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  1. #1
    Μάρκος Βαφειάδης
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    Predefinito Senza un Partito Comunista non esiste la sinistra in Italia

    Senza un Partito Comunista non esiste la sinistra in Italia!

    editoriale di Gramsci Oggi - http://www.gramscioggi.org/Gramsci%20oggi-004-2008.pdf


    Non c’è dubbio che l’accoppiata Veltroni-Berlusconi sulla riforma elettorale è servita ad approfondire ulteriormente le contraddizioni che erano già esistenti nel centro-sinistra; come non c’è dubbio che la decisione di far correre da solo il PD ha favorito l’azione del centro della stessa coalizione per far cadere il governo Prodi. Con questo passo di marcia, Veltroni è riuscito ad affermare il modello atlantico bipartitico dell’alternanza; ha favorito l’annullamento della sinistra, dei comunisti e di quel minimo di rappresentanza politica dei lavoratori in Parlamento e ha fatto stravincere le destre dimostrando di essere degno anche degli applausi della massoneria.
    Egli ha riconsegnato il popolo Italiano nelle mani di un Presidente del Consiglio che era iscritto alla loggia massonica P2, di un Presidente del Senato che in passato era socio d’affari con certi personaggi che sono stati indagati e condannati per mafia, di un “postfascista” alla Presidenza della Camera che ha dichiarato che l’assassinio del giovane Nicola, avvenuto per opera di una banda di nazifascisti di Verona, era un fatto secondario rispetto alle manifestazioni svolte a Torino contro il governo Israeliano che, secondo lui, erano ben più gravi. Infine, dopo la “brillante gestione ricreativa” del comune di Roma che ha permesso a palazzinari e immobiliaristi di fare grandi affari, Veltroni ha consegnato anche la capitale in mano ad un altro “postfascista”, ben noto nelle file del vecchio squadrismo dell’ex “Fronte della Gioventù” del “MSI”, il quale ha già dichiarato in un intervista al “Sunday Times” che “Il fascismo fu fondamentale nella modernizzazione dell’Italia”. In poche parole, il Segretario dei riformisti è riuscito a fare in pochi mesi ciò che le destre non sono riuscite a fare negli ultimi 15 anni.
    Il tutto è avvenuto con il sistema introdotto dalla legge Calderoli che il governo Prodi e il PD non hanno voluto superare e che, ben al di là del reale consenso elettorale ottenuto, offre un premio di maggioranza alle liste e alle coalizioni con il maggior numero di voti penalizzando ulteriormente i partiti minori che sono stati sottoposti agli sbarramenti del 4% e dell’8%. Una semplificazione forzata all’insegna della governabilità sempre più autoritaria e verticistica che non corrisponde affatto all’articolazione politica e culturale del paese reale. Una legge per il maggioritario che trova i suoi precedenti storici soltanto nella legge di G.Acerbo (affiliato alla massoneria) voluta da Mussolini nel 1923 e nella "legge truffa" del 1953 voluta da A.De Gasperi. Tale condizione politica creata dal PD e dal PDL rappresenta il terreno più favorevole per chi ha sempre lavorato occultamente e/o apertamente per la trasformazione dell’Italia in una repubblica presidenziale. Il passo è breve e il modo sul come fare per raggiungere questa nuova tappa è tutto racchiuso nei libretti d’istruzione intitolati: “Schema R”, “memorandum” e “piano di rinascita democratica” di Licio Gelli.
    Tutto ciò non può meravigliare i Comunisti che da sempre hanno sostenuto che i gruppi dirigenti del PDS, poi dei DS e oggi insieme alla Margherita del PD hanno fatto e continuano a fare soltanto ciò che è scritto nel loro codice genetico. Sono gli stessi autori che dopo aver operato subdolamente per molti anni all’interno dell’organizzazione dei lavoratori hanno occupato le sue postazioni strategiche per passare alla distruzione del PCI. Sono sempre gli stessi che, oggi, esercitano la funzione che storicamente ha sempre svolto il riformismo nel nostro paese nei momenti di crisi del capitale: imbrigliare e dividere i lavoratori con il capitolazionismo riformista e consegnare il potere e il paese alle destre per colpire le forze organizzate del proletariato.
