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  1. #1
    gentiluomo di campagna
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    Predefinito Macroregione Centro Nord.

    Ecco una buona idea per una macroregione competitiva e civile.

    http://www.corriereadriatico.it/arti...1F6AC2D011FAB2
    Insieme alla Cna fanno quadrato le Marche, l’Emilia-Romagna, la Toscana e l’Umbria. Spacca: “Bisogna guardare alle reti lunghe”
    La sfida dei mercati passa per l’unione delle regioni di centro


    bolognA - Marche, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria insieme alla Cna per interrogarsi sul sistema competitivo delle piccole e medie imprese nello scenario internazionale, garantendo sviluppo e coesione. Questa l’iniziativa che si è tenuta a Bologna, con i presidenti delle Regioni, sul tema “Reti, Innovazione e Coesione sociale”. Il governatore Gian Mario Spacca ha sottolineato che la sfida delle Marche è quella di crescere senza fratture, riprendendo un’espressione di Giorgio Fuà, e che questo modello ha portato a risultati positivi, ha consentito una crescita costante e le Marche hanno potuto lasciarsi alle spalle l’esperienza di un territorio in sottosviluppo, andando a costituire una sorta di terza Italia che si fonda proprio sulla collaborazione tra territorio e imprese. Spacca ha ricordato, inoltre, che più che le dimensioni delle imprese, “è importante la capacità di adattarsi al cambiamento, riuscire a conservare questa capacità”. Come? “Ancora una volta - spiega Spacca - ci viene in aiuto Fuà, quando sostiene che il fattore fondamentale è l’organizzazione imprenditoriale. Il distretto tradizionale è superato. Bisogna guardare alle reti lunghe, che hanno come punto di riferimento lo scenario mondiale: qui sta la sfida”.

    Spacca ha ricordato anche che le Marche sono la regione più artigiana d’Italia in rapporto alla sua popolazione e negli anni ’90 le Marche hanno fatto una scelta diversa, qualificando quei settori, investendo in innovazione, qualità, logistica.

    Si chiude con l’internazionalizzazione “che è il fiore all’occhiello delle Marche - ha sottolineato il governatore - una regione che è protesa all’esterno, un’internazionalizzazione attiva, che più che cercare bassi costi di manodopera, ha cercato nuovi mercati - Cina, India, Vietnam, Russia - producendo per il mercato locale”. E ha insistito: “Ora questo elemento è indispensabile per crescere e non è sicuramente appannaggio solo delle grandi industrie: si internazionalizzano anche le piccole e medie imprese. Su questo è indispensabile pensare in una logica di rete, di sistema, che metta in relazione realtà affini. Ecco perché è importante l’iniziativa come quella promossa dalla Cna: non solo per creare un rapporto tra Regioni, ma anche perché il sistema organizzativo delle imprese, come la Cna, è supporto indispensabile per favorire questo processo”. Concetto largamente ripreso da Vasco Errani, il presidente della conferenza delle Regioni, che ha detto che i Paesi più avanzati hanno mandato avanti prima il sistema istituzionale e poi sono arrivate le imprese. Poi hanno preso la parola la presidente Maria Rita Lorenzetti dell’Umbria e Federico Gelli, vice-presidente della Toscana. Ha concluso il presidente della Cna nazionale Ivan Malavasi.

  2. #2
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    sarebbe una delle macroregioni più belle più civili e più ricche d'europa, molto meglio della padania, c mancano solo i collegamenti trasversali che uniscano le nostre valli...

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da el cuntadin Visualizza Messaggio
    Ecco una buona idea per una macroregione competitiva e civile.

    http://www.corriereadriatico.it/arti...1F6AC2D011FAB2
    Insieme alla Cna fanno quadrato le Marche, l’Emilia-Romagna, la Toscana e l’Umbria. Spacca: “Bisogna guardare alle reti lunghe”
    La sfida dei mercati passa per l’unione delle regioni di centro


