda età del Bronzo , i popoli dei Campi d’Urne attraversarono le alpi dal Nord e si stabilirono nell’Italia del Nord . Qualcuno di loro costruì gli insediamenti Terramare nella valle del Po , i loro discendenti o qualcuno simile a loro furono i responsabili degli insediamenti Villanoviani nel circondario di Bologna e simili costruzioni vennero create a sud fino al Lazio .
    Questo insieme di popoli dei Campi d’Urne proveniva dall’Europa Centrale , piuttosto che dalla più vicina Svizzera .

    i linguaggi Italici ,come il Celta , furono senza ombra di dubbio introdotti da questi popoli dei Campi d’Urne .
    Come il Celta i linguaggi italici si dividono nelle forme P e Q , Osco e Umbro in P mentre Latino e Faliscio in Q.

    Il Latino stesso nella sua forma storica era una mistura di Italico Villanoviano più elementi etruschi ,greci e vocaboli Mediterranei arcaici , inclusi i nomi delle piante . Gli elementi non-Italici attestano l’influenza che i primi Romani acquisirono da altri popoli ma ciò nonostante l’elemento Italico rimase maggioritario a testimonianza della persistenza dei Romani nel conservare il nucleo del loro linguaggio anche dopo secoli di dominazione Etrusca .

    Noi conosciamo relativamente poco sulla composizione razziale degli Italici in età pre-romana . Due Crani da Remedello sono entrambi dolicocefali di misura moderata , uno di questi , certamente un maschio , era alto 168 cm . I resti di altri due Romani arcaici sono altrettanto dolicocefali della stessa misura e proporzione dei gruppi Nordici a Nord delle Alpi , mentre un terzo ritrovamento , rinvenuto nel cimitero pre-Repubblicano di Corneto Tarquinia , che può essere definito più accuratamente , ricorda un piccola serie di otto scheletri Romano-Cristiani datati dal I al IV sec D.C. Questi nove scheletri maschili romani sono identici metricamente a quelli dei Celti La Tène della Boemia , e ai Galli e Gallo-Romani di Marne . La stessa forma mesocefala e leptorina si riscontra in tutti i casi elencati .

    Storicamente , i Romani dovrebbero essere stati una mistura di Italici Villanoviani provenienti dal Nord più elementi dei predecessori Etruschi , Neolitici e dell’età del Bronzo . Il piccolo materiale scheletrico a nostra disposizione ci indirizza in direzione nordica , e conferma la relazione fra Celti e Italici . L’aggiunta di elementi Etruschi mesocefali con altri elementi Dinarici e Mediterranei non ha sostanzialmente alterato la forma metrica Celto-Italica.

    I Romani arcaici a giudicare dai loro busti dai loro discendenti ai tempi di Augusto e dalle descrizioni non erano particolarmente alti, mediamente , ma avevano spesso corpi muscolosi e ben fatti . I loro crani erano piatti superiormente e tondeggianti ai lati , come quelli dei Celti . La loro stuttura facciale incluso il famoso naso Romano sono forse di origine Etrusca . Nell’insieme , le famose sculture di Giulio Cesare ,Augusto benché non affidabilissime indicano che sia la forma mesocefala sia quella brachilocefala erano presenti.

    Le loro facce non sono native del Mediterraneo ma sono più familiari nel Nord (delle Alpi). Ciononostante , i Romani descrivevano i Celti che invasero l’Italia come alti e biondi , indice che probabilmente i biondi, inclusi i i rossi erano in minoranza .

    Informazioni più dettagliate probabilmente si stanno ottenendo con gli studi dei Romani che morirono all’estero durante il servizio coloniale nell’impero. Per esempio , un ufficiale della sesta Legione, chiamato Theodorianus che stazionava a York , veniva dalla piccola città di Nomentum , nel Lazio.
    Altri tre, anch’essi sepolti a York erano nativi di Roma . Questi quattro erano tutti di un tipo (razziale) , e molto simili fra loro ,tutti dolico-mesocefali con volta cranica bassa, fronte larga , naso aquilino , e faccia bassa larga e quadrata. Gli scheletri di altri due Ufficiali Romani puri da Bath e Gloucester sono simili, come simile è un altro da Lincoln.

