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  1. #1
    Amore vince la morte
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    Riflessioni sul Cammino Neocatecumenale

    Su permesso della moderazione del forum, vorrei aprire una seria discussione su questo tema. Non ho niente contro NC e men che meno contro le persone che ne fanno parte (lo sa qualche membro del Cammino che dialoga con me in privato). A me interessa un confronto serio, schietto e libero.

    http://www.papanews.it/dettaglio_int...?IdNews=7063#a






    Eminenza, cosa pensa dei Neocatecumenali?

    "Devo dire che anche tra di loro vi è qualche cosa di buono, cioè il sincero amore verso Cristo, ma…".

    Ma?

    "Negli anni, come Prefetto del Dicastero vaticano competente in materia, ho purtroppo notato nelle loro liturgie autentiche stranezze e preopccupanti stravaganze. Da tempo la Santa Sede li ha invitati a mettersi al passo e ad obbedire; gli consiglio di farlo, perchè la liturgia non è proprietà di nessuno, tantomeno di Kiko Arguello".

    Lei parla di stranezze e stravaganze. A cosa allude precisamente?

    "Intanto alla Comunione fatta stando seduti e senza inginocchiarsi. Mi pare un’assoluta mancanza di rispetto verso Cristo. Poi veniano alle omelie. Mi consta che laici - ripeto, laici - facciano dei sermoni che seppure non chiamano esplicitamente omelie, lo sono nella sostanza. Ricordo a me stesso e a loro che secondo la Divina liturgia solo un Ministro consacrato, cioè un sacerdote o un diacono, può fare omelie. Si tratta di abusi pericolosi".

    Parliamo ora di abusi liturgici in generale.

    "Francamente, e ne sono lieto, oggi la situazione è migliorata, e di molto, grazie prima al Servo di Dio Giovanni Paolo II e poi al Papa Benedetto XVI".

    Gli abusi liturgici sono iniziati dopo il Concilio Vaticano II…

    "Sì, ma non a causa del Vaticano II. Effettivamente, dopo il Concilio si è creata molta confusione che ha a sua volta generato un clima da ricreazione. Erroneamente si è pensato che tutto fosse permesso e ammesso in nome della cosiddetta creatività liturgica che, in concreto, si è tragicamente tradotta in caos e anarchia".

    Una parolina magica, la creatività liturgica…

    "Io la ritengo solo sinonimo di disordine e disobbedienza. Ma il tempo della creatività, grazie a Dio, sembra finito. Certo, ogni tanto si notano preti che cambiano le letture, abusi in tema di assoluzioni generali e via discorrendo, ma la situazione non mi sembra drammatica come un tempo".

    Eminenza, se dovesse spiegare cos’è la liturgia in poche parole, cosa direbbe?

    "Direi che è l'aspetto pratico della Fede. Il centro della liturgia e della Santa Messa è Gesù Cristo, con buona pace di chi pretende di razionalizzare ogni cosa. La Messa è dono, sacrificio, ricerca del trascendente e mistero. Non è giusto nè tantomeno tollerabile che nessuno, dico nessuno, si impadronisca della liturgia con idee e bizzarrie personali".

    Alcune volte si nota la tendenza a spettacolizzare la Messa.

    "Vero. Ma chi lo fa, sbaglia. Il fulcro della Messa è il Signore e non il celebrante. La liturgia guarda a Cristo e non a chi celebra la Messa. Alcuni preti tendono a farne uno spettacolo, e sbagliano. La Messa non è uno spettacolo, non è un film. Certe Messe-show mi preoccupano davvero”.

    In conclusione, cosa raccomanda?

    "Che le Messe siano celebrate degnamente, con musiche appropriate, gesti corretti e nessuna stravaganza. E richiamo tutti, per il bene della Chiesa, all’obbedienza: lo ripeto, la liturgia non è proprieta' di nessuno".

  2. #2
    Amore vince la morte
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    CITTA’ DEL VATICANO - Il Cardinale Juan Luis Cipriani Thorne (nella foto), Arcivescovo di Lima e Primate del Perù, autorevole esponente del Sacro Collegio e dell’Opus Dei, è uno dei massimi esperti della Chiesa cattolica in teologia morale e liturgia. E proprio sul tema della liturgia, tanto attuale in questo periodo, il porporato ha accettato volentieri di sottoporsi alle domande di ‘Petrus’.


    Eminenza, cos’è la vera liturgia?
    “Sarò sintetico: è il volto puro della Fede. Non si tratta di mera esteriorità o di rispetto di regole formali, ma nella liturgia si celebra con gioia il Mistero di Cristo morto e Risorto. Dunque, è importante celebrare degnamente e correttamente la Santa Messa, con una liturgia fedele ai canoni della Chiesa, anzitutto per rispetto verso Gesù. Apprezzo, in tal senso, i continui richiami del Santo Padre Benedetto XVI al rispetto del decoro della liturgia”.


    Negli ultimi anni si è registrato un preoccupante crescendo degli abusi liturgici. Come si spiega questo trend negativo?


    “Si è persa l’idea del peccato, cosicché anche il sacrificio della Santa Messa è stato maltrattato e vilipeso da correnti di pensiero, anche interne alla Chiesa, che tutto giustificavano e tolleravano creando una discutibile dimensione circolare e assembleare della cerimonia Eucaristica. Poi, e questo credo faccia parte delle colpe della Curia romana dopo il Vaticano II, vi è stata una rilassatezza, soprattutto interpretativa, del Concilio. A questa situazione bisogna urgentemente porre rimedio; credo che la dimensione verticale dell’Eucarestia sia assolutamente necessaria perchè il fedele possa comprendere il grande dono di Cristo. Di sicuro, i fedeli rischiano solo di scandalizzarsi e di allontanarsi con le cosiddette Messe-spettacolo nella quali si commette, in nome della libertà e della creatività, ogni sorta di nefandezza”.


    Veniamo al modo di amministrare la Comunione…


    “Anche in questo caso la ‘rilassatezza’ di molti sacerdoti ha ridicolizzato agli occhi dei cattolici il valore dell’Eucarestia. Personalmente, ritengo che il modo migliore di amministrare la Comunione sia sulla lingua, tant’è che nella mia Diocesi ho vietato la particola nelle mani. Nelle Messe con enorme affluenza, in passato abbiamo trovato persino particole gettate sul pavimento della Chiesa”.
    ‘Petrus’ si sta occupando dei Neocatecumenali: il Cammino suscita ammirazione ma anche preoccupazione e sospetti.
    “Non ho dubbi che le intenzioni dei Neocatecumenali siano lodevoli e che essi realmente cerchino Dio con calore e gioia. E penso che vada instaurato con loro un dialogo sano e, al tempo stesso, fermo nella verità. Il Vaticano stesso sta cercando una soluzione per approvare gli Statuti. Tuttavia, nella celebrazione della Santa Messa da parte dei Neocatecumenali ci sono aspetti che assolutamente non condivido. Ricordo e ribadisco che la liturgia è unica e deve essere rispettata da tutti alla stessa maniera. Insomma, tolleranza sì verso i Neocatecumenali, ma è compito della Chiesa richiamarli al rispetto dell’Eucarestia”.

  3. #3
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    Ab insidiis diaboli, libera nos, Domine.

  4. #4
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    Riflessioni giacomina.

    Già in troppi sentenziano e condannano. Proviamo a fare uno sforzo di comprensione piuttosto.
    Che ne dici?

  5. #5
    anarchico
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    http://www.geocities.com/Athens/Delp.../ita_index.htm

    La seguente pubblicazione, elaborata qualche anno fa dal passionista-teologo Padre Enrico ZOFFOLI dopo l’analisi dei testi riservati del Movimento Neocatecumenale, ha ancora oggi tutta la sua validità di discernimento dei metodi e degli obiettivi del citato Movimento.

    I NEOCATECUMENALI

    CHI SONO

    QUALE IL LORO "CREDO"

    COSA PENSARNE

    I - CHI SONO


    — Sono fedeli che intendono ricondurre la società contemporanea al Cristianesimo compiendo e indicando un Cammino di fede volto a riscoprire il senso e il valore del Battesimo.

    — Pur non formando un Istituto religioso né avendo delle Regole, i Neocatecumenali compongono piccole "comunità" particolarmente attive, inserite nelle parrocchie di molte diocesi del mondo cattolico.

    — Innegabile la sincerità ed il fervore di molti di loro, alcuni dei quali convertiti dal peccato ad una esemplare vita cristiana.

    — Sapiente l'ideale di un cammino che, alla luce di una maggiore comprensione del rito battesimale, stimola a vivere il dogma centrale del Cristianesimo nella partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo.

    — Lo si deve - quanto alla sua organizzazione - a Kiko Argüello, che ha ripreso un motivo di fede ed un metodo di vita derivati dalla millenaria tradizione della spiritualità paolina, ben nota - anche se sotto altre forme e nomenclature - a tutti i Santi e le istituzioni religiose del passato.

    — Ciò spiega il favore di cui il Movimento Neocatecumenale gode presso la Gerarchia, in contrasto con la diffidenza, i sospetti e l'aperta accusa di eresia lanciata da alcuni, informati dei presupposti dottrinali del cammino.

    — Tale opposizione non riguarda quei fedeli che, nella migliore buona fede, hanno aderito all'iniziativa attribuendo ad essa il proprio ravvedimento. Non mancano però molti che, durante il cammino, sono rimasti duramente scossi dalla penosa esperienza di alcuni modi di pensare e di agire osservati nel Movimento, incompatibili con le convinzioni dovute all'educazione cristiana ereditata dalla famiglia e ricevuta in parrocchia.

    — Esperienze di questo genere - a noi confidate - ci hanno indotto ad un attento studio delle "catechesi" attribuite a Kiko, diligentemente registrate, trascritte e adottate - nel più geloso riserbo - come testo formativo dei Catechisti, unici maestri e responsabili del cammino.

    — I risultati del loro esame critico hanno confermato la fondatezza delle accuse accennate, le quali ricadono principalmente su Kiko, i Catechisti e quanti condividono e propagano gli errori contenuti nei copiosi dattiloscritti delle catechesi.