    bolognA - Marche, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria insieme alla Cna per interrogarsi sul sistema competitivo delle piccole e medie imprese nello scenario internazionale, garantendo sviluppo e coesione. Questa l’iniziativa che si è tenuta a Bologna, con i presidenti delle Regioni, sul tema “Reti, Innovazione e Coesione sociale”. Il governatore Gian Mario Spacca ha sottolineato che la sfida delle Marche è quella di crescere senza fratture, riprendendo un’espressione di Giorgio Fuà, e che questo modello ha portato a risultati positivi, ha consentito una crescita costante e le Marche hanno potuto lasciarsi alle spalle l’esperienza di un territorio in sottosviluppo, andando a costituire una sorta di terza Italia che si fonda proprio sulla collaborazione tra territorio e imprese. Spacca ha ricordato, inoltre, che più che le dimensioni delle imprese, “è importante la capacità di adattarsi al cambiamento, riuscire a conservare questa capacità”. Come? “Ancora una volta - spiega Spacca - ci viene in aiuto Fuà, quando sostiene che il fattore fondamentale è l’organizzazione imprenditoriale. Il distretto tradizionale è superato. Bisogna guardare alle reti lunghe, che hanno come punto di riferimento lo scenario mondiale: qui sta la sfida”.

    Spacca ha ricordato anche che le Marche sono la regione più artigiana d’Italia in rapporto alla sua popolazione e negli anni ’90 le Marche hanno fatto una scelta diversa, qualificando quei settori, investendo in innovazione, qualità, logistica.

    Si chiude con l’internazionalizzazione “che è il fiore all’occhiello delle Marche - ha sottolineato il governatore - una regione che è protesa all’esterno, un’internazionalizzazione attiva, che più che cercare bassi costi di manodopera, ha cercato nuovi mercati - Cina, India, Vietnam, Russia - producendo per il mercato locale”. E ha insistito: “Ora questo elemento è indispensabile per crescere e non è sicuramente appannaggio solo delle grandi industrie: si internazionalizzano anche le piccole e medie imprese. Su questo è indispensabile pensare in una logica di rete, di sistema, che metta in relazione realtà affini. Ecco perché è importante l’iniziativa come quella promossa dalla Cna: non solo per creare un rapporto tra Regioni, ma anche perché il sistema organizzativo delle imprese, come la Cna, è supporto indispensabile per favorire questo processo”. Concetto largamente ripreso da Vasco Errani, il presidente della conferenza delle Regioni, che ha detto che i Paesi più avanzati hanno mandato avanti prima il sistema istituzionale e poi sono arrivate le imprese. Poi hanno preso la parola la presidente Maria Rita Lorenzetti dell’Umbria e Federico Gelli, vice-presidente della Toscana. Ha concluso il presidente della Cna nazionale Ivan Malavasi.




    Io parlerei semplicemente di 3 macroregioni: Padania (dal Trentino alla Romagna), Etruria (dalla Toscana al Lazio), Meridione (o magna grecia, ovvero l'ex regno delle due sicilie), che grosso modo rappresentano 3 aree del paese omogenee socialmente, economicamente, culturalmente, e probabilmente etnicamente.
    Certo, al loro interno esistono differenze che vanno rispettate (il veneto ad esempio ha una sua storia e una sua cultura ed è stato nazione per un millennio, cosi come in parte il piemonte, il friuli, etc), ma tuttosommato si tratta di popolazioni che ben si unirebbero e a mio avviso sarebbero felici di farlo. Una macroregione del centro-nord invece mi suona come un "tutti tranne il sud", che non avrebbe una reale omogeneità, e nessuna base storica o identitaria, e sarebbe una riproposizione in versione più piccola dell'italia con tutti i suoi mali e i suoi congeniti difetti. Sarebbe poi probabilmente una realtà troppo grande da governare efficientemente, se con le macroregioni ci vogliamo ricondurre al buon governo dei piccoli e ricchi paesi europei come Austria, Danimarca, paesi scandinavi, etc.
    Il centro ha abbastanza eccellenze, ha qualità della vita elevatissima, ha cultura e una massa critica sufficiente per non doversi per forza attaccare al nord e per poter fare da sè.

  4. #4
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    Caro Sir Shafford, rimani a Lentate sul Seveso o da dove vieni e non occuparti della Toscana per piacere. Ma come si fa a mettere la Toscana con il Lazio??? Non hanno in comune un bel niente. Si vede che non conosci la storia di certe aree.

  5. #5
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    La Magna Grecia poi...ke cavolata. I Greci a Benevebnto non sono mai arrivati, contrariamente ai Longobardi.

  6. #6
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    Eggià. C'entra molto Reggio Emilia con Firenze invece...