    Un gruppo di otto scheletri Romani maschi da Rheinzbern sul Reno appartengono a Romani provenienti dall’Italia , e sono simili anch’essi a quelli della Britannia e quasi identici agli gli otto romani di Roma del periodo Cristiano sepolti a Corneto Tarquinia . Queste reperti sparpagliati , provenienti da vari luoghi, benché pochi, sono molto simili fra loro e possiamo concludere che i Romani , comunque mischiati, formarono un tipo fisico caratteristico o nazionale , che era principalmente di origine Italica e fortemente legato originariamente con i Celti.

    Gli Italici comunque non furono l’unico popolo indoeuropeo che invase l’Italia dal Nord . I Liguri , dei quali non abbiamo reperti scheletrici certi , probabilmente entrarono dalla Gallia e forse furono predecessori degli Italici .

    Nella parte orientale della penisola e nella valle del Po vivevano , in tempri preistorici e storici varie tribù Illiriche , i più famosi sono i Veneti . Al gruppo Illirico forse apparteneva il popolo che bruciava i cadaveri nel cimitero di Novilara nella costa adriatica dell’ Italia Centrale nel ottavo secolo A.C. circa , contemporaneo ai popoli Villanoviani . Questo popolo veniva chiamato Piceni , nel settimo e sesto secolo sviluppò una civiltà avanzata che in seguito cadde e divenne soggetta di Roma .

    Il dubbio sulla loro origine etnica forse può essere parzialmente sciolto dalla conoscenza dei loro resti fisici. Una serie di diciotto scheletri maschili e tredici femminili è omogeneo e dolicocefalo , con il più basso indice cefalico per i maschi di circa 71.2 , i crani sono a volta alta, viso stretto e leptorino . La serie è molto simile a quelli degli Illiri Hallstatt del Nord (delle Alpi) e la statura media 165.5 per i maschi è alta abbastanza per confermare questa teoria . Che questo popolo parlasse si o no Illirico , il loro tipo razziale era Illirico , e l’invasione illirica nell’Italia nord-orientale ha indubbiamente lasciato un segno in senso razziale.

  2. #2
    SolIndiges
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    Allora da quanto ne so io parlando dei liguri arcaici discendono dal cro-magnon che secondo alcuni studiosi era portatore di civilta elevata, e pare che il cro- magnon sia apparso in europa improvvisamente molto probabilmente lasciò la sua sede originaria cioè quella patria artica sede della razza iperborea o bianca,infatti nella tomba dei balzi rossi di imperia furono trovati alcuni scheletri di cro-magnon alti tra i cm 180 e i 190 cm da notare inoltre che uno di questi era abbigliato in modo che fa pensare ad un capo in testa gli e stata trovata cuffia di conchiglie ed altri ornamenti,cè anche da dire che molto probabilmente i cro-magnon si spinsero a nord,inoltre stando a quanto dice il professor del ponte in i liguri etnogenesi di un popolo vi sono straordinarie analogie con il mondo nordico dato che i liguri avevano una religione che si avvicina a quella germanica,boschi sacri,montagne sacre,culto delle fonti da notare come le genti liguri venerassero il cigno,tra l'altro vuole la leggenda che il mitico re dei liguri cicno vedendo l'amico fetonte preciptare con il carro del sole di suo padre apollo sia stato tramutato in cigno da zeus stesso,o come non pensare alle valchirie che scendevano sul campo di battaglia per raccogliere i campioni di odino caduti e portandoli nella walhalla sotto forma di cigno animale apollineo ed iperboreo.

    Plutarco riporta la seguente notizia che alla battaglia di aqua sextiae contro i cimbri ed i teutoni, i liguri inquadrati come ausiliari nelle legioni di caio mario vedendo i cimbri ed i teutoni ballare in modo ritmico gridarono il loro nome etnico cioe ambrones.

  3. #3
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    Grazie Kordez...per aver introdotto un argomento interessantissimo. Avresti anche qualcosa sui Lucani e gli Osci?