    — Di questi errori la stragrande maggioranza dei Neocatecumenali non sembra consapevole, traendo dal cammino soltanto il bene depurato dalla scoria di evidenti e gravi aberrazioni dogmatiche.

    — Ciò tuttavia non dispensa dal dovere di informare di tutto il grande pubblico per impedire un'ulteriore diffusione dell'eresia e di una mentalità che insensibilmente dispone ingenui ed ignari ad accettarla.

    II - ERRATI PRESUPPOSTI DOTTRINALI

    Abbiamo potuto individuarli nei testi dattiloscritti suddetti riservati ai Catechisti e tenuti segreti non solo al pubblico, ma anche ai fedeli impegnati nel cammino.

    Si tratta di idee che possono non essere condivise da molti Neocatecumenali e sembrano del tutto ignorate specialmente da coloro che, digiuni di teologia, non sono in grado di giudicarne l'ortodossia con la necessaria competenza.

    L'accusa di eresia colpisce le posizioni dottrinali, non le persone, che riteniamo sempre degne di rispetto, potendo essere animate dalle migliori intenzioni.

    * * *

    1 - Il peccato: l'uomo non può non commetterlo, come non può compiere il bene né acquistarsi dei meriti;

    — la conversione è possibile soltanto come riconoscimento, da parte di ciascuno, della propria miseria morale, non come decisa volontà di emendarsi che tenda a realizzare la santità;

    — il peccato non può offendere Dio, e l'uomo non contrae il dovere di espiarlo soddisfacendo le esigenze della sua giustizia.

    2 - La Redenzione: Gesù non l'ha operata riscattando l'uomo dalle sue colpe e riconciliandolo con Dio;

    — la passione e morte di Cristo non è stata un vero sacrificio offerto al Padre per riparare il peccato e redimere l'uomo;

    — Gesù ha salvato il mondo in virtù della sua Risurrezione: per godere i frutti della sua opera basta riconoscersi peccatori e credere nella potenza del Cristo risorto.

    3 - La Chiesa non è stata fondata da Cristo come suo unico Ovile: anche seguendo altre religioni è possibile salvarsi;

    — la Chiesa non è una società giuridica e gerarchica, ma spirituale, carismatica;

    — in essa non si dà un sacerdozio derivato dal sacramento dell'Ordine, bastando il Battesimo che, incorporando tutti i fedeli nel Cristo, li rende partecipi della sua dignità sacerdotale.

    4 - La Messa non è un "sacrificio": la Chiesa, all'altare, non offre a Dio alcuna Vittima;

    — in luogo dell'altare, non c'è che la mensa, che nell'Eucaristia consente di celebrare un convito di festa fra fratelli uniti dalla medesima fede nella Risurrezione;

    — il pane e il vino consacrati sono soltanto il simbolo della presenza del Cristo risorto che unisce i commensali comunicando loro il proprio spirito, sì da renderli partecipi del suo trionfo sulla morte;

    — la Messa, così concepita, non è celebrata dal sacerdote, ma dall'Assemblea, da cui "sgorga l'Eucaristia".

    5 - Il culto eucaristico non ha senso, negata la vera, reale e sostanziale presenza di Cristo sotto le specie sacramentali. Non si giustificano quindi atti di fede come: genuflessioni davanti al Tabernacolo, Comunioni frequenti, ore di adorazione, benedizioni, processioni, congressi, ecc.

    6 - La Penitenza si riduce al sacramento del Battesimo: la loro distinzione non risale alla Chiesa primitiva:

    — La Chiesa "gesta e conduce alla conversione". "L'importante non è l'assoluzione" del sacerdote, perché il valore della penitenza è essenzialmente comunitario ed ecclesiale;

    — nei "passaggi" e negli "scrutini" l'accusa delle colpe anche gravi è pubblica, come può esserlo pure durante la "redditio".

    7 - La vita cristiana, come volontario sforzo di autodisciplina, e quindi esercizio e progresso nella virtù, è un'illusione;

    — ciascuno resta intrinsecamente peccatore, incapace di conseguire la vera giustizia come perfezione dell'amore di Dio e del prossimo;

    — d'altra parte, Gesù non si è presentato a nessuno come "modello" da imitarsi;

    — Egli ha comandato di odiare realmente genitori, fratelli, parenti, ecc., non solo, se necessario, di essere disposti a preferirlo ai medesimi;

    — per seguire Cristo, bisogna vendere i propri beni; ma, una volta compiuta tale rinunzia, è lecito acquistarne altri e godersi tutte le soddisfazioni della vita. La "povertà" - compresa quella di S. Francesco - è ispirata alla " religione naturale", e fu praticata anche dai pagani: non è una virtù cristiana;

    — Gesù, avendo sofferto per noi, ha reso superflue le nostre sofferenze, quindi non giustificabili le austerità degli asceti, il lento martirio dei Santi e la stessa vita religiosa implicante la pratica effettiva dei consigli evangelici;

    — la salvezza eterna è a tutti offerta gratuitamente dalla misericordia di Dio, che perdona tutto. L'inferno non dovrebbe esistere, né si parla di Purgatorio, di suffragi e d'indulgenze per i defunti.

    8 - La storia della vera Chiesa fondata da Cristo si chiude con la Pace costantiniana e riprende il suo corso non prima del secolo XX col Concilio Vaticano II, restando bloccata per la durata di circa 1600 anni...,

    — in questo lungo intervallo, l'esercizio del triplice potere della Chiesa gerarchica (magistero, santificazione, governo) sarebbe stato abusivo, illegittimo...; e specialmente il Concilio di Trento sarebbe responsabile della paralisi della Chiesa, ostinata nel fissare formule di fede, riti liturgici, norme disciplinari...;

    — l'interpretazione della Parola di Dio non è riservata alla Gerarchia, essendo possibile a tutti i fedeli: "la Bibbia s’interpreta da se stessa". Questa libertà di esame nell'esegesi prescinde dal Magistero ecclesiastico, dalla tradizione dei Padri, dalla dottrina dei teologi.


    III - RILIEVI

    — La S. Sede non ha mai approvato canonicamente il Movimento Neocatecumenale, anche se Giovanni Paolo Il si è degnato di scrivere a mons. J.P. Cordes una lettera privata di encomio e incoraggiamento, fondata sopra la documentazione di alcuni risultati positivi del cammino presentata dal destinatario. "La Mente del santo Padre - leggiamo in una nota pubblicata su Acta Apostolicae Sedis -, nel riconoscere il Cammino Neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica, non è di dare indicazioni vincolanti agli Ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a considerare con attenzione le Comunità Neocatecumenali, lasciando tuttavia al giudizio degli stessi Ordinari di agire secondo le esigenze pastorali delle singole diocesi".

    — Abbiamo tutte le ragioni di credere che il Papa non è stato informato degli errori contenuti nelle "catechesi" di Kiko...; oppure, intervenendo, teme di danneggiare spiritualmente molti fedeli in buona fede.

    — Sono numerosi e gravi i punti di coincidenza della dottrina di Kiko con la teologia protestante, in antitesi col magistero del Concilio di Trento e la precedente unanime Tradizione cattolica.

    — La dottrina sottesa al cammino, le singolarità della prassi liturgica, la legge del segreto e la severa disciplina imposta ai fedeli hanno motivato l'accusa che i Neocatecumenali ritengono che la propria Chiesa sia parallela ed anche superiore a quella Cattolica, sollevando malumori, contese e aperti conflitti, ben noti specialmente a vescovi e parroci.

    — L'accentuato proselitismo e forme intimidatorie usate dai Catechisti perché i fedeli non abbandonino il cammino hanno indotto a supporre erroneamente che questo apra l'unica possibile via della salvezza.

    — Le cerimonie spettacolari, l'entusiasmo sollevato attraverso la stampa, la radio, la televisione e l'atteggiamento favorevole di membri del Clero, ecc. vanno facendo credere falsamente che nella Chiesa Cattolica non ci siano altre istituzioni, iniziative, forme e metodi di vita e di apostolato altamente benemerite nella difesa della fede e nella propagazione del messaggio evangelico.

    — Livellato il sacerdozio dei "presbiteri" a quello dei fedeli semplicemente battezzati, i Catechisti - in pratica - si attribuiscono un'autorità pari e superiore a quella propria dei membri della Gerarchia, scompaginando la struttura della Chiesa Cattolica.

    — La pratica della pubblica accusa dei peccati gravi, oltre a ripugnare al naturale istinto del pudore e al diritto di salvare la propria fama, provoca rancori e pettegolezzi, disgregando le famiglie e mettendo in subbuglio le comunità parrocchiali.

    — L'autorità che i Catechisti si arrogano nel commentare la Bibbia e dirigere le coscienze, creando un vero clima di terrore, demolisce la già fragile personalità di alcuni fedeli e provoca reazioni che talvolta spingono fino all'apostasia dalla fede.

    — L'obbligo di vendere i propri beni e di versare la "decima" procura l'accumulo di ingenti somme di denaro, la cui amministrazione è affidata in modo incontrollabile ai Catechisti, come non si verifica in nessuna associazione sapientemente ordinata.

    — Sostenere che l'uomo non può fare il bene e non gli è possibile evitare il male significa negare la libertà umana e la potenza redentrice della Grazia, rendendo impossibile una vera "conversione" e giustificando ogni licenza morale.

    — Se, nella conversione del peccatore, la grazia non rigenera l'anima, sì da trasformarla radicalmente rendendola partecipe della natura e della vita di Dio, non si comprende in qual senso Maria Ss.ma sia proclamata dalla Chiesa universale come "la piena di grazia". Quale culto potrebbe meritare se, soprattutto Lei, non fosse stata elevata ad un livello altissimo di amicizia (= affinità) con Dio, sì da poterne diventare la "MADRE " generando Gesù?...

    — Per la medesima ragione, non si spiega come anche i Santi possano essere venerati e invocati, se non sono stati profondamente pervasi dalla grazia, e al punto da celebrare - proprio per essa - l'unione trasformante con Dio.

