ho sentito di sfuggita la radio... la storia dei soldi che chiede la grande distribuzione per far "vendere" aziende sarde nei loro punti vendita...
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Pronta una proposta per modificare la legge sul commercio e una denuncia all’AntitrustSchiavi della grande distribuzione
Denuncia del Psd’Az: i produttori vessati da balzelli incredibili
Chiesti fino a 50mila euro per arrivare sugli scaffali
di Giovanni Bua
CAGLIARI. Alcuni fanno pagare il contributo per «l’anniversario». Altri quello per la ristrutturazione. Tutti pretendono cifre salate per «l’inserimento», oltre a sconti e partecipazione alle promozioni. Sono solo alcuni dei «balzelli» che i produttori alimentari devono pagare alla grande distribuzione.
Balzelli possono arrivare a gravare a tal punto sul costo del prodotto, da annullare di fatto il guadagno del produttore.
A denunciare la situazione i consiglieri regionali del Psd’Az Paolo Maninchedda e Giuseppe Atzeri, e il responsabile delle politiche del commercio del partito, il consigliere provinciale di Nuoro Gianfranco Congiu. «Siamo arrivati all’assurdo — spiega Maninchedda — il valore del prodotto viene completamente assorbito dallo scaffale che lo espone. Questo, aggiunto a pagamenti fatti con lunghissime dilazioni, sta di fatto mettendo in ginocchio il sistema produttivo dell’isola. Che non può reagire in nessuna maniera, visto che la grande distribuzione abusa del suo potere».
E proprio il presunto abuso di posizione dominante è il primo obiettivo che il Partito Sardo d’Azione vuole colpire. «Abbiamo già pronta una segnalazione all’Antitrust — sottolinea Maninchedda — nonostante il vuoto politico in materia infatti c’è una forte presenza normativa che ci appoggia».
E proprio a colmare il vuoto politico denunciato servono le altre proposte del Psd’Az: correggere la legge regionale sul commercio; modificare il piano delle grandi strutture di vendita (attualmente all’esame della Commissione Industria della Regione) e subordinare la concessione delle autorizzazioni a una serie di condizioni.
«Serve — precisa Maninchedda — la definizione di un numero minimo di fornitori locali, l’obbligo di segnalare in etichetta i prodotti a basso chilometraggio, l’obbligo di indicare nello scontrino la precentuale di spesa sarda. E soprattutto la creazione di un modello di contratto minimo garantito che disciplini forniture e listing free d’ingresso, pagamenti, promozioni e premi». Proprio sui costi d’ingresso, e promozioni e premi puntano il dito gli esponenti del partito. Nello studio preparato da Gianfranco Congiu emerge infatti che i produttori devono affrontare tutta una serie di costi «Diffcilmente comprensibili — attacca il consigliere provinciale — visto inoltre che gravano solo sui prodotti alimentari e non su quelli ad esempio d’abbigliamento». Tra questi sconti fissi che oscillano tra l’8 e il 12 per cento, contributi promozionali che arrivano fino al 27 per cento, e una serie di costi che vanno dai 750 euro che una catena di supermercati chiede come «contributo anniversario», ai 9000 che un’altra catena chiede per «contributo nuova apertura», ai «premi inserimento» (che si pagano per vedere i propri prodotti sugli scaffali) che vanno dai 20 mila ai 50 mila euro.
«Non è un attacco frontale alla grande distribuzione — conclude Giuseppe Atzeri — ma la denuncia di un problema che sta assumendo dimensioni enormi. La grande distribuzione in Sardegna sta provocando un effetto devastante. E non solo tra i produttori ma anche tra i piccoli rivenditori. Nel 2006 sono state 313 le piccole imprese che hanno chiuso i battenti. Dato triplicato nel 2007, con oltre 1000 serrande abbassate, di cui 577 nell’Area Vasta».
http://www.regione.sardegna.it/docum...0508090510.pdf
Psd’Az: modifiche alla legge
«Gdo: sugli scaffali serve più spazio per i prodotti sardi»
Il peso dei piccoli negozi, in Sardegna, è sceso negli ultimi dieci anni dal 41% al 21%.
Una perdita secca, coincisa con l’avanzata dalla grande distribuzione organizzata. Un’avanzata da regolare, anche con l’obiettivo di favorire una maggiore presenza di produzioni locali.
E per evitare «posizioni dominanti che, anche attraverso una serie di imposizioni contrattuali, portano ad erodere il margine di ricchezza del produttore e del fornitore». Così Paolo Maninchedda, consigliere regionale del Psd’Az che, con accanto il collega Giuseppe Atzeri, ha annunciato una segnalazione all’Antitrust, ma anche la modifica della legge 5 del 2006 sul commercio e del Piano delle grandi strutture di vendita, approvato dalla Giunta ma ora all’attenzione (determinante) della commissione Industria.
OBIETTIVI.
La modifica del Piano della Gdo, ha spiegato Maninchedda in una conferenza stampa, è finalizzata a subordinare la concessione all’apertura «di un modello contrattuale minimo definito dalla Regione per la fornitura di prodotti agroalimentari alla Gdo sarda che disciplini forniture e listing free d’ingresso, pagamenti, promozioni, premi».
Gianfranco Congiu, avvocato, consigliere provinciale a Nuoro, ha illustrato nel dettaglio una serie di oneri alla base degli accordi di fornitura, a partire dal contributo di inserimento, «una sorta di tassa che il produttore paga per entrare nel circuito». Per Congiu c’è la necessità di «colmare un vuoto normativo» che, di fatto, può tradursi «in pratiche commerciali abusive che possono consistere, per esempio, nell’imporre direttamente o indirettamente prezzi di acquisto, di vendita o altre condizioni di transazione non equi». O, ancora, è un’altra considerazione di Congiu, «si arriva a subordinare la conclusione di contratti all’accettazione di prestazioni supplementari che non hanno alcun nesso con l’oggetto dei contratti stessi».
LA POLEMICA. Oggi, è stato evidenziato dai consiglieri sardisti, chi fornisce la Gdo nel settore food (alimentare) viene coinvolto in una spirale di «prestazioni accessorie che nulla hanno a che fare con la distribuzione in senso stretto». Non solo campagne promozionali o iniziative di marketing, giustificabili, «ma onerosi contributi di inserimento, premi di fine anno, contributi per gli anniversari e persino per l’apertura di un nuovo punto vendita».
«Non è accettabile», ha evidenziato Atzeri, «che in Sardegna ci sia il dominio del più forte sul più debole. Per questo è già in itinere una segnalazione all’Antitrust».
Nessun attacco alla grande distribuzione, è stato evidenziato,ma la necessità di far rispettare le regole. Non a caso, «la Ue ha già avviato un’indagine sulla grande distribuzione e su un presunto abuso di posizione dominante».
PRODOTTI LOCALI. I sardisti, con la modifica del Piano della Gdo, puntano anche «a definire un numero minimo di fornitori locali, con l’obbligo di segnalare in etichetta i prodotti locali, a “basso chilometraggio” e, ancora», ha evidenziato Maninchedda, «l’obbligo di indicare nello scontrino la percentuale di spesa sarda». (e. d.)
http://www.regione.sardegna.it/docum...0508094323.pdf
bravi,ottima iniziativa!
Questa è davvero una iniziativa importante che dovrebbe essere affiancata da una indagine sul territorio, magari chiedendo la collaborazione sia dei produttori che dei movimenti indipendentisti....
Son sicuro che ne vedremo delle belle!