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da SolIndiges Visualizza Messaggio
    Allora da quanto ne so io parlando dei liguri arcaici discendono dal cro-magnon che secondo alcuni studiosi era portatore di civilta elevata, e pare che il cro- magnon sia apparso in europa improvvisamente molto probabilmente lasciò la sua sede originaria cioè quella patria artica sede della razza iperborea o bianca,infatti nella tomba dei balzi rossi di imperia furono trovati alcuni scheletri di cro-magnon alti tra i cm 180 e i 190 cm da notare inoltre che uno di questi era abbigliato in modo che fa pensare ad un capo in testa gli e stata trovata cuffia di conchiglie ed altri ornamenti,cè anche da dire che molto probabilmente i cro-magnon si spinsero a nord,inoltre stando a quanto dice il professor del ponte in i liguri etnogenesi di un popolo vi sono straordinarie analogie con il mondo nordico dato che i liguri avevano una religione che si avvicina a quella germanica,boschi sacri,montagne sacre,culto delle fonti da notare come le genti liguri venerassero il cigno,tra l'altro vuole la leggenda che il mitico re dei liguri cicno vedendo l'amico fetonte preciptare con il carro del sole di suo padre apollo sia stato tramutato in cigno da zeus stesso,o come non pensare alle valchirie che scendevano sul campo di battaglia per raccogliere i campioni di odino caduti e portandoli nella walhalla sotto forma di cigno animale apollineo ed iperboreo.

    Plutarco riporta la seguente notizia che alla battaglia di aqua sextiae contro i cimbri ed i teutoni, i liguri inquadrati come ausiliari nelle legioni di caio mario vedendo i cimbri ed i teutoni ballare in modo ritmico gridarono il loro nome etnico cioe ambrones.


    Veramente sapevo che i Liguri fossero un'antica popolazione di stirpe non indoeuropea (forse paleoeuropea)

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Silarus Visualizza Messaggio
    Grazie Kordez...per aver introdotto un argomento interessantissimo. Avresti anche qualcosa sui Lucani e gli Osci?
    Gunther ha scritto qualcosina

    The oldest historical sources of the Italic tribes relate the contests with the other Italic tribes of Nordic origin and their gradual incorporation -- the Umbrians and Oscians (Samnites), the Sabellans and Sabines. The Umbrians, perhaps the vanguard of the Italic tribes in prehistory, had already founded a State about the mouth of the Po. The Samnite love of fighting, the truthfulness and reserve of the Sabine tribe, and the chastity of its women are still spoken of in later Roman history, and may well point to these tribes having a strong element of Nordic blood.
    http://www.white-history.com/earlson...eoehchap8c.htm

    anche se io preferisco Carleton Coon ..è più imparziale e meno fazioso

    da quanto ho capito Umbri e Osci furono i primi Italici/indoeuropei che invasero la penisola penetrando dalle Alpi nel 1800 a.c. circa e furono responsabili della cultura delle terramare che dal Nord Italia si spostò gradualmente verso il centro/sud verso la fine del II millenio A.C. ci fu un altra migrazione sempre dal Nord delle Alpi che portò la cultura delle cremazione dei cadaveri (campi d'urne) che dal Nord si sposto anch'essa verso il Centro a questa seconda ondata vanno fatte risalire le origini dei Latini . Questo gruppi di invasori italici eravano prevalentemente Nordici del sub-tipo Keltic Nordic ..per fare un esempio..Totti ..nordico/dinaromorfo , la migrazione Illirica invece porto il sub-tipo Hallstat Nordic ..come confermato sempre da Coon ..un esempio pratico..Ambrosini

    the movements from the north introduced Nordics of two varieties; the classic Hallstatt type, and the Keltic Iron Age type
    con il tempo queste genti si fusero con il sub-strato mediterraneo,alpino e dinarico che probabilmente costituiva la maggioranza della popolazione

  6. #6
    NAZIONALISMO ETNICO
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    Citazione Originariamente Scritto da Kordez Visualizza Messaggio
    Questo gruppi di invasori italici eravano prevalentemente Nordici del sub-tipo Keltic Nordic ..per fare un esempio..Totti ..nordico/dinaromorfo , la migrazione Illirica invece porto il sub-tipo Hallstat Nordic ..come confermato sempre da Coon ..un esempio pratico..Ambrosini
    E il tipo biondo barese Cassano...secondo te proviene dai Iapigi (popolazione doricoillirica che invase la Puglia)?

    con il tempo queste genti si fusero con il sub-strato mediterraneo,alpino e dinarico che probabilmente costituiva la maggioranza della popolazione
    Comunque si parla sempre di razza bianca ed europea.

