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    Predefinito Un punto della netiquette del forum: Paolo VI: "papa" o antipapa?

    Forse - viste le ripetute contestazioni di coloro che, sprovvisti di argomenti, hanno inteso criticare tale questione, senza adeguate motivazioni - è bene che sia chiarito un punto nevralgico della netiquette di questo forum cattolico. Vale a dire il problema circa l'autorità del Card. Montini come romano pontefice.
    Di questo argomento si è avuto modo di disquisire in varie occasioni.
    Non starò qui a riproporre gli argomenti già sostenuti nel thread in cui, motivando, si sosteneva la tesi circa il difetto radicale di autorità di Paolo VI (v. Ma Benedetto XVI considera "papa" Paolo VI? Una riflessione).
    Qui in sintesi mi limiterò a ribadire quegli argomenti. Tutto parte dal m.p. di Benedetto XVI sulla Messa di S. Pio V. Sostiene il papa, in quel documento, che la Messa di S. Pio V non sia mai stata abrogata.
    Quest'affermazione, di per sè curiosa, porta a due inevitabili conseguenze:
    - o papa Ratzinger ha mentito, sapendo di metire, alterando la "storia" liturgica della Messa;
    - ovvero Montini non poteva giammai abrogare la Messa di S. Pio V, in quanto privo della necessaria autorità.
    Non si sfugge a queste due possibilità. O si accetta che Benedetto XVI abbia dimostrato quantomeno disonestà intellettuale o Montini non era papa, cioè non aveva ricevuto da Dio, nonostante legalmente eletto, quell'investitura a supremo pastore del gregge di Cristo. Tertium non datur. Non si sfugge all'inevitabilità degli argomenti.
    Quindi, o si salva Montini come "papa", ma deve ammettersi che papa Raztinger ha quantomeno alterato la storia liturgica; o, si salva l'onestà intellettuale dell'attuale pontefice e si scarta Montini. Delle due l'una.
    Perché si sostiene che Ratzinger avrebbe alterato la storia o Montini non sarebbe papa?
    Semplice, perché rivedendo il complesso dei documenti, attraverso una lettura sistematica ed organica di questi, ci si rende conto che Montini ha ritenuto di agire, nel promulgare la sua messa, come S. Pio V, sostituendo ad un rito preesistente - quello, appunto, del V.O. - uno nuovo. Peraltro, questa era la prassi della stessa Curia romana, almeno sino al 1999; prassi, che, da un punto di vista canonico, assume valore dirimente del significato di norme di legge che potrebbero presentera diverse chiavi di lettura.
    E passiamo alle obiezioni formulate.
    * * * * * *
    1° obiezione: la cost. apostolica Missale Romanum non abroga espressamente il vecchio rito.

    Risposta: è falso, visto che ridisciplina ex novo l'intera materia della Messa, con la conseguenza che al caso de quo deve applicarsi il can. 22 del Codice piano-benedettino, ripreso dal can. 20 del nuovo Codice, trattandosi di un'ipotesi di abrogazione tacita (detta piú esattamente “obrogazione”). Il legislatore, infatti, emanando una legge “direttamente contraria” alla precedente o quanto meno riordinandone “interamente tutta la materia”, mostra “chiaramente” di non volere piú la legge preesistente.

    2° obiezione: l'indulto sarebbe la prova che il V.O. non è mai stato abrogato.

    Risposta: è vero il contrario. L'indulto è una lex specialis, derogatoria della generale, con la quale si accorda una facoltà, in via d'eccezione, venuta meno con la legge generale.

    3° obiezione: se il V.O. fosse venuto meno, nemmeno un papa avrebbe potuto renderlo valido per alcune categorie di persone.

    Risposta: e perché mai? Il Papa - un vero papa - è sovrano: può dare e togliere o può anche ridare. Negare o limitare il potere apostolico è un'eresia. Egli è capo visibile della Chiesa e può fare ciò che ritiene opportuno.

