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  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito Fininvest-P2-CosaNostra

    Amici come sapete ormai in Italia è vietato insinuare che le elezioni le ha vinte la mafia con iL programma PONTE SULLO STRETTO + ABOLIZIONE INTERCETTAZIONE + DIMEZZAMENTO PRESCRIZIONI, gli avvocati dei mafiosi sono sempre pronti a querelarti.

    Pero' all'estero non si fanno mica problemi a dire come stanno le cose, anche perchè là non ci sono i cani da guardia dell'organizzazione Fininvest-P2-Cosanostra in viati per confondere le acque ed azzanare le gambe dei nemici della mafia



    Mafia e politica nell’Italia di Berlusconi
    [El Paìs]


    TRIBUNA: ALEXANDER STILLE


    I capi mafia hanno rapporti con i politici siciliani e napoletani, che, a loro volta, sostengono i leader nazionali. E tutti loro prendono parte ad una lotta contro il potere giudiziario. Però, attenzione a chi osa parlarne!


    31/05/2008


    Nel 2001, un capo della mafia siciliana di nome Giuseppe Guttadauro noto’ d’improvviso qualcosa di strano nel suo salotto, che risultò essere un dispositivo elettronico di ascolto. “Così, Totò Cuffaro aveva ragione!”, ha esclamato. Sono state le ultime parole sentite dalla polizia dette da Guttadauro prima di scollegare il microfono e, quindi, interrompere l’inchiesta. Il nome che è stato pronunciato non era niente di meno che quello del presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, Totò per i suoi amici. La conversazione è stata una delle principali prove che hanno consentito quest’anno di condannare Cuffaro per complicità con diversi mafiosi che erano sotto indagine penale.


    Tuttavia, nonostante questa condanna, che è attualmente in fase di ricorso, Cuffaro è riuscito ad essere eletto il mese scorso al Senato italiano dalla piccola parte cattolica, di sezione centrista.


    L’ascolto dal salone di Guttadauro, prima che lui scollegasse, fornisce un utile quadro di come la mafia pensa e parla di politica. “Totò Cuffaro è la cosa migliore che potremmo chiedere,” dice l’interlocutore di Guttadauro, un medico di nome Salvatore Aragona. “Speriamo che vinca la destra”, ha detto Guttadauro, “Berlusconi, per risolvere i suoi problemi, deve risolvere anche i nostri.”


    Ci sono buone ragioni di credere che questo è vero. Da quando è salito al potere per la prima volta nel 1994, Berlusconi ha condotto un’ inesorabile campagna per indebolire i poteri della magistratura italiana, che ha sottoposto lui e vari suoi collaboratori a processi per accuse che vanno dalla corruzione alla collusione con la mafia. Uno dei migliori amici ed ex capo del partito di Berlusconi, Marcello Dell’Utri, di Palermo, è stato dichiarato colpevole di questi ultimi. E dopo che accusarono Cuffaro di aver informato Guttadauro, Berlusconi stesso lo ha chiamato per manifestare la sua solidarietà e dirgli: “Ho parlato con il Ministro degli Interni e mi ha detto che tutto è sotto controllo”. Nella stessa conversazione, Cuffaro ha detto a Berlusconi: “Già sai che ti vogliamo bene e che sei nelle mie preghiere ogni mattina.”


    Questa serie di colloqui mostra come la mafia si è inserita nella vita politica dell’Italia. I suoi capi locali hanno legami con i politici siciliani, ai quali danno il denaro e dai quali ricevono favori, sia sotto forma di appalti pubblici o avvisandoli quando le loro società sono sotto inchiesta. Da parte loro, i politici locali accumulano basi di potere significativi e un gran numero di fedeli elettori, e i politici nazionali cercano tali contatti e, a loro volta, li aiutano. Si tratta di un sistema basato sul clientelismo e sul potere, che ha il sostegno della criminalità organizzata.