  7. #7
    SolIndiges
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    Citazione Originariamente Scritto da Silarus Visualizza Messaggio
    Veramente sapevo che i Liguri fossero un'antica popolazione di stirpe non indoeuropea (forse paleoeuropea)
    Veramente i liguri discendono dai cro magnon

  8. #8
    SolIndiges
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    Citazione Originariamente Scritto da Silarus Visualizza Messaggio
    Veramente sapevo che i Liguri fossero un'antica popolazione di stirpe non indoeuropea (forse paleoeuropea)
    Le origini etniche dei Liguri

    1 January 2000 (16:00) | Autore: Renato Del Ponte

    È uno scherzoso paradosso affermare che, allorché si costituiva il primo germe delle futura etnia dei Liguri, essi naturalmente non sapevano di chiamarsi cosi. Ma, del resto, neanche dopo lo avrebbero saputo, perché questo nome venne loro attribuito dai Greci prima (*Liguses) e poi dai Romani (Ligures), formandolo probabilmente da una base linguistica preindoeuropea *”liga”, “luogo paludoso”, “acquitrino”, ancora viva nel francese “lie” e nel provenzale “lia“: e questo perché il primo incontro fra i mercanti greci e gli indigeni sarebbe avvenuto proprio sulle coste paludose delle foci del Rodano.

    La storia dei Liguri parte da molto lontano. E’ singolare, infatti, la constatazione che i Liguri, una popolazione fino ad oggi assai poco studiata e quindi conosciuta a livello generale, in realtà sono, tra i popoli d’Italia, quelli che siamo in grado di seguire dai tempi più remoti. Abbiamo questa possibilità soltanto per loro, se consideriamo la situazione dell’Italia Settentrionale al tempo dell’ultima grande glaciazione, quella di Wurm, allorché dovunque dominavano ghiacci o inospitali distese gelate. Dappertutto, tranne che lungo l’arco dell’attuale costa ligure, quasi un istmo fra penisola italica ed area franco-cantabrica, in cui il clima era quasi primaverile: in ogni caso sopportabile per flora, fauna ed esseri umani. E la nostra storia comincia proprio circa 25.000 anni fa, sul finire del Paleolitico Superiore, con quegli esseri umani che presero a frequentare le caverne dei Balzi Rossi, oggi a pochi metri dal confine francese, sulla costa, proprio sotto il villaggio di Grimaldi, che si trova a monte. In realtà queste grotte erano state frequentate già da migliaia di anni. Prima dell’epoca di cui parliamo le abitò l’uomo di Neanderthal, il quale scomparve o (più probabilmente) fu eliminato dall’uomo di Cro-Magnon (così detto da una località della Francia atlantica), a cui si deve la mirabile fioritura artistica delle grotte della civiltà franco-cantabrica. Nel momento di cui parliamo, esisteva un contatto diretto fra le coste atlantiche e la Liguria attuale.