    — Rifiutare il Sacrificio eucaristico significa negare alla Chiesa il dovere del supremo atto di culto, quindi sopprimerla come Società eminentemente religiosa.

    — Respingere la transustanziazione equivale sottrarre ai fedeli "il Pane vivo disceso dal cielo"; negar loro il conforto e la gioia dell’Amico assolutamente ideale, il più necessario "viatico" per l'eternità; nascondere alla Chiesa l'unico Sole che la riscalda, creando il clima indispensabile per la sua vita.

    — La Messa, declassata a semplice "banchetto", espone il Santissimo alle inevitabili profanazioni dovute alla noncuranza dei frammenti del "pane consacrato" e dei suoi avanzi(*). Purtroppo, anche all'abusiva prassi liturgica dei Neocatecumenali deve attribuirsi la responsabilità della "comunione sulla mano", la cui concessione è stata come estorta alla S. Sede, perché contraria alla volontà di Paolo VI, che ne aveva previsto e deplorato le inevitabili conseguenze, negative sotto ogni aspetto.

    — Se, oltre alla Chiesa, altre religioni aprissero alle anime vie ordinarie e oggettivamente valide per salvarsi, le Missioni Cattoliche non sarebbero affatto necessarie né meriterebbero la collaborazione spesso eroica dei fedeli.

    — L'attività dei Neocatecumenali itineranti, per quanto possa sembrare lodevole, non è neppure paragonabile all'opera dei missionari cattolici che da secoli, avendo rinunziato a tutto, si dedicano all'evangelizzazione del mondo; mentre i discepoli di Kiko si recano all'estero non solo ben provvisti dalle comunità d'origine, ma anche sostenuti dall'amore e dal conforto morale delle rispettive famiglie, contro l'esempio degli Apostoli, che abbandonarono parenti, averi, comodi, ecc., seguendo il Maestro fino al martirio.

    — L'erezione di Seminari, ove si preparano candidati al sacerdozio educati secondo gli errori dottrinali di Kiko, potrebbe essere una delle peggiori minacce per la Chiesa di domani.



    (*)

    Ancora una volta, recentissimamente, nella basilica di S. Giovanni in Laterano, cattedrale del Papa, la sera del 21 ottrobre ’92, durante il rito dell’ordinazione di alcuni diaconi, i Neocatecumenali hanno dimostrato di non curarsi dei frammenti del «pane consacrato» lasciati sparsi sul tavolo, facendo logicamente supporre di non credere nella «presenza reale» di Cristo derivata dalla «presenza reale» di Cristo derivata dalla «transustanziazione»

    Conclusione

    Sono "eretici" i Neocatecumenali? — Lo sono soltanto coloro che sanno di esserlo e si ostinano a sostenere gli errori sopra elencati. Ma siccome identificarli singolarmente sfugge ad ogni nostra verifica, resta da riprovare soltanto l’eresia in sé quale risulta dalle "catechesi" di Kiko. In concreto, essa costituisce una delle più temibili insidie per la fede, data la potenza organizzativa ed economica del Movimento.

    Spetta alla Chiesa il delicato e arduo compito di discernere il "buon grano" dalla "zizzania"; e ciò non solo encomiando il fervore di alcuni, ma altresì liberando l'essenza del "cammino" da tutto l'ingombrante fardello dei pregiudizi d'indole biblica e teologica, storica e liturgica, impliciti nel "cammino" qual è proposto da Kiko e collaboratori.

    L'operazione "chirurgica" è necessaria ed urgente perché la Chiesa conservi la propria credibilità e impedisca il moltiplicarsi dei casi di apostasia di quanti, - anche traumatizzati dalla condotta di certi responsabili del Movimento - attendono con impazienza un autorevole intervento della S. Sede.

    Ciò è particolarmente necessario per difendere la dignità del Papa, a cui i Neocatecumenali - in buona o cattiva fede - attribuiscono le proprie idee, peggiorando la posizione della Chiesa davanti al mondo.

    Per ampliare l'orizzonte, si consiglia di consultare:

    E. ZOFFOLI, Eresie del movimento neocatecumenale, V ed. migliorata e arricchita di sconcertanti testimonianze, Saggio critico, Ed. Segno, Udine, 1992, pp. 168;

    ID., Magistero del Papa e catechesi di Kiko. Confronto a proposito del "Cammino neocatecumenale", Ed. Segno, Udine, 1992, pp. 150;

    ID., Catechesi neocatecumenale e ortodossia del Papa, Ed. Segno, Udine, 1995, pp. 80;

    ID., Verità sul Cammino neocatecumenale – Documenti e testimonianze di presbiteri e laici, Ed. Segno, Udine, 1996, pp. 424;

    * * *

    I CATTOLICI ESIGONO CHE I NEOCATECUMENALI, ROMPENDO IL LORO SILENZIO, DICHIARINO ESPRESSAMENTE E INEQUIVOCABILMENTE DI:

    1° credere nella Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, non solo carismatica, ma anche gerarchica. Chiesa dei Papi succedutisi da Pietro a Giovanni Paolo Il, e dei Concili ecumenici celebrati, da quello di Nicea al Vaticano Il, rimasto fedele al magistero infallibile del grande Concilio di Trento;

    2° credere che in essa il potere - e quindi la gerarchia - si fonda sull'Ordine sacro, che conferisce il sacerdozio ministeriale, essenzialmente distinto da quello comune a tutti i battezzati;

    3° credere che il supremo atto del sacerdozio gerarchico è l'offerta del Sacrificio eucaristico, ossia del " Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari " (PAOLO VI, Prof. di fede);

    4° credere che il Sacrificio eucaristico è condizionato essenzialmente alla transustanziazione, che rende veramente, realmente e sostanzialmente presente Cristo sotto le apparenze del pane e del vino, distintamente consacrati;

    5° credere che Gesù s'immola sulla croce e sull'altare per soddisfare la giustizia di Dio, offeso dai nostri peccati, e così redimere il mondo da ogni male, temporale ed eterno;

    6° credere che la grazia da Lui meritata rigenera realmente le anime e, mediante l'esercizio delle virtù morali e teologali, dispone alla santità e alla salvezza eterna;

    7° credere che la rigenerazione delle anime dipende non soltanto dal battesimo, ma anche dal sacramento della penitenza, nel quale il Sacerdote-Confessore, "nella persona e nel nome di Cristo", rimette i peccati, previa la sincera contrizione del penitente, che promette - e si sforzerà - di emendarsi nella partecipazione alla morte espiatrice e redentrice del Salvatore;

    8° credere nell'esistenza del Purgatorio quale condizione necessaria per le anime dei fedeli morti in stato di grazia, ma non ancora pienamente purificati...; e nell'eterna realtà dell'Inferno, morti nell'impenitenza finale.

    La misericordia di Dio non esclude, ma suppone il rispetto dell'ordine richiesto dalla sua giustizia.


    I NEOCATECUMENALI POSSONO RITENERSI MEMBRI DELLA CHIESA CATTOLICA SOLO A CONDIZIONE DI CONDIVIDERE LA SUA FEDE IN TUTTE E SINGOLE LE VERITÀ ELENCATE; ALTRIMENTI DEVONO RASSEGNARSI AD ESSERNE RESPINTI COME ERETICI, PARTICOLARMENTE PERICOLOSI PERCHÉ SCALTRAMENTE INSERITI E NASCOSTI NEL SUO SENO.


    "LO SPIRITO DICHIARA APERTAMENTE CHE NEGLI ULTIMI TEMPI ALCUNI SI ALLONTANERANNO DALLA FEDE, DANDO RETTA A SPIRITI MENZOGNERI E DOTTRINE DIABOLICHE, SEDOTTI DALL'IPOCRISIA DI IMPOSTORI, GIÀ BOLLATI A FUOCO NELLA LORO COSCIENZA..." (1Tm 4, 1-2).

  6. #6
    anarchico
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    Setta cattolica accusata di lavaggio del cervello

    (THE SUNDAY TIMES - 23 APRIL 1995)

    di Lesley Thomas (Corrispondente Affari Religiosi)

    Una setta cattolica fondamentalista si è infiltrata tra le diocesi della Gran Bretagna ed è accusata di lavaggio del cervello, di combinare matrimoni e di danneggiare psicologicamente le sue vittime.

    La crescita del Cammino Neocatecumenale, una organizzazione laica fondata in Spagna, ha indotto un vescovo a mettere al bando il proselitismo esercitato della setta, e ha inoltre indotto un curato a rassegnare le dimissioni ed ha provocato proteste tra i parrocchiani i quali sostengono che è un culto inteso a impossessarsi della chiesa.

    I seguaci del Cammino sono organizzati in gruppi o comunità di un massimo di quaranta persone i quali celebrano messe separate e tengono incontri segreti nel corso dei quali devono confessare agli altri i loro peggiori peccati. Coloro che hanno abbandonato la setta hanno riferito di matrimoni combinati, di lunghi interrogatori da parte dei "catechisti", i capi autoritari della setta.

    Gli aderenti prescelti devono viaggiare al di fuori della parrocchia, a volte all'estero, per fare proselitismo e fondare nuove comunità. Secondo Gerald Urquhart, scrittore cattolico, il Cammino, che ha affiliati in Spagna, America, Italia e Irlanda si ritiene "non solo come il futuro della chiesa cattolica ma anche come il futuro dell’umanità".

    Il Vescovo di Clifton ha messo al bando i capi della setta proibendo il proselitismo a seguito di accuse di aver fuorviato tre parrocchie a Bristol, Gloucester e Cheltenham. Il gruppo, che esiste in almeno tredici parrocchie, è anche attivo a Londra e Lancaster.

    Monsignore Joseph Buckley, generale-vicario di Clifton, ha detto che il cammino può essere paragonato a culti estremisti. "E' troppo simile a una setta e c'è il pericolo di danni psicologici ai seguaci. E' stato elemento di disturbo ed ha ferito molte parrocchie. La mia preoccupazione è condivisa da molti vescovi".

    La setta, fondata nel 1964 da Kiko Arguello, un pittore spagnolo, sostiene di non avere alcuna dottrina scritta e di ispirarsi ai valori cattolici tradizionali. Arguello ha conquistato il sostegno di Giovanni Paolo II, un tradizionalista che favorisce le iniziative dei membri laici.