    4° obiezione: L'espressione di Benedetto XVI "numquam abrogatam" è chiara: il V.O. non è mai stato abolito.

    Risposta: si è chiara, il V.O. non è mai stato abolito. D'accordissimo. Il problema è semmai vedere che significato questa mancata abrogazione assuma.

    5° obiezione: l'abrogazione è una cosa impossibile.

    Risposta: perché mai? Il Papa può abrogare, cioè togliere vigenza ad un atto o a una legge o ad un rito. Ha il potere giuridico di "legare e sciogliere". Negare tale possibilità significa cadere nell'eresia. E' un potere di cui si avvalse S. Pio V. Ed ha inteso compiere, analogamente, ciò pure Montini. Altro problema è se quest'ultimo vi sia riuscito; cioè se l'abrogazione sia avvenuta e per quale ragione essa non sia avvenuta.

    6° obiezione: Paolo VI ha compiuto un'abrogazione di fatto e non di diritto.

    Risposta: qui si vede la carenza di argomentazioni giuridiche. L'abrogazione di fatto è anche abrogazione di diritto: è un tipo di abrogazione, cioè quella tacita, detta in diritto canonico obrogazione.

    7° obiezione: sull'atto di Paolo VI ci sono diverse interpretazioni. Ora, il fatto che vi siano diverse interpretazioni significa che l'atto di Paolo VI non è stato chiaro. Che non ci sono elementi sicuri, all'interno dell'atto, per definirlo categoricamente in un senso o nell'altro (abrogazione o sostituzione).

    Risposta: errato. L'interpretazione prospettata dallo stesso legislatore (Montini) e dalla Curia è stata SEMPRE ed univoca sino al 1999. Peraltro proprio l'indulto di Giovanni Paolo II, quale lex specialis, confermava che trattavasi di un'eccezione alla legge generale, quella, appunto, che abrogava il V.O.

    8° obiezione: un legislatore potrà decidere della liceità di un rito non della sua validità.

    Risposta: qui si confondono impropriamente questioni filosofiche con questioni giuridiche. La filosofia qui non c'entra nulla. C'entra solo il diritto. La liceità è vero che è cosa diversa dalla validità. Ma attenzione. Qui non si discute di validità: l'abrogazione non fa venir meno quella che è stata la validità di un preesistente atto. Ma toglie vigenza. Paolo VI non dichiarò nulle, invalide, le Messe celebrate secondo il rito di S. Pio V. Ci mancherebbe! Con la sua nuova messa, dichiarò non più vigente quel rito, cioè non utilizzabile lecitamente, sebbene perfettamente valido. Il problema, quindi, relativo ad un'abrogazione, non è quello della validità, ma delle vigenza.
    Quando Benedetto XVI dice che il V.O. non è mai stato abrogato, significa dire che è stato sempre vigente, che non era mai stato fatto venir meno e che era, in sostanza, sempre lecito utilizzare, nonostante la messa montiniana. Montini, invece, ha abrogato il rito, cioè ha tolto vigenza a questo. L'abolizione non attiene alla validità, che neppure Montini ha contestato, ma alla vigenza, cioè alla lecita utilizzabilià.

    9° obiezione: questa tesi dell'abrogazione porta al sedevacantismo.

    Risposta: non è vero, in quanto ci si affida sempre ad un giudizio di un Papa, sebbene formulato in via implicita. E non mi pare che considerare una persona ascesa al trono di Pietro priva di autorità significhi sposare il sedevacantismo. Infatti, così coerentemente, come si dovrebbe qualificare chi ha negato l'autorità, ad es., di un papa Cristoforo? O di un altro personaggio pur salito sul trono di Pietro?
    La risposta migliore poi che questa tesi non porta al sedevcanatismo è data dal fatto che, mentre i sedevacantisti, gli amici di TC, rilevata la contraddittorietà tra il m.p. e gli atti posti in essere da Montini, concludono che, entrambi, non derivano dalla Chiesa, nel mio caso, invece, si conclude che il m.p. viene ed è voce autentica della Chiesa. Ciò che non è tale sono stati gli atti di Montini. La differenza è sostanziale.