    In effetti, l’uomo dei Balzi Rossi costituiva la propaggine più orientale dell’uomo di Cro-Magnon. Se, come si è detto, prima che la fine dell’ultima epoca glaciale interrompesse i contatti, i ghiacci arrivavano a lambire la Liguria sin sul crinale a poca distanza dalla costa, lì invece era quasi primavera. Per effetto della glaciazione il mare si era ritirato e le grotte non si trovavano, come oggi, a 20 metri dal mare, ma a 10 chilometri, era dunque permesso l’insediamento umano ed animale. O, per meglio dire, l’insediamento umano esisteva proprio a causa del continuo passaggio di selvaggina di grossa taglia: bisonte, bue muschiato, stambecco, cavallo selvaggio. L’uomo viveva di caccia e, in minima parte, di raccolta. Non conosceva neppure la pesca, se non quella di fiume e torrente, al massimo raccoglieva qualche mollusco lungo gli scogli della costa. La prima cosa notevole da segnalare è la particolare struttura scheletrica e la notevole massa muscolare dei frequentatori dei Balzi Rossi: l’esemplare maschio adulto poteva raggiungere e superare l’altezza dei due metri e non essere mai inferiore ai 180 cm. E soprattutto tombe maschili sono venute alla luce nelle sepolture scavate a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso sino ai primi del ‘900: ne emerge una civiltà prettamente patriarcale con la donna in posizione subordinata (proprio come avviene in tutte le comunità di cacciatori). Sembra poi di capire che quegli uomini di cui è stata trovata la tomba avessero una posizione privilegiata all’interno della comunità: lo si deduce dal colore rosso dell’ocra che ricopriva sia i corpi che le tombe, da ricondursi al concetto del rosso come celebrazione della sovranità, presente tra l’altro anche in diverse manifestazioni di Roma antica. Si trattava evidentemente di capi. Vennero anche rinvenuti oggetti che in apparenza potrebbero suggerire una civiltà matriarcale: statuette di donne con caratteristiche sessuali esagerate, le cosiddette Veneri paleolitiche ritrovate anche in molte altre parti d’Europa, sempre associate ai resti del Cro-Magnon. Ma esse non devono far pensare ad una civiltà matriarcale, sono solo un tributo che questa umanità offriva al sacrum, al mistero della sessualità e della fecondità. Siamo di fronte, in ogni caso, ad una società spiritualmente molto sviluppata: sia nelle grotte atlantiche che ai Balzi Rossi sono stati trovati elementi (ad esempio, tacche incise su strumenti, ossa o pareti) che fanno pensare addirittura ad un sistema di calcolo del tempo, delle stagioni e delle costellazioni.

    Il dominio dei cacciatori durò per migliaia di anni e l’ultima sua fase, che contrassegna le estreme manifestazioni della civiltà franco-cantabrica collegata all’uomo di Cro-Magnon, viene definita “Epigravettiano” (dalla località di La Gravette, in Dordogna): una fase culturale che in Liguria durò più a lungo, pervenendo, con diversi aspetti regionali, sino alle soglie del Neolitico. Circa 18.000 anni fa il distacco dell’area ligure dalla vicina area francese viene ad approfondirsi. Finiti i rigori e la presenza del ghiaccio, la valle del Rodano viene allargata e quindi resa impraticabile. Dove erano i ghiacci si distende una serie interminabile di paludi e questo provoca una rottura irrimediabile fra la zona atlantica e quella italica. Nell’area atlantica i residui dei Cro - Magnon daranno origine alla civiltà maddaleniana e saranno alla base (secondo l’opinione di molti) del grandioso fenomeno del megalitismo. Alcuni andranno a nord e (si pensa) contribuiranno alla formazione della razza falica o dalica. Molti si sposteranno a sud e attraverso la Spagna raggiungeranno l’Africa del Nord. Daranno vita alle etnie dei Guanci nelle Canarie, dei Cabili dell’Algeria e dei Berberi dell’Atlante e, più in generale, alla sottorazza detta degli Atlanto-mediterranei. Le popolazioni che rimarranno sul posto daranno origine all’attuale popolo dei Baschi. Esistono recenti ricerche (ad es., di L. e F. Cavalli Sforza) che, utilizzando le più aggiornate conoscenze della genetica, provano questa continuità.

    Anche se non circola più da quelle parti l’uomo alto due metri e la cacciagione di grossa taglia, si può dire che i Baschi siano i moderni discendenti dell’Uomo di Cro-Magnon: lo prova, tra l’altro, l’alta frequenza del gruppo sanguigno 0 negativo e la spiccata dolicocefalia. Coloro che poi erano rimasti nell’area ligure lasciarono le loro tracce un po’ dappertutto, fino alla Toscana settentrionale.