    Anche se ci sono testimoni che sostengono che la mafia ha fatto un patto con Berlusconi, e che Marcello Dell’Utri è il loro intermediario, non è necessario credergli per rendersi conto che c’è in ogni caso, un rapporto molto insano. La mafia, come rendono chiare le dichiarazioni del boss Guttadauro, agisce partendo dal principio che il nemico del mio nemico è mio amico. E sia la mafia che Berlusconi stanno scatenando da tempo una guerra incessante contro la magistratura italiana.


    Con qualche aiuto da parte del centro-sinistra, bisogna riconoscerlo, la coalizione di Berlusconi ha riscritto il diritto penale in modo tale che ora è infinitamente più difficile condannare imputati di tutti i tipi, inclusi i mafiosi. La lunghezza dei processi è raddoppiata ed i cambiamenti giuridici offrono mille opportunità per ritardare o revocare i processi basandosi su piccoli dettagli tecnici, con il risultato che, quindi, è già trascorso troppo tempo dal momento in cui è stato commesso il reato. In quasi tutti i paesi, i tempi di prescrizione vengono calcolati a partire dall’inizio delle azioni giudiziarie, ma in Italia non è il caso, e quindi molte condanne si eludono semplicemente grazie ai ritardi. Inoltre, il Parlamento italiano ha rimosso i carceri speciali per i più pericolosi capi mafia, che impedivano loro quasi completamente di comunicare con le loro organizzazioni, e ha ridotto i vantaggi per i testimoni che cooperano. Inoltre, il centro-sinistra del governo di Romano Prodi, con sostegno entusiasta del centro-destra, ha approvato un’amnistia che ha permesso la liberazione di 26.000 prigionieri; ha impedito al principale avvocato di Berlusconi, Cesare Previti, condannato per corruzione di giudici, di andare in prigione, e ha messo in strada diversi accusati di appartenenza alla criminalità organizzata.


    Tutto questo non solo è moralmente ripugnante, ma è di cruciale importanza per il mandato del nuovo Governo di centro-destra. Tra i più importanti temi della recente campagna elettorale ci sono stati la criminalità e la sicurezza. Per trattare ciò, il governo dovrà cambiare la sua politica in materia di giustizia penale. Come ha recentemente affermato Antonio Manganelli, capo della polizia italiana, “molto di ciò che facciamo è inutile a causa del funzionamento giudiziario. Abbiamo un sistema di giustizia che è lento e complicato che fa si che la polizia compia sforzi invano.” Inoltre, la coalizione di Berlusconi si basa su una profonda contraddizione. Da un lato, è molto forte nel nord, dove il gruppo è alleato con gli autonomisti della Lega Nord. Dall’altro, ha grande forza nel sud, dove il centro-destra è supportato da un sistema di clientelismo che ha notevolmente beneficiato dalle bande della criminalità organizzata. La Lega Nord, il principale vincitore alle elezioni del mese scorso, sta contro il fatto che il denaro delle imposte del nord si utilizzi per sostenere uno stato sociale nel sud.


    Un altro importante aspetto della campagna è stato il disastro dei rifiuti che si accumulano nelle strade di Napoli e di altre città vicine. Nel sud Italia, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è in gran parte nelle mani della criminalità organizzata. Pertanto, per ripulire Napoli, il governo deve affrontare la camorra, la versione napoletana della mafia. E la presenza di numerosi politici (molti di più di quelli menzionati qui) che hanno legami amichevoli con la criminalità organizzata mette l’attuale governo in rotta di collisione tra il mandato di cambiamento che ha promesso agli elettori e il radicato sistema di clientelismo nel sud, di cui la Mafia è un pilastro fondamentale.