    Con le stesse logiche, Veltroni ha “decretato” a tavolino la “fine della lotta di classe”, dichiarando che i padroni e gli operai sono legati dallo stesso destino e, sulla base di comuni valori del mercato capitalistico, ha stabilito con Berlusconi anche la “fine delle ideologie e delle loro contrapposizioni”. Non poteva mancare da questo coro la voce della nuova presidente Marcegaglia di Confindustria che ha dichiarato che è in via di esaurimento “…nella coscienza collettiva, quel conflitto di classe fra capitale e lavoro che ha segnato la storia degli ultimi 150 anni…” elogiando, non a caso, la rinnovata disponibilità alla nuova concertazione di CGIL-CISL-UIL per modificare il CCNL. Intanto, nei luoghi di lavoro continuano a morire i lavoratori, si intensifica lo sfruttamento, si comprimono i salari, si prolunga la giornata lavorativa, cresce il precariato e si restringono sempre di più gli spazi della democrazia e dell’organizzazione dei lavoratori sul lavoro per la difesa dei loro diritti e delle loro mobilitazioni.
    Nei primi anni ’20 del ‘900 il riformismo aveva consegnato il paese nelle mani del fascismo e in questi primi anni del terzo millennio il riformismo ha riconsegnato il paese nelle mani delle destre e delle forze “postfasciste”. Un paesaggio grigio e desolante che rappresenta una condizione molto pericolosa con evidenti connotati prefascisti che sicuramente alimenterà gli istinti più tribali che si stanno già manifestando attraverso forme e ripetute azioni razziste, xenofobe, reazionarie di “squadrismo nero” e/o “rondismo verde”. Nel silenzio del governo, gli incendi dei campi Rom trovano una loro legittimazione, allo stesso modo con cui gli incendi delle Camere del Lavoro nel ’22 trovavano la loro legittimazione nel governo fascista (il passo è breve).
    Un risultato eccellente che il riformismo ha consegnato alla borghesia del nostro paese, all’imperialismo e al Vaticano, anche se tutto ciò non ha giovato neppure allo stesso Veltroni uscito anche lui sconfitto dalla competizione elettorale con Berlusconi. Naturalmente, il grave esito elettorale, che ha cancellato la presenza della sinistra e dei comunisti in parlamento, non rappresenta l’ultimo atto del riformismo la cui funzione non si è affatto esaurita. Non c’è da illudersi! Dopo aver agevolato la penetrazione culturale del berlusconismo in ampi strati popolari, favorita dalla cronica debolezza e assenza della sinistra e dei comunisti negli ultimi vent’anni, il PD diventa ancor più aggressivo al pari delle destre mercantili. Infatti, Veltroni e Berlusconi concordano sulla proposta
    avanzata da Franceschini per imporre gli stessi sbarramenti elettorali anche per le prossime elezioni del 2009 per il Parlamento Europeo, con il chiaro intento di impedire la sinistra e i comunisti di ripresentare delle proprie liste. In questo modo il PD accelera sulla seconda parte del suo progetto per proseguire nelle riforme elettorali e delle istituzioni, nell’omologazione totale delle rappresentanze sindacali, sociali ed economiche alla sua linea interclassista e nel cercare di attrarre nella sua orbita politica i resti della sinistra frantumata.
    Sul fronte delle rappresentanze sindacali e sociali, l’omologazione procede a passi veloci sulla stessa linea concertativa di CGIL-CISL-UIL che hanno dichiarato il loro sostegno a Veltroni nella manifestazione svolta a Brescia durante la campagna elettorale. In questa direzione, il primo passo pubblico è stato fatto al concerto del 1° Maggio a Roma dove i tre segretari nazionali senza alcuna consultazione e senza rispettare alcuna regola di democrazia interna delle loro organizzazioni, hanno annunciato di voler modificare lo strumento più importante di solidarietà nazionale della classe lavoratrice che è il CCNL, ben sapendo di acuire in questo modo le già aperte contraddizioni interne, soprattutto con la Fiom.
    Non è casuale l’operazione in corso tesa ad isolare la categoria dei metalmeccanici che è quella più combattiva con un pretestuoso e gravissimo provvedimento politico attuato nei confronti della Segretaria generale della FIOM di Milano e di altri tre dirigenti provinciali. Un provvedimento burocratico e verticistico di stampo autoritario senza precedenti nella storia della CGIL che rappresenta, a nostro avviso, un banco di prova che si estenderà dai metalmeccanici alle altre categorie per neutralizzare l’opposizione interna e passare in modo indisturbato allo svuotamento del CCNL voluto da Confindustria. Questa controriforma, se passerà, rappresenterà la condizione più favorevole per la probabile fusione tra CGIL-CISL-UIL in un’unica organizzazione sindacale egemonizzata dal riformismo, che muterà la natura del sindacato stesso trasformandolo da organizzazione confederale della classe lavoratrice in cinghia di trasmissione delle esigenze del governo e degli industriali all’interno dei lavoratori; in altre parole una sorta di corporazione sindacale di stato.