    L’apporto etnico successivo sarà quello dei popoli mediterranei ovvero dei portatori della civiltà neolitica e quindi dell’agricoltura e della ceramica. Se pur non ne esistono le testimonianze archeologiche (come ricordava anche il grande storico delle religioni Mircea Eliade), vi è oggi tra gli studiosi la tendenza diffusa ad affermare che la civiltà neolitica si sia propagata lentamente dal Medio Oriente verso la Grecia e il corso del Danubio, quindi lungo le coste del Mediterraneo per mezzo di un piccolo cabotaggio. Per quanto riguarda la Liguria, l’unica area in cui ci sono prove archeologiche del manifestarsi della nuova cultura neolitica è quella di Finale Ligure, un’area abbastanza ampia nell’attuale provincia di Savona. Nelle grotte di Finale (in particolare nelle grotte della Pollera e delle Arene Candide) la civiltà agricola lascia le prime tracce del lavoro dei campi e della ceramica. Ma gli scheletri ritrovati hanno caratteristiche che ricordano le precedenti popolazioni dei cacciatori, il che significa che avvenne un matrimonio, un incontro tutto sommato pacifico fra la civiltà dei cacciatori e quella degli agricoltori (un fenomeno antropologico che si è riscontrato - e tuttora marginalmente si verifica in certe zone remote dell’Africa centrale - in epoche ed aree diverse del nostro pianeta ).

    Nello studio della conformazione dei crani si avverte una rottura, ma anche una continuità. La caratteristica dominante dei crani Liguri - dall’uomo dei Balzi Rossi (Cro-Magnon) - alla conquista romana - è una dolicocefalia nettamente sviluppata. Il Neolitico non incide profondamente in quell’antica società, almeno fino a che non si sottentra nella successiva età dei metalli. Un’epoca che un tempo non lontano sembrava remotissima ed oggi invece ci appare più vicina. Più vicina, s’intende, se consideriamo le cose in una prospettiva più ampia, metastorica: ma in realtà, più lontana in termini di cronologia assoluta. Pensiamo un po’ al cosiddetto “uomo (o mummia) del Similaun”, ritrovato pochi anni fa in Alto Adige: un cacciatore, forse uno sciamano, riemerso fortunatamente dai ghiacciai al confine con l’Austria. Fra le altre cose, ha con sé un’ascia dalla lama metallica, di rame (un rame che egli stesso fuse per sé). Le analisi al carbonio 14 fanno risalire la mummia al 3500 a.C., cioè a 5500 anni fa. In precedenza si pensava che il rame in Italia fosse sconosciuto in quell’epoca, ma adesso bisogna retrodatare il suo uso di circa un migliaio di anni. Ed è singolare come quell’ascia rassomigli molto alle asce raffigurate in Liguria sulle statue-stele della Lunigiana o nelle prime incisioni rupestri di Monte Bego.

    Si pensava in un primo tempo che la Liguria fosse una regione povera di minerali, poi si è scoperto che nell’entroterra fra Chiavari e Sestri Levante esisteva una miniera di rame, a Libiola, sfruttata sin da epoca remotissima: analisi al carbonio 14 hanno dimostrato che vi si estraeva il metallo già 4500 anni fa. E la futura città di Chiavari (ma come si sarà chiamata allora?) nascerà come primo centro abitato sulle coste della Liguria proprio grazie alla presenza di questa miniera, dal momento che il rame vi veniva esportato tramite un approdo marittimo. Il professor Nino Lamboglia è stato l’autore di cinque campagne di scavo nella necropoli di Chiavari, che però risale all’età del Ferro, al VIII secolo a.C. Fra il 2500 e l’ VIII secolo a.C. esiste naturalmente un lungo iato di tempo: come può essere colmato? Il prof. Lamboglia, durante gli scavi, studiandone la stratigrafia, aveva notato che la necropoli sorgeva su un luogo reso asciutto (così, almeno, egli pensava) mediante un’impermeabilizzazione artificiale ottenuta tramite uno strato di minuti cocci, che l’antica popolazione avrebbe appositamente steso a quello scopo. Tuttavia, Lamboglia non analizzò o, meglio, non ebbe il tempo per analizzare adeguatamente proprio questo strato, l’ultimo della serie, cosa che fu compiuta solo negli anni ‘80 di questo secolo. Ebbene, questo strato di cocci è composto da anfore di ceramica risalente al XIV-XIII secolo a.C. e si trattava, dunque, non di un fondo artificiale, ma di una base naturale di spiaggia, di riporto, lavorata dal mare, che attestava un traffico ed uno scambio di merci sulla costa già in quell’epoca lontana. Siamo agli albori dell’età del Bronzo e tale attività può essere agevolmente connessa con l’esportazione del minerale di rame e la miniera di Libiola. Poi, in seguito, nascerà il vero e proprio centro abitato e la necropoli ad incinerazione di Chiavari.