    Malgrado ciò le sue attività hanno diviso i parrocchiani. Presso la chiesa del Sacro Cuore di Cheltenham Padre John Hanvey si è dimesso come curato preoccupato dal sostegno dato ai Neocatecumenali dal parroco. "Appena ho detto di non essere interessato ad unirmi a loro mi hanno additato come nemico. Non c'è dubbio che fanno il lavaggio del cervello alla gente vulnerabile".

    Hanvey assiste alcuni membri della setta che sono stati mandati dallo psichiatra. Ha aiutato una coppia ad ottenere l'annullamento del matrimonio che era stato imposto dalla setta. Ad una donna, secondo quanto riferito da Hanvey, era stato detto che suo figlio era nato disabile come giusta punizione di Dio in quanto illegittimo. A un uomo fu detto che avrebbe dovuto tentare un intervento per annullare gli effetti della vasectomia.

    Parrocchiani della chiesa di San Nicola da Tolentino in Bristol, dove circa 80 persone si sono unite alla setta, hanno deciso di iniziare una azione legale per cacciarla dalla parrocchia. Louis Suffolk, un organista, ha partecipato a una dozzina di riunioni di reclutamento. "Sei avvertito di non fare domande" egli ha detto. "Le loro prediche ti dicono che siamo tutti peccatori e ti inducono a credere che l'unica via di salvezza passa attraverso la loro setta. E' orribile. Abbiamo ceduto loro la nostra chiesa."

    I seguaci del Cammino respingono tali critiche. Tony Cook, un catechista e membro della più antica comunità Neo-catecumenale della Gran Bretagna, la chiesa dell'Angelo Custode nella zona est di Londra, ha detto che il gruppo è la risposta al bisogno di spiritualità del XX secolo. "Lo vedo come un regalo di Dio alla comunità. Non c'è alcuna coercizione. Nessuno è forzato a fare nulla."

    Padre Carmelo Di Giovanni, della Chiesa italiana di San Pietro a Clerkenwell, che invitò i primi neo-catecumenali in Gran Bretagna ventitre anni fa, ha affermato "Non mi importa di ciò che la gente dice. Nessuno ha mai fatto a me il lavaggio del cervello".

  7. #7
    anarchico
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    http://www.geocities.com/Athens/Delphi/6919/PFEA.htm

    Da: "franca passoni"

    A: alterinfo@yahoo.com

    Oggetto: testimonianza di Anna e Franca Passoni

    Data: 27 Jun 2003

    Spett. team di alterinfo,

    da tempo ho pensato di scrivere in dettaglio la testimonianza della mia famiglia a fronte della partenza di mio fratello. Mia sorella ed io abbiamo riflettuto, ricostruito ricordi, sensazioni e finalmente abbiamo predisposto questo documento. Potete pubblicare interamente la testimonianza, con nomi e cognomi senza timore perchè ciò che vi è scritto è soltanto una cronistoria puntuale e dunque non temiamo più nulla. Nella speranza che possa servire non tanto a mio fratello, bensì magari ad altri.....

    ringraziandovi in anticipo

    Franca
    ========================
    Testimonianza di Franca Passoni

    La Spezia 1 Maggio 2003

    Da tempo mi ero promessa di scrivere quanto era successo a me e alla mia famiglia così colpita nell’intimo dal movimento neocatecumenale. Il mio cervello ha registrato sensazioni, parole, fatti, immagini che ora hanno urgente bisogno di una struttura e di una collocazione.

    La mia storia inizia con un evento apparentemente senza importanza: l’arrivo di un nuovo parroco nella nostra parrocchia ovvero la Parrocchia della S. Famiglia della Spezia. La mia famiglia, attiva e partecipativa alla vita della Parrocchia, accolse all’epoca il nuovo parroco con grande entusiasmo anche perché tale posizione era rimasta vacante per un po’ di tempo e ciò non poteva che nuocere ad una parrocchia che, al tempo, era considerata una tra le più grandi e popolose di anime della città. Io ero iscritta all’Azione Cattolica, mia nonna Marta frequentava la S. Vincenzo, mia madre partecipava da sempre alla messa domenicale, insomma sicuramente potevamo definirci non soltanto una famiglia "cattolica in senso tradizionale" (cattolici della domenica), ma anche una famiglia praticante. Ricordo molto bene gli insegnamenti di mia madre e mia nonna che non permettevano a nessuno di noi di addormentarsi senza prima aver recitato le preghiere della sera, ricordo le novene in preparazione del Santo Natale durante il periodo dell’avvento, ricordo le celebrazioni quotidiane e il Rosario durante il mese mariano, ricordo la chiesa stipata di bambini come me che occupavano le prime panche, ricordo l’oratorio che rappresentava una valida alternativa, sul modello salesiano, alla strada sempre temibile e pericolosa nei quartieri popolari. E poi ancora ricordo le piccole suore della Sacra Famiglia e la loro operosità, il loro modo sapiente di trattarci. Poi……..poi è arrivato don Devoto e tutto è cambiato. Sono spariti i bambini dalle prime panche, il movimento dell’Azione Cattolica è stato disintegrato nella mia parrocchia, l’oratorio si è svuotato, le stesse Piccole Suore della Sacra Famiglia avevano difficoltà a fare catechismo (non erano ben viste dal Parroco) Ricordo le sue prediche che comunicavano e comunicano tuttora, una sensazione di morte e disperazione, una visione pessimistica e tetra dell’uomo, oserei dire quasi calvinista, un continuo e martellante richiamo ai peccati a sfondo sessuale. Tutti noi uscivamo da messa con una sensazione di infelicità nuova: era così diverso. Un giorno andai a confessarmi da Don Devoto, avevo soltanto sedici anni e fu una esperienza terribile. Dapprima mi limitai ad elencare i mie peccati, poi subii un vero e proprio interrogatorio, una raffica di domande minuziose e dettagliate sulle mie esperienze sessuali, su quello che facevo e non facevo con il mio fidanzato di allora. Rimasi sconvolta anche perché di alcune cose non conoscevo l’esistenza. Fu proprio in quel periodo che iniziai per la prima volta nella mia vita ad udire il termine "neocatecumenale". Nella mia parrocchia iniziarono ad insediarsi stabilmente le prime comunità, i primi cicli di annuncio "catechesi per adulti". Alcune volte durante la messa domenicale intervenivano i catechisti di Pontemoli che invitavano a partecipare alle Catechesi serali. Il kerigma cadde nel vuoto per me e mia sorella Anna, profondamente disturbate dalla figura di Don Devoto così "ambigua", ma fu accolto da mio fratello Pierluigi, il più piccolo, il più puro, soprannominato per il suo sorriso "sorriso francescano". Al tempo aveva soltanto quindici anni e un carattere sicuramente timido e introverso. Mia madre di fronte alla garanzia parrocchiale non si oppose alla scelta di Pierluigi e permise al figlio di frequentare il "catechismo" con gioia. Proprio a questo punto si consumò il primo inganno che viene tutt’oggi perpetrato dalle comunità neocatecumenali: nessuno disse a mia madre che le catechesi per adulti a cui Pierluigi partecipava, non erano incontri di catechismo "tradizionale", bensì il cammino neocatecumenale. E’ possibile che, ancora oggi, dato che lo statuto neocatecumenale approvato permette di entrare nel cammino all’età di tredici anni, le madri non possano decidere con coscienza per i propri figli perché continuamente ingannate sull’identità reale di questi incontri di catechismo? Possibile che ad oggi qualsiasi movimento e, quando dico qualsiasi intendo spaziare dall’ Azione Cattolica, ai focolarini, agli scout, persino se vogliamo osare, ai comitati marxisti - leninisti, permette di essere identificato e inquadrato, tranne il movimento neocatecumenale di Kiko che, ad oggi, recluta adepti celando la sua identità?? Ancora oggi quando passo davanti alla parrocchia di Romito Magra qui a La Spezia e vedo lo striscione di grandezza spropositata sopra la porta della Chiesa con scritto "CATECHESI PER ADULTI OGNI LUNEDì E GIOVEDI’ ORE 21.00" provo una stretta al cuore, perché penso alle mamme che mandano i figli a catechismo, magari con serenità e gioia perché evitano le discoteche, non sapendo che i figli entreranno nel movimento neocatecumenale.

    Ma ahimè, andiamo avanti con la cronistoria perché c’è ancora molta strada.

    Nella mia famiglia sia io che i miei fratelli abbiamo studiato musica. La mamma mandava tutti e tre a lezioni private successivamente, quando avevamo preparato un esame, lo sostenevamo ad un conservatorio di stato. Io ho studiato il pianoforte, mio fratello Pierluigi ha studiato il violino e mia sorella Anna il canto. La chiave di volta della storia fu proprio il violino di Pierluigi. Già perché mia mamma aveva appena acquistato un "buon violino" affinché lui potesse "suonare meglio" ed esercitarsi. Pierluigi era entusiasta, l’aveva scelto, aveva il suono che a lui piaceva, era bello…insomma era il suo violino e lui stesso ne era profondamente orgoglioso. Ma un giorno venne a casa dalla catechesi e ci comunicò senza troppe spiegazioni che non avrebbe più suonato quel violino, anzi che l’avrebbe venduto e il ricavato l’avrebbe devoluto ai "poveri" (cioè ai poveri della comunità neocatecumenale). Al tempo non sapevamo che aveva appena fatto il "secondo passaggio" in comunità e che gli avevano chiesto di staccarsi dagli idoli terreni e versare per la prima volta la decima. Ma quali idoli aveva mio fratello???? Soltanto il suo violino naturalmente, quel piccolo pezzo di legno che, se suonato con amore e passione, esprime una musica meravigliosa.

