LE BRUTALI RIVELAZIONI DI CARLA DAL PONTE
Dopo aver lasciato il Tribunale, Carla del Ponte afferma che il Tribunale dell'Aja, durante le investigazioni sui crimini di guerra commessi dall'Esercito di Liberazione del Kosovo (UCK) contro serbi e gli altri non-albanesi, ha scoperto che alcune persone scomparvero durante il conflitto, e furono usate come merce in un traffico di organi. Scrive anche che il Tribunale ottenne queste informazioni dagli investigatori e dai funzionari dell'UNMIK che avevano ricevuto da certi gruppi di "giornalisti affidabili". È davvero strano, però che la UNMIK abbia ricevuto queste informazioni da giornalisti tedeschi, inglesi e americani, e non da serbi e albanesi, direttamente coinvolti in questi crimini. Secondo queste fonti i membri dell'UCK avevano trasferito 300 serbi e gli altri ostaggi non-albanesi in autocarri nell'Albania settentrionale nell'estate del 1999. I prigionieri sarebbero stati imprigionati in campi presenti a Kukes e Tropoje, dove avveniva una sorta di selezione dei giovani più forti che non sarebbero stati uccisi, ma trasferiti in altri centri, ossia a Burel.
Nel suo libro la Del Ponte scrive che questo gruppo di persone, sarebbero state alloggiate all'interno di una casa gialla, a venti chilometri a sud dalla città; una delle stanze di quella casa sarebbe servita da camera operatoria dove i dottori estraevano gli organi dei prigionieri. Organi che sarebbero stati inviati all'estero attraverso l'aeroporto di Rinas, vicino Tirana. La cosa più intrigante del racconto della Del Ponte, è che gli investigatori dell'Aja, dell'Unmik e alcuni giornalisti sono stati nel 2003 in questa famosa casa gialla. "La casa era bianca - scrive la Del Ponte - e nonostante gli investigatori scoprirono tracce di vernice gialla, il proprietario ha sempre negato che è stato ridipinto...Nella casa furono rilevate tracce di sangue...Il proprietario della casa, dinanzi alle domande degli investigatori disse la sua famiglia usava la stanza per uccidere animali". Drammatizza sempre di più il suo racconto, e arriva persino ad affermare che ha sempre cercato di indagare e scoprire la verità, ma è stata costretta ad abbandonare il caso "perché l'ulteriore investigazione era divenuta impossibile."
La sue descrizione dei fatti resta ambigua, e a livello non-ufficiale, tale che è assolutamente impossibile, per gli attuali investigatori verificare le sue argomentazioni. Ad ogni modo, sembra alquanto approssimativa la sua descrizione, considerando che si riferisce ad un periodo molto oscuro e difficile da ricostruire. Ricordiamo infatti che era in corso un conflitto, nell'estate del 1999 l'Albania soffriva spesso di crisi energetiche tali da non consentire l'attrezzamento di camere operatorie. Inoltre, i trasferimenti tra il Kosovo e l'Albania erano molto difficili, non esistendo linee di comunicazione di facile accesso in un territorio montagnoso molto ostile, spesso occorreva un giorno intero per superare il confine. In particolare, Kukes e Tropoje erano raggiungibili solo attraverso una strada che era molto trafficata, al punto tale da non permettere il trasporto di persone o organi in poche ore. Il caos che si scatenò in quel periodo, congestionò la strada per raggiungere l'aeroporto di Rinas, sino a rendere agibile soloi una corsia. Per quanto riguarda invece il trasporto degli organi, il punto più vicino all'aeroporto di Rinas è quello di Bari, ma, visti gli stretti controlli che erano stati imposti, era alquanto impossibile che il traffico di organi sfuggisse all'attenzione delle forze di polizia. Infine, i luoghi in cui sarebbero avvenute le operazioni di asporto degli organi, erano dei piccoli villaggi albanesi in cui era assolutamente impossibile che qualche movimento passasse inosservato. Evidentemente la Del Ponte non conosce il territorio in maniera tale da capire che organizzare un traffico a quel livello era molto difficile, se non impossibile. Tali osservazioni fanno capire che il costo del silenzio dell'intera organizzazione del traffico d'organi era troppo elevato, e, in quella situazione, il traffico di droga era molto più redditizio.
La grande campagna pubblicitaria di se stessa, ha però scosso l'opinione pubblica serba, e in particolare le famiglie delle vittime, che hanno dovuto ridestare il proprio dolore, e il ricordo su una tragedia che non è stata ancora chiarita. Così, l'Associazione delle Famiglie dei Serbi Rapiti e uccisi in Kosovo ha affermato che chiamerà in giudizio Carla Del Ponte, per aver nascosto i crimini commessi contro i serbi del Kosovo da parte dei terroristi albanesi. Lo rende noto Simo Spasic, Presidente dell'associazione, durante la giornata di domenica. "La Del Ponte ci disse all'Aja, nel 2004, che sapeva che tutti i serbi del Kosovo rapiti erano stati uccisi, ma non ci disse che il loro organi erano stati prelevati prima che fossero uccisi", dichiara Spasic al quotidiano del Montenegro, Dan. "La Del Ponte deve spiegare perché non sono stati condannati i membri dell'Esercito di Liberazione del Kosovo, i leader dell'UCK e perché non è mai intervenuta a bloccare il traffico di organi, se sapeva da fonti certe, come giornalisti di Deutsche Welle, Sky News, BBC che l'UCK stava deportando dei serbi rapiti in Kosovo in Albania", dichiara Spasic. Allo stesso tempo, Vladan Batic, ex Ministro della Giustizia della Serbia, ha dichiarato di aver offerto allora degli approfonditi dettagli sul caso al Tribunale dell'Aja. "Quando ero Ministro della Giustizia raccolsi molto materiale sui crimini dell'UCK, con i miei collaboratori. Insieme scoprimmo molte prove che i non-albanesi, soprattutto serbi, erano stati rapiti in Kosovo, e consegnammo queste prove al Tribunale dell'Aja", dichiara Batic sottolineando tuttavia che la documentazione non è stata poi esaminata.
Non vi sono dubbi, dunque, che Carla del Ponte anche questa volta ha cercato di accreditare se stessa, strumentalizzando una vera tragedia per il popolo serbo, e speculando sul dolore delle persone. Queste rivelazioni, ricordano invece i grandi scoop giornalistici sui crimini e i genocidi nei Balcani che hanno poi provocato l'intervento della Nato, quando furono creati documentari sui campi di stupro, sui campi di concentramento, treni blindati per la tratta dei prigionieri, lo sterminio di centinaia di bambini. Crede, così facendo, di riabilitare la sua figura di "grande procuratore dei crimini di guerra", ma è, e resterà sempre, un personaggio ambiguo, lo stereotipo di quello strumento di terrore che è il Tribunale Internazionale dell'AJA.
Fulvia Novellino27.03.2008,03:42 -
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