    Tuttavia, la presenza di numerose figure note per i legami con la criminalità organizzata nella lista elettorale dal centro-destra non è stata una questione di cui si è discusso in campagna. La coalizione di Berlusconi ha incluso il suo buon amico Marcello Dell’Utri, nonostante la sua condanna per le relazioni con la mafia, in piena campagna, Dell’Utri ha fatto alcune strane dichiarazioni che hanno fatto riferimento ad un mafioso di nome Vittorio Mangano -condannato tra l’altro per omicidio e traffico di eroina- che lui ha qualificato come “eroe”. Dell’Utri aveva assunto negli anni settanta Mangano a lavorare per Berlusconi, tra le altre cose per prendere e portare i suoi figli a scuola. Mangano ha continuato ad essere nei suoi libri paga, anche dopo aver smesso di lavorare e dopo che la sua lunga fedina penale è venuta alla luce. In campagna, Dell’Utri ha lodato Mangano per aver rifiutato di testimoniare contro di lui e contro Berlusconi ed aver preferito l’omertà tradizionale del mafioso. Berlusconi, invece di distanziarsi dalle lodi che Dell’Utri aveva detto ad un assassino e narcotrafficante, ha aggiunto la sua voce alle elogi dell’ “eroe” Mangano.


    Il nuovo presidente della Camera Bassa del Parlamento, Renato Schifani, ha avuto rapporti d’affari con due uomini che sono stati successivamente condannati per appartenenza alla Mafia, ed ha ricevuto un contratto lucrativo per modificare la classificazione del terreno in una cittadina siciliana il cui Consiglio è stato sciolto due volte per essere sotto il controllo della mafia. Tuttavia, quando il giornalista italiano Marco Travaglio ha menzionato questi dati –che sono stati negati un paio di giorni fa in televisione, è scoppiato il caos. Ma la rabbia e l’indignazione non si sono innescate nei confronti del politico per le sue liaisons pericolose, ma contro il giornalista e quelli che gli avevano permesso di parlare in televisione.


    Alexander Stille è professore presso la Columbia University, New York, esperto di mafia

    http://www.elpais.com/articulo/opini...pepiopi_12/Tes

  2. #2
    brescianofobo
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  3. #3
    brescianofobo
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  4. #4
    brescianofobo
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  5. #5
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    Grande Brunik! Ma chi si era illuso che il Cavaliere fosse cambiato?

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da G. Simoncelli Visualizza Messaggio
    Ma chi si era illuso che il Cavaliere fosse cambiato?
    Nessuno.
    Così come nessuno si era illuso che fosse cambiata la sua nemica, ossia la GF&ID che ha per braccio politico il PD e la sinistra estrema.

  7. #7
    brescianofobo
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    Citazione Originariamente Scritto da Filippo Strozzi Visualizza Messaggio
    Nessuno.
    Così come nessuno si era illuso che fosse cambiata la sua nemica, ossia la GF&ID che ha per braccio politico il PD e la sinistra estrema.
    è tipico dei boss mafosi atteggiarsi a difensori della povera gente, ad esempio l'ultima trovata è la card per i pensionati al minimo, che somiglia tanto al buono-pasta distribuito dai politici siculi alla vigilia delle elezioni.

    Forza Italia è stata fondata da Dell'Utri, correntista della Banca Rasini dove lavorava il padre di Silvio Berlusconi e dove i mafiosi depositavano i loro soldi.


    ;'attuale nemico della Grande Finanza ha iniziato la sua folgorante carriera imprenditoriale a 30 anni, ricevendo nel 1967 4 miliardi di lire (dell'epoca) da strani soci Svizzeri (la Edilnord all'inizio era posseduta da fiduciarie svizzere) che volevano investire nell'edilizia alcuni miliardi che si erano ritrovati non si sa come sul conto corrente, e nel 1978 altri 83 miliardi di lire (sempre dell'epoca) in contanti.

    Quarantanni dopo la situazione è questa: il fondatore di Forza Italia Dell'Utri (che Silvio sostiene sia stato suo compagno all'università, peccato solo che tra i 2 compagni di banco ci siano 5 anni di differenza) viene continuamente avvistato dai carabinieri in compagnia di boss mafiosi, mentre il governo nemico della Grande Finanza con Decreto-Legge abolisce d'urgenza le norme antiriciclaggio, vieta ai carabinieri di fare intercettazioni telefoniche e sospende il processo in cui il nemico della GF è accusato di aver dato 600.000 dollari all'avvocato inglese che ha costruito la sua rete di società off-shore affinchè mentisse in un altro processo in cui era implicato il povero Silvio.