    Ho riflettuto molto sul rapporto Musica e Neocatecumenali e l’ho fatto con un minimo di cognizione di causa. La musica è espressione di stati d’animo di vario tipo, ma soprattutto è l’espressione poetica di un uomo pieno di sentimenti, passioni, ardore, tutti elementi decisamente incompatibili con l’automatismo e l’omogeneizzazione degli aderenti al movimento, all’interno del quale, fra l’altro, sono permessi solo i canti kikiani. Ma, lasciatemelo dire…..tali canti, caratterizzati da ritmi ripetitivi ed ossessivi volti solo a guidare gli stati emozionali collettivi, fanno proprio pena di fronte alla celestialità del gregoriano, alla perfezione delle cantate di Bach, alla tragicità del Requiem di Mozart, all’estasi provocata dall’Ave Maria di Verdi. La musica è prima di tutto libertà di pensiero, libertà di spazio. Per cui caro signor Kiko la prego di evitare di fare il tuttologo (teologo, pittore, musicista…) perché sicuramente almeno per ciò che riguarda la musica, la sua non mi sembra degna di menzione.

    Mia madre, di fronte alla comunicazione di mio fratello di non voler più suonare il violino, si rese conto di essere di fronte a qualcosa di strano e di oscuro….a poco a poco il comportamento di mio fratello era cambiato, in famiglia era assente e sembrava ansioso di partecipare solo alle catechesi. Al tempo aveva diciannove anni e mia madre decise di proibirgli la partecipazione al movimento neocatecumenale. Nella nostra completa ignoranza imputammo la stranezza dei suoi comportamenti non tanto alla validità del movimento neocatecumenale, quanto all’ambiguità che caratterizzava il personaggio ovvero don Devoto. Mio fratello scappò di casa e si recò ugualmente alla consueta ed eterna riunione serale. Fu allora che decisi di partecipare di mia spontanea volontà ad una celebrazione neocatecumenale per verificare di persona cosa facessero a porte chiuse. Naturalmente non conoscevo nulla del movimento, dei passaggi e mi fecero vedere ciò che faceva loro comodo, ovverosia una messa strana e particolare con i loro canti, con una strana disposizione della chiesa ma nulla di più. Oggi chiederei di assistere agli scrutini, ai passaggi, alle azioni di violenza morale perpetrate dai catechisti, che violano le coscienze.

    Nella mia famiglia si era verificato uno strappo insormontabile, tutti i giorni a tavola erano urla e pianti, regnava la più totale incomunicabilità. Don Devoto si era permesso di accusare mia madre dal pulpito citando "……queste madri che impediscono ai figli di partecipare alle catechesi". Per la prima volta nella mia vita ho sentito parlare in modo trionfale da don Devoto di odio evangelico ovvero "…….se tua madre ti ostacola odiala". E mia madre piangeva, piangeva e piangeva.

    Il seguito fu colpa mia. Fui io artefice del famoso "compromesso storico" tra mia madre e mio fratello. Avendo saputo che anche a Pisa, città dove frequentavamo tutti e tre l’università, c’erano le comunità neocatecumenali, non conoscendo nulla del movimento neocatecumenale, proposi a mia madre e a mio fratello la soluzione: lasciare la parrocchia della S. Famiglia con quel parroco così ambiguo e frequentare la comunità neocatecumenale di S. Nicola dove speravo non ci fossero personaggi così strani come don Devoto. Ahimè come sono stata stupida…….avrei dovuto studiare prima e documentarmi……ecco la mia colpa e il mio peccato.

    Così Pierluigi iniziò a frequentare la parrocchia di S. Nicola a Pisa e la sesta comunità neocatecumenale di S. Nicola. Non si presentava quasi mai a casa, perché gli impegni del cammino neocatecumenale sono tanti: celebrazioni del sabato sera, convivenze, pellegrinaggi, celebrazioni pasquali e particolari. Mia sorella Anna ed io tornavamo venerdì sera a La Spezia, lui no, perché c’era la celebrazione del sabato sera. Si presentava stanco ed assonnato domenica a pranzo (quando non c’era sciopero dei treni) e ripartiva lunedì se tutto andava bene. Non bisogna infatti dimenticarsi che, spesso, a causa delle molteplici convivenze, che si svolgevano durante i fine settimana magari a Forte dei Marmi o a Chiavari in alberghi di lusso (anche perché chi conosce Forte dei Marmi sa che non ci sono alberghi da "poveracci"), mio fratello a casa non ci tornava proprio.

    Con noi non parlava mai, si sedeva a tavola e taceva come fosse sempre sulle nuvole, per anni mia madre ha rinunciato a parlare e comunicare con suo figlio. Mai un gesto d’affetto da parte sua, mai l’interessamento per qualcuno che non fosse neocatecumenale.

    Mio nonno all’età di novanta anni fu investito da una macchina e portato al S. Martino a Genova in coma. Stette in ospedale per più di un mese. Suo nipote Pierluigi non si recò a trovarlo perché c’era una convivenza neocatecumenale di mezzo e soltanto in seguito, dopo l’ennesimo predicozzo di mia madre, di mala voglia si recò in ospedale. Ma la cosa che più mi addolora era ed è la netta sensazione che a lui non importava niente di suo nonno o di noi perché noi non eravamo neocatecumenali. Solo i neocatecumenali per lui erano persone, gli altri soltanto bestie, animali, ma certamente non figli di Dio. Il suo atteggiamento era crudele, distaccato e indifferente, mi derideva per i miei sentimentalismi, dicendomi che risultavo patetica e melodrammatica. Lui dal canto suo non ha mai manifestato un gesto di affetto ed esternato un sentimento, soltanto freddezza, distacco e disprezzo.

    La cosa è andata avanti per anni. Noi non abbiamo mai conosciuto "loro", i neocatecumenali. Vedevamo mio fratello uscire spesso la sera a Pisa, sapevamo che andava in casa di persone, ma non sapevamo con chi o dove fosse.

    Ha partecipato attivamente ai pellegrinaggi in terra Santa, all’incontro del papa con i giovani di Parigi, è stato a Toronto, ha trascorso un mese a Madrid con la scusa della tesi, ma in realtà anche là frequentava comunità neocatecumenali.

    A luglio 2002 si è laureato in storia dell’arte. Ricordo il giorno della sua laurea come un incubo. Io ed Anna eravamo agitatissime. Era la prima volta che vedevo mio fratello vestito bene e con la cravatta.

    I famigliari e gli amici erano presenti e attendevano il turno della laurea. Poi sono arrivati alcuni di "loro" ( i neocatecumenali) e si sono messi in disparte. Mio fratello appena li ha visti ha sorriso ed è andato subito verso di loro. Ricordo una signora bionda a cui mio fratello illustrava in dettaglio la tesi. Era così serio e compito che io e Anna pensammo che fosse la controrelatrice. Stette mezz’ora a spiegare la tesi. Anna incuriosita gli chiese chi fosse la signora e lui rispose che non era la controrelatrice, ma semplicemente una signora del cammino. Era incredibile! Con noi mai e poi mai avrebbe perso così tanto tempo a spiegarci la tesi. I neocatecumenali ci guardavano incuriositi, ma restavano in disparte. C’era una ragazza neocatecumenale con un bimbo piccolo. Non dimentico il particolare perché mio fratello si avvicinò al bambino e gli diede alcuni buffetti sulla guancia……….sia io che Anna rimanemmo sconcertate. Se fosse stato mio figlio non l’avrebbe mai fatto.

    Ad agosto annunciò a mia mamma, che in quel momento si trovava nella casa di campagna per le vacanze estive, di voler prender parte ad alcune convivenze vocazionali. Questo voleva dire che stava prendendo in considerazione l’idea di entrare in seminario. L’idea non fu per noi uno shock per una serie di ragioni. In primis nella mia famiglia ci sono state altre vocazioni, in seguito anche perché la mia è una famiglia profondamente cattolica. Mia mamma all’idea di un eventuale ingresso in un seminario gli disse semplicemente "pensaci bene e poi fai quello che vuoi". Io ed Anna commentammo soltanto dicendogli "cerca almeno di diventare cardinale con tutta la cultura e l’istruzione che hai ricevuto".

    Eppure percepivamo una strana sensazione: Pierluigi parlava sempre meno. Un giorno disse ad Anna che non sarebbe entrato in un seminario "normale", ma in un seminario Redentoris Mater cioè un seminario "neocatecumenale". Così iniziammo a navigare un po’ su internet per sapere di più di questa strana tipologia di seminari, mai sentita nominare. Anna scaricò, dalla rete, l’elenco dei seminari Redentoris Mater nel mondo, così scoprimmo che erano circa quaranta soltanto due dei quali in Italia (Roma e Macerata). Iniziammo a dire a Pierluigi di entrare in quello di Roma, perché sicuramente era più qualificante, e poi magari mamma ne approfittava per visitare Roma quando voleva farti visita. Ma lui taceva, taceva…..tutto era così strano e misterioso.

    Un giorno disse che sarebbe andato lontano, molto lontano. Io ed Anna iniziammo a preoccuparci per i nostri genitori. Devo precisare che i miei genitori sono piuttosto anziani e non sono abituati a viaggiare, pertanto sono un po’ "inesperti" del mondo e per loro, già il seminario Redentoris Mater di Roma rappresentava una distanza insormontabile. Mia mamma all’età di quasi settanta anni non ha mai visto Roma.

    Finalmente dopo un teatrino di insistenze pietose mio fratello ci comunicò la sua destinazione: il seminario Redentoris Mater di Sydney.

    Non ci sono parole per descrivere la disperazione di mia madre di fronte a questa notizia. Ovviamente chiedemmo molteplici spiegazioni a nostro fratello ma fu come rimbalzare contro un muro di gomma.

    Io non potevo crederci e continuavo a dirgli "ma perché non vai più vicino??? Se hai veramente la vocazione un posto vale un altro; fallo almeno per tua madre". Quando lo guardavo vedevo che lui non provava niente, anzi era infastidito dal nostro dolore e dalla nostra disperazione.

    Nel frattempo mia mamma gli disse di non presentarsi a casa durante il fine settimana, ma di starsene a Pisa (nella casa da studente pagata dai miei genitori) e di pensare e riflettere.