    Analizzando il territorio ligure si capisce anche il carattere della popolazione. La gente ligure è stata sempre ritenuta chiusa, inospitale, difficile. I Romani la ritenevano “dura e agreste”. Tuttavia questa regione ha subito anche infiltrazioni lente e pacifiche di altre genti. All’inizio dell’età del Bronzo, dalle Alpi settentrionali si riversarono popolazioni che possiamo riconnettere con il mondo dei “campi d’urne”, vale a dire col crogiolo delle popolazioni indoeuropee che in parte popoleranno l’Italia. I Latini traggono origini da lì e così i Veneti e tante altre popolazioni italiche. In quest’epoca è ancora difficile distinguere i popoli italiani da quelli celtici. Oggi esiste una “moda celtica” o panceltica che, intendiamoci, ha più di una giustificazione rispetto alla misconoscenza del passato, ma, appunto, non bisogna esagerare. Popolazioni che possiamo definire “preceltiche” si infiltrano comunque già in età antichissima nel Piemonte e nella Liguria centro-orientale, mentre la Liguria occidentale manterrà caratteristiche più arcaiche, così come certe aree più vicine alla Toscana (Garfagnana, Lunigiana). Nelle zone interessate dall’ondata migratoria inizierà un processo di parziale indoeuropeizzazione in parte collegato a popolazioni che ho definito “preceltiche“. Lo si può affermare anche sulla base di alcune iscrizioni ritrovate. La prima statua - stele rinvenuta in epoca moderna, nel 1837 a Zignago (SP), reca un’iscrizione in alfabeto etrusco, ma in lingua di dubbia attribuzione e tuttavia sicuramente indoeuropea: “Mezunemunis“, ovvero “io (cioè la divinità raffigurata) che mi trovo in mezzo al bosco” (da notare l’affinità col latino). A Genova l’iscrizione (VI sec. a.C.?) “Mi Nemeties” (”di me, Nemetie”) di nuovo collega sistema alfabetico e grammaticale etrusco con un personaggio dal nome certamente celtico. Eccoci dunque di fronte alla terza componente etnica della Liguria preromana .

    * * *

    Conferenza tenuta ad Aosta nel corso del terzo Festival Celtique.
    Tratto da http://www.celti.it/revue/revue12.htm#I%20LIGURI.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da SolIndiges Visualizza Messaggio
    Veramente i liguri discendono dai cro magnon

    E infatti...ho detto "paleoeuropeo"....e non extraeuropeo


    PS: Nel libro "La deformazione della natura" (Ed. di AR, 1997) l'autore Silvio Waldner (alias Silvano Lorenzoni) designa con il termine "paleoeuropeo" i gruppi umani sdi origine cromagnoide (di razza bianca) che popolarono il continente ai quali si sovrapposero successivamente le tribù indoeuropee.

  10. #10
    SolIndiges
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    Citazione Originariamente Scritto da Silarus Visualizza Messaggio
    E infatti...ho detto "paleoeuropeo"....e non extraeuropeo


    PS: Nel libro "La deformazione della natura" (Ed. di AR, 1997) l'autore Silvio Waldner (alias Silvano Lorenzoni) designa con il termine "paleoeuropeo" i gruppi umani sdi origine cromagnoide (di razza bianca) che popolarono il continente ai quali si sovrapposero successivamente le tribù indoeuropee.
    Sono d'accordo silarus!

 

 
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