    Anche sul fronte della rappresentanza economica il presidente Poletti di “Lega Coop” ha dichiarato, in un’intervista su “il manifesto” del 06.05.08, che è da molto tempo in discussione la necessità di ridefinire il ruolo della cooperazione nella società auspicando che, dopo la semplificazione della rappresentanza politica (fusione DS e Margherita in PD), è necessario avviare gli stessi processi tra le rappresentanze economiche come la “Lega Coop” che organizza le cooperative “rosse” di tradizione comunista e socialista con la “Confcooperative” che organizza quelle “bianche” di tradizione democristiana. Nelle stesse logiche rientra anche la vicenda Unipol-BNL che ha rappresentato un tentativo (non riuscito) di fusione con il capitale bancario e che dimostra quanto
    l’Unipol che era nata per tutelare gli interessi dei lavoratori e della cooperazione, nel corso degli anni, si è adeguata sempre più alle leggi del mercato capitalistico al pari di qualsiasi altra società. Quindi il riformismo è avviato ad estendere la sua influenza a tutti i livelli sociali, mentre il controllo politico dello stato resta ben saldo nelle mani delle forze politiche di destra.
    Da parte sua D’Alema, molto cauto rispetto l’autosufficienza veltroniana di continuare a far correre il PD da solo, da esperto riformista e sotto una blanda veste di “sinistra” del suo partito tenta di recuperare i disperati residui de “la sinistra l’arcobaleno” che vedono nel rapporto con il PD l’ultima ancora di salvataggio. Questi rimasugli possono tornare utili all’ex ministro degli esteri nelle lotte intestine al partito nei confronti di Veltroni al quale ha rinfacciato, dal seminario della sua fondazione “Italianieuropei”, che ben 1,5 milioni di voti del 2006 non sono finiti nel PD in queste ultime elezioni. Naturalmente, c’è già qualcuno della attuale “sinistra extraparlamentare” che ha già abboccato all’esca dalemiana (Salvi, Ferrero, Vendola ed altri).
    Di fronte a questa grave situazione politica generale, quale lezione ha tratto la sinistra dalla disastrosa conclusione elettorale? Nel nostro numero precedente alle elezioni, abbiamo scritto: “La sinistra che cosa si aspetta dai lavoratori in queste elezioni? Il responso elettorale ci dirà quale è il livello del suo radicamento e la misura del suo legame con la classe operaia del nostro paese!”. La realtà ci ha dimostrato ancora una volta che il risultato negativo va individuato principalmente nel fatto di non aver svolto la funzione che una sinistra di classe avrebbe dovuto e dovrebbe svolgere nella società. La sinistra non è stata in grado neppure di far rispettare quei due o tre punti del programma di Centro-Sinistra che interessavano ai lavoratori; peggio ancora ha poi votato la nuova controriforma delle pensioni e il rifinanziamento delle missioni di guerra e ha perso qualsiasi legame con i luoghi di lavoro e di studio. L’azione politica di quel gruppo dirigente si era ridotta soltanto alla propria sopravvivenza e autoriproduzione e a quella dei propri gruppi parlamentari dopo aver cancellato qualsiasi alternativa di classe e prospettiva sociale per i lavoratori. In altre parole, la sinistra si è dissociata dalla realtà e ha voltato le spalle ai lavoratori che si sono sentiti abbandonati e traditi!
    Dopo gli evidenti e forti segnali negativi già avuti con le elezioni amministrative del 2007, era prevedibile la sconfitta, ma questo devastante risultato è molto peggiore di quanto ci si poteva immaginare: la sinistra non ha raggiunto neppure il 4% alla Camera, ha azzerato di colpo un gruppo di 150 parlamentari e perso circa il 75% dell’elettorato di riferimento. Tutto ciò ha messo in evidenza che la frenetica ed affannosa corsa di rincorrere la borghesia sul suo terreno di valori con la negazione e l’abbandono dei propri riferimenti di classe, ha svelato la precisa volontà dell’intero gruppo dirigente di raggiungere altri scopi che non erano quelli dei lavoratori e della sinistra di classe; ma, nello stesso tempo ha mostrato anche tutta la sua incapacità che lo ha fatto scivolare e