    La Regione Emilia Romagna è una regione fantasma, costruita a tavolino mettendo insieme un puzzle.
    Reggio era chiamata Reggio di Lombardia tanto per dire.

    Ma come si fa a mettere insieme Emilia ed Umbria o Toscana o Marche? In comune hanno meno ancora che Toscana e Lazio.

    Mi sa che questo Spacca abbia le idee confuse in merito.

    Io sarei per l' abolizione dell' Emilia e l' accorpamento della stessa alla Lombardia perlomeno sino a Modena. Ferrara al Veneto, Bologna, Ravenna, Forlì e Rimini decidano loro. Non saprei valutare in quanto non ho le idee chiare in proposito.

    Ma pensare di accorpare con una macroregione l' asse Piacenza Modena a Toscana, Umbria e Marche è una cretinata colossale. A meno che... non sia una questione politica: accorpare le regioni rosse. E in questo caso è una cretinata ancora maggiore. Cosa facciamo, gli staterelli omogenei politicamente ?

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da RobieT Visualizza Messaggio
    Caro Sir Shafford, rimani a Lentate sul Seveso o da dove vieni e non occuparti della Toscana per piacere. Ma come si fa a mettere la Toscana con il Lazio??? Non hanno in comune un bel niente. Si vede che non conosci la storia di certe aree.


    scusami, guarda che non volevo essere in alcun modo offensivo o provocatore...il Nord del Lazio mi pare che fosse etruria,e io intendevo solo il nord del lazio, non roma..., che però se guardiamo al fattore etno-linguistico non è neanche propriamente sud, ma è sempre stata una città-stato "cuscinetto" tra centro e sud. Il sud del lazio poi è meridione a tutti gli effetti. Non so che nome sarebbe più opportuno per il meridione, lascio ai meridionali decidere, fatto sta che una certa omogeneità etno-linguistica c'è, e non importa se alcune zone fossero o meno magna grecia (la gran parte lo era), o che alcune altre fossero più o meno lonbgobarde (la presenza longobarda in meridione, a differenza di quella normanna in sicilia, fu comunque abbastanza trascurabile dato che si trattava soprattutto di "federati" ai longobardi più che di longobardi veri e propri).
    In quanto all'Emilia e alla Romagna, a parte il colore politico e le coop in comune col centro non hanno nulla. Tant'è vero che le antiche lingue locali (impropriamente dette dialetti) sono della stessa famiglia di quelle lombarde, piemontesi, etc. Cosi come le stesse erano le popolazioni che ne hanno colonizzato i territori. Culturalmente, socialmente e etnicamente chiunque sa che Emilia e Romagna sono nord a tutti gli effetti. Ricordo anche che il maggior confine linguistico all'interno del mondo "latino", che divide le lingue latine occidentali da quelle orientali, è grosso modo l'appennino, che separa il nord dal centro.
    Parlando del nord poi se si volesse una minima coerenza storica e culturale andrebbero fatte due macroregioni: la Padania propriamente detta (l'italia galloromanza) comprendente Piemonte, Liguria, Emilia, Romagna, e la Venetia (i territori dello stato veneziano e dei veneti antichi) comprendente Lombardia orientale, Veneto, Trentino, Friuli e Venezia Giulia. Anche se essendoci tuttosommato una certa omogeneità sociale, economica e culturale potrebbe anche essere un'unica macroregione, l'importante è lasciare autonomia ai territori senza creare per forza un nuovo centralismo padano in sostituzione di quello attuale italo-romano.
    P.S. non vengo da Lentate sul Seveso (che nel tuo immaginario intuisco essere un'offesa), ma abito a Torino, ho studiato a Parigi e a Bruxelles e ho 2 lauree. Ho il diritto di esprimere le mie opinioni sul forum o meno?

  8. #8
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    I canonici 92 minuti di applausi sono strameritati !

  9. #9
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    Parma - " 'me ela, sior Frarén, che so' fiö al va in gir in machina e lù inveci in biciclèta?!" - "Parché me fiö l'e fiö d'un sior e mi a son fiö d'un povret".
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    Concordo con Alexramones...
    Un'idea del genere, almeno a Parma e Piacenza non avrebbe nessun seguito e sarebbe ostacolata con tutte le forze, per ovvi motivi geografici, culturali ed economici.

  10. #10
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    tenete fuori Bologna

 

 
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