    10° obiezione: in materia liturgica non possono farsi discorsi analoghi a quelli operanti normalmente nel diritto canonico così come in materia di magistero. Ad es., quando un papa promulga un nuovo catechismo, quello precedente non è abrogato nè viene sancita alcuna nuova dottrina. Ma quello vecchio e quello nuovo si pongono in continuità. La stessa cosa vale in liturgia: quando una forma liturgica subentra ad un'altra, quella previgente non è abrogata e quella nuova si pone in continuità con la precedente.

    Risposta: Quest'obiezione interessante è stata recentemente prospettata dal prof. A. S. Sánchez-Gil, nel saggio Gli innovativi profili canonici del Motu proprio «Summorum Pontificum» sull’uso della Liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, pubblicato sulla rivista Ius ecclesiae, 2007, vol. 3.
    Noi, però, ci sentiamo di non condividerla.
    A prescindere dal fatto che quest'osservazione non spiega la ragione per la quale il messale romano secondo il rito di S. Pio V, a partire da Montini, non fosse più ristampato e per di più che avesse in animo di celebrare quel nobile rito subiva persecuzioni e restrizioni; a prescindere dal fatto che l'indulto già di per sè implica che la legge liturgica era stata abrogata e che questa era la prassi di Curia almeno sino al 1999, il saggio non spiega la ragione per la quale le leggi liturgiche si comporterebbero diversamente rispetto a tutte le altre leggi e siano quindi sottratte alla normale disciplina che le regola.
    Il riferimento al catechismo mi sembra improprio. Un papa, infatti, non abroga un catechismo precedente, in quanto esso è sempre un atto di magistero. Nel nostro caso, invece, no. Una legge liturgica non è un atto di magistero e, quindi, essa non è sottratta ai criteri ed alle regole proprie di una legge. Del resto, nel senso prospettato depongono diversi fatti sopra segnalati, ivi inclusa la prassi di Curia, che, purtroppo, viene sistematicamente ignorata da questi studi.

    La conclusione è - salvo che non si voglia tacciare Benedetto XVI di aver "manipolato" la stortia liturgica - che Montini non è un vero papa, in quanto non aveva l'autorità di agire come pastore della Chiesa universale.

  2. #2
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    Predefinito Perché è preferibile la tesi di Paolo VI antipapa?