    cadere nella trappola del riformismo e delle classi dominanti. I “grandi condottieri” del defunto soggetto “la sinistra l’arcobaleno” che volevano trasformare il comunismo in “una tendenza culturale” all’interno di un soggetto socialdemocratico, in realtà, sono stati trasformati proprio
    loro e senza neppure rendersene conto, in una insignificante tendenza culturale, dal PD e dal PDL! Oggi il problema non si pone più e tutta la sinistra, fuori dal Parlamento, deve fare i conti ancora una volta con la dura e vera realtà della lotta di classe del nostro paese.
    Nonostante il cataclisma elettorale, c’è ancora chi, senza un minimo di pudore politico, fa la parte “del lupo che perde il pelo ma non il vizio”. Abbiamo sentito per l’ennesima volta i “grandi leader” della stessa sinistra massacrata, commentare con “stupore” e molta ipocrisia i voti di una parte di lavoratori che sono finiti al PD, alle destre e nell’astensionismo. Per questi “dirigenti” pare che non sia successo nulla, e gli stessi autori del progetto che la realtà ha fatto a pezzi nella forma e nella sostanza, senza un minimo di autocritica e di umiltà, ma con molta presunzione da piccola borghesia salottiera, ripropongono lo stesso progetto sotto altre forme per riaprire (direttamente o indirettamente) un rapporto preferenziale con il PD. Essi rifiutano ostinatamente, di capire la lezione che è scaturita dalle elezioni; cioè, senza un PC la sinistra non esiste e che non può essere
    realizzata l’unità della sinistra senza “l’unità e l’autonomia dei comunisti” in Italia.
    Allo stesso modo dei riformisti, diversi di questi “dirigenti” vedono nei processi unitari dei comunisti un pericolo e dichiarano con “preoccupazione” che una costituente comunista, addirittura, spaccherebbe le sinistre. In questo modo, senza una minima assunzione di responsabilità, essi tentano di crearsi un alibi dietro al quale nascondere la divisione che oggettivamente esiste già nella sinistra e la loro complicità per il loro fallimento politico che ha permesso alla borghesia di stritolare la sinistra. Riaffiorano, tutte queste tendenze sconfitte che sono
    presenti in forme e quantità diverse nel PRC, nel PdCI, nella SD e anche nei Verdi, per riorganizzarsi in funzione dei vari Congressi che si terranno nel mese di luglio. Questo è il deludente scenario che ancora una volta viene riproposto ai lavoratori. Perciò, la sinistra generica e la sinistra di classe sono destinati a salire su due treni di cui ognuno è collocato su binari con destinazioni differenti e opposte: la prima socialdemocratica verso l’omologazione nel sistema capitalistico, la seconda comunista per la lotta per il superamento del capitalismo e la costruzione di una nuova società socialista.
    È giunto il momento per tutti i comunisti interni ed esterni a queste organizzazioni presenti nella società di alzare la testa, difendere la propria storia, rivendicare e lottare per la propria autonomia e unità, serrare le fila e lavorare concretamente per giungere ad una “Costituente Comunista” da cui partire su un piano di pari dignità, dove tutti (a tutti i livelli) si rimettono in discussione per ricostruire un unico Partito Comunista di massa in Italia. La garanzia che tale processo possa essere realizzato senza ripetere gli errori del passato, dipende e risiede soltanto dal e nel protagonismo attivo e diretto di tutte/i le/i Compagne/i che in prima persona hanno dato e stanno dando la loro adesione all’appello “Comuniste e Comunisti: cominciamo da noi”, che anche noi sosteniamo e che abbiamo pubblicato sul nostro sito web.
    Tutti i comunisti (organizzati e non organizzati) a tutti i livelli, sono chiamati a misurarsi ovunque dentro e fuori dei loro partiti, nelle associazioni, nei movimenti, nei sindacati, nei congressi, nelle assemblee e nella società tutta per far crescere le adesioni all’appello e per organizzare nei territori iniziative e i “Comitati per la Costituente Comunista”.
    In questa fase storica e politica, del nostro paese, la “Costituente per l’Unità e l’Autonomia Comunista” rappresenta l’unica alternativa reale e credibile di sinistra che si pone di fronte alla classe lavoratrice, a tutti i comunisti e a tutta la sinistra