    Palermo. Ci sono sviluppi nell’operazione “Hiram”: perquisita la sede del circolo del buon governo di Marcello Dell’Utri di Orvieto, sequestrati computer e documenti che gli inquirenti definiscono “interessanti” ai fini dell’indagine.


    Il circolo vede tra i soci fondatori e nel ruolo di segretario proprio il personaggio chiave dell’operazione “Hiram”: si tratta di Rodolfo Grancini, faccendiere umbro, arrestato martedì scorso con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiziari. Il circolo doveva essere ufficialmente chiuso da un anno, in realtà, stando alle intercettazioni, continuava ad essere in piena attività con 2.200 iscritti fra cui si contano ambasciatori, alti prelati e dirigenti ministeriali. Grancini avrebbe incontrato più volte il senatore Marcello Dell’Utri. I magistrati della Dda stanno prestando attenzione a due incontri in particolare, osservati dai carabinieri, svoltisi a Roma presso l’Hotel Metropole tra Grancini e Dell’Utri. Grancini in queste occasioni poco prima di parlare con dell’Utri avrebbe ricevuto i siciliani Nicolò Sorrentino e Calogero Licata che avrebbero intercesso per un imprenditore agrigentino accusato di mafia affinché il suo processo rimanesse fermo in Cassazione. Sia Sorrentino sia Licata sono coinvolti nell’operazione “Hiram” e sono fra gli arrestati di martedì scorso. Oggi Grancini, interrogato dal gip di Roma, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Si sono avvalsi della stessa facoltà anche gli altri arrestati Guido Peparaio e Francesca Surdo. Gli arresti domiciliari invece sono stati concessi all’imprenditore agrigentino Calogero Russello dal gip di Palermo per “gravi motivi di salute”.

    www.antimafiaduemila.com

  8. #8
    1° Agosto 1537
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    L' intervento del brunikkazzo esige di essere completato con un' altra parte di documentazione, che riguarda la GF&ID, perciò posto qua un estratto dall' ultimo intervento di La Grassa prima della pausa estiva, esso ci svela infatti come in Italia esistano due mafie, una illegale (di DESTRA) e una legale (di SINISTRA), entrambe da lottare- come fecero Falcone e Borsellino- in nome dell' Autonomia Repubblicana:

    [...] Sembra che nessuno abbia notato una contraddizione. L’ondata “moralizzatrice” (immorale) dei primi anni novanta, condotta da una magistratura come punta di diamante di un nuovo blocco di potere che ricevette ampi aiuti d’oltreoceano, condusse al vertice della politica (cioè un subvertice al servizio della formatasi GFeID o piccolo establishment raggruppato in buona parte nella Rcs) la maggioranza dei piciisti, quelli ormai degenerati in sinistra (non socialdemocratica in senso proprio) di bassissimo livello etico e di scarsissime capacità politico-governative; rinnegati pronti ai voleri di chi li aveva portati al posto di Dc-Psi, salvandoli dal disastro generale del piciismo dopo il “crollo del muro”. Un personale talmente scadente che il sottoscritto, assieme a Preve, non ebbe difficoltà ad individuarlo come il protagonista di una netta degenerazione del nostro tessuto politico (ed economico), di cui entrambi scrivemmo alla fine del 1994 ne Il teatro dell’assurdo.
    Incredibilmente (solo all’apparenza), furono proprio questi personaggi con poche qualità ad accettare la “grande” stagione delle privatizzazioni portate avanti da un sopravvalutato e osannato (et pour cause) “uomo di economia” quale Ciampi – arrivato poi, non so se per premio (non ho elementi in proposito), fino alla Presidenza della Repubblica – che svolse, per il nuovo blocco di potere, una funzione forse ancora più importante di quella posteriore dei Padoa-Schioppa e Visco (e ovviamente Prodi). Pensate: gli statalisti del Pci, quelli della superiorità del “pubblico” rispetto al “privato”, divennero garanti delle massicce privatizzazioni di quegli anni (e successivi). E i sinistri “radicali” – con continue convulsioni rifondative, via via sempre minori e più flebili, con continue resistenze alla rinuncia di puri nomi e simboli del passato, ormai da loro stessi infangati con le loro mene vergognose e opportuniste, sempre con in bocca la stessa stucchevole superiorità del “pubblico” (cito appena la finta fedeltà alla Classe perché provo troppo schifo pensando a questa loro ipocrisia abietta) – fecero sempre la pantomima pur di sostenere lo schieramento di centrosinistra, nel mentre si svendevano sempre più a questo nuovo blocco di potere. Insomma: una sinistra serva, squallida come mai è stata, nella sua lunga storia di degradazione, questa corrente della “democrazia borghese”. Non c’è tradimento all’epoca della Grande Guerra, non c’è pieno appoggio alla purulenta Repubblica di Weimar, che possa eguagliare la meschinità, la rozzezza e volgarità, la sozzura (ben esemplificata dalla spazzatura napoletana di cui è responsabile prima), di questa nostra sinistra, in tutti i suoi comparti (sto parlando sempre dell’Italia, in questa fase storica, non lo si dimentichi!).
    Con le privatizzazioni, con lo smantellamento dell’industria e banche pubbliche – del tutto indispensabile al fine di disgregare il vecchio blocco di potere diccì-piessei – il concetto di “pubblico” ha subito un totale cambiamento. Prima, almeno in parte, significava intreccio tra politica ed economia per corruzione e clientelismo, ma anche come “fanteria” per le successive avanzate in direzione della produzione e dello sviluppo. Dopo mani pulite e l’arrivo del nuovo personale politico servo della GFeID, il “pubblico” ha significato solo corruzione e clientelismo per ceti improduttivi e inutili, saccheggiatori della ricchezza italiana, sostenitori del nuovo blocco di potere, che si è dimostrato tuttavia incapace di creare un autentico blocco sociale come, finalmente!, si comincia a notare perfino con lo scollamento dei ceti operai – per non parlare del lavoro autonomo – rispetto alla sinistra, a questi divoratori e dilapidatori di ricchezza nazionale.