    Io ed Anna eravamo sconvolte: ma come poteva pensare di infliggere gratuitamente un tale dolore ai nostri genitori? Come potevano loro così anziani sopportare 24 ore di aereo per vederlo, oppure affrontare l’ostacolo dell’inglese per chiamarlo al telefono, o ancora 12 ore di fuso orario?? Ma che senso aveva tutto ciò?? Dovevo fare qualcosa.

    Iniziai a fare delle ricerche. E il mio primo strumento di partenza fu Internet. Tramite la rete ebbi modo di conoscere le testimonianze di Augusto Faustini (la tela del Ragno- Plagio psicologico nel cammino neocatecumenale) e di molte altre famiglie distrutte da questo virus che si insinua nella chiesa. Più studiavo e leggevo e più fatti, accadimenti e comportamenti che fino ad allora risultavano strani ed inspiegabili trovarono una giusta collocazione ed a poco a poco il puzzle prendeva forma e corpo. Per prima cosa studiai a memoria lo statuto da poco approvato, articolo per articolo, quindi lessi alcune parti dei testi scritti da Padre Enrico Zoffoli e rimasi sconvolta.

    Ma ciò non era sufficiente: la mia formazione scolastica mi suggeriva di verificare di persona. Così decisi di cercare i potenti catechisti di mio fratello e di parlare con loro per vedere se fosse almeno possibile cambiare la destinazione frutto a quanto pare di uno strano sorteggio. Mio fratello si rifiutava di darmi il numero di telefono e i nomi dei catechisti.

    L’unica possibilità era quella di andare di persona in S. Nicola il sabato sera e parlare con loro. Fu una tragedia. Io ero molto arrabbiata, ma ho imparato a mie spese ed amaramente che non esiste la benché minima possibilità di dialogo con il movimento neocatecumenale.

    Giunsi alle nove meno un quarto sul retro della Chiesa di S. Nicola e intravidi la luce accesa. Bussai e si presentò alla porta un signore alto con la camicia blu. Chiesi di entrare, ma il signore mi rispose che c’era l’Eucarestia, che il prete non mi conosceva e che quindi non potevo entrare. Mi chiuse la porta in faccia. Eppure lo statuto Neocatecumenale dice chiaramente che l’Eucarestia è aperta a tutti i fedeli….. amaramente pensai, meno male che il Vangelo dice "Bussate e vi sarà aperto".

    Nel frattempo arrivò mio fratello e con lui ebbi la possibilità di assistere alla messa generale del sabato sera con tutte le comunità presenti. La celebrazione era diversa da quello tradizionali, ricordo alcuni particolari come il fatto che nessuno si inginocchiava all’Offertorio oppure la presenza del pane (non ostia ma pane vero e proprio con le sue bricioline) e del vino che venivano distribuiti il primo tramite vassoio, il secondo tramite una serie di panciuti calici fatti passare tra le persone. Tutti mi guardavano e la mia presenza era visibilmente sgradita. Io dal canto mio ero furente.

    Alzai lo sguardo e vidi per la prima volta la Madonna di Kiko con il bambino e con le strane scritte, era la stessa immagine che Don Devoto aveva fatto riprodurre su una vetrata della nuova chiesa della Sacra Famiglia ristrutturata. Mi vennero i brividi.

    Al termine della Messa mio fratello mi presentò all’equipe dei catechisti (sei in tutto). Iniziai chiedendo loro come mai, in qualità di catechisti, non avevano pensato di telefonare o far visita alla mia famiglia in un momento così delicato. Infatti devo dire che uno dei particolari che a tutt’oggi ancora mi colpisce è proprio quello del totale silenzio da parte del movimento neocatecumenale nei confronti della famiglia.

    I catechisti erano molto disturbati dalla mia presenza. Ne ricordo in particolare due , Giovanni e Paola perché avevano seguito mia sorella e suo marito durante la preparazione al matrimonio in S. Nicola. Fu proprio Paola a dirmi che né io né mia madre amavamo Pierluigi. Ma chi era costei e con quale autorità si permetteva di giudicare la mia famiglia, la mia vita, mia madre? E dov’è il cristianesimo in tutto questo? Rimasi allibita, ma purtroppo la questione non finì: Giovanni mi chiese se ero sposata, io risposi di no. Mi chiese se fossi felice ed io risposi di si. "Bene –mi disse- allora tu sei indemoniata e devi andare da un esorcista a farti liberare".

    A parte la gravità della situazione se si pensa che queste parole sono uscite dalla bocca di un catechista che opera all’interno di una chiesa, la cosa che mi fece più male fu il ghigno malefico di mio fratello che aveva ascoltato tutto e che non disse niente. Non mi sarà certo facile perdonarlo per il suo silenzio di fronte ad una cosa così grave.

    In sostanza da quello scontro imparai un postulato fondamentale: il dialogo con i neocatecumenali è praticamente impossibile. E’ in effetti impossibile parlare e confrontarsi con chi si ritiene un "giusto" ovvero l’"unto del Signore" e disprezza chi ha opinioni diverse. Il cristianesimo a mio avviso è una religione di tolleranza e rispetto. Quindi non c’è cristianesimo nel movimento neocatecumenale.

    Rimasi molto turbata dalle parole del catechista Giovanni, ma non volevo arrendermi pertanto iniziai a bussare a mille porte chiedendo aiuto. A La Spezia mi recai da Don P.M. attualmente vicario di sua Eccellenza Mons. Bassano Staffieri. Andai da lui con un pacco di documenti relativi al cammino Neocatecumenale chiedendogli la sua opinione e soprattutto di avere un incontro con il vescovo. Lasciai la documentazione sopra l’inginocchiatoio e lui promise che ci avrebbe dato un occhiata. Alcuni giorni dopo tornai da lui e potei osservare che la documentazione era ancora lì nello stesso punto in cui l’avevo lasciata. Allora capii, che la mia presenza era sgradita. Ebbi modo di ascoltare le sue parole, tutte volte a minimizzare la situazione, a gettare acqua sul fuoco con un certo timore. Lasciai la chiesa con la strana e spiacevole sensazione di avere incontrato un sacerdote a cui non importava niente se non la carriera politica all’interno della gerarchia ecclesiastica. Indubbiamente i miei discorsi erano pericolosi e lo disturbavano nonostante non avesse risposte alle mie domande.

    Nel mese di settembre 2002 io, mia madre e mia sorella Anna chiedemmo udienza al Vescovo Mons. Bassano Staffieri ed in questa sede Sua eccellenza sottolineò la ricchezza in termini di denaro delle comunità neocatecumenali e ci raccontò come nella precedente diocesi di Carpi all’interno della quale esercitava, ben tre ragazzi si fossero "alzati davanti a Kiko". Ora i genitori abbienti i cui figli sarebbero dovuti partire per i Redentoris Mater si erano rivolti a lui affinché provasse a dissuaderli….. Continuava a ripetere "sa signora è molto difficile". Citò anche le laute "offerte" che le comunità neocatecumenali elargivano ai sacerdoti…..naturalmente destinate ai poveri della parrocchia.

    A questo punto si potrebbe fare una disquisizione sulla definizione "offerta". L’offerta deve avere la caratteristica di "una tantum" altrimenti se si trasforma in una offerta fissa puntuale magari fatta all’interno di ciascun mese nello stesso giorno…..diventa una sorta di "stipendio".

    Mia madre, incartapecorita ebbe un guizzo di coraggio di fronte a Sua Eccellenza e gli disse che "Gesù era stato tradito e venduto per 30 denari e loro lo rivendevano oggi". Lo disse piangendo con le lacrime agli occhi, con la disperazione nel cuore. Il vescovo, da buon politico rispose nell’unico modo in cui poteva rispondere: ovverosia con lo sguardo di commiserazione che si rivolge ad una persona instabile di mente. In sintesi ci consigliò di rivolgerci a sua Eccellenza l’Arcivescovo di Pisa Plotti, in quanto il fatto era avvenuto all’interno della diocesi di Pisa. Fu drammatico. Mia mamma tornò a casa dandosi della stupida perché non aveva tirato fuori un assegno da almeno dieci milioni. Non ci aveva pensato.

    Quel venerdì quando mio fratello tornò da Pisa, erano passati circa dieci giorni da quando ci aveva comunicato la sua destinazione al seminario di Sydney per gennaio 2003, ci comunicò semplicemente che il lunedì successivo si sarebbe recato nel seminario Redentoris Mater di Lugano in attesa di partire per l’Australia, in modo tale da non perdere tempo ed affrontare subito il primo semestre di studi.

    Mia madre iniziò con calma, con i suoi gesti lenti e penosi a preparare la valigia.

    Eppure io non volevo arrendermi e chiamai domenica, il giorno prima della sua partenza, don Mario il parroco di S. Nicola a Pisa, chiedendo spiegazioni. Perché Lugano? Da dove era uscito fuori? E Perché questa fretta??

    Alle ore 15.00 della stessa domenica tutta la famiglia si presentò alla porta del convento agostiniano di S. Nicola per ottenere delle risposte, tranne mio padre che era andato ad aiutare mio fratello a prendere le sue ultime cose nella casa da studente.

    Iniziai chiedendo come mai nessuno avesse pensato al fatto che in questi mesi mio fratello avrebbe potuto recuperare un buon rapporto con la famiglia prima di partire per il seminario Redentoris Mater di Sydney nel mese di gennaio. Don Mario rispose che in effetti avevano pensato a questa opportunità, ma dubitavano che la cosa fosse possibile. Così ci disse che era stata vagliata l’ipotesi di affidare temporaneamente mio fratello ad una famiglia neocatecumenale di Roma. Successivamente il rettore del seminario Redentoris Mater di Lugano gli aveva offerto una soluzione alla cosa dicendo che c’era posto presso di loro. Io non potevo credere alle mie orecchie: "affidare mio fratello ad un'altra famiglia?!?!" Ma noi non siamo dei mostri! Avrei voluto gridare in quel momento, poi ho pensato a cosa doveva provare mia madre….non potevo neanche lontanamente immaginare.

    Il giorno successivo due persone sconosciute sono arrivate da Pisa al casello autostradale di S. Stefano Magra e mio padre ha "consegnato loro" suo figlio. "Loro" lo hanno portato a Lugano.