    Abbiamo detto che l'espressione di Benedetto XVI sancita nel m.p. - che è un testo legislativo - "numquam abrogatam" può assumere due possibili significati: vale a dire quello che Benedetto XVI ha mancato di onestà intellettuale, "camuffando" la storia liturgica degli ultimi quarantanni; ovvero, se Benedetto XVI non è stato disonesto intellettuale nè ha voluto modificare la storia liturgica, tale espressione assume l'inequivoco significato che Paolo VI non è stato un papa legittimo, cioè un papa dotato di autorità papale.
    Io personalmente opto per questa seconda chiave di lettura, sebbene la prima non possa aprioristicamente esclusa. Ritengo, infatti, che si sia verificato un piccolo miracolo, al di là delle intenzioni e della volontà di papa Ratzinger (che certamente non voleva riprovare quello che ritiene un suo predecessore!).
    Tuttavia, dicevo, ritengo la tesi di Paolo VI come antipapa quella più plausibile alla luce della storia, anche personale dello stesso cardinal Montini.
    Come già spiegato più volte in diverse occasioni, non si tratta di una testi macchinosa.
    A stretto rigore, non serve alcuna pronuncia formale e/o solenne per dichiarare come antipapa un soggetto. Non sono richieste, cioè, particolari formalità: è sufficiente, tanto per dirne una, che non sia più menzionato più nell'Annuario pontificio.
    Quindi, non ci vuole un atto formale. Ed a riprova può citarsi il caso di papa Cristoforo, che, di punto in bianco, a partire dalla metà del XX sec., non è stato più considerato papa, ma antipapa e non più inserito nell'elenco ufficiale dei Pontefici, nonostante la sua effige compaia tra i medaglioni dei Papi in S. Paolo Fuori le Mura.
    La stessa cosa capitò con l'antipapa pisano Giovanni XXIII, vissuto tra XIV e XV sec., all'epoca dello scisma d'Occidente. Infatti, la sua effige è riprodotta nei medaglioni dei pontefici nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con il paradosso che ivi si trovano ben due Giovanni XXIII: quello del XV sec. e papa Roncalli. Il Giovanni dell'epoca dello scisma d'Occidente non fu considerato più papa a partire dal 1947-48, quando il suo nome fu tolto dall'Annuario Pontificio, insiema a quello di Alessandro V.
    Nel nostro caso, invece, una pronuncia - almeno implicita - è contenuta in quelle due parole del m.p. di Benedetto XVI: il rito della Messa di S. Pio V "numquam abrogatam".
    Non solo. Mi fa propendere per la tesi ora descritta anche un'altra circostanza. Vi fu, infatti, il formale atto di rinuncia di Montini all'autorità papale. Infatti, mai prima di allora, un eletto al papato ha deposto sull'altare di S. Pietro la tiara pontificia, simbolo visibile della suprema autorità di pastore di tutto il gregge. Ciò avvenne venerdì 13 novembre 1964.
    Qesto gesto, al di là delle motivazioni personali che potevano muovere il Card. Montini, assurge a grande significato simbolico. Si sa bene che viviamo di simboli e comunichiano per simboli. Montini non era uno stupido e comunicava attraverso gesti simbolici: la deposizione della tiara, che esprimeva la triplice potestà del Papa, dava attuazione ai princìpi ispiratori della Rivoluzione Francese. Il massone Albert Pike, infatti, scrisse: "Gli ispiratori, i filosofi e i capi storici della Rivoluzione avevano giurato di rovesciare la corona e la tiara sulla tomba di Jacques de Molay" (Albert Pike, Morals and Dogma, vol II, p. 156). L'atto di Montini era gravissimo: rinunciava definitivamente e solennemente al suo pontificato ed all'autorità che Dio gli aveva conferito, essendo stato legalmente eletto dal Concistoro ed avendo accettato, in quel momento, l'ufficio petrino. Dio rispetta la libertà umana e si attiene ad essa. Quando i giudei, dinanzi a Pilato, dissero "non abbiamo altro re che Cesare", Dio rispettò la decisione dei giudei deicidi e li accontentò: lasciò che Cesare regnasse su di loro. E come regnò? Semplice: abbattendo il Tempio e facendo cessare il sacrificio sino alla fine dei tempi. La stessa cosa ha fatto per Montini. Dio, come detto, rispetta la libertà umana e l'asseconda, se vogliamo. Questa considerazione legata a quell'evento mi porta, quindi, a far propendere per la tesi di Paolo VI - antipapa.

    Nella foto si vede un Card. Ottaviani completamente stravolto mentre tiene il piviale di Paolo VI: sapeva bene cosa significasse quel gesto ....

    Dal 13 novembre 1964, Paolo VI, che aveva rinunciato al supremo pontificato, indosserà l'ephod ebraico (della riprovata Sinagoga), portandolo, peraltro, ben in vista in diverse occasioni:

    Paolo VI durante il suo viaggio in Palestina nel 1964

    Qui Paolo VI, proprio nel 1965, allo Yankee Stadium, alla tradizionale croce pettorale (che contraddistingue, nella Chiesa cattolica, i vescovi, ivi incluso il Papa), sostituì l'ephod del sacerdozio aronnico, che era stato riprovato da Dio e che era scomparso con la distruzione del Tempio di Gerusalemme.