    Abbiamo avuto ancor più “nani e ballerine” che con Craxi; una raccolta di lavoratori (si fa per dire!) che vivono di finanziamento pubblico a pioggia; artistucoli da quattro soldi (ma pieni di sé), organizzatori di mostre e spettacoli di “varia (dis)umanità”, operatori turistici (dei tour dell’imbecillità e spesso dell’imbroglio), scrittorucoli e giornalistucoli, vecchi (e meno vecchi) bavosi che sputano sentenze di economia e politologia, antifascisti doc (con tanto di patentino di questa “nuova nobiltà”), insegnanti da cacciare dalle scuole, pubblicitari e designer delle più colossali fesserie, comici da strapazzo che fanno ridere solo i semicolti deficienti di sinistra. Intendiamoci: non è che assieme ai personaggi descritti negativamente, non ne esistano anche di valore e di tutto rispetto. Proprio per questo, si resta però allibiti perché nemmeno essi sembrano rendersi conto di quanto sono odiosi con le loro arie di superiorità; soprattutto non capiscono che si appropriano, della ricchezza nazionale, di quote nettamente superiori al loro apporto alla sua produzione. A difesa di questi personaggi – ripeto: molti di uno squallore cavernoso, una certa quota invece di persone di valore – sta una cintura protettiva costituita da apparati sindacali che vivono anch’essi di finanziamento pubblico, non certo dei versamenti dei loro associati, costituiti per il 50% di pensionati (da perdonare in toto) e da schiere sempre meno folte di rigurgiti di un passato che, come sempre accade, ha ancora i suoi nostalgici fan in coloro che non hanno capito nulla dello sprofondamento del vecchio, e realmente glorioso, comunismo e della sua attuale trasformazione in accolita di supini difensori della GFeID.
    Questo “pubblico” – che non ha più nulla a che vedere con un minimo di funzione positiva per il nostro sviluppo, anzi mette alle sue ali dei pesi di piombo sempre crescenti – ha cercato di nobilitarsi grazie ad economisti comportatisi poco dignitosamente per puro interesse, che hanno tirato in ballo un keynesismo a mio avviso da barzelletta. Essi hanno sostenuto che la spesa pubblica – tesa solo ad alimentare partite improduttive (nel senso comune del termine) – è fondamentale per rilanciare lo sviluppo via incremento della domanda. Si vergognino questi “signori”; si servono di quello che dovrebbe pur essere un sapere per ingannare e “sgavazzare” a quattro palmenti, alle spalle della popolazione che comincia ad avere una serie di difficoltà. La spesa pubblica non deve più alimentare i “magnoni”; la loro domanda non ci interessa, staremmo molto meglio se iniziassero a morire di fame. La spesa pubblica deve servire alla produzione e ad una finanza a quest’ultima subordinata; e non a una produzione qualsiasi, ma a quella dei settori di punta, con la ricerca tecnico-scientifica che ne costituisce la base; e deve alimentare pure la “fanteria”, di cui già detto, in quanto truppa che serve ad ampliare il terreno di relazioni, anche internazionali, che ci servono; ecc. ecc.
    Purtroppo, questa sinistra incapace, questi ceti che pesano sulla nostra ricchezza, questi sindacati puramente burocratici e grevi, questi similkeynesiani fautori della domanda da parte di divoratori e dilapidatori, sono molto utili alla nostra destra, che non brilla certo per idee e prospera per l’insofferenza crescente di quote non indifferenti di popolazione in preda a qualche difficoltà (ancora troppo poche). Essa si può permettere infatti di raccontare panzane sulla bontà della incosciente e irresponsabile “mano invisibile” del mercato, da lasciare perfettamente libero di devastare quanto non lo è ancora, in modo da permettere ad altri maneggioni (di una specie diversa ma non troppo) di arricchirsi senza eccessivamente affaticarsi; la destra sembra soprattutto interessata a sfruttare la superficiale popolarità di misure che sanino certi scempi commessi dal buonismo, lassismo e permissivismo degli stolti dell’altra parte. Non sarà però la sicurezza, il federalismo, la deregolamentazione, flessibilità e precarietà del lavoro, e via dicendo a risolvere qualcosa. O a impedire la crisi o almeno la stagnazione. Occorrono ben altre mosse realmente strategiche; economiche e politiche, e di politica anche internazionale, dimostrandosi meno succubi di fronte agli attuali predominanti [...]