    Mio fratello partì per il seminario Redentoris Mater di Lugano senza lasciarci inizialmente un indirizzo o un recapito telefonico, e i primi due giorni ebbe la brillante idea di non chiamare casa neppure per avvisare dell’arrivo. Così mia mamma, come tutte le mamme passò la notte insonne temendo che fosse accaduto un incidente. Provavamo a telefonare al cellulare ma era sempre spento. Naturalmente le persone che accompagnarono mio fratello in seminario non pensarono minimamente di avvisarci. Non era certo di loro competenza.

    Riguardo ai neocatecumenali una cosa che stupisce è la codificazione e la linea di demarcazione netta e precisa circa i loro comportamenti. I catechisti in tutta Italia dicono e fanno le stesse cose, nulla più né nulla meno. Per cui se non rientra nei compiti dei catechisti avere un contatto con le famiglie dei seminaristi, a loro non verrà mai in mente di averlo, anzi si meraviglieranno che qualcuno possa avanzare certe pretese. Considerato il fatto che mio fratello avrà per tutta la durata della sua vita un rapporto particolare con la sua comunità di origine che pagherà i suoi spostamenti e i suoi viaggi in giro per il mondo, quantomeno mi sembrerebbe normale poter vedere i loro volti.

    Soltanto dopo due giorni dal suo arrivo a Lugano mio fratello chiamò dicendo che andava tutto bene e lasciò il numero del seminario a mia madre aggiungendo che non era permesso il cellulare in seminario e che era stato costretto a consegnarlo all’entrata.

    Da allora lui personalmente ha chiamato tre o forse quattro volte, costringendo sempre mia mamma a cercarlo in seminario circa una volta alla settimana per assistere al solito rito di freddezza e di menefreghismo con risposte a monosillabi del tipo "si-no" a fronte di domande.

    Mi recai anche da Don Devoto parroco della S. Famiglia che, ovviamente, aveva accolto la partenza di mio fratello come un trionfo personale. Nel suo delirio di onnipotenza continuava a millantare l’odio evangelico. Nonostante la porta della chiesa della Sacra Famiglia sia distante soltanto cinquanta metri dalla mia porta di casa non abbiamo mai ricevuto né lettere, né telefonate, né tanto meno visite. Noi, in quanto non neocatecumenali siamo carne da macello.

    Nel mese di novembre scrissi una lettera all’arcivescovo Plotti su suggerimento di Mons. Bassano Staffieri chiedendogli di occuparsi della questione neocatecumenale di S. Nicola e di mio fratello. Alcuni giorni dopo mi recai in Piazza dell’Arcivescovado presso la curia dell’Arcidiocesi di Pisa nel giorno di mercoledì fissato per il ricevimento dei privati.

    Ebbi modo soltanto di parlare con il vicario in quanto l’Arcivescovo si trovava ad una riunione della Conferenza Episcopale Italiana. Il vicario mi disse che l’arcivescovo aveva ricevuto la mia lettera e gli aveva accennato ad una situazione difficile a causa di un seminarista della Spezia. Tuttavia aggiunse che il vescovo era stato informato della vicenda e della partenza di mio fratello per il seminario Redentoris Mater di Lugano tramite la mia lettera. Questo smentisce chiaramente ciò che affermava don Mario parroco di S. Nicola che millantava una chiara conoscenza dell’Arcivescovo Plotti dell’intera situazione. Don Mario mi diceva "vieni con me dall’arcivescovo Plotti, ti accompagno io stesso, è a conoscenza di ogni cosa".

    E invece non era vero niente.

    Devo comunque dire che neppure l’Arcivescovo Plotti ha degnato la mia famiglia di attenzione: mai una telefonata o un contatto, anzi …..un mio caro amico, frequentatore della parrocchia di S. Nicola in qualità di cristiano della domenica, mi ha raccontato che in occasione di una visita di Plotti in parrocchia, l’Arcivescovo si è esibito in un penoso e svilente atteggiamento reverenziale nei confronti delle comunità neocatecumenali presenti in S. Nicola. Devo desumere che le offerte siano molto consistenti.

    L’organizzazione neocatecumenale è prima di tutto una organizzazione laica che si edifica su una struttura verticistica la cui sintesi ed acme è rappresentata dalla trilogia Kiko, Carmen e don Mario Pezzi, poco più sotto ci sono i catechisti nazionali e regionali e i responsabili delle comunità. I presbiteri e i vescovi ritengono di contare, ma in realtà non è così.

    Ne posso dare una prova.

    Lessi sulla testimonianza di Augusto Faustini " La tela del Ragno-Plagio Psicologico nel cammino neocatecumenale" un nome preciso, indicato come persona laica molto potente, ovvero quello dell’avvocato Franco Voltaggio, un supercatechista, così decisi di contattarlo. Parlai con la moglie dell’avvocato che devo dire fu veramente gentile con me e si offerse di illustrare a Kiko la questione di mio fratello chiedendogli un trasferimento di destinazione. Chiesi alla signora di darmi anche i nomi dei responsabili di comunità di S. Nicola. Poco tempo dopo in una successiva telefonata mi comunicò, da Roma, che il responsabile della comunità di S. Nicola era il Sig Alessandro Guidotti e non il povero don Mario che continuava ad attribuirsi il titolo di unico responsabile in S. Nicola. Il giorno quattro gennaio 2003 telefonarono a casa di mia madre i catechisti regionali chiedendo di parlare con Pierluigi che nel frattempo si trovava in vacanza a casa e gli comunicarono che almeno fino a giugno non sarebbe più partito per l’Australia. La giustificazione era una questione di praticità visto che aveva iniziato l’anno accademico a Lugano presso l’Università di Teologia. Potere dei supercatechisti.

    Il seminario redentoris Mater di Lugano è posto sotto la direzione del Vescovo di Lugano, ma quanto potere effettivo ha il vescovo nella decisione degli spostamenti tra un seminario e l’altro ovvero tra una diocesi e l’altra e magari tra un continente e l’altro? Nessuno, gli spostamenti vengono unicamente comunicati al vescovo che ne prende atto, anche perché sono decisi da un potere laico. Al Vescovo vengono destinate le famose Offerte che lo rendono felice ed ha inoltre la possibilità di gloriarsi delle numerose vocazioni che affollano i suoi seminari. Fa riflettere il fatto che nel seminario Redentoris Mater di Lugano ci sia soltanto un ragazzo di Lugano mentre tutti gli altri provengano da altri stati e da altri continenti. Tutto è frutto di un sorteggio che sfida la legge della frequenza e la statistica. Tutto ciò comporta e verte sul distacco dalla famiglia, elemento caratterizzante che implica un più facile controllo e dunque una dipendenza psicologica dal cammino neocatecumenale degli adepti più forte.

    Il nome completo del seminario è quello di seminario diocesano missionario Redentoris Mater di Lugano. Diocesano significa che è posto formalmente sotto la direzione del vescovo della diocesi. Più complesso e curioso è l’aggettivo missionario. I futuri presbiteri avranno il compito di essere itineranti e diffondere non il cristianesimo bensì il movimento neocatecumenale di Kiko. Potranno essere missionari anche a Milano e a Roma o in qualsiasi altro posto dove non è ancora presente il movimento neocatecumenale. Risponderanno ai laici del cammino e quindi ai dirigenti che potranno spostarli per il mondo secondo le necessità.

    Quale sarà il futuro di mio fratello??? Dovrà diffondere il cammino neocatecumenale, ovvero si circonderà di catechisti, avvierà il kerigma in qualche parrocchia, adescherà persone ignare che saranno ingannate dalla sua presenza in quanto riterranno di trovarsi di fronte ad un sacerdote "normale" ed entreranno nel movimento. Non ci sarà spazio per altri movimenti all’interno della sua parrocchia (no ai focolarini, ricostruttori, scout, rinnovamento dello spirito ecc). Le persone facenti parte del cammino inizieranno, a partire dal secondo passaggio, a versare la decima nel sacco nero dell’immondizia, tale decima confluirà nelle casse del cammino e verrà usata per sostenere i Redentoris Mater (che sforneranno i nuovi presbiteri compiacenti per il cammino), per i catechisti itineranti e per la Domus Galileae. Non dimentichiamoci poi delle offerte verso i sacerdoti e i vescovi non totalmente convinti della bontà del cammino neocatecumenale. Tante mamme come la mia piangeranno a causa del male prodotto da mio fratello. Tante famiglie verranno distrutte e lo malediranno.

    Il giorno 7 Dicembre 2002 si è celebrato presso la parrocchia S. Giuseppe in Monza (Milano) il matrimonio di mia cugina. Mio fratello si trovava da circa 3 mesi nel seminario Redentoris Mater di Lugano e mia madre attendeva con impazienza quel giorno per poter vedere suo figlio. Sembrava certa la sua partecipazione al matrimonio, addirittura Pierluigi avrebbe dovuto raggiungere Monza con una macchina messa a disposizione dal Seminario stesso, distante soltanto una settantina di km.

    Il giorno 5 Dicembre 2002 mio fratello telefonò a mio padre dicendo che il rettore del seminario Redentoris Mater di Lugano, Don Mario Trulio gli ordinava di non prendere parte al matrimonio; contestualmente contattò telefonicamente mia cugina Simona scusandosi per la sua assenza, e dicendo che il Rettore del Seminario gli aveva "consigliato" di non partecipare alla celebrazione in quanto sarebbe stato mandato a casa per le imminenti festività natalizie.

    Per mia madre fu un dolore grandissimo: ne soffrì immensamente.

    Decisi quindi di contattare Don Mario Trulio per chiedere almeno spiegazioni. Che cosa c’era di male nel prender parte ad un matrimonio per una giornata e nel fare felice una mamma?

    La conversazione tra me e il rettore del Seminario Redentoris Mater di Lugano fu molto dura. Mi disse chiaramente che non era abituato a discutere le sue decisioni con nessuno, in quanto lui stesso, nella guida dei suoi Seminaristi era interprete della volontà di Dio. Cercai di insistere sulla partecipazione di mio fratello al matrimonio, soprattutto viste le condizioni di salute di mia madre. Ebbene le sue parole furono durissime: ribattè che di mia madre non gli importava niente e poi era stanco di sentire le lamentele di tutte "queste madri". Già proprio così…"queste madri che poi non muoiono mai: vediamo quando e se morirà".