    L'accettazione della tesi ora prospettata, ovviamente, porta con sè dei problemi pratici.
    Ci si può porre legittimamente un dubbio e cioè: se un papa successivo a quello attuale dovesse dichiarare antipapa Benedetto XVI, ciò non potrebbe anche invalidare la declaratoria di antipapa di Paolo VI? Sì è possibile. Ed infatti, proprio questo è capitato con il papa Cristoforo, che un successore, peraltro santo (S. Leone IX), considerò legittimo e che nel XX sec. è stato, invece, considerato non legittimo.
    Quindi, è sempre possibile, in astratto, che possa indursi qualche confusione od incertezza. Tuttavia, qui viene incontro la fede: e cioè che è Cristo, alla fine, che guida la sua Chiesa.

  3. #3
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    Una domanda legittima che ci si potrebbe porre è: quando Paolo VI, se sarà riconosciuta questa che è molto più che una semplice teoria, sarà rimosso dall'elenco dei Papi? Ed ancora: potranno i cardinali attuali o Benedettoi XVI giungere pure loro alla medesima conclusione?
    I due quesiti, in verità, sono riducibili al primo, cioè al quando e come Montini sarà escluso dall'elenco dei Papi.
    I tempi non sono prevedibili. Nel caso di "papa" Cristoforo ci son voluti quasi 1000 anni per riconoscerlo come antipapa e nel caso di Alessandro V e del coevo Giovanni XXIII ci son voluti 500 anni. Quindi è da sciocchi fare previsioni di questo genere così come è banale interrogarsi se gli attuali cardinali o Benedetto XVI potranno giungere alla conclusione che Montini non era papa.
    Tutto è nelle mani di Dio. Volendo parafrasare le parole della Scrittura, anche se in altro contesto, potremmo dire: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta" (cfr. At 1, 7). Il mistero su Montini è parte del più grande mistero di iniquità vaticinato da S. Paolo (2 Tes 2, 7).

  4. #4
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    2 domande:

    - secondo te Benedetto XVI voleva davvero lasciar sottintendere quello che tu dici, o si tratta di una proverbiale voce dal sen fuggita? (o di un "pasticcio"...)
    - ma allora la Messa "montiniana", essendo stata promulgata non da un vero papa, è probabilmente invalida?

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da codino Visualizza Messaggio
    2 domande:

    - secondo te Benedetto XVI voleva davvero lasciar sottintendere quello che tu dici, o si tratta di una proverbiale voce dal sen fuggita? (o di un "pasticcio"...)
    - ma allora la Messa "montiniana", essendo stata promulgata non da un vero papa, è probabilmente invalida?
    1. Assolutamente no. Benedetto XVI senz'altro non voleva sottintendere quel che sostengo. Egli non avrebbe mai mancato di rispetto a quello che lo ha fatto cardinale. Qui, però, sta il miracolo: nonostante ciò, al di là delle intenzioni personali del legislatore, è stato implicitamente ammesso che Montini era privo di autorità: Dio fa impazzire quelli che vuole perdere.

    2. Effettivamente la messa montiniana dovrebbe ritenersi invalida. Questa è logica e coerente conseguenza. Ammetto, si tratta di un punto difficile che dovrebbe essere chiarito. La stessa cosa si pose per gli atti posti in essere dagli antipapi sopra segnalati. Ma fu risolta attribuendo una sorta ed eccezionale supplenza di giurisdizione. Il codice di diritto canonico, sia quello piano benedettino (can. 209) sia quello attuale (can. 144), ammette che "Nell'errore comune di fatto o di diritto, e parimenti nel dubbio positivo e probabile sia di diritto sia di fatto, la Chiesa supplisce, tanto nel foro esterno quanto interno, la potestà di governo esecutiva". Il problema è che, con la nuova messa promulgata dal Montini, non ci si trova dinanzi propriamente ad una "potestà di governo esecutiva", ma di fronte ad una potestà legislativa esercitata da chi non era legittimato, in quanto privo di autorità. Ecco quindi il problema, difficile da sciogliere. Io penso che, sino a che Dio non vorrà far chiarire il punto quando a Lui piacerà, la messa dovrà considerarsi pur sempre valida, sebbene gravemente lacunosa, dal momento che, diversamente opinando, il 99& e più dell'umanità cattolica sarebbe stata condannata, senza colpa, alla dannazione (non ricevendo più gli aiuti spirituali e sacramentali validi). Diciamo che con Paolo VI vi è stato il tentativo satanico di distruggere la Messa, ma proprio perchè "le porte degli inferi non prevarranno"; tuttavia ritengo che Dio abbia - per una sorta di grazia eccezionale - consentito di rendere valida quella messa, nonostante le lacune e nonostante il difetto di autorità. A mio avviso questo miracolo rientra nel più generale mysterium iniquitatis, cioè del modo in cui Dio ha opposto le sue grazie a quest'opera satanica. Una prova, quindi, del suo immenso amore.