    Tratto da "Una società malata" di G. La Grassa, 20/6/2008
    www.ripensaremarx.splinder.com

  9. #9
    brescianofobo
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    Ragazzi, svelato il mistero di come Tex Willer Bordon sia diventato ex-ulivista.

    L'organizzazione Fininvest-Rai-P2-Cosanostra ha agevolato l'operazione piazzando la mogliettina soubrette nell'apposito programmino.

    Le donnine venivano utilizzate come merce di scambio per fregarsi i senatori all'Ulivo, mandare a casa l'odiato Prodi e far trionfare l'organizzazione



    Nuove intercettazioni sull'Espresso
    Torna il caso Berlusconi-Saccà


    in edicola venerdì sul settimanale


    Nuove intercettazioni sull'Espresso
    Torna il caso Berlusconi-Saccà


    I rapporti con un componente dell'Autorità delle Comunicazioni e le pressioni su Willer Bordon


    ROMA - Nuove intercettazioni sul settimanale Espresso in edicola venerdì relative ai rapporti tra il premier Silvio Berlusconi, allora capo dell'opposizione, e l'ex direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà. BORDON - In particolare il settimanale porta alla luce i rapporti tra Berlusconi e un componente dell'Autorità delle Comunicazioni, Giancarlo Innocenzi, e le pressioni su «Tex Willer» (soprannome del senatore Willer Bordon), la cui moglie è attrice. Ci sono inoltre alcuni brani di conversazioni che riguardano la possibilità di far lavorare in Rai alcune soubrette.
    DE ANGELIS - Il premier avrebbe chiamato più volte per raccomandare delle amiche, trovando un interlocutore nel produttore Guido De Angelis, che - spiega il settimanale - manda via un'attrice selezionata per merito per fare posto a una 'raccomandata' del Cavaliere. In un altro caso Berlusconi si lamenta con Saccà di Antonella Troise «perché sta diventando pericolosa». Il telefono del direttore di Rai Fiction è 'bollente' e dall'altra parte secondo l'Espresso ci sono nomi ben noti: Confalonieri, Letizia Moratti, Gianni Letta, Mario Landolfi, Giuliano Urbani, Gianni Minoli, lo stesso Bordon, Luca Barbareschi, Maurizio Costanzo. Tutti con delle richieste.
    CONFALONIERI - A settembre 2007 chiama Confalonieri: «Mi dicono che la società Albatross di Alessandro Jacchia stia facendo per voi la fiction "Il bene e il male". Per la parte del magistrato donna ci starebbe bene Simona Borioni (attrice di 'Vivere') e siccome sia l'agente dell'attrice, Pellegrini, che il regista ne hanno parlato con Jacchia, insomma "le chiedevo se poteva interessarsene"».
    LETIZIA MORATTI - Secondo i documenti in mano all'Espresso il sindaco di Milano Letizia Moratti avrebbe raccomandato a Saccà la moglie del suo braccio destro, Paolo Glisenti. Ma il provino va male. Saccà dice di avercela messa tutta ma che non decide da solo.

    GIANNI LETTA - A ottobre 2007 Letta chiama Saccà per raccomandare Giuditta Saltarini, la vedova dell'amico Renato Rascel, per un provino a 'Un posto al sole'. Quattro giorni dopo Saccà chiama il produttore della fiction, Roberto Sessa, e chiede della Saltarini. Il 12 ottobre Francesco Nardella, capostruttura fiction, chiama Saccà e gli dice: «Ma quanto tieni a Giuditta Saltarini?». Saccà risponde: «Tanto, perché è segnalata da Letta». Ma la Saltarini non ottiene la parte. Letta ci riprova il primo ottobre quando raccomanda Ruggiero Marino, ex redattore de Il Tempo, che vorrebbe scrivere sceneggiature. Due settimane dopo, Saccà chiede al produttore se può inserire il giornalista come consulente della sceneggiatura del 'Terremoto di Messina'. Saccà chiama Letta e gli dice che per la sceneggiatura del 'Terremoto di Messina' è tutto a posto.

    PIERO FASSINO - A luglio 2007 De Angelis annuncia a Saccà che «Piero Fassino ha telefonato alla De Santis (capostruttura Rai) per perorare la loro causa». Successivamente anche Carlotta Ercolino lo avverte che Fassino, «suo amico di famiglia», sarebbe intervenuto sulla De Santis.
    FRANCESCO RUTELLI - Pochi giorni prima, il 27 giugno, il vicedirettore generale Rai Giancarlo Leone ricorda a Saccà che gli aveva inviato una lettera dicendo che andati da lui il produttore Saraceni e Maria Scicolone a proporre una fiction sulla famiglia Loren. Leone vuole dare una risposta alla Scicolone e un segnale di attenzione a Francesco Rutelli, che aveva organizzato l'incontro fra i tre.



    26 giugno 2008
    http://www.corriere.it/politica/08_g...4f02aabc.shtml

  10. #10
    brescianofobo
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    uNA INTERESSANTE PROPOSTA DELL'AVVOCATO DEL BOSS DELL'ORGANIZZAZIONE FININVEST-P2-COSANOSTRA

    se Pd vota lodo, niente blocca processi...."
    (ANSA) - ROMA, 26 GIU - Per il Pdl si potrebbe andare in tempi brevi all'approvazione del lodo, se il Pd lo votasse, senza passare per la sospensione dei processi. A sostenerlo e' il deputato del Pdl, Gaetano Pecorella. 'Se a fine settembre -spiega- Berlusconi si trovasse con una condanna per una pena molto grave, difficilmente potrebbe continuare a governare. 'Quindi -dice- o si corre questo rischio, che per il Paese sarebbe un disastro, o si approva una legge che sospende i processi per le alte cariche dello stato'.

    http://www.ansa.it/site/notizie/awnp.26224396.html

 

 
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