    http://www.ilbriganterosso.info/dblo...p?articolo=670

  2. #2
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    Da parte sua D’Alema, molto cauto rispetto l’autosufficienza veltroniana di continuare a far correre il PD da solo, da esperto riformista e sotto una blanda veste di “sinistra” del suo partito tenta di recuperare i disperati residui de “la sinistra l’arcobaleno” che vedono nel rapporto con il PD l’ultima ancora di salvataggio. Questi rimasugli possono tornare utili all’ex ministro degli esteri nelle lotte intestine al partito nei confronti di Veltroni al quale ha rinfacciato, dal seminario della sua fondazione “Italianieuropei”, che ben 1,5 milioni di voti del 2006 non sono finiti nel PD in queste ultime elezioni. Naturalmente, c’è già qualcuno della attuale “sinistra extraparlamentare” che ha già abboccato all’esca dalemiana (Salvi, Ferrero, Vendola ed altri).


    Urkalapeppa!

    Che ne pensate?

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da EL ROJO Visualizza Messaggio
    Da parte sua D’Alema, molto cauto rispetto l’autosufficienza veltroniana di continuare a far correre il PD da solo, da esperto riformista e sotto una blanda veste di “sinistra” del suo partito tenta di recuperare i disperati residui de “la sinistra l’arcobaleno” che vedono nel rapporto con il PD l’ultima ancora di salvataggio. Questi rimasugli possono tornare utili all’ex ministro degli esteri nelle lotte intestine al partito nei confronti di Veltroni al quale ha rinfacciato, dal seminario della sua fondazione “Italianieuropei”, che ben 1,5 milioni di voti del 2006 non sono finiti nel PD in queste ultime elezioni. Naturalmente, c’è già qualcuno della attuale “sinistra extraparlamentare” che ha già abboccato all’esca dalemiana (Salvi, Ferrero, Vendola ed altri).


    Urkalapeppa!

    Che ne pensate?
    Che "Salvi, Ferrero, Vendola ed altri" è una cazzata.