  6. #6
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    Augustinus, le contraddizioni sulla questione dell'abrogazione che tu hai evidenziato sopra, nessuno le mette in dubbio. Ho detto qualcosa di simile anche nel forum CR, e anche Informatore pare d'accordo.
    Però...
    E' sufficiente, per dire che Paolo VI era antipapa, dichiarare invalido un suo provvedimento? Cioè: per considerarlo antipapa, non bisognerebbe riscontrare qualche irregolarità nella sua elezione, o nel suo operato? A me pare che qui l'irregolarità dell'operato (aboliz. della Messa Tridentina) sia fatta a posteriori, ossia: siccome ci abbiamo ripensato e la Messa di Bugnini non ci piace più, annulliamo i provvedimenti di Paolo VI, che così diventa pure antipapa. Non so se mi sono spiegato bene, temo di no...

    E ancora: se Paolo VI era, come dici tu, antipapa, i Cardinali che ha creato, sono/erano veri cardinali? Se la risposta è "no": può considerarsi valida l'elezione di Giovanni Paolo I, G.P. II e Benedetto XVI?
    Grazie.

  7. #7
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    Io vorrei capire perchè dobbiamo perderci nel cercare gli antipapa invece di rinnovare il nostro matrimonio con la Chiesa stessa. Se pregassimo invece..

  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Nazzareno Visualizza Messaggio
    Augustinus, le contraddizioni sulla questione dell'abrogazione che tu hai evidenziato sopra, nessuno le mette in dubbio. Ho detto qualcosa di simile anche nel forum CR, e anche Informatore pare d'accordo.
    Però...
    E' sufficiente, per dire che Paolo VI era antipapa, dichiarare invalido un suo provvedimento? Cioè: per considerarlo antipapa, non bisognerebbe riscontrare qualche irregolarità nella sua elezione, o nel suo operato? A me pare che qui l'irregolarità dell'operato (aboliz. della Messa Tridentina) sia fatta a posteriori, ossia: siccome ci abbiamo ripensato e la Messa di Bugnini non ci piace più, annulliamo i provvedimenti di Paolo VI, che così diventa pure antipapa. Non so se mi sono spiegato bene, temo di no...

    E ancora: se Paolo VI era, come dici tu, antipapa, i Cardinali che ha creato, sono/erano veri cardinali? Se la risposta è "no": può considerarsi valida l'elezione di Giovanni Paolo I, G.P. II e Benedetto XVI?
    Grazie.
    No. Non serve a stretto rigore un'irregolarità nell'elezione - anche se la storia del conclave da cui uscì designato il Card. Montini presenta non pochi lati oscuri e, da un punto di vista canonico, probelamtici (ad es., il fatto che, sin dall'inizio del Conclave, il suddetto candidato "sapesse già" che sarebbe stato essere l'eletto, tant'è che si portò con sè già una talare bianca su misura .... E ciò stride parecchio se si pensa, ad es., all'elezione di un Benedetto XVI che si affacciò dal Balcone di S. Pietro con una talare bianca vistosamente incongrua tanto da lasciar intravvedere i polsini di un maglione di colore scuro. Cosa che capitò pure a Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, che indossarono vistose talari fuori misura ....). E' sufficiente la pronuncia contenuta in un atto, per giunta legislativo.
    In ogni caso, a stretto rigore, se tu leggessi con attenzione la mia tesi, vedresti che, in senso stretto, io non contesto l'elezione canonica (anche se lì avrei dei dubbi ...), ma il difetto di autorità da parte di Dio. Che è cosa un po' diversa.
    Quanto al fatto che il riconoscimento di antipapa sia fatto a posteriori, beh ... non c'è da meravigliarsi: l'antipapa Cristoforo è stato riconosciuto per tale dopo 1000 anni e così Alessandro V ed il coevo Giovanni XXIII dopo 500 anni!!!
    Attenzione: io non ho detto: "siccome la messa di Bugnini non ci piace più ecc.". Ma mi sono soffermato su una questione non di piacere o non piacere, bensì su un punto giuridico: su quel "numquam abrogatam".
    Infine, quanto ai cardinali. Considera che il cardinalato, come diceva il Beato Giovanni XXIII, non è nè sacramento nè sacramentale, ma solo una dignità, tant'è che a lui impose la berretta cardinalizia, nel 1953, non Pio XII, ma il presidente della repubblica francese, il socialista Vincent Auriol, all'Eliseo.



    Così avvenne per mons. Fietta, cui il presidente Giovanni Gronchi, nel dicembre del 1958, impose la berretta in una solenne cerimonia al Quirinale. Mons. Fietta era stato fino a quel momento Nunzio apostolico in Italia. Similmente il presidente del Portogallo impose la berretta al suo Nunzio, e così il capo di Stato spagnolo, Francisco Franco. Per incidens, fu Montini ad abolire, per i laici, questa facoltà. Ma quest'abolizione visto chi l'ha disposta ... beh ... lascia qualche dubbio sulla sua validità.
    Dunque, a parte ciò, a stretto rigore il cardinalato può essere conferito pure da un laico. Peraltro, pure volendosi escludere questo, in questo caso, trattandosi del conferimento di un titolo e, quindi, vertendosi in materia senz'altro esecutiva, supplisce la giurisdizione della Chiesa. Non a caso, sul punto persino gli amici di TC ritengono che i cardinali creati dai papi materialmente occupanti la sede, sono idonei e legittimati ad eleggere un vero papa, a condizione che ripudi, con l'elezione, gli errori professati da quarant'anni a questa parte.

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Merello Visualizza Messaggio
    Io vorrei capire perchè dobbiamo perderci nel cercare gli antipapa invece di rinnovare il nostro matrimonio con la Chiesa stessa. Se pregassimo invece..
    Infatti, nessuno si perde dietro a vane chiacchiere, visto che si tratta di compiere l'atto di fede. E non posso credere due cose contrarie: ad es., nel nostro caso, partendo dal m.p. credere che la Messa di S. Pio non sia mai stata abolita e credere, al contempo, che, invece, lo sia. Delle due l'una. Se considerassi le due cose vincolanti in coscienza, non saprei cosa credere ed a chi dar retta. Non posso credere due cose opposte o, meglio, contrapposte. Me lo impedisce la ragione. O dovrei credere a quanto compiuto da Paolo VI o dovrei credere a Benedetto XVI. Non si sfugge. Tutto da lì è partito.

  10. #10
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    Attenzione: io non ho detto: "siccome la messa di Bugnini non ci piace più ecc.". Ma mi sono soffermato su una questione non di piacere o non piacere, bensì su un punto giuridico: su quel "numquam abrogatam".
    Il mio "non ci piace più" era ovviamente un modo per sintetizzare il discorso sull'abrogazione.
    Ma uno non può obiettare che il difetto d'autorità è in Benedetto XVI, che è lui che non può contraddire Paolo VI, e ritenere perciò Ratzinger antipapa?
    Infine: i provvedimenti in meteria di Liturgia, sono considerati infallibili?

 

 
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