    Ero raggelata, scandalizzata, disgustata. Il rettore minacciò di "non farcelo più vedere se avessimo continuato con questo atteggiamento ostile e polemico". Disse soltanto "…….sa ci sono seminaristi che non vanno a casa per anni e anni!" Al termine della conversazione mi "liquidò" passandomi una terza persona al telefono che doveva confermarmi la fretta di don Mario e dirmi che il rettore non aveva più tempo da perdere con me.

    Ahimè non ho registrato la conversazione, spetterà agli altri credere alle mie parole.

    Questa è la mia storia, la storia della mia famiglia buttata in tutta fretta sulla carta, perché non si può far finta di niente.

    Io penso che per mio fratello sia molto difficile uscire con le sue sole forze da questa setta maledetta che si è insinuata in seno alla Chiesa con la compiacenza di molte persone potenti. Tuttavia la testimonianza della mia famiglia si unirà al coro ormai numeroso di coloro che hanno rilevato comportamenti e fatti inspiegabili in amici, conoscenti, e cari che partecipano al movimento neocatecumenale di Kiko

    Mi sono domandata più volte come sia possibile che questo movimento si sia divulgato in così poco tempo (è nato da circa 30 anni in Spagna) in senso orizzontale, estendendo il suo potere in moltissimi stati, e in senso verticale ovvero andando a ricoprire, con i suoi uomini, posizioni di maggior potere.

    Indubbiamente il fatto è riconducibile principalmente alla crisi della "parrocchia" e della Religione, ma non solo.

    Il movimento Neocatecumenale si avvale di alcune peculiarità che sono proprie delle sette e che io stessa ho potuto constatare giorno per giorno nel comportamento di mio fratello:

    1 Separazione con il mondo circostante e la famiglia

    Chi appartiene al movimento neocatecumenale tende a rompere tutti i rapporti preesistenti con chiunque non sia neocatecumenale e concentra la propria affettività sui membri della comunità.

    Così mio fratello, per anni è rimasto in uno stato di totale fastidio e indifferenza nei confronti delle vicende e dei problemi famigliari.

    2 Esclusivismo

    Solo gli adepti del cammino neocatecumenale sono nella verità e si salveranno, solo i neocatecumenali sono veri "cristiani". Colpevole è chi non aderisce al movimento, ma soprattutto chi lo abbandona. I neocatecumenali sono guidati direttamente da Dio (Kiko). Mio fratello, come tutti i neocatecumenali si lasciava spesso sfuggire parole di derisione contro i Cristiani della domenica, contro gli altri movimenti come gli Scout o l’Azione Cattolica. Questo è l’atteggiamento proprio di chi si ritiene "giusto". Furbescamente non sono così stupidi da fare ammissioni di questo tipo in pubblico. Ma chi ha convissuto con loro per 11 anni riesce a percepire queste sfumature.

    3 Volontarietà

    Chi aderisce al movimento lo fa tramite una scelta volontaria ovvero in risposta al Kerigma. L’ingresso assume la valenza di una vera e propria conversione e l’adepto si identifica totalmente con il movimento.

    Mio fratello chiamava "fratello o sorella" gli altri membri del cammino (ad esempio sorella di comunità), ma non ha mai chiamato "sorella" Anna oppure me medesima. Solo all’interno della comunità si realizza la famiglia.

    4 Obbedienza al capo

    I neocatecumenali mantengono il più assoluto rispetto e la più assoluta obbedienza verso gli ordini dei catechisti, dei capi comunità e di Kiko posizionato al massimo vertice della complessa organizzazione. Il capo della Chiesa è il Papa, il capo del movimento neocatecumenale è Kiko "vita natural durante" (Art. 34 dello Statuto del cammino neocatecumenale"). Ecco dunque realizzarsi la Chiesa nella Chiesa di cui parlava nella sua lettera aperta all’Arcidiocesi di Catania l’Arcivescovo Luigi Bommarito.

  8. #8
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    Diciamo ci la verità, nessun neocatecumenale ha potuto smentire in toto le critiche dottrinali ed i metodi di abuso psicologico (esiste anche se Introvigne lo nega) verso le persone più deboli. Io non ho mai sentito una critica razionale per smentire tutte le critiche che magari gli stessi neocatecumenali non leggono neanche.
    L'approvazione ancora non c'è. Comunque bisogna vedere poi cosa davvero verrà approvato. Se le catechesi rimangono segrete, come si può dire che sono approvate?

    Non ci si può limitare a dire per smentire le critiche: mi hanno salvato la vita e quindi va tutto bene, siamo tanti, ecc...
    Questo anzi invece di smentire le critiche, non fa altro che confermarle.
    Esistono situazioni difficili per molte persone: alcool, droga, problemi di lavoro, di famiglia, ecc....
    Tutte le sette offrono una soluzione a questi problemi con la condizione di accettare tutto il "pacchetto". E' chiaro che è comprensibile che una persona in una condizione simile dona anima e corpo a chi la fa uscire da quella condizione e non sente più ragioni o sente critiche. Sono delle persone ad una disperata ricerca del senso della vita ed accettano tutto da chi glielo offre.
    E' inutile anche parlare delle critiche e ragiornarci sopra. Si sentiranno "perseguitati" dai tradizionalisti sporchi, brutti e cattivi che non fanno altro che gettare fango contro chi ha salvato la persona dai problemi.
    Questa è la tecnica usata da tutte le sette. E' molto grave ed anche molto triste.
    Non è possibile instaurare un dialogo ragionevole con molti di loro. Se uno non usa più la ragione, l'unica strada è pregare.
    E' chiaro che una persona ragionevole senza particolari problemi non si fa irretire e sa discernere quello che vi è di storto nel "pacchetto", magari è capace di riflettere sulle critiche.
    Comunque la domanda fondamentale da fare ad un neocatecumenale è se è possibile essere dei veri cristiani al di fuori del cammino. Quasi sempre in foro interno credono che gli altri sono i cristiani della "domenica" mezzi atei.
    Uno deve essere in grado di dare risposte ragionevoli e non dire sempre: mi hanno salvato la vita. Anche le persone vittime delle sette dicono: mi hanno salvato la vita. Bisogna vedere se è vero, se non hanno sostituito i problemi di prima ad altri problemi.
    __________________
    Domine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo et sanabitur anima mea

  9. #9
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    Citazione Originariamente Scritto da Eugenius Visualizza Messaggio
    Diciamo ci la verità, nessun neocatecumenale ha potuto smentire in toto le critiche dottrinali ed i metodi di abuso psicologico (esiste anche se Introvigne lo nega) verso le persone più deboli. Io non ho mai sentito una critica razionale per smentire tutte le critiche che magari gli stessi neocatecumenali non leggono neanche.
    L'approvazione ancora non c'è. Comunque bisogna vedere poi cosa davvero verrà approvato. Se le catechesi rimangono segrete, come si può dire che sono approvate?

    Non ci si può limitare a dire per smentire le critiche: mi hanno salvato la vita e quindi va tutto bene, siamo tanti, ecc...
    Questo anzi invece di smentire le critiche, non fa altro che confermarle.
    Esistono situazioni difficili per molte persone: alcool, droga, problemi di lavoro, di famiglia, ecc....
    Tutte le sette offrono una soluzione a questi problemi con la condizione di accettare tutto il "pacchetto". E' chiaro che è comprensibile che una persona in una condizione simile dona anima e corpo a chi la fa uscire da quella condizione e non sente più ragioni o sente critiche. Sono delle persone ad una disperata ricerca del senso della vita ed accettano tutto da chi glielo offre.
    E' inutile anche parlare delle critiche e ragiornarci sopra. Si sentiranno "perseguitati" dai tradizionalisti sporchi, brutti e cattivi che non fanno altro che gettare fango contro chi ha salvato la persona dai problemi.
    Questa è la tecnica usata da tutte le sette. E' molto grave ed anche molto triste.
    Non è possibile instaurare un dialogo ragionevole con molti di loro. Se uno non usa più la ragione, l'unica strada è pregare.
    E' chiaro che una persona ragionevole senza particolari problemi non si fa irretire e sa discernere quello che vi è di storto nel "pacchetto", magari è capace di riflettere sulle critiche.
    Comunque la domanda fondamentale da fare ad un neocatecumenale è se è possibile essere dei veri cristiani al di fuori del cammino. Quasi sempre in foro interno credono che gli altri sono i cristiani della "domenica" mezzi atei.
    Uno deve essere in grado di dare risposte ragionevoli e non dire sempre: mi hanno salvato la vita. Anche le persone vittime delle sette dicono: mi hanno salvato la vita. Bisogna vedere se è vero, se non hanno sostituito i problemi di prima ad altri problemi.
    __________________
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    Porto la mia testimonianza. Sono stato nel cammino per circa un anno e ne sono uscito. I miei hanno resistito di più ma anche loro hanno agito sul mio esempio dopo avere realizzato che quella in cui erano entrati si configurava, da un punto di vista oggettivo, come una denominazione settaria. Mi rammarica sapere che molta altra gente che ho avuto modo di conoscere in passato faccia ancora parte del cammino avendo oramai fatto proprio il modo di vita del neocatecumenale che è, a mio modo di vedere, il modo di vita di una persona che si considera qualcosa di più rispetto agli altri (cattolici e non) assumendo quindi quella linea di comportamento che è propria di una setta.
    Colgo l'occasione per ringraziare pfjodor per avermi/ci offerto l'occasione per riflettere su una realtà sulla quale troppo spesso e troppo disinvoltamente si stende un velo di silenzio.

  10. #10
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    Posto questi video, forse già noti, ma utile per riflettere.

    1 http://it.youtube.com/watch?v=FeSa4ewJufw

    2 http://it.youtube.com/watch?v=CtN2haeu5hA

    3 http://it.youtube.com/watch?v=PNJvcrOssvo.

    Non chiacchere ma fatti!

 

 
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