  4. #4
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    Chi ha scritto l'articolo non ha sentito parlare Ferrero.

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da Lavrentij Visualizza Messaggio
    Chi ha scritto l'articolo non ha sentito parlare Ferrero.
    O, forse, trova conveniente mettere tutti nello stesso calderone, no?

  6. #6
    no offshore
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    in parlamento di sicuro.....
    comunque non sentir parlare nessuno del progetto nucleare mi fa pensare un po'

  7. #7
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    vedremo cosa proporranno in futuro Ferrero (ex ministro che bacchettava Franco Giordano quando questi attaccava il governo e minacciava d irompere..) e Russo Spena sul versante dei rapporti con il PD. Io credo che non saranno alternativi alla proposta di Vendola.

    Ferrero ha già detto che dopo il congresso vuole una gestione unitaria (con Vendola).
    Lo scontro è meno politico di quello che appare. E' invece prevalentemente uno scontro tra gruppi di potere e - per certi aspetti - personale.

    p.s L'articolo per "Gramsci oggi" lo ha scritto un compagno che ha lavorato - fin dai tempi della federazione milanese del PCI - per la ricostruzione di un partito comunista in Italia. Se noi oggi possiamo militare in un partito che si chiama PRC lo dobbiamo anche a quelli come lui.

    Non si tratta dunque, cara catartica, di un fesso che "non conosce Ferrero" o che ha messo "tutti nello stesso calderone"

    ciao

  8. #8
    falcemartello.
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    Citazione Originariamente Scritto da Leninista Visualizza Messaggio
    vedremo cosa proporranno in futuro Ferrero (ex ministro che bacchettava Franco Giordano quando questi attaccava il governo e minacciava d irompere..) e Russo Spena sul versante dei rapporti con il PD. Io credo che non saranno alternativi alla proposta di Vendola.

    Ferrero ha già detto che dopo il congresso vuole una gestione unitaria (con Vendola).
    Lo scontro è meno politico di quello che appare. E' invece prevalentemente uno scontro tra gruppi di potere e - per certi aspetti - personale.

    p.s L'articolo per "Gramsci oggi" lo ha scritto un compagno che ha lavorato - fin dai tempi della federazione milanese del PCI - per la ricostruzione di un partito comunista in Italia. Se noi oggi possiamo militare in un partito che si chiama PRC lo dobbiamo anche a quelli come lui.

    Non si tratta dunque, cara catartica, di un fesso che "non conosce Ferrero" o che ha messo "tutti nello stesso calderone"

    ciao
    Mi permetto di dire che, nonostante chiunque, sia Diliberto o Ferrero o chi altri, il partito comunista si farà! Se i partiti sono per la costutuente bene, altrimenti la costituente uscirà dai partiti attraverso i militanti.
    Il partito comunista è una necessità per il proletariato, per i lavoratori, non ci si può permettere di essere senza, visto che andazzo??
    Saluti

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da falcemartello. Visualizza Messaggio
    Mi permetto di dire che, nonostante chiunque, sia Diliberto o Ferrero o chi altri, il partito comunista si farà! Se i partiti sono per la costutuente bene, altrimenti la costituente uscirà dai partiti attraverso i militanti.
    Il partito comunista è una necessità per il proletariato, per i lavoratori, non ci si può permettere di essere senza, visto che andazzo??
    Saluti
    Cosi' rischiamo di fare il terzo partito...per la gioia dei potenziali elettori comunisti...

    ...no, non è questa la strada...anch'io sono per la costituente comunista ma bisogna convincere il partito della sua utilità e (a parer mio) necessarietà in questo delicato passaggio politico.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da falcemartello. Visualizza Messaggio
    Il partito comunista è una necessità per il proletariato, per i lavoratori, non ci si può permettere di essere senza, visto che andazzo??
    Saluti
    se fosse davvero cosi necessario,a quest'ora stareste a Montecitorio!

    ormai per i lavoratori un partito vale l'altro